domenica 7 dicembre 2025

La Lazio non sbologna. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


6 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - È finito in parità lo scontro col Bologna. Una partita equilibrata con continui rivolgimenti di fronte e colpi di scena. Come gli interventi prodigiosi del numero uno bolognese che ci hanno negato il raddoppio e gli ultimi minuti in 10 giocati dai nostri ragazzi. Poteva finire male, poteva finire ma tant è. Copertina al danese che è riuscito a buttarla dentro facendo sognare la gente laziale nel colpaccio.

6 e mezzo a Basic Instinct - Una certezza. E se si pensa a come è cambiato viene da darsi i pizzicotti sulle guance. È passato infatti da metronotte a Formello a Metronomo della squadra. 

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia ma è sempre il migliore.

6+ a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Bastonatore indefesso è mancato in area avversaria per i suoi classici colpi di testa. Quelli verso la rete ovvio. 

6+ a Massimo Di Cataldi - Dal colloquio dei professori coi genitori, il ragazzo è migliorato, si applicava di più, dal compitino è passato al componimento. Meno male.

6+ Guendo è bello esse laziali - e se entrava quella fucilata che ha tirato lo sarebbe stato assai.

6 a Rosanna Cancellieri - Daje de tacco daje de punta. Ha portato vivacità. Come la signora Coriandoli a Ballando con le stelle.

6 a Lazzari alzati e cammina - e non ti fermare più caro Forrest Gump de noantri. 

6 a Dio vede e Provedel - La respinta corta che ha provocato il tap in avversario ha annullato le paratone. Prestazione alla Carrizo insomma.

6 a Pighin-Sanguin-Noslin - Il cioccolatino con l'abat jour in testa migliora di partita in partita. Quando accenderà la luce sarà un trionfo.

6- - a Somarusic - Alla 330esima partita in maglia biancoceleste (ce se crede?) ha confermato tutti i suoi pregi, pochi e limiti, assai. Un bravo ragazzo certo ma col pallone spesso ci litiga. Come quando in area ha fornito uno splendido assist all'arrembante Orsolini arredamenti, via Aurelia 415. 

5 a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Se non fosse stato espulso sarebbe stato fra i migliori. Bellissimo il salvataggio sulla linea sul tiro di Carmen Miranda, bruttissimo il fallo su Fidel Castro. 

5- a Castellano e Pipolo - c'era una volta. Come nelle favole. Il problema che lui non è mai stato una favola. 

4 a senti che musica coi Tavares - Dice, almeno parte in quarta e attacca. Quando mai. Manco più quello. Poi in difesa è un pericolo, dai primi minuti con Pellegrini che gli è sfuggito all'uccellamento subito da Zortea in occasione del pareggio rossoblu. Na tragedia annunciata. Era un freccia sulle rotaie dell'Olimpico che saltava pure i passaggi a livello, è finito su un binario morto. Sipario.

sabato 29 novembre 2025

Lazio a testa alta. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Basic Instinct - La Lazio è uscita da San Siro a testa alta. Ha giocato infatti una grande partita, specialmente nei primi 45 minuti in cui ha dominato il Milan e tenuto il boccino. Poi il solito gol preso all'inizio della ripresa, ha tagliato le gambe ai ragazzi di Sarri che hanno faticato a riprendersi per poi ripartire e concludere all'arrembaggio nel finale con tanto di rigore negato (dopo 6 minuti di controllo!!!). Una vergogna che la dice lunga su come siamo considerati. Copertina al chierichetto che per continuità è stato il migliore.

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere ha scagliato la sua freccia, ma ha trovato una barriera umana a respingerla. Per il resto le solite botte che lo hanno mandato al tappeto spesso e volentieri. 

6 e mezzo a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Il colpo del kappao l'aveva piazzato subito, dopo 2 minuti. Ma il miracolo a Milano stavolta l'ha fatto Maignan e no De Sica.

6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Ha fatto reparto da solo. E tirato la bomba del rigore negato. E non è poco. 

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Tre grandi parate evitano un tracollo che sarebbe stato immeritato. Come un Oscar alla signora Coriandoli.

6+ a Guendo è bello esse laziali - e se l'avessimo messa dentro sarebbe stato ancora più bello.

6 a miei cari amici Vecino e lontani - Non ha i 90 minuti nelle gambe e infatti è stato sostituito nella ripresa, ma ha comunque dato il fritto. Senza calamari però ma solo gamberi per tornare a dare una mano dietro.

6 a Maru (sic) - È partito in quarta è finito in folle. Come Vittorio Sgarbi.

6 a Patrizia Pellegrini - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Teo Mammucari da Zia Mara? Il gol del raddoppio milanista che ha salvato sulla linea però lo ha riabilitato. E Mammucari muto. 

6 a Dele ctrl canc alt - A sorpresa di nuovo in rosa, ha fatto del suo meglio. Come Beppe Convertini a Ballando con le stelle. Il problema è che gli mancano le basi. Come a Beppe Convertini.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè e Pighin-Sanguin-Noslin - Buttati nella mischia per il tutto per tutto il meglio di Santa Fè e il cioccolatino con l'abat jour in testa ci hanno provato. Ma invano. Come i Jalisse per partecipare a Sanremo.

6 a Castellano e Pipolo - Bentornato Taty.

5 a Lisasken dagli occhi blu - senza le trecce lo stesso non sei tu. Classe seconda B il danesotto è rimasto lì.

4 a Dio perdona pure Dia - È l'uomo in più per antonomasia, naturalmente per gli avversari. Sono tre mesi che non segna, ha scritto qualcuno, in realtà avrebbe dovuto scrivere sono tre mesi che non fa una beata minchia. Non pressa, non corre, non tira, non è ammissibile che "giochi" (virgolette d'obbligo) in serie A. In campo è il fantasma dell'opera, ma l'opera da tre soldi narrata da Bertolt Brecht. Na tragedia tra poveracci. Sipario.  

lunedì 24 novembre 2025

Freddie Mercury, l'ultimo acuto

di FRANCESCO TRONCARELLI

Il 24 novembre del 1991 nella sua casa a Logan Place nel Kensigton, moriva Freddie Mercury, aveva 45 anni, ufficialmente se ne andava per una broncopolmonite, la realtà della sua scomparsa l’aveva resa pubblica il giorno prima con un comunicato che non lasciava dubbi su quello che era il suo stato di salute: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV e di aver contratto l'AIDS. E' arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia".

"Freddie is dead". Così titolava il tabloid "The Sun" per annunciare la sua morte. Tre parole, una frase secca, accompagnata dall'immagine, più che viva del leggendario cantante dei Queen a braccia aperte sul palco davanti alla "Union jack". Tre parole tra le quali solo il nome, tanta era la sua popolarità e grandezza per capire immediatamente di cui si stesse parlando. Di un mito.

Freddie Mercury infatti è stata la voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica internazionale e che oggi, in tempi così grami di talenti e di pop campionato, si sente terribilmente la mancanza. 

Era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara. La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica e Design e frequenta la Londra artistica.

Anticonformista e uno spirito libero, entra in contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi, fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del 1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor  forma i Queen, cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista John Decon.

Da quel momento nasce la leggenda dei uno dei gruppi più amati e apprezzati del panorama musicale internazionale soprattutto la leggenda del loro frontman, l’istrionico e insuperabile Mercury, leader veramente di quella formazione che nel tempo ha venduto oltre 200milioni di dischi e ha tenuto 707 concerti in 26 nazioni diverse, vere e proprie rappresentazioni sceniche in cui Mercury dava il meglio di sé, vocalmente e teatralmente. Uno per tutti: quello al Live Aid del 13 luglio 1985 in cui Mecury in venti minuti di show, “tenne sul palmo della mano tutto il pubblico” come ricorderà David Bowie in seguito.  

La sua infatti era una voce potente ed espressiva, in grado di dare lustro anche ai brani meno brillanti del repertorio della band inglese che ha dettato legge dai Settanta agli Ottanta. Una voce che è stata oggetto di studio da parte di un team di ricercatori universitari e che ha stabilito non solo che la sua estensione vocale sfiorava le quattro ottave, ma soprattutto che la sua voce era così eccezionale, perché utilizzava la tecnica delle subarmoniche, tipica dei cantanti etnici come i Tuvan della Mongolia o i Tenores della Barbagia.

Appariscente e coinvolgente sul palcoscenico, nella vita privata Mercury era schivo e riservato, amava i gatti e la pittura, Chagall il suo artista preferito. Aveva una collezione di cravatte ma non le indossava mai. I suoi idoli erano stati Cliff  Richard, poi Hendrix e i Cream. Per i Queen è stato autore di brani che hanno fatto il giro del mondo come Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Don't Stop Me Now, It's a Hard Life, Killer Queen, Love of My Life, Play the Game, Somebody to Love e We Are the Champions.   

Sono passati tanti anni dalla sua scomparsa, una vita, ma l'affetto nei suoi confronti è rimasto immutato ed il rimpianto per una perdita così grave per la scena musicale mondiale è condiviso da tutti. L'enorme successo del film ispirato alla sua storia umana e artistica che ha fruttato il premio Oscar a Rami Malek ne è la dimostrazione. I dischi dei Queen continuano ad essere trasmessi nelle radio ed acquistati nei negozi collezionando record su record, la sua voce incredibile ed unica emoziona sempre. "Freddie is dead", ma la sua musica è immortale.



domenica 23 novembre 2025

La Lazio vola ancora. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ a Basic Instinct -  La Lazio stende il Lecce con due reti in una partita giocata senza il calore del tifo. È stata una partita che nonostante due pali e qualche (qualche...) azione travolgente, non è stata proprio entusiasmante. Il gioco spesso è latitato e le sviste, da parte nostra, invece ci sono state. I tre punti quindi sono fondamentali per continuare a recuperare terreno in attesa che gli infortunati rientrino e diano un senso al tutto, in avanti e a centrocampo. Copertina d'obbligo al chierichetto che è stato fondamentale non tanto per l'assist al capellone francese quanto per la continuità di rendimento, il che non è poco de sti tempi. Avanti Lazio avanti laziali.

7 a Guendo è bello esse laziali - soprattutto quando se vince. Bentornato!

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini   L'arciere non ha scagliato la sua freccia ma ha comunque fatto un partitone tra un carca subita e l'altra. E pure un palo. Provaci ancora Mattia. 

6 e mezzo a Pighin-Sanguin-Noslin - E vai ragazzo, testina d'oro vincente alla faccia del portiere romanista! 

6+ a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria è sempre una garanzia. Come Fiorello

6+ a Dio vede e Provedel -  Ha avuto tanto tempo libero che ha vinto il torneo di burraco con i fotografi piazzati dietro la sua porta. Quando ha ritirato il trofeo ha lanciato il pallone per il cioccolatino con l'abat jour in testa.

6+ a Miei cari amici Vecino e lontani - Un po' di grinta in campo. E meno male perchè certi momenti sembrava un Carosello della camomilla.

6 a Lazzari alzati e cammina - e non ti fermare come questa sera.

6 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Normale amministrazione, avete presente Beppe Convertini a Mattino in famiglia? Buongiorno, come va? Grazie per essere stati con noi. Nè più nè meno.

6- a Patrizia Pellegrini - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. È finito involtino.

5 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - senza le trecce lo stesso non sei tu .

5 e mezzo a Maru (sic!) - È partito in quarta è finito in folle. Come la Signora Coriandoli a Ballando con le stelle.

5 e mezzo a Massimo Di Cataldi - Nella frazione di gioco in cui è stato in campo non ha prodotto risultati utili. Cioè, neanche il compitino per cui sta passando alla storia. È come se Landini non proclamasse uno sciopero, il minimo sindacale per lui. 

5 a Dio perdona pure Dia - e se non sia mai la butta dentro facendo gridare al miracolo, glielo annullano per fallo sul difensore. Incredibile ma vero o veramente incredibile, fa lo stesso tanto non cambia nulla. Quando non perdonerà più sarà sempre troppo tardi. Sipario.

sabato 22 novembre 2025

Addio Ornella Vanoni

di FRANCESCO TRONCARELLI

Il mondo dello spettacolo piange Ornella Vanoni una delle artiste più importanti e apprezzate della scena musicale italiana. scomparsa all'eta' di 91 anni per un malore impprovviso nella sua casa di Milano, la città dove era nata il 22 settembre 1934.

Cantante, attrice e conduttrice televisiva, la Vanoni è stata una delle figure più iconiche dello spettacolo del Bel paese, ha saputo attraversare decenni di storia culturale mantenendo intatta la sua forza espressiva e il suo carisma.

Considerata tra le voci più autorevoli della musica leggera, vanta una carriera lunghissima, iniziata nel 1956 e in piena attività fino all'ultimo. Solare, empatica, spirito libero e anticonformista, sophisticated lady tanto da diventare un personaggio televisivo, apparteneva a una famiglia della borghesia meneghina che per lei sognava un futuro da "sciura coi danè".

Un ruolo che ad Ornella stava stretto, tanto che pur avendo studiato dalle Orsoline e in collegio svizzero, preferì da subito interessarsi al teatro più che ai salotti bene, iniziando al Piccolo di Streheler la sua attività artistica e di sperimentazione. 

Ornella e Gino Paoli, una lunga storiia d'amore

 La cantante ha partecipato a otto edizioni del Festival di Sanremo, conquistando il secondo posto nel 1968 con "Casa bianca" brano scritto da Don Backy che presentò insieme alla Sannia, e tre volte il quarto posto, con brani rimasti nella  memoria collettiva come “La musica è finita” (1967), “Eternità” (1970) e “Alberi” (1999). 

Proprio in quell'ultima edizione fu insignita del Premio Città di Sanremo alla carriera,  prima artista nella storia del Festival a ricevere tale riconoscimento. Vanoni è inoltre l'unica donna e la prima artista in assoluto ad aver vinto due Premi Tenco, oltre a una Targa Tenco, portando a tre i riconoscimenti ufficiali del Club intitolato al grande cantautore.

Un repertorio il suo, vasto e variegato, dalle celebri "Canzoni della mala" (Ma mi ma i mai a San Vittur a ciapa i bott...) degli esordi, al pop d'autore, fino alla bossa nova e al jazz. Memorabile le collaborazioni con gli artisti brasiliani Toquinho e Vinicius de Moraes nell'album “La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria” del 1976.  

con Marisa Sannia a Sanremo

Nel corso della carriera ha lavorato con grandi nomi del jazz internazionale, tra cui George Benson, Herbie Hancock, Gil Evans e Ron Carter, consolidando la sua fama anche oltre i confini nazionali. Molti dei più importanti autori italiani hanno scritto per lei, e Vanoni ha  condiviso il palco e lo studio con artisti come Gino Paoli, Paolo Conte, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Renato Zero e Riccardo Cocciante, fino alle generazioni più  recenti con Bungaro, Pacifico e Francesco Gabbani.

In oltre settant'anni ha pubblicato più di cento lavori tra 45 giri, album, raccolte ed  EP, vendendo oltre 60 milioni di copie, un traguardo che la colloca tra le interpreti italiane più amate e seguite. Tra i suoi successi “Senza fine”, uno dei suoi brani simbolo, scritto da Gino Paoli, con cui ha avuto una lunga storia d'amore, “Che cosa c'è” sempre di Paoli, “L'appuntamento”, "Domani è un altro giorno", “Tristezza”, “Una ragione di più” vere e proprie gemme del nostro pop. Pur essendo milanese aveva cantato in napoletano ("Tu si na cosa grande") e romano nella commedia musicale Rugantino.

Ornellla aveva una voce particolare, caratterizzata da una timbrica inconfondibile e da un approccio interpretativo raffinato e intenso, caratteristiche che la rendevano unica e immediatamente riconoscibile e che la distinguevano dalle sue colleghe.  

la copertina più celebre

La notizia della sua scomparsa si è diffusa rapidamente sui social fra il rammarico generale e molti suoi colleghi hanno manifestato il proprio dolore. Fra questi Laura Pausini che ha detto: "Ognuno ha i suoi cantanti preferiti.. la mia era Lei. Riposa in Pace meravigliosa Ornella, la tua voce, la tua personalità, la tua luce, non ci lasceranno mai. Unica".

Loredana Berté: "Ornella non puó averci lasciato lei voleva vivere. Una donna affascinante, intelligente e colta, autoironica, un’artista immensa… senza fine. Quanto ci mancherai amica mia". Rammaricato e sconcertato Fabio Fazio che l'aveva avuta ospite recentemente. Renato Zero ha dedicato all'amica una lunga riflessione commossa definendola "un'artista, un'anima che non ha mai avuto paura di mostrarsi vera, intensa, irripetibile". 

Mike Bongiorno a suo tempo l'aveva definita "la signora della musica" e aveva ragione. Perchè lei è stata una grande artista, che ha regalato emozioni a non finire al pubblico senza risparmiarsi e con tanta passione. Grazie di tutto Ornella, ci mancherai...

lunedì 17 novembre 2025

Addio alla gemelle Kessler

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Le gemelle Kessler sono morte, avevano 89 anni, la polizia ha immediamente avviato un'indagine sulle cause del decesso.

L'annuncio della loro scomparsa è stato dato da l'agenzia di stampa tedesca Bild. Sono morte insieme a Grünwald, vicino a Monaco di Baviera e la notizia ha fatto il giro del mondo.

Conosciute ovunque erano diventate popolarissime in Italia negli anni Sessanta per aver partecipato a numerosi varietà del sabato sera targato Rai

"Giardino d'inverno", "Studio Uno", "Canzonissima" gli show che le avevano viste protagoniste assolute per i loro balletti, numeri eseguiti alla perfezione e di gran classe.

Era il tempo del "Da da un pa" e di canzoni come "Pollo e champagne" che interpretavano ballando e che tutti cantavano, felici di partecipare a un evento insolito per la nostra televisione che portava il Varietà dal teatro nelle case degli italiani.

Alte, bionde, gambe esageratamente lunghe, sempre sorridenti, Alice ed Ellen Kessler vivevano sempre insieme ed avevano avuto storie importanti con gli attori Enrico Maria Salerno e Umberto Orsini.

Celebre la loro partecipazione nel film I complessi con Alberto Sordi in cui interpretavano loro stesse, uno sketch irresistibile in cui comicità e fascino si legavano perfettamente.

Fonti non ufficiali ipotizzano un suicidio assistito congiunto per spiegare questa morte in contemporanea, l'unica certezza è che non volevano vivere l'una senza l'altra. 

mercoledì 12 novembre 2025

Lola Falana, da showgirl a suora

di FRANCESCO TRONCARELLI   

 
Quando l'altra sera Gerry Scotti ha pronunciato il suo nome per paragonarla a Samira Lui, la "valletta" che lo affianca nella conduzione de La Ruota della fortuna, molti telespettatori hanno avuto un sussulto. E subito quel sussulto si è trasferito sui social con la domanda, ma chi fine ha fatto Lola Falana?
 
Una domanda che è rimasta appesa nel vuoto perchè di lei è da tempo che si sono perse le tracce. Di solito i personaggi del mondo dello spettacolo che sono stati molto popolari, anche se stranieri, prima o poi riemergono dall'album dei ricordi per comparire come graditi ospiti in quache programma che sull'amarcord punta tutto (tipo i Migliori anni), mietendo così consenso sicuro in termine di share.
 
Ma lei invece è sparita. E allora la domanda sorge spontanea nuovamente: ma che fine ha fatto Lola Falana? La "Venere nera", come veniva chiamata, che teneva incollato il pubbico televisivo (soprattutto maschile) davanti la tv negli anni a cavallo tra i 60 e i 70, dove si trova, che fa, perchè non se ne parla più? 
 
E' sparita perchè ha abbandonato il dorato mondo dello starsystem per pregare in silenzio e tranquillo misticismo in un convento. Da showgirl a suora, dal nudo su Playboy alla preghiera raccolta su un inginocchiatoio. Così è se vi pare. Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro della storia per arrivare all'oggi.
 
Loletha Eline Falana nata a Camden nel New Jersey l'11 settembre del 1942 da padre cubano e da madre americana, ha vissuto la sua giovinezzza a Philadelphia dove ha studiato canto e ballo. Alta, bella e slanciata la ragazza è un talento naturale e non ci mette molto per farsi notare, tanto che vine scoperta dal braccio destro di Frank Sinatra, il grande Sammy Davis jr che la fece debuttare a Brodway nello spettacolo «Golden boy» che dal 1964 in poi ebbe un grandissimo successo. 
 
Quell'esordio eccellente nella città tempio dello spettacolo favorito da un pigmalione così illustre, fu un trampolino di lancio clamoroso che la lanciò come un personaggio applaudito ed apprezzato da tutti, attrazione principale degli spettacoli di Las Vegas e delle principali emitttenti televisive americane ad appena 24 anni, tanto che la sua fama arrivò ad alcuni talent scout italiani che la ingaggiarono e la fecero sbarcare nel nostro paese. E anche qui da noi fu subito boom. 
 
La sua bravura e la sua sensualità come ballerina, legate al fascino dell'esotico che l'accompagnava, divennero ben presto le caratteristiche di un periodo nuovo delle trasmissioni d'intrattenimento nella nostra televisione. Era una regina del sabato sera, la vedette dell'appuntamento principale della programmazione televisiva di Mamma Rai e i media si occupavano di lei continuamente. 
 

Nel 1967 infattti Lola Falana faceva parte del cast del varietà Sabato sera, un contenitore cult, che aveva nella regia di Antonello Falqui e i testi di Maurizio Jurgens i principali artefici del successo.
Lola ballava in coppia con don Lurio (Testa e spalla, il famoso balletto) e cantava con Rocky Roberts, il re della hit parade con "Stasera mi butto" con cui ebbe un flirt e girò alcuni Musicarelli, accompagnata dalle musiche di Bruno Canfora mentre la trasmissione veniva magistralmente condotta da Mina in accoppiata con Lelio Luttazzi.
 
La Falana ballava con la leggerezza di una piuma e cantava «sono una donna dalla cima dei capelli al profumo della pelle» e faceva così sognare a colori in quel periodo in cui la tv era in bianco e nero. Insomma alla giovane «Venere nera» non mancava proprio nulla per evocare nell'immaginario collettivo italiano l'icona di femmina fatale. Venti milioni erano i telespettatori che ogni sabato erano là davanti al piccolo schermo e per molti di questi uomini Lola Falana era sicuramente la donna del desiderio. 


 La carriera di Lola va avanti e prosegue così come la sua vita, proiettata sempre di più verso il successo personale e la notorietà. Torna negli Stati Uniti nel 1970 per girare un film con la regia di William Wyler dal titolo «Il silenzio si paga con la vita» che la proietta verso il Golden Globe. 
 
Posa senza veli per un servizio fotografico su Playboy e si sposa con Feliciano Tavares musicista leader dell'omonimo gruppo Tavares che in quel periodo era sulla cresta dell'onda, tutti momenti di un'esistenza sotto i riflettori e sulle pagine delle riviste di gosip.
 
La vita insomma scorre rapida e felice per la "Venere nera» che vive e lavora dividendosi tra gli Stati Uniti e l'Italia dove è ancora protagonsita dei sabati televisivi a fianco di un irresistibie Gino Bramieri in Hai visto mai


Poi, la "botta" che stravolge tutto. Sul finire degli anni 80 a Lola è diagnosticata la sclerosi multipla. Un dramma che cambia la Falana anche dentro. La showgirl si avvicina alla preghiera e decide di andare a Medjugorie, dove racconta che un giorno ha sentito la presenza di Dio accanto a sè: «sentii succedere qualche cosa alla base della testa, una calda sensazione spostarsi lungo il braccio lentamente. Da quel momento migliorai sempre di più ed oggi sono perfettamente guarita». 
 
Dopo quel viaggio miracoloso Lola Falana ha intrapreso una strada di devozione e di fede. A chi le ha chiesto notizie riguardo la sua vita passata, la Falana ha risposto «prima pensavo al mio futuro, e alla mia vita come artista, ora penso alla mia vita come serva di Dio". 
 
Così Lola Falana vive oggi in un monastero di clausura alle porte di Las Vegas da suora laica, in simbiosi con le carmelitane che vivono là dentro, raccontando a chi incontra e che non ha avuto, come lei il dono della fede, di guardarla perché dice se «sono perfettamente guarita è perché non ho mai dubitato di Dio». 


Con gli occhioni sgranati da gazzella e un cerchietto nero che ferma i capelli, in un abito bianco molto accollato su cui brilla un crocefisso d' oro, Lola Falana a 83 anni compiuti, ha ancora il suo fascino. Ma è un'altra. 
 
Adesso vive per seguire Dio, conduce una vita assolutamente casta e ha fatto voto di non comparire mai più in un night club, in un casinò o in altri luoghi in cui non si santifica il Signore. C'era una volta la Venere nera, ora c'è solo sorella Lola, la donna che visse due volte, passata da un giorno all'altro dalle stelle di Broadway alla luce del Signore. E che la pace sia con lei, amen.


domenica 9 novembre 2025

Lazio, buio a San Siro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Era una partita difficile, si sapeva, troppo forte l'Inter, tanta qualità in campo ma la Lazio seppur sconfitta è uscita a testa alta dallo scontro per aver comunque dato tutto nel finale giocato in crescendo. Certo partire subito in salita non ha aiutato, nè quel pressing feroce dei nerazzurri che hanno tenuto a lungo il boccino in mano. Le sostituzioni però hanno dato quella scossa per sperare in una rimonta. Un sogno proibito però perchè alla fine della fiera resta il buio a San Siro. Copertina all'Arciere, testomonial per eccellenza della partita dei nostri. L'hanno preso a calci e buttato giù come un birillo ma ha saputo rialzarsi per combattere.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria a 38 anni suonati è entrato e ha dato la sveglia. Ce ne fossero di pensionati come lui avremmo risolto i problemi dell'INPS. 

6+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Galeotta la traversa e chi l'ha montata. Mannaggia la pupazza.

6 a Lazzari alzati e cammina - Nel primo tempo giocato a senso unico da parte dei milanesi, è stato l'unico a involarsi sulla fascia per combinare qualcosa di buono. Ma da involarsi a involtino è stato un attimo. 

6 a Dio vede e Provedel - In media Carrizo, tre tiri, due gol e una parata. 

6 a Guendo è bello esse laziali - s'è svejato! 

6 a Pighin-Sanguin-Noslin e Miei cari amici Vecino e lontani - Buttati nella mischia hanno fatto ammuina, come i soldati dell'esercito di Franceschiello. 

6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Il suo l'ha fatto seppure incerottato. È qualcun altro che non lo ha fatto.

5 e mezzo a Basic Instinct - Dai sette re di Roma alle sette partite del chierichetto. Che non è proprio la stessa cosa ma dà l'idea del passaggio dalle stelle alle stalle del nostro eroe. Finirà all'ippodromo di Capannelle? 

5 e mezzo a Somarusic - Chi l'ha visto? Speciale mercoledì prossimo nella trasmissione della Sciarellli sulla sparizione del calciatore biancoceleste. Collegamenti da Formello e dalla trattoria Rubagalline dove è solito mangiare coi compagni di merende dello spogliatoio.  

5 e mezzo a Massimo Di Cataldi - Sì vabbè è un grande maratoneta che corre su e giù per il campo, ma è anche vero che non ha retto il confronto col suo dirimpettaio e soprattutto non è riuscito a far ripartire la squadra. Insomma il compitino contro le squadre attrezzate non funziona. 

5 a Lisasken dagli occhi blu - Si è fatto uccellare cone un pivello da Bastoni che se lo è rigirato come un pedalino favorendo così il vantaggio nerazzurro. Insomma ha dimostrato i suoi limiti. Come Gianni Ippoliti a Tale e quale.

4 a Dio perdona pure Dia - È come quel politico che si ritrovò una casa comprata e intestata a sua insaputa. Così lui, è stato convocato per la partita a sua insaputa. Perchè lui non ci voleva venire, voleva stare al baretto sotto casa a giocare a flipper, perchè a pallone nisba. È l'uomo in meno di questa squadra che arranca tra mille difficoltà, che grazie a lui, si fa per dire, gioca in dieci contro undici. Una cosa incredibile e mai vista. Neanche in un film di Fellini che pure con la fantasia galoppava. Qui siamo al cinema bulgaro in bianco e nero degli anni 60 coi sottotitoli in rumeno. Una cagata pazzesca. Sipario. 

lunedì 3 novembre 2025

La Lazio torna a vincere. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Finalmente la Lazio ha vinto. Faticando, certo, ma ha vinto. Una vittoria contro il Cagliari che comunque ci sta tutta e fa morale. Due reti che evidenziano la superiorità dei Sarri boys nei confronti dei cagliaritani e fa sperare in un futuro prossimo venturo migliore. Copertina d'obbligo all'Achille Lauro biancoceleste che nel momento più difficile del match, quando Gianni Minà e compagni avevano il boccino fra i piedi, ha siglato di forza un gran gol. Avanti Lazio avanti laziali!

7 e mezzo Benigno Zaccagnini - I calci e le spinte che prende non si contano più. Gioca più per terra che in piedi. Ma quando sta in piedi si scatena. E il bel gol che ha segnato lo conferma. Daje! 

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come la tassa sulla mondezza.

 6 e mezzo a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Un mastino. Della serie ti spiezzo in due, sventurato chi je capita sotto.

6+ a Lazzari alzati e cammina - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto, è finito involtino.

6+ a Maru (sic) - Perde il So e si guadagna il sic per il bel tiro a giro che poteva bucare la rete rossoblu ma che viene parato. Sic, appunto.

6 a Massimo Di Cataldi - Tema, come avete passato le vacanze. Ecco sul compitino è uno scolaro modello, il problema è che è una vita che sta alle Elementari e non passa mai alle Superiori.

6 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Normale amministrazione. Avete presente Panariello a Tale e quale? Battute saporite, ma niente di più, come un Ezio Greggio qualsiasi.

6 a Guendo è bello esse laziali - soprattutto quando se vince con l'assist suo. Dopo aver vagato a buffo.

6 a Prostamol - Piccole (si fa per dire, è un gigante) aquile crescono. E crescono bene. 

6 a miei cari amici Vecino e lontani - E pensare che scalpitava tanto per giocare. Poi una volta in campo chi l'ha visto? Rivolgersi a Federica Sciarelli per una puntata speciale.

6- a Basic Instinct - Già finito l'effetto sorpresa? Sperem de no, avrebbe detto il paron Rocco. Certo è che quel rigore in movimento che ha calciato alle stelle grida vendetta.

5- - a Dio perdona pure Dia - È come sparare sulla Croce rossa, lo sappiamo ma la triste realtà di questa stagione così deludente è opera anche sua. Anche, perché ci sono altri colpevoli, ovvio. Lui però è particolare perchè è deleterio. È come il fantasma dell'opera, c'è ma non si vede e non si vede se c'è. Sipario.

giovedì 30 ottobre 2025

È una Lazio spuntata. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Dio vede e Provedel - La Lazio pareggia a Pisa una partita che sin dai primi minuti sotto una pioggia battente, è sembrata difficile da giocare. E non solo per il terreno ma per i continui assalti degli uomini di Gilardino che spesso e volentieri hanno tenuto le redini del gioco. Rispetto alla bella galoppata con la Juve insomma c'è stato un passo indietro, per cui anche un punto va accettato serenamente sperando che prima o poi gli infortunati tornino in campo. Copertina d'obbligo al portierone biondo che fa impazzire il mondo che ha messo un paio di pezze per salvare il risultato.

6+a Basic Instinct (ho il copyright sul nickname, vedi collezione Pagelliadi) - La quinta di Beethoven è passata alla storia, la quinta (consecutiva) del chierichetto purtroppo no. E a malincuore lo sottolineiamo perché le uniche reali occasioni del primo tempo sono venute dai suoi piedi. Peccato. Alla prossima.

6+ a Massimo Di Cataldi - Ha retto da solo l'urto nerazzurro. E ha fatto diventare Cuadrado tondo. È mancato nell'ultimo passaggio. 

6+ a Viale dei Romagnoli,13 Ostia - Come la tassa della mondezza. Una certezza.

6+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Autoritario come un Vannacci qualsiasi. L'ha tradito la carciofata a Ladispoli che gli ha procurato il mal de panza. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: enterorgermina, e passa tutto. 

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Ha solo scajato. Lo hanno fatto nero, come Beppe Convertini a Ballando con le stelle.

6 a Maru (sic) - Non ha combinato casini. E questo è molto positivo. 

6- a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Mammucari a Domenica in.

6- a Guendo è bello esse laziali - soprattutto quando il francese gioca e non va a spasso per il campo. 

6- a Postramol e Pighin-Sanguin-Noslin - Buttati nella mischia per fare numero. 

6- a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè dovrebbe entrare nel finale, alla Altafini, ma la mancanza di giocatori provoca questo spreco. Mah.

5 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Il gol che si è pappato grida vendetta. Ma non era previsto il vitto insieme all'alloggio a Formello? 

5 a Patrizia Pellegrini - Non il solito combattente, ma un pasticcione. Praticamente un altro rispetto al solito. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando si tinge i capelli sembra la sora Lella.

5- - a Dio perdona pure Dia - È più forte di lui. Non ce la fa proprio a stoppare una palla, girarsi tirare in porta, per chi gioca al calcio è come ripetere le tabelline, ma lui è rimasto alle stanghette dell'asilo. Ha giocato, si fa per dire, più a terra che in piedi. Come lo toccano lo stendono. È sicuramente l'uomo in meno di questa squadra. E questa squadra potrebbe farne a meno. Sipario.

domenica 26 ottobre 2025

È una Lazio Basic e pure grande. Le Pagelliadi.

 di FRANCESCO TRONCARELLI 


8+ a Basic Instinct - Una grande Lazio, combattiva e al tempo stesso attenta e vigile in difesa, ha battuto con merito la Juventus. Una vittoria fondamentale per la classifica e soprattutto perchè dà morale. Ottenuta da un gruppo forgiato dal Comandante e rivelatosi più forte degli infortuni. Ne è la riprova il matchwinner che tenuto in naftalina per un anno si è fatto trovare pronto e pure goleador. Grazie Toma, grazie ragazzi, avanti laziali! 

7 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Ficcante, dribblomane, ineusaribile. Bravo.

7 e mezzo a Dio vede e Provedel - E dicevano che combinava cappellate come un Carrizo qualsiasi. Mah...

7+ a Viale dei Romagnoli Ostia e Gila il mondo gila - Attenti a quei due. Dio li fa e poi li accoppia. E loro li accoppano. Daje!

6 e mezzo a miei cari amici Vecino e lontani - L'esperienza in campo. Avete presente Gerry Scotti a La Ruota della fortuna che straccia tutte le sere Stefano De Martinoc oi suoi pacchi? 

6+ a Somarusica - seconda partita senza combinare guai. Avanti così e sarà tolto il So al nome.

6+ a Benigno Zaccagnini - È come il caffè di Nino Manfredi, più lo mandi giù più si tira su. Eroico.

6+ a Guendo è bello esse laziali -  soprattutto quando se vince!

6 a Patrizia Pellegrini - Bentornato, ci farà comodo. Come Nicola Savino giurato a Tale e quale.

6 a Massimo Di Cataldi - La solita minestrina. Pure sciapa. Quando passerà agli spaghetti con le vongole sarà troppo tardi perchè il granchio blu se le sarà magnate tutte.

6 a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito col freno a mano tirato. 

5- - a Dio perdona pure Dia - È l'anello debole della squadra. L'uomo in meno. Non pressa, non attacca, non difende, non punge, non piange, non spinge, praticamente non c'è. C'è ma non si vede, non si vede se c'è, non si vede a prescindere. E tocca tenesselo fino alla fine del campionato. Sipario.



domenica 19 ottobre 2025

Lazio, il pari è d'oro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8+ a Dio vede e Provedel - Una Lazio incerottata e alla ricerca del gioco perduto, è uscita indenne dallo stadio di Bergamo dopo aver, per una manciata di minuti in avvio di match, dettato tempi e ritmi, blandi, dello scontro. Poi si è avvitata su se stessa, incapace di qualsiasi reazione o idea utile per riprendere le redini del gioco, ed è stato assedio dei nerazzurri. E qui il portierone biondo che fa impazzire il mondo si è rimboccato le maniche. E il pareggio è andato. Ma quanta fatica, quanta desolazione nel vedere quello che accadeva in campo. Infortuni a parte, sarà una stagione tutta in salita.

7 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Gila il mondo gila - Dio li fa e poi li accoppia, due mastini, picchiatori quanto basta e vigili poco urbani all'occorrenza. Daje.

6+ a Somarusic - Bravo. E si sa quanto ci costa dirlo.

6 a Benigno Zaccagni - Lo hanno steso a ripetizione (prenderà l'Oscar per i falli subiti) ma quando è riuscito a stare in piedi qualcosina l'ha fatta. Ma poca roba, come Ezio Miccio da Zia Mara. 

6 a Basic Instinct - È partito in quarta è finito in folle. Come Paolo Belli a Ballando.

6 a Massimo Di Cataldi - È rimasto alle tabelline, ma il compitino non basta più. Quando passerà alle frazioni, alle radici quadrate sarà sempre troppo tardi. Ma ci passerà? 

5 a Guendo è bello esse laziali - ma non co ste partite!

5- a senti che musica coi Tavares - La freccia biancazzurra non parte più. È fermo sul binario morto.

5- a Dio perdona pure Dia - Non ha fatto un tiro in porta. Non ha fatto un dribbling. Non ha fatto na mazza. 

5-  Lisasken dagli occhi blu - C'era una volta l'Achille Lauro biancoceleste ficcante, ficcanaso, fico. Poi la maledizione di Formello quella che ha trasformato giocatori in malati cronici tra infortuni e lesioni varie, si è abbattuta su di lui tenendolo lontano dai campi di gioco. E al rientro forzato per subentrare all'ennesimo infortunato (Rosanna Cancellieri) si è visto che non è all'altezza. Cioè è un altro. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando si tinge i capelli sembra la sora Lella. Sipario.

mercoledì 15 ottobre 2025

Dolso, il piede sinistro di Dio

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Era l'idolo dei tifosi laziali degli anni 60, gran dribblatore, estroso e col piede fatato, amava la musica e la dolce vita. Se ne andava dieci anni fa per una male incurabile  

 
Calzettoni rigorosamente arrotolati come tutti i funamboli del calcio, ciuffo a banana, aria sorniona e andatura da bandolero stanco, lo chiamavano “il piede sinistro di Dio”, perché da mancino naturale, con quel piede dava del tu al pallone.

Arrigo Dolso era proprio forte insomma, un numero 10 da applausi a scena aperta e curva in visibilio che però nella carriera ha raccolto poco rispetto a quanto valeva. “Lavore hombre” gli urlava Juan Carlos Lorenzo mentre il “Gigi Meroni biancoceleste” si allenava a Tor di Quinto, per stimolarlo a dare il massimo. Lui, si girava, guardava il mister e gli faceva l’occhietto.

Dolso Arrigo da San Daniele del Fiuli, centrocampista amato dalla gente laziale per i suoi numeri, era figlio di una coppia di operai e degli stenti del dopoguerra, perciò amava godersi la vita senza rimpianti. Uscire la sera e andare a via Veneto o al Piper  per dare un’occhiata a quel  mondo di nottambuli in fermento era come un tunnel a un avversario, un dribbling riuscito, un passo doppio in corsa, le sue specialità. Come le zingarate notturne appunto.

In campo poi annullava la stanchezza cronica con i suoi gesti tecnici che magari non erano proficui al gioco in sé, ma erano comunque un bel vedere. Tanti tocchi insomma, molti lanci, ma pochi gol. Ecco perché quando nel giorno del suo compleanno segnò di testa al derby, l’Olimpico esplose di gioia e all’indomani i bar di Trastevere furono tappezzati con il suo poster che era allegato al mitico “Momento Sera”.

Lo slogan impresso su uno striscione ripreso paro paro dalla pubblicità di una nota marca di prodotti alimentari, la diceva lunga sull’affetto che nonostante tutto i tifosi gli volevano: “Con Arrigo me la sbrigo”.  Poi c'era il coro "Dolso sei mejo de Corso" il mancino dell'inter.

Miglior giocatore della serie C, arrivò alla Lazio nel ‘66 grazie a Nello Governato per 95 milioni dall’Udinese e così iniziò la sua avventura nella prima squadra della Capitale tra alti e bassi. Una ottantina di presenze in tre stagioni, inframmezzate da un passaggio al Monza e un ritorno nella Lazio del 1970/71 che con Chinaglia e Wilson stava muovendo i primi passi verso un futuro entusiasmante.

Pizzaballa è a terra come la Roma, Dolso esulta per il gol 

Estroso, sorridente, giocoliere, Dolso era un artista a cui si voleva bene a prescindere. Anche se poi ti faceva addannare perchè la palla non la passava mai. Gli piacevano le camicie a fiori l’estate e quelle a coste di velluto l’inverno, i calzoni a campana e i basettoni. 

La musica era una mania come le donne (decine le lettere delle fan che arrivavano nella sede della società romana). Impazziva per Celentano e Patty Pravo, il ragazzo della via Gluck e la Bambola della musica leggera che conosceva a menadito. “Stanotte in che complesso hai suonato?” gli chiedeva Lorenzo l’allenatore che nonostante le bacchettate lo ha valorizzato più di tutti.

Finita l’epoca Lazio, il buon Arrigo ha viaggiato su e giù per l’Italia (Varese, Alessandria, Benevento, Trapani, Grosseto, Ravenna) continuando a dare calci al pallone sino ai 38 anni. 

Poi il buen retiro all’Elba, dove ha aprì un bar a Porteferraio, insegnando nello stesso tempo ai ragazzi dell’Audace i rudimenti della tecnica. E raccontando di calcio, dei grandi miti come Zoff e Riva con cui aveva fatto il militare o di Kroll cui aveva fatto un clamoroso tunnel.

Cei e Dolso con la Coppa dell'amicizia vinta battendo la Roma

Alla vigilia del compleanno (ne avrebbe fatti 69) Dolso, giocatore di un calcio a misura d’uomo e non di sponsor, fatto di passione e passioni fuori e dentro il campo, lasciò la vita che amava tanto e i suoi cari per un brutto male che se lo portò via senza tanti problemi e in poco tempo 

Sono passati dieci anni dalla sua morte, delle sue gesta è rimasto il ricordo nei commenti sui social e nell’etere romano, un ricordo malinconico di un eroe della generazione Panini, quella che elevava a protagonista anche chi non era il migliore di tutti e magari giocava una volta sì e due no. 

Come Arrigo Dolso, talentuoso e indolente poeta del calcio amato non solo dalle folle ma anche  da chi ama il gioco più bello del mondo.      
 





sabato 4 ottobre 2025

La Lazio riprende il Toro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Massimo Di Cataldi - Ci sono voluti 104 minuti per riprendere una partita nata male e che stava finendo peggio. La remuntada si era sgretolata per mancanza di lucidità dei biancocelesti, avvitati su loro stessi invece di amministrare il gioco. E il Toro giustamente riusciva a pareggiare. E addirittura a portarsi in vantaggio. All'Olimpico! Sembrava una disfatta e invece in pieno recupero la ripresa di un risultato beffardo che avrebbe pionbato la squadra nel caos.. Onore al merito del Metronomo biancoceleste che si è preso la responsabilità di tirare il rigore così netto quanto inspiegabilmente difficile da assegnare. Grazie Danilo!

8 a Rosanna Cancellieri - Due gol da antologia del calcio. Meravigliosi. Da applausi a scena aperta. Grandissimo.

7 e mezzo a Basic Instinct - Ordinato, preciso, pulitino, il finto prete ha scodellato un assist a luci rosse. Ora subito a confessarsi.

7 a Pighin-Sanguin-Noslin - Daje ragazzo, te sei superato. 

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - il lancione che ha fatto per il Matador del Toro, lo ripaga dell'impegno profuso e lo riabilita da qualche svarione. Come Nino Frassica che ormai ne spara a raffica tanto per.

6 a Castellano e Pipolo - Tanto sacrificio. Ha lavorato insomma per la squadra. Speriamo che prima o poi qualcuno lavori per lui. Male che va chiamassero qualche operaio dell'Enel, quelli di Stiamo lavorando per voi, hai visto mai.

6- a senti che musica coi Tavares - Sicuramente non è più la freccia biancazzurra che partiva senza aspettare il via del capostazione e arrivava in un attimo al capolinea. Sì è imborghesito. Da quando mette quella retina in testa resa celebre da Giancarlo Giannini in Mimì Metallurgico è tutto un altra cosa. Un altro film. Un altro treno.

 6- a Lisasken dagli occhi blu - senza le trecce lo stesso non sei tu. Amen.

5 e mezzo a Viale dei Romagnoli e Gila il mondo gila - È meno male che Sarri cura in modo maniacale la fase difensiva. Bruciati in occasione del pareggio. 

5 a Dio perdona e pure Dia - Mo se c'era un fuorigioco è un dettaglio, resta il fatto che solo davanti a Israel si è marcato da solo invece di tirare, mangiandosi un gol fatto. Uno scandalo al sole, come Carmen Di Pietro a Tale e quale.

5- - a Dio vede e Provedel - Tre tiri tre gol. In perfetta media Carrizo. Per I miracoli rivolgersi a San Gennaro.

5- - a Hysaj che i papaveri - Dice me faccio biondo così mischio le carte e sembro un altro. Ma de che, è sempre lui e anche se se faceva roscio sarebbe rimasto immobile come una statuina del Presepe davanti a Simeone che la stava a buttà dentro. Passano gli anni, cambiano i governi e gli allenatori ma lui non cambia mai. È il quarto mistero di Fatima, nessuno sa perchè giochi a calcio. Neanche lui. Sipario. 

mercoledì 1 ottobre 2025

C'era una volta il primo ottobre

di FRANCESCO TRONCARELLI 

Primo ottobre. Una volta era il giorno in cui si tornava a scuola. Elementari, medie e superiori iniziavano il primo ottobre, san Remigio (i Remigini li chiamavano). Alle elementari erano tutti coi grembiuli, nell'abbigliamento cioè che annullava le diseguaglianze sociali e faceva sentire i bambini tutti uguali. 

I quaderni erano quelli della Pigna di Fabriano, con immagini e paesaggi della regioni italiane in copertina e le tabelline alla fine dei fogli. La penna, la biro della Bic. I compiti a casa e anche i pensieri personali venivano scritti sul Diario Vitt.

Le lezioni si svolgevano in religioso silenzio, i più caciaroni al secondo richiamo finivano dietro la lavagna o fuori dalla classe nel corridoio. E non c'era nessuna madre che il giorno dopo andava a schiaffeggiare il maestro dopo aver parcheggiato il Suv in doppia fila fuori la scuola. 

Anzi, a casa i discoli prendevano il "resto" dai genitori. A metà mattina, sole, pioggia o vento o altra calamità in arrivo, c'era comunque la ricreazione e il bidello vendeva le pizzette rosse, alle elementari, alle medie e alle superiori.

Panelli, MIna e Walter Chiari alle prove di Canzonissima

In tv iniziava Canzonissima con Mina, Paolo Panelli e Walter Chiari, una vera e propria sfida fra i cantanti più in voga con i loro successi, che venivano votati dal pubblico con le cartoline acquistate in tabaccheria o dai "venditori di fortuna" per strada.

Era il programma più atteso dell'anno che avrebbe accompagnato i telespettatori sino alla serata finale del 6 gennaio, quella in cui al "fortunato possessore del biglietto vincente", sarebbero andati 150milioni di lire, un'enormità. 

Claudio Villa cantava "Granada", Morandi "C'era un ragazzo", Modugno e no i Negramaro, "Meraviglioso", tre capolavori nei rispettivi generi, a ciascuno il suo. 

Non c'erano playstation nè i cellulari (erano i furgoni della polizia per le retate dei capelloni e delle "signorine" che attendevano i clienti a Tor di Quinto) ma si viveva bene lo stesso. 

Tutti avevano un telefono in casa, fisso, qualcuno il Duplex perchè non c'erano abbastanza linee ma anche per pagare di meno il canone visto che nello stesso palazzo un'altra famiglia condivideva la linea e te la bloccava con le sue chiamate.

il telefono a gettone col pulsante

Nessuno aveva la necessità spasmodica di telefonare, le chiamate si svolgevano di solito dopo pranzo, a metà pomeriggio e la sera mai oltre le 21.

Se avevi bisogno di dire qualcosa di urgente trovandoti in giro, c'erano i telefoni a gettone nei bar, poi arrivarono le cabine con un apparecchio che "incassava" più gettoni per le interurbane.

Il telefono a gettone permetteva comunque di ascoltare chi rispondeva dall'altra parte anche se non si spingeva il tastino per fare scendere quella particolare "moneta" di color bronzo del valore di 50 lire.

Se capovolgevi la cornetta e parlavi da dove si ascolta, dall'altra parte sentivano. Si risparmiava il gettone ma la figuraccia era tanta perché per farti sentire dovevi urlare, e ovviamente c'era chi nel bar commentava "a poveraccio!".

le partitelle per strada

I ragazzini giocavano per strada a pallone e i maglioni arrotolati e le cartelle facevano da pali per le porte. Poi arrivarono le cinghie elastiche per portare e avvolgere i libri e il pacco così "confezionato" divenne l'ideale per delimitare le porte.

A quattordici anni si sognava la Vespa, che portavi senza casco e coi capelli al vento e senza targa, opportunità che ti faceva parcheggiare ovunque e saltare il rosso del semaforo e a diciotto si sognava la 500, la più utile e simpatica delle Fiat. 

Aveva il tettino che si apriva l'estate e che dava quel senso da mini cabriolet per tutte le tasche e riusciva a ospitare, incredibile ma vero, sino a cinque passeggeri.

tifosi laziali in festa con le 500 imbandierate

Uno davanti al fianco del guidatore e tre di dietro nello spazio angusto soprattutto per la testa. I più abili riuscivano a piazzarne quattro dietro in un miracolo di equilibri da ressa di autobus.

Tutti sapevano fare la "doppietta" col piede destro, ossia quel movimento della scarpa sui pedali della frizione e dell'acceleratore per scalare la marcia al volo passando per il folle senza "grattare".

I maschi al momento dell'acquisto della 500 chiedevano i sedili reclinabili per trasformarli in giaciglio. E ci si entrava in questa maniera anche per lungo.

In tutti i quartieri c'erano le bische, locali fumosi ritrovo di perditempo e malandrini che si sfidavano per soldi a biliardo. Più familiari invece le atmosfere nei bar sotto casa dove si giocava a flipper.

il jukebox

C'erano anche i jukebok, con 100 lire selezionavi tre dischi in attesa delle feste in casa il sabato pomeriggio per ballare con la ragazzina a cui si faceva il filo.

Alle feste ognuno portava i suoi 45 giri, il padrone di casa metteva a disposizione il salone a "luci accese" per il controllo dei grandi e le ragazze i panini e le bibite. 

Un classico di queste riunioni danzanti, il gioco della scopa (chi la riceveva doveva lasciare la dama al nuovo cavaliere) e quello della bottiglia (tutti in circolo, la bottiglia in terra al centro fatta girare, con bacio a chi veniva indicato dalla punta della bottiglia quando si fermava).

Ma tutti in realtà aspettavano che i genitori si stancassero di osservare l'andamento del tutto per trasferisi in cucina, era il momento tanto atteso per spegnere le luci e ballare i lenti. Il cosidetto "ballo dal mattone".

il gioco della bottiglia

Le partite si seguivano alla radio con "Tutto il calcio minuto per minuto" guidato da "Roberto Bortoluzzi dallo studio centrale". Era normale incontrare per strada persone che camminavano con i transistor attaccati alle orecchie per seguire la trasmissione.

Enrico Ameri raccontava gli incontri entrando nel dettaglio ed era collegato dal campo principale, in pratica la partita più importante della domenica, Sandro Ciotti invece con la sua inconfondibile voce roca e bassa, lo incalzava coi suoi voli pindarici e immaginifici interrompendolo con l'andamento dell'altro incontro di cartello.

Per vedere le immagini dei match, si dovevano attendere le 19, quando sul Secondo canale Rai, veniva mandato in onda un tempo della partita più importante della domenica con la cronaca registrata in diretta di Nando Martellini . 

Le sintesi di tutte le altre arrivavano dopo le 22 con la "Domenica sportiva", condotta da Milano da giornalisti del calibro di Enzo Tortora, Guido Oddo e Alfredo Pigna. Come dire, classe e competenza.

Sandro Ciotti ed Enrico Ameri

Gigi Riva, "rombo di tuono" era il più forte, Dino Zoff era già il numero uno, Giacinto Facchetti e Tarcisio Burgnich erano insuperabili, Sandro Mazzola, il "baffo" e l'abatino Gianni Rivera, si alternavano con la staffetta, Giacomo Losi era il "core de Roma".

Alla Lazio erano sbarcati due giovani sconosciuti e di belle speranze  che "saranno famosi": Giorgio Chinaglia e Pino Wilson. Li aveva pescati dalla serie C Juan Carlos Lorenzo, il mago argentino che duellava dialetticamente nei deby con Herrera. 

Era un altro calcio, un altro mondo, un'altra Italia. La vita era forse in bianco e nero ma tutti sognavano a colori. C'era una volta il primo ottobre...

Maestrelli e i suoi ragazzi alla Domenica Sportiva con Alfredo Pigna


lunedì 29 settembre 2025

Lazio, Genova è per noi. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Rosanna Cancellieri - A volte l'emergenza non è deleteria nè è sinonimo di sventura in arrivo. La netta vittoria a Marassi contro i rossoblu ne è la conferma. Formazione rivoluzionata, modulo cambiato, squadra all'attacco (alla Baroni) e palla in rete. Tre volte. Genova è per noi la partita della svolta, della vittoria ritrovata e del morale alle stelle. Sintomatico che ad aprire le danze sia stato il più criticato della rosa, il calciatore che sino ad ora aveva deluso. Una bella sorpresa, e la conferma al tempo stesso di quello che Gerry Scotti dice nel suo programma che sta stracciando i Pacchi di De Martino: la ruota della fortuna prima o poi gira!

8 a Castellano e Pipolo - Bravo nel palleggio, bravo nei passaggi, bravo nel buttarla dentro. 

7 e mezzo a Dio vede e Provedel - Tre parate sul finale del primo tempo letteralmente decisive. Grandissimo, è tornato in auge. Come Barbara D'Urso a Ballando con le stelle.

7+ a Benigno Zaccagnini - L'arciere ha scagliato la sua freccia e ha fatto centro. Finalmente. E ho detto tutto.

6 e mezzo a Patrizia Pellegrini - Sicuramente non ha i piedi educati, sembra che ci mangi a tavola, ma la grinta, la voglia di provarci ed esserci  che dimostra superano qualsiasi galateo. Daje. 

6 e mezzo a Massimo Di Cataldi - 250 partite con l'Aquila sul petto. Non è il momento quindi di fare polemiche. Solo applausi.

6 e mezzo a Viale dei Romagnoli,13 Ostia - Galeotto fu il braccio che stava per cambiare le carte in tavola. Ma era un abbaglio dell'arbitro, manco avesse avuto un faro in faccia. Comunque bravo, un mastino.

6+ a Basic Instinct - Da Formello con furore. Vabè, furore è una parola grossa per un finto prete come lui, ma per essere uno che non giocava dai tempi di Piola, troppo ha trottato. Tornerà ancora utile? Chissà chi lo sa avrebbe risposto Febo Conti della Tv dei ragazzi di una volta. Ai posteri.

6 a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana. Cantagiro 1965) - Spazza via, bastona se ce n'è il bisogno, ma spesso la sua irruenza crea casini. Come Cirilli da Carlo Conti. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: flebo di camomilla per smorzare i bollenti spiriti.

6 a Dio perdona pure Dia -Ancora tu? ma non dovevamo vederci più dopo quell'errore clamoroso nel derby? Doveva essere esiliato a Scurcola marsicana, lo ritroviamo abile e arruolato per l'emergenza. Ha fatto numero.

6 a Somarusic - Nun ce se crede: una volta che aveva ingranato la terza per l'allungo al Taty, si è fatto male e pure da solo. L'emozione insomma gli ha tirato un brutto scherzo. Anche i veterani possono avere il momento no per colpa propria. Chiedere a Mammucari conferma dopo le toppate a Domenica in

5 a Hysaj che i papaveri - È il quarto mistero di Fatima, nessuno sa perchè giochi a pallone, neanche lui. Gli anni passano, non riescono a toglierselo di torno, e ce lo ritroviamo spesso e volentieri fra le palle che vanno e vengono dalle parti occupate da lui. Dateci tregua. Levatelo dai piedi. Ce so riusciti con Loretta Goggi a Tale e quale non c'è se po riuscì a Formello? Chapeau. Sipario.




 

mercoledì 24 settembre 2025

Addio Claudia Cardinale

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Quella bellezza mediterranea che ti conquistava, quel fascino irresistibile che la distingueva dalle altre, quello sguardo che ti entrava dentro e che dava alle sue interpretazioni una intensità particolare, se n'è andata Claudia Cardinale, una delle ultime grandi attrici dello Star system internazionale, conosciuta e applaudita ovunque, una stella che brillava di luce propria e illuminava lo schermo.

Ad annunciare la sua scomparsa a Nemours, vicino a Parigi, dove viveva, circondata dall'affetto dei figli, il suo agente, aveva 87 anni ed era malata da tempo. 

Durante la sua lunga carriera, iniziata a metà degli anni Cinquanta, ha recitato in una vasta gamma di generi cinematografici. Dalla commedia all'italiana agli Spaghetti western, dai film drammatici a quelli storici sino a quelli di stampo hollywoodiano, lavorando anche nella musica, in teatro e in televisione. Ha partecipato a più di 150 film, alcuni dei quali considerati delle pietre miliari del cinema d'autore.

Nata a Tunisi il 15 aprile 1938 da una famiglia di origini siciiane, è stata una delle attrici più celebri del cinema italiano e una delle ultime dive del secondo Novecento. Ha vinto tre David di Donatello e tre Nastri d'argento, oltre al Leone d'oro alla carriera conferitole alla Mostra del cinema di Venezia nel 1993 e il David, anch'esso alla carriera, del 1997.  

Tra i suoi film più celebri, accanto al protagonista Marcello Mastroianni, “Il bell'Antonio” di Mauro Bolognini e "8½" di Federico Fellini, "La ragazza con la valigia " di Zurlini, "I soliti ignoti" di Mario Monicelli, “La ragazza di Bube”di Luigi Comencini, "Vaghe stelle dell'Orsa" di Visconti, "C'era una vota il west" di Srguio Leone,“La pelle ” di Liliana Cavani. 

Ancora "Bello onesto emigrato Australia" di di Luigi Zampa con Alberto Sordi, "Nell'anno del Signore" di Luigi Magni, "Il giorno della civetta" di Damiano Damiani. E' stata anche Paolina Bonaparte in “Austerlitz”, e Claretta Petacci in “Claretta” di Pasquale Squitieri, il regista napoletano al quale è stata a lungo legata.. 

Al di fuori dei confini nazionali, ha  dato volto e anima a ruoli intensi sotto la direzione di maestri come Abel Gance, Blake Edwards, Werner Herzog e Manuel de Oliveira. Oltreoceano ha raggiunto un grande successo di pubblico ricevendo numerosi consensi da parte della critica, affiancando alcuni degli attori internazionali più acclamati, nomi come John Wayne, Sean Connery, William Holden, Henry Fonda, Eli Wallach, Orson Welles, Peter Finch, Anthony Quinn, Jack Palance, David Niven, Laurence Olivier.

Il 1963 fu un autentico spartiacque nella sua carriera e nella storia del cinema italiano. In un arco di tempo incredibilmente breve, l'attrice lavorò contemporaneamente con Luchino Visconti e Federico Fellini. Due maestri, ma anche due mondi opposti.

Nel "Gattopardo" di Visconti, tratto dal capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Cardinale vestì i panni di Angelica Sedara, ruolo che lei stessa definì "il più bel regalo della mia vita d'attrice". Con lei Alain Delon nel ruolo di Tancredi e il grande Burt Lancaster. Un set dove l'ordine regnava sovrano e anche le candele della sala della scena del valzer erano vere e accese ad ogni ripresa.


All'opposto, nel vortice creativo di "8½", Claudia fu trascinata da un Federico Fellini che amava il caos quanto Visconti amava l'ordine. Nell'apparente disordine però, tutto era sotto il controllo del regista riminese. Fellini fu il primo a volerla non doppiata, intuendo la forza unica della sua voce così particolare.

La notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo, rilancata dai media internazionali e dal popolo del web. E non poteva essere diversamente perchè Claudia Cardinale è stata un'attrice che ha lasciato il segno non solo come icona di una bellezza solare ma anche come artista che con le sue interpretazioni ha regalato emozioni a non finire al pubblico. 

Addio Angelica, ora lassù ritroverai il tuo Tancredi per un valzer celestiale...