lunedì 26 agosto 2019

Lazio, buona la prima. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


8+ al Ciro d'Italia - Una grande Lazio ha steso con merito la Samp dell'ex allenatore prodigio DiFra (come lo chamano quelli dell'altra sponda), con una tripletta che ha entusiasmato i tifosi saliti a Genova e quelli spaparanzati davanti il televisore in attesa dell'evento. Insomma buona la prima, senza se e senza ma, l'Aquila c'è nonostante lo scettiscismo degli addetti ai lavori che alla vigilia non la filavano minimamente, ma soprattutto c'è il bomber de noantri che si è presentato con una doppietta con cui ha superato brillantemente la Quota 100 della Fornero: ora infatti siamo alla carica dei 101. Gol in serie A, 69 con noi. E scusate se è poco. Avanti Lazio!

7 e mezzo al Sergente - Sontuoso. Che detto fra noi nessuno sa cosa significhi esattamente ma lo si dice sempre quando uno je l'ammolla. Da buon militare li ha messi tutti sugli attenti e ha dato ordini guidando i suoi compagni. Se continua così e non ce lo scippano sta settimana, siamo a cavallo. Altrimenti saremo a somaro. Che è tutto n'artro animale, roba de ciucci.

7+ a Correa l'anno 1900 - Un Tucu di classe e Ferrero in tribuna è svenuto. Lui è abituato a pane e cicoria e l'argentino è caviale: non sa neanche come si mangia.

7 a Lupo Alberto - Il Ciuffo biondo (che faceva impazzire il mondo) non c'è più. Ora il look con cui si presenta, prevede dei baffetti da sparviero (ricordate D'Angelo e Greggio al Drive in?) che non sono la stessa cosa ma ai fini pratici fruttano ugualmente. Come le poltrone per i grillini passati dal verde salviniano al rosso zingarettiano senza soluzione di continuità pur di restare seduti.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Rieccolo. Il citofono dal volto umano è tornato più bello (vabbè, si fa per dire) e più forte (vabbè, si dice per richiamare la citazione petroliniana) e si è confermato campione di burraco coi fotografi posizionati dietro la sua porta. Ha vinto a mani basse, come la Lazio sul campo e quando i doriani si sono ricordati di tirare in porta (33° e 36°) ha detto no. Come Mattarella alle elezioni anticipate.

6 e mezzo a Lazzari, alazati e cammina - I primi venti minuti in campo c'era solo lui col braccio ingessato. Poi è rimasto il gesso per disegnare azioni sulla lavagna del Ferraris. Buona la prima anche per lui, sicuramente.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Il posto di Ministro della difesa per il nuovo governo è suo. Non scherziamo. E' un tecnico poi, quindi ci capisce. E tutti sappiamo quanto sia necessario che ci sia qualcuno che ci capisca qualcosa in politica.

6 + a Innamoradu e Veni, vidi, Lulic al 71° - La vecchia guardia non si arrende. Battiamo le mani ai veri laziali nei secoli fedeli.

6+ a dillo a Parolo tuo - Un altro vecchietto che volevano mettere da parte. Ma de che. La pensione può attendere. Vedi Pippo Baudo.

6 a chiedimi se sono Luis Felipe -Sicuramente sì, non c'è bisogno di chiedertelo. Se giochi nella Prima squadra della Capitale è tutta un'altra storia.

6 a Vavra e lo storico gol al minuto114 (Roma-Slavia Praga 19/3/1996) - E' entrato in corsa. Tornerà utile. Come l'ex premier Conte.
 

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 25 agosto 2019
Al “Ferraris” è buona, anzi ottima la prima. Nella prologo del Campionato i biancocelesti sbaragliano la Samp con una doppietta di Immobile ed una rete di Correa: 0-3 il perentorio risultato finale che non ammette discussioni. Il neo mister blucerchiato Di Francesco è senza Depaoli, fuori per squalifica e Maroni infortunato: a centrocampo c’è Vieira ed Ekdal ed in attacco con l’inossidabile Quagliarella si presentano Caprari e Gabbiadini. Inzaghi invece può fare affidamento sul nuovo acquisto Lazzari a destra, nonostante la recente frattura della mano. C’è Luis Felipe invece di Vavro  in difesa ed in mezzo al campo Leiva, fino all’ultimo in dubbio alla fine non ce la fa: lo sostituisce Parolo. Inzaghi chiede ai suoi aggressività e la Lazio s’impegna subito a tenere a bada gli avversari ed affondare quando possibile. Il primo tiro di Lulic al 7’ va alle stelle, poi una grande conclusione di Milinkovic rasoterra finisce deviata da Audero in corner. Al 15’ grande imbucata di Lazzari, su cui Immobile prontissimo batte a rete e Audero respinge ancora in angolo. Luis Alberto colpisce di testa al 19’ ma manda di poco fuori. Poi un paio di contropiedi laziali non si concretizzano, la Samp retrocede e non è mai pericolosa, mentre la squadra capitolina sembra avere l’entusiasmo giusto per vincere. Alla mezz’ora un rasoterra di Lazzari è preda del portiere, poi in ripartenza Correa serve Immobile, che non inquadra la porta da buona posizione. Al 33’ il primo tiro della Samp è di Gabbiadini, ma Strakosha lo neutralizza e fa altrettanto con la conclusione di Quagliarella poco dopo. Al 37’ finalmente Immobile sblocca: è una vera perla quella del centravanti laziale, che riceve da Luis Alberto e supera Audero con un pallonetto morbido e perfetto, portando i suoi in vantaggio e siglando la sua centesima rete in serie A. La risposta della Samp è di Vieira, che stoppa col destro, tira di sinistro ma trova una parata strepitosa di Strakosha. Ancora l’estremo laziale è protagonista, bloccando su Gabbiadini e con questa opportunità finisce anche il primo tempo. Nella ripresa subito Audero salva i suoi dal raddoppio deviando un tiro d’Immobile lanciato a rete. Al 52’ Gabbiadini da oltre 30 metri prova la botta e Strakosha non si fa beffare, ma al 55’ in contropiede arriva il raddoppio. Luis Alberto strappa un pallone a centrocampo e dopo aver perso un rimpallo serve ugualmente Correa, che in diagonale batte il portiere e fa 0-2. Ma la Lazio non è paga: è il 62’ e sul cross di Milinkovic di prima intenzione si avventa Immobile, che sbaglia il controllo ma si ritrova la palla tra i piedi e supera ancora Audero per il tris biancazzurro. Al 72’ Milinkovic tira piano e non trova il poker, ma ormai la Lazio è tranquilla, la Samp sembra essersi arresa e rischia ancora con Correa al 78’. Il nuovo entrato Bonazzoli all’81’  la mette a lato di poco ma si attende solo il fischio finale, che sancisce la prima vittoria laziale in trasferta. Grande impresa della Lazio contro una squadra un po’ troppo leggera in difesa ma molto insidiosa in avanti; una bella prova d’orgoglio, di carattere e di forza per la truppa di Inzaghi. La Lazio dimostra solidità, mentalità vincente e merita ampiamente questa affermazione, ottimo viatico per il Derby di domenica prossima, da giocare con la stessa maturità di oggi ma senza montarsi la testa.

    
SAMPDORIA  LAZIO  0–3    37’ 61’ Immobile  55’ Correa

SAMPDORIA: Audero, Bereszynski, Colley, Murillo, Murru, Vieira, Ekdal, Linetty (66’ Leris), Gabbiadini (75’ Bonazzoli), Quagliarella, Caprari (66’ Jankto).All. Di Francesco
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi (69’Vavro), Radu, Lazzari (65’ Marusic), Parolo, Milinkovic (76’ Cataldi), Luis Alberto, Lulic, Correa, Immobile. All Inzaghi
Arbitro Rocchi 

venerdì 16 agosto 2019

La calda estate del 69

di FRANCESCO TRONCARELLI 



Faceva caldo in quell'estate del 69, l'ultima del Decennio, l'ultima dei favolosi Sessanta, gli anni del boom, degli elettrodomestici in ogni casa, delle automobili comprate a rate, dell'autostrada del Sole che univa il Bel paese mentre la televisione in bianco e nero faceva sognare a colori coi suoi protagonisti, Mina, Walter Chiari, Vianello, Johnny Dorelli, le gemelle Kessler, l'esordiente Villaggio, Raffaele Pisu con Provolino, Ric e Gian.

Era un Italia che sognava ad occhi aperti, sperando che quel momento magico in cui tutto girava al meglio durasse per sempre e l'estate, notoriamente stagione del divertimento tra rotonde sul mare, falò in spiaggia, grigliate in pineta e amori in libertà, faceva vivere quel fremito ardentemente a tutti, sulla scia di quel relax agognato e rincorso tutto l'anno.

Faceva caldo quell'estate di 50 anni fa, un po' come adesso, tra speranze di un mondo migliore come auspicavano i giovani capelloni e certezze di un futuro appassionante come assicuravano commentatori e giornalisti vari.
Massimo Ranieri trionfa al Cantagiro
Ed era così ovunque, in America infatti si celebrava la festa di Peace and Love con la musica di Woodstock mentre da noi, molto più modestamente ma con gli stessi numeri (500mila partecipanti nelle varie serate) si festeggiava con il Cantagiro del patron Ezio Radaelli: là Santana qui Massimo Ranieri, là Jimi Hendrix qua Celentano, là Joe Cocker qua i New Trolls. A ciascuno il suo, senza snobismi ma con tanto entusiasmo a prescindere.

Se si dà un'occhiata alla Hit parade del 16 agosto del 1969, quindi di 50 anni fa esatti, si possono ritrovare canzoni entrate nella storia del nostro pop alcune delle quali ancora coinvolgenti come al momento del primo ascolto. Tutti brani comunque vendutissimi e gettonati nei juke box che facevano ballare nei locali e nelle feste tra amici in casa come si usava una volta.


Rose Rosse
con cui Ranieri scugnizzo ormai in orbita nel mondo dello spettacolo stravinse al Cantagiro, Soli si muore di Patrick Samson e Pensiero d'amore di Mal, due lenti da paura per tentare l'aggancio con la fanciulla tampinata al mare, Ti voglio tanto bene del debuttante Rossano che ti entrava dentro per la sua melodia coinvolgente.

Ancora Mina che nella sua etichetta Pdu poteva scegliere quello che voleva, a cominciare da Non credere che Roberto Soffici e Mogol avevano scritto per lei portandola così in classifica.

E che dire della "canzone regina" come  precisava il grande Lelio Luttazzi, la numero uno in assoluto, non solo del 16 agosto di 50 anni fa ma dell'intero anno: 1969, Lisa dagli occhi blu.

Un boom, un successo enorme tanto da farne un musicarello col prode Mario e la bionda Silvia Dionisio. "Classe Seconda B il nostro amore è cominciato lì" cantava Tessuto e tutti con la memoria volavano alla loro Seconda B delle medie o del liceo, per rivivere momenti indimenticabili dei primi flirt con la propria "Lisa" (un nome simbolo) alla ricerca della giovinezza perduta appresso a due occhi blu e a delle lunghe trecce.


Pace, amore, rock e spinelli a Woodstock, gavettoni, cocomero, ferragostano pollo coi peperoni e nazionali senza filtro a Ostia, la magia di quella calda estate era nelle semplici cose, nei sogni che si rincorrevano tra un bacio e un tuffo dove l'acqua è più blu mentre il sole picchiava duro e lo sbarco sulla Luna leggitimava ogni speranza tanto da far sembrare la vita una festa continua.

Sembrare. Le cambiali che avevano lanciato l'Italia verso la felicità stavano arrivando all'incasso. L'autunno caldo era alle porte, implacabile, drammaticamente spietato nel riportare tutti coi piedi per terra.  Quella calda estate del 69  ballava Lisa dagli occhi blu come l'orchestra del Titanic, non sapendo infatti che dietro l'angolo c'erano gli anni di piombo con le stragi e il terrorismo.

Mario Tessuto dominava e incantava il pubblico ma non sapeva che avrebbe "ballato una sola estate" come la protagonista del celebre film di Arne Mattison.
L'estate del 69, caldissima, l'ultima del Decennio, l'ultima dei favolosi Sessanta. Poi di colpo ci si svegliò all'alba tutti sudati e il sogno di pace amore e musica finì come nelle favole.



lunedì 12 agosto 2019

Woodstock, 50 anni fa il sogno di Pace, amore e rock

di FRANCESCO TRONCARELLI


Tra il pomeriggio del 15 agosto e la mattina del 18 agosto del 1969, quasi 500 mila giovani si riunivano sulla collina di Bethel nello stato di New York per una tre giorni di pace, amore e musica rock: la Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, o più semplicemente Woodstock.

Quei tre giorni furono il punto più alto per chi credeva che quella musica potesse contribuire a cambiare il mondo. Un sogno che durò poco però, anzi che in pratica non si realizzo mai, visti gli accadimenti che di lì a poco si susseguirono.Furono decine le star della musica in scena, nomi che ancora oggi sono conosciuti tale è stata la loro bravura o perchè sono in attività. Una lista interminabile che accrebbe la risonanza dell'evento e che a distanza di tempo gli ha conferito il titolo di leggendario.

Richie Havens, Ravi Shankar, Arlo Gutrie, Joan Baez, Santana, Canned Heat, Sly and The family Stone, Creedence Clearwater Revival, The Who, Jefferson Airplane, Joe Coker, Janis Joplin, Ten Years After, Blood Sweat and Tears, Crosby, Stills Nash and Young, Jimi Hendrix, Johnny Winter e i Mountain per citarne solo alcuni.

Artisti che fecero impazzire i presenti che avevano invaso la zona e dove si erano accampati, e che ciascuno col proprio stile, lanciarono messaggi ma anche rivoluzioni musicali. Ci riferiamo ad esempio al carismatico "We shall overcome" con cui la Baez al sest mese di gravidanza commosse tutti, e al travolgente "With a little help from my friends" dei Beatles che Joe Cocker urlò a piena gola trasformando quella deliziosa marcetta in un inno esistenziale.
Joe Cocker tra l'altro e Santana trovarono su quel palco il trampolino di lancio per la loro straordinaria carriera. I Ten Years After di Alvin Lee conobbero proprio grazie a Woodstock il successo mondiale, Richie Havens entrò nella leggenda con un brano improvvisato, "Freedom", un inno ancora oggi, i Grateful Dead si trovarono ad affrontare una performance funestata da problemi tecnici tanto da rifiutare di concedere i diritti per l'album e il film, Janis Joplin (morirà poco più di un anno dopo) stabilì il suo ruolo di mito del rock al femminile.



Pace, amore e rock and roll, il sogno di una gioventù in fermento e per i cosidetti benpensanti, ribelle, un sogno destinato a scontrarsi con la realtà di una società consumista e guerrafondaia che voleva i ragazzi irrigimentati nei suoi dogmi. Altro che peace and love.

Era il 1969, cinquant'anni fa. A gennaio il ventenne Jan Palachsi era dato fuoco in piazza San Venceslao a Praga, studenti e operai marciarono uniti, l'Italia si avviava verso gli anni di piombo, il neo presidente americano Richrd Nixon rivedeva la strategia dell'infinita guerra in Vietnam, il mondo cambiava. Tutto sembrava possibile a Woodstock. Ma fu solo un sogno, alimentato da tanta musica e fumo libero a dosi massicce.

Proprio il 15 agosto, Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) ha programmato una serata speciale per celebrare i 50 anni dal raduno che ha segnato un punto di svolta nella storia dei festival musicali, unendo la musica al senso di comunità e di rivoluzione sociale.

Si comincia alle 21.15 con Come Together. Da Woodstock a Coachella di Charlie Thomas, un documentario che svela gli antesignani della leggendaria tre giorni musicale, il Newport Jazz Festival del 1954 e il Newport Folk Festival del 1959, che hanno aperto la via a Woodstock e ai grandi eventi di oggi, dal californiano Coachella Valley Music & Arts Festival all’Isle of Wight.

Alle 23.00 la serata continua con Jimi Hendrix. Live at Woodstock, la straordinaria esibizione – l’ultima nel programma del raduno – dell’icona insieme alla band “Gypsy Sun and Rainbows” con Mitch Mitchell alla batteria, Billy Cox al basso, alle percussioni Juma Sultan e Jerry Valez e Larry Lee alla chitarra ritmica.
Le immagini restituiscono, tra la folla in attesa, tutta la caotica e colorata atmosfera del concerto e, soprattutto, la potenza ed il carisma di Hendrix, attraverso i suoi brani più celebri: Message to Love, Fire, Red House e l’indimenticabile Star Spangled Banner, la versione dell’inno nazionale americano con la quale Jimi denunciò in modo spiazzante la violenza della guerra in Vietnam.