di FRANCESCO TRONCARELLI
e un giorno droverò
un bo' d'amore anghe per me
per me che sono nullidà
nell'immenzidà…
E' uno stillicidio. Non passa giorno che un personaggio conosciuto se ne vada lasciandoci più soli, che un artista di fama internazionale muoia all'improvviso provocando smarrimento e dispiacere, che un nome conosciuto ma dimenticato nel cassetto dei ricordi personali, torni d'attualità per la sua scomparsa, riportando così alla mente momenti felici trascorsi in sua compagnia.
E' il caso di Pamela Tiffin, bella e brava attrice americana che da noi aveva trovato fortuna e tanta popolarità per alcune sue interpretazioni in film di grande successo al botteghino. Un titolo su tutti, "Straziami ma di baci saziami" per la regia di Dino Risi e con protagonisti del calibro di Nino Manfredi ed Ugo Tognazzi e appunto la bionda Pamela.
Nata ad Oklahoma City il 13 ottobre 1942 come Pamela Tiffin Wonso, iniziò la carriera come modella conquistando anche la copertina di «Vogue», per poi approdare quasi casualmente al mondo del cinema. Il film di esordio fu «Estate e fumo» (1961) di Peter Glenville, affiancando Geraldine Page e Laurence Harvey e ottenendo una candidatura al Golden Globe come migliore attrice debuttante.
Sempre nel 1961 venne scelta dal grande regista Billy Wilder per
prendere parte alla commedia satirica «Uno, due, tre!», conquistando
due candidature al Golden Globe come migliore attrice non protagonista e
come migliore attrice debuttante che la fecero diventare un nome nell'ambiente.
Pur continuando a fare la modella recitò in altre pellicole di genere brillante come «Alla fiera per un marito» (1962) di José Ferrer, «Appuntamento fra le nuvole» (1963) di Henry Levin e «Mentre Adamo dorme» (1964) di Jean Negulesco.
La sua carriera proseguì poi con film più impegnativi che ebbero un successo internazionale come «Detective’s Story» (1966) di Jack Smight, accanto a un Paul Newman in grande forma, e al fianco di Burt Lancaster e Lee Remick nel western parodistico «La carovana dell’Alleluia» (1965) di John Sturges.
Anche a causa della crisi coniugale con il marito Clay Felker editore del New York Magazine, a metà degli anni ‘60 l’attrice si trasferì in Italia, stabilendosi a Roma, città che l'affascinò per le sue bellezze e la sua gente. Non a caso si stabilì a Trastevere e ovviamente trovò subito estimatori a Cinecittà.
Apprezzata per la freschezza, la sensualità e anche una certa dose di ironica ingenuità, nel Bel paese la Tiffin partecipò a pellicole fortunate come «Delitto quasi perfetto» (1966) di Mario Camerini accanto a Philippe Leroy, «L’arcangelo» (1969) di Giorgio Capitani, insieme a Vittorio Gassman, e «Il vichingo venuto dal sud» (1971) di Steno, accanto al divo del momento Lando Buzzanca.
Ma l'interpretazione più nota e riuscita in questi anni e che la consegnerà alla storia del nostro Cinema, è
sicuramente quella dell'operaia marchigiana Marisa Di Giovanni nel
film "Straziami ma di baci saziami", tragicomica parodia delle canzonette e dei fotoromanzi di gran moda negli anni Sessanta.
Un film scritto bene da Age e Scarpelli e diretto con maestria da Dino Risi, con le musiche di Armando Trovaioli frizzanti e in tema con la storia tormentata ma divertente fra i due innamorati e il sarto sordomuto Tognazzi che spariglia la loro vicenda, tra cui la canzone "Io ti sento" intepretata da Marisa Sannia
Una pellicola diventata di culto per il particolare modo di esprimersi dei protagonisti, un dialetto e una cadenza rustica e soprattutto per il susseguirsi di battute fra loro, ovvero il barbiere di Alatri Marino Balastrini-Nino Manfredi e l'operaia Marisa-Pamela, come queste:
Ci furono poi altri film tra cui quello con Marcello Mastroianni diretto da Luciano Salce intitolato "Oggi, domani, dopodomani", quello con Franco Nero e Anthony Quinn "Los Amigos" e persino la copertina di Playboy a testimonianza della sua enorme popolarità nel nostro paese dove trovò nel filosofo Edmondo Danon l'amore della sua vita.
Tornata negli States e ritiratasi a vita privata per dedicarsi alle figlie Echo Angelica nata nel 1976, che in parte ha seguito le orme della madre, e Aurora nata nel 1981, ha partecipato sporadicamente a serie televisive e show. Nel 2003 era apparsa nel ruolo di se stessa, insieme alla figlia Echo Angelica, nel documentario "Not Guilty" di Abel Ferrara.
L'edizione straordinaria di The Sun U.S. |
Ricoverata da qualche giorno all'ospedale della città dellla Grande Mela, si è spenta per cause naturali a 78 anni e subito la notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa irrompendo sui social dagli internauti americani che ricordavano i suoi promettenti inizi ad Hollywood.
Da noi poche righe e qualche trafiletto sui giornali e nessuna ripresa nei tg televisivi. Ennesima dimostrazione di scarsa conoscenza dello spettacolo italiano e dei suoi personaggi. Il pubblico però non l'ha dimenticata perchè la sua Marisa bella, ingenua e burina aveva bucato lo schermo e divertito tutti.
Ci aveva straziato e saziato di sorrisi senza risparmiarsi in quel film in tecnicolor che raccontava di un Italia provinciale e alla buona che mangiava pane e cicoria, si cercava col telefono a gettone e viveva di sogni con le cartoline tra Canzonissime e dischi per l'estate.
Una Italia che non c'è più e se ne è andata via con lei. Ciao Pamela...
Finalmente qualcuno si ricorda anche di grandi personaggi troppo frettolosamente dimenticati dai media. Grazie Francesco per quello che fai👏👏
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