venerdì 31 luglio 2020

La signorina snob fa 100 anni

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Franca Valeri compie 100 anni. E l'Italia intera fa festa.

Ed è facile capire perchè, essendo stata una delle artiste più amate dal pubblico da sempre. Icona della televisione degli anni del boom, in cui aveva dato vita a pesonaggi entrati nella storia del costume e ad interpretazioni memorabili per classe ed ironia nel Cinema, nel Teatro e nella Radio.

Nata a Milano esattamente un secolo fa e registrata all'anagrafe come Franca Maria Norsa (questo il suo vero nome) nel dopoguerra divenne popolare dai microfoni della radio interpretando la "signorina snob", personaggio che scrisse e ideò che, insieme a quello della Sora Cecioni e di Cesira la manicure resi celebri in tv, resta negli anni uno dei suoi cavalli di battaglia.

Con la sua verve e intelligenza, ha sdoganato la comicità femminile imponendola in un'Italia ancora maschilista, dove il gentil sesso in televisione era relegato (tranne rari casi) al corpo di ballo e al massimo esaltato al rango di soubrette.

Donna colta, fine attrice di teatro e padrona del palcoscenico, ha dimostrato fin da subito il suo genio creativo, sorretto da una cultura sconfinata maturata nei suoi continui contatti con il mondo intellettuale meneghino e le sue letture impegnate.

Il suo nome d'arte non a caso, conferma il suo amore per la lettura perchè deriva dalla sua passione per il poeta francese Paul Valéry. Ha coltivato le sue doti satiriche nei salotti mondani e intellettuali milanesi, dove da subito diede vita a personaggi ispirati al costume contemporaneo, fatto di frivolezze e ipocrisie, fedeli specchi di un ambiente borghese.

Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri
Il suo debutto sul palcoscenico risale al 1951, quando fonda il Teatro dei Gobbi con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli che diventerà poi suo marito. Un trio formidabile con cui dà vita al Teatro da camera e che avrà successo anche a Parigi e con cui recita negli spettacoli 'Carnet de notes n.1' e 'Carnet de notes n.2', una serie di sketch satirici sull'Italia alla scoperta del miracolo economico.

Nello stesso anno interpreta il suo primo film, "Luci del varietà", di Alberto Lattuada e dell'esordiente Federico Fellini; seguono "Il segno di Venere" (1955), "Il bigamo" (1955), "Il vedovo" (1959), "Parigi o cara" (1962) e "Io, io, io... e gli altri" (1965) tra i principali.

Le interpretazioni in coppia con Alberto Sordi, tra i suoi colleghi preferiti, sono rimaste fra le più irresistibili: "L'ho adorato. Lui recitava per conto suo. Eravamo a contrasto. Perfetti".  Indimenticabile il necrologio che in morte di Sordi dettò al Corriere della Sera: «Ciao, Cretinetti. Franca Valeri, Milano».

Il grande pubblico la conobbe per la partecipazione alla trasmissione radiofonica 'Il rosso e il nero' condotta da Corrado, un vero e proprio trampolino di lancio per molti futuri interpreti della commedia all'italiana. 

Albertone "Cretinetti" ne il Vedovo con Franca
Interpretava uno dei suoi grandi personaggi, la Sora Cesira, la popolana romana perennemente al telefono con 'mammà' che passando successivamente dalla radio alla televisione avrà un successo clamoroso insieme all'altro personaggio della nevrotica signora milanese, la Signorina Snob, ritratto erfetto delle ipocrisie della borghesia contemporanea. 

Ben presto diventa la star degli show di Mamma Rai firmati da Antonello Falqui come "Studio Uno" e "Sabato sera". Il successo fu così dirompente che la Emi le propose di registrare gli sketch su una serie di dischi andati a ruba.

La sua bravura nel tratteggiare manie e debolezze dell'universo femminle, sarà sfruttata qualche decennio dopo da Enzo Trapani, per un'altra trasmissione cult, "Due di tutto". Da allora Franca Valeri è stata una presenza ricorrente nel teatro, nel cinema e nella tv.

Ma non solo. C'è anche un altro aspetto della sua versatilità artistica meno conosciuto ai più, quello dell'Opera, nonostante abbia firmato più di dieci produzioni: da "La traviata" a "La Boheme", dal "Rigoletto" al "Barbiere di Siviglia". 

Signorina snob
La ricordiamo ancora volto televisivo amatissimo con Gino Bramieri della sit-com di Canale 5 'Norma e Felice' a metà degli anni 90 ed anche della fiction 'Caro maestro'. Nel 2000 è accanto a Nino Manfredi in 'Linda, il brigadiere e..", fiction di grande successo di Raiuno, e del film tv 'Come quando fuori piove', diretto da Mario Monicelli.

E' stata inoltre autrice di commedie di successo, come 'Lina e il cavaliere', 'Meno storie', 'Tosca e le altre due' e 'Le Catacombe', titoli che confermano uno stile di scrittura e di recitazione unici in Italia e di numerosi libri, 13. Il primo è del 1951, "Il diario della signorina snob", l'ultimo, passando per "Questo qui quello là", "Tragedie da ridere - Dalla signorina Snob alla vedova Socrate", "Animali e altri attori", "Di tanti palpiti . Divertimenti musicali" è "La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia)" del 2016.

La sua grandezza è stata proprio nella raffinatezza del suo umorismo, come della sua satira, capace di sedurre gli intellettuali e allo stesso tempo di conquistare il pubblico più popolare, riuscendo da grande artista a divertire tutti, a cominciare da quelle persone che aveva osservato rendendole poi personaggi sul palcoscenico.

Franca Valeri è stata un gigante del nostro Spettacolo, una vera signora del palcoscenico che ha regalato emozioni e momenti indimenticabili al pubblico. Un monumento del 900 che ha dato tutto se stessa per la cultura e l'arte. Un personaggio di classe e simpatia innata che mancherà a tutti. Addio signorina snob, sei stata unica...

Franca, 100 anni da signora delle scene


giovedì 30 luglio 2020

La Lazio va di Brescia. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


9 al Ciro d'Italia - C'era solo un risultato per chiudere in bellezza il campionato all'Olimpico (seppur deserto), vincere. E la Lazio anche se con qualche pausa subito sfruttata dalle Rondinelle mai dome, ha vinto, facendo capire di voler lottare sino all'ultimo per la migliore posizione in classica possibile. Come dire noi faremo di tutto, poi si vedrà. La Lazio in ogni caso è una grande squadra e Ciro è il suo profeta. Il sigillo numero 35 (preceduto dall'ennesimo palo) conferma che il capocannoniere di questo campionato dai due volti, prima e dopo il Coranavirus, è solo lui, papabile per la Scarpa d'oro e santo subito per la gente laziale. Ciro si nu' babà!

8 a Correa l'anno 1900 - Prima di buttarla dentro ne ha messi a terra due e ne ha marcati altri tre, un gioco di prestigio come da tempo non si vedeva e che ha mandato in visibilio i tifosi spaparanzati davanti il televisore. Un Tucu di classe che riconcilia col calcio e con lui dopo un rietro lento pede. Bello poi lo scambio di favori fra il bomber e il correano che si sono fatti l'assit a vicenda.

6 e mezzo a dillo a Parolo tuo - Finale in crescendo per lo stacanovista. Sta dappertutto. Come Paolini dietro gli inviati dei Tg. Ma rispetto all'invadente stalker, ha non una, ma una marea di marce in più. A cominciare da quella che gioca con la Prima squadra della Capitale.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Al prossimo giro, il ministero della Difesa sarà suo. Senza se e senza ma.

6 e mezzo a Lupo Alberto - Tanto fumo per confondere gli avversari e tanto arrosto nello scodellare palle tra un daje de tacco e daje alla punta. E' mancato però il coniglio dal cilindro quando ha preso incredibimente la traversa. Magari la prossima volta provi con un pulcino che esce più facile. 

6+ al Sergente - In quel fenomeno di Andrenacci (oh, ma c'avete fatto caso che contro de noi i portieri so' tutti fenomeni?) ha trovato l'ufficiale di picchetto che gli ha negato la libera uscita.

6+ a Lukaku Meravigliau - Sciolgo le trecce e i cavalli, Corrono, E le tue gambe eleganti, Ballano,
Balla per me, balla, balla, Tutta la notte sei bella, Non ti fermare ma balla, Fino a che,Non finiranno le stelle.

6+ a Lazzari alzati e cammina -  All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino ed è stato sostituito. Buon appetito.

6 a Sylva Strakoshina  -L'assemblea del condominio ha deciso con maggioranza qualificata dei presenti, di confermare l'attuale portiere per la prossima stagione. Viene pertanto respinta la proposta avanzata dalla signora del terzo piano che chiedeva l'installazione del citofono. Non essendoci nient'altro da discutere e deliberare, la riunione viene sciolta alle 21 e 20, termine della partita.

6 a Patric del Grande Fratello - Era biondo e capellone e faceva 'na caciara in mezzo al campo che lèvate. Ora tra un mozzico e l'altro, s'è tagliato la zazzera ed è allineato e coperto. Stai a vede' che ce lo ritroviamo portavoce del prossimo premier? Scuola Grande Fratello.. 

6 a chiedimi se sono Felipe - Noi sicuramente. Non ha combinato casini (autogol, deviazioni assassine, rigori) e questo è già un risultato positivo. 

6 - a Meco Ioni - Un tempo in cui ha sfoggiato il meglio, si fa per dire e il peggio di sè. Il problema è che tutti si ricordano il peggio. Come per Gigi Marzullo. 

6- a Somarusic - Manco è entrato e subito un flop sull'arrembante Torregrossa. Nel prosieguo poi non è che sia migliorato. Un po' come Beppe Convertini.

6 - - a Paolo a De Canie - Sta sempre in mezzo come un Malgioglio qualsiasi, rompendo le uova nel paniere a chi giustamente ne sa di più. Il fratello bello del bruttone dei Fichi d'India isomma è come il due di coppe a briscola quando regna bastoni. Della serie pure le pulci c'hanno la tosse. A letto senza cena e che gli serva di lezione. Sipario.



Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Mercoledi, 29 luglio 2020
All’Olimpico la Lazio atterra il Brescia. Un gol di Correa nel primo tempo, una rete di Immobile nella ripresa bastano per avere la meglio sulle rondinelle, che sono sconfitte per 2-0 nella penultima di Campionato. Un campionato incredibile per tutti e soprattutto per la Lazio, caduta giù dalle stelle, che dopo un periodo oscuro sembra essersi ritrovata e cerca la scalata al secondo o al terzo posto. Altri sono gli stimoli per il Brescia, ormai retrocesso, che deve fare la sua gara senza Dessena, squalificato, nonché Skrabb, Bisoli e Donnarumma indisponibili. Lopez fa giocare dall’inizio il giovane Viviani, con Torregrossa ed Aye davanti. Tra i biancazzurri invece torna Lazzari dopo la squalifica, per il resto Inzaghi vara la stessa formazione che ha demolito il Verona. I biancazzurri sfoggiano la splendida nuova maglia celeste che la Macron ha confezionato per il prossimo anno e subito dopo parte la gara in un caldo soffocante. Dopo un tiro di Joni alle stelle ed una punizione di Tonali che Strakosha respinge, i biancazzurri sembrano un po’ troppo distratti e rischiano con Torregrossa, che non azzecca la porta di testa al 10’. Ma la Lazio riprende a macinare gioco; Immobile sfiora il gol con un gran tiro al 14’ che va di pochissimo a lato, poi colpisce con Correa, che si mangia tutta la difesa bresciana, si accentra in area e col destro mette a segno il vantaggio laziale al 17’. La Lazio penetra con facilità nelle retrovie avversarie, ma dimostra qualche imprecisione in avanti; al 35’ Luis Alberto dai 25 metri indovina il bersaglio ma per un pelo para Andrenacci, che si ripete sul colpo di testa di Immobile al 42’. E un monologo biancazzurro, che chiude il primo tempo in avanti ma in vantaggio di un solo gol. Dopo il riposo la Lazio inizia riprendendo a macinare gioco; al 52’ Andrenacci la prende d’istinto sul colpo di nuca di Milinkovic da due passi, poi arriva il solito doppio cambio delle ali con Lukaku e Marusic dentro. Il caldo non aiuta, il ritmo cala, prende terreno il Brescia ma non combina nulla di eccezionale, tranne qualche buon movimento di Torregrossa sotto porta. I biancazzurri si fanno vedere solo al 74’, quando Immobile da posizione difficile calcia sull’esterno della rete. Poi ancora Immobile all’82’ si ritrova una prima volta davanti ad Andrenacci e fa cilecca, sparando fuori, ma un attimo dopo si rifà siglando la seconda rete con un rasoterra preciso su assist perfetto di Correa. Nel finale Milinkovic e poi Parolo quasi fanno tris, ma l’occasione più incredibile ce l’ha Luis Alberto, che raccoglie una respinta del portiere ed a porta vuota spara sulla traversa. Nel recupero Andrenacci le prende tutte, Immobile si dispera ed alla fine il risultato resta fissato sul 2-0. Nona rete di Correa, 35sima per Immobile e Lazio che raggiunge quota 78 punti e tiene il passo dell’Atalanta. Con quella di stasera la squadra di Inzaghi tocca le 24 vittorie e si congeda dal suo campo per questa stagione. Restano gli ultimi 90’ da giocare per concludere nel migliore dei modi il più bislacco dei campionati, che finirà addirittura il 1 agosto a Napoli.  

  

    
LAZIO BRESCIA  2-0   17’ Correa  83’ Immobile
LAZIO: Strakosha, Patric, Luis Felipe (84’ Vavro), Acerbi (87’ Bastos), Lazzari (55’ Marusic), Parolo, Milinkovic, Luis Alberto, Joni (55’ Lukaku), Correa (84’ Adekanye), Immobile. All. Inzaghi
BRESCIA:  Andrenacci, Sabelli, Papetti, Gastaldello (77’ Semprini), Mateju, Zmrhal, Tonali, Spalek, Viviani,  Torregrossa, Aye (87’ Ndoj). All. Lopez
Arbitro Massimi

mercoledì 29 luglio 2020

Lazio, ecco le nuove maglie

di FRANCESCO TRONCARELLI



Colletto stile "polo", con una riga biancoceleste in mezzo, il colore della maglia rigorosamente biancoceleste. Con un post sui social la Lazio "spoilera" la divisa casalinga per la stagione 2020-21 con un messaggio: "Il celeste è il colore di casa".

Tradizione rispettata con uno sguardo anche al futuro, con un look "moderno", come ha spiegato il direttore marketing del club Marco Canigiani, che ha anche annunciato che in occasione di Lazio-Brescia la squadra allenata da Simone Inzaghi scenderà in campo proprio con la nuova maglia.

Poche ore di attesa quindi per ammirare la nuova divisa che accompagnerà i calciatori laziali per il prossimo campionato.

Potremo vedere il capocannoniere Ciro Immobile con il suo numero fortunato 17 sulle spalle della nuova casacca che lo vedrà protagonista sui campi di tutta Italia nel nuovo torneo che si annuncia già avvincente.

Ecco quindi le maglie: la prima per le partite in casa e quella blu chiamata Third shirt 













martedì 28 luglio 2020

Addio Gianrico Tedeschi

di FRANCESCO TRONCARELLI



Se n'è andato un gigante del nostro Novecento, Gianrico Tedeschi. Aveva compiuto 100 anni lo scorso aprile. Una ricorrenza che tutto il Bel paese aveva celebrato perchè festeggiando lui, si faceva festa al Teatro, alla Cultura allo Spettacolo taliano. L'artista milanese infatti non era "solo" il grande attore che è stato, ma tutto un mondo in cui questo personaggio ha vissuto da protagonista e di cui ha fatto parte con nomi entrati nella storia di un secolo come lui.

Studente alla facoltà di Magistero della Cattolica di Milano, città dove era nato, durante la Seconda guerra mondiale fu chiamato alle armi come ufficiale e partecipò alla campagna di Grecia. Fatto prigioniero dopo l'armistizio, venne internato tra gli IMI nei campi di Beniaminovo, Sandbostel e Wietzendorf per non aver aderito alla Rsi.

Nella prigionia conobbe un altro internato destinato a diventare celebre, Giovannino Guareschi, lo scrittore che dalla sua magica penna inventò Don Camillo e Peppone. A Sandbostel, in una compagnia di militari che s'improvvisavano attori, recitò per la prima volta nella parte di Enrico IV nell'omonima opera di Pirandello che poi lo accompagnerà per tutta la vita.

Finita la guerra infatti, si trasferì a  Roma per imparare il mestiere di attore e così frequentò l'Accademia nazionale d'arte drammatica. Si diploma e inzia subito dalla porta principale: il suo debutto teatrale infatti è sotto la guida di Giorgio Strehler.

Da quel momento inizia una carriera che lo vedrà protagonista sul palcoscenico con le migliori Compagnie teatrali e negli sceneggiati televisivi targati Rai che incollavano milioni di persone davanti il piccolo schermo. Ma anche in tanti film di cassetta a conferma della sua poliedricità e capacità interpretativa.

I capelli sempre scapigliati, lo sguardo sornione, una recitazione improntata all'umorismo, il sorriso come biglietto da visita di una signorilità interiore, Tedeschi ha fatto tutto e bene, basta scorrere una piccola parte del repertorio che ha affontato in tanti anni di palcoscenico e di set televisivi e cinematografici, per comprendere la grandezza del suo essere attore. E dei colleghi che lo accompagnavano nei lavori in cartellone.



                                       Tedeschi in My Fair Lady, con Mario Carotenuto e Delia Scala

Per esempio, "La dodicesima notte" di William Shakespeare per la regia di Orazio Costa con Giorgio De Lullo, Renzo Giovampietro, Mario Gallina, Camillo Pilotto, Paolo Panelli, Salvo Randone, Gualtiero Isnenghi, Francesco Mulè, Nino Manfredi, Rossella Falk, Anna Proclemer e Bice Valori al Castello di San Giusto per il Teatro Verdi  a Trieste.

Vogliamo dare un'occhiata a caso alla prosa televisiva? "I giocatori", "Tredici a tavola", "La padrona di raggio di luna", "La professione della signora Warren" per citare solo alcuni titoli, dove si è cimentato con successo, ma ha offerto prove brillanti anche nello spettacolo leggero.

Nella rivista e nella commedia musicale si è cimentato in Enrico '61 con Rascel e nel 1964 My Fair Lady con Delia Scala entrambe realizzate dall coppia Garinei e Giovannini, mentre per la Tv ha affiancato Bice Valori e Lina Volonghi nel varietà di Falqui "Eva ed io" e nel 1977 voluto fortemente sempre da Falqui partecipò a "Bambole, non c'è una lira" con i mitici Tino Scotti e Gianni Agus, la Biagini, Pippo Franco, Mastelloni, De Sica e la Bertè, varietà che ebbe un successo strepitoso.
                      



                                                   Bambole non c'è una lira, il cast

Ha preso parte anche ai grandi sceneggiati della Rai, interpretando, tra gli altri, personaggi come Marmeládov in "Delitto e castigo" (1963),  Paolino in "Demetrio Pianelli" (1963) e Sorin ne "Il gabbiano" (1969).

Tanti i film dal successo popolare come "Susanna tutta panna" di Steno, "Bravissimo" di Luigi Filippo D'amico, "Il federale" di Salce, "Ettore Lo Fusto" di astelari, "Il Mostro" di Zampa, "Mimì Bluette" di Carlo Di Palma e anche pellicole di culto come "Adua e le comagne di Antonio Pietrangeli e "Brancaleone alle crociate" di Monicelli.

Un volto riconoscibile e simpatco come il suo non poteva essere ignorato dalla pubblicità. Tedeschi è stato uno dei personaggi di Carosello più famosi, è ricordato infatti soprattutto come lo stralunato ed efficace testimonial delle caramelle Sperlari in scenette trasmesse dal 1974.


Ventidue anni dopo ancora pubblicità prestando il volto del nonno negli spot del formaggio Philadelphia, a cui nel giugno 1999 si affiancò Marina Massironi. E poteva mancare la Radio? No, certo, negli anni 70 infatti partecipò anche alla trasmissione Gran varietà condotta da Raffaella Carrà,

Una vita sulle scene sino a 91 anni con un testo di Branciaroli, poi il meritato riposo a Pettenasco, piccolo borgo sul lago d'Orta al confine tra Piemonte e Lombardia, con la moglie e partner Marianella Lazlo, e le visite delle figlie Sveva attrice anche lei ed Enrica docente di sociologia.

Irresitibile "Arlecchino servitore di due padroni" che è diventato attore nella prigionia di un campo di concentramento, Tedeschi in una vita spesa sul palcoscenico ha regalato emozioni a non finire al pubblico, con la sua prosa asciutta e venata di una sottile ironia surreale. È  stato un artista unico, semplice e al tempo stesso immenso. Un grande a cui va il grazie di una Nazione intera






lunedì 27 luglio 2020

Lazio manita al Verona. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



9 al Ciro d'Italia -Una Lazio di nuovo autoritaria e manovriera ha steso con merito il Verona confermando di voler chiudere in bellezza (75 punti, è record) questo strano campionato dai due volti, prima e dopo il Coronavirus. Cinque gol, una bella manita, la dicono tutta sulle differenze qualitative fra le due squadre e al tempo stesso esaltano chi ha segnato. Su tutti Ciro il grande che con la tripletta firmata al Bentegodi, ha non solo raggiunto Lewandowski a quota 34 nella speciale classifica della Scarpa d'oro, ma soprattutto è il calciatore italiano che ha segnato più reti in una sola stagione nella storia del Campionato. Un trionfo. Come dire, 'mo ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost'. Cominciando dalla classifica dei capocannonieri.

8 al Sergente - Aveva avuto un momento di sbandamento. Si parlava addirittura di una sua espulsione dall'esercito, ma l'Esorciccio tomo tomo cacchio cacchio come peraltro aveva previsto Totò, si è rimesso in riga e ha poi messo sull'attenti i suoi oppositori. E dopo la bomba col Cagliari, c'ha messo un'altra pezza dando il via alla remuntada irresistibile. E scusate se è poco.

7 e mezzo a Lupo Alberto - C'è ma non si vede. E quando si vede, si strabuzzano gli occhi. Il Mago ha rimandato a casa sua l'omonimo al contrario Alberto Lupo buonanima e si è rimesso a tirare fuori conigli dal cilindro. Silvan preoccupato ha chiesto il reddito di cittadinanza.

7+ a Sylva Strakoshina - Tre paratone da paura: nel primo sul destro di Veloso dal limite, nel secondo sulla bordata in diagonale di Borini e sul colpo di testa di Salcedo. Una cosa che da tempo non si vedeva. Ora se po' rimette a giocà a Burraco coi fotografi.

7 a Correa l'anno 1900 -  Aveva gettato alle ortiche l'occasione capitatagli coi sardi, si è rifatto con Giulietta. E senza salire sul balcone.

7 ad Antonio Elia Acerbis - Il Ministro della difesa ha ripreso le redini del suo dicastero. Già che c'è potrebbe prendere l'Istruzione ad interim e risolvere i problemi che Azzo Lina non riesce neanche a inquadrare. Hai visto mai.

6 e tre quarti a dillo a Parolo tuo - Sta dando il fritto pur essendo il più vecchio. E con pesce fresco, al contrario di tanti merluzzi che ancora girano a Formello.

6 e mezzo a Le favole di Andresen - Una bella favola, e il lupo cattivo muto.

6 e mezzo a Patric del Grande Fratello - C'ha preso gusto.  Dai mozzichi tanto per gradire alle abbuffate da società dei magnaccioni. Gli avversari se li divora.

6 e mezzo a Somarusic - Ha giocato. E anche bene. Incredibile ma vero. Come Antonella Elia che non si vuole innamorare più di nessuno a Temptation island. Se, lallero...

6 a Lukakau Meravigliau e al Panter One - Buttati nella mischia per partecipare al banchetto. E senza essere stati invitati. Grandi.

6- a chiedimi se sono Felipe - Ha provocato più disatri (rigori, autogol, ecc.) lui, che quel rubagalline di Mauricio e Oscar de nome ma non de fatto Lopez messi insieme. Dal Manuale del Saper vivere di Suor Germana: se attraversate un momento no e tutto sembra andare per storto, una bella camomilla al bromuro rilasserà i vostri nervi e piegherà i vostri bollenti spiriti. Parole sante.

6 - - a io vavro, tu vavri, egli vavra, noi s'alzamo e se ne annamo - Inutile come un programma di Giacobbo, incomprensibile come una domanda di Marzullo, inspiegabile come l'italiano di Luca Giurato. Fatece capì che ce dovemo fa. Sipario.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 26 luglio 2020
La Lazio espugna il Bentegodi. A Verona i biancazzurri vanno sotto per un rigore un po’ dubbio trasformato da Amrabat, ma poi sempre su rigore raggiungono il pari con Immobile; nella ripresa Milinkovic, poi Correa ed infine una doppietta di Immobile perfezionano il risultato per il rotondo 1-5 finale. Per la 36sima d campionato la squadra di Juric oggi pomeriggio non dispone di Kumbulla, Adjapong, Danzi e Dawidowicz; esordisce il portiere Radunovic, Faraoni si sposta centrale, con Zaccagni ed Eysseric dietro la punta Borini. La Lazio dopo la vittoria col Cagliari sembra essersi scrollata di dosso molte paure, ma restano sempre gli acciacchi fisici. Inzaghi continua ad avere gli uomini contati, per sua stessa dichiarazione Acerbi, Vavro, Marusic e Cataldi non stanno per niente bene. Inoltre con Lazzari squalificato la formazione è ancora una volta rimaneggiata, con Djavan Anderson a destra e Marusic dall’altro lato, Correa ed Immobile davanti. L’arbitro Volpi, quasi un esordiente in A, fischia l’inizio della partita sotto un caldo rovente, con le due squadre che si fronteggiano a centrocampo a buon ritmo; il primo tiro serio è di Immobile al 14’, ma finisce oltre la traversa. Al 25’ la risposta di Veloso di destro è messa in corner da Strakosha. Alla mezz’ora Milinkovic prova a metterla all’incrocio ma sbaglia di pochissimo; la Lazio prende campo agli avversari, ma al 36’ Zaccagni in area finisce tra le gambe di Luis Felipe e Volpi decreta il rigore che va a battere Amrabat. Strakosha è spiazzato e il Verona va in vantaggio. I biancazzurri non meritano di stare sotto e arrivano all’1-1 nel recupero. Un fallo su Immobile commesso contemporaneamente da Gunter e Lazovic è da rigore: batte Ciro Immobile, che riesce a buttarla dentro e consente alla Lazio di terminare in parità il primo tempo. Nessun cambio giunge nella ripresa, ma subito arriva un colpo di testa di Acerbi di poco fuori, cui risponde un tiro di Lazovic deviato sul palo da Luis Felipe. Al 55’ Milinkovic è atterrato al limite dell’area; lui stesso provvede a tirare il calcio di punizione, che con una deviazione di Pessina consente alla Lazio di ribaltare il risultato e ritrovarsi avanti. Borini calcia forte al 60’ e trova pronto Strakosha, ma poco dopo Correa calcia in porta e complice ancora una deviazione, stavolta di Gunter, riesce ad imbustare il terzo gol, che dà maggior tranquillità ai biancazzurri. La Lazio attacca e cerca di tenere lontano gli avversari; il ritorno veronese frutta al 78’ un colpo di testa del nuovo entrato Salcedo, su cui Strakosha d’istinto è bravissimo a respingere un gol fatto. Ma Ciro Immobile oggi vuole strafare e segna una rete stepitosa, la sua centesima in serie A, col destro a giro da posizione difficile, battendo l’incolpevole Radunovic. La partita è virtualmente finita, c’è ancora il tempo per qualche ulteriore sostituzione, ma prima della fine Radunovic atterra Immobile e Volpe assegna ancora un rigore. Immobile non fallisce e la vittoria laziale è servita con una manita. I biancazzurri ora sono a pari merito con l’Atalanta al terzo posto con 75 punti, ma  il protagonista assoluto di stasera è Ciro Immobile, che eguaglia Lewandowski per la conquista della scarpa d’oro e distanzia Ronaldo, per ora fermo a 30 reti. Per la Lazio invece rimane ancora l’estremo sforzo di  rosicchiare altri punti a Inter ed Atalanta, per migliorare la classifica finale nelle ultime due giornate di campionato.           

    
VERONA LAZIO 1-5 38’ Amrabat (rig) 48’95’ Immobile (rig) 55’ Milinkovic 62’ Correa
VERONA:  Radunovic, Gunter, Faraoni (/9’ Dimarco), Rrahmani, Lazovic, Amrabat, Veloso (87’ Felippe), Pessina, Eysseric (87’ Stepinski), Zaccagni (68’ Salcedo), Borini (68’ Di Carmine). All.Juric
LAZIO: Strakosha, Patric (65’ Vavro), Luis Felipe, Acerbi, D. Anderson (65’ Lukaku), Parolo, Milinkovic (88’ Armini), Luis Alberto, Marusic (88’ A. Anderson), Correa (68’ Caicedo), Immobile. All Inzaghi
http://ctrl-c.cc/?7KciGJujQk2kWJ5Mdlyj4muGImQLFlsL3k8HulnI9GiILh0hlLjKpGgMnMLJKjkJCmtGgJ0G4L5I0MMG5KFkwjFLBiaH7h8jsIKI2HhIJMIghmXjxjJkz6IEf918HxU381Arbitro Volpi

venerdì 24 luglio 2020

Bentornata Lazio! Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


8 e mezzo al Sergente - Una Lazio tornata briosa e con l'animo combattivo ha battuto il Cagliari conquistando la certezza matematica del quarto posto che, se tutto va bene, ci dovrebbe dare la qualificazione Champions. Dopo tante sventure finalmente una buona notizia e una buona prestazione. Ciro e il Sergente hanno ucciso l'uomo Cragno e la gente laziale ha tirato un sospiro di sollievo. Con i resti di quella che fu l'Invincibile armata prima del Covid, Inzaghi ha fatto miracoli. E per questo va ringraziato. Battiamo le mani ai veri laziali come lui e bentornata Lazio fra le grandi d'Europa. Copertina d'obbligo all'Esorciccio che con quella bomba all'inizio della ripresa ha dato la scossa alla squadra facendo capire che la rimonta era possibile. Bravo!

8 e mezzo al Ciro d'Italia - Il sigillo alla vittoria l'ha messo lui. E sono 31. Mai nessun calciatore con l'Aquila sul petto ne ha segnati così tanti in un campionato. Meriterebbe la Scarpa d'oro a prescindere. Intanto con l'ennesimo palo (15 in due anni), peraltro colto dopo un numero eccezionale nell'area avversaria, ha conquistato le Infradito Swaroski che danno diritto all'ingresso gratuito al Tibidabo con lettino in prima fila per la stagione in corso. Buttalo via.

8 a Lupo Alberto - E' tornato il Mago. Quell'assist al bacio per Ciruzzo vale il biglietto della partita. Sim salabim e Silvan je spiccia casa.

7 a dillo a Parolo tuo -  Quante gliene abbiamo dette. Ma questa volta gliene dobbiamo dire di altre, solo cose belle, come a Sabrina Salerno che nonostante abbia una certa sembra nata ieri. E anche lui che una certa ce l'ha (e lo si è visto ultimamente quando nun je la faceva più come Rocco Siffredi dopo una giornata di lavoro sul set), ha dato il fritto in lungo e in largo per il campo. Stacanovista sino all'ultimo.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Lo criticano tutti, je danno addosso manco fosse Pierluigi Diaco che si è dovuto togliere dai social per gli attacchi, eppure il guardiano del faro biancoceleste ancora una volta qualche bella pezza determinante ce l'ha messa. Tipo al 31° quando si è superato su Ionita. E scusate se è poco.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - Come sai fare solo tu. Nel primo tempo titubante e a corrente alternata della squadra come il programma di Roberto Giacobbo, in tre minuti (9°, 10° e 11°) dalla sua fascia ha scagliato tre bolidi che il portiere rossoblu ha parato a fatica. Si è confermato in questo periodo il migliore. Come Techetechetè.

6 e mezzo a Meco Ioni - Quando nel primo tempo ha smarcato  il bomber de noantri con un colpo di tacco in molti sono sobbalzati sulla poltrona. Ma è lui o non è lui, si sono chiesti. Poi vedendolo scendere e crossare alla grande, alcuni si sono anche presi a schiaffi per capire se era tutto vero o stavano semplicemente sognando. Era tutto vero, "incredibile ma vero". La prestazione non a caso di Ioni Stecchino sarà citata nell'omonima rubrica della Settimana Enigmistica.  

6+ a Patric del Grande Fratello - L'ultima volta l'ha presi a mozzicchi. Questa volta se l'è magnati.

6+ a chiedimi se sono Felipe - felipissimo, sto quarto posto è arrivato con tutta la sua deviazione che ha spiazzato Sylva, mo' la Champions è dietro l'angolo.

6 ad Antonio Elia Acerbis -  Il ministro della difesa perde colpi. E avversari. Come quando si è fatto uccellare dal solito Ionita in occasione del quasi gol avversario. Ma è giustificato. E' uno dei pochi che ha sempre tirato la carretta. Come Carlo Conti in Rai.

6 a Somarusic - Rientrato dopo tanto tempo ha buttato in campo la sua fisicità. Come Belen. Ma j'è riuscito peggio.   

5 e mezzo a Correa l'anno 1900 -  Rientrato in campo dopo tanto tempo ha gettato alle ortiche un'occasione d'oro. Bentornato!

5 e mezzo al Panter One - In campo da tempo immemore si è praticamente pietrificato sul prato verde dove una volta volava. Ora è pronto per il Museo delle cere di Madame Tussauds. Sipario.




Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Giovedi, 23 luglio 2020
La Lazio è in Champions. All’Olimpico nel posticipo della 35sima giornata il Cagliari va in vantaggio alla fine del primo tempo, ad inizio di riresa è raggiunto da Milinkovic e poi superato dalla rete di Immobile, che consente ai biancazzurri di aggiudicarsi l’incontro col risultato di 2-1. Dopo l’ennesimo passo falso di lunedi contro la Juve, Simone Inzaghi prova a riordinare le idee di una squadra da recuperare sia nel corpo che nella mente. Sempre con gli uomini contati, il mister laziale oggi mette in scena una formazione con Patric, Luis Alberto e Jony, che erano mancati contro la Juve. Zenga, senza Pavoletti, Nainggolan, Oliva e Carboni, mette Mattiello dal primo minuto dietro Simeone e Joao Pedro. Inizia subito male la squadra biancazzurra col gol di Joao Pedro in apertura su punizione, che viene però annullato perche il pallone doveva essere giocato di seconda. Sempre il brasiliano di testa all’8’ prova la conclusione di testa che finisce alta sulla traversa. Lazzari dal 9’ all’11’ prova per ben tre volte il fendente fortissimo che Cragno riesce sempre a bloccare. Sempre il portiere isolano è protagonista, prima sul tiro a giro di Luis Alberto e poi su Immobile davanti alla porta; la Lazio domina ma rischia alla mezz’ora con il colpo di testa di Ionita che è deviato in corner da Strakosha e poi al 41’ con l’inzuccata di Simeone che non indovina la porta da ottima posizione. Al 44’ Simeone tira in porta, trova una deviazione fortunosa di Luis Felipe, che spiazza Strakosha e il Cagliari va in vantaggio. Nel secondo tempo Milinkovic di destro con una perfetta esecuzione dai 16 metri piazza il pareggio nella porta rossoblu e Al 52’ Cragno salva su Luis Alberto, poi Immobile si gira perfettamente ma colpisce il palo. Il Cagliari accusa, Inzaghi intanto toglie i due esterni e ora arriva la rete di Ciro Immobile, che riceve da Luis Alberto e segna col sinistro il suo 31simo gol che ribalta il risultato e regala finalmente un sorriso alla Lazio. Rientra anche Correa, che sostituisce Caicedo ed al 75’ impegna ancora Cragno. Nel finale il Cagliari cerca la pressione con qualche assalto, ma i biancocelesti controllano bene sino in fondo e si aggiudicano la partita. Oggi la Lazio ha avuto finalmente grande determinazione e voglia di vincere; oltre alla testa anche le gambe hanno funzionato bene e la vittoria è stata servita. Il rimpianto è che questo atteggiamento forse doveva manifestarsi prima, ma è tutto inutile. L’obiettivo era portare a casa la qualificazione Champions e quello è stato raggiunto. Dopo 13 anni la Lazio torna nell’Europa che conta: grazie ragazzi!
  
LAZIO CAGLIARI 2-1    45’ Simeone 48’ Milinkovic  60’ Immobile
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Luis Felipe, Lazzari (58’ Marusic), Parolo, Milinkovic, Luis Alberto (91’ Cataldi), Jony (58’ Lukaku), Caicedo (65’ Correa), Immobile (91’ Adekanye). All Inzaghi
CAGLIARI:  Cragno, Walukiewicz, Klavan, Lykogiannis (84’ Pisacane), Farago, Nandez, Ionita (84’ Gagliano), Rog (66’ Birsa), Mattiello (70’ Ragatzu), Pedro, Simeone. All. Zenga
Arbitro Piccinini 

martedì 21 luglio 2020

Lazio con la Juve non c'è partita. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI
 

7 al Ciro d'Italia - Un gran finale generoso di una squadra rattoppata e riempita di ragazzini e terze scelte non è bastato per recuperare una partita che la Juve ha vinto con un rigore fantasma e una nostra cappellata difensiva. Con la Juve aiutata a prescindre e la Mitica incerottata e ragazzina non c'è partita. È andata male e non poteva essere diversamente se le gambe dei sopravvissuti sono molli e la panchina non esiste. Il primo tempo aveva illuso tutti ma la realtà è che Il Covid c'ha steso e questa Lazio fa quello che può (un punto in cinque partite). Con questa media per la Champions l'ultima spiaggia potrebbe essere la partita col Cagliari. Speriamo non si sbaglino andando a Castelporziano. Copertina d'obbligo al bomber biancoceleste che non ha mai mollato (anche un palo clamoroso) guidando l'assalto all'impresa dopo aver messo a segno la rete numero 30 (nessun laziale come lui!) grazie a un penalty, questo sì, sacrosanto.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - È tornato a livelli accettabili. Un po' come Techetechete che nella penuria della programmazione estiva regala scampoli di divertimento. Come ACE appunto.

6+ a Lazzari alzati e cammina - e cerca di correre a tavoletta per dare una mano allo sprint per queste ultime partite altrimenti finisce come con la Cuccarini. A casa.

6  a dillo a Parolo tuo - Tanta corsa in mezzo al campo. Ma a tratti anche a vuoto. Dell'oroscopo di Branko la Luna consiglia: provare con la plastica il vuoto a rendere non paga.

6 al Sergente - Un passo avanti rispetto le prestazioni a singhiozzo precedenti. Diciamo che al.momento è reintegrato nell'esercito.

6  a Sylva Strakoshina -  che je voi dì. Il rigore farlocco l'aveva quasi preso. E pure la modalità Lato b era scattata col palo bianconero. Il suo insomma l'ha fatto so gli altri che l'hanno fatto fuori.

6  a Massimo de Cataldi - Je manca sempre un soldo pe' fa na lira.

6  a Paolo a Di Canie - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Avete presente Alberto Matano?

6 - a le favole di Andersen - È entrato in corsa e ha dato il massimo. Cioè poco e niente. Ma come dice Vasco va bene così.

5 e mezzo a le favole di Andersen 2 - Proprio una favola, trovarsi a giocare in serie A contro la squadra italiana più famosa del mondo e non sapere neanche perchè. Qualche spunto, tanta buona volontà, ma se po' annà in Paradiso co' un "fenomeno" come lui? Fatevi una domanda e datevi una risposta.

5  al Panter One - C'era una volta.

5  a io vavro, tu vavri, egli vavra, noi s'alzamo e se ne annamo - ecco appunto è mejo che se ne annamo.

5 - - a basta Bastos - ma basta proprio.

4 e mezzo a chiedimi se sono Luis Felipe - Eppure aveva iniziato bene. Nel primo tempo aveva messo la museruola a tanti campioni. Incredibile ma vero. Poi nella ripresa quando ancora c'era una possibilità di recuperare, quella frescaccia a livelli altissimi che manco Martufello sarebbe stato capace. Ed è finita male. Sipario.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Lunedi, 20 luglio 2020

L’Aquila non riesce più a volare. Allo Juventus Stadium il posticipo della 34 sima giornata vede la Juventus affermarsi contro i biancazzurri: all’inizio del secondo tempo un uno-due di Ronaldo piega la Lazio, che riesce solo ad accorciare su rigore con Immobile per il 2-1 finale. Dopo il pareggio di Udine Inzaghi e tutta la truppa laziale volano a Torino per la seconda complicatissima trasferta consecutiva di questo finale di Campionato. Biancazzurri falcidiati dalle assenze: agli indisponibili Patric, Marusic, Leiva si uniscono anche Jony e Luis Alberto, così torna Cataldi a centrocampo, mentre a sinistra dall’inizio gioca Djavan Anderson. Maurizio Sarri, che è senza Bernardeschi squalificato, non può disporre di Higuain, fermato all’ultimo momento da una contrattura. Si affida a Dybala dal primo minuto, mentre a centrocampo giocano Rabiot e Ramsey. Buon inizio da entrambe le parti, con dinamismo e movimento; al 10’ Alex Sandro di testa colpisce il palo su passaggio di De Light, con Strakosha battuto. Al 17’ Cataldi col piattone cerca la conclusione precisa ma trova solo un angolo. I biancazzurri sono molto attenti ed aggressivi, mordendo su ogni pallone, dalla mezz’ora in poi però retrocedono troppo e si prestano alle iniziative juventine. Al 36’ Rabiot dalla sinistra impegna Strahosha in angolo, mentre al 44’ dopo un errore di Bentancur, la palla finisce ad Immobile, che di prima intenzione calcia forte e colpisce la base del palo. Ad inizio di ripresa un’azione caparbia di Dybala frutta un tiro su cui si oppone Strakosha, poco dopo un pallone che carambola sul gomito di Bastos fa chiedere un check del var ad Orsato, che concede il rigore. Batte Ronaldo, che segna il vantaggio juventino al 51’. Passano una manciata di secondi e Luis Felipe confeziona praticamente il secondo gol della Juve, il suo imperdonabile errore da ultimo uomo innesca Dybala, che davanti a Strakosha porge a Ronaldo, il quale non fallisce il 2-0 che stordisce la Lazio. Al 53’ Ronaldo di testa indirizza sul portiere, poi colpisce una traversa su cross di Dybala. Al 72’ l’argentino stoppa bene, tira altrettanto bene ma trova pronto Strakosha. Al 77’ Andre Anderson appena entrato, con personalità ed intuizione prova il gran tiro dalla distanza che Szczesny neutralizza in corner. All’81’ Bonucci nel tentativo di rinvio colpisce Immobile su un piede: Orsato decreta un altro rigore, che va a battere Ciro Immobile, che accorcia battendo Szczesny e riapre la gara. Nel finale Szczesny salva il risultato sulla punizione a girare di Milinkovic, che aveva colpito benissimo sotto l’incrocio dei pali. Il forcing laziale si attua con Falbo e Moro, che rilevano Lazzari e Luis Felipe, ma i giovani non bastano e la Juve dopo 6’ di recupero si aggiudica la partita. Per i bianconeri un altro grande passo verso la conquista dello scudetto, per la squadra biancazzurra la quarta sconfitta del campionato “covid” ma la migliore Lazio di questo mini torneo. Sono 7 punti in 7 giornate per la squadra laziale dalla ripresa del campionato: un bilancio veramente negativo che fa scivolare i biancocelesti al quarto posto. Oggi però con i ragazzini ed i pochi titolari rimasti la Lazio è riuscita a tener testa ai bianconeri: un buon segnale per questo finale col traguardo della Champions quasi in tasca.         

JUVENTUS LAZIO 2–1      50’ Ronaldo (rig.)  54’ Ronaldo  82’ immobile (rig)
JUVENTUS:  Szczesny, Cuadrado, Bonucci, De Light, Alex Sandro, Rabiot, Bentancur, Ramsey (57’ Matuidi), Douglas Costa (57’Danilo), Ronaldo, Dybala (89’ Rugani).  All: Sarri
LAZIO: Strakosha, Bastos, Luis Felipe (89’ Falbo), Acerbi, Lazzari (89’ Moro), Parolo, Milinkovic, Cataldi (75’ A. Anderson), D. Anderson (67’ Vavro), Caicedo (67’ Adekanye), Immobile.  All: Inzaghi
Arbitro Orsato

sabato 18 luglio 2020

Peppino di Capri, 50 anni fa il trionfo al Festival di Napoli

di FRANCESCO TRONCARELLI


E' finito così senza un vero perchè, eppure in quella manifestazione sono passati gli artisti più importanti della musica leggera italiana, ospiti di grande richiamo e, cosa non da poco trattandosi di canzoni, brani che da quel palcoscenico hanno fatto il giro del mondo come "Guaglione" che nella versione di Dalida ("Bambino") ha dominato le classifiche internazionali o che sono considerati dei capolavori, un titolo su tutti, "Tu si na cosa grande" di Modugno".

C'era una volta il Festival di Napoli, poesia, passione e tanta musica, era nato nel 1952, un anno dopo quello di Sanremo, anche se la parola «festival» aveva la primogenitura partenopea, essendo stata usata per la prima volta nel 1931, quando Ernesto Murolo, padre d Roberto ed Ernesto Tagliaferri firmarono un «Festival napoletano» nel casinò della città.  

Una rassegna dedicata alla canzone del "paese do Sole" che vanta radici importanti non solo nella cultura popolare di quella terra (a cominciare da Piedigrotta) ma anche di quella del Bel paese, una passerella importante per molti nomi che hanno fatto la storia della canzone napoletana come Aurelio Fierro, Maria Paris, Mirna Doris, Nunzio Gallo, Sergio Bruni, Mario Merola, Fausto Cigliano, Mario Abbate, Peppino Gagliardi, Tony Astarita, Mario Trevi per citarne solo alcuni, come anche di quella italiana.

Ci riferiamo ad Ornella Vanoni, Domenico Modugno, Claudio Villa, Renato Rascel, Nilla Pizzi, Johnny Dorelli, Carla Boni, Gino Latilla, Achille Togliani, Luciano Tajoli, Jula De Palma, Iva Zanicchi, Teddy Reno, Betty Curtis, Wilma De Angelis, Giorgio Gaber, Fred Bongusto, Wilma Goich, Carmen Villani, Don Backy, Tony Dallara e persino Teo Teocoli, l'Equipe 84 e i Giganti che hanno partecipato a varie edizioni della manifestazione.

Napoli con le sue canzoni era insomma al centro dell'interesse, come Sanremo, proponendo tra l'altro la doppia esibizione dei brani in gara, prima che la istituisse anche il festival della Riviera. Erano i tempi di brani come "Malinconico autunno», «Lazzarella», «Vurria», «Tuppe tuppe mariscia'», «Sarrà chi sa» "Vieneme nzuonno», "Sciummo" e «Cerasella" che oltre a scalare le classifiche diedero vita a film (i famosi musicarelli con un giovane Massimo Girottti non ancora Terence Hill e una rampante Claudia Mori protagonisti) e commedie musicali.

Mario Girotti-Terence Hill e Claudia Mori sul set di "Cerasella"

Canzoni di successo e pezzi stracantati da tutti, proposte che avevano un mercato florido e un pubblico attratto da quel "Canta Napoli", slogan-tormentone di Renato Carosone che rendeva bene l'idea di un popolo in musica e in festa. Una lunga storia insomma che esattamente 50 anni fa, aveva però il suo epilogo nell'ultima edizione. Che si svolse in trasferta nell'Isola Azzurra, ombelico della mondanità e del jet set internazionale.

Il palco era montato sulle scale della chiesa nella celebre Piazzetta, presentatore ufficiale il bravo e già navigato Daniele Piombi coadiuvato da Gloria Christian ed Enzo Berri glorie locali. Tra gli ospiti Carlo Dapporto, Antonella Steni, Enrico Simonetti, Alberto Lupo, Pietro De Vico ed anche gli Showmen, i primi alfieri di quel neapolitan power che di lì a poco avrebbe stravolto proprio gli stereotipi della canzone napoletana tutto "ammore-còre-tradimenti e chella là".

In quella calda estate del 1970, c'era un favorito, Peppino Di Capri, che giocava in casa. Mimmo Di Francia un degli autori più bravi e preparati delle nuove leve (in seguito scriverà "Champagne" e "Balliamo"), aveva composto per lui «Me chiamme ammore», Peppino aggiunse l'intro e la canzone, romantica e con una melodia avvolgente, sembrò perfetta per quel festival.

La scelta del secondo interprete su indicazione della casa discografica, cadde su Gianni Nazzaro, artista emergente che aveva riscosso un certo successo nel Girone B del Cantagiro ed aveva già un considerevole seguito di fan per la sua bella presenza. La direzione dell’orchestra fu affidata al Maestro Tony Iglio che aveva arrangiato il brano. 

‘Me Chiamme Ammore’ ricevette subito grandi consensi e, presentata nella seconda serata del festival, volò al primo posto” con i voti delle giurie. I giornali davano favorite tre coppie: Peppino di Capri e Gianni Nazzaro, Mario Merola e Mirna Doris con 'Chitarra Rossa' e la coppia Franco Franchi Angela Luce con '‘O Divorzio'. 

Terminata la diretta dalla Piazzetta di Capri, il primo canale RAI aveva dato la linea al telegiornale per le ultime notizie della notte. Come avviene ancora oggi per Sanremo. Al termine del TG, la "signorina buonasera" annunciò ‘tra pochi minuti ci collegheremo nuovamente con Capri per i risultati finale del Festival di Napoli’. 

Dietro le quinte, l'attesa era spasmodica e la tensione si tagliava a fette. Vincere il festival sarebbe stato un volano per le serate della stagione estiva, i passaggi televisivi e la vendita del disco. Mentre Piombi con la sua diplomatica verve intratteneva pubblico e spettatori, arriva il verdetto dal Notaio che aveva verificato i voti provenienti dalle giurie di tutta Italia: ‘Ha vinto ‘Me Chiamme Ammore’!’.

E fu apoteosi per Peppino subito osannato dal boato della Piazzetta e dal pubblico a casa. Da quel momento infatti, a seguito di quella vittoria, di Capri tornerà nel cuore del grande pubblico ("Amare di meno" per Rischiatutto, "Una catena d'oro" al Disco per l'estate, vittoria a Sanremo col brano di Califano, "Champagne" sucesso mondiale...), dopo l'inevitabile appannamento dovuto per il cambio dei gusti musicali avvenuto sul finire degli anni Sessanta. 

La serata finale del 18 luglio 1970, fu vista da circa venticinque milioni di spettatori (share bulgaro) e la vittoria venne festeggiata con amici, fan e vip allo Splash, il locale caprese di Peppino, tra interviste, fotografi scatenati e tanta felicità. L’indomani arrivò anche un telegramma di Domenico Modugno che si congratulava per la vittoria.

La canzone è rimasta nel tempo, Peppino ancora oggi, 50 anni dopo quella magica vittoria avvenuta sotto la "luna caprese", la intona al momento dei bis con la sua melodia canaglia. Ed è rimasta anche come ultima vittoria ufficiale di un Festival tanto amato e seguito, ma poi dissolto senza colpe proprie se non quelle di essere portavoce di una Napoli più da cartolina che da finestra sulla quotidianità.



Si perchè dopo quello svoltosi a Capri, non ci fu più il festival. La diciannovesima edizione della manifestazione, quella dell'anno successivo, il 1971, che doveva tornare alla casa madre al teatro Mediterraneo del capoluogo partenopeo, non prese mai il via.

Alcuni autori esclusi dalla kermesse, paventando dei brogli, presentarono una denuncia alla Procura della Repubblica e tutto si fermò in prossimità del via. Il colpo di grazia a una sistuazione di stallo lo diede la Rai che ritirò le tecamere per «motivi di ordine pubblico» allontanando di fatto l'interesse del pubblico.

E il Festival praticamente si sciolse, si avvitò su se stesso sino alla autodistruzione, cancellando anni e anni di gloriose serate e appassionanti melodie, non riuscendo poi a riprendersi sucessivamente dalle sue ceneri.

Gli innumerevoli tentativi di rilancio e/o imitazione della manifestzione nel corso degli anni, non sono stati in grado di riportarlo al centro dell'attenzione nè ai fasti del passato nè, tantomeno, a imporre successi di grande richiamo come una volta.

Cinquant'anni dopo di quel piccolo mondo antico che fermava una città (ricordate "Operazone San Gennaro" con Manfredi e Totò?) ed interessava una nazione sprofondata sul divano di casa è rimasto poco, sicuramente Peppino Di Capri con la sua classe e la sua inconfondibile voce e con lui quel brano romantico che pose fine a un'epoca. Quando Napoli andava a 45 giri.


giovedì 16 luglio 2020

Lazio, ricomincia dal pari. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7 a Sylva Strakoshina - Col pareggio ottenuto a Udine, la Lazio ha interrotto la spirale negativa (tre sconfitte consecutive) in cui si era avvitata senza colpo ferire. Certo in altri tempi ci sarebbe stato da recriminare, ma per quello che si è visto in campo è comunque un punto d'oro. Il possesso di palla infatti è stato sterile, le occasioni sciupate e/o mancate sono state troppe e il calo del secondo tempo è stato evidente. In un quadro insomma più no che sì in cui l'importante era resatre a galla per non finire nel baratro del caos, la copertina va sicuramente al numero uno, autore di un paio di interventi decisivi e che lo rilanciano dopo tante critiche.  Con l'aggiunta poi che è tornato a sfoggiare il suo lato B: pensate se quel tiro del Pollo all'ultimo secondo dell'ultimo minuto di recupero fosse andato dentro invece di finire sul palo... De che staremmo a parlà ora?

6+ a chiedimi se sono Luis Felipe - Un impegno totalizzante. Nel correre e anticipare gli avverasi ma anche nel compiere quell'erroraccio che poteva costare caro. Ma alla fine possiamo dire che Lasagna se l'è pappato.

6+ a Lazzari alzati e cammina - E prova a tirarci fuori da sto pantano di incertezze come stai facendo. Il piccolo grande uomo della fascia è l'unico che nelle ultime quattro partite ha dato il fritto. Tenetelo presente quando andrete ai ristorantini al mare. Il suo è il migliore.

6 a Innamoradu - Regge bene per un'ora, poi si affloscia come tutti i compagni di merende. Evdidentemente i bibitoni di papaya che non gli danno più je mancano come al carcerato Battisti le ostriche.  

6 a Paolo a De Canio - La buttiamo lì: ma co' ste punte spuntate che se ritrovamo, ma nun sarebbe er caso de fallo giocà dall'inizio? Chissà, potrebbe "impressionà" le difese avversarie e buttalla drento. Fusse ca fussse la vorta bona che cor fratello bello del Fico d'India segnamo?  

6 a Lukakau Meravigliau - Sciolgo le trecce e i cavalli, Corrono, E le tue gambe eleganti, Ballano, Balla per me, balla, balla Tutta la notte sei bella, Non ti fermare ma balla, Fino a che, Non finiranno le stelle...

5 e mezzo a Massimo di Cataldi - Je manca sempre un sordo pe' fa na' lira.

5 e mezzo ad Antonio Elia acerbis - E' partito in quarta è arrivato in folle. Avete presente Roberto Giacobbo?  

5 e mezzo a dillo a Parolo tuo - All'inizo s'è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino.

5 e mezzo a Lupo Alberto - Sto fatto che spesso e volentieri si alterna col suo omonimo al contrario Alberto Lupo, inizia a stancare. Passi doppi e passi falsi infatti si alternano col giocatore che di volta in volta appare col 10 sulle spalle. Errori clamorosi in fase di tiro in porta a magie di buon livelllo. Si decida una volta per tutte chi utilizzare.

5 al Sergente - Se continua di questo passo lo radiano dall'esercito
.  
5 al Ciro d'Italia - Ei fu.

5- al Panter One - Pietrificato come un Moai dell'Isola di Pasqua, immobile come un busto del Pincio, sarà scritturato da Madame Tussauds come attrazione vivente al Museo delle cere di Parigi.

5- a basta Bastos e le favole di Andersen - In due non ne fanno uno buono. Come Pablo e Pedro.

4 a meco Ioni - Nè carne nè pesce. Semplicemente nè. Sipario.



Appunti di gioco 
di Roberto Taglieri

Mercoledi, 15 luglio 2020 Reti bianche alla “Dacia Arena”. Termina col risultato di 0-0 la gara tra Udinese e Lazio nella 33 sima giornata di Campionato, alla fine di una partita combattuta e sofferta. Dopo le tre sconfitte di fila che hanno azzerato le possibilità scudetto, ormai alla Lazio resta di conquistare quella manciata di punti che le garantiranno l’accesso matematico alla Champions. Ma ancora una volta Inzaghi fa i conti con una squadra rabberciata. Il mister piacentino perde ancora Leiva, anche Vavro sembra out ma ritrova per sua fortuna Milinkovic, pur se non al meglio. Oggi in difesa c’è Luis Felipe, in mezzo al campo Parolo è costretto agli straordinari, mentre davanti con la defezione di Correa Immobile e Caicedo sono sempre più titolari. Gotti invece, senza Prodi e Mandragora, schiera un 352 speculare ai biancazzurri, con Jajalo a centrocampo e Lasagna ed Okaka di punta. Sotto una forte pioggia inizia la partita, che è molto equilibrata almeno fino al 9’ quando si vede un tiro di Lazzari che va alto e poco dopo una bella iniziativa di Immobile deviata. Da questo momento la Lazio prende l’iniziativa del gioco: al 18’ Parolo calcia di prima intenzione ma la sua palla è da dimenticare. Al 20’ in ripartenza prima Lasagna e poi De Paul intimoriscono la retroguardia biancazzurra; i capitolini sono votati all’attacco ma si scoprono un po’ troppo dietro. Lazzari calcia da oltre 30 metri ma trova i guanti di Musso al 24’, poi Luis Alberto mira alle stelle da buona posizione. Ancora un contropiede udinese al 28’, ma Larsen non lo finalizza spedendo su Strakosha. Alla mezz’ora la girata di Immobile invece la prende ancora Musso. Nella ripresa subito un errore clamoroso mette in moto Lasagna, su cui si immola Luis Felipe, che pochi minuti dopo cincischia sempre su Lasagna che è ipnotizzato da Strakosha, che gli para un gol fatto. Al 60’ ancora Strakosha mette in angolo un grandissimo diagonale di De Paul e l’Udinese adesso riprende vigore. La Lazio prova il tiro con Milinkovic solo al 67’, ma c’è grande dispendio di energie e poca lucidità nella seconda parte del secondo tempo da parte di entrambe le squadre. L’Udinese riparte spesso in contropiede per gli errori laziali, nel finale il nuovo entrato Adekanye calcia forte ma trova la deviazione di De Paul; l’ultima occasione laziale si perde sul fondo mentre quella di De Paul a tempo praticamente scaduto scheggia il palo e lo 0-0 è servito. Il caos degli ultimi giorni è un po’ mitigato da questo pareggio, che cambia l’aria viziata della classifica laziale. La squadra di Inzaghi raggiunge quota 69 punti ma scende al terzo posto, in attesa della gara dell’Inter in casa della Spal. Tuttora lo staff sanitario resta sotto accusa per il tracollo postvirus della squadra capitolina. Calciatori che non si reggono in piedi, infortuni che non guariscono, riserve che non sono nemmeno paragonabili per rendimento ai titolari, la Lazio è stata capace di confezionare un fallimento epocale, dopo essere stata per un girone una delle più belle realtà della serie A. Anche oggi la formazione capitolina ha concesso molto, rischiando di soccombere. Per fortuna lo 0-0 smuove la classifica e a questo punto solo 3 punti separano i biancocelesti dalla Champions; nessuno però si aspetta che arrivino lunedi a Torino contro la Juve.

UDINESE LAZIO 0–0 UDINESE: Musso, Becao, De Maio, Nuytinck (83’ Samir), Larsen, De Paul, Fofana, Jajalo (45’ Walace), Sema (68’ Ter Havest), Okaka (68’ Teodorczyk), Lasagna. All. Gotti LAZIO: Strakosha, Luis Felipe (74’Cataldi), Acerbi, Radu (50’ Bastos), Lazzari (79’ Anderson), Parolo, Milinkovic, Luis Alberto, Jony (50’ Lukaku), Caicedo (79’ Adekanye), Immobile. All Inzaghi Arbitro Abisso

lunedì 13 luglio 2020

"Ghost", un successo da 30 anni

 di FRANCESCO TRONCARELLI
 

Ci sono dei film che tutti hanno visto ma ogni qualvolta vengono riproposti in televisione, non ci si stanca di rivedere ancora. Pellicole di culto con vicende che hanno coinvolto gli spettatori sin dalla prima proiezione continuando nel tempo a fare centro sul pubblico come fosse la prima volta. 

"Ghost" diretto da Jerry Zucker che usciva esattamente 30 anni fa, il 13 luglio 1990, è uno di questi. Romantico, drammatico, a tratti anche umoristico e sicuramente coinvolgente. E' un film che ha lasciato il segno e che ha conquistato tutti. Il mondo intero pianse calde lacrime per quella storia d'amore senza happy end. E continua a versarle ad ogni passaggio in tv, quando regolarmente sbaraglia la concorrenza degli altri canali.

Interpretato da Patrick Swayze (scomparso nel 2009 a soli 57 anni), Demi Moore e Whoopi Goldberg, "Ghost", Fantasma, conquistò subito pubblico e critica vincendo due Oscar su cinque candidature. Uno andò alla Goldberg premiata come miglior attrice non protagonista e l'altro fu assegnato alla miglior sceneggiatura non originale a Bruce Joel Rubin.

Quando nel 1991 la simpatica e brava Whoopi Goldberg vinse la statuetta per il ruolo della medium, ci tenne a ringraziare Swayze. Era stato lui a volerla per la parte della sensitiva Oda Mae Brown, aveva convinto infatti Zucker minacciando di lasciare il film, se non fosse stata scritturata. La stimava pur non avendola mai incontrata. E mai consiglio fu più azzeccato.

Dal canto suo Patrick Swayze quando fu chiamato per "Ghost", era già una celebrità. A renderlo tale era stato "Dirty Dancing" (Balli proibiti) uscito nel 1987, ma il suo nome era da sempre accostato a pellicole d'azione. A convincere il regista che fosse l'interprete giusto non furono tanto i provini, ma un'intervista in cui l'attore, parlando di suo padre, che era morto addirittura 8 anni prima, era scoppiato a piangere.

"Se un macho del genere può versare fiumi di lacrime per una persona cara che lo ha lasciato, allora significa che è perfetto per il ruolo" pensò il regista che lo preferì così a Mel Gibson e Kevin Costner.  "Ghost" tuttavia, non fu per lui una passeggiata. Interpretare un personaggio che invece di agire, reagisce è sempre compito arduo per un attore, così come recitare in una "love-story con un morto".


Ciò nonostante il biondo Patrick rese così bene il personaggio di Sam Wheat lo sfortunato bancario ucciso da un rapinatore, che ottenne un'ulteriore impennata alla sua carriera e soprattutto popolarità, tanto che ovunque andasse, si sentiva chiedere dalle fan con l'aria sognante di ripetergli la parola "idem", la famosa risposta che il suo personaggio dava al "ti amo" di Demi Moore.

Demy Moore invece, quando venne ingaggiata per il ruolo di Molly, una ragazza normale innamorata di un ragazzo normale, aveva qualche perplessità. Innanzitutto la spaventava la prospettiva di dover piangere per metà film, cosa che sapeva fare benissimo, tanto che a Hollywood era rinomata proprio per la sua capacità di versare lacrime a comando.

E poi temeva che il film si sarebbe rivelato un fallimento al boxoffice. Per fortuna tutto andò per il meglio lei divenne una star e quel caschetto sfoggiato il primo giorno di riprese, un taglio da imitare. Dopo il film la Moore divenne l'attrice più pagata di Hollywood e iniziò una nuova carriera.

Preferita nella parte a Meg Ryan e Nicole Kidman, Demi mise tutta se stessa nell'interpretazione di Molly e, per rendere credibile la celeberrima sequenza del vaso di ceramica, divenuta poi una scena iconica del Cinema e una delle più sensuali in assoluto fra quelle girate, fece un corso di scultura, anche se poi il pubblico non fece caso alle sue capacità artistiche, attrato come era dalla situazione in sè.

Fondamentale poi, oltre agli attori, la musica. "Ghost" non sarebbe stato il successo che è da sempre, se a far compagnia al pubblico non ci fosse stata nella colonna sonora quella canzone stupenda che esalta le scene del film più romantiche e struggenti, un brano che proprio grazie alla pellicola ha goduto di una nuova giovinezza artistica.

"Oh, my love, my darling/I've hungered for your touch/A long, lonely time...", anche i più cinici, ascoltando "Unchained melody" dalla voce calda e vibrante dei Righteous Brothers, chiudono gli occhi e si lasciano andare.


Il brano composto da Alex North e Hy Zaret nel 1955, venne inciso dai due ex studenti di College nel 1965 ed entrò nella Billboard Hot 100 di quell'anno alla posizione numero 5, rientrandoci, caso molto raro negli Stati Uniti per una stessa canzone e successo tra i pochi a Neil Sedaka ed Elton John, venticinque anni dopo grazie alla riproposizione in "Ghost".

Viene considerato un evegreen, un pezzo senza tempo e sempre attuale in quanto è stato eseguito e riadattato a tutte le latitudini in più di 500 versioni. Tra le cover più note, quelle di Elvis Presley, Bono degli U2,  Cyndi Lauper, passando per la versione italiana cantata da Iva Zanicchi ("Senza catene") sino all'arrangiamento del cast della serie Tv Glee.

"Ghost" ha un meccanismo perfetto, come "Pretty woman" o "Il diavolo veste Prada" ecco perchè ogni volta che va in onda assicura gli ascolti come ricordavamo.  C'è poi quella storia a metà tra il fantasy e la commedia che gli dà un valore aggiunto.

"Tutti noi possediamo un'anima che continua a vivere dopo la morte del nostro corpo” - dichiarava Jerry Zucker a pochi anni dall'uscita di "Ghost", che fu il film dall’incasso più alto del 1990 con oltre 500 milioni di dollari cercando di dare una spiegazione più profonda del successo, al di là della bravura dei protagonisti e dello svolgimento della trama.

Il regista che si era fatto conoscere con pellicole di altro tenore come "L'aereo più pazzo del mondo" e "Quelli della pallottola spuntata",  innamorandosi della sceneggiatura di Bruce Joel Rubin che recuperava la tradizione del fantasma (l'Amleto di Shakespeare), aveva anticipato in qualche modo il revival della spiritualità New Age senza rinunciare ad elementi thriller e noir.

"Ghost" è un film patinato, con effetti speciali magari un po' datati, ma il film con Demi Moore, Patrick Swayze e Whoopi Goldberg è comunque diventato mito, archetipo, elemento imprescindibile di quella cultura pop che, non solo per chi ha superato gli anta, è della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni cinematografici. E per questo piace sempre.


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