Poeta, uomo libero, cantautore con una marcia in più e tanto sentimento nel descrivere amori, sofferenze, gioie e monotonie quotidiane, Franco Califano è stato un artista unico, lontano dal giro dei soliti noti e degli impegnati di complemento al servizio del potere.
Un personaggio dello spettacolo speciale, vicino alla gente, protagonista assoluto della scena musicale italiana ed autore di brani entrati nella storia del nostro pop. Pezzi come "Minuetto", "La musica è finita", "E la chiamano estate", "Io e te un grande amore e niente più", "Me 'nnamoro de te", "L'ultimo amico va via", "Un mondo piccolo" per citarne solo alcuni.
E in particolare quel "Tutto il resto è noia" considerata un manifesto esistenziale e della sua filosofia di vita, una canzone con cui scandaglia le emozioni che regala ogni storia d’amore, soprattutto nella fase iniziale, dove la novità e le prime avventure sono moltissime, per avviarsi poi tristemente in quel senso di noia, quotidianità, apatia che spegne l’ardore dell’inizio.
Canzoni indimenticabili e divenute immortali, conosciute da tutti perchè hanno accompagnato il suo successo e quello degli artisti che le hanno interpretate prima di lui. Ma ce ne sono altre però ugualmente belle ma sconosciute ai più, perchè interpretate da Franco agli inizi della carriera, quando muoveva i primi passi nell'ambiente ed era uno dei tanti che provava a sfondare.
il Califfo cantante per la prima volta |
Sono quelle composte quando era all'Ariston, dove il futuro Califfo scriveva come paroliere i testi delle canzoni per gli artisti della etichetta. E' qui, in questo contesto di effervescente creatività, che provò a saltare il fosso passando dalla scivania al microfono, cantando e incidendo un 45 giri con delle canzoni sue, scritte per sè e non per gli altri come stava facendo. Sono i primi due brani in assoluto di cui è autore che interpreta.
E li propone al pubblico, spiegando sul retro della copertina del 45 giri, chi è ed i motivi per cui ha voluto incidere il disco, con un testo molto semplice e diretto: "Sono Franco Califano e questo è il mio primo disco. Ho deciso di cantare, spronato dai miei amici e mi auguro vogliate apprezzare le mie canzoni. Io ce l'ho messa tutta, col vostro aiuto cercherò di fare sempre meglio. Grazie! Franco Califano".
I due pezzi del debutto, composti per la parte musicale da Gianni
Guarnieri figlio del grande direttore d'orchestra Antonio ed arrangiati dal maestro Enrico Simonetti, fanno già intravedere gli elementi della poetica del
cantautore romano, cioè gli amori, gli amici e in sottofondo la malinconia.
Il primo, su cui si punta tutto, lato A del disco, s'intitola "Ti raggiungerò", ed è un brano di ampio respiro, una piacevole scoperta per chi lo ascolta per la prima volta, per l'atmosfera che lo avvolge e che rimanda ad echi dei grandi standard americani, in cui Califano pur essendo al debutto come cantante, dimostra tutta la stoffa che ha.
L'altro brano, "Amica malinconia" è introdotto da un parlato che anticipa i famosi monologhi in musica che reciterà in seguito da affermato cantautore, la voce, che può essere scambiata per quella di Fred Bongusto specialista di canzoni di questo genere, belle e delicate nei toni, è in linea con la melodia molto soft del pezzo musicato sempre da Guarnieri. Paroliere e quindi cantante, un passaggio conseguenziale e logico ma non scontato per un tipo come il Prevert di Trastevere. L'epilogo infatti di quel primo disco è incredibile. Califano insieme ad altri artisti della casa discografica Ariston, fu scelto per partecipare al Festival delle Rose, la prestigiosa manifestazione canora che si svolgeva nei saloni dell'Hilton di Roma, nata per iniziativa della RCA sulla scia di Sanremo e Cantagiro.L'edizione del '65 prevede due sezioni, i Campioni, tra cui Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Orietta Berti, Edoardo Vianello, Peppino Gagliardi e Bruno Martino col pezzo di Califano "E la chiamano estate". Fra i giovani appunto il debuttante Franco con "Ti raggiungerò".
Applausi, riflettori, orchestra diretta da Bruno Canfora il maestro di Studio Uno della Rai, tutto pronto, ma quando Corrado che presentava con l'attrice Carla Puccini lo chiama alla ribalta, il colpo di scena, Franco si produce in un inchino e poi al microfono annuncia il forfait: "Grazie, come non detto".
Califano paroliere |
La motivazione di quel ritiro all'ultimo momento però è comprensibile facilmente dal suo stato d'animo, da come Califano si sentiva in quel periodo dal punto di vista professionale. All'epoca infatti, di inseguire chimere con le canzoni, non gli importava più di tanto, lui si divertiva semmai a scriverle.
Lo spiegò poi nella sua prima autobiografia: "Non ho mai creduto in niente, neppure nelle mie possibilità come cantante. Se ci avessi fatto affidamento, avrei cominciato all'epoca dei cantautori, quando tante cornacchie gracchiavano ed era subito notorietà. Io invece avevo un sacro pudore. Non è che non ci provai, ma la convinzione mancava tutta".
Il tempo però avrebbe lavorato sulla sua ritrosia, regalando al pubblico non solo un autore di talento, ma anche un artista a tutto tondo, capace di interpretare nel modo migliore e in uno stile inconfondibile, le proprie canzoni, di dargli una vita, un respiro, un cuore. Ed è stato un bene per tutti.
Ecco allora il Califano dimenticato, tutto da ascoltare in religioso silenzio ed applaudire come sempre.
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