7 a Lupo Alberto - La Lazio ha provato a vincere il derby dopo aver letteralmente dato una mano alla seconda squadra della Capitale (rigore pa riomma, un classico). Ha provato, ma aveva fatto i conti senza le makumbe che erano state attivate da Max Giusti-Fonseca (altro che Zorro) e che si sono tramutate in 4, diconsi 4 legni presi dai biancocelesti, un record che a memoria d'essere umano non è stato mai raggiunto nelle stracittadine. Ma tant'è e non c'è stato nulla da fare complici un arbitraggio a senso unico (e meno male che è paesano de Ciro) e la serata no di alcuni uomini chiave. La squadra comunque c'è e lo potremo constatare nel prosieguo del campionato. Applausi all'ex ciuffo biondo che ha spezzato il sortilegio da buon Mago qual è, consentendoci il minimo sindacale del pareggio. Avanti Lazio!
7 a Correa l'anno 1900 - Con i suoi dribbling li ha mandati al manicomio. Gli è mancato però il colpo del kappao quando in almeno tre occasioni si è trovato a tu per tu con tal Sabata, alias Pau Lopez, che non è un protagonista degli spaghetti western di una volta ("Ei amico è tornato Sabata, preparati la bara"), ma il portiere dell'altra sponda. Speriamo che al ritorno sia lui a preparagli il funerale così rimedia pure una comparsata con Quentin Tarantino.
6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - La fascia è la sua. Na scheggia. Eppure davanti c'aveva due palloni d'oro, tre ciavatte d'argento e na manica de facce de bronzo. Se l'è magnati tutti.
6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Ministro della difesa. Ma non metteranno lui, ma qualche scalda poltrone. O scaldabagno, tanto è lo stesso.
6+ al Ciro d'Italia - Tanti palloni gettati oltre l'ostacolo e la traversa che grida vendetta, ma che è anche un gol sbagliato. Però l'ostinazione nell'azione del pareggio con l'assist vincente è sua. Daje.
6+ a Lucas 2.0 - Quando al terzo minuto la sua bomba si è stampata sul palo, i vecchi laziali hanno capito subito che nell'aria, oltre la cappa tropicale da Sud Est asiatico, c'era qualcosa che non andava. Quello che si è visto dopo ha dato ragione ai veggenti che sono andati oltre l'umidità.
6+ al Sergente - Aveva chiesto i "pieni poteri" come Salvini, forte dei sondaggi che lo davano come il miglior centrocampista della passata stagione e quello più richiesto dal mercato. Ma nella madre di tutte le partite ha fatto il botto. Come Salvini appunto, che dall'oggi al domani si è trovato fuori dai giochi. Non è tanto perchè gli ha dato una mano (mandandoli in vantaggio), ma perchè non è riuscito a guidare con le sue invenzioni la squadra come ha fatto a Genova e dovrebbe fare sempre. Insomma la luce non si è accesa a intermittenza. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: per non restare al buio munitevi di pile di scorta. Già, hai visto mai.
6 a dillo a Parolo tuo - Il quarto legno è il suo. Altri due e ce facevamo il sedile per il pedalò.
6 a Bastos e avanzos - Appena entrato per rilevare l'acciaccato Felipe, molti hanno avuto un sussulto. Voi vedè che ce combina qualche casino? La domanda che rimbalzava dalla Tevere alla Monte Mario. E invece il cigno nero se l'è cavata egregiamente. Un po' come Toninelli che non rilascaindo da mesi alcuna dichiarazione ha cercato di farsi dimenticare finendo così nel dimenticatoio.
6 a chiedimi se sono Luis Felipe - Senza infamia e senza lode. Avete presente Beppe Convertini alla "Vita in diretta"?
6 a Innamradu e veni, vidi, Lulic al 71°- Tanto fumo e un po' d'arrosto entrambi, sicuramente ancora fresco dopo 13 stagioni il primo, sicuramente a corto d'ossigeno il secondo. Se riuscissero a scambiarsi le caratteristiche potremmo andare avanti all'infinito. Come Berlsuconi insomma, che sta sempre là.
6- a Sylva Strakoshina - Provaci ancora citofono, magari la prossima lo pari.
6- a Jony be good - Direttamente da Malaga, la città cantata da Fred Bongusto in tempi non sospetti, al prato verde dell'Olimpico. Abile e arruolato e subito gettato nella mischia nel finale. Vabè, s'è visto poco, un po' come Conte quando stava coì verdi-gialli. Staremo a vedere. Capace che diventa il salvatore della patria come Conte bis. Della serie c'avevamo un fenomeno e lo sapeva solo lui. Come il premier reincaricato appunto.
di Roberto Taglieri
Domenica, 1 settembre 2019
Finisce
pari il 153simo derby della capitale. Nell’anticipo pomeridiano della
seconda giornata i giallorossi vanno in vantaggio nel primo tempo grazie
ad un calcio di rigore trasformato da Kolarov, ma vengono raggiunti
nella ripresa con Luis Alberto per l’1-1 definitivo di una partita
divertente che sarà certamente ricordata come il derby dei legni: tra
pali e traverse alla fine saranno ben 6. La Roma di Fonseca, che nella
prima di campionato aveva fatto bene davanti ma stentava dietro, cambia
in difesa mettendo accanto a Fazio Mancini al posto di Jesus. Simone
Inzaghi invece recupera Leiva e lo manda subito nella mischia al posto
di Parolo, per il resto la formazione biancoceleste è la stessa che ha
battuto la Samp domenica scorsa. Nel prepartita una grande coreografia
laziale commemora anche il suo leader rimasto ucciso poche settimane or
sono e subito dopo inizia una gara davvero emozionante. Subito al 3'
Leiva colpisce il palo e sulla ribattuta Fazio manda in corner il tiro
di Immobile. La risposta di Zaniolo dopo due minuti è un altro palo che
pareggia il conto. In ripartenza Immobile su iniziativa di Correa
sbaglia a calciare, poi Milinkovic tira sul portiere. Luis Alberto al 9’
mette a lato di poco e già ora si delinea una partita spettacolare, con
capovolgimenti continui. Al 15’ però si spezza l'equilibrio: un pallone
di Dzeko colpisce Milinkovic su una mano in area e Guida decreta il
rigore. Batte Kolarov che spiazza Strakosha e la Roma si porta in
vantaggio; un risultato bugiardo perché fino a quel momento la Lazio
aveva dominato gli avversari per gioco e tenuta del campo. I
biancazzurri però ricominciano ad attaccare: al 20º Immobile di testa
impegna Pau Lopez, poi la traversa ancora di Immobile salva la Roma ed
un palo di Correa un attimo dopo getta nella disperazione i tifosi
laziali. Al 27’ arriva un altro legno ancora da parte di Zaniolo,
risponde Immobile che calcia a lato dai 18 metri, poi Correa in
diagonale spara sul portiere. Dopo il riposo subito al 46' il tiro da
fuori area di Zaniolo va oltre la traversa, Lazzari al 57’spreca ma un
attimo dopo Luis Alberto azzecca il tiro del pareggio dopo un azione in
profondità di Immobile. Il suo calcione dai 18 metri è violento e
preciso e s’insacca alla destra del portiere giallorosso. Poco dopo
ancora Luis Alberto si mangia il secondo gol spedendo fuori dopo una
serie di dribbling, ma l’azione più nitida ce l’ha in ripartenza Correa,
che al 65’ si divora l’impossibile sparando su Pau Lopez da posizione
perfetta. C’ è ancora tempo per un tiro di Immobile al 70’, cui segue un
altro a lato di Correa, ma intanto i ritmi si abbassano. Nel finale il
gran caldo e l’umidità fa uscir fuori la stanchezza, ma all’ 85’ Parolo
sbaglia un rigore in movimento spedendo sulla traversa il pallone del
2-1 che conclude anche di fatto le occasioni della gara. Per i
biancazzurri sarebbe stata legittima la vittoria; c’è grande rammarico
perché la Lazio ha fatto la partita e per larghi tratti ha dominato,
creando un sacco di palle gol. Purtroppo un po’ d’imprecisione sotto
porta e la sfortuna non hanno portato i meritati 3 punti, ma la Lazio
c’è, è viva e gioca a memoria con tutti i suoi calciatori. Questa è una
importante prova d’orgoglio e di forza per la truppa di Inzaghi,
nonostante qualche giocatore sotto tono, primo fra tutti Milinkovic.
Senz’altro un ottimo viatico per dare energie e consapevolezza della
propria forza alla Lazio in questo prologo di Campionato.
LAZIO ROMA 1–1 17’Kolarov (r) 58’ Luis Alberto
LAZIO:
Strakosha, Luis Felipe (40’ Bastos), Acerbi, Radu, Lazzari, Leiva,
Milinkovic (71’ Parolo), Luis Alberto, Lulic (78’ Jony), Correa,
Immobile. All: Inzaghi
ROMA: Pau Lopez, Florenzi (89’ Diawara), Mancini, Fazio, Kolarov, Cristante, Pellegrini, Under (67’Pastore), Zaniolo, Dzeko, Kluivert (79’ Schick). All: Fonseca
Arbitro Guida
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