di FRANCESCO TRONCARELLI
10 al Sergente - Una grande Lazio ha battuto con merito quella che la stampa romana ha definito "la squadra più forte del mondo". E' stata una bella partita, emozionante, giocata bene e vissuta sugli spalti con qualche sussulto. Dominata alla grande per la prima mezz'ora e poi, amministrata con intelligenza quando gli avversari hanno rialzato la testa. Un'illusione la loro di ribaltare il risutato, una certezza per noi di vincere seguendo i dettami del Comandante. Lui ha vinto la sua prima stracittadina alla grande, incartandogliela all'"allenatore più forte del mondo" (sempre stampa romana), "quello (come precisava un editoriale del Messaggero) "che non perde mai" (ecco sti tre pippi serviti) e che invece le ha prese come Luis Enrique al suo primo derby. Copertina d'obbligo al centrocampista serbo autore del gol del vantaggio (che colpo di testa!) che ha indicato ai compagni quale era la strada per ribadire che a Roma c'è solo la Lazio.
10 a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - praticamente il meglio di Santa Fè che ha dominato in lungo e in largo il terreno di gioco, mettendo il suo sigillo (stavolta dalla parte giusta) con una bella fucilata sul primo palo del portiere avversario anche lui "tra i più forti del mondo".
10 a Pasquale Ametrano Anderson - Un turista per caso in grande spolvero. Che partita (suo l'assit per il Sergente)! Che continuità, che grinta, e che gol, bellissimo, che ha dato il colpo di grazia ai giallorozzi annunciando così, urbi et orbi, chi fosse la Prima squadra della Capitale. Tutto il resto sono chiacchiere da bar di Mou "zero derby".
9 al Ciro d'Italia - E' il testimonial di questa partita stravinta. Tanto impegno, tanta abnegazione (che passaggio per Pedro) ma anche tanta ansia nel non riuscire a buttarla dentro nonostante le decine di tiri. Ma noi alla Scarpa d'oro vogliamo bene a prescindere, anche perchè lui è stato una pedina fondamentale nella scacchiera biancoceleste che ha fatto Scacco matto.
9 a Totò Riina - Oh, s'è svejato tutto de un botto: i primi segnali di vita col Torino ma a sto giro si è superato con quattro interventi quattro nei momenti topici del derby che hanno rintuzzatto le aspettative dell'altra sponda. Insomma er Panza ha fatto nuovamente la differenza, non solo a tavola quando se magna le pietanze co' tutti i camerieri che gliele portano, ma anche fra i pali. E andiamo.
7+ a Lupo Alberto - Loro si dannavano l'anima per cercare di recuperare e lui con la sua flemma storica li stordiva coi suoi giochi di prestigio: il migliore? Illuderli che ce la potevano fare. Sim salabim e il Mago li ha fatti sparì.
7 a Maru (sic) - Aò, davanti aveva due palloni d'oro, tre ciavatte d'argento e sei facce de bronzo, ma nun je ne fregato nulla. J'ha fatto bu bu settete e li ha messi a terra.
7 ad Antonio Elia Acerbis - Capirai, quando perdemo è tutto un selfie
sui social, pensate un po' che te combinerà a sto giro. Comunque le foto
se l'è meritate.
7 a chiedini se sono Felipe - e che te lo dico a fa, sei felipe come lo semo tutti noi, è stata una felipissima serata che ci voleva in tutti i sensi. Daje!
7 a Massimo di Cataldo - L'unico romano in campo. E ovviamente ci doveva essere assolutamente perchè era schierato nella parte giusta. Avanti laziali!
7 a chi lo Leiva - Da libro Cuore la sua corsa quando è entrato per il riscaldamento, verso Parolo, commentatore Dazn, per un fortissimo abbraccio. Da applausi il tweet con le tre pere al termine della partita.
6 a sono un pirata non sono un signore - E' il portafortuna della squadra. Nun ce se crede. Nina Murici che a pallone gioca come Martufello recita, è diventato incredibilmente l'amuleto dei biancocelesti. Sarà che con quel grugno da tagliaboschi incute terrore ai rosiconi dell'altra sponda, sarà per quel suo modo elefantiaco di porsi in campo da vero Gamba di legno, sarà quel che sarà come cantavano i Ricchi e Poveri in un Sanremo storico, fatto è che quando negli utimi minuti della partita entra lui può succedere di tutto. A favore nostro. E così è stato: li ha traumatizzati col solo sguardo. C'è chi gioca col Fenomeno (Ronaldo) e chi col Mostro. Noi la seconda che ho detto.
6- a Hysaj che i papaveri - In tutte le famiglie, classi scolastiche, gruppi di lavoro et similia, c'è sempre la pecora nera, quello che se fa li sua, nun tira la carretta e rischia di mandare a monte i sacrifici degli altri. Un po' come Cattelan che sembra messo lì per andare contro Rai 1 con i suoi non numeri di share. Così lui, il bella ciao dei poveri (noi che lo dobbiamo subire), che non azzecca un passaggio che è uno e non marca un zaniolo qualsiasi che è uno, qualsiasi appunto. Ma tant'è, e perciò ce lo dobbiamo tenere con francescana rassegnazione coscienti che vincere in dieci contro undici, seppur inferiori a prescindere, è ancora più bello.
6- a Ke Pro - Già, a che pro è entrato? Pe farli lludere. Era tutto studiato a tavolino e scritto su quegli appunti dal Sor Maurizio, tra il conto del fornaio, le spese del condominio e quelle per le sigarette. Ve credevate che l'aveva fatto apposta a regalaje er rigore farlocco, ve? Ma de che, tutta na finta, come la squadra che abbiamo battutto. Sipario.
Appunti di gioco
di Roberto Taglieri
26/09/2021
La Lazio vince il derby con grande raziocinio. Avanti di due reti grazie a Milinkovic e Pedro, i biancazzurri subiscono un gol da Ibanez nel finale di primo tempo, nella ripresa però segnano di nuovo con Anderson e la rete di Veretout su rigore può solo ridurre il passivo; 3-2 il risultato finale per il trionfo laziale e la disfatta dei cugini. La Lazio controlla alla grande per i primi 20 minuti, segnando due splendidi gol, poi perde un po’ il filo del gioco e inizia più a somigliare più al vecchio schema inzaghiano, con maggiore lavoro sulle fasce e spesso il fatidico lancione per Immobile a scavalcare tutta la difesa. La rete di Ibanez è un regalo della difesa schierata, che si perde il brasiliano e concede una grossa chance di recupero agli avversari. Ma tatticamente gli uomini di Sarri nella ripresa hanno retto benissimo, almeno finchè ne hanno avuto, la pressione avversaria senza subire poi molto. Dopo la seconda rete giallorossa, arrivata su un rigore dubbio, le forze laziali stavano man mano venendo meno, ma la squadra di Trigoria non è stata in grado di articolare un attacco concreto, finendo sempre per essere chiusi dai biancazzurri, sempre attenti e puntuali. Chi ha perso stasera è stato Mourinho che, a parte le sue trovate teatrali, alla fine ha trasmesso solo grinta ma non è riuscito a dare mai un gioco ai suoi, che parevano slegati in avanti. La Lazio stingendo i denti e nonostante qualche imperfezione alla fine si è imposta con merito. Grandi interpreti sono state soprattutto le punte: Felipe Anderson oggi ha deciso che non era più possibile nascondersi, concedendo giocate stupende; Pedro col dente avvelenato non vedeva l’ora di segnare contro la sua ex squadra e Milinkovic anche oggi ha lottato come un leone. Una menzione speciale va rivolta a Ciro Immobile, che non è riuscito ad imbustarla ma si è prodigato con un lavoro enorme e ha procurato la seconda e la terza segnatura. Una sconfitta sarebbe stata una sciagura, invece i biancazzurri vanno ad agganciare il sesto posto a quota 11 e forse questo potrebbe essere un punto di svolta, perché se vincere aiuta a vincere, questa affermazione è ancora più importante perché vale almeno il doppio. In casa biancazzurra il morale è alle stelle, quello stesso morale che secondo Immobile era sceso sotto ai tacchi dopo la sconfitta di Milano. Avanti così Comandante, avanti Lazio!
LAZIO ROMA 3-2 10’ Milinkovic 19’ Pedro 41’ Ibanez 63’ Anderson 69’Veretout (r)
Lazio: Reina, Marusic, Acerbi, Luis Felipe, Hysaj, Milinkovic, Leiva (61’ Cataldi), Luis Alberto (66’ Akpa), Pedro, Immobile (90’ Muriqi), Anderson.
Roma: Patricio, Karsdorp (83’ Zalewski), Mancini, Ibanez, Vina (82’ Smalling), Cristante, Veretout, Zaniolo (77’ Perez), Mkhitaryan, El Shaarawy (64’ Shomurodov).
Arbitro Guida