giovedì 30 marzo 2023

Dieci anni senza il Califfo

 di FRANCESCO TRONCARELLI

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Amava la vita e la musica era la sua vita. Era uno spirito libero, un anticonformista che andava per la sua strada, lontano dal circo mediatico dei raccomandati che nel mondo dello spettacolo hanno vita facile e per questo successo garantito. 

Era semplicemente Franco Califano, per chi lo conosceva ed amava il Califfo,  uno dei più grandi autori del nostro pop, un artista unico che ha regalato emozioni a non finire a intere generazioni e che per il suo essere controcorrente non è stato mai adeguatamente considerato dalla critica e dai media. Messo all’angolo in vita, dimenticato in fretta da morto.

Ci lasciava dieci anni fa, il 30 marzo 2013 e se non fosse per la passione dei suoi collaboratori più stretti degli ultimi tempi, il suo ricordo sarebbe relegato in un baule impolverato, lontano dagli occhi e lontano dal cuore.

Ecco così che va applaudito il talentuoso Alberto Laurenti, allievo e produttore dei suoi utimi album che ha creato ben sette eventi musicali in suo onore tributando il giusto omaggio a un artista come lui.

Un mini tour emozionale iniziato nella Protomoteca del Campidoglio e che dopo varie tappe si concluderà dopo il concerto al Teatro Manfredi di Ostia domani, il pirimo aprile nella Sala comunale di Ardea e che ha come ciliegina sulla torta un doppio album con tutte le sue ultime cose dal vivo e in studio.

Questi concerti sono stati possibili grazie all’amore verso questa iniziativa e all’impegno di Maurizio Mattioli, Marco Conidi, Antonello Mazzeo, Nadia Natali, Gaetano Tortora, Patrizia Claps, Alessandro Visintin, Luciano Colantoni ed altri fedelissimi che si sono dedicati con passione all'iniziativa.


Poeta, ribelle, artista maudid, protagonista di storie di cronaca nera e cronaca rosa, attore di cinema e di fotoromanzi, idolo di una certa Roma ai confini della legalità e al tempo stesso di tanta gente di ogni ceto sociale innamorata dei suoi brani, Califano resta comunque un grande chansonnier, un artista di un'altra caegoria e un autore prolifico e sempre di qualità.

Un uomo dalle spalle larghe e dalla creatività innata, con la capacità di raccontare il vissuto quotidiano della gente, fosse di borgata come in quel brano portato al successo da Edoardo Vianello e Wilma Goich in coppia, o fosse dei quartieri alti della città.

L’una e l’altra alle prese con i problemi che da sempre tormentano le rispettive esistenze. La vita, l’amore, l’amicizia. Non a caso qualcuno molto acutamente l’aveva definito il Prevert di Trastevere.

E’ stato autore di alcune pagine intense della musica leggera italiana come "E la chiamano estate", "La musica è finita", "Una ragione di più", "Minuetto", "Un grande amore e niente più", ma nel corso della sua carriera Califano non aveva trovato il modo di farsi apprezzare appieno anche come interprete.

Dopo alcuni tentativi rimasti nel limbo l'occasione gli capitò, quando incise "Tutto il resto è noia" che diventerà uno dei capolavori assoluti della musica italiana.

Una canzone dal sapore amaro ma irresistibile che dipinge su musiche di Frank Del Giudice, il malessere esistenziale di una passione che si spegne piano piano nella routine, che il Califfo scrisse più di quarant’anni fa ma che per le dinamiche e le situazioni del rapporto di coppia che racconta, è sempre attuale.

Pubblicato nel 1976 ed inserito nel suo quarto album (33 giri etichetta Ricordi) sulla cui copertina c’è un bambino dal cognome che rimanda ad echi di malavita, ovvero l’allora piccolo Eros Turatello, figlio del boss milanese Francis suo amico, “Tutto il resto è noia” è considerato dalla rivista Rolling Stone, uno fra i cento dischi italiani più belli di sempre.

Per lui, quello che gli americani chiamano “signature song”, il brano cioè con cui si identifica subito un cantante, il cavallo di battaglia. Sicuramente è la canzone che gli ha regalato una nuova credibilità artistica dopo le vicissitudini giudiziarie che avevano movimentato in negativo la sua esistenza e lo avevano allontanato dalla ribalta. 

Un brano che segna il riscatto come artista e per taluni che snobisticamente lo avevano emarginato, anche come uomo, rilanciandolo a pieno titolo e senza falsi moralismi, come cantautore con la “c” maiuscola.

Califano che andava a letto cinque minuti dopo degli altri per avere cinque minuti in più da raccontare, nato per sbaglio a Tripoli da genitori campani, ma romano d’adozione, con quella inconfondibile voce roca e quello sguardo sornione da bel tenebroso, aveva sul braccio tatuato “tutto il resto è noia”, la frase di questa canzone che gli ha dato la notorietà e la fama imperitura e che avrebbe voluto come suo epitaffio.

E aveva ragione. Nel riascoltarla con malinconia nell'anniversario dela sua scomparsa, ci si accorge come il mondo dello spettacolo sia maledettamente noioso senza uno artista come lui e come si senta terribilmente la sua mancanza.





sabato 25 marzo 2023

Auguri Mina, sei grande grande grande

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Unica. Come si può definire la più grande cantante italiana di sempre se non unica? Mina è unica perché è Mina, la più brava, la più carismatica, la più popolare di tutte anche se sono anni che non si vede più in giro. Unica per la voce strepitosa che ha, capace di far suonare le parole e far parlare le note, una voce inconfondibile per timbro ed estensione che dal fa basso arriva sino al do sovracuto del pentagramma, che è quello del soprano.

Unica per la capacità di dominare la scena senza bisogno di tanti fronzoli o scenografie galattiche e per il coraggio di essersi ritirata dalla ribalta nel pieno del successo (l’ultima esibizione alla “Bussola” di Viareggio nel ’78) rinunciando ad una carriera internazionale e ad una marea di soldi.

Unica per i brani che ha cantato e che sono entrati nella storia della nostra musica. E anche oggi che compie 83 anni, rimane unica per la sua decisione di vivere questa ricorrenza coi suoi affetti più cari, nel buon retiro di Lugano, senza concessioni di sorta al circo mediatico che si mobilita per questi eventi.

Del resto lei ha già dato al gossip con le migliaia di servizi e copertine dei periodici specializzati (solo “Sorrisi e Canzoni” gliene ha dedicate 91) e non che hanno accompagnato ogni suo passo dagli esordi e scandagliato la sua vita privata (dalla storia con Corrado Pani, attore sposato, che le costò l’ostracismo Rai alle foto rubate durante lo shopping con l’attuale marito il chirurgo Quaini), vivendo così sulla sua pelle il lato negativo del divismo.


Ma Mina ha sempre avuto le spalle larghe ed è riuscita negli anni ad imporsi e farsi apprezzare per le sue qualità, continuando a vivere sotto i riflettori la sua vita senza falsi moralismi come donna, artista ma anche madre premurosa. Una condizione particolare a cui si è aggiunto il ruolo di manager di sé stessa che si è ritagliata nel tempo con l’ausilio del figlio Massimiliano e che la vede impegnata nell’ascoltare gli oltre 3mila provini di autori che riceve ogni anno per trovare il pezzo giusto da incidere.

Da urlatrice con Celentano, Joe Sentieri e Tony Dallara a signora della canzone in solitaria. Una carriera straordinaria che l’ha vista protagonista assoluta dei sabato sera della Tv (Studio Uno, Canzonissima, Senza rete, Teatro 10, Milleluci) con duetti e sketch coi nomi più importanti dello spettacolo come quello entrato nella storia con Lucio Battisti e a lungo dominatrice della Hit parade.

Un’icona della femminilità con quel suo look tipico nel trucco e nell’abbigliamento (la prima ad esibirsi negli spettacoli televisivi in miniabiti), che dava ulteriore risalto ad un fisico statuario che faceva sognare a colori anche se la televisione era in bianco e nero.

Cremonese doc (“la tigre di Cremona” secondo la famosa definizione di Natalia Aspesi), nata per caso a Busto Arsizio e registrata come Mina Anna Maria Mazzini, ha cominciato per caso. Mentre era in vacanza a Forte dei Marmi con la famiglia nell’estate del ‘58, fu invitata dagli amici a salire sul palco della “Bussola” di Focette dove in quel periodo si esibiva l’orchestra di Don Marino Barreto jr. Applausi e incoraggiamenti. 

A quella prima volta, segue il debutto ufficiale nelle balere della zona dove si fa conoscere per la sua grinta col nome d’arte Baby Gate, prima di scegliere definitivamente il nome Mina con cui all’inizio del 1960, scala subito le classifiche con la scanzonata e travolgente “Tintarella di Luna”.

E’ l’inizio di un successo che non si è più interrotto (150milioni di dischi venduti nel mondo), con decine e decine di canzoni fra le migliaia che ha inciso, che hanno fatto epoca e che fanno parte della memoria collettiva del paese, brani come “Le mille bolle blu”, “Il cielo in una stanza”, “E’ l’uomo per me”, “Un anno d’amore”.

Ancora “Città vuota”, “Se telefonando”,”Vorrei che fosse amore”, “Sono come tu mi vuoi”, “Non credere”, “Insieme”, “Amor mio”,”Parole, parole, parole” “Grande, grande, grande”, “L’importante è finire”, “Volami nel cuore”, “Brivido felino”.

Canzoni fra le più amate di un repertorio sterminato in cui sono entrati anche pezzi lanciati da altri artisti ma che rischiavano di cadere nel dimenticatoio o di non raccogliere il giusto riconoscimento, se lei non le avesse riprese. 

E il caso per esempio di “E se domani” passata inosservata in un Sanremo nella duplice esecuzione di Gene Pitney e Fausto Cigliano e con lei diventata un punto fermo della musica italiana o “Breve amore” colonna sonora di “Fumo di Londra” di Alberto Sordi che riproposta con la sua voce, ha oscurato l’originaria interprete Julie Rogers.

Perché la sua voce è unica come dicevamo, l’ha fatta diventare a ragione un mito e a 83 anni ha mantenuto lo smalto di una volta come gli album che sforna puntualmente ogni anno confermano. Sì perché la Tigre alla bella età che ha raggiunto, continua a ruggire facendo il suo mestiere con passione e piacere

Si tiene infatti aggiornata sulle novità del panorama musicale, senza perdere l’occasione di collaborare con artisti più giovani per togliersi qualche sfizio, come dimostra il duetto con Blanco in uscita prossimamente e di cui tutti parlano.

Ecco perché Mina è unica, è sempre lei, la più brava di tutte. Perché è Mina, sempre Mina, fortissimamente Mina. Auguri Minissima!

domenica 19 marzo 2023

Lazio padrona di Roma. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 a Benigno Zaccagnini - La Lazio aveva un solo risultato per consolidare la sua posizione in classifica e cancellare la figuraccia in Europa e così è stato. Onore quindi al merito dei Sarri boys che hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo e battuto "la squadra più forte del mondo" guidata dall'allenatore "più bravo del mondo" e che fa "i sold out più sold out del mondo" come sottolinea la stampa romana asservita ai poteri forti e ai desideri del volgo che fa numero ma no qualità. Battendo i giallorossi la Lazio si è confermata la prima squadra della Capitale non solo per motivi anagrafici ma anche per quelli calcistici. E avendola battuta sia all'andata che al ritorno vuol dire che la Lazio è padrona di Roma tutto il resto è fuffa. Bravo bravissimo l'arciere che ha scagliato la freccia decisiva per il trionfo. 

8 a Lupo Alberto - Le sue magie hanno incantato l'Olimpico e i 155 paesi collegati per assistere al derby dalla televisione. Sim Salabim e la Roma sparì. E Silvan muto.

7 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne c'era da temere il peggio e invece il bandolero stanco ha dato l'ennesima prova di maturità. Obrigado Filippetto.

7 a Massimo Di Cataldi - Romano di nascita e laziale per grazia di Dio.

7 Viale dei Romagnoli, 13 Ostia -  È come una cartella delle tasse, non perdona.

7 a Dio vede e Provedel - C'era una volta la febbre del sabato sera, ora c'è quella della domenica pomeriggio. Il portierone come John Travolta. E grazie a lui abbiamo ballato alla grande. Pe pe pe pe pe pe pe pe pe...

7 a Casale degli Ulivi Agriturismo - aveva davanti il Gallo che voleva fare chichirichì. L'ha fatto diventare una gallina tra un coccodè e l'altro

7 a Pedro Pedro Pedro Pè - È bastato che il meglio di Santa Fè e Trigoria rallentasse la sua corsa per fermare la palla per mandarli in bestia. Ancora je rode di averlo lasciato andare come un ferrovecchio lui che è un campione e se li lega tutti proprio lì. 

7 a Hysaj che i papapeveri - davanti a lui aveva tre palloni d'oro, due ciavatte d'argento e na cinquina de facce de bronzo. J'ha fatto bu bu settete e se la sono fatta sotto.

7 a Somarusic - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. È finito involtino ma non glielo ha fatto mangiare. Tiè.

6 e mezzo al Sergente - In ripresa, ma ha fatto espellere uno che da sempre gioca per noi. Errore gravissimo ma decisivo. Daje..

6+ a Basic Instinct e Rosanna Cancellieri - l'umiliazione più grande per i romanisti è aver perso con due come loro contro. Ah ah ah. Sipario. 


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 19 marzo 2023

 

Il 160simo Derby della Capitale se lo aggiudica di misura la Lazio. Nel posticipo pomeridiano della 27sima giornata i biancazzurri hanno la meglio sulla Roma grazie ad una rete siglata da Zaccagni nella ripresa: 1-0 il risultato finale per la prima squadra della Capitale. Il Derby oggi ha oggi una doppia valenza: oltre al primato cittadino le due formazioni si giocano di fatto un posto in Champions. Mourinho, squalificato, oggi deve fare a meno di Kumbulla, fermato anch’esso dal giudice sportivo, oltre che di Karlsdorp. Formazione in parte rivoluzionata da Foti, oggi in panca, con Wijnaldum preferito a Matic e Belotti ad Abraham per un modulo 3421. Anche la Lazio è senza sorprese: proporrà Marusic ed Hjsay terzini, nonchè il solito tridente senza Immobile. Lo stesso Provedel, in bilico fino all’ultimo, alla fine scende regolarmente in campo. Lo stadio è praticamente esaurito, nel prepartita l’ospite d’onore Sven Goran Eriksson si gode gli applausi della Nord e poco dopo Massa fischia l’inizio. La Lazio fa possesso sin dal primo minuto, gli avversari cercano solo il contenimento e provano saltuariamente un po’ di pressing. Un tiro di Wijnaldum al 18’ finisce alle stelle, risponde Anderson con un rasoterra parato da Rui Patricio. Bel fendente di Zaccagni alla mezz’ora col portiere romanista che para ancora a terra. La tensione sale anche troppo; i giallorossi commettono un gran numero di falli, che culminano con la doppia ammonizione e l’inevitabile espulsione di Ibanez al 33’, che di fatto cambia l’inerzia alla gara. La partita resta frammentata ma ora oltre all’agonismo accresce anche il nervosismo in campo: si accende un parapiglia, sono espulsi un componente per parte dello staff laziale e romanista e con ciò termina anche il primo tempo. Mourinho toglie Dybala per Llorente ed in campo intanto c’è solo la Lazio; al 53’ un gran destro di Luis Alberto impegna in angolo Rui Patricio, lo spagnolo ci riprova ancora invano al 57’. La Roma alza una barricata, la Lazio assedia i giallorossi con un tikitaka costante, ma non riesce a passare. Finalmente al 65’ Zaccagni se ne va in progressione, appena dentro l’area lascia partire un destro che s’infila dietro l’angoletto lontano della porta della Roma per il vantaggio biancazzurro. Passa un minuto, la Roma pareggia con un autogol di Casale ma il var annulla la rete per un fuorigioco del nuovo entrato Abraham. A circa 10’ dal termine la Lazio arretra un po’, la Roma prende campo e tenta il tutto per tutto con l’ingresso di El Shaarawi, i minuti passano, i biancazzurri controllano senza patemi fino alla fine dei 6’ di recupero e si aggiudicano il Derby. Una gara a senso unico, condizionata dall’espulsione di Ibanez che ha di fatto rintanato la Roma per quasi 90’ nella sua area. I giallorossi hanno praticamente rinunciato a giocare, provando solo a non prenderle. Peccato perchè con un po’ di intraprendenza in più gli uomini di Sarri avrebbero potuto anche arrotondare il risultato, ma hanno condotto la partita con oculatezza fino a portarla felicemente in porto. Prestazione davvero positiva questa sera per i biancazzurri, che nonostante le fatiche della gara di Conference, oggi vincono la battaglia più importante della stagione e si godono il secondo posto, staccando i giallorossi diretti concorrenti di ben cinque lunghezze. Brava Lazio, bravo Sarri: la Champions è più vicina!!

 

 

LAZIO ROMA 1-0 64’ Zaccagni

LAZIO: Provedel, Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj, Cataldi, Milinkovic, Luis Alberto, Pedro (89’ Basic), Anderson, Zaccagni (80’ Cancellieri). All: Sarri

ROMA: Rui Patricio, Mancini, Smalling, Ibanez, Zalewski, Wijnaldum (67’ Matic), Cristante, Spinazzola, Dybala (46’ Llorente- 79’ El Shaarawi), Pellegrini (85’ Solbakken), Belotti (67’ Abraham). All: Foti

Arbitro Massa


sabato 11 marzo 2023

Lazio, occasione persa. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


7 a Dio vede e Provedel - Per poter sognare in grande e soprattutto conquistare il secondo posto in solitaria, la Lazio aveva solo un risultato, la vittoria. Purtroppo così non è stato e il pareggio ottenuto col Bologna (che ha preso pure un palo), sa tanto di gran fregatura e di tanta amarezza. Certo, siamo sempre lì, nei quartieri alti della classifica, ma la grande occasione è andata persa tra possesso di palla sterile, molta fiacca e qualche rete sciupata nei rari tiri in porta. Copertina doverosa non tanto al migliore della partita ma al migliore del gruppo sino ad ora, al giocatore cioè che ha sempre dato il fritto a prescindere dall'esito degli scontri. E chi se non il portiere che ha mantenuto spesso e volentieri la propria rete inviolata? Che finimondo per quel portiere Biondo. Bravo senza se e senza ma.

7 a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria sembra un ragazzino. Eppure c' ha na certa come Pippo Baudo. Ma corre, scatta e lancia come un ossesso. Se tutti fossero come lui invece che i sonnambuli che sono, il Napoli saremmo noi. Vabbè, se fa pe dì.

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne per il Bel paese pallonaro ce se crede che col Bologna ha giocato la sua partita 85 di seguito? Nun ce se crede ma è così, come Rosa Chemical che fa il cantante. Tra i pochi a salvarsi concretamente dalla fermata di Bologna. Nel senso che lui è sceso dal treno per andare al Dallara a giocare, mentre gli altri sono rimasti in stazione.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Provaci ancora Robin Hood.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - A renderlo inoffensivo ci ha pensato Pupetta Maresca con un ammonizione mirata che gli farà saltare il derby. Lo mettiamo fuori la Nord a guardia dei motorini.

6 a Casale degli Ulivi Agriturismo e Viale dei Romagnoli 13 Ostia - Tra un affanno e l'altro, comunque hanno retto. Come Iachetti e Ezio Greggio che hanno tenuto testa ai Soliti ignoti di Amadeus con Striscia la notizia. Solo che questi ci hanno fatto ridere con le loro gag mentre i nostri con le loro sviste ci hanno fatto stringere il lato B per la paura. La Luna consiglia, dateve na regolata.

6- a Lupo Alberto - Il gol che s'è mangiato (vedi foto) dopo il bel assist dell'arciere qualcuno dice sia sta una magia. Sì, come ti faccio sparire un gol fatto. Sim Salabim e via, negli spogliatoi a riprovare il numero.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Sgarbi.

5 e mezzo a Hysaj che I papaveri - Tanto fumo e poco arrosto. Come un Riccardo Rossi qualsiasi.

5 e mezzo al Sergente - Come il rilevamento dei dati della temperatura dalla stazione metereologica di Santa Maria di Leuca: non pervenuto.

5 a Rosanna Cancellieri - Come il programma di Gigi Marzullo, inutile.

5- a Basic Instinct - Lo abbiamo detto dal primo giorno che lo abbiamo visto in campo, ma sto chierichetto che voleva diventà Don Matteo ma non sa fa manco er sacrestano, ce serve o nun ce serve? La risposta la sapete tutti. Sipario.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri
 
Sabato, 11 marzo 2023
 
Tra Bologna e Lazio finisce in parità. L’anticipo della 26sima giornata di Campionato al “Dall’Ara” termina senza reti, dopo una partita bloccata e a tratti anche noiosa. I biancazzurri stasera si giocano il secondo posto in Emilia; Thiago Motta senza Orsolini e Dominguez, recupera Medel ma non lo schiera; Lucumi vince il ballottaggio con Sosa, infine gioca Kyriakopoulos, con Barrow davanti, mentre Arnautovic e Sansone sono riserve. Sarri, sempre senza Immobile ed oggi anche senza Marusic, squalificato, si presenta a Bologna con Hysaj dal primo minuto a sinistra e Lazzari dall’altro lato, per il resto è la formazione delle ultime gare, con Vecino che è preferito a Cataldi a centrocampo. La Lazio cerca di prendersi subito il possesso del gioco; il Bologna però non si fa mettere sotto. Pedro si mangia il vantaggio al 15’ spedendo di poco a lato; Ferguson fa altrettanto colpendo il palo di testa a portiere battuto al 29’. Barrow poco dopo calcia bene ma risponde alla grande il portiere laziale, deviando in angolo. Al 34’ doppia occasione per la formazione biancoceleste; Skorupski nega il gol prima a Luis Alberto, poi ad Anderson. La semplice parata di Provedel sul colpo di testa di Schouten fa da cornice anche alla fine del primo tempo, segnato anche dall’ammonizione di Vecino, al quale Maresca di fatto impedisce di giocare il derby. Nella ripresa arriva subito il tiro di Kyriakopoulos, che sfiora il palo; al 52’ Zaccagni manda in curva una bella palla di Anderson. I biancazzurri per stanchezza cominciano ad abbassarsi, la fase offensiva è latitante, pur mantenendo il possesso palla la Lazio non è mai pericolosa e la partita resta bloccata. Serve un episodio per ravvivare una partita che pian piano si fa sempre più noiosa. Ma non arriva nessun accadimento degno di nota se non un tiraccio di Barrow che da lontanissimo sfiora il palo all’ 82’: dopo 3’ di recupero arriva il triplice fischio di Maresca.E’ stata una gara equilibrata, si poteva vincere o perdere con le stesse percentuali, alla fine arriva lo 0-0 che è il risultato più giusto ed accontenta tutti. Pareggio che comunque tiene sempre vivo il discorso Champions, contro una squadra che con Motta ha cambiato marcia, esprimendo un ottimo calcio. Anche l’arbitraggio abbastanza ostile ha contribuito al risultato, comunque è arrivato ancora un ottimo clean sheet da parte laziale, il numero 9 in trasferta. Il calendario prevede ora giovedi l’AZ e domenica il Derby: poi ci sarà il riposo che sarà una vera manna per una squadra che è apparsa stanchissima.   
 
 
 
BOLOGNA LAZIO 0-0   
BOLOGNA: Skorupski, Posch, Soumaoro, Lucumi, Cambiaso, Moro (62’ Pyyhtia), Schouten (62’ Medel), Aebischer (80’ Soriano) Ferguson, Kyriakopoulos (57’ Zirkzee) Barrow. All: Motta
LAZIO: Provedel, Lazzari, Casale, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Vecino, Luis Alberto (64’ Basic), Pedro (80’ Cancellieri), Anderson, Zaccagni. All: Sarri
Arbitro Maresca


venerdì 10 marzo 2023

Un grande amore e niente più, 50 anni di una poesia

 di FRANCESCO TRONCARELLI

10 marzo 1973, Peppino di Capri vince Sanremo con "Un grande amore e niente più", una canzone che a 50 anni esatti da quel trionfo festivaliero, conserva intatte le emozioni del primo ascolto. 

Un brano firmato dall'artista napoletano insieme al grande Franco Califano e che per il testo e la melodia coinvolgente rappresenta una gemma del nostro pop.

La canzone era nata da una traccia composta da Gianni Wright americano a Roma con passione per la musica che aveva buttato giù l'embrione del pezzo, una sera all'Harry's bar di via Veneto tra un whisky e l'altro (tanto pagava il padre che era il direttore) la strimpellò alla chitarra a Peppino che ne rimase subito colpito.

Ci voleva un testo speciale per quelle note che Peppino aveva rimodulato e completato al piano e Claudio Mattone che collaborava con lui in quel periodo, propose di rivolgersi al Califfo, un vero maestro nel saper raccontare l'amore e i sentimenti. 

Bastarono le mani di Franco su un foglio di carta (e le correzioni successive su biglietti che "viaggiavano" sotto la porta di casa del Prevert di Trastevere tutte le mattine perchè lui faceva tardi la notte) per far nascere una poesia meravigliosa.

E la vittoria per questa canzone arrivò puntuale nella serata conclusiva del festival organizzato da Vittorio Salvetti, nell'annuncio di Mike Bongiorno e Gabriella Farinon di un podio di tutto rispetto: primo Peppino di Capri con "Un grande amore e niente più", secondo Peppino Gagliardi con "Come un ragazzino", terza Milva con "Da troppo tempo".  

"Un grande amore e niente più" segnò la rinascita definitiva dell'artista napoletano dopo l'appannamento della sua carriera per l'avvento prima dei complessi e poi dei cantautori che avevano cambiato il modo di fare musica e conseguentemente i gusti del pubblico.

Rinascita che era iniziata l'anno precedente con la sigla di Rischiatutto "Amare di meno" firmata da Paolo Limiti e Umberto Balsamo e che proseguirà l'anno successivo con l'evergreen "Champagne" di Mimmo Di Francia, Depsa e Sergio Iodice, per arrivare senza più scossoni ai giorni nostri con tanto di Premio alla carriera proprio a Sanremo.

Sono passati 50 anni da quella serata magica che possiamo rivivere e rivedere a colori in seguito al ritrovamento dell'edizione trasmessa per l'Eurovisione e recuperata negli archivi della Tv di stato della Repubblica Ceca da Luca Rea. Il festival infatti da noi fu trasmesso in bianco e nero dalla Rai, non essendo autorizzata dai governi dell'epoca a trasmettere a colori. 

La Tv a colori era infatti considerata da alcuni esponenti politici un bene di consumo non necessario vista la delicata situazione economica dell'Italia. 

In realtà si trattò di una decisione sbagliata che portò l'Italia da paese all'avanguardia nella sperimentazione televisiva a paese di coda. Basti dire che solo nel 1977 gli italiani poterono vedere a colori il Festival.

Riviviamo allora quella esibizione a colori sul palco del festival con l'eleganza di "Viso d'Angelo" Gabriella Farinon, il coro dei 4 più 4 di Nora Orlandi, la poesia del Califfo e la voce di Peppino che sussura "solitudine e malinconia, i soprammobili di casa mia, qualche libro, una poesia e sul piano una fotografia...io e te un grande amore e niente più...".







lunedì 6 marzo 2023

Capitano mio capitano...

 di FRANCESCO TRONCARELLI

C'era un ragazzo che come me amava Wilson e Long John, così intitolai una mia rubrica su Lazio.net, il sito biancoceleste più seguito nel web, quando Facebook non era stato inventato e la gente si riversava in massa su questi formidabili punti di aggregazione.

Quel racconto a puntate sulle gesta della Banda Maestrelli andò così bene che divenne un appuntamento settimanale a Radio Spazio Aperto, 98.100 in fm, ogni sabato mattina, con la partecipazione di calciatori, tifosi, personaggi.

Era un successo, e non poteva essere altrimenti perchè si parlava di quella squadra entrata nella leggenda per aver conquistato il primo scudetto nella storia della prima squadra della Capitale, perchè si parlava delle loro imprese, delle loro vittorie di come fossero i più forti di tutti.

E Pino Wilson di quegli Eroi era il Capitano, era la classe in persona, era il leader della Difesa, era la mente, era il più colto, era il Capitano che tutte le squadre avrebbero voluto. Capitano in campo e fuori.

Lo aveva pescato dall'Internapoli Carletto Galli, l'ex Testina d'oro del calcio romano, faceva l'osservatore per la Lazio, lo segnalò a Lorenzo e fu subito amore. Il Mago argentino che ipnotizzava le folle lo volle in prima squadra con Chinaglia che giocava con lui e da quel momento iniziò un'avventura bellissima.

Pino e Giorgio, Giorgio e Pino, amici del cuore, il simbolo di una Lazio che avrebbe abbandonato per sempre il ruolo di brutto anatroccolo per diventare un magnifico cigno.

Con Maestrelli poi la sublimazione di una vita in biancoceleste, l'esaltazione di un'amicizia che spronava il gruppo, la realtà di una forza della natura applicata al football per la gioia del popolo laziale.

Giorgio segnava e Pino spazzava via, Long John sfidava la Roma e Wilson gli copriva le spalle mentre Tommaso compiaciuto dei suoi gioielli annuiva soddisfatto.

Wilson-Chinaglia-Re Cecconi il coro dei tifosi che scuoteva la Curva e tutto l'Olimpico. Con loro il sogno divenne realtà e lo Scudetto arrivò tra lacrime di gioia ed entusiasmi incredibili.

Pino nato a Darlington era napoletano nel cuore ma romano nello spirito, un gentleman prestato al pallone, sempre presente e sempre disponibile.

Quando organizzai la festa per l'inaugurazione della sede del CML a via Orti Gianicolensi, si presentò in Jaguar e con il portabagli pieno di bandiere biancocelesti da regalare ai giovanissimi tifosi.

Appesi gli scarpini al chiodo ha continuato a vivere la nostra realtà perché la Lazio a cui aveva dato tanto era la sua famiglia e i tifosi la sua gente.

C'era un ragazzo che come me amava Wilson e Long John, quel ragazzo è cresciuto e ora applaude i suoi idoli che non ci sono più, con tanto affetto e nostalgia per le emozioni che ci hanno regalato.

Capitano mio capitano, te ne sei andato un anno fa privandoci del tuo attaccamento alla causa e sei volato nel Paradiso biancoceleste raggiungendo Giorgio e Tommaso e siete di nuovo insieme. Per sempre. E nel nostro cuore...



venerdì 3 marzo 2023

La Lazio trionfa a Napoli. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


9 a Miei cari amici Vecino e lontani - Una grande Lazio ha battuto la squadra più forte del campionato. È stata una bella partita in cui la Mitica, per nulla intimorita dell'illustre avversario, ha non solo tenuto il campo ma anche dato una lezione di gioco agli avversari. Sarri insomma gliel'ha incartata al meglio come un pizzicarolo fa con la sua merce. Un trionfo con una prova maiuscola di tutti i biancocelesti che hanno così espugnato con merito il Maradona. Copertina d'obbligo al Nunzio Filogamo 2.0 che dopo aver preso le misure agli inizi del match ha siglato al 68esimo un gol di controbalzo meraviglioso. Grandissimo. Avanti Lazio avanti laziali!

8 a Dio vede e Provedel - Bisognerebbe fargli un monumento al Gianicolo vicino a Garibaldi. Anche lui infatti è un eroe. Del mondo biancoceleste.

7 e mezzo a Lupo Alberto - Sim Salabim e il Napoli sparì. E Spalletti muto come Silvan.

7 e mezzo al Sergente - Tanto lavoro sporco. Roba che se ci fosse lui all'Ama avremmo risolto il problema della monnezza.

7 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne per gli stadi d'Italia c'era da temere il peggio. E invece il bandolero stanco per antonomasia ha dato il fritto pressando e rilanciando come non mai dimostrandosi l'arma in più. Come Biggio per Fiorello. 

7 a Patric del Grande Fratello e Viale dei Romagnoli 13 Ostia - Attenti a quei due. Dio li fa e loro li accoppano. Two is meglio che One. Ric e Gian alla riscossa. Franco e Ciccio contro tutti. Ficarra e Picone avanti tutta. Siamo la coppia più bella del mondo, Cit. Adriano Celentano e Claudia Mori.

6 e mezzo a Hysaj che I papaveri - Se svejato. Come er sor Marchese. Incredibile ma vero. Finirà nella omonima rubrica della Settimana Enigmistica.

6 e mezzo a Somarusic - Se l'è legati tutti li. Altro che Rocco Siffredi.

6+ al Ciro d'Italia - Fondamentale per tenere impegnati almeno tre azzurri. Non ha segnato ma li ha segnati. Daje.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato nessuna freccia. Ma per fortuna non ha scagliato manco lui altrimenti avremmo giocato in dieci.

6 a Rosanna Cancellieri - E se l'è guadagnata pure lui la pagnotta. Ha tenuto palla, ha tenuto botta, ha tenuto per la maglia chi gli capitava sotto come una vecchia volpe dell'area. E mai sipario fu calato con più gioia.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Venerdi, 3 marzo 2023

 Chi esce con le ossa rotte dal “Maradona” alla fine è il Napoli. Nell’anticipo della 25sima di campionato i biancazzuri sono corsari e con una rete di Vecino nella ripresa si prendono tre punti di platino ai danni della capolista. Spalletti è senza Mario Rui squalificato, oltre a Raspadori infortunato; per il resto nessuna defezione tra le fila partenopee, con il solito centrocampo ed attacco. Per Sarri invece la difesa è in allarme, vista la squalifica di Casale e le non perfette condizioni di Patric che però è ugualmente in campo. Rientra comunque Romagnoli ed infine Vecino vince il ballottaggio con Cataldi. La partita più difficile non inizia male per i biancazzurri, perché Di Lorenzo al 3’ salva sulla linea un gol fatto dopo il colpo di testa di Vecino. Al 17’ poi il tiro dalla grande distanza di Zielinski lo ferma bene Provedel. I biancazzurri sono molto aggressivi a centrocampo, creando diversi problemi agli avversari, che non riescono a costruire molto sulle fasce e infatti non vengono fuori praticamente occasioni nel primo tempo. Dopo il riposo ricomincia la stessa impostazione tattica laziale, ma i padroni di casa iniziano a muoversi con maggior aggressività. Il calcio di punizione di Kvaratskhelia al 56’ va in curva; poi il rasoterra di Zielinski finisce di poco fuori. Dopo una fase equilibrata arriva però la rete laziale: durante un’azione manovrata Kvaratskhelia controlla male e la palla finisce a Vecino, che con una bordata da fuori area indovina l’angoletto e porta la Lazio in vantaggio. Il Napoli ora spinge moltissimo: all’80’ Osimhen colpisce la traversa, e adesso c’è grande dispendio di energie da parte di entrambe le squadre. Il Napoli prova il tutto per tutto, piazzando stabilmente tutti i suoi uomini nell’area laziale, ma i biancazzurri alzano un muro insormontabile, creando anche una grande opportunità al 90’, quando Milinkovic colpisce l’incrocio dei pali su punizione. Il triplice fischio di Pairetto arriva dopo 5’ di recupero, che sancisce così la grande affermazione laziale. Grandissimo lavoro di tutta la squadra che ha combattuto, sofferto, non ha mollato un centimetro anche quando era schiacciata e alla fine ha vinto meritando. E’ un colpo enorme in ottica Champions: Sarri fa un bellissimo scherzo a Spalletti, concertando un’organizzazione difensiva perfetta in una partita difficilissima. I biancazzurri alla terza vittoria consecutiva salgono a oggi 48 punti, sono al secondo posto e restano tranquilli alla finestra ad osservare i risultati delle altre. Ed ora la Lazio deve rivolgere subito l’attenzione verso martedi, quando dovrà affrontare l’AZ Alkmaar e domenica prossima, con la difficile gara a Bologna, trasferta difficilissima contro una squadra in netta ripresa. La sbornia deve durare il meno possibile.

 

NAPOLI LAZIO 0-1 68’ Vecino

NAPOLI: Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Olivera, Anguissa (71’ Elmas), Lobotka (82’ Ndombele), Zielinski (82’ Simeone), Lozano (71’ Politano), Osimhen, Kvaratskhelia. All: Spalletti

LAZIO: Provedel, Marusic, Patric, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Vecino, Luis Alberto (88’ Cataldi), Anderson (59’ Pedro), Immobile, Zaccagni (82’ Cancellieri). All: Sarri

Arbitro Pairetto