8 a Patric del Grande Fratello - Sembrava l'ennesima partita iniziata male ed avviata a finire peggio, ma il Frosinone aveva fatto i conti senza l'orgoglio dei Sarri boys che quando tutto sembrava perso hanno ribaltato il risultato in due minuti. Una situazione imprevedibile visti i precedenti ma al tempo stesso bellissima e perchè no, meritata. Il terzo gol infatti ha suggellato una supremazia che nel primo tempo stentava a manifestarsi. Il 2023 così si chiude nel modo migliore per la gioia della gente laziale.Copertina al difensore goleador che è stato il testimonial perfetto con il suo impegno della vittoria. E poi perchè quando gli ricapita?
8 a Castellano e Pipolo - S'è svejato! Incredibile ma vero. Un gol di testa clamoroso dopo averne ciccati un paio in precedenza. Da miracolo a Milano di De Sica a miracolo a Roma del più criticato, un trionfo. E adesso capocciò faje vedè chi sei.
8 a Lisasken dagli occhi blu - El Taty chiama l'Achille Lauro biancoceleste risponde. Si sono scambiati l'assist e il gol. Che coppia. Altro che Ficarra e Picone, i nostri eroi il film lo fanno allo stadio.
6 e mezzo a Rovella per chi non si accontenta - In un centrocampo affollato di canarini come il 64 nell'ora di punta, si è mosso bene cercando di dare ordine alla manovra. Va bè c'ha provato, come i manolesta sempre sul 64.
6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Gli è mancato il gol ma è quello che in attacco ha giocato meglio di tutti. Provaci ancora arciere.
6 e mezzo a Patrizia Pellegrini - Nella latitanza generale dal gioco dei suoi compagni di merende della prima frazione di gioco, è stato l'unico che ha dato il fritto. Purtroppo è uscito per infortunio ed è stato il panico.
6+ a Miei cari amici Vecino e lontani - Sarà un caso, sarà una realtà, sarà quel che sarà come cantavano i Ricchi e Poveri in un Sanremo di anni fa, fatto è che è entrato lui ed è iniziata la carica. Top.
6+ a Gila il mondo gila (cit. Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Un mastino. Avete presente Sgarbi quando s'infuria?
6+ a Guendalina facce sognà - Un passo indietro rispetto al solito in compenso un braccio avanti. E ho detto tutto.
6 a Dio vede e Provedel - in perfetta media Muslera. Due tiri un gol e una parata. Daje.
5 a Somarusic - come il programma di Gigi Marzullo. Inutile
5- - a Pasquale Ametrano Anderson - Chi sperava che essendo la sua trecentesima partita con l'Aquila sul petto si potesse svegliare dal torpore in cui arranca è rimasto profondamente deluso. Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico che ti volevi aspettare? Bandolero stanco è e Bandolero stanco rimane. È come la monnezza, cambiano i sindaci ma sta sempre dappertutto. Olè.
5- - ad avviso di Kamada - Vederlo spaesato in mezzo al campo e ignorato dai compagni fa pure pena ma poi pensi che è un giapponese e che nel DNA dovrebbe avere la grinta del lavoratore indefesso che non si arrende mai e sta sul pezzo h24, te cascano le braccia. L'unico moscio der Sol levante l'avemo preso noi. Er sole però con lui è tramontato da un pezzo e je è rimasto solo er levante. Da mezzo. Sipario.
Lo sguardo da piacione, il ciuffo alla Elvis, il fisico da culturista, Maurizio Arena è stato uno dei protagonisti del neoralismo rosa, quel cinema fatto da poveri ma belli che entusiasmava il pubblico e riempiva le sale.
Un vero divo seguito passo passo dai paparazzi per i suoi flirt clamorosi puntualmente raccontati dai settimanali che si occupavano di gossip. Lo chiamavano il Principe fusto, veniva dalla Garbatella, quartiere popolare di cui era il perfetto testimonial con la sua simpatia genuinamente de noantri e i suoi atteggiamenti da duro dal cuore tenero.
Attore di grandissimo successo, protagonista della Dolce vita è stato uno dei simboli degli anni Cinquanta con la sua voglia di vivere e di affermarsi. Un "bullo rubacuori" come lo descriveva la stampa che sapeva anche giocare a pallone.
Arena calciatore
Mediano dai piedi buoni anche se dolci e gran tifoso laziale. Tanto che in una delle solite crisi tecniche ed economiche che attraversò la Lazio, l'allora presidente Ernesto Brivio dichiarò alla folla che avrebbe schieraro in campo lui con Nicola Pietrangeli, il celebre tennista ugualmente laziale. E i tifosi si placarono.
In quel decennio che stava cambiando l'Italia proiettandola verso la
modernazzizazione e il cambiamento del Costume, Arena incarnava sullo
schermo il ragazzo di borgata che si stava emancipando e che pur non
avendo studiato riusciva a trovare il suo posto nella società sfruttando l'arte di arrangiarsi.
Renato Salvatori, Marisa Allasio e Maurizio Arena
"Poveri ma belli", "Belle ma povere" e "Poveri milionari"è il trittico
che lo lancia nella Hollywood sul Tevere come uno dei giovani attori più
pagati e applauiditi. Con lui in quelle famose pellicole dirette da
Dino Risi rimaste nell'immaginario collettivo come esempio di commedie
all'italiana spensierate e divertenti, Renato Salvatori, Marisa Allasio e
Lorella De Luca.
Maurizio la sera stazionava a via Veneto coi vitelloni dell'epoca, con gli artisti, le attricette e i personaggi un po' folli un po' straordinari di quelle notti romane magiche e travolgenti, collezionando una serie di love story incredibili come quella con Linda Christian ex moglie del grande Tirone Power e madre della piccola Romina futura signora Carrisi.
Ma la storia che fa il giro del mondo è quella che vive con Beatrice di
Savoia, detta Titti, figlia dell'ultimo Re d'Italia Umberto II e della
regina Maria Josè. Un colpo incredibile che rovescia gli stereotipi
delle favole in cui è il principe che conquista l'umile ragazza del
popolo.
Maurizio e Linda Christian
Per giorni e notti interi i due vengono seguiti da sciami di fotografi che cercavano di sorprenderli in atteggiamenti amorosi. Una passione bruciante e al tempo stesso turbolenta per l'opposizione della Famiglia reale la loro, che suscita curiosità e anche invidia nei maschi italici e che finisce con la inevitabile rottura tra feroci polemiche.
Ma come spesso accade, nonostante decine di film di successo e
un'attenzione mediatica notevole, arriva il momento in cui la fortuna
cambia direzione e nonostante sia maturato come interprete (aveva
frequentato l'Accademia Sharoff) il bel Maurizio ormai resta ingabbiato
nel personaggio che l'ha reso celebre.
In un paese che si avvia
velocemente verso il boom economico però quel popolano di belle speranze
che sullo schermo cerca di emergere sgomitando non interessa più, nuove
storie e nuovi attori sono all'orizzionte lasciando indietro chiunque
non sia in grado di tenere il passo.
il principe fusto e la principessa vera
Il principe fusto non funziona più e da protagonista assoluto Arena diventa prima comprimario, poi caratterista, sino ad essere chiamato solo per ruoli sempre più secondari e per film di serie B. Finisce insomma ai margini come se fosse il rappresentante di un "come eravamo" che non interessa più nessuno.
A quel punto la svolta, Maurizio ha una crisi mistica, comincia ad
ostentare una sorta di religiosità oltre ogni limite e millanta di
possedere doti di guaritore donategli direttamente da Dio, grazie alle
quali afferma di far sparire ogni male.
Sono in molti a
credergli e nel suo villone di Casal Palocco c’è la fila, anche e
soprattutto perché l’ex mister muscolo del rione non chiede soldi in
cambio delle sue presunte prestazioni miracolose, al contrario di tanti
ciarlatani.
con Celentano nel film Er più
Appesantto dal fisico, con indosso un camicione alla Demis Roussos,
Arena è praticamente un altro, non più il fusto latin lover che faceva
vibrare i cuori delle massaie ma il guru che fa del bene, un cambiamento
che ha del surreale, impensabile per chi lo aveva conosciuto, ma
tant'è.
La popolarità così torna di nuovo ai massimi
livelli quando a febbraio del 1979 partecipa a una puntata del programma
di Maurizio Costanzo "Acquario" in cui dopo l'intervista si alza, si fa il
segno della croce e guarda verso la telecamera
imponendo le mani in avanti senza dire nulla.
Interrogato subito dopo dall'anchorman riguardo quella messinscena,
Arena
spiega che quello che ha fatto “arriva dove deve arrivare” invitando chi
abbia tratto dei benefici dal suo gesto a scrivere alla redazione.
E furono centinaia le lettere che arrivarono tanto che vennero racccolte
in un libro.
guaritore in diretta da Maurizio Costanzo
A novembre i riflettori della tv si accendono di nuovo su di lui, per un'intervista sugli anni della Dolce vita e i paparazzi, in cui il buon Maurizio va a ruota lbera racccontando la sua vita, è un documento importante, che riproponiamo, perchè ci offre un suo ritratto inedito, l'ultimo, in quanto venti giorni dopo morirà stroncato da un infarto a soli 46 anni.
Oggi Maurizio Arena, all'anagrafe Maurizio Di Lorenzo nato a Roma il 26 dicembre del 1933, avrebbe compiuto 90 anni e vedrete, saranno pochi quelli che lo ricorderanno, troppo datato come personaggio e per lo più completamente dimenticato dai più, giornali e televisioni compresi che con lui ci hanno campato alla grande.
Noi invece lo ricordiamo con piacere per quella simpatia da povero ma bello che regalava a tutti, per quella generosità innata che lo contraddistingueva, come quella volta che si presentò con un pallone nuovo di zecca nella piazzetta vicino casa sua a via di Villa Pampili dove ragazzini giocavamo perchè il nostro si era bucato.
Perchè nonostante Google lo ignori se digiti solo il nome Maurizio proponendo personaggi come Costanzo, Sarri, Gucci, Gasparri, Landini e persino un tal Maurizio del Grande Fratello, Maurizio Arena è stato il simbolo di un'epoca in bianco e nero in cui si sognava un mondo a colori. E scusate se è poco. Auguri Maurì!
8 a Guendalina facce sognà - Per regalare un Natale felice alla sua gente la Lazio aveva un solo risultato, vincere. E così è stato anche se a onor del vero c'è stato anche da soffrire per il ritorno dell'Empoli. Certo è paradossale che ci sia stato perchè stiamo parlando di una squadra modesta ma i Sarri boys ormai ci hanno abituato al solito calo di tensione tra un passaggio indietro e un'amnesia totale. Copertina d'obbligo al capellone francese veramente l'uomo in più del gruppo. Il migliore senza se e senza ma. Grazie a lui sarà un Natale biancoceleste.
8 a Dio vede e Provedel - Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Come Fiorello. È una garanzia. Come Fiorello. Regge il reparto da solo. Come Fiorello appunto perché Biggio e Cacciari sono inutili.
7 a Benigno Zaccagnini - L'arciere finalmente ha scagliato la sua freccia e ha fatto centro. Ci voleva proprio perchè le cose si stavano mettendo male. È stato il gol della sicurezza, un bel regalo per le feste. Grazie.
6+ a Rovella per chi non si accontenta - È partito in quarta è finito in folle. Come la Ferragni. Ma lui non vende fumo ma solide realtà.
6 a Patric del Grande Fratello e Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Ric e Gian, Ale Franz, Greggio e Iacchetti, Dio li fa e più lì accoppia. Certo hanno ballato alla grande ma sulle note di Jingle Bells alla fine tutto è concesso.
6 al Ciro d'Italia e Lupo Alberto - Sfortunatissimi speriamo che sotto l'albero trovino un pronto recupero. Abbiamo bisogno di loro. Forza ragazzi!
6 a Lisasken dagli occhi blu, Pedro Pedro Pe e Massimo Di Cataldi - Non sarà il trio delle meraviglie, ma nel finale in crescendo e da brividi hanno fatto ammuina, quello che serviva per chiudere imbattuti.
6- a Avviso di Kamada - Entrato in corsa per rilevare Lupo Alberto si è confermato il giapponese più moscio del mondo. Niente banzai, niente harakiri, solo una minestrina da ospedale alle 18 e 30, l'ora proprio della partita. Dice lui che non è compreso, la verità è che noi non comprendiamo lui. Arigatò.
6- a Patrizia Pellegrini - Tanto rumore per nulla. Come Valerio Staffelli.
5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne che ci si voleva aspettare? Bandolero stanco è da una vita, bandolero stanco rimane, nulla di nuovo. È come la monnezza a Roma, cambiano i vertici ma non la leva nessuno.
5 e mezzo a Somarusic - È già tanto che non ha fatto danno. In compenso non ha fatto niente. Non si sa quale due opzioni sia preferibile.
5 a Castellano e Pipolo - Dal disertore della vanga che fu Nina Murici al desertore della Pampa. Il passo non è breve ma tant'è. A tratti nella sua nullità ricorda il miglior Capocchiano che come è noto non la prendeva mai nè era capace di tirare un calcio al pallone. Co un 'ariete' del genere dove vuoi andare? Pe' funghi, ma è tempo di panettoni. Buon Natale a tutti, pure a lui. Sipario.
6 e mezzo a Dio vede e Provedel - La Lazio ha avuto la grande occasione per battere la capolista del campionato. E non è una battuta ma la pura verità. Il guaio è che i biancocelesti avevano fatto i conti senza l'oste che puntualmente, come in Champions, si è confermato l'uomo in più degli avversari. Eppure i Sarri boys avevano interpretato al meglio la partita giocando a tutto campo un bel calcio, d'anticipo e con un buon fraseggio, sino alla cappellata clamorosa che ha vanificato tutto cambiando l'andamento del match. Ecco perchè la copertina la riserviamo al numero uno, perchè quando è saltato il banco lui ha fatto di tutto per arginare il kappao.
6 e mezzo ad Avviso di Kamada - Un altro. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando sì è ingrassato sembra la Sora Lella. Probabilmente era il cugino. Facciamogli un contratto e rimandiamo a casa quell'altro. Arigatò.
6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - e non ti fermare più. Il Forrest Gump biancazzurro ha dato la spinta a tutti i compagni di merende per una bella scorpacciata. Peccato che la cena si sia riproposta per un merluzzo andato a male. L'espulsione? Quando ce vo ce vo a mandaccelo...
6+ a Rovella per chi non si accontenta - È partito in quarta poi ha scalato le marce fino a ritornare a spingere a tavoletta. Ma non è stato sufficiente per vincere la corsa.
6 al Ciro d'Italia - Combattivo e sempre sul pezzo. È mancato però il tiro decisivo. Più a noi che a lui.
6 a Benigno Zaccagnini - Ha fatto cento, partite con l'Aquila sul petto ma non ha fatto centro. Quello che più contava.
6 a Guendalina facce sognà - Tanta caciara come sempre ma con quei marpioni nerazzurri c'è poco da mischiare le carte. Bisogna darle.
6- a Castellano e Pipolo - Quando segnerà sarà tre volte Natale. Mo' è già Quaresima.
5 e mezzo a Lupo Alberto, Massimo Di Cataldi e Pedro Pedro pe - in tre non ne hanno fatto uno buono. Come Aldo Giovanni e Giacomo che non a caso si sono sciolti.
5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio. E così è stato, certo non per colpa sua ma è anche vero che da buon bandolero stanco è apparso da subito stanchissimo come se avesse giocato veramente.
5 e mezzo a Casale degli Ulivi Agriturismo e Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Come Ale e Franz su RAI due, un fiasco clamoroso. Ma in fondo non è colpa loro, puoi vincere la battaglia dell'auditel se dall'altra parte ci sono i numeri uno?
2- a Somarusic - Quando affibbiammo questo nickname al prode calciatore ci fu chi non capì il perchè. Lo dobbiamo spiegare? In tempi non sospetti avevamo capito tutto sulle sue qualità artistiche più che tecniche, sì perchè questo signore recita la parte del calciatore ma la sua interpretazione non vale nulla, Martufello al confronto dovrebbe vincere l'Oscar, lui è già tanto se gli danno lo scardabagno. Non era bastata la frescaccia di Madrid speriamo che quella contro l'Inter sia l'ultima perché di attori che fanno pena ne abbiamo piene le tasche. Sipario.
7 a Benigno Zaccagnini - Questa volta non è bastato alla Lazio un "misero" gol per vincere la partita coi gialloblu. Il tic e toc con inutile trastullo in mezzo al campo infatti non è servito per arginare un arrembante Verona che la rete del pareggio daje e daje l'ha trovata. Che peccato. E cosa ancora più grave in superiorità numerica i Sarri boys non sono stati capaci poi di rimontare. Chi sperava che l'eurogol dell'Arciere fosse sufficiente per ottenere i tre punti necessari per la risalita in classifica è rimasto deluso. Del resto non sempre si riesce a raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo e la lezione del Bentegodi lo ha dimostrato.
6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - e non ti fermare più. Il Forrest Gump biancazzurro è stato una spina nel fianco degli avversari, macinando chilometri e superando gli ostacoli. Ma non si può vincere con un solo giocatore.
6 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che ultimamente se la godevano in vacanza più che sul campo, c'era da temere il peggio e invece il bandolero stanco ha iniziato subito a briglia sciolta fornendo tra l'altro l'assist all'ex Veronese. Poi è calato alla distanza.Come gli altri compagni di merende.
6 a Lupo Alberto - Ha tentato il colpo magico ma il coniglio è rimasto nel cilindro. E Silvan ha tirato il fiato.
6 a Castellano e Pipolo - Tanto fumo e poco arrosto. Come Massimo Giletti.
6- a Rovella per chi non si accontenta - È partito in quarta è finito in folle. Come Vittorio Sgarbi.
6- a Guendalina facce sognà - un passo indietro rispetto al Genoa in Coppa Italia. Più caciara e meno fatti. Avete presente Morgan?
6- - al Ciro d'Italia - Ei fu. Siccome Immobile.
5 e mezzo a Dio vede e Provedel - Una parata da palla avvelenata. Manco Carrizo.
5 e mezzo a Casale degli Ulivi e Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Quando la coppia scoppia. Hanno ballato anziche no poi quando hanno avuto la palla buona, il primo ha fatto fallo vanificando il colpo di testa l'altro si è fatto uccellare dal goleador avversario. Un trionfo da oggi le comiche. Ma non ha riso nessuno.
5 e mezzo a Patrizia Pellegrini e Pedro Pedro Pe - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Ale e Franz.
5 a Hjsai che i papapeveri - E' il quarto mistero di Fatima. Non pressa,
non difende, non scende, non qualsiasi cosa fa. E non si capisce che ci
sta a fare. Nessuno lo sa ma intanto sta là. Il guaio che non lo sa neanche lui. Sipario.
È una cosa incredibile ma purtroppo vera, che a prima vista fa sorridere ma che se ci si sofferma un momento su quanto accaduto fa riflettere. Albertone censurato, sembra una barzelletta o il titolo di un suo film, ma invece è la realtà dei fatti che racconta come il grande attore romano subì gli strali della censura.
Oggetto della severa critica dei moralisti della celluloide uno dei suoi film più amati e divertenti, "Un americano a Roma", incredibile vero? Nando Moriconi giudicato scabroso come una pellicola a luci rosse di Rocco Siffredi o come quei film di cui si consiglia la visione ad un pubblico adulto e perciò da colpire.
Santi Bailor vietato? Ma de che! Quell'americano del Kansas City de
noantri faceva solo ridere. Ma non a tutti evidentemente. Ma andiamo con
ordine. Il film quando fu girato nel '54 venne esaminato come tutte
le pellicole nuove e da distribuire nei cinema dalla apposita
commissione di vigilanza.
Santi Bailor con la fidanzata Elvira
Per l'esattezza denominata "Commissione di Revisione Cinematografica di 2° grado" dipendente dalla Direzione Generale dello Spettacolo Cinematografico facente parte dei Servizi Spettacolo Informazione e Proprietà Intellettuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
E che decide la commissione? "esprime parere favorevole alla programmazione in pubblicoacondizione che sia:
1) eliminata la scena in cui appare l'onorevole Pocciani a letto con a fianco sul comodino il giornale IL POPOLO e allorchè lo stesso giornale è tenuto in mano dal suddetto onorevole;
2) abbreviata la scena del balletto sul palcoscenico sia durante la prova sia nella rappresentazione al pubblico;
3) allegerita un po' la scena del commissario che parla col protagonista arrampicato sul Colosseo;
4) che sia eliminata la scena in cui si vede l'attore Sordi con la parte posteriore del corpo completamente nuda.
Il verdetto della Censura
Eliminare, abbreviare, allegerire altrimenti il film ve lo scordate,
un diktat assurdo per un film comico il cui scopo è solamente fare
ridere ma che agli occhi della Censura va rieducato secondo il suo
pensiero.
Un modo di vedere le cose all'epoca, in linea con una certa
visione della vita a dir poco bacchettona oltre che sicuramente
esagerato anche allora e che oggi non sarebbe tollerabile e addirittura
sbeffeggiato sui social.
Ma quella era la censura, che
tutto vedeva, tutto analizzava e spesso proibiva o vietava. Non solo i
film di Pasolini e quell'ultimo tango a Parigi di Bertolucci mandado
addirittura al rogo, ma anche le pellicole scacciapensieri che trovavai
pure nelle sale parrocchiali come l'Americano a Roma girato dal grande
Steno, papà dei fratelli Vanzina.
via dal comodino il giornale della DC il Popolo
Ne faceva insomma di danni questa
Censura a cui non andava bene che l'onorevole Borgiani e no Pocciani
come indicato, interpretato da Vincenzo Talarico, mostrasse il Popolo il
giornale della Democrazia Cristiana (ma qual era il problema? Non
poteva essere sfondo di una scenetta?).
E il balletto a chi dava
fastidio? Forse le ballerine con le loro silhouette abbondanti potevano
turbare lo spettatore? Non pensando che quella scena testimonia un
mondo, quello dell'Avanspettacolo, purtroppo sparito e che pertanto è un
documento eccezionale.
E il dialogo fra il Commissario siculo e
Nando a chi dava fastidio, è tutto da ridere, come Albertone in fuga sui
tetti senza mutande, una vera comica. Ma tant è e le sforbiciate
incomprensibili furono eseguite, non danneggiando per fortuna l'opera
cinematografica nella sua completezza rimasta strepitosa grazie a un
Alberto Sordi in grande forma.
L'unico ad essere stato contento di
questi tagli censori sarà stato sicuramente il presidente della
commissione e sapete chi era? Oscar Luigi Scalfaro futuro presidente
della Repubblica. Che a quei tempi era preso da questi furori ultra
moralistici.
Totò scrive a Scalfaro
Anni prima infatti era stato protagonista di una
storia incredibile che sfociò in una lite in un ristorante. Aveva
rimproverato una signora perchè cenava con le spalle scoperte
insultandola "è una cosa indegna, manca di rispetto ai presenti, lei è
una donna poco onesta" ecc. ecc. affibiandole poi uno schiaffo.
La
storia finì in questura e su tutti i giornali con tanto di sfida a
duello da parte del marito e del padre della signora a Scalfaro che da
par suo non accettò in qualità di obiettore di coscienza per motivi
religiosi. Paravento che gli valse una lettera aperta di Totò pubblicata
sull'Avanti che con eleganza gli ne disse di ogni.
Ma questa è
un'altra storia, seppellita dal ridicolo e dal tempo. Alla fine della
fiera e della censura immotivata, resta sul trono dei film più divertenti
di sempre l'Americano a Roma, idolo di grandi e piccini con la sua
mania del Kansas City e le sue battute irresistibili. Censura m'hai
provocato e....
7+ a Pedro Pedro Pedro Pè - Un gol del meglio di Santa Fè e Trigoria risolve una partita iniziata bene ma proseguita con difficoltà nonostante la superiorità numerica. Certo alla fine dei giochi contano i tre punti, ma è anche vero che il Cagliari del Fettina non si è mai arreso cambiando addirittura modulo in corsa per cercare il tutto per tutto sino all'ultimo minuto di recupero. La vittoria comunque ci voleva per riprendere il terreno perduto e rimetterci in corsa, sperando che faccia anche morale che ce n'è veramente bisogno. Avanti Lazio, avanti laziali!
7+ a Dio vede e Provedel - Il miracolo su Pavoletti vale un gol! Grandissimo.
7+ a Patric del Grande Fratello - 150 la gallina canta, si diceva una volta quando veniva pronunciato questo numero. Ora è cambiato tutto perché 150 sono le presenze dell'ex zazzera de noantri con l'Aquila sul petto. Un traguardo incredibile perché nessuno avrebbe scommesso un centesimo bucato sulla sua carriera che da anonima è diventata con gli anni da protagonista. Bravo.
6 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Sto ragazzo deve da giocà sempre. L'Achille Lauro biancoceleste è tutta un'altra camminata. Come Fiorello.
6 e mezzo a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Ma dove l'avevano nascosto? Oh un bastonatore così era da tempo che non se vedeva. Meglio per noi peggio per gli altri.
6 a Massimo Di Cataldi - Il solito compitino. Due per due quttro, sei per sei trentasei e via. Quando arriverà alla maturità ci sarà da tremare, che je racconta ai Commissari esterni?
6 aGuendalina facce sognà - Tanta caciara per nulla. Come Pierluigi Diaco.
6 a Lupo Alberto - Sim Salabim e il Mago sparì.
6- a Rovella per chi non si accontenta - Un passo avanti rispetto al Celtic un passo indietro rispetto ai suoi standard. Avete presente Morgan che va avanti solo a Tapiri?
6- al Ciro d'Italia - Veramente Immobile, ma non gli hanno dato una palla che è una.
6- ad avviso di Kamada - Nè carne nè pesce, nè abbacchio nè sushi. Forse
un osso buco all'apparenza notevole nella sostanza inutile.
6- a Lazzari alzati e cammina - Un assist per noi e un assist per loro. Incredibile ma vero.
5 e mezzo a Castellano e Pipolo - Se Ciro avesse sbagliato le palle gol che ha avuto lui, lo avrebbe linciato.
5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - È subentrato nel finale ed era già stanco. Finis.
5 a Somarusic - L'errore sul finale è stato clamoroso. Neanche Pino Insegno lo avrebbe fatto. E ho detto tutto! Sipario.
6 al Ciro d'Italia - Riparte il campionato e la Lazio perde. Un classico. La sosta da sempre fa male ai biancocelesti, è storia. Rientrano in campo ma mentalmente stanno ancora a Formello ad allenarsi in scioltezza. E matematicamente sono destinati alla sconfitta. Ma questa volta la botta è incredibile e sa di beffa perchè la Salernitana sino ad ora non aveva mai vinto una partita che è una occupando così saldamente l'ultimo posto in classifica. Tranquilli, ci pensano i Sarri boys a tirare su il morale alla truppa amaranto. Che disastro. Che disfatta. Che vergogna. A salvarsi dalla debacle, il bomber de noantri che in ogni caso il sigillo personale lo ha messo. Sì, è un gol che serve poco ma che per lui è molto importante. Voltare pagina subito.
5 e mezzo - a Guendalina facce sognà - La sua allegra caciara con cui affronta ogni match, questa volta ha prodotto poco e nulla. Come il tapiro a Morgan perché tanto lui fa come je pare.
5 e mezzo a Castellano e Pipolo - Più boxer che calciatore ma viva la faccia.
5 a Dio vede e Provedel - Due paratone nel primo tempo, poi si è fatto infilare da Candreva come un pollo. Peccato, parola di Francesco Amadori.
5 a Somarusic - Come il programma di Gigi Marzullo. Inutile
5 a Massimo Di Cataldi - Due più due, quattro, due per tre, sei, il compitino lo svolge sempre bene, ma se gli poni un problema con le equazioni e le radici quadrate, si blocca. Quando arriverà alla maturità?
5 a Lazzari alzati e cammina - E' partito in quarta è finito in folle.
5 a Hysaj che i papaveri e Lisasken dagli occhi blu - Sono rimasti negli spogliatoi.
5 a Benigno Zaccagnini - Tanto fumo e poco arrosto. Come Massimo Giletti.
5 ad avviso di Kamada - Avete presente i samurai? Dimenticateli. Avete presente i kamikaze? Dimenticate pure loro. Qui siamo a un livello molto ma molto inferiore, tuttaltro che guerriero ma molto cameriere da sushi bar. Non un'azione degna di questo nome, non un tiro dalla distanza, non un fraseggio da centrocampista che sa il fatto suo. A proprosito quale è il fatto suo? Chissà chi lo sa avrebbe risposto il Febo Conti della nostra TV dei Ragazzi. Il guaio che non lo sa neanche lui che è il diretto interessato. Arigatò e tutti a casa.
5 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne c'era da temere il peggio. E infatti nonostante un buon avvio col passare del tempo si è subito rimesso a dormire. E non ce ne è stato per nessuno. A cominciare da lui. Sic.
5- - a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) e Patric del Grande Fratello - Mo' dire che la sconfitta è passata per i loro piedi no, non si può dire, anzi magari ce l'avessero messi i piedi, certo però è che hanno ballato che è una bellezza, altro che Mamuccari da Milly Carlucci, hanno ballato specialmente in occasione del gol del pareggio dove si sono fatti anticipare prima uno da Candreva (in occasione del colpo di testa) e subito dopo l'altro dal goleador Kastanos. Coppia male assortita comunque. Come Alessandro Siani con la Incontrada a Striscia la notizia che hanno fatto pena e perciò li hanno sostituiti. Sipario.
Il 24 novembre del 1991 nella sua casa a Logan Place nel Kensigton, moriva
Freddie Mercury, aveva 45 anni, ufficialmente se ne andava per una broncopolmonite,
la realtà della sua scomparsa l’aveva resa pubblica il giorno prima con
un comunicato che non lasciava dubbi su quello che era il suo stato di
salute: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus
dell'HIV e di aver contratto l'AIDS. E' arrivato il momento che i miei
amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che
tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo
intero nella lotta contro questa terribile malattia".
"Freddie is dead". Così titolava il
tabloid "The Sun" per annunciare la sua morte. Tre parole, una frase
secca, accompagnata dall'immagine, più che viva del leggendario cantante
dei Queen a braccia aperte sul palco davanti alla "Union jack". Tre
parole tra le quali solo il nome, tanta era la sua popolarità e grandezza per
capire immediatamente di cui si stesse parlando. Di un mito.
Freddie Mercury infatti è stata la
voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo
genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e
seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica
internazionale e che oggi, in tempi così grami di talenti e di pop
campionato, si sente terribilmente la mancanza.
Era nato a Zanzibar da una famiglia
indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara.
La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito
della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e
con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica
e Design e frequenta la Londra artistica.
Anticonformista e uno spirito libero, entra in
contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la
sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi,
fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del
1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger
Taylor forma i Queen, cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista
John Decon.
Da quel momento nasce la leggenda dei
uno dei gruppi più amati e apprezzati del panorama musicale
internazionale soprattutto la leggenda del loro frontman, l’istrionico e
insuperabile Mercury, leader veramente di quella formazione che nel
tempo ha venduto oltre 200milioni di dischi e ha tenuto 707 concerti in
26 nazioni diverse, vere e proprie rappresentazioni sceniche in cui
Mercury dava il meglio di sé, vocalmente e teatralmente. Uno per tutti:
quello al Live Aid del 13 luglio 1985 in cui Mecury in venti minuti di
show, “tenne sul palmo della mano tutto il pubblico” come ricorderà
David Bowie in seguito.
La sua infatti era una voce potente
ed espressiva, in grado di dare lustro anche ai brani meno brillanti del
repertorio della band inglese che ha dettato legge dai Settanta agli
Ottanta. Una voce che è stata oggetto di studio da parte di un team di
ricercatori universitari e che ha stabilito non solo che la sua
estensione vocale sfiorava le quattro ottave, ma soprattutto che la sua
voce era così eccezionale, perché utilizzava la tecnica delle
subarmoniche, tipica dei cantanti etnici come i Tuvan della Mongolia o i
Tenores della Barbagia.
Appariscente e coinvolgente sul
palcoscenico, nella vita privata Mercury era schivo e riservato, amava i
gatti e la pittura, Chagall il suo artista preferito. Aveva una
collezione di cravatte ma non le indossava mai. I suoi idoli erano stati
Cliff Richard, poi Hendrix e i Cream. Per i Queen è stato autore di
brani che hanno fatto il giro del mondo come Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Don't Stop Me Now, It's a Hard Life, Killer Queen, Love of My Life, Play the Game, Somebody to Love e We Are the Champions.
Sono passati tanti anni dalla sua scomparsa, una vita, ma l'affetto nei suoi confronti è rimasto immutato ed il rimpianto per una perdita così grave per la scena musicale mondiale è condiviso da tutti. L'enorme successo del film ispirato alla sua storia umana e artistica che ha fruttato il premio Oscar a Rami Malek ne è la dimostrazione. I dischi dei Queen continuano ad essere trasmessi nelle radio ed acquistati nei negozi collezionando record su record, la sua voce incredibile ed unica emoziona sempre. "Freddie is dead", ma la sua musica è immortale.
E pensare che l'avrebbe dovuta cantare Aznavour, l'istrione per eccellenza, con quel suo fascino di interprete di razza apprezzato e applaudito in tutto il mondo. E invece Peppino di Capri dopo averla incisa per il provino da inviare all'artista francese s'impuntò e disse no, la canto io.
E fu la sua fortuna e della canzone, diventata negli anni un evergreen dal successo veramente planetario, tanto da essere riproposta da decine di artisti tra i quali Roberto Carlos, vincitore di un Sanremo con Endrigo ("Canzone per te") e soprannominato in Brasile o Rey come Pelè e Andrea Bocelli che l'ha inserita nel suo album "Passione" nel 2013 con cui è entrato nella classifica di Bilboard.
"Champagne" compie 50 anni, 50 anni di un successo infinito. Venne incisa il 30 novembre 1973 all'International Recording di Roma da Peppino e i New Rockers (l'intro del vibrafono è di Gianfranco Raffaldi già nel gruppo dei Novelty di Fausto Leali) e con i migliori orchestrali dell'Orchestra sinfonica di Roma e fu presentata alla Canzonssima condotta da Pippo Baudo e Mita Medici il 16 dicembre.
Autori del pezzo Salvatore De Pasquale noto come Depsa, Segio Iodice e il compositore Mimmo Di Francia. E, cosa insolita e veramente incredibile, venne scritta al volo nel traffico di Napoli su un taxi. La canzone infatti era in perenne gestazione, ma per un motivo o per l'altro non veniva mai completata.
Tutto era nato da un'idea di Depsa, ovvero scrivere un brano per il periodo delle feste natalizie, il cui titolo era ancora indefinito, "Una coppa di champagne", "Per una coppa di champagne...", un pezzo insomma che richiamasse i brindisi e che trovò subito il consenso degli altri.
Iodice che era sul taxi con Di Francia gli chiese:"a che punto sei con
la musica per questa coppa?". Lui che era assorto nei suoi pensieri,
rispose interlocutorio "meglio chiamarla Champagne è più francese e
d'atmosfera, entro due giorni è pronta".
con Depsa e Peppino Di Capri
Iodice però insistè perchè partorisse subito la musica e così Mimmo accennò un "Na
na ...na na na, na na na na...Champagne, per brindare un incontro..."
sulle note di una melodia nata in quel momento sul sedile passeggeri del
taxi. Il traffico di via Tasso fece il resto e la canzone fu pronta per
essere messa nero su bianco all'arrivo.
Una scena da film ma rigorosamente vera per questo brano che intriso delle atmosfere alla Aznavour e con riferimenti al "Vecchio frac" di Modugno, racconta di un uomo che ripensa ad un
incontro, brinda da solo maliconicamente e festeggia la fine di un amore.
Sarà proprio
questa capacità di rispecchiarsi in una coppa di Champagne, di salutare
ciò che è stato con un bridisi mentre la musica ti avvolge, che consentì a
"Champagne" di diventare quello che è, una gemma del pop.
Poi è storia nota. Peppino se la prende, la fa sua con quello stile inconfondibile da chansonnier e la porta a Canzonissima che in quell'anno dell'Austerity andava eccezionalmente in onda la domenica pomeriggio anzichè il sabato sera.
Va in finale il giorno della Epifania e arriva quinto (vittoria alla Cinquetti con "Alle porte del sole"), iniziando da quel giorno la lunga rincorsa verso il successo. Quello vero, che pochissimi pezzi italiani possono vantare a certi livelli.
il 45 giri
Sì, perchè "Champagne", inzialmente non sarà premiata dal pubblico in
quanto a vendite, non riuscerà neanche ad entrare nella top ten di Hit
parade raggiungendo solo la undicesima posizione, ma diventerà in
compenso un long seller, ovvero un successo nel tempo e per questo più
duraturo e importante.
Nei night, nelle serate, nelle feste
pubbliche e private, tutti la vogliono ascoltare. Anche nei
matrimoni, una cosa strana perchè parla di un amore proibito, per
Peppino diventerà così il marchio di fabbrica, il cavallo di
battaglia che non può mancare e con cui chiudere le sue
esibizioni (con aggiunta di bis).
"Champagne" per Peppino sarà la signature song come gli americani chiamano quelle canzoni che identificano subito il suo interprete, come "My Way" per Frank Sinatra ad esempio, con cui l'artista napoletano si confronta in un duello musicale in Sud America dove il suo pezzo è popolarissimo come quello di The Voice.
Brano straniero di maggior successo in America latina con la versione in spagnolo de El Puma e canzone italiana
preferita da Antonio Carlos Jobin, Paulo Coelho e da Maradona, la versione cinese, la celebre parodia di Maurizio Micheli, le citazioni in "Profumo di donna" con Gassman, nei film con Boldi e De Sica e nel "Commissario Lo Gatto" con Lino Banfi. "Champagne" è ovunque.
Sono passati 50 anni dal primo brindisi ma sembra ieri perchè "Champagne" ha accompagnato la vita di ognuno di noi evocando ricordi, amori, passioni e balli al chiaro di luna o con le luci soffuse dei locali. 50 anni in cui "Champagne" ha fatto incontrare
uomini e donne, attraversato paesi e trafitto cuori.
E tutto questo grazie a un taxi, tre autori con la A maiuscola e Peppino che disse no ad Aznavour. Auguri a tutti loro e ovviamente cameriere Champagne!
7+ a Guendalina facce sognà - Il derby finisce in pareggio, ma un paio di rigori non concessi alla Lazio, all'inizio e alla fine, gridano vendetta. Questa è la sintesi di una partita giocata molto a centrocampo con la Lazio che attaccava e gli altri che menavano. La Lazio ha provato a vincere il derby ma non ce l'ha fatta, forse la formazione iniziale non era la migliore, ma tant è. Zero a zero e derby archiviato. Copertina al capellone francese, il migliore, ha lottato su ogni pallone, ha corso, ha pressato. Il vero leone è stato lui, mica quello di Ladispoli.
6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Patric del Grande Fratello - Sono tornati, come Ficarra e Picone. Mastini, implacabili, Dio li fa e poi li accoppia. Hanno dato tutto senza timori di sorta. Bravi.
6 e mezzo a Somarusic - Un lottatore, non ha mollato un centrimetro e ha conquistato metri. E' uscito stremato fra gli applausi. Avete presente Mengoni da Fiorello? Uguale.
6+ a Lupo Alberto - La magia l'aveva provata, ma il palo ha detto no. Come la Rai a Fabio Fazio.
6+ a Rovella per chi non s'accontenta - Inspiegabile la sua assenza dal primo minuto, ha recuperato quando è subentarto. Ma era troppo tardi.
6+ a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come i tombini ostruiti a Roma che scatenano gli allagamenti.
6 a Lazzari alzati e cammina - Non si sa perché non ha mai ricevuto palloni per iniziare le trame del gioco sulla sua fascia. Un mistero. Come la presenza di Ricky Tognazzi a Ballando con le stelle. In ogni caso il trottolino giocoso du du du da da da c'ha provato. E il suo l'ha fatto.
6 al Ciro d'Italia - C'era un rigore sospetto su di lui nei primi minuti (e uno solare sul francese subito dopo), e uno certissimo nel finale. Poi normale amministrazione. Forza Cirù!
6 a Lisasken dagli occhi blu - Chissà forse dall'inizio... l'Achille Lauro biancoceleste così freddo avrebbe sentito meno la pressione. Ma sono chiacchiere in libertà da bar, come quelle di Mourinho.
5 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria è partito in quarta, ma l'hanno steso a ripetizione. Come gli addetti ai lavori a Pino Insegno.
5 e mezzo a Massimo Di Cataldo - Stavolta neanche il compitino. Magari un due più due quattro, sarebbe stato già tanto. Ha giocato in assenza. È finito dietro la lavagna.
5- - a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il peggio. E così è stato. Mai in partita, mai in palla, mai a prescindere. Avulso dal gioco e dal clima derby. L'uomo in meno. Come Malgioglio a Tale e quale. Sipario.
6+ a Castellano e Pipolo - La Lazio ha giocato un primo tempo all'attacco tenendo palla e tessendo trame di gioco, ma alla ripresa, alla prima azione del Bologna, ha preso gol. La storia di una partita nata bene e finita male è tutta qua, aggravata dalla mancata reazione dei nostri e dai cambi che in questa occasione non hanno inciso. E da nessuno che è riuscito a fare almeno un tiro in porta. Una sconfitta inammissibile e incredibile, che non ci voleva e ci ripiomba nell'impasse ma tant è perché non c'è neanche tempo per riflettere. Bisogna solo rimboccarsi le maniche e andare avanti. La Coppa e il derby ci attendono. Un bravo al puntero argentino, perchè la tigna c'è, la voglia di spaccare tutto pure, come la traversa. Ma c'era anche l'arbitro romano in agguato...
6 a Guendalina facce sognà - Ha corso come un matto e ha dato il fritto, ma senza calamari non sa di niente.
6 a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria ha dato tutto. E pe' l'età che ha ce potemo pure sta.
6 a Lazzari alzati e cammina - Il trottolino giocoso du du du da da da c'ha provato ma i suoi compagni di merende erano assenti ingiustificati.
6- a Rovella per chi non si accontenta - Gli hanno messo intorno una gabbia per limitarne l'estro. Facciamogli fare un po d'esperienza coi leoni al Circo Orfei in modo che s'impari come ci si comporta col domatore.
5 e mezzo al Ciro d'Italia - Forse doveva entrare prima, ma è anche vero che non gli arriva mai una palla buona che è una.
5 e mezzo a Patric del Grande fratello e Viale dei Romagnoli 13, Ostia - Trenta secondi di follia difensiva sono stati sufficenti per perdere un equilibrio che sembrava perfetto. E la partita. Peccato perchè loro due sono stati tra i migliori. Prima dell'harakiri.
5 e mezzo ad Avviso di Kamada, Lisasken dagli occhi blu e Benigno Zaccagnini - In tre non ne hanno fatto uno buono, come Aldo Giovanni e Giacomo che non a caso si sono sciolti.
5 e mezzo a Lupo Alberto - Continua nella magia che non ci piace. La sparizione. E Silvan tira il fiato.
5 e mezzo a Dio vede e Provedel - Un tiro un gol. In perfetta media Carrizzo.
5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne cosa potevamo aspettarci? Spritz al bar centrale, selfie alle Due torri, cartoline dal Tony Dallara. Evviva.
5 a Patrizia Pellegrini - Tanto rumore per nulla. Avete presente Massimo Giletti?
5 a Somarusic - Quarantacinque minuti di niente. Ma se aveva problemi fisici che l'ha schierato a fa? Se non li aveva la domanda è la stessa. Un mistero che nessuno svelerà anche se è preferibile giocare dall'inizio in undici. Sipario.
Sarà un compleanno speciale quello che oggi compirà Adamo. Gli 80 anni tanto attesi infatti, da evento pubblico si sono trasformati in vicenda privata con relativa ansia e preoccupazione da parte dei fan, per le sue condizioni di salute.
La festa insomma non ci sarà e il concerto organizzato sul prestigioso palco dell'Ancienne Belgique a Bruxelles alla presenza di Paola di Liegi, ex Regina del Belgio e dai si dice dell'epoca sua fiamma giovanile, è stato annullato all'ultimo momento e rinviato al prossimo marzo.
E' stato lo stesso Salvatore Adamo, questo il vero nome con cui fu registrato all'anagrafe di Comiso il 1 novembre del 1943, a comunicare sui social il motivo per cui non si potrà esibire, con una lettera scritta di suo pugno.
"Scusate amici, ho ancora bisogno di riposo, non possiamo forzare la natura..mi sono ritrovato con un problema preoccupante che potrebbe portarne un altro più grave..." le parole che hanno colpito di più i suoi follower, tenuto presente che nei giorni precedenti aveva già annullato un concerto a Parigi e uno a Roubaix.
Pressata dalla stampa in cerca di notizie e per smentire le voci di un infarto, la sua manager Virginie Borgeaud-Bigot ha precisato che “Ha un problema ai polmoni, stiamo in attesa dei risultati degli esami medici, ma non è
ricoverato in ospedale. È a casa, a Bruxelles. C’è anche molto
stress legato agli avvenimenti degli ultimi giorni in Medio Oriente e alla sua canzone
“Inch’Allah” “.
La lettera ai fan di Adamo
Provvisto
di un timbro vocale inconfondibile, una voce quasi roca capace di
salire su toni alti, al limite del falsetto e di una ispirazione
particolarmente felice, Adamo esplose a metà degli anni Sessanta
diventando uno degli artisti più famosi ed apprezzati di quel decennio
che ha segnato una svolta nel costume.
Viveva in una baracca con i
suoi sei fratellini a Jemappes, un sobborgo della Vallonia, in Belgio,
dove il padre Antonio era emigrato dalla Sicilia per fuggire
dalla povertà e dare un avvenire ai figli col duro lavoro nella miniera
di Marcinelle. Studiava Adamo e intanto imitava Elvis davanti allo
specchio con una scopa fra le mani a mo' di chitarra.
Mai
avrebbe immaginato
di lì a poco di vendere 100 milioni di copie di dischi e di diventare
una delle più grandi star internazionali francofone al pari di Charles
Aznavour, Dalida e Johnny Hallyday. Dalle miniere di carbone
all'Olympia, un exploit incredibile, da emigrato "brutto sporco e
cattivo" a idolo delle folle.
Da noi Adamo arrivò
dopo i successi in Francia e in Belgio, portando in classifica brani
come “Lei”, “Non mi tenere il
broncio”, "Amo", "Dolce Paola", Perduto amor, "Affida una lacrima al vento" con cui vinse il Festivalbar e "La notte" versione italiana de "La nuit" curata da Nisa, il grande Nicola Salerno, in cui l'artista italobelga trovò la giusta atmosfera
per fare centro nei pensieri e nel cuore del pubblico.
Ci
sono brani che superano la generazione di riferimento ed arrivano ai
giorni nostri con la stessa intensità e coinvolgimento del primo
ascolto. Pezzi senza tempo che emozionano sempre al di là di mode e modi
che li hanno accompagnati al momento della loro composizione.
La notte, il successo più grande
"La
notte" di Adamo è uno di questi, nonostante sia stato inciso nel 1965,
per la sua musica accattivante e l'architettura semplice ma al tempo
stesso sorprendente, è riuscito a svincolarsi dal mero esercizio
revivalistico per diventare un classico del pop internazionale.
Il testo malinconico e la
melodia travolgente del brano sottolineati dal controcanto della
fisarmonica di Oscar Saintal che curò anche l'arrangiamento del disco,
avvolgono "La notte" in un'atmosfera struggente che non ha uguali e che
la rendono unica nel suo genere.
Per Jacques Brel Adamo era “il tenero giardiniere dell'amore”, per Vinicio Caposela
cresciuto con le sue canzoni che risuonavano in casa, un mito da
venerare, per Nanni Moretti, Carlo Verdone e Franco Battiato che hanno
inserito i suoi brani nei loro film, uno chansonnier immenso, per
Morgan, un maestro.
Adamò, come lo chiamano i francesi, da quando ha esordito nel 63 ne ha fatta di strada. Quel
bambino pieno di sogni e una valigia di cartone al seguito, crescendo è
diventato un poeta raffinato e un musicista (autodidatta) di talento.
Ambasciatore Unicef per il Belgio, Premio Tenco per il suo impegno verso gli immigrati, i capelli bianchi e il sorriso gentile di sempre, continua
ad esibirsi ovunque in affollati concerti.
Ora ad 80 anni, si è dovuto fermare per curarsi e tornare al più presto in forma, perchè come dice in un suo brano, vive per cantare e canta per vivere.
8 al Ciro d'Italia - Quando la partita si avviava verso un mesto pareggio, la svolta che premiava un ritorno al gioco dopo tante amnesie tecniche e tattiche di un primo tempo tutto da dimenticare. E ci ha pensato il bomber de noantri, entrato a un quarto d'ora dalla fine a buttarla dentro, assumendosi la responsabilità di tirare un rigore all'ultimo minuto. Se qualcuno doveva regalare la vittoria alla gente laziale, quel qualcuno poteva essere solo lui, Ciro Immobile. La Lazio si è così risollevata da quel torpore che l'aveva stordita e finalmente ha rialzato la testa. Ora però si deve continuare su questa strada.
7+ a Miei cari amici Vecino e lontani - È il più in forma deve giocare sempre. Punto.
7 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria è una certezza. Suo lo zampino nell'azione che ha procurato il rigore e il Sorpasso su Inquelli.
6+ a Guendalina facce sognà - L'unico he ha dato il fritto per tutta la partita. E meno male altrimenti sarebbe stata una catastrofe.
6+ a Dio vede e Provedel - Prima della partita ha ricevuto il premio Pulici. E ho detto tutto.
6+ a Lazzari alzati e cammina - Una spina nel fianco dei viola. Come Mariotto per Antonio Caprarica a Ballando con le stelle.
6 a Massimo Di Cataldi - Chi lascia la strada vecchia per la nuova...Più geometrico del "rivale", ha dato un senso al centrocampo. Senso unico verso la porta avversaria.
6 ad avviso di Kamada - Appena entrato subito una palla d'oro a Filppetto. Banzai e via ma ci voleva un pizzico di arigato...ni per saziare la gente laziale affamata di vittoria.
6- a Pasquale Ametrano Anderson - Tanto fumo e poco arrosto. Quello che ci voleva assolutamente. Ma con quella faccia un po così quell'espressione un po così che te volevi aspettà?
5 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Ha rimediato tanti calcioni ma non ce avemo fatto niente. Come col Mercante in fiera di Pino Insegno.
5 a Lupo Alberto - Gli si chiedeva una magia. E l'ha fatta. È sparito.
5 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Patric del Grande Fratello - Si certo, il gol era da annullare perchè la palla il viola se l'era aggiustata col braccio. ma loro avevano fatto una figura da polli, bruciati sullo scatto alla grande e via. Per il resto in affanno continuamente come nelle partite scapoli e ammogliati quando è la panza a dettare i tempi.
5 a Somarusic - Come il programma di Gigi Marzullo. Inutile.
5- Rovella per chi non si accontenta - Speciale Chi l'ha visto? interamente dedicato all'enfant prodige biancoceleste. Ospiti in studio l'autista del pullman della Lazio l'ultimo a vederlo entrare all'Olimpico.
5- a Castellano e Pipolo - S'è magnato un gol che se fosse stato Immobile l'avrebbero fucilato sul posto. Mah. Troppe pagnotte deve magnà el Taty. Sipario.
9 a Lupo Alberto - Una grande Lazio ha battuto con merito il Sassuolo. Non c'è stata partita al Maipei perché il boccino l'ha avuto sempre in mano la squadra biancoceleste sfoggiando un pressing impressionante e trame di gioco belle e continue. Un dominio assoluto che avrebbe dovuto concretizzarsi con un bottino di reti maggiore, ma tant è. Copertina d'obbligo al trascinatore dei Sarri boys, il Mago, che si è letteralmente scatenato, migliore in campo e goleador implacabile. Bravo. E la rincorsa verso i quartieri alti della classifica continua. Avanti Lazio avanti laziali.
7 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne, sembrava che anche sto giro concludesse poco o niente. Poi per fortuna dopo aver fallito un gol facile facile si è ravveduto buttandola dentro alla occasione successiva. Poi si è arreso con sé stesso. Insomma il bandolero stanco dura dieci minuti. Come Rocco Siffredi.
7 a Castellano e Pipolo - Un assist e lo zampino nel raddoppio. È l'ultimo arrivato ma ha capito tutto. Inamovibile. Avete presente Bruno Vespa che non schioda dalla Rai manco col Covid (ha fatto il collegamenti da casa!)?
6 e tre quarti a Guendalina facce sognà - Ha l'argento vivo addosso, trottolino giocoso du du du da da da ha pure la castagna facile. Se avesse pure il cocomero nei piedi sarebbero dolori.
6 e mezzo a Rovella per chi non si accontenta - Ha giocato poche palle ma le ha giocate al meglio. Il vero Mercante in fiera è lui e Pino Insegno muto
6 e mezzo a via dei Romagnoli, 13 Ostia - È ritornato l'uomo. che non deve chiedere mai ma pensare solo a bastonare chi gli capita sotto. Una specie di Antonio Ricci di Striscia la notizia che ha bastonato alla grande mister Meloni.
6 e mezzo a Patric del Grande Fratello - Aò c'è voleva er Caciara in difesa perchè i meroverdi manco tirasseo in porta. Daje!
6 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Come Fiorello.
6+ a Massimo Di Cataldi - Galeotto quel palo. Ma avessero accorciato le porte?
6+ a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria si è concesso al minimo sindacale. Neanche fosse Landini che parla parla e poi resta tutto come prima.
6+ a Lazzari alzati e cammina - e non ti fermare più. Come un Paolantoni qualsiasi che francamente nun se regge più.
6+ a Somarusic - Finalmente una prova come si deve. Sulla fascia a tratti è stato come Sgarbi ,senza freni. Capra a chi?
6 a Benigno Zaccagnini - Provaci ancora Matteo.
6 al Ciro d'Italia - Forza Ciruzzo!
6 - - a Dio vede e Provedel - Spettatore non pagante ha vinto il torneo di Burraco organizzato in quattro e quattr otto con i fotografi assiepati inutilmente dietro la sua porta. Poi ritirato il trofeo ha pensato bene di farsi notare e se n'è uscito con un intervento alla Maximiano (ricordate la sua prima e ultima partita?) ed è stato il caos tra cartellini rossi e carta igienica bianca di chi attendeva il responso del Var al bagno per gli attacchi di strizza. Te possino capocciò. La prossima volta imita Silva Strakoshina: non uscì dai pali. Sipario.
Dai un'occhiata a Facebook e sulla home scorre una foto che ti cattura subito. Una squadra schierata in posa con una maglia bellissima, biancazzurra con lo scaglione rovesciato che diventa una V di vittoria. Uno spettacolo.
Poi guardi meglio è ti chiedi, ma è la Lazio? Magari una vecchia immagine sfuggita all'epoca dello scatto, molti volti sono noti del resto, c'è gente nostra. No, non è la Prima squadra della Capitale in un'inedita maglia, ma è il Brindisi, gloriosa squadra pugliese in una formazione della stagione 1972-73 con quattro calciatori laziali.
Quattro, anche se in realtà erano addirittura sei, un record, gli altri due al momento della foto infatti erano in panchina. Ecco perchè quella squadra con quei colori ci sembrava così familiare. Allora vediamo chi erano i giocatori brindisini che hanno giocato per l'Aquila in quegli indimenticabili anni.
Biancazzurri pugliesi nati nel 1920...
Il primo in piedi da sinistra è Franzoni, si proprio lui, che di lì a poco diventerà l'eroe del derby, appena entrato gol e via, un trionfo che è nella storia della stracittadina che ancora suscita emozioni. Sguardo arcigno e volitivo, il terzo è Papadopulo, difensore implacabile e mastino dell'area piccola, sbarcato alla Lazio nel 69 insieme a Giorgione e Wilson. Quello che poi da allenatore nel famoso derby della Befana col gol di Di Canio (3 a1) arretrò Giannichedda in difesa con Talamonti.
Al suo fianco poi un idolo della curva dei tempi d'oro, Mario Tomy. Capellone, frangetta, baffo alla mongola, sembra Tomas Milian nei film poliziotteschi di quegli anni. Attaccante che segnava col contagocce rappresentava il vorrei ma non posso di una Lazio in affanno.
In curva gli volevano tutti bene come ho raccontato nel mio libro COME ERAVAMO perchè non la metteva mai dentro. Il giorno che segnò venne giù lo stadio e paradossalmente per lui fu la fine dell'avventura a fianco di Giorgione.
Chiude la fila dei biancazzurri sotto due bandiere, Rosario Di Vincenzo, detto Zarin, portiere del dopo Cei che nelle uscite a valanga aveva il pezzo forte. Lo chiamavano lo Yascin dei poveri. Poveri ma belli laziali.
Renna capitano del Brindisi e l'ex Milan Pelagalli capitano del Taranto
E in quel Brindisi neo promosso in B mentre la Lazio iniziava la sua avventura verso lo scudetto il capitano era Mimmo Renna, eroe della Lazietta anni 60.
Quella che aveva Miceli presidente e Mannocci allenatore, Pagni capitano, il professore Governato, il castiga grandi Vito D'Amato e i veterani Carosi, Carletto Galli, Piaceri e Gasperi.
Capocannoniere con 4 (4...) gol come Governato inseguito dai 3 di Mari, Christensen e D'Amato, Renna poi quando si ritrovò dall'altra parte della barricata nel Brindisi e giocò contro di noi, ci castigò, eliminando la Lazio di Maestrelli dalla Coppa Italia nella stagione 1972-73. Un classico della nostra storia.
la figurina Panini di Boccolini
50 anni fa la Lazio giocando a zona iniziava una stagione che l'avrebbe vista protagonista tanto da meritare lo scudetto e contemporaneamente il Brindisi che giocava ugualmente a zona si affacciava in B con tanta voglia di mettersi in luce dopo una entusiasmante cavalcata che le aveva garantito la promozione.
E un posto in quella squadra rivelazione allenata da Vinicio l'aveva pure Luigi Boccolini, sesto laziale nel Brindisi più amato di tutti i tempi dai suoi tifosi.
Un attaccante rapido e mancino che ritroveremo qualche anno dopo in
biancoceleste proprio con Vinicio sulla panchina della Lazio. E il cerchio si chiude. Con un Brindisi per la Lazio. Prosit.
o Lione Vinicio del Brindisi dei miracoli portato in trionfo