domenica 27 febbraio 2022

Lazio, non basta Pedro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - Un gran gol del meglio di Santa Fè aveva raddrizzato le sorti di una partita che la Lazio stava perdendo immeritatamente. Non era bastato infatti un dominio tecnico tattico per gran parte del match a lanciare in orbita i biancocelesti che invece erano stati addirittura puniti dal solito Insigne. Una ingiustizia per quello che si era visto in campo che non poteva essere tollerata. Con l'ingresso del furetto spagnolo tutto sembrava tornato nei ranghi della normalità e tranquillità, ma all'ultimo secondo dell'ultimo assalto, la beffa che non ci voleva. Noi insomma abbiamo giocato, loro però hanno vinto. Questa la differenza tra una grande squadra in lotta per lo scudetto e una squadra che sta diventando bella ma deve ancora cescere.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Non gli si può dire niente, proprio niente, perchè il suo l'ha fatto, come Achille Lauro a Sanremo. Speriamo che resti a galla con noi pure il prossimo anno e non debba emigrare a San Marino come ha fatto il cantante.

6 e mezzo al Sergente - Ha buttato nella mischia la sua fisicità, facendo a spallate a destra e a manca, ma è mancato nel guizzo finale. Come Malgioglio al Cantante mascherato. 

6 e mezzo al Ciro d'Italia - E' il testimonial della partita della Lazio: tanta generosità, tanta tigna e tanta iella. Urge pellegrinaggio al Divino Amore per tutta la banda, Scrivano fiorentino compreso (PS levateje er bloc notes e dateje un rosario, hai visto mai)

6 a chiedimi se sono Felipe - E stavolta ce godi a chiedercelo perchè non hai combinato casini come nelle ultime partite. Ciò non giustifica a chiedere però tutti quei soldi anche se c'è qualcuno che sembra disposto a darteli. Una cosa incredibile, come che ci sia qualcuno a cui piacciono i film di Muccino.

6 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui alle prese con lo shopping all'Olimpico. Molte occhiate alle vetrine, qualche prova in camerino, ma è mancato l'acquisto. Provaci ancora Filippetto.

6 a Lupo Alberto - Per i gol che s'è magnato sembrava il Pannella dei tempi eroici dopo un maxi digiuno che spolverava dalla tavola pure le molliche per la fame patita. Solo che per il prode Marco il digiuno forzato era per una nobile causa, quello del Mago dal gol, manco pe niente. E daje su, dateje na raddrizzata ai piedi.

6- a Benigno Zaccagnini -   Ha fatto cento (in serieA) ma non ha fatto centro. La freccia è rimasta nella faretra.

6- a chi lo Leiva - Un po' di legnate ammollate con disinvoltura, qualche ripartenza, ma nel complesso è sembrato arruginito. Avete presente Maurizio Costanzo?

5 e mezzo a Somarusic - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto, è finito involtino.

5 a Basic Instinct - Boh. Bah. Buh. Bonanotte.

5 a Hysaj che i papapaveri - E' come il programma di Gigi Marzullo, inutile.

5- a Patric del Grande Fratello - Era ritenuto l'anello debole del reparto. Come Biagio Izzo a Stasera tutto è possibile. E purtroppo lo ha confermato nell'azione del gol di Insigne. Izzo invece si è superato. Quando anche er Caciara si supererà "sarà tre volte Natale" (cit. Lucio Dalla) e ho detto tutto. Sipario.


domenica 20 febbraio 2022

Lazio, il pareggio è Felipe. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Pasquale Ametrano Anderson - La Lazio ha pareggiato una partita che sembrava subito persa. Sotto dopo appena cinque minuti per le solite amnesie difensive, la squadra invece di andare in tilt come spesso è capitato ha preso fiducia in se stessa ed ha iniziato a crescere. Certo con tanti assenti, vuoi per infortunio vuoi per squalifica, ha fatto più fatica del solito, ma è stata sempre in partita cercando di dare tutto, a prescindere e al di la della qualità in campo che era poca. Ecco così che l'inzuccata di Filippetto è stata provvidenziale per riequilibrare il match e dare comunque un segnale. Obrigado.

7 al Sergente -Nel monento topico della partita ha butatto nella mischia la sua fisicità e i suoi numeri, facendo ripartire i compagni. E scusate se è poco. Provaci ancora SMS.

6 e mezzo a Massimo Di Cataldi - Finalmente è andato oltre il compitino. Al due più due quatto ha aggiunto le frazioni, il teorema di Pitagora e il sunto in prosa del 5 maggio.  Avanti così.

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Avercene come lui. L'arciere in questo momento è il valore aggiunto della squadra. Come Amadeus per Rai Uno: fa tutto lui.

6+ a Sylva Strakoshina - Definitivamente bocciata la proposta avanzata dal condomino del terzo piano che chiedeva il citofono. L'assemblea conferma la fiducia al portiere.

6+ a Peppino di Capral -  Esordio bruciante in serie A per l'ultimo arrivato in casa Lazio. Un quasi rigore, un quasi tiro, un quasi gol magnato, un quasi quasi ce potrà servire anche se non era quello che si aspettava. Buona insomma con riserva la prima in attesa di poter brindare al tempo di cameriere Champagne!

6 a Somarusic - E' partito in quarta è finito in folle. Come Facchinetti al Cantante mascherato. 

6 a Patric del Grande Fratello - Non ha combinato casini. E questo è già un miracolo. Come Achille Lauro uscito dalla porta di Sanremo che è rientrato dalla finestra di San Marino per l'Eurovision. 

6- a Basic Instinct - Ma sto seminarista ce serve o nun ce serve? Perchè se ce serve ce dovete di a che , si nun ce serve ce dovete di perchè. Le risposte alle prossime puntate.

5 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - ma nun me chiede tutti quei soldi che non te li meriti proprio. Amen.

4 a Hysaj che i papaveri - Doveva essere la carta vincente, l'asso nella manica dello Scrivano fiorentino si è rivelato una lumaca zoppa che porta acqua al mulino degli avversari. Il gol del vantaggio friulano l'ha favorito lui, il Brut de brut che non ne azzecca una e crede che la linea da seguire sia quella per mantenere la dieta. Al confronto vecchi scarponi come io mi diverto se solo se gioca Corino e Mariangela Fantozzi Cribari si stagliano come due giganti dell'area piccola. Anche ora che c'hanno na certa. Ha rivalutato persino seghe internazionali come Oscar Lopez, per lui infatti c'è solo l'oscar da bagno. Sipario.

sabato 12 febbraio 2022

La Lazio cala il tris. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 al Ciro d'Italia - La Lazio batte il Bologna e cancella in fretta il brutto stop di Coppa coi rossoneri. Per questo scontro con i Sinisa boys contava solo un risultato, al di là del gioco (spesso a corrente alternata) e quello è stato centrato, e meno male perchè questa stagione è tutta una rincorsa, tutta una sofferenza, fra alti (ogni tanto) e bassi (spesso e pesantissimi) che mettono in discusione tutto e tutti, Sarrismo e buonismo, il Gatto e la Volpe, Tare e Lotito, ma non la passione per la prima squadra della Capitale che hanno tutti i tifosi a cominciare dal tifoso più illustre, il bomber dei bomber biancocelesti, che anche questa volta ha messo il suo sigillo indicando la strada verso la vittoria. Bravo Cirù!  

8 a Benigno Zaccagnini - Che gol, un uno-due micidiale che ha entusiasmato tutti, quelli allo stadio e quelli spaparanzati sul divano di casa davanti la tivù. Due reti nel giro di pochi minuti, che hanno messo dunque tutti d'accordo mentre i mugugni cominciavamo a salire. E andiamo.

7 e mezzo a Lupo Alberto - Quando il Mago sale in cattedra non ce n'è per nessuno. L'assist per l'arciere nel momento topico della partita ne è la conferma. Una magia semplice semplice ma fondamentale che ha illuminato l'Olimpico più del sole che picchiava sugli spalti. Poi si è ripetuto nell'azione del terzo gol. Sontuoso. Sim salabim e Silvan a casa.

7 al Sergente - Li ha messi tutti sull'attenti. Draghi di questo passo metterà al posto del Generale Figliolo. Daje.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Il citofono è stato messo in cantina, col portiere in guardiola è tutta un'altra musica. Come quella di Anna Mena.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - e corri, corri come solo sai fare tu. E ha corso davvero. Una spina nel fianco dei rossoblu. Peccato per l'infortunio, ma il popolo laziale ti aspetta Pupo Biondo.

6+ a Somarusic - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Massimo Giletti. 

6+ a Innamoradu - Battiamo le mani ai veri laziali.

6+ a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria è tornato in palla. E la prossima segna, sicuro dal fornaro, probabile nella rete degli avversari.

6 a chiedimi se sono Felipe - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto è finito involtino.

6 a Patrick del Grande Fratello - Non ha combinato casini ed una cosa bellissima. E ho detto tutto.

6 a chi lo Leiva e Massimo Di Cataldi - Uno vale l'altro, come Blanco e Mammut.

6 a Raul Aldo Moro e Basic Instinct -  Questo o quello per me pari son (cit. igoletto di Verdi), come la Gianni Morandi e Jovanotti.

6- a Pasquale Amterano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i turisti per caso come lui che entrano in corsa nella partita e prendono il sole tra una finta e un riposino post prandiale. Cartoline dall'Olimpico dopo la pandemia e senza mascherina, ma la sua si conosce, è quella del bandolero stanco che sembra ti faccia un favore a giocà. Provaci ancora Filippetto e fatte na flebo di Ovomaltina, hai visto mai. Sipario.


 

 



venerdì 11 febbraio 2022

I dischi del Papa

 di FRANCESCO TRONCARELLI


"Stavo ascoltando una canzone di Roberto Carlos...", quando Papa Francesco ha detto questa frase durante l'intervista con Fabio Fazio a "Che tempo che fa", la stragrande maggioranza dei telespettatori ha avuto un sussulto ed è sobbalzata dalla poltrona.

Lo stupore è dilagato nelle case degli otto milioni di italiani che stavano seguendo il colloquio tra il pontefice e il conduttore del programma di Rai 3, innanzitutto perchè non credevano possibile che un Papa ascoltasse musica e poi, per quelli meno informati e più giovani, perchè al nome di Roberto Carlos associavano la figura dell'ex calciatore dell'Inter e del Real Madrid.

La "confessione" in ogni caso è diventata notizia e ha fatto il giro del mondo suscitando un grande interesse e non poteva essere diversamente perchè di solito, per non dire sempre, la sfera privata del "vicario di Cristo sulla terra" è off limits ai comuni mortali, figurarsi un dettaglio così particolare che riguarda il tempo libero ( poco) e i gusti di un sacerdote così illustre.

Si conosceva in passato la predilezione di Papa Pacelli, ultimo pontefice romano di Roma, per Claudio Villa, quella per i canti militari di Papa Giovanni, il Papa buono che aveva partecipato alla prima Guerra mondiale come cappellano al fronte.

Come si conosceva la passione per i canti popolari della sua Polonia da parte di Karol Woytila, un passato di attore prima di indossare l'abito talare, ma era una conoscenza derivata, raccontata dai rispettivi biografi, non certo da loro dichiarazioni.

Queste parole tra l'altro riportano alla mente una delle scene più iconiche di "The new Pope" in cui il regista e premio Oscar Paolo Sorrentino, immaginava il protagonista della serie tv, un’affascinante e magnetico Jude nella parte del pontefice, ascoltare nella sala delle udienze da un giradischi vintage, il brano di Nada "Senza un perchè".

Una scena dai sapori felliniani preveggente alla luce di quanto si è saputo ora e che si può adattare al privato del Papa argentino, immerso nei suoi pensieri e riflessioni con qualche momento di relax musicale in sottofondo.   

Roberto Carlos vincitore a Sanremo con Sergio Endrigo
Queste semplici parole peraltro, accanto ai discorsi più importanti sulle guerre nel mondo, i migranti e gli ultimi della società tenuti nel corso della intervista, hanno umanizzato il pontefice, rendendolo uguale a noi, non solo con i suoi dubbi e le sue sofferenze ma anche con le sue certezze e le sue passioni. 

Il Papa insomma ascolta e compra i dischi (e i CD) come ognuno di noi, la sua recente visita a un negozio specializzato vicino al Pantheon a Roma, "Stereosound", immortalata dal giornalista spagnolo Javier Martínez-Brocal, direttore dell’agenzia Rome Reports, ne è stata la conferma.  

Papa Bergoglio al riguardo nel corso del colloquio con Fazio, alla domanda sui suoi gusti musicali ha risposto "Mi piacciono i classici e il tango, un porteno che non balla il tango non è un porteno" ha detto, ricordando le sue origini argentine. 

l'audioteca Vaticana coi dischi del Papa

Ma non è solo il tango a piacere al Santo Padre e la musica classica e lirica (Beethoven, Bach, Puccini...), c'è molto altro. Anche a sorpresa,  la musica leggera. Nelle settimane scorse, il Cardinal Ravasi che presiede il Pontificio Consiglio della Cultura, ha raccontato che il Pontefice periodicamente dona dei dischi che possiede, e che quindi è stata creata un'audioteca con questi album e CD.
 
Tra gli ultimi arrivi donati da Bergoglio nomi impensabili come quelli di Giovanni Caccamo il pupillo di Franco Battiato, i ragazzi del Volo con le loro melodie all'italiana tipo "O sole mio", "il Mondo" e "Un amore così grande" e il raffinato musicista estone Arvo Part.

E ce n'è uno in particolare incredibile, quello (tenetevi forte) di Caterina Caselli col suo "Nessuno mi può giudicare", brano dal ritmo irresistibile che lanciò Casco d'oro sulla scena del nostro pop e che potrebbe essere interpetato come un messaggio rivolto a chi lo critica per aver rivelato pubblicamente la sua passione verso la musica.  

il 45 giri della Caselli

E Roberto Carlos? Quello da cui è nato tutto? Lui è uno dei cantanti più famosi del Brasile, che ha avuto una certa notorietà anche da noi in seguito alla vittoria a Sanremo nel 1968, presentando in coppia con il suo autore Sergio Endrigo, "Canzone per te" ("La festa appena cominciata è già finita...").

80 anni, 120 milioni di dischi venduti, sposato quattro volte, conosciuto come il suo amico Pelè come "O Rei", nonostante un'infanzia difficile per l'amputazione di una gamba dopo un incidente ferroviario, a 20 anni era già popolare come emulo di Elvis e protagonista di un show televisivo. Quando poi ha virato  sul romantico, ha ottenuto la consacrazione definitiva.

In Italia ha lanciato brani come "La donna di un amico mio", "A che serve volare", "Io ti propongo", "Frammenti", mentre altri suoi pezzi sono diventate cover di successo come "L'appuntamento" e "Dettagli" interpretate da Ornella Vanoni su testi di Bruno Lauzi e "Testarda io" ("La mia solitudine sei tu...") su testo di Cristiano Malgioglio.  

Ma Roberto Carlos ha cantato anche canzoni italiane di successo di altri artisti, una in particolare, di Peppino di Capri, conosciuta in tutto il mondo e con cui chiude da sempre tutti i suoi concerti e che fa parte di un CD custodito nell'audioteca vaticana. Eccola

lunedì 7 febbraio 2022

Vasco Rossi, 70 anni di rock

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Vasco Rossi compie 70 anni, una tappa importante di una vita spericolata, sopra e sotto il palco. Ne compie 70 e ne fa 45 da artista di razza da rockstar nel vero senso della parola. E’ l’unico nel Belpaese musicale a potersi fregiare di questo titolo che sa di numeri uno d’oltreoceano e folle sterminate che li seguono e li osannano.

Ha dato dignità al rock italiano portando carisma e talento, poesia e dissacrazione, tristezza e ironia, ha regalato sogni e certezze a generazioni raccontando storie in cui tanti si sono riconosciuti, vivendo così emozioni a non finire. E' l'unico che da rocker è diventato rockstar senza svendersi.

E questo il pubblico l'ha capito, apppunto lo ama. Il Blasco infatti piace a tanti, a tantissimi. Giovani e meno giovani, ragazzini ed ex ragazzi degli anni 80, un popolo sterminato di fedelissimi che conosce per filo e per segno le sue centinaia di canzoni e i suoi album e che ha riempito fino all’ultimo posto palazzetti e stadi di tutta Italia, sperando di poterlo rivedere in azione.

Per questo compleanno, nella sua Zocca, sull’appennino modenese, i festeggiamenti sono già iniziati nei giorni scorsi e proseguiranno tra candeline da spegnere in famiglia, saluti ai fan in pellegrinaggio, felicità e brindisi con lambrusco.

La storia di Vasco è una storia fatta di eccessi e applausi, di donne e musica, di jeans e Ray ban, di bollicine e tour, una storia “piena di guai” e piena di gioie. Una vera epopea che sa di provincia, col padre camionista con tre anni di campo di concentramento alle spalle in Germania e una madre che lo portava a cantare da bambino ai matrimoni. 

il primo 45 giri

Lui che cresce col mito di Little Tony, l’Elvis Presley tricolore e che poi si tuffa nelle prime radio libere per fare il disc jokey, per fare musica, per aprirsi al mondo inseguendo l'ebbrezza della vita spericolata alla Steve McQueen.

E il mondo lo accoglie. Prima criticandolo (leader dei suoi denigratori il giornalista di costume Nantas Salvalaggio che lo bastonò ripetutamente nei suoi pezzi), poi imparandolo a conoscere nel bene e nel male ed ad amarlo.

Nasce cosi’ il Komandante, un artista che ha varcato i confini del mito, riuscendo ad aprire le porte del rock alla canzone, contaminando la poesia fino a quel momento appannaggio dei cantautori con l’energia della musica che viene dagli States e dall’Inghilterra.

Strada ne ha fatta Blasco dai suoi fallimenti a Sanremo (1982 “Vado al massimo”, 1983 “Vita spericolata” penultimo sopra Pupo!), con i suoi brani d’atmosfera arricchiti da testi mai banali e soprattutto antiretorici e disperati che hanno venduto la bellezza di quaranta milioni di copie.

Oggi che compie 70 anni, il “signor Rossi” trae un primo bilancio della sua carriera e tramite i suoi canali social pubblica un video che la racconta: «Siamo qui... a quota 70. Al 70esimo piano ‘spericolato’»

il suo video per i 70 anni

E così  al 14esimo piano appare un Vasco adolescente mentre suona una chitarra, al 23esimo corrisponde l’età della fondazione di Punto Radio, al 30esimo con il microfono in mano per la sua esibizione a Sanremo.

Poi si ferma ai piani 41, 52 e 64 per ricordare i grandi concerti negli stadi, quindi al 70esimo piano le porte dell’ascensore si aprono e spunta una torta con la scritta ‘Vasco. Siamo qui’ sovrastata da due candeline con il numero 70. 

Vasco raggiunge questo traguardo ma la sua anima rock non è per nulla invecchiata. Come lo ha dimostrato il suo ultimo album, "Siamo qui" fresco ed effervescente come sempre. 

E intanto continua a essere un modello per le nuove generazioni. Basti pensare che Rkomi, emergente il cui album "Taxi Driver" è stato il più venduto nel 2021, a Festival nella serata delle cover ha proposto un medley composto da tre vecchi classici di Vasco, mentre altri della scena indie, a partire da Gazzelle, hanno incorporato nella propria musica molto della lezione del Komandante.

Vasco è stato e continua a essere un fenomeno unico nella storia della musica italiana, non solo per le proporzioni del suo successo che da anni sono senza paragoni nel Bel paese, ma lo è anche per la sua musica. E' un cantautore, come dimostra la struttura di molti dei suoi brani più emozionanti che rispettano la regola secondo cui un pezzo, quando è bello, funziona anche solo con chitarra acustica e voce.

Vasco Rossi nell’ottobre scorso in occasione della presentazione del suo nuovo album Vasco Rossi nell’ottobre scorso in occasione della presentazione del suo nuovo album

La differenza è che lui ha saputo combinare questo tipo di ispirazione con una componente rock, che negli anni è addirittura andata indurendosi, sfiorando e spesso aderendo a sonorità heavy. La sua sensibilità artistica inoltre, lo ha portato a individuare storie spesso scomode e a volte avanti rispetto ai tempi.

E' il caso di "Jenny", una canzone che parlava di depressione quando erano ancora i tempi del Male Oscuro, quando ancora chi ne soffriva non veniva considerato un malato ma un pazzo. Una capacità di cogliere gli umori della società e di raccontarne anche le pieghe più nascostere che non è mai venuta meno col passare degli anni. E che lo rende ancora oggi un modello per le nuove generazioni.

Sono passati 45 anni dal suo esordio discografico appunto con "Jenny", poi diventata "Jenny è pazza" e "Silvia", pubblicate su un 45 giri prodotto da un editore che fino ad allora aveva curato produzione e distribuzione solo di liscio e che fece uno strappo per il "montanaro venuto da Zocca".

Dietro al rocker scanzonato dal linguaggio diretto c'è un uomo dalle letture sofisticate e dagli interessi molto vari che non ha mai avuto paura di prendere posizione anche a costo di pagare il prezzo delle sue idee.  

Un uomo che non ha paura di invecchiare perchè sempre curioso della vita e perchè è consapevole che non sono gli anni a farti anziano ma il chiudersi in se stesso per staccare la spina dalle emozioni che il mondo ti regala ogni giorno. Auguri Kom! 

domenica 6 febbraio 2022

La Lazio li ha fatti viola. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 e mezzo al Ciro d'Italia - Una grande Lazio ha steso la Fiorentina con una prestazione da leccarsi i baffi.  Ha lasciato giocare gli avversari prendendogli le misure per poi salire in cattedra alla mezz'ora del primo tempo è prendere le redini del gioco. E a musica è cambiata come a Sanremo. Nella ripresa infatti è letteralmente dilagata sul campo colpendo tre volte uscendo così dal Franchi al termine della partita in modo trionfale. La Lazio insomma li ha fatti Viola. È stata una vittoria importante,in un momento particolare del campionato e dopo la sosta, che rilancia le ambizioni della prima squadra della Capitale. Copertina al bomber dei bomber che ha segnato un bel gol (una carica vinta, galoppata e destro all'angolino) propiziando il terzo, nel giorno della sua parita 250 in serie A. Ciro sei nu babà! 

8 al Sergente - È lui che sblocca il match ed indica ai compagni la strada per la vittoria. E sono 55 i gol con L'Aquila sul petto, il centrocampista più prolifico della storia biancoceleste. Ecco uno così, che lotta, combatte e all'occorrenza la butta dentro, è un patrimonio, un bene primario su cui costruire la squadra, non un pezzo pregiato dell argenteria di casa da vendere per i debiti del figlio scemo. E ho detto tutto.

8 a Lupo Alberto - Il Mago che non t'aspetti. All'improvviso quando il pressing viola sta rompendo troppo, tipo Nrkomi a Sanremo, s'inventa una discesa al galoppo di 60 metri che scombina le carte in tavola. Come ha fatto Drusilla con Amadeus. È il segnale. Si vince sicuro. Altro che i Brividi di Mammhod Blanco. A Firenze so brividi biancocelesti.

7 a Sylva Strakoshina - Una paratons al 15°, quando i toscani pressavano e attaccavano. Un colpo di reni fondamentale che ha stoppato le loro ambizioni e deciso il match. Con lui non se passa, te blocca pure i testimoni de Genova e gli incravattati de Tecnocasa, i rompicojons vari fuori della guardiola. Il portiere che tutti i condomini vorrebbero.

7 a Benigno Zaccagnini - Due assist e un quasi gol (cit. Nando Martellini). Provaci ancora Arciere.

6 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - E c'è da chiedertelo? Co tutti i Sordi che andrai a prendere te fai l'abbonamento a vita al Tibidabo con opzione ombrellone, lettino e doccia calda in cabina. E Truppi muto resta in canottiera a vita a fa er bagnino.

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po Mahmood quell'espressione un po Mahmood che se ritrova da sempre, ha preferito per una volta scrollarsi di dosso il ruolo di bandolero stanco per quello del trascinatore. E, incredibile a dirsi, c'è riuscito. Obrigado Pipe.

6+ a Somarusic - Ha messo la museruola a Callejon. La bestia nera della Lazio. Che è diventata bestia tout court.

6 a chi lo Leiva e Massimo Di Cataldi - Uno vale l'altro. Come Rettore e il dito nella piaga.

6 a Basic Instinct - Aò è entrato de corsa come un matto, stava ancora a rincorrere il ladro che gli ha scippato il Rokex sabato.

6- a Lazzari alzati e cammmina - Un passo indietro rispetto al solito. Come Fiorello che non a caso non si è più visto al festival. 

6- Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè ha fatto le ore piccole per il Festival (vedi suoi commenti in diretta su Facebook) e ne ha risentito psicologicamente. Davanti certi scappati de casa come Higsnob e Hu s'è sturbato e ha dato de stomaco. Poteva sta in forma?

6- a Patric del Grande Fratello - Non ha combinato casini e questo è già un risultato, ma il tocco da fenomeno de Carnevale l'ha messo comunque quando ha stoppato sulla linea della porta fiorentina un colpo di testa di Ciro. Fenomeno vero, come Tananai, arrivato ultimo al festival. Sipario.




mercoledì 2 febbraio 2022

Addio Monica Vitti

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Se n'è andata in silenzio dopo una vita da protagonista assoluta delle scene, una vita da stella dello Spettacolo che ha illuminato la vita di tutti con la sua classe, bravura e bellezza. Monica Vitti infatti è stata una dei grandi protagonsti del nostro Novecento, un'attrice che ha riempito veramente lo schermo con  interpetazioni memorabili e una presenza scenica unica. 

A dare l'annuncio della sua scomparsa è stato Walter Veltroni su Twitter:  «Roberto Russo, il suo compagno di questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c'è più. Lo faccio con grande dolore, affetto, rimpianto».

E il dolore e il rimpianto sono quello di tutti gli italiani che l'hanno sempre ammirata e applaudita e che lei ha accompagnato con i suoi film, le sue esibizioni, le sue apparizioni televisive.

Aveva da poco compiuto 90 anni, nella "assenza" della malattia che ormai da tempo la costringeva in casa e senza l'affetto del pubblico, accudita dal marito con amore indicibile e tanta passione.

Roberto Russo, il fotografo che da anni viveva al suo fianco, intercettandone desideri e captandone sentimenti, riuscendo così a soddisfare le sue necessità. 
col compagno Roberto Russo, la sua ombra
La sua ultima apparizione pubblica risale a ben 19 anni fa (alla prima di Notre Dame de Paris) e già negli anni precedenti le sue partecipazioni ad eventi ufficiali si erano rarefatte dopo un ritiro dalle scene che data ormai dal 2001, quando fu ricevuta al Quirinale per i David di Donatello. 

Eppure è come se non si fosse mai staccata dallo spettacolo perchè è uno di quei nomi che anche i più giovani riconoscono. I cinefili per il suo memorabile sodalizio con Michelangelo Antonioni negli anni '60, gli spettatori per la spettacolare intesa con Alberto Sordi nel cuore della migliore stagione della commedia italiana.  

Monica Vitti nella sua lunga carriera iniziata più di 60 anni fa, con "Ridere! Ridere! Ridere!" diretto da Edoardo Anton e sceneggiato da Ettore Scola, ha interpretato svariati personaggi, drammatici e comici, dando sempre il meglio di sé nella recitazione come solo un'attrice di razza sa fare.

Registrata all'anagrafe di Roma come Maria Luisa Ceciarelli, sarà Monica Vitti dopo l'Accademia, quando entrò nella compagnia di Sergio Tofano, il gran signore del Teatro italiano, padre del "Signor Bonaventura", che le consigliò di scegliersi un nome d'arte. 

E lei così film dopo film, premio dopo premio (cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista, tre Nastri d'argento, dodici Globi d'oro e il Leone d'oro alla carriera), divenne "la Vitti", ovvero la risposta femminile ai cosidetti Quattro moschettieri della risata: Sordi, Manfredi, Gassman e Tognazzi. 

col Leone d'oro alla carriera
Mai ferma nella sua sete di vita e di sfida conquista anche le platee televisive insieme a Mina (Milleluci nel '74 e Domenica in vent'anni dopo), scrive due libri autobiografici, firma la sua unica regia (Scandalo segreto) nel 1990, porta in teatro la grande commedia americana da La strana coppia a Prima pagina.

Donna solare e affascinante, timida e travolgente al tempo stesso, la dolce Vitti attuale è tornata paradossalmente proprio ai tempi della "incomunicabilità" di Antonioni, agli esordi cinematografici esistenziali che la fecero conoscere, interpretando suo malgrado nella vita e non sul set, il ruolo dell'amica scomparsa nella finzione scenica, nel film cult "L'avventura" (Lea Massari). 

Come l'eroina di quella pellicola che scompare nel nulla durante una gita in barca, Monica si è assentata dal mondo, mettendo la realtà a distanza, in modo da proteggersi dall'angosciante fragilità dei sentimenti umani.

sul set de L'avventura con Gabriele Ferzetti

Nell'immaginario collettivo Monica rimane una donna bellissima e un'artista solare. L'antidiva per eccellenza, pur avendo tutte le caratteristiche per esserlo.  

Un'attrice bella e brava che non si è mai risparmiata e che ha regalato emozioni a non finire al pubblico, icona della femminilità degli anni d'oro del Cinema, voce e volto della commedia all'italiana. Una stella dello Spettacolo che brilla nonostante tutto.

Dolcissimamente bionda e con quella voce roca che ti entrava dentro, dolcissimamente affascinante e con quello sguardo da gatta che ti conquistava. Dolcissimamente Vitti. E adesso che veramente non c'è più, sarà ancora più difficile immaginare un modo dello Spettacolo senza di lei. Addio cara Monica che la terra ti sia lieve finalmente.

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...