Ha vinto Sanremo, è stato applaudito in tutto il mondo, ha venduto milioni di dischi, ma Bobby Solo è rimasto il ragazzo della porta accanto degli esordi. Stesso ciuffo, stessa simpatia, stessa passione per Elvis, anche ora che compie 75 anni. Magari con qualche chilo in più e col capello ingrigito, ma lo spirito è sempre lo stesso.
75 anni e non sentirli e come sempre in pista, tra un concerto e l'altro e soprattutto con i nuovi dischi in preparazione e il singolo in uscita e la presentazione della sua biografia scritta da Dario Salvatori, attualmente in stand by per le note restrizioni. Con una carriera piena di successi come la sua, poteva permettersi di pubblicare un "Best of", e invece Roberto Satti, così per l'anagrafe di Roma, ha deciso di mettersi in gioco e tornare in sala d'incisione.
Un vinile dedicato a Johnny Cash e uno con una dozzina di classici della canzone napoletana come Torna a Surriento, Anema e core, Luna rossa ma nelle versioni tradotte e cantate da gente come Elvis e Vic Damone che lui interpreta in inglese, stile crooner e con un arrangiamento da dal sound coinvolgente e irresistibile.
Un lavoro per il suo compleanno che si è regalato senza risparmiarsi, come è sua abitudine del resto, perché lui non ama starsene con le mani in mano, tutt'altro. E' uno dei pochi artisti nati ed affermatisi nei "favolosi Sessanta" che fa decine e decine di concerti all'anno, ovunque, senza snobismi di sorta perché ama il rock e fare musica.
braccio di ferro con Celentano al Cantagiro |
Virtuoso della chitarra, con quella voce dai toni caldi e profondi e accompagnato dal suo gruppo, Bobby si esibisce nei locali periferici romani come nei teatri francesi con l'entusiasmo e la professionalità di sempre, da performer di razza. Per questo lo conoscono tutti e lo apprezzano in tanti.
A Bobby Solo si devono quantomeno quattro classici che hanno cambiato il volto della canzone rock melodica, ridefinendo sia il costume degli anni Sessanta sia la musica del tempo: Una lacrima sul viso, Se piangi se ridi, Non c’è più niente da fare e Zingara.
L'imperatore Hiro Hito lo voleva a corte per ascoltarlo, ma lui disse no perchè era il primo giorno di respiro nella tournè e voleva riposarsi, mettendosi così contro l'intero Giappone dove per quel rifiuto non fu chiamato per cinque anni. Ancora, in una intervista televisiva di Vincenzo Mollica al grande Tom Jones, a domanda precisa su chi conoscesse della musica italiana, l'artista gallese ha risposto: "Pavarotti e Bobby Solo". Cioè no Vasco, no Zucchero, no Ramazzotti: Bobby. Incredibile ma vero.
La vittoria s Sanremo insieme alla Zanicchi con Zingara |
Ma la sua vita è tutta un susseguirsi di storie e situazioni particolari che lo accompagnano dagli esordi, a cominciare da quando venne ingaggiato da Vincenzo Micocci per la Ricordi. Per non contraddire il padre, colonello del'aviazione tutto d'un pezzo che non voleva che utilizzasse il cognome di famiglia per scimmiottare Presley, accettò di farsi chiamare Bobby, all'inglese, col solo nome. Solo Bobby, scrisse il manager su un foglietto ma la segretaria non capendo, sul contratto riportò Bobby Solo e quel nome curioso divenne la sua fortuna.
Dodici partecipazioni a Sanremo con due vittorie, record di vendite imbattuto per un brano festivaliero (un milione 900mila copie di "Una lacrima sul viso" in tre mesi), lo scandalo per il primo playback e il rimmel che si scioglieva sulle note di "Se piangi, se ridi", le Canzonissime e i Cantagiri insieme ai big degli anni d'oro della musica leggera, una decina di musicarelli con incassi miliardari, 28 tournée in Canada e negli Stati Uniti, 12 in Sud America, 6 in Australia, 7 in Giappone senza contare l'Europa, il suo palmares.
E poi un'amicizia storica con Little Tony, suo fratello di latte per Elvis che gli è stato sempre vicino, da quando al suo esordio da sconosciuto a Sanremo lo "adottò", dandogli pure diecimila lire per mangiare a quando, solo e in disgrazia artistica ed economica, lo invitò a trascorrere il Natale insieme al suo clan familiare, regalandogli una meravigliosa chitarra Gibson.
Quattro figli da due mogli, una quinta figlia riconociuta successivamente e otto nipoti, l'intramontabile Bobby è passato nel corso della sua carriera dalle stelle alle stalle, dagli applausi al dimenticatoio, dalle folle oceaniche ai quattro amici al bar ad applaudirlo, prima della "resurrezione" artistica definitiva.
Little Tony e Bobby Solo, fratelli nel segno di Elvis |
Un periodo molto difficile prima di tornanre a correre. Fu quando negli anni Settanta con l'avvento dei cantautori e l'evoluzione del rock verso altre sonorità, si ritrovò senza un soldo in tasca a vivere in un monolocale di 20 metri quadri di un amico, in attesa di una telefonata di qualche impresario che non arrivava mai.
Ricominciò così da dove aveva iniziato, quando con Franz di Ciocco (futuro componente della Pfm) strimpellava la chitarra per 500 lire nei localini dei Navigli e alle feste dei circoli del partito socialista. Un ritorno alla gavetta dopo i fasti divistici e i soldi a palate vissuto con umiltà e tanta forza d'animo che alla fine fu premiato con il rilancio nuovamente al festival, con "Gelosia".
Fu il brano della svolta che lo fece tornare in pista fino ai giorni nostri. Ed eccolo qua ora Bobby Solo col suo sorriso sornione, i ray ban sfumati, giubbotto di pelle, jeans e stivaletti. E' arrivato a 75 anni, e neanche se ne è accorto. Del resto a lui di questo anniversario così importante, non importa più di tanto. Una tortina fatta dalla moglie Tracy, il piccolo Ryan che spegne le candeline insieme a lui e via.
Un lampo di saggezza ispirato da un filosofo indiano che sosteneva che rimpiangendo il passato e temendo il futuro si nuoce al presente lo ha illuminato. Con un figlio di sette anni da crescere e che lo segue con una chitarra giocattolo quando suona in casa del resto, non potrebbe essere altrimenti. Noi però gli auguri glieli facciamo lo stesso: buon compleanno Bobby.
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