domenica 6 aprile 2025

Lazio, ammucchia Gasperì. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Lisasken dagli occhi blu - La Lazio torna a vincere e lo fa con merito, giocando una grande partita su un campo difficile e contro una squadra ben attrezzata. La rivoluzione tattica applicata dal mister è risultata vincente, i giocatori messi in campo hanno dimostrato di sapersi muovere con intelligenza, pronti a sfruttare la minima occasione. Da antologia il gol della vittoria messo a segno dall'Achille Lauro biancoceleste che di sinistro ha gonfiato la rete nerazzurro. E' una vittoria che la rilancia nella corsa verso la Champions e ricompatta l'ambiente. Suor Paola è stata onorata come meritava.

7  e mezzo a Rovella per chi non si accontenta - Il Metronomo dal volto umano che spazza, lancia e guida i compagni alla riscossa. Daje.

7+ a che Dio ce la Mandas buona - Due paratone e quel lancio lungo lungo che ha dato il via all'azione del gol. La panchina gli ha fatto bene, non ha intaccato a sua autostima, ma era meglio vederlo in campo. Avoja.

6 e tre quarti a Dele ctrl canc alt - Un assist al bacio che annulla tutto il "no buono" che aveva fatto vedere. 

6 e mezzo a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Come le cartelle esattoriali della mondezza, una certezza.

6 e mezzo a Patrizia Pellegrini - Non glielo dite che è andato bene altrimenti si monta la testa e punta a Montecitorio. Come la influencer napoletana Rita De Crescenzo.

6 e mezzo a Bella Janez! (Sandokan, Rai 1 con Kabir Bedi) - Finalmente titolare, finalmente lo abbiamo visto. Da oggetto misterioso a mistero perché non giocasse.

6+ ad aspettando Gigot - un cerbero. E non ha neanche menato. Bravo.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia ma ha dato comunque il fritto. Magari con pochi calamari che danno il giusto gusto.

6 a Prostamol - Un voto di incoraggiamnto per un esordio che comunque ha portato bene.

6 a Pighin-Sanguin-Noslin - Tutto fa brodo. Pure con lui.

6- a Lazzari alzati e cammina - E  impara a fare i cross!

5 a Dio perdona pure Dia - L'ultimo tiro in porta che ha fatto risale al film "Per un pugno di dollari" in cui sparava all'entrata del saloon insieme a Clint Eastwood. Da allora le polveri sono bagnate, la pistola si è rotta e non tira neanche con la mazzafionda.

5 a senti che musica coi Tavares - È partito in quarta è finito in folle. Praticamente dopo l'ennesimo infortunio ha preso il posto "del malato d'oro" alla Paideia, titolo che già fu di Konko de mamma e di  Ederson Lake e Palmer. Evviva.

5- a c'ha una sola alternativa - lasciare il calcio e darsi all'ippica, come si diceva una volta. È l'uomo in meno per noi e quello in più per l'avversario di turno. Una costante. Che amarezza avrebbe detto il povero Antonello Fassari. Ma non c'è soluzione perché continua ad essere schierato. Quando lo capirà Ricky Tognazzi Baroni sarà sempre troppo tardi. Sipario.

Indimenticabile Fred

di FRANCESCO TRONCARELLI

Brillanti sparsi sulla pelle bionda, tu esci cone Venere da un'onda, ti butti sulla sabbia sei bella che fai quasi rabbia...

Quella voce calda e avvolgente che ti entrava dentro e che si sposava perfettamente con melodie che trascinavano nel vero senso della parola la gente sulla pista dei locali.

Fred Bongusto era uno chansonnier, un cantante confidenziale come si chiamavano una volta gli artisti che creavano atmosfere soft coi loro brani e con il loro modo di porgerli a chi li ascoltava. 

Era il re delle luci soffuse, delle rotonde sul mare, dei lenti stretti stretti, degli amori al chiaro di luna e dei baci sulla mattonella. Un cantore dell'amore e delle vicende sentimentali delle coppie del Bel paese.

Balliamo, è da tanto tempo che non lo facciamo, balliamo c'è la musica che piace pure a te, andiamo, questa sera sono in vena di follie, noi due, stretti stretti come tanto tempo fa...

Amava il mare Fred, amava Ischia, aveva una casa a Sant'Angelo e si esibiva al Negombo per vacanzieri estasiati delle sue canzoni, era amico di Peppino di Capri che proprio nell'isola verde aveva iniziato la sua formidabile carriera a O Rangio fellone. 

Peppino che con lui aveva lavorato dando vita a duetti celebri e momenti irripetibili di musica, è stato l'unico che quando se n'è andato lo ha ricordato pubblicamente trattenendo a fatica la commozione.

Si perchè come per molti artisti che negli anni Sessanta e Settanta erano al top del successo e che pur col cambiamento di mode e modi di cantare erano comunque rimasti orgogliosamente al loro posto davanti un microfono o un piano, Fred col passare del tempo era stato messo da parte.

Ricordo quella volta che lo chiamammo per una chiacchierata in radio e lui a microfoni spenti e a diretta terminata mi ringraziò. Lui a me. Incredibile. Non lo cercava più nessuno e quella richiesta lo aveva stupito. Incredibile veramente.

Oggi Fred Bongusto avrebbe compiuto 90 anni, ma non ci saranno trasmissioni del pomeriggio televisivo o servizi vari che lo ricorderanno, statene certi. La memoria da noi è corta e non ha rispetto per l'arte.

Saranno 90 anni di solitudine per l'ignoranza dei media che inseguono i morti di fama del momento e le canzoni usa e getta che ballerano una sola estate. 

Fred era molto di più, era un gigante dell'intrattenimento che partito dalla gavetta aveva poi conquistato i palcoscenici più importanti del mondo. Era Fred Bongusto l'artista che aveva cantato l'estate di una Italia che voleva sognare.

Con Ore d'amore, Spaghetti pollo insalatina e una tazzina di caffè a Malaga e sorseggiando tutto Doce doce, mentre il sole si nascondeva dietro il molo e la luna faceva una virgola sul cielo. Auguri Fred ovunque tu sia da chi ti ha applaudito e non ti dimentica. 

 

lunedì 31 marzo 2025

La Lazio non vince più. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 e mezzo a Somarusic - La Lazio non vince più. Anche quando sembrava fatta le solite amnesie difensive hanno favorito un pareggio che sembrerebbe stretto ma che in realtà fotografa il lungo momento no che la squadra di Ricky Tognazzi Baroni sta attraversando. Metteteci pure che i rincalzi non ci sono e il gioco è fatto. Per gli altri, come il Torino che ha cambiato tre uomini e in cinque minuti ha pareggiato. Copertina d'obbligo al terzinaccio montenegribo che con quel gran gol di destro aveva fatto credere che questa sarebbe stata la partita della svolta. Illusione.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Un assist al bacio da parte del meglio di Santa Fè e Trigoria che vale tutto. Perchè per il resto buio assoluto.

6 e mezzo a Lisaken dagli occhi blu - Di tutta la squadra è quello che da sempre il fritto, ma è solo. Come Carlo Conti che regge la baracca di Rai 1 da solo.

6+ a Rovella per chi non si accontenta - quando riuscirà anche a segnare un gol è sicuro che verrà  giù l'Olimpico. Per ora viene giù da solo.

6+ a Pighin-Sanguin-Noslin - È partito in quarta è finito in folle come la Lazio.

6 + a Guendo è bello esse laziali - Tanto lavoro sporco. Sarebbe opportuno che si sporcarsi di meno e spazzasse di più.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non scaglia più le sue recce. Dategli un fucile.

6 a Hysaj che i papaveri - Non gioca quasi mai ma quando lo buttano dentro non delude mai. Come Marco Liorni.

6 ad aspettando Gigot - Non ha neanche menato che è il suo forte. E propria finita.

6 a Dio vede e Provedel - In media Carrizo, due tiri, una parata e un gol.

6 a Viale dei Romagnoli 13, Ostia - Meglio come attaccante. E ho detto tutto.

6- a Patrizia Pellegrini - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Cattelan? 

5 e mezzo a Dele ctrl canc - Il suo apporto è stato come quello di Valerio Staffelli a Striscia la notizia in occasione del tapiro al Pupone, inutile. 

5 a Dio perdona pure Dia - Speravamo di essere smentiti, che con un guizzo da campione ci smentisse regalando una gioia alla gente laziale. Ma era una pura illusione, tipo credere che Valeria Marini sia una showgirl. L'ex Salernitana non ha strusciato una palla confermandosi l'uomo in meno di questa Lazio che spesso là davanti arranca. Sipario.

domenica 30 marzo 2025

Ecco Celentano!

 di FRANCESCO TRONCARELLI

C'è chi lo dava per scomparso, chi per malato, chi con in testa Teo Teocoli, lo faceva prigioniero della moglie e chi invece lo credeva avvitato nei suoi pensieri e manie. 

Tutti a pontificare e dare la propria versione sul Celentano che non si faceva vedere in giro alimentando voci incontrollate e fake news su quello che probabilmente era un semplice volersi godere la vecchiaia in santa pace.

Poi però, quando il mistero sulle sue condizioni psicofisiche si faceva sempre più fitto e ingarbugliato il colpo di scena, anzi i colpi di scena che azzerano tutto. Con tre mosse il Molleggiato ha dato scacco matto ai chiacchieroni del web e ai ficcanaso del gossip televisivo. 

La prima è stata l'incontro con Spike Lee a Milano, testimoniato da una foto volutamente "oscurata" diffusa dallo staff del regista americano in cui si vedono i due, meglio Spike di Adriano. Il regista newyorkese, tra i primi a valorizzare il genere rap nel cinema, ha contattato Celentano per includere 'Prisencolinensinainciusol', il brano che il Molleggiato pubblicò nel 1972 e da molti considerato il primo esempio di rap della storia, nella colonna sonora del suo nuovo film 'Highest 2 Lowest', in uscita in primavera e dato in arrivo in anteprima al festival di Cannes.

La seconda mossa è stata pubblicare sul suo profilo Instagram dal nome che è tutto un programma, L'inesistente, un audio in cui si ascolta un dialogo fra lui e la moglie Claudia Mori, un siparietto affettuoso e surreale sulla vecchiaia.

«Adriano, ma è vero che io e te invecchiamo?», domanda Claudia Mori al marito. «E sì, è vero… Ma solo io. Tu no, tu rimarrai sempre giovane», risponde lui. «Ah, menomale, che spavento!», esclama la moglie. 

La coppia più bella del mondo, che vive in una villa a Campesone di Galbiate (Lecco), l’anno scorso ha festeggiato i sessant’anni di matrimonio, sono, infatti, sposati dal 1964. Il post è stato apprezzato dai tanti fan del Molleggiato. Tra loro Mara Venier che ha commentato «Io vi amo» aggiungendo un cuore

il profilo Instagram

Terzo colpo assestato a sorpresa la foto che lo ritrae in macchina diventata in un attimo virale. Una foto chiara, nitida, no come quella con Lee, che fornisce un'immagine reale e veritiera sul Celentano attuale. 

L'immagine è nata da un selfie con il bergamasco Roberto Panza suo ammiratore di lunga data e artista che spesso e volentieri interpreta le sue canzoni, è stata "tagliata" sul Molleggiato per mostrarlo al meglio e si è subito diffusa sui social.

E non poteva essere altrimenti perché l'interprete di Azzurro appare così come è, senza filtri e ritocchi, alla bella età di 87 anni, sicuramente invecchiato ma sempre in forma, alla guida della sua auto e con indosso la classica maglietta con l'ampia scollatura nonostante il clima più invernale che primaverile.

il selfie

"Il tempo se ne va" cantava riferendosi alla fanciullezza della figlia Rosita che si avviava alla adolescenza, ora questa canzone si potrebbe intonare a lui che da ragazzo della via Gluck è passato a nonno della mitica strada milanese.

Ma un nonno moderno e sempre in gamba, che ama il rock e stupire. Anziano, con le rughe che inevitabilmente solcano il uo viso come denuncia l'anagrafe ma sempre giovane dentro e mentalmente con le sue battaglie ecologiche e le riflessioni taglienti e veritiere sull'attualità. 

"Passano gli anni" come cantava una volta "e quel ragazzo ne ha fatta di strada", ma nonostante questo rimane il Molleggiato amato da tutti, rimane Adriano Celentano, un artista senza tempo.

martedì 25 marzo 2025

Auguri Mina, sei grande grande grande

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Unica. Come si può definire la più grande cantante italiana di sempre se non unica? Mina è unica perché è Mina, la più brava, la più carismatica, la più popolare di tutte anche se sono anni che non si vede più in giro. Unica per la voce strepitosa che ha, capace di far suonare le parole e far parlare le note, una voce inconfondibile per timbro ed estensione che dal fa basso arriva sino al do sovracuto del pentagramma, che è quello del soprano.

Unica per la capacità di dominare la scena senza bisogno di tanti fronzoli o scenografie galattiche e per il coraggio di essersi ritirata dalla ribalta nel pieno del successo (l’ultima esibizione alla “Bussola” di Viareggio nel ’78) rinunciando ad una carriera internazionale e ad una marea di soldi.

Unica per i brani che ha cantato e che sono entrati nella storia della nostra musica. E anche oggi che compie 85 anni, rimane unica per la sua decisione di vivere questa ricorrenza coi suoi affetti più cari, nel buon retiro di Lugano, senza concessioni di sorta al circo mediatico che si mobilita per questi eventi.

Del resto lei ha già dato al gossip con le migliaia di servizi e copertine dei periodici specializzati (solo “Sorrisi e Canzoni” gliene ha dedicate 91) e non che hanno accompagnato ogni suo passo dagli esordi e scandagliato la sua vita privata (dalla storia con Corrado Pani, attore sposato, che le costò l’ostracismo Rai alle foto rubate durante lo shopping con l’attuale marito il chirurgo Quaini), vivendo così sulla sua pelle il lato negativo del divismo.


Ma Mina ha sempre avuto le spalle larghe ed è riuscita negli anni ad imporsi e farsi apprezzare per le sue qualità, continuando a vivere sotto i riflettori la sua vita senza falsi moralismi come donna, artista ma anche madre premurosa. Una condizione particolare a cui si è aggiunto il ruolo di manager di sé stessa che si è ritagliata nel tempo con l’ausilio del figlio Massimiliano e che la vede impegnata nell’ascoltare gli oltre 3mila provini di autori che riceve ogni anno per trovare il pezzo giusto da incidere.

Da urlatrice con Celentano, Joe Sentieri e Tony Dallara a signora della canzone in solitaria. Una carriera straordinaria che l’ha vista protagonista assoluta dei sabato sera della Tv (Studio Uno, Canzonissima, Senza rete, Teatro 10, Milleluci) con duetti e sketch coi nomi più importanti dello spettacolo come quello entrato nella storia con Lucio Battisti e a lungo dominatrice della Hit parade.

Un’icona della femminilità con quel suo look tipico nel trucco e nell’abbigliamento (la prima ad esibirsi negli spettacoli televisivi in miniabiti), che dava ulteriore risalto ad un fisico statuario che faceva sognare a colori anche se la televisione era in bianco e nero.

Cremonese doc (“la tigre di Cremona” secondo la famosa definizione di Natalia Aspesi), nata per caso a Busto Arsizio e registrata come Mina Anna Maria Mazzini, ha cominciato per caso. Mentre era in vacanza a Forte dei Marmi con la famiglia nell’estate del ‘58, fu invitata dagli amici a salire sul palco della “Bussola” di Focette dove in quel periodo si esibiva l’orchestra di Don Marino Barreto jr. Applausi e incoraggiamenti. 

A quella prima volta, segue il debutto ufficiale nelle balere della zona dove si fa conoscere per la sua grinta col nome d’arte Baby Gate, prima di scegliere definitivamente il nome Mina con cui all’inizio del 1960, scala subito le classifiche con la scanzonata e travolgente “Tintarella di Luna”.

E’ l’inizio di un successo che non si è più interrotto (150milioni di dischi venduti nel mondo), con decine e decine di canzoni fra le migliaia che ha inciso, che hanno fatto epoca e che fanno parte della memoria collettiva del paese, brani come “Le mille bolle blu”, “Il cielo in una stanza”, “E’ l’uomo per me”, “Un anno d’amore”.

Ancora “Città vuota”, “Se telefonando”,”Vorrei che fosse amore”, “Sono come tu mi vuoi”, “Non credere”, “Insieme”, “Amor mio”,”Parole, parole, parole” “Grande, grande, grande”, “L’importante è finire”, “Volami nel cuore”, “Brivido felino”.

Canzoni fra le più amate di un repertorio sterminato in cui sono entrati anche pezzi lanciati da altri artisti ma che rischiavano di cadere nel dimenticatoio o di non raccogliere il giusto riconoscimento, se lei non le avesse riprese. 

E il caso per esempio di “E se domani” passata inosservata in un Sanremo nella duplice esecuzione di Gene Pitney e Fausto Cigliano e con lei diventata un punto fermo della musica italiana o “Breve amore” colonna sonora di “Fumo di Londra” di Alberto Sordi che riproposta con la sua voce, ha oscurato l’originaria interprete Julie Rogers.

Perché la sua voce è unica come dicevamo, l’ha fatta diventare a ragione un mito e a 85 anni ha mantenuto lo smalto di una volta come gli album che sforna puntualmente ogni anno confermano. Sì perché la Tigre alla bella età che ha raggiunto, continua a ruggire facendo il suo mestiere con passione e piacere

Si tiene infatti aggiornata sulle novità del panorama musicale, senza perdere l’occasione di collaborare con artisti più giovani per togliersi qualche sfizio, come dimostra il duetto con Blanco in uscita prossimamente e di cui tutti parlano.

Ecco perché Mina è unica, è sempre lei, la più brava di tutte. Perché è Mina, sempre Mina, fortissimamente Mina. Auguri Minissima!


mercoledì 19 marzo 2025

Addio Nadia Cassini

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Alta, slanciata, gli occhi neri da pantera, quel sorriso a 32 denti contagioso e un fascino aggressivo che non lasciava scampo. Nadia Cassini che ci ha lasciato a 76 anni dopo una lunga malattia era una stella del Cinema sexy, quelle commedie erotiche all'italiana che riempivano le sale negli anni Settanta.

Era nata durante una tournée dei genitori, ballerini e attori di vaudeville, a Woodstock, nello stato di New York, la città che diventerà famosa per il celebre concerto rock,  da padre statunitense di origini tedesche, Harrison Müller, e da madre sempre statunitense ma di origini italiane, Patricia Noto.

Lasciata la famiglia in giovane età, si mantenne attraverso diversi lavori, come cantante di night club, ballerina di fila, fotomodella e indossatrice. In tale periodo fu anche amante dello scrittore belga Georges Simenon, l'autore del Commissario Maigret, che aveva 46 anni più di lei. 

Nel 1968 sposò il conte statunitense di origini italiane e russe Igor Cassini Loiewski, noto come giornalista con lo pseudonimo di Cholly Knickerbocker e fratello dello stilista Oleg.
per le vie di Roma
Quando il marito andò a Roma per aprire e gestire la casa di moda del fratello, Nadia lo seguì. A partire dal 1970 ottenne alcuni piccoli ruoli cinematografici, tra cui uno in Il divorzio di Romolo Guerrieri nello stesso anno, appena ventunenne, venne scelta dal regista Piero Vivarelli come protagonista del film erotico Il dio serpente, che riscosse un enorme successo nelle sale cinematografiche, divenendo poi un cult movie, grazie anche alla colonna sonora di Augusto Martelli, il cui brano Djamballà divenne una internazionale.

Nel 1971 divorziò dal marito negli Stati Uniti quindi si trasferì prima in Grecia poi a Londra con l'attore greco Yorgo Voyagis, dal quale ebbe una figlia, Cassandra, e con il quale dopo si sposò.

Il primo ruolo da protagonista nel filone comico-erotico fu con L'insegnante balla... con tutta la classe, diventato un classico del filone al quale seguirono poi altri dello stesso genere, come L'infermiera nella corsia dei militari del 1979 e La dottoressa ci sta col colonnello del 1980.

In Tv con Lando Buzzanca, formò una coppia 'esplosiva", lui il Merlo maschio, lei il "più bel fondoschiena del mondo" erano seguitissimi da quel pubblico che li seguiva al cinema. 
col Merlo maschio
Una scenetta in cui ballando accanto a Buzzanca, l'attrice mostrava il Lato B coperto solo da un sottilissimo perizoma, le valse una denuncia per "simulazione di atto sessuale contro natura" da parte di un telespettatore fiorentino. 
 
Pur non avendo interpretato molti film di cui qualcuno con scene di nudo integrale come Il dio serpente, Cassini è stata una delle protagoniste dell'immaginario erotico degli italiani a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta. 

Un personaggio da settimanali scandalistici che faceva notizia a prescindere ma che col passare degli anni venne messo da parte da produttori e sceneggiatori per il.suo carattere difficile e per certi versi ribelle. Era stata una Dottoressa ma non era stata capace di curare i suoi interessi. Ora però i suoi assistiti la piangono con tanta nostalgia.
l'ultima foto con la figlia






martedì 18 marzo 2025

Bobby Solo, 80 anni in musica

di FRANCESCO TRONCARELLI

Ha vinto Sanremo, è stato applaudito in tutto il mondo, ha venduto milioni di dischi, ma Bobby Solo è rimasto il ragazzo della porta accanto degli esordi. Stesso ciuffo, stessa simpatia, stessa passione per Elvis, anche ora che compie 80 anni. Magari con qualche chilo in più e col capello ingrigito, ma lo spirito è sempre lo stesso. 

80 anni e non sentirli e come sempre in pista, con il nuovo disco in uscita in occasione del compleanno e un concerto a Pordenone sod out da giorni. Del resto lui non ama starsene con le mani in mano, tutt'altro. E' uno dei pochi artisti nati ed affermatisi nei "favolosi Sessanta" che fa decine e decine di concerti all'anno, ovunque, senza snobismi di sorta perché ama il rock e fare musica.

Virtuoso della chitarra, con quella voce dai toni caldi e profondi e accompagnato dal suo gruppo, Bobby si esibisce nei locali periferici romani come nei teatri francesi con l'entusiasmo e la professionalità di sempre, da performer di razza. Per questo lo conoscono tutti e lo apprezzano in tanti.

braccio di ferro con Celentano al Cantagiro
A Bobby Solo si devono quantomeno quattro classici che hanno cambiato il volto della canzone rock melodica, ridefinendo sia il costume degli anni Sessanta sia la musica del tempo: Una lacrima sul viso, Se piangi se ridi, Non c’è più niente da fare e Zingara.

Il suo è un modo di proporsi apprezzato da un pubblico variegato e trasversale, come dimostra il successo che ottiene quando va al "Roxy bar" di Red Ronnie o da Mara Venier a Domenica in o quando dà vita a quelle dirette Instagram in cui racconta imperdibili pezzi di vita e si esibisce in mini live mentre il suo piccolo gira per casa. O come dimostrano due aneddoti incredibili ma che la dicono tutta sulla sua popolarità.

L'imperatore Hiro Hito lo voleva a corte per ascoltarlo, ma lui disse no perchè era il primo giorno di respiro nella tournè e voleva riposarsi, mettendosi così contro l'intero Giappone dove per quel rifiuto non fu chiamato per cinque anni. Ancora, in una intervista televisiva di Vincenzo Mollica al grande Tom Jones, a domanda precisa su chi conoscesse della musica italiana, l'artista gallese ha risposto: "Pavarotti e Bobby Solo". Cioè no Vasco, no Zucchero, no Ramazzotti: Bobby. Incredibile ma vero.

La vittoria s Sanremo insieme alla Zanicchi con Zingara

Ma la sua vita è tutta un susseguirsi di storie e situazioni particolari che lo accompagnano dagli esordi, a cominciare da quando venne ingaggiato da Vincenzo Micocci per la Ricordi. Per non contraddire il padre, colonello del'aviazione tutto d'un pezzo che non voleva che utilizzasse il cognome di famiglia per scimmiottare Presley, accettò di farsi chiamare Bobby, all'inglese, col solo nome. Solo Bobby, scrisse il manager su un foglietto ma la segretaria non capendo, sul contratto riportò Bobby Solo e quel nome curioso divenne la sua fortuna.

Dodici partecipazioni a Sanremo con due vittorie, record di vendite imbattuto per un brano festivaliero (un milione 900mila copie di "Una lacrima sul viso" in tre mesi), lo scandalo per il primo playback e il rimmel che si scioglieva sulle note di "Se piangi, se ridi", le Canzonissime e i Cantagiri insieme ai big degli anni d'oro della musica leggera, una decina di musicarelli con incassi miliardari, 28 tournée in Canada e negli Stati Uniti, 12 in Sud America, 6 in Australia, 7 in Giappone senza contare l'Europa, il suo palmares.

E poi un'amicizia storica con Little Tony, suo fratello di latte per Elvis che gli è stato sempre vicino, da quando al suo esordio da sconosciuto a Sanremo lo "adottò", dandogli pure diecimila lire per mangiare a quando, solo e in disgrazia artistica ed economica, lo invitò a trascorrere il Natale insieme al suo clan familiare, regalandogli una meravigliosa chitarra Gibson.

Quattro figli da due mogli, una quinta figlia riconociuta successivamente e otto nipoti, l'intramontabile Bobby è passato nel corso della sua carriera dalle stelle alle stalle, dagli applausi al dimenticatoio, dalle folle oceaniche ai quattro amici al bar ad applaudirlo, prima della "resurrezione" artistica definitiva.

Little Tony e Bobby Solo, fratelli nel segno di Elvis

Un periodo molto difficile prima di tornare a correre. Fu quando negli anni Settanta con l'avvento dei cantautori e l'evoluzione del rock verso altre sonorità, si ritrovò senza un soldo in tasca a vivere in un monolocale di 20 metri quadri di un amico, in attesa di una telefonata di qualche impresario che non arrivava mai.

Ricominciò così da dove aveva iniziato, quando con Franz di Ciocco (futuro componente della Pfm) strimpellava la chitarra per 500 lire nei localini dei Navigli e alle feste dei circoli del partito socialista. Un ritorno alla gavetta dopo i fasti divistici e i soldi a palate vissuto con umiltà e tanta forza d'animo che alla fine fu premiato con il rilancio nuovamente al festival, con Gelosia.

Fu il brano della svolta che lo fece tornare in pista fino ai giorni nostri. Ed eccolo qua ora Bobby Solo col suo sorriso sornione, i ray ban azzurri, giubbotto di pelle, jeans e stivaletti. E' arrivato a 80 anni, e neanche se ne è accorto. Perchè guarda sempre avanti.

Ha fatto suo il pensiero di un filosofo indiano. Un lampo di saggezza secondo il quale rimpiangendo il passato e temendo il futuro si nuoce al presente. Con un figlio ancora minorenne da crescere e che lo segue con una mini chitarra quando suona in casa del resto, non potrebbe essere altrimenti. Buon compleanno Bobby.  


domenica 16 marzo 2025

Lazio sbolognata. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 a Benigno Zaccagnini - La Lazio è scoppiata. Ma da molto tempo. Ha retto finché ha potuto ma partita dopo partita è scivolata in un non gioco imbarazzante e soprattutto senza mai riprendere fiato. Rosa corta, cambi non all'altezza, soluzioni tattiche e motivazioni zero carbonella. Ha segnato pure Gianni Morandi. porca pupazza. Non sempre arriva il gol della provvidenza a salvare capre e cavoli. E se non arriva sono dolori. Si può dire che Ricky Tognazzi Baroni yesman dal basso profilo sta mostrando dei limiti? O è lesa Maestà di un sovrano che regna sul nulla? Qualcuno poi ci dovrà spiegare il cambio dell'Arciere, l'unico a dare tutto in una squadra arrivata mentalmente e fisicamente al capolinea. Ma nessuno dirà niente perché si naviga a vista su tutto.

5 a Guendo è bello esse laziali - Spremuto come un limone, ha perso tutto il succo e di lui è rimasta solo la scorza. Da combattente esausto.

5 a Pedro Pedro Pedro Pè - è rimasto a Santa Fè.

5 a Rovella per chi non si accontenta - C'era una volta, come nelle favole, ma sto giro non c'è stato il lieto fine. 

5 a Dio vede e Provedel - Una paratona l'ha fatta quando ancora non tutto era perduto. Poi è rientrato nei ranghi dello sfacelo. Come un Piero Chiambretti qualsiasi.

5 a Viale dei Romagnoli, 14  Ostia - Non c'è due senza tre e così è stato ma non c'è tre senza quattro non è mai esistito figurarsi il cinque. I cinque gol del Bologna sul groppone del reparto però sì.

5- Lisasken dagli occhi blu - Un'involuzione preoccupante, da uomo in più come Fiorello a uomo in meno come Riccardo Rossi. 

5- a miei cari amici Vecino e lontani - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto, è finito involtino. E pure senza sugo.

5 - - a Chauna sola alternativa - lasciare il calcio e darsi all'ippica. 

4 a Pighin-Sanguin-Noslin - Fa tenerezza. Ma se pensi ai 18 milioni che è costato te viè da piagne.

4 a Gila il mondo gila- È partito in quarta è finito in folle. Come Fedez.

4 a Somarusic - un nome un programma. E gli vogliono pure prolungare il contratto. Amen.

4- a Dio perdona pure Dia - Se la Lazio attuale fosse la rappresentazione del Presepio lui sarebbe il bue: inmobile, statico, pachidermico. Ma anche un pastore a caso, perchè dove lo metti sta e non se parla più, pure se arrivano i Re Magi.

4- a Lazzari alzati e cammina - non crossa, non corre, non marca, non serve a niente. Eppure sta lì, nei secoli fedele alla mediocrità. Sipario.



lunedì 10 marzo 2025

Lazio, occasione persa. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 


7 a Viale dei Romagnoli, 13  Ostia - La Lazio ha avuto l'occasione per riprendersi il quarto posto ma ha trovato sulla sua strada un Udinese messa bene in campo, tatticamente rognosa e tecnicamente più fresca, che gliel'ha sbarrata. E alla fine della fiera per quello che si è visto, il pareggio ci sta tutto, perchè mentre i biancocelesti soffrivano e faticavano a guadagnare metri sul campo, i bianconeri attaccavano a testa bassa. Si doveva vincere come tutti si auguravano, ma la realtà è stata spietatamente diversa. Copertina d'obbligo all'unico romano della squadra che pareggiando aveva illuso tutti sulla remuntada. Peccato. L'importante ora è serrare i ranghi e non mollare. Avanti lazio avanti laziali!

7 a Lisasken dagli occhi blu - L'uomo in più. Quello più in forma. Il nostro Fiorello. Non si capisce perciò perchè sia stato tolto in anticipo. Ne più ne meno di quello che è successo a Fiorello.

7 a Dio vede e Provedel - e para quando c'è da parare vedi quei due  interventi sulla punizione e botta ravvicinata. E scusate se è poco.

6 e mezzo a Guendo è bello esse laziali - se poi si riuscisse a vincere lo sarebbe ancora di più. 

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha fatto centro ma c'ha provato da tutti li pizzi. Alla prossima.

6+ Pighin-Sanguin-Noslin - Una ventata di entusiasmo. Come Gabri Ponte con "Tutta l'Italia". 

6+ a Miei cari amici Vecino e lontani - Torna in campo 100 giorni dopo l'infortunio. E si è visto, un po' arrugginito in occasione del loro gol oliato quando l'ha toccata per l'unico romano in squadra. Bentornato comunque. 

6 a Bella Janez! (Sandokan, Rai 1 con Kabir Bedi) - appena entrato si è invocato, col passare del tempo si è insoluto, è finito involtino.

6 a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - È partito in quarta è finito in folle. Come Amadeus che non lo vede più nessuno sul 9.

6- a Pedro Pedro Pedro Pè - Un passo indietro rispetto le sue solute performance. Come Marco Liorni a Ora o mai più.

5 e mezzo a Somarusic - È rimasto bloccato a sinistra. Come la Shlein.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Cattelan?

5 a Chauna bella alternativa - lasciare stare col pallone. Dice ma sei troppo cattivo con un giovanotto alle prime armi, mah, forse è lui che è cattivo con noi perchè si ostina a giocare. Si fa per dire giocare, perchè i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Staremo comunque a vedere che succederà nelle prossime puntate anche se sembra un film già visto con giovanotti alle prime armi come lui. 

5- a Dio perdona pure Dia - Edizione speciale di Chi l'ha visto? dedicata al calciatore senegalese. Parola al giardiniere di Formello che è stato l'ultimo a parlarci davanti una siepe, testimonianze del fornaio sulla Cassia dove non segnava più le cose che comprava. Come all'Olimpico e in trasferta. Sipario.

domenica 9 marzo 2025

Peppino di Capri e la foto misteriosa

 di FRANCESCO TRONCARELLI

"Mi muovo, vado in giro  vedo gente, faccio delle cose..." diceva con aria svagata l'ex studentessa del Liceo Kennedy Cristina Manni attrice nel film Ecce Bombo a Nanni Moretti, per spiegare cosa faceva nella vita. Era il 1978, un altro mondo, un'altra epoca.

Ora avrebbe detto, sto sui social vado sui gruppi, commento le foto. Già, commentare le immagini su Facebook è lo sport più praticato dai boomer. Specialmente le foto vintage che evocano ricordi di un passato che si ritiene migliore dell'attuale.

L'ultima immagine che ha scatenato una marea di commenti è quella comparsa inizialmente nel gruppo "Le foto in soffitta" e poi subito ripresa da tanti altri siti e pagine del popolare social.

Ritrae Peppino di Capri al mare con altre persone. La cosa buffa è al tempo stesso incredibile che chi l'ha pubblicata ha scritto nel post "ho scattato questa foto a una foto che stava in un albergo, mi hanno detto che c'è un personaggio molto famoso? Qualcuno lo riconosce?". Non aveva individuato nel gruppo il cantante napoletano.

Ovviamente è stata sommersa dalle risposte di chi segue la pagina che ha subito riconosciuto l'interprete di "Champagne" seppur giovanissimo. Il bello però è quando qualcuno ha provato a dare un nome agli altri che erano con lui.

Paul Newman, Annie Girardot, Laura Antonelli, Renato Salvatori, Enzo Maiorca e così via in un tiro a casaccio "tanto per", a metà fra la battuta e la convinzione di ciò che si sosteneva. 

Gigi Figoli e Marina Doria

Allora facciamo chiarezza e diamo un nome ai volti di questa foto in bianco e nero che cattura l'attenzione a prescindere, perché è stata scattata in una stagione felice del nostro costume, quella dei favolosi anni Sessanta.

Il tizio con la maglietta La Coste è un grande sportivo, si chiama Gigi Figoli ex olimpionico di Bob, medaglia d'argento a Cortina e fra i benemerti del CONI. È stato colui che ha portato lo Sci nautico in Italia dppo esserne stato un campione, fondando la prima scuola nel golfo del Tigullio.

Napoletano di nascita era un fan di Peppino e perciò si era fatto fare la foto con lui. Le ragazze sono sue allieve, entrambe campionesse di sci nautico, la bionda è Cristina De Gresy la mora Paola Giordani. Il ragazzo dietro l'ombrellone è Paolo, il bagnino della spiaggia.

La foto è stata scattata al Bagno del Miramare, il grande albergo di Santa Margherita Ligure in stile liberty, incastonato sulla strada sospesa tra le rocce e il mare blu, l'ha fatta il proprietario dell'hotel. il commendatore Fustinoni. 

Peppino era ospite in quel buen retiro per Vip perché si esibiva coi suoi Rockers al Barracuda, il piano bar dell'albergo. locale frequentato da Marina Doria futura moglie del principe Vittorio Emanuele di Savoia, Franco Carraro futuro presidente del Coni e Sindaco di Roma, Ranieri di Monaco ancora senza Grace Kelly e una giovane Cristina Onassis.

Peppino di Capri e i suoi Rockers

Immaginate i belli del cinema Franco Interlenghi e Antonella Lualdi che ballano stretti stretti "Nessuno al mondo", Jacqueline Kennedy che sorseggia wisky sulle note di "Roberta", Ugo Tognazzi che balla "Saint Tropez Twist" sotto gli occhi stupiti del Negus d'Etiopia.

Magia di Peppino di Capri e del Barracuda di Santa Margherita Ligure. Questo è quello che rappresenta la foto che era in soffitta e che qualcuno ha riportato all'attenzione generale casualmente senza sapere chi ritraeva e le storie che c'erano dietro.

Un recupero fortuito che ha suscitato molto interesse e un dibattito amichevole su "quella biondina un po' imbronciata" e "I famosi occhiali con la montatura spessa di Peppino di Capri".

Perché il bello di queste foto che compaiono all'improvviso sul web è quello che dicono a chi le osserva ma è ancora più interessante sapere chi c'è dietro quei volti sorridenti insieme a un cantante di successo. Quello cioè che le foto raccontano.


mercoledì 5 marzo 2025

Addio Bruno Pizzul

 di FRANCESCO TRONCARELLI

È morto all'ospedale di Gorizia Bruno Pizzul voce storica del giornalismo sportivo italiano. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. 

Era nato a Udine l’8 marzo del 1938 ed  era stato assunto in Rai nel 1969 dopo essere stato un calciatore di livello. La prima partita "giocata" dall'altra parte del campo l'aveva commentata un anno dopo l'assunzione, era Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia.

Voce calda e rassicurante, ottima dialettica, una simpatia innata che si sposava a modi signorili da allora Pizzul non si più fermato.

Non si contano le telecronache che ha dato vita con giudizi e commenti obiettivi da giornslista competente quale era. È stato la "prima voce" della Rai.

Dalla Coppa del Mondo del 1986 è diventato la voce delle partite della Nazionale ed è stato il telecronista delle gare degli Azzurri in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei, congedandosi nell’agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1).

Pizzul calciatore

Alle telecronache ha affiancato anche la conduzione di Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva diventando un volto e una presenza cara a tutti gli italiani appassionati di sport.

Laureato in giurisprudenza. un master in giornalismo, aveva giocato a calcio in serie A dopo i primi calci nella squadra parrocchiale e fra i dilettanti del Pro Gorizia.

Divenuto calciatore professionista e buon centromediano, fu ingaggiato dal Catania nel 1958. Giocò anche nell'Ischia, Udinese e Sassari Torres ma la sua carriera sportiva finì presto a causa di un infortunio al ginocchio. 

Cordiale con tutti, gran signore e personaggio amato da tutti non aveva mai preso la patente e spesso si spostava in bicicletta. Per la sua popolarità era stato chiamato anche dal Cinema.

Aveva infatti interpretato se stesso nel film L'arbitro con Lando Buzzanca e Joan Collins e in Fantozzi il ritorno con Paolo Villaggio.

"I telecronisti di oggi sono bravi ma parlano troppo e mi fanno addormentare" il suo commento ironico alle telecronache attuali piene di parole e addirittuta urla.

Lui era tutta un'altra cosa, una dolce musica che accompagnava le Notti magiche del Belpaese alla ricerca di un sogno proibito, la vittoria. Addio caro "Bruno Pizzul da Udine"


lunedì 3 marzo 2025

Addio Eleonora Giorgi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Eleonora Giorgi se n'è andata, la triste notizia è stata diffusa dai familiari lasciando attoniti tutti. Ha combattuto sino all'ultimo col male che l'aveva aggredita raccontando con dignità il suo calvario. Era ricoverata in una clinica privata romana, la Paideia e aveva iniziato la terapia del dolore.

I figli Andrea e Paolo le sono stati vicini sempre e l'hanno accompagnata nel racconto degli ultimi mesi di vita anche in televisione. Aveva 71 anni. È stata una delle attrici più popolari degli anni 80 insieme ad Ornella Muti e ha rappresentato il sex symbol di una stagione felice del nostro Cinema e del Costume.

Il suo è stato un curriculum sfavillante, ha debuttato con Federico Fellini poi ha recitato per Giuliano Montaldo, Alberto Lattuada, Romolo Guerrieri, Damiano Damiani, ben ventuno film in appena un decennio.

Poi film e miniserie per la televisione. Nel 1978 a una festa ha conosciuto Angelo Rizzoli, presidente dell'omonimo gruppo editoriale che ha appena acquisito il più antico quotidiano del paese, il Corriere della Sera, e lo ha sposato. 

Un matrimonio, per quanto breve e burrascoso, che la salvò dalla dipendenza dagli stupefacenti. Matrimonio in crisi al contrario della carriera che proseguiva spedita. Nel 1982 grazie al film Borotalco di Carlo Verdone vince il David di Donatello come miglior attrice protagonista.

La sua Nadia, venditrice di enciclopedie con la passione per Lucio Dalla è un personaggio che conquista il pubblico e la rafforza come protagonista del nostro cinema e la pone come trait d'union con le dive storiche come Sophia Loren e la Lollobrigida.

Bella e simpatica dotata di uno charme naturale è sulle copertine di tutti i settimanali e sempre al centro dell'attenzione generale inanellando un film dopo l'altro. Molte le commedie, spesso in coppia con famosi interpreti di quel genere, come Renato Pozzetto (Mia moglie è una strega e Mani di fata), ancora con Verdone per Compagni di scuola, Johnny Dorelli (Vediamoci chiaro) e Adriano Celentano con cui ha girato Mani di velluto e Grand Hotel Excelsior.

In Sapore di Mare 2 conosce l'uomo che le farà dimenticare definitivamente Rizzoli, Massimo Ciavarro, al debutto al cinema dopo una carriera da fotoromanzi. La conquista dentro e fuori dal set con la battuta "pizza fredda e birra calda, tutto al contrario, come nella vita" e una passeggiata al mare, si sposano e hanno un figlio, Paolo. 


Il matrimonio Giorgi-Ciavarro finisce dopo pochi anni, sublimandosi in un lavoro da soci di una casa di produzione cinematografica; lei ha una storia con lo scrittore Andrea De Carlo con cui si trasferisce in campagna, ma anche questa termina presto. Eleonora Giorgi si concentra sul nuovo ruolo di nonna di diversi nipoti, diventa opinionista garbata e volto televisivo.

Negli anni novanta e duemila, la sua attività di attrice si è concentrata maggiormente in televisione, dove ha preso parte a diversi sceneggiati di successo, come Morte di una strega, Lo zio d'America, I Cesaroni. Nel 2003 esordisce nella regia cinematografica con Uomini & donne, amori & bugie. 

Nel 2008 esordisce come attrice teatrale nella commedia Fiore di cactus di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy, per la regia di Guglielmo Ferro. Negli anni successivi è in scena con le commedie Due ragazzi irresistibili e Suoceri sull'orlo di una crisi di nervi. Nel 2009 dirige il suo secondo film, L'ultima estate, da lei anche prodotto insieme al secondo ex marito Massimo Ciavarro.

Ora purtroppo la parola fine accompagna i titoli di coda di un'attrice brava e sopattutto di una donna coraggiosa che non ha mai smesso di lottare e cercare di vivere ogni giorno con tanta dignità. Addio Eleonora.

 



domenica 2 marzo 2025

Lazio, il diavolo veste Pedro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 a Pedro Pedro Pedro Pè - La Lazio torna a vincere e lo fa nel modo più emozionante, rocambolesco, incredibile, al termine di una partita durata 100 minuti che sembrava dovesse finire in parità e con l'amaro in bocca. E invece all'ultimo assalto ha trovato finalmente e per la prima volta un "controllo" arbitrale onesto e al di sopra delle parti. E a quel punto è entrato in scena il meglio di Santa fè che si è preso la responsabilità sulle spalle di tirare il calcio di rigore che ha regalato alla gente laziale una gioia immensa. Il diavolo veste Pedro e si ritira con la coda fra le gambe. Avanti Lazio avanti laziali!

7 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere ha fatto 150 partite con l'Aquila sul petto e centro con un gran gol che ha fatto capire che la Lazio era venuta a Milano per vincere.

7 e mezzo a Rovella per chi non si accontenta - È fondamentale per il gioco dei biancocelesti. Non solo perché illumina le ripartenze ma perché arretrando spazza via il pallone e brucia sul tempo gli avversari. È l'uomo ovunque. Come Carlo Conti. Dove lo metti sta bene. Come Conti appunto. 

7 e mezzo a Guendo è bello esse laziali - e Guendo se vince è bellissimo!

7 a Lisasken dagli occhi blu - Da quando L'Achille Lauro biancoceleste è tornato da Sanremo è tutta un'altra musica. Prima stonava adesso i suoi acuti sono da applausi.

6+ a Dio vede e Provedel - Bentornato.

6 a senti che musica coi Tavares - La freccia biancazzurra è ripartita. Direzione Milano San Siro. Senza fermate intermedie e in anticipo sull'orario di arrivo. Peccato non abbia travolto il Cucuzzaro in occasione del pareggio.

6 a Gila il mondo gila  - palla al piede va via che è una bellezza, il guaio è che se lo fermano deve dannarsi come un matto e tornare dietro per riconquistare la posizione. L'esatto contrario  di Amadeus che per recuperare gli ascolti perduti non sa più dove sbattere la testa non potendo tornare indietro.

6 ad aspettando Gigot - Conoscendo la sua irruenza ci si aspettava da un momento all'altro un fallo sanzionato con un rigore. L'arbitro del resto non voleva altro. E invece niente. Ha fregato tutti come Holly che ha vinto Sanremo con l'autotune. 

6 a Somarusic - un tempo senza combinare casini. Incredibile ma vero, un grandissimo risultato. Peccato l'infortunio, poteva superarsi e bissare nella ripresa una prova da onesto disertore della vanga capace di bloccare Leo.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - a cornuto ho detto arzate! cit. Mario Brega.

5 a Dio perdona, pure Dia - Ormai non si contano gli errori sotto porta. Rigori in movimento che fallisce clamorosamente. Roba che se al posto suo ci fosse stato Enrico Toti il mitico bersagliere con una gamba sola, avrebbe segnato co tutta la stampella. 

5- Cha una sola alternativa - ritirarsi in un convento di clausura per espiare le sue colpe. Come giocatore infatti ha denunciato carenze nei fondamentali e limiti imbarazzanti. È l'uomo in meno per noi e quello in piu per gli avversari. Tra una prece a Padre Pio e un voto a Fra Cristoforo potrebbe riuscire a ottenere il miracolo di diventare giocatore vero. Ora et labora. Sipario.

lunedì 24 febbraio 2025

Alberto Sordi, l'ultima apparizione

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Stanco, gli occhi velati di malinconia, le parole che scorrono con lentezza, Albertone in poltrona a casa sembra un altro. Improvvisamente scopri che quel vecchio zio di cui avevi un ricordo brillante è diventata un altra persona che il tempo ha fiaccato inevitabilmente.

Ma non era solo il naturale declino dovuto al passare degli anni ad offuscare quell'immagine solare e irresistibile del grande attore romano, c'era qualcosa d'altro e più serio. Alberto era malato e si stava consumando.

E ti si stringe il cuore nel vederlo così, fragile e indifeso, ma dignitosamente presente per dire, ci sono, eccomi nonostante tutto. Le immagini che lo raccontano così, furono girate per un videomessaggio che Sordi inviava ai presenti alla serata in suo onore organizzata all'Ambra Jovinelli il 17 dicembre del 2002.

Accusando una generica indisposizione che gli impedisce di muoversi, Sordi si rammarica di non essere lì in quello storico teatro che lo aveva visto negli anni della giovinezza protagonista indiscusso di varietà di successo. 

"Se non faccio il saltino, la gente non mi identifica come Alberto Sordi" dice sorridendo, un modo per sviare l'attenzione di chi guarda dal suo stato così insolito nell'insieme e dall'ambientazione casalinga.

Fa tenerezza Alberto e ripensando a come è si è chiusa la sua vicenda umana, ti viene un groppo alla gola. Le parole con cui termina l'intervento e in cui ribadisce di aver dato tutto se stesso al pubblico, sono il suo testamento spirituale e artistico.

Sapeva che sarebbe finita e salutava chi lo aveva amato e applaudito per una vita intera. Quell' "Addio..." finale pronunciato a tutta voce, è un congedo da pelle d'oca che ti entra dentro e ti avvilisce. Non ci sarà tempo per dirgli grazie. Due mesi dopo Albertone ci lascerà per sempre...

domenica 23 febbraio 2025

Addio Gianni Pettenati

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Sì, questa sera è festa grandeNoi scendiamo in pista subitoE se vuoi divertirti vieni quaTi terremo fra di noi e ballerai
Finché vedraiSventolar bandiera giallaTu saprai che qui si ballaEd il tempo volerà

 

Da tempo non scriveva più sulla sua pagina Facebook, i suoi amici lo avevano notato ma continuavano a salutarlo in attesa di poterlo leggere di nuovo. Il rapporto quotidiano fatto di pensieri da condividere, consigli da accettare e ricordi indimenticabili mancava a tutti.

Molti avevano capito che c'era "qualcosa" che non andava bene, ma nessuno si spingeva oltre il saluto e le classiche frasi di circostanza per pudore e per rispetto di un'amicizia seppur virtuale, molto sentita. Così quando ieri sera prima di mezzantte è arrivata la notizia lo scoramento è stato tanto.

Gianni Pettenati è morto, che dolore. Il nostro Gianni non c'è più. Addio grande Gianni. Ora nel paradiso degli artisti mille bandiere gialle sventoleranno per te. 

Aa annunciate ls scomparsadare la figlia Marialaura che ha scritto un post sui social semplice ma pieno di amore: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Marialaura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lascito papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte".

Gianni Pettenati era nato a Piacenza il 29 ottobre del 1945, è stato uno dei cantanti più noti degli anni Sessanta e Settanta, ma anche un critico musicale per riviste come Rolling Stone e Muzak, un autore di testi teatrali e di numerosi libri sulla storia della musica leggera italiana. 

A sei anni aveva vinto un concorso canoro e a otto anni iniziato gli studi musicali, poi da ragazzo aveva fatto parte della filodrammatica comunale di Piacenza recitando Pirandello, ma è con la musica che Pettinati è diventato famoso. 

Debutta nel 1965 vincendo il Festival di Bellaria e si unisce subito dopo agli Juniors diventandone il frontman cosi nel 1966, accompagnato dal suo gruppo,  incide il primo 45 giri, una cover di "Like a Rollin' Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola".

Quel brano con cui si fa subito notare è l'apripista di una una fortunata carriera che spicca il volo subito dopo col secondo disco che incide, "Bandiera Gialla", versione italiana di "The pied piper" che diventerà un vero e proprio inno generazionale grazie al testo di Nisa e Alberto Testa e col tempo un evergreen del nostro pop.

Biondo, col riccio ribelle e un sorriso contagioso, giubbotto di pelle e jeans stretti Gianni diventa improvvisamente il golden boy della canzone italiana ed anche un simbolo per tanti giovani che attraverso le sue canzoni sognano un mondo migliore

Partecipa al festival di Sanremo del 67 con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala reale in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa ed con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino. 

Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano allegro e trascinante che diventa un cavallo di battaglia del suo repertorio insieme a "Cin cin" (di Richard Anthony) e "I tuoi capricci" (di Neil Sedaka).

Con l'avvento dei cantautori, come molti suoi colleghi, risente del cambiamneto dei gusti del pubblico, ma non si arrende nè scompare come tanti. Appassionato di scrittura e filosofia, inizia a scrivere libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane, insieme con Red Ronnie, Gli anni '60 in America e i vendutissimi Mina come sono e Io Renato Zero.

Gianni e Carmen Villani

"Spesso rivedo Mal, i Dik Dik, Renato dei Profeti, ma più che delle persone ho nostalgia del tempo in cui, come direbbe Fossati, la musica ci girava intorno" aveva dichiarato in una intervista -. "Ho avuto grandi occasioni. Dovevo essere io a cantare “4 marzo '43”  in coppia con Lucio Dalla, avevo inciso anche il provino, ma i dirigenti della Fonit Cetra subirono molte pressioni e a Dalla affiancarono l’Équipe '84. Una grande occasione persa, quella, in una vita che vivo senza rimpianti, felice della mia famiglia".

Sedicesimo figlio di un loggionista del Regio di Parma, si era approcciato alla musica grazie ad Elvis Presley. Degli taliani apprezzava molto Modugno e Paoli "due fuoriclasse" e i vari Gaber, Endrigo e Bindi, artisti diversi dal genere beat con cui si era imposto ma che la dicono lunga sui suoi gusti musicali e le sue frequetazioni artistiche.

Autore di testi teatrali, conduttore radiofonico e appassionato di filosofia, Pettenati dopo il momento magico ha continuato a lavorare e a studiare laureandosi in Pedagogia e anche ha aperto a Milano una liberia “Fata & Celeste”, con testi dedicati all'infanzia.

Voce calda e possente, aveva ricevuto il più bel complimento al suo modo di cantare da un numero uno internazionale, Paul Anka, che ascoltandolo a Radio America nel programma condotto da Renzo Arbore mentre interpretava "My Way" di Frank Sinatra, scrisse entusiasta una mail al sito dell'emittente  invitandolo a un suo show.

Non guardava il passato nè viveva di rimpianti, pensava al futuro e credeva nei valori più importanti della vita, la famiglia e gli amici. Ora che ha finito di soffrire e riposa finalmente in pace sarà sicuramente felice nel vedere da lassù quanto gente lo ricorda con affetto.  Ciao Gianni la tua bandiera gialla sventolerà per sempre.

 



sabato 22 febbraio 2025

Lazio, come è triste Venezia. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 a Benigno Zaccagnini - Pareggiando coi lagunari nell'anticipo di sabato, la Lazio in realtà ha perso una grande occasione. Doveva vincere senza se e senza ma contro i penultimi in classifica giocando come sa e invece è apparsa timorosa, senza grinta, demotivata. Ha buttato il primo tempo e si è ripetuta nel secondo gettando così alle ortiche la possibilità di un allungo in classifica con tre punti fondamentali. Tra i pochi a salvarsi l'Arciere anche se non era in giornata. Come è triste Venezia cantava Charles Aznavour in tempi non sospetti. C'aveva visto lungo. Tristissima.

6 a Guendo è bello esse laziali - Ma se non spingi a tavoletta è na sofferenza vedere giocare questa squadra. Guendo riprenderanno a correre testa alta e palla al piede  come prima sarà guendissimo.

6 a Lisasken dagli occhi blu - un passo indietro rispetto le ultime prestazioni. Come Olly il vincitore di Sanremo che si è tirato indietro dall'Eurovision con la coda fra le gambe. Senza autotune è perso. 

6 a Viale dei Romagnoli. 13 Ostia e Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Il minimo sindacale. Come Lipari e Friscia che con due battute hanno risollevato Striscia la notizia dalla conduzione flop di Greggio e Iachetti.

6 a che Dio ce la Mandas buona - Non era la partita questa per testarlo. Meglio una scapoli-ammogliati dove c'è sempre il Ciccio che s'inventa il tiro della domenica. E lì lo devi da parà. 

6 a Bela Janez! (Sandokan, Rai 1, con Kabir Bedi) - La corsa c'è pure la gamba, sperem ci sia il suo contributo per quagliare. Perché qui si naviga a vista.

6- a Somarusic - Non ha commesso errori nè cappellate. E questo è un dato positivo di per sè. Poi che non ha combinato niente come un Giletti quasiasi è un altro discorso. Amen. 

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - ma cerca anche di fare un cross giusto. Mannaggia la pupazza. Sei al livello di Cattelan.  

5 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Il miracolo non c'è stato. Come per la santona di Trevignano.

5 a senti che musica coi Tavares - Ha sbagliato strada. Era diretto al Carnevale si è ritrovato nello stadio. E pensare che mascherato da Fantasma era il top.

5 a Dio perdona - pure Dia. Un errore da principiante davanti la porta difesa da Radu. Roba che pure Enrico Toti l'avrebbe buttata dentro co tutta la stampella.

5- - a Pighin-Sanguin-Noslin - È come il programma di Gigi Marzullo, inutile. Solo che il programma del conduttore capelluto non lo vede nessuno mentre il nulla del capelluto giocatore lo vedono tutti. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia, cambiare la lampadina nella abat jour che avete in testa. Hai visto mai si accendesse la luce. Sipario. 



lunedì 17 febbraio 2025

Piper, è qui la festa

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

Fu una rivoluzione epocale. Cambiò tutto. Il modo di divertirsi, di incontrarsi, di ballare, di vestirsi. Soprattutto cambiarono i protagonisti. Non più i grandi, ma i giovani. Categoria fino a quel momento inesistente nel lessico della vita quotidiana e del tempo libero.

Non c’era un luogo di ritrovo per loro. Non era previsto. Esistevano, ma erano riservati ai grandi, i night club in centro e le balere in periferia, punto. I giovani erano relegati al bar con juke box e flipper e all’oratorio per giocare a pallone e, una tantum, nelle feste in casa del sabato pomeriggio sotto l’occhio vigile di genitori e nonni. Poi venne il Piper e la classe giovanile uscì la sera e andò in paradiso.

i giovani in pista

Era il 1965, un’altra Italia, dove si viveva in bianco e nero ma col boom economico al galoppo e il locale di via Tagliamento a Roma si appropriava della notte per dare il via a una rivoluzione musicale e culturale che non aveva precedenti e che avrebbe interessato media, istituzioni e sociologi. 

Musica e ballo venivano offerti a go gò agli under 21 (l’età in cui si era maggiorenni e si poteva votare), per la gioia dei maschi che iniziavano a farsi crescere i capelli e delle femmine che cominciavano ad accorciarsi le gonne. E così dall’apertura di quel 17 febbraio del 65 ad oggi, sono stati sessanta anni di feste e balli scatenati sulle note dei più famosi artisti italiani e internazionali.

serizio ai tavoli

Sei decenni in cui il Piper Club, storica discoteca ideata e lanciata da Alberto Crocetta (avvocato e manager discografico), Giancarlo Bornigia (concessionario d’auto) e Piergataneo Tornielli sulla scia dei ritrovi che impazzavano nella Swinging London, è stato il punto di riferimento di generazioni di ragazzi e ragazze di ogni ceto sociale e senza distinzione di sorta. Ma anche il ritrovo che ha fatto conoscere talenti e lanciato personaggi simbolo della musica italiana, cambiando il modo di vivere la notte.

L’ex garage del quartiere Coppedè, ristrutturato con pannelli, dipinti e opere d’arte di Claudio Cintoli, Piero Manzoni, Mario Schifano e Andy Warhol, avveniristiche, per quel tempo, luci strobosferiche e potentissimi amplificatori (altra novità assoluta) e balconi ai lati della enorme pista, divenne in poco tempo il tempio della beat generation italiana e una delle discoteche più importanti d’Europa. E, ad oggi, una delle più longeve, seconda solo all’altrettanto mitico Cavern di Liverpool che vide i primi gorgheggi dei Beatles.

Arbore, Dalida e Boncompagni ballano lo shake

Agli esordi, suonarono al numero 9 di via Tagliamento i migliori artisti di quel periodo, a cominciare dai complessi che rappresentavano il cambiamento musicale e di costume più marcato. C’erano i Rokes di Shell Shapiro con le loro chitarre a freccia e i rivali della Equipe 84 del Principe Maurizio Vandelli, i Primitives guidati dal bel tenebroso Mal

Ancora i New Dada del biondo Maurizio Arcieri, i Phenicians di Patrick Sanson, I Dik Dik, i Rokketti, i Giganti, le Pecore Nere, gruppi amatissimi dai giovani che sulla pista ballavano i loro successi al tempo di shake, il ballo che di per sé era già una rivoluzione (ognuno per conto suo a schema libero, agitandosi a più non posso) rispetto al tradizionale “ballo della mattonella” in coppia.

i Rokes sulla pedana

Ma si esibivano anche solisti come Caterina Caselli, Rocky Roberts, Ricky Shane, Rita Pavone, Dino, Wess, Gepy and Gepy, Nino Ferrer, Fred Bongusto seguiti negli anni dai vari Battisti, Mia Martini, Pooh, Ricchi e Poveri, Formula Tre, Orme e addirittura da artisti che lo avevano frequentato da clienti come Mita Medici, Romina Power, Renato Zero e la Bertè.

A questi è da aggiungere la presenza di interpreti della musica internazionale che hanno dato lustro al cantinone di via Tagliamento: nomi incredibili come quelli dei Pink Floyd, Jimi Hendrix, Procol Harum, Genesis, Sly and family Stone, David Bowie, Lionel Hampton, Duke Ellington, personaggi che sono entrati nella leggenda e che hanno sceso i trenta scalini più celebri delle notti romane per esibirsi in un ambiente unico e coinvolgente.

incredibile ma vero

Caso a parte e molto particolare, quello di Patty Pravo, che al Piper deve nome, primi successi e popolarità. Arrivata a Roma da Venezia diciassettenne, fu notata in pista da Crocetta che la trasformò da Nicoletta Strambelli, nella bionda minigonnata Patty Pravo, simbolo del locale (da allora “la ragazza del Piper” è il suo soprannome), facendole incidere il suo primo disco “Ragazzo triste”, cover di un brano di Sonny Bono col testo in italiano di Gianni Boncompagni, che sbancò la Hit Parade di Lelio Luttazzi avviandola verso una fortunata carriera arrivata ai giorni nostri.

Come il Piper che sessanta anni dopo la prima notte, è sempre lì, dopo aver continuato ad anticipare e cavalcare mode e modi nei successivi anni Ottanta e Novanta col mitico Mister Franz, quando era tutto rock, rap e dj set di giovani promettenti alla consolle diventati poi dei big come Jovanotti, Roberto D’Agostino, Marco Trani, Coccoluto, Fargetta e Linus, fino ai concerti di Paola & Chiara, Grignani, Niccolò Fabi, Tiromancino e tanti altri, dalla metà degli anni 2000.

Patty Pravo la ragazza del Piper

Per i suoi sessanta anni di onorata carriera, lo scrittore e filmmaker Corrado Rizza ha curato un libro che racconta attraverso testimonianze dei protagonisti e scatti d'epoca di un gigante del fotogiornalismo come Marcello Geppetti, quella stagione che infiammò le notti romane ed è stato organizzato dal figlio del fondatore Giancarlo Bornigia junior un mega party che ripercorrerà la sua incredibile e affascinante storia.

A guidare le danze un maestro di cerimonie eccezionale, Alberto Laurenti, musicista affermato e animatore del by night del Belpaese che con la sua band farà rivivere le atmosfere di un'epoca che ha segnato il costume italiano insieme ai disck jockey storici del locale come Cesare Cerulli e Giuseppe Farnetti. Insomma, ieri come oggi al Piper la festa continua.

Lazio, ammucchia Gasperì. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 8 a Lisasken dagli occhi blu - La Lazio torna a vincere e lo fa con merito, giocando una grande partita su un camp...