E' cominciato tutto casualmente, il lockdown era appena inizato e avevo scritto un articolo, riguardava "Profondo rosso" il film di Dario Argento che celebrava i suoi 45 anni dalla uscita nelle sale. Il titolo ovviamente era riferito alla situazione che si stava delineando con l'inizio della pandemia: "Profondo rosso, quando la paura era solo un film".
Il giorno dopo ne scrissi un altro, sempre attinente l'argomento sulla bocca di tutti e che i media iniziavano giustamente a pompare per tenere non solo informata la gente ma metterla anche sul chi va la; si parlava dell'epidemia scoppiata in Cina e poi diffusa nel mondo e il pezzo, inevitabile, lo scrissi riferendomi a un brano scritto e cantato da Bruno Lauzi che quando uscì venne censurato dalla RAI per motici ideologici: "'Arrivano i cinesi', Bruno Lauzi l'aveva previsto".
Quella chicca (la canzone ironica e frizzante sconosciuta ai più, ha colto nel segno ed è piaciuta a tutti) che ha vuto un grosso riscontro mi ha spinto a fare una considerazione, successivamente esternata sul mio profilo Facebook: vediamo di scrivere ogni giorno un articolo per accompagnare la quarantena degli amici e di chi mi segue, fino alla graduale ripresa, che poi sarebbe stata "chiamata" Fase 2.
E così è stato. Cercando di trovare spunto dall'attualità di costume (le canzoni dai balconi, Tanto pe' cantà, il Silenzio di Ninì Rosso, Fratelli d'Italia alla Radio, i brani degli artisti come Zucchero, Facchinetti ecc) a quella di cronaca (la scomparsa di Armando Francioli bucata da tutti i media e quelle di Christophe e Sergio Fantoni) ai compleanni di Battiato e Bobby Solo e tante altre curiosità, personaggi e notizie.
Insomma 57 giorni di quarantena 57 articoli, uno al giono, che non sono stati certo come le mele perchè il medico è sempre stato meglio averlo a portata di mano, ma che comunque hanno cercato di fare compagnia a chi li leggeva anche se per pochi minuti. Un modo come un altro per distrarsi dai bollettini "di guerra" delle 18 e dai talk a manetta sul Coronavirus.
E, nel mio piccolo, credo di esserci riuscito non solo per i commenti e ringraziamenti ricevuti sui social ma soprattutto dall'incredibile numero di visualizzazioni che gli articoli hanno ricevuto. Un esempio su tutti. Il ricordo di Sergio Fantoni per esempio è stato ripreso da sette gruppi Facebook sulle rispettive bacheche, condiviso 257 volte oltre le migliaia di clic.
Un successo veramente grande che ha interessato tutti gli articoli e che devo dire, sinceramente inaspettato in queste proporzioni e che ha ripagato i miei sforzi per stare sul pezzo, come si dice, un giorno dopo l'altro. A tutto però c'è una fine. E infatti ora che siamo arrivati alla famigerata Fase 2, "Big Ben ha detto stop" come avrebbe detto il grande Enzo Tortora.
Il racconto quotidiano di fatti e persone rallenta, si dilusice nel tempo secondo la "normale programmazione", quando capita insomma e c'è un riferimento a qualche notizia d'attualità e non più a prescindere. Si chiude quindi la fase dell'emergenza che ha accompagnato chi leggeva gli articoli un giorno dopo l'altro prorio con la canzone di Luigi Tenco così intitolata (che aggancio eh?).
Una canzone molto bella, con un testo che fa riflettere e una musica melodica che creano un'atmosfera struggente e crepuscolare. La canzone venne utilizzata come sigla di apertura della seconda serie dello sceneggiato televisivo della RAI "Le inchieste del commissario Maigret" tratto dai romanzi di George Simenon.
Gli episodi furono divisi in quattro stagioni, per un totale di trentacinque puntate, andate in onda sul Programma Nazionale dal 1964 al 1972 per la regia di Mario Landi, con Gino Cervi nel ruolo di Maigret, che si calò perfettamente nei panni del celebre investigatore francese venendo a lungo identificato in quel personaggio dopo il Peppone cinematografico con Don Camillo Fernadel.
Fu Diego Fabbri a proporre la serie alla Rai e per la realizzazione venne incaricato Andrea Camilleri, all'epoca delegato di produzione e fu quest'ultimo a scegliere per la regia Mario Landi, il quale a sua volta scelse il grande Gino Cervi per il ruolo del protagonista
A lui, nel ruolo della moglie, fu affiancata Andreina Pagnani, attrice di teatro fra le migliori e primo e unico flirt conosciuto di Alberto Sordi. Girata in bianco e nero in studio con gli esterni riresi a Parigi, la serie ebbe molto successo: l'ultima stagione riuscì a incollare davanti alla televisione diciotto milioni e mezzo di telespettatori.
"Un giorno dopo l'altro" nella versione francese tradotta da Jacques Chaumelle, intitolata Le temps file ses jours abbinato alla serie venduta all'estero, fu cantato dallo stesso Tenco. Il brano era stato arrangiato dal maestro Ruggero Cini, fu inciso per la RCA Italiana nel 1966 come Lato B nel 45 giri Se sapessi come fai/Un giorno dopo l'altro.
Ed ebbe un ottimo successo soprattutto all'estero (unico brano di Tenco conosciuto fuori dall'Italia), infatti oltre ad essere inserito nell'LP Tenco dello stesso anno, ebbe anche una versione in spagnolo Un día y otro día sempre sempre incisa dal cantautore della Scuola genovese e grazie alla cover in inglese di Earl Shuman, con il titolo One day is like another, incisa anche da una star come Perry Como, ebbe un lancio internazionale.
Quando tutto diventa ripetitivo e noioso , quando si pensa sia inutile aspettarsi qualcosa di nuovo e si hanno solo rimpianti, allora davvero la vita non ha più senso. Il segreto quindi è la curiosità, lo stupore e la certezza che domani, in ogni caso, sarà un giorno migliore.
Questo il messaggio che l'introverso e e malinconico Tenco volle affidare alla canzone, un brano considerato erroneamente fra i minori della sua produzione che resta invece una gemma da riascoltare e da riscoprire.
Un giorno dopo l'altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.
Un giorno dopo l'altro
e tutto e' come prima
un passo dopo l'altro,
la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire e' ormai quasi passato.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.
La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
e la speranza ormai e' un'abitudine.
Grande Tenco e un bravo a te Francesco per i tuoi articoli ,grazie
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