martedì 30 ottobre 2018

Lazio, altro che pioggia è un diluvio.Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


6 a Correa l'anno 1900 - Non è stata la Lazio champagne che aveva entusiasmato a Marsiglia quella che ha perso malamente con l'Inter. Lenta, prevedibile e a tratti confusionaria, la squadra di inzaghi è rimasta imbrigliata nel fraseggio dei nerazzurri che al momento opportuno l'hanno trafitta due volte. Lo sterile ritorno di fiamma della ripresa non ha cambiato granchè lo stato delle cose, anzi le ha peggiorate con un'altra rete. Troppo divario in campo e tanta pochezza da parte nostra. Non si è salvato nessuno dal diluvio abbattutosi sull'Olimpico, tranne il Tucu di classe, ma quando è entrato con le sue giocate, era troppo tardi e la disfatta era servita da un pezzo. Amen.

5 e mezzo a veni vidi, Lulic al 71° -Se anche un gladiatore come l'Eroe del 26 maggio stenta a decollare allora c'è da preoccuparsi. Affondi incocludenti, diagonali mai azzeccate ma tanta generosità, quella a cui si appigglia spesso e volentieri. Ma non è bastata per salvare la baracca. Un po' come il pappagallo della Clerici a Portobello, naufragata col suo lentume e amarcord contro la corazzata di Maria De Filippi.

5 e mezzo a dillo a Parolo tuo - Ha corso a vuoto. Come Martina col Pd.

5 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Come può uno scoglio arginare il mare? Se lo chiedeva già Lucio Battisti in tempi non sospetti, ma la domanda allora come ora è rimasta senza risposta perchè da soli è impossibile e qui più che un mare in tempesata c'era uno tsunami nerazzurro.

5 e mezzo a Innamoradu - Applausi a scena a perta quando ha steso un avversario. E in quell'applauso c'era tutta la rabbia dei presenti sugli spalti per la delusione che stavano subendo. Il fatto è che era da stendere i nostri per fargli capire tante cose...

5 e mezzo a Sylva Strakoshina - Sui gol che sono arrivati da tutti li pizzi è sembrato il ministro pentastellato Toninelli, quello delle gaffe a ripetizione: frastornato.

5 al Ciro d'Italia - Ei fu.

5 al Panterone - Ei fu mai.

5 a Rodolfo Bada e Massimo Di Cataldi -  Uno al posto dell'altro, ma messi insieme non ne hanno fatto uno bòno.

5 - a chiedimi se sono (Luis) Felipe - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito clamorosamente e tristemente involtino. Ma senza sugo.

5 - a basta Bastos - Una presenza inutile. ComeMax Pezzali da Fabio Fazio.

4 e mezzo a Somarussic- Dalle stelle (rete colpo di grazia a Garcia) alle stalle (allo sbando con Icardi). Ha fatto insomma la fine di Renzi che alla Leopolda con Bonolis sul palco sembrava Totò con Peppino. Un tracollo.

4 al Sergente - Questa estate valeva 150 milioni con tanto di Resort a disposizione all'Hilton. Poi è cominciato il campionato e domenica dopo domenica è inziato il tre tre giù giù della sua valutazione. 100 cucuzze, 80 cucuzze, 30 cucuzze fino a diventare lui stesso er cucuzzaro, tenuto a pane e acqua al chiosco der Zagaja all'ultimo cancello di Ostia. E manco un pedalò pe' consolasse. Tanto a che je serve, in campo cammina.

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Lunedi, 29 ottobre 2018
Nel monday night della decima giornata all’Olimpico l’Inter annienta la Lazio. Sotto di due reti già nel primo tempo con Icardi e Brozovic, nella ripresa è ancora Icardi a chiudere definitivamente i giochi per lo 0-3 finale che consolida il terzo posto nerazzurro. La Lazio arriva a questa partita reduce da tre vittorie consecutive, incluso il bel successo in Coppa: per la squadra di Inzaghi, che perde Leiva per infortunio, va in campo Badelj al suo posto, mentre davanti Immobile fa coppia con Caicedo, che aveva fatto benissimo a Marsiglia. Spalletti a sua volta deve fare a meno di Nainggolan, ma a sorpresa il mister nerazzurro lo sostituisce con Joao Mario, mai in campo in questa stagione; stupisce inoltre l’esclusione di De Vrij, per l’occasione rilevato da Miranda. Il terreno dell’Olimpico sembra in buone condizioni, nonostante le forti piogge delle ultime 48 ore e la partita ha inizio con un grande pressing di entrambe le squadre. Il primo affondo al 9’è dell’Inter, quando Perisic crossa sotto porta, la palla sfila davanti alla linea ma nessuno riesce a intercettarla. Protesta Immobile al 17’ per una spinta in area di Miranda, ma Irrati non pensa proprio d’ intervenire. Al 23’ un tiro di Perisic è molto insidioso ma finisce sul fondo, invece al 29’ da un rimpallo sotto porta arriva la rete di Icardi, che col destro mette in porta il pallone facile facile del vantaggio interista. Al 34’ si fa male Badelj, che è sostituito da Cataldi e poco dopo Strakosha è bravissimo per due volte su Vecino. Il portiere laziale non può nulla però al 41’, quando Brozovic indovina l’angoletto da 25 metri e porta al raddoppio i suoi. Sotto di due gol, nella ripresa la Lazio si butta avanti; ci prova con una punizione di Cataldi, su cui arriva la respinta di Handanovic, poi un tiro di Milinkovic va out, ma la massima pressione degli uomini di Inzaghi non produce grossi grattacapi all’Inter. Il tiro di Marusic al 66’ è messo in corner dal portiere, ma appena Inzaghi sostituisce Caicedo con Correa arriva pure il tris di Icardi, lesto a liberarsi in area e battere ancora Strakosha. Gli ultimi 20’ sono solo una gran sofferenza per il popolo laziale, Correa prima, poi Immobile provano a ridurre il passivo ma trovano ancora Handanovic; la partita finisce col perentorio risultato di 0-3. E’ una brutta sconfitta, per di più casalinga che fortunatamente per la Lazio non pregiudica alcunché in Classifica. Fa però riflettere il fatto che i biancocelesti non fanno mai il salto di qualità: quest’anno non sono ancora riusciti a battere una grande. Sono forti oggi le responsabilità di mister Inzaghi, che se da un lato ha avuto il grande merito di saper ricompattare l’ambiente dopo la sconfitta nel derby e di Francoforte, di contro non è stato finora in grado di apportare alcuna novità alla squadra. Le sue gerarchie lo hanno indotto a far scendere in campo sempre gli stessi  uomini e sempre con il medesimo modulo, mai cambiando gioco per adattarlo a nuove situazioni. Auspicando una difficile ma ormai quasi improcrastinabile trasformazione di Inzaghi, intanto i tifosi laziali sperano di cancellare questa brutta prestazione già domenica prossima contro la Spal.

LAZIO INTER  0–3     29’ 68’ Icardi 42’ Brozovic
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Radu (77’ Bastos), Marusic, Badelj (33’ Cataldi), Parolo, Milinkovic, Lulic, Caicedo (68’ Correa), Immobile. All: Inzaghi.
INTER: Handanovic, Vrasljko, Miranda, Skriniar, Asamoah, Brozovic, Politano (86’ Keita), Vecino (86’ Gagliardini), Joao Mario (57’ B. Valero), Perisic, Icardi. All: Spalletti
Arbitro Irrati

venerdì 26 ottobre 2018

Bocelli, 60 anni e un nuovo disco

 di FRANCESCO TRONCARELLI



E' il giorno di Andrea Bocelli. Oggi infatti in tutto il mondo esce "Sì" il nuovo album realizzato dall'artista toscano, anticipato dal singolo "Fall on me" eseguito insieme al figlio Matteo che nella versione italiana è accompagnato dalle scene dell'attesissimo film Disney “Lo schiaccianoci e i quattro regni” che sarà nei cinema a fine mese.

A 14 anni da “Andrea”, ed a un mese dai 60 anni compiuti e festeggiati in famiglia, ecco il nuovo disco di inediti distribuito in oltre 60 Paesi con l’etichetta discografica Decca Record UK, che vede la collaborazione di importanti nomi della musica internazionale, come Ed Sheeran, Dua Lipa, Aida Garifullina e Josh Groban.

"Fall on me" è stato il primo estratto dell’album ed ha subito attirato l’attenzione di pubblico e critica anche per la partecipazione di Matteo Bocelli, il figlio del grande tenore che ha co-scritto la canzone e ha duettato con il padre in un inedito che è anche la celebrazione di un legame genitoriale e affettivo. Padre e figlio si sono uniti con le loro voci per creare una magia. Il video della canzone, che in poco più di un mese ha raggiunto i 20 milioni di visualizzazioni su YouTube, contiene tra l'altro foto inedite di Andrea e Marco, tratte dall’album di famiglia.

Con “Fall on me” Matteo Bocelli fa ufficialmente il suo ingresso nel mondo della discografia mondiale. Il cantante ha appena 20 anni ed è il secondogenito del tenore italiano attualemente più conosciuto nel mondo. Studia al conservatorio perché il suo desiderio è quello di seguire le orme del padre. Prima di incidere questo brano, si è esibito su molti palchi di fama internazionale come il Celebrity Fight Night nel 2016 e nell’anno successivo e recentemente al David Foster and Friends a Washington.

La sua voce ha conquistato il grande pubblico e sembra proprio che il ragazzo abbia ereditato il grande talento del padre. Nella vita è anche modello: ha sfilato sulle passerelle di tutto il mondo anche per i marchi più noti della moda internazionale e ha partecipato a importanti set fotografici.

Ma è ovvio, al di là della "curiosità" e novità per il pargolo iillustre, che l'attenzione è tutta su Andrea Bocelli, vera e propria superstar. Il suo repertorio ha raggiunto il miliardo di streaming in tutto il mondo. Tra singoli e album il dato cumulativo di tutte le piattaforme digitali relativo ai brani della sua carriera segna una cifra record.

Tra le collaborazioni del nuovo album, oltre alla produzione del leggendario Bob Ezrin, ci sono le partecipazioni eccellenti di Tiziano Ferro (autore del testo duetto tra Bocelli e Ed Sheeran “Amo soltanto te”), Raphael Gualazzi (che firma musica e testo di “Vertigo”), il coro di “Voices of Haiti” (60 bambini di Haiti cantano in “Dormi Dormi” e “Gloria”), Riccardo Del Turco (autore di “Vivo”), Francesco Sartori e Lucio Quarantotto (“If Only”), gli autori Fortunato Zampaglione (“Fall on me”), Davide Esposito (“Ali di libertà”) e Marco Guazzone (“We will meet once again”) e i produttori e autori Pierpaolo Guerrini e Mauro Malavasi.

Bocelli in questi giorni sta ottenendo un successo straordinario in Canada, dove è impegnato in alcune date live. Il suo concerto di qualche giorno fa al Bell Centre di Montreal ha visto il tenore ottenere la standing ovation da oltre 21.000 spettatori.

Matteo e Andrea Bocelli

A proposito di questo nuovo progetto Bocelli ha detto: "Li ho messi tutti a lavorare, c'è Matteo che canta un duetto importante, una delle canzoni più promettenti, poi visto che Amos si è recentemente diplomato in pianoforte gli ho detto fai qualcosa anche te, suona, e con lui ho registrato alcuni brani dell'album, poi ho fatto cantare Veronica" la moglie che ha cantato in "Vivo".

Sempre impegnato nel sociale con la sua Fondazione, Bocelli ha scelto brani che veicolino dei valori positivi: per fornire strumenti costruttivi, per la vita, per il bene, e mai per il suo contrario.
"Quando si deve trovare il titolo a un album è sempre difficile, tutte le mattine mi arrivavano delle proposte, dalla casa discografica, dai miei amici, dai famigliari. Un giorno mi ha chiamato Amos, il mio primogenito è mi ha detto: dovresti chiamare questo album Sì e io ci ho pensato e ho detto Sì. Perchè è la parola di cui oggi c'è più bisogno. Sì mi è sembrata proprio la parola giusta, bella, che suona bene, funzionale, poetica e che allarga il cuore".


Con oltre 85 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Bocelli sì dice contento per quello che ha fatto e mantiene il suo inguaribile ottimismo.
"So che parlo fuori dal coro, ma d'altra parte sono un solista, ma io credo e sono convinto che il mondo vada sempre avanti e vada sempre meglio, che sia meglio di ieri e domani sarà meglio di oggi".

E questo nuovo album è un lavoro che si annuncia un successo e che mescola sapientemente pezzi classici, atmosfere più moderne e melodie romantiche per un pop senza tempo che arriva al cuore, quello in sostanza che ha sempre portato avanti, da quando, complice un tour con Zucchero, fu notato da Caterina Caselli che di lì a breve lo mise sotto contratto con la sua casa discografica, la Sugar, dando il via a un sodalizio che dura ancora oggi.

Il grande pubblico lo avrebbe conosciuto non molto dopo, al Festival di Sanremo del 1994: in gara tra le «Nuove proposte», Bocelli trionfò con la canzone "Il mare calmo della sera". Da allora non si è più fermato, arrivando a diventare una star internazionale, uno di quegli artisti di cui si fa il nome quando si parla di musica italiana da esportazione, un'eccellenza italiana, un numero uno che nel corso della sua carriera ha collezionato numeri e riconoscimenti incredibili.

Quelli che sicuramente aumenteranno con questo nuovo album



mercoledì 24 ottobre 2018

Raf e Tozzi: eccoli di nuovo

 di FRANCESCO TRONCARELLI




Eccoli di nuovo. Bentornati insieme. Trentun anni dopo "Gente di mare", grande successo che li portò sul palco di quello che all'epoca era ancora l'Eurofestival, Raf e Umberto Tozzi tornano a incrociare il proprio percorso artistico con un nuovo disco e un nuovo progetto.

Lo fanno con "Come una danza", un brano interpretato insieme appunto molto intrigante che parla dei mali del mondo ed un tour nei palazzetti delle principali città della penisola, in calendario ad aprile e maggio del prossimo anno. Il pezzo suggestivo e dal ritmo coinvolgente "È un racconto onirico che nasce dall'esigenza di avere una speranza per il futuro" ha spiegato Raf che ne è l'autore.

Costruito in crescendo, dall'inizio piano e voce al ritornello elettronico, e arricchito da uno special rappato da Raf che sa di altri tempi, il brano comunica un messaggio di umanità condiviso dalle rispettive discografie.

"Una canzone come 'Gli altri siamo noi' credo sia ancora attuale" ha commentato al riguardo Tozzi. "L'umanità sta rivivendo un periodo di scontri, rabbia, odio, scarsa voglia di capire i problemi degli altri - ha aggiunto Raf - Quando ero ragazzino si viveva con poco e tutti erano felici senza smartphone o vacanze. Ora siamo più esigenti, e viviamo in questa epoca dove sono aumentate le differenze. Se si continua a non capire che bisogna amare se stessi e quelli simili a noi, e trovare lì la soluzione, passeremo attraverso altre bufere e altri fuochi".

L'occasione per fare si che le loro strade si incrociassero nuovamente dopo collaborazioni passate come "Si può dare di più", "Se non avessi te" e "China Town" è stata fornita dal concerto all'Arena di Verona con cui Tozzi celebrava i suoi 40 anni di carriera e soprattutto il successo mondiale di "Ti amo".

Raf e Tozzi all'Eurovision nel 1987
"Ritrovarsi lì è stato un momento molto emozionante - ha ricordato Tozzi - È venuto naturale subito dopo parlare di una collaborazione: Raffaele aveva questo brano ancora senza liriche, ma che mi sembrava già perfetto. Prima o poi sentivamo che sarebbe dovuto accadere, e ora ne faremo un grande successo: la nostra musica ha la fortuna di avere un grandissimo repertorio".

Il meglio di quel repertorio sarà suonato dal vivo nel tour nei palazzetti che partirà il 30 aprile da Rimini e si chiuderà il 25 maggio a Torino, passando per piazze come Reggio Calabria, Acireale, Bari, Eboli, Ancona, Milano, Firenze, Roma, Bologna, Treviso e Brescia.

Lo show è ancora in via di ideazione, ma alcune idee sono già chiare: "Condivideremo i nostri repertori il più possibile - ha detto Raf - Mi piace cantare e suonare le sue canzoni". Le due discografie, peraltro, si intrecciano e si alternano anche nella raccolta "Raf Tozzi" in uscita il 30 novembre, un doppio album con trenta successi rimasterizzati dei due artisti (ci sono proprio tutti da  "Gloria" che con i suoi 32 milioni di dischi venduti è conosciuto in tutto il mondo, a "Self Control", da "Si può dare di più" scritto da Raf, Tozzi e Giancarlo Bigazzi che vinse il Sanremo dell'87, a "Io camminerò", "Ti pretendo", "Ti amo", "Cosa resterà degli anni 80", "Sei la più bella del mondo", "Immensamente", "Infinito" solo per ciarne alcuni) ma senza l'ultimo inedito "Come una danza" che avrà una vita autonoma perchè dovrà fare da traino al nuovo progetto.

In compenso, oltre all'originale rimasterizzata, Raf e Tozzi hanno incluso una rilettura di "Gente di mare", con un arrangiamento dai suoni più contemporanei ma fedeli al pop soul dell'originale che piacerà sicuramente ai fan di entrambi.

E tra il lancio del nuovo disco e i concerti prossimi venturi, c'è in mezzo una sorpresa. Su cui ovviamente vige il top secret assoluto. Ma noi, che li conosciamo da sempre e abbiamo constato il loro entusiasmo nel "buttarsi nella mischia" con la loro bravura ed esperienza, possiamo immaginare. Sanremo? Ai posteri, anzi a Claudio Baglioni l'ardua sentenza.

domenica 21 ottobre 2018

Lazio, il Parma è cotto. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7+ al Ciro d'Italia - E' toccato al Parma subire la legge del più forte, ossia la Lazio che giocando una buona partita è tornata dal Tardini con tre punti meritati e soprattutto pesantissimi. E' stata una gara difficile dal punto di vista tattico, perchè i gialloblu, messi bene in campo, sono riusciti a controllare al meglio i nostri. Le cose però sono cambiate con i cambi (quanto mai azzeccati da Inzaghino), che hanno dato la giusta carica al gruppo. Copertina al bomber de noantri, che nonostante non sia visto dal Mancio per la Nazionale (ma sapete che c'è, chissene, basta che lo vediamo noi segnare: e sono 6), dopo essersi presa la responsabilità del rigore, ha demolito con quel gol la resistenza degli avversari. Bravo Ciro, si nu babà.

7 + a Correa l'anno - E' nata una stella. Come la Jalissa versione single a Tale e quale. Un paio di dribbling, un paio di lanci e dulcis in fundo un Tucu di classe con una fucilata di sinistro sul palo opposto che ha mandato in estatsi la gente laziale spaparanzata davanti la tv e quella chiassosa sugli spalti. E andiamo.

7 + a Striscia la Berisha - La grinta, la rabbia, la cattiveria con cui si è andato a prendere il penalty. Una fame arretrata che neanche il Pannella dei tempi belli dopo un maxi digiuno. Bravo Valon, ci serviva uno tosto come te, ad maiora.  Che non è una marca di bicotti ma un incoraggiamento al meglio.

7 ad Acerbis (Lazio del meno 9) - Oh, questo è proprio forte. Avete presente Fiorello? Il top di gamma nello spettacolo, beh, il centrale lanciato a suo tempo da Fascetti pur avendo perso la "s" nel cognome ha acquistato in autorevolezza. Insomma uno così là dietro ce serviva come er pane. Daje.

6 e mezzo a veni, vidi Lulic al 71° - Nei secoli fedele. Lo criticano per i piedi fucilati ma lo applaudono tutti per la continuità nell'impegno nella partita. Dal primo all'ultimo minuto ha dato il suo contributo, e soprattutto nel primo tempo quando il bunker parmense era indisttrutibile, lui scendeva giù come un ossesso. Sembrava un evasore che scappava da Equitalia. Ma adesso che è arrivato il condono di Salvini c'è rimasto solo lui a correre.

6+ a dillo a Parolo tuo - Anche lo stacanovista del centrocampo la sua onesta performance l'ha fatta. Un po' come Amadeus che nonostante Greggio e Iachetti dall'altra parte facciano i botti, i suoi 4 milioni di spettatori se li porta a casa.

6+ a Innamoradu - Battiamo le mani ai veri laziali. Così, tanto per ribadirlo.

6 a Sylva Strakoshina -Mai impegnato ha potuto tranquillamente partecipare al torneo di scopone con i fotografi assiepati dietro la sua porta. Ha stracciato tutti, ha fatto primiera, tre scope, due zerbini e un secchio dell'acqua per passare lo straccio. E naturalmente il Settebelo. E come diceva quella pubblicità del mitico prodotto "E son tranquillo".

6 a Patric del Grande Fratello - Rieccolo, come Berlusconi. L'avevamo lasciato nelle cantine di Formello ed eccolo di nuovo in pista, come Sua Emittenza appunto. Come è andato? Tanto fumo e poco arrosto. Nè più nè meno del Berlusca. C'era una volta "meno male che Silvio c'è". Mano male.

6 - a Lucas 2.0 (quello che ride) - Due cappellate in una sola partita non sono da lui. E' un po' come se Carlo Conti sbagliasse nella stessa trasmissione due nomi di cantanti. Meglio farlo rifiatare. Pure Carletto, che poi deve rifare i Migliori anni, quelli dello scudetto. Magara.


6 - chiedimi se sono (Luis) Felipe - All'inizio si è involato, poi si è involuto. Alla fine si è involtino.

5 e mezzo al Sergente - Della serie "Vorrei ma non posso".  Come Roberto Giacobbo che vuole imitare Alberto Angela.

5 a Lupo Alberto - C'era una volta il ciuffo biondo che fa impazzire il mondo. Adesso manco co' la tinta prestatagli da Platinette è riuscito a tornare "più bello e più superbo che pria" come il Nerone petroliniano. Forse pure da roscio non cambierebbe molto. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: quando le cose non vanno bene, tornate ai vecchi metodi, una bella lavata di capo e via. Amen.



Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 21 ottobre 2018
La Lazio espugna il “Tardini”. Dopo una partita combattuta ed equilibrata contro il Parma, nel finale di ripresa sblocca Immobile, trasformando un calcio di rigore concesso per un atterramento di Berisha ed a tempo praticamente scaduto arriva anche il raddoppio da parte di Correa per lo 0-2 finale, che sancisce la terza vittoria fuori casa dei capitolini. La nona giornata ha in programma una difficile partita in trasferta per i biancocelesti: il Parma viaggia al settimo posto con 13 punti e può vantare un ottimo gioco, ma oggi per D’Aversa è gravissima l’assenza di Gervinho; c’è poi Inglese e non Ceravolo davanti. Simone Inzaghi di contro mette in gioco sulla fascia destra Patric, concedendo un turno di riposo a Marusic; per il resto giocano i titolari, compreso Luis Alberto. Almeno 4.000 laziali arrivano a Parma al seguito della squadra biancazzurra; all’inizio della partita i padroni di casa paiono molto aggressivi, più compassati i biancocelesti, che invece fanno giro palla e mirano a mantenere il possesso. I primi tiri in porta arrivano solo al 18’: prima Lulic dopo una bella discesa tira troppo a lato, un minuto dopo Immobile trova sulla sua strada Sepe. Invece è Inglese in ripartenza a sprecare malamente il vantaggio emiliano tirando male dopo una ottima preparazione. Troppo lenta la Lazio in fase offensiva, che finisce spesso per arenarsi nell’imbuto difensivo gialloblu, il Parma è invece ben orchestrato e veloce soprattutto in contropiede. Stulac su punizione alla mezz’ora manda out, ma la migliore occasione del primo tempo è laziale ed arriva al 40’ quando Acerbi pizzica Patric, che di piatto spedisce sul portiere a porta spalancata. Nella ripresa la Lazio sembra voglia fare qualcosa di più; al 52’ il cross di Milinkovic arriva ad Immobile, che spara malissimo a lato e poco dopo sul forte destro di Luis Alberto, Sepe mette in corner. Arriva il turno di Ceravolo, mentre Inzaghi propone un doppio cambio, cioè Correa e Berisha. Proprio l’albanese cerca di dare una scossa ai suoi andando a lottare su tutti i palloni, ma dopo una fase più interessante il gioco laziale si involve. Sembra una gara destinata al pari, ma al 79’ è Gagliolo a cambiare le sorti della partita. Il difensore emiliano dà un calcione a Berisha in area e Fabbri, ben piazzato, decreta il calcio di rigore. Va alla battuta Ciro Immobile, che di forza mette nel sacco e porta i suoi in vantaggio; col Parma che si butta avanti Immobile prova a piazzare in rete il pallone della tranquillità, ma Sepe riesce a parare negandogli la doppietta. Gli ultimi scampoli di partita vedono la Lazio controllare senza problemi il Parma, che non riesce a produrre alcunché: invece allo scadere Immobile porge a Correa, che in diagonale di sinistro batte per la seconda volta il portiere e fissa il risultato finale sullo 0-2.  Biancazzurri che grazie a questa affermazione salgono a quota 18 punti e raggiungono il terzo posto in Classifica in attesa del derby milanese di stasera. Inzaghi aveva chiesto una prova d’orgoglio: la Lazio oggi ha sofferto più del dovuto, non ha giocato troppo bene, non è riuscita ad imporre sempre il suo gioco. Nonostante ciò sono arrivati ugualmente 3 punti importantissimi, che proiettano i biancazzurri ai piani alti ed infondono sicurezza e morale, anche alla luce del prossimo difficile impegno col Marsiglia già giovedi prossimo.           



    
PARMA    LAZIO   0–2   80’ Immobile (r.) 93’ Correa
PARMA: Sepe, Iacoponi, Alves, Gagliolo, Gobbi, Rigoni, Stulac, Barillà, Siligardi (78’ Ciciretti), Inglese (56’ Ceravolo), Di Gaudio (67’ Biabiany). All. D’Aversa
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Radu, Patric (90’ Marusic), Leiva (56’ Berisha), Parolo, Milinkovic, Lulic, Luis Alberto (56’ Correa), Immobile. All: Inzaghi
Arbitro  Fabbri



martedì 9 ottobre 2018

Imagine: ecco il film con John Lennon e Yoko Ono

di FRANCESCO TRONCARELLI

 
Di solito gli anniversari si celebrano quando c'è una cifra tonda da festeggiare. Yoko Ono, che del disprezzo delle regole e del conformismo ha fatto una regola di vita, ha deciso di lanciare una campagna celebrativa dedicata al suo compagno John Lennon, che corrisponde ad alcune date simboliche: oggi, martedì nove ottobre, giorno in cui Lennon avrebbe compiuto 78 anni, esce "Imagine Yoko Ono", un libro curato da lei stessa, che racconta anche attraverso i ricordi personali di chi ha partecipato a quell'evento, la genesi di "Imagine", l'album leggendario e conosciuto in tutto il mondo da cui, un mese dopo la sua pubblicazione (l'11 ottobre 1971), fu tratto l'omonimo singolo, una delle canzoni più famose ed evocative di sempre. 

Contemporaneamente arriverà nei negozi "Imagine - The Ultimate Collection", un cofanetto di quattro cd e due Blu-Ray che racconta la storiai del secondo album solista di John dopo lo scioglimento dei Beatles: ci sono il disco originale, quello rimixato, le tracce di inediti, le prime versioni e perfino una versione in quadrifonia.
   

Ma non è tutto, perchè c'è anche un film. 1972 agli spettatori della tv inglese viene proposta "Imagine", pellicola che John e Yoko hanno diretto, sceneggiato e interpretato, permettendo intrusioni sul set solo a qualche amico intimo come George Harrison, Fred Astaire o Andy Warhol. 


Quel film, pensato appositamente per la televisione (perchè girato a 25 fotogrammi al secondo, anzichè a 24 come è necessario per il cinema) raccoglie tutti i pezzi che fanno parte del disco dell'ex Beatle, più alcuni tratti da "Fly" della Ono, accompagnati da scene della vita quasi irreale dei due artisti, legate una all'altra in modo di formare un unico lungo videoclip da cui potrebbero trarre ispirazione, per le loro opere, gli artisti indie contempotanei, tanto è attuale. 

E così, in questa articolata celebrazione di Lennon, arriva ovviamente dopo oltre quarantacinque anni, anche la pellicola "Imagine" visibile in questi giorni di festa per il compleanno di John nelle sale di tutto il mondo in una versione restaurata, remixata e interamente rimasterizzata agli Abbey Road Studios in Dolby Atmos.  Nel 1985 il film aveva avuto una distribuzione limitata in videocassetta, solo per il pubblico anglosassone accompagnata peraltro da qualche "mugugno" per la questione dei fotogrammi che faceva risultare quell'"imagine all the people" un pochino più lenta della versione reale.

Il lavoro fatto sull'audio per distribuire "Imagine" nei cinema è stato quindi fondamentale per riallineare la musica del disco a quella del film, ma la vera chicca è da sottolineare piuttosto è un'altra, i quindici minuti di contenuti extra, che sono proiettati alla fine del film. Immagini inedite che mostrano prima Lennon in studio con la sua band mentre registra "How Do You Sleep?" e "Oh My Love" (insieme a George Harrison, Nicky Hopkins, session man per i Rolling Stones, Alan White degli Yes e il bassista Klaus Voormann, amico dei Fab Four dai tempi degli 'Hamburg Days' e autore dell'illustrazione sulla copertina di "Revolver").

L'artista è ripreso in modo da dare la sensazione allo spettatore di essere proprio lì, al centro dello studio, mentre sta suonando, poi si vedono John e Yoko sul divano, lui con la chitarra in mano, che  cantano insieme "Oh Yoko!".


I due comunque sono insieme nel corso di tutto il film, la macchina da presa infatti li segue nella quotidianità. Al susseguirsi delle canzoni corrispondono ambientazioni diverse, ma la maggior parte delle riprese sono realizzate nel '71, nella loro casa ad Ascot. Dalla scena iniziale, quella iconica, di Lennon al piano che suona e canta "Imagine", con la Ono che apre le grandi finestre della stanza vuota e completamente bianca prima di sedersi anche lei al piano affianco al suo compagno, all'altra, altrettanto famosa, dei due che si chiamano e si cercano perché si sono persi nella nebbia nel giardino della loro villa.

Definito ironicamente "il più costoso filmino di famiglia mai realizzato", precursore dei videoclip musicali, "Imagine" unisce a scene reali momenti onirici. Così alle sequenze della coppia tra Inghilterra e gli Stati Uniti, durante le sessioni di registrazione del disco, o di John seduto sul water appena sveglio, si alternano quelle più mistiche e psichedeliche di una improbabile partita a scacchi. Si vede infatti Lennon che inizia a ingoiare pedine e la Ono che le infila nel decolleté e ancora lei che
entra ed esce da una porta tenendo sottobraccio una volta il presentatore Dick Cavett, un'altra l'attore Jack Palance e un'altra ancora il mitico Fred Astaire.
 

Sulle note di "I Don't Want to Be A Soldier", John e Yoko sono a New York, alzano il pugno chiuso di fronte alla statua della Libertà e poi con uno stetoscopio John inizia ad ascoltare il battito di strade e tronchi d'albero. Non ci sono dialoghi ad eccezione della scena finale in cui i due si corrono incontro, in riva al mare, chiamando uno il nome dell'altro, quasi fino allo strenuo.

Insomma una pellicola particolare, un collage cinematografico di colori, suoni, sogni e realtà che entusiasmerà i fan dell'ex Beatle e soddisferà la curiosità del pubblico che potrà rivederlo ma in una veste insolita rispetto a quella che è consolidata nell'immaginario collettivo. Per tutti poi sarà piacevole ed emotivamente coinvolgente riascoltarlo nel suo capolavoro. Eccolo 

domenica 7 ottobre 2018

La Lazio li ha fatti viola. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


7 e mezzo a Ciro il grande - Una Lazio tonica e concreta ha steso una Fiorentina aggresiva e fallosa con un gol liberatorio del suo bomber, sempre più implacabile e decisivo (e sono 5). E' stata una vittoria sofferta ma meritata, soprattutto importantissima dopo gli ultimi brutti stop che avevamo subìto. L'orgoglio e il senso di apparteneza finalmente sono prevalsi sulla malasorte e quel senso di smarrimento che bloccava ultimamente i giocatori, che con i tre punti conquistati hanno così risollevato l'ambiente che era piombato in una tristezza cosmica. Siamo tornati. Applausi scroscianti a Ciruzzo nostro, quello che anche nei momenti bui appena passati, non ha mai mollato.

7 a Innamoradu e veni vidi Lulic al 71° - Bentornati a entrambi. Il primo perchè rientrava dopo il lungo stop per l'infortunio (e che assist di testa per Immobildream), il secondo perchè dopo le prove opache delle utime due gare, ha sfoderato una prestazione tutta cuore e grinta per trascinare il gruppo alla vittoria. Bravi, da senatori hanno dato all'esempio agli altri e come si dice in questi casi, battiamo le mani ai veri laziali. Clap clap clap.

6 e mezzo a dilloa Parolo tuo - Su e giù, giù e su, una trottola. Un po' come Salvini che lo trovi dappertutto pronto a twittare e sparare selfie a raffica. Onnipresente appunto, portando valore aggiunto alla manovra e supplendo le carenze altrui (vedi sotto). E' stato un gioco di Parolo insomma.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Oh, qui bisogna che se mettemo d'accordo. O volemo o no volemo in portineria?  Esce troppo o non se move? Decideteve, che all'assemblea condominiale dobbiamo arrivarci preparati. Sta di fatto che sto giro un par de pezze le ha messe per riparare le buche e voragini difensive procurate dal suo compagno di merende barbudos. Ha detto no insomma a Chiesa e Simeone manco fossero i Testimoni de Geova che vogliono entrare per mettere i volantini.

6+ ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Sicuro di sè. Anche troppo. Avete presente quel boscaiolo di Mauro Corona dalla Berlinguer che ha forza di dire ovvietà del piccolo mondo antico delle valli, se ne essce con frescacce da balera? Così il nostro centrale, che nonostante la sua proverbiale fermezza nel ruolo, si è trovato qulche volta in difficoltà. Ma come disse Totò, è la somma che fa il totale e il suo totale è sicuramente positivo. Amche senza "s" nel cognome.

6+ a Lucas 2.0 (quello che ride) - Quella gomitata l'ha fastornato. Come Panariello dopo aver visto Vladimir Luxuria "imitare" Renato Zero a Tale e quale. E c'ha messo un po' per riprendersi dopo quella botta. Come Panariello appunto. Poi piano piano è tonato ai suoi livelli. E meno male.

6 a Cavacecio Caceido - si vabbè, s'è dato da fa, pachidermico come da prassi, ma con ottime intuizioni e slanci. Insomma la zampara er Panterone l'ha mollata. Peccato che anche in fuorigioco se l'è magnata come un Pannella storico dopo na mesata de digiuno.

6 a Correa l'anno 1900 - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Nè più nè meno di un Floris qualsiasi.

6 - Segio Ramos  (je piacerebbe) - E' passato inosservato. Come Max Pezzali da Fabio Fazio.

5 e mezzo a Somarusic - Il sonnambulo è tornato. A dormì.  Un sonno biblico che levate. Dall'oroscopo di Branko la Luna consigla: flebo di caffè a raffica.

5 al Sergente - Avulso dal gioco come Esorciccio, inesistente nel pressing come monsignor Milingo, assente ingiustificato come sa-sa-sa-de salame sto microfono-savic. Come Aldo, Giovanni e Giacomo, che con le loro solite stantie battute ormai non fanno più ridere neanche i vecchietti di Villa Arzilla.

4 - a Bravehart Wallace - E' l'anello debole della squadra. Come il sottosegretario leghista Borghi che come parla fa schizzare lo spread oltre quota 300. Fenomenale nelle respinte alla viva il parroco, si esalta nei lisci e nei passsaggi agli avversari. Se si giocasse a tresette sarebbe il morto, se a tre tre giù giù, sarebbe il giù giù ma così giù che al confronto il Frosinone che è il fanalino di coda del torneo, sarebbe primo. Barbudos ogni oltre ragionevole limite alla ricerca del Fidel Castro perduto per sempre, ha un futuro assicurato nel cinema thrilling: come mette paura lui quando tocca palla, neanche Dario Argento. E Dracula je spiccia casa.

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 7 ottobre 2018
Nell'ottava di campionato la Lazio si conquista i tre punti. Contro la Fiorentina all'Olimpico di fronte a più o meno 25.000 spettatori la squadra di Inzaghi va in vantaggio nel primo tempo grazie ad un gol siglato da Immobile, che è sufficiente per la vittoria di misura contro i toscani. Dopo la doppia debacle consecutiva tra derby ed Europa League, per la squadra di Inzaghi è giunto il momento di un'inversione di tendenza. Il mister biancazzurro decide per un cambio in difesa, rientra Radu mentre Luis Felipe si accomoda in panca; significativo poi il ritorno di Caicedo dal primo minuto: per ora Luis Alberto è in naftalina. Nella Fiorentina, che invece proviene da due vittorie di fila, Pioli sceglie a centrocampo Benassi al posto di Fernandes; ovviamente Pjaca, Chiesa e Simeone sono inamovibili là davanti. Una partita quella di oggi che assume una enorme importanza per la squadra biancoceleste: lucidità e concretezza devono essere sempre vivi e già all’inizio la Lazio è determinata a far bene. Infatti su iniziativa di Milinkovic, Parolo è pericolosissimo dal limite ma spedisce out. L’iniziativa laziale però si spegne quasi subito e in campo torna equilibrio. Uno spunto di testa da parte di Caicedo al 24’ finisce sul fondo, poi Wallace tenta un harakiri passando direttamente a Benassi, che per fortuna laziale mette fuori a porta praticamente sguarnita. La partita diventa cattiva, con qualche fallo di troppo, ma al 37’ Immobile la sblocca raccogliendo un corner dalla destra e beffando Lafont con una zampata di destro da posizione difficilissima. Prima del termine un mezzo atterramento di Caicedo resta impunito, ma tra falli ed ammonizioni finisce pure il primo tempo con i biancazzurri meritatamente avanti. Nella ripresa si attende il ritorno viola, che in effetti prova a mandare in porto qualche iniziativa ma ottiene solo un tiro di Chiesa al 55’, respinto da Strakosha. Inzaghi invece, che poco prima aveva già tolto Caicedo, notando un Wallace in gran difficoltà lo sostituisce con Luis Felipe al 57’. La Fiorentina, nonostante gran il potenziale offensivo, si vede pochissimo dalle parti di Strakosha; è grande invece la concentrazione da parte biancazzurra, che non consente agli uomini di Pioli di poter operare con continuità. La Lazio però resta bassa ed un tiro di Lulic all’80’è la sola conclusione biancazzurra di rilievo del secondo tempo. L’assalto viola si concretizza solo alla fine: prima un bel diagonale di Chiesa è bloccato dal portiere biancoceleste, poi all’85’ Simeone si fa respingere la conclusione da Luis Felipe. Correa in contropiede impegna Lafont in angolo ed all’89’ il cross di Gerson sfila pericolosissimo lungo tutta la porta laziale. Dopo 4’ intensissimi di recupero però arriva il fischio di Orsato che sancisce l’ importantissima vittoria laziale. Un altra sconfitta non sarebbe stata pensabile: in un ambiente già lacerato dalle polemiche perdere oggi avrebbe significato l’inizio di una crisi profonda. Invece con orgoglio e anche con un discreto gioco la Lazio si scrolla di dosso ogni negatività, va a quota 15 e torna al terzo posto in classifica. Tre punti davvero fondamentali per il prosieguo della stagione, che fanno  recuperare fiducia e consentono alla truppa di Inzaghi di riordinare le idee, anche grazie alla sosta del Campionato che arriva opportuna.           

    
LAZIO   FIORENTINA  1–0      37' Immobile
LAZIO: Strakosha, Wallace (57’ Luis Felipe), Acerbi, Radu, Marusic, Leiva, Parolo, Milinkovic, Lulic, Caicedo (52’ Correa), Immobile (84’ Berisha). All Inzaghi  
FIORENTINA: Lafont, Milenkovic, Pezzella, Hugo, Biraghi, Benassi (46’ Fernandes), Veretout, Gerson (64’ Eysseric), Pjaca (80’ Sottil), Chiesa, Simeone.  All. Pioli
Arbitro Orsato

lunedì 1 ottobre 2018

Aznavour, la leggenda della musica

 di FRANCESCO TRONCARELLI 



Una voce unica, un carisma eccezionale, uno charme dal sapore antico, uno dei grandi personaggi del Novecento, l'ultimo gigante di un mondo dello Spettacolo composto da personaggi grandissimi che hanno segnato un'epoca.
Questo era Charles Azanvour, un artista immenso che ha incantato con i suoi brani generazioni su generazioni lo chansonnier che ha regalato al mondo emozioni a non finire.
La sua scomparsa ha colpito tutti, la notizia si è diffusa in un baleno lasciando costernati milioni di fan e tanti personaggi e colleghi che lo hanno conosciuto e lo hanno apprezzato da sempre considerandolo un maestro.

Profondamente commossa per esempio la cantante Mireille Mathieu che ha invocato "funerali di stato" per il "patriarca". Cordoglio misto a commozione per Brigitte Bardot che ha dato il suo addio all'amico Charles con parole sincere, definendolo “il nostro Asso degli ambasciatori del talento nel mondo. Era il nostro Asso immortale, Asso fra i poeti, della canzone francese, della popolarità. Rimarrà il nostro Aznavour per sempre”.
Laura Pausini invece ha scritto sui social di aver “avuto il grande onore di incontrarlo e di cantare con lui Parigi in agosto. Charles era anche l'idolo di mio padre Fabrizio e un giorno racconterò come si sono incontrati, è stato commovente. Il mio pensiero è per la sua bella e grande famiglia che durante questi 94 anni della sua vita lo ha accompagnato con la sua musica in tutto il mondo”.
 

Rita Pavone su Twitter: “Ebbi la gioia di conoscerlo e frequentarlo durante il mio bellissimo periodo francese negli anni Settanta. Che sia un viaggio sereno, grande Charles”.
Anche Andrea Bocelli ha voluto ricordate con un tweet l'artista: "Charles, hai stupito sempre con la tua arte e la tua brillante ironia. Qualche giorno fa, per il mio compleanno, mi avevi detto: '60 anni, sei giovane Andrea! Anche io ho avuto 60anni... ma circa 30, anzi 34 anni fa. Spero di vederti presto!'. In realtà eri il più giovane di tutti e, nonostante una carriera lunga quasi un secolo, eri pronto a partire in concerto ovunque e in qualunque momento. Il mio affetto e la mia stima nei tuoi confronti resteranno sempre intatti e la tua passione per questo lavoro saranno per me un esempio continuo. 'Se vuoi essere amato dal pubblico, devi amare il pubblico', questo dicevi, e infatti hai indubbiamente infuso in questa arte una quantità incredibile d'amore".
 

Commosso sino alle lacrime infine, Massimo Ranieri ritenuto il suo erede italiano, che ha detto: con Charles Aznavour se ne va l’ultimo grande vecchio, un papà, il più grande, non esiste un altro gigante così. La notizia della sua morte mi ha destabilizzato. Non c’è più nessuno che ci guidi. È sempre stato un faro per me. I giovani neanche conoscono la grandezza dell'arte di Aznavour, non hanno tempo, vivono attaccati ai cellulari. Io ho sempre guardato a lui come modello come chansonnier, mentre come cantante mi ispiravo a Sinatra e al grande nero, Ray Charles. Aznavour era un talento, oltre che nella musica, anche al cinema, a teatro, come ballerino e scrittore. Mi sono sempre ispirato a lui. Tutti vorremo essere così, lui lo era veramente. Il brano L’istrione fotografa in un attimo una straordinaria carriera”.



La sua famiglia scampata al genocidio perpetrato dai turchi così si rifugiò a Parigi, e Aznavour sin da giovanissimo trovò mille difficoltà e ostacoli non solo per la sue origini ma anche per la sua fisicità spesso umiliata e derisa: “dicevano che ero un nano e che gli infermi non dovevano salire sul palcoscenico”, ha raccontato con amarezza mista all’orgoglio di chi ce l’ha fatta, dei suoi inizi nel mondo dello spettacolo.


La sua fortuna fu di essere scoperto dalla grandissima Edith Piaf, “l’usignolo di Francia” vero e proprio talent scout di tanti artisti, che individuandone le capacità interpretative, lo portò con sé in tournèe in Francia e poi negli Stati Uniti, fornendogli così un passaporto importante verso la notorietà.
Fu così che iniziò a brillare la stella Aznavour, cantante, attore, artista poliedrico e partecipe dell’attività culturale parigina che oltre ai suoi maestri Charles Trenet (“Douce France, “Che rest-t-il de nous amour”) da cui ha appreso la scrittura e il re del varietà Maurice Chevalier da cui ha appreso la presenza scenica, vedeva in prima linea colleghi e amici come Ives Montand, Leo Ferrè, Gilbert Becaud e scrittori come Albert Camus e Jean Cocteau.

Quella di Aznavour quindi è una storia che viene da lontano e che sa di cultura ed arte, la storia di un cantante che ha venduto oltre 300milioni di dischi nel mondo raccontando con la sua voce particolare ed inconfondibile, vicende di coppie, amori complicati, seduzioni struggenti, vite vissute con rimpianti.
“She” (“Lei”), “Come è triste Venezia”, “Ti lasci andare”, “Ed io tra di voi”, “La Boheme”, “L’istrione”, “Ieri sì” “Quel che non si fa più”, brani popolarissimi entrati nella storia della musica leggera e al cui successo in Italia hanno contribuito anche i testi firmati da un poeta della canzone come Giorgio Calabrese.
Per le sue doti artistiche conosciute e apprezzate in tutti i teatri e palcoscenici del pianeta, potrebbe essere definito il grande vecchio della canzone mondiale, ma basta chiamarlo con il suo nome Charles Aznavour, per definirlo.



Ambasciatore della sua Armenia alle Nazioni Unite, grande di Francia insignito della Legione d’onore, autore di una biografia vendutissima e ricca di storie, aneddoti e personaggi incontrati in una vita nello spettacolo, “l’istrione” in 94 anni non ha mai voluto festeggiare i suoi compleanni con festa con tanto di candeline su un dolce, ma con la "torta" che gli è riuscita meglio da sempre, cantare.  Berlino, Londra, Barcellona, Osaka, New York, ovunque è andato ha fatto il pieno di spettatori ed applausi, come per i concerti all'Olympia di Parigi, dove è stato in cartellone per settimane intere.
Tra un’esibizione e l’altra si teneva in forma mangiando poco, fumando qualche sigaretta, pensando al domani e alle cose da fare e soprattutto facendo dieci vasche al giorno per conservare la schiena dritta e sentirsi in forma.

Non voleva invecchiate insomma Aznavour (“Perdonatemi se con nessuno di voi/ non ho niente in comune:/ io sono un istrione a cui la scena dà/ la giusta dimensione”), pieno come’è sempre stato di energia e con i tanti progetti che aveva nella mente per il futuro prossimo venturo. Voleva arrivare a cent'anni. Ma non ce l'ha fatta. Un malore che gli ha fatto interrompere la tournèe un mese fa, poi il lento ma inesorabile peggioramento del suo stato di salute. E' morto così nella sua casa di Alpilles, nel sud della Francia circondato dall'affetto dei suoi cari, la moglie e i figli.
Il mondo ora piange il grande artista che non c'è più, restano però le sue canzoni che lo rendono immortale e che per sempre continueranno a regalare emozioni a non finire. Grazie Maestro.


Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...