domenica 29 gennaio 2023

Lazio che peccato. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI



7+ a Casale degli Ulivi Agriturismo - La Lazio ha pareggiato con la Fiorentina una partita che poteva e doveva vincere. Il vantaggio iniziale aveva fatto presagire un'ennesima passeggiata vincente per i Sarri boys ma la realtà è stata ben diversa perché i viola si sono dimostrati una squadra ostica e messa bene in campo. La loro voglia di combattere a discapito di un certo lassismo da parte nostra è stato così premiata e noi abbiamo perso una grande occasione per la classifica. Che peccato. Copertina d'obbligo al gigante della difesa che con quel gol aveva illuso tutti. Bravo lui.

7 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria ancora una volta si è confermato una spanna sopra gli altri. Come Fiorello che qualsiasi cosa fa se li mangia tutti.

6 e mezzo a Somarusic - Sulla destra ha trovato la sua strada. Non a caso la Meloni ci sta facendo un pensierino per le europee.

6 a Benigno Zaccagnini - Un passo indietro rispetto il Milan. Come Adriano Bonafede con Mattia Messina Denaro.

6 a Dio vede e Provedel - Il gol di Speedy Gonzales che ha subito è il classico tiro della domenica, imparabile. Per i miracoli rivolgersi a Padre Pio. 

6 al Ciro d'Italia - Bentornato!

6 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - funziona di più in coppia col compagno di merende biancocelesti.

6- a Massimo Di Cataldi - Il troppo entusiasmo nei suoi confronti lo ha stordito. Nè più nè meno di Paolantoni e Cirilli che hanno tappato a Tale e quale. 

6- al Sergente - Doveva metterli sull'attenti è finito consegnato in caserma.

6- a Lupo Alberto - È partito in quarta è finito in folle. Come un Malgioglio qualsiasi.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio dopo tanto bel vedere. Era prevedibile infatti che il bandolero stanco per antonomasia non si sarebbe ripetuto ai massimi livelli. Troppo è durato. 4 partite di seguito. Poi alla quinta si è riposato. Come Rocco Siffredi.

5 e mezzo a Marcantonio - Fa tenerezza. Come Pierluigi Diaco.

5 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - Speciale Chi l'ha visto su di lui nella prossima puntata. 

5 e mezzo a Hysaj che I papaveri - Da brutto anatroccolo a cigno andata e ritorno. Sembrava una favola a lieto fine è stata una cruda realtà. Come Iva Zanicchi che non se regge più. Sipario.




Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 29 gennaio 2023


Pari e patta tra Lazio e Fiorentina. All’Olimpico nel posticipo pomeridiano della prima di ritorno i biancocelesti vanno avanti grazie alla rete di Nicolò Casale ma sono raggiunti nella ripresa per il gol siglato da Nico Gonzalez per il definitivo 1-1. Dopo i fasti di martedi è il turno dei Viola, squadra che continua a galleggiare a metà classifica nonostante il buon gioco. Anche questa diventa una difficile gara per i capitolini, a cui continua a mancare Immobile, che oggi però torna in panchina. Italiano senza Sottil, Quarta e Castrovilli, schiera un 433 speculare, con Jovic finalizzatore ai lati di Kouame e Gonzalez. Sarri invece resta al Milan, con Lazzari che parte riserva, Marusic va a destra e Hysaj che si mette dall’altro lato. Grande cornice di pubblico, oltre 45mila presenze e dopo il minuto di silenzio per la scomparsa di Tavecchio la Lazio parte a razzo. All’8’ sugli sviluppi di un angolo e dopo una mischia in area, Casale con l’esterno destro fa partire un tiro debole ma preciso che finisce in porta per il vantaggio biancazzurro. Risponde Gonzalez al 17’ con un destro che va out. Poi dopo una fase di stallo arriva alla mezz’ora la conclusione di Jovic su cui Provdel è bravissimo a deviare in angolo. La Lazio è troppo passiva, lascia campo agli avversari che però sono quasi nulli in avanti e non riescono a pungere, grazie anche alla difesa biancoceleste che è sempre molto attenta. Nel recupero Pedro spara alle stelle da buona posizione e con questa azione termia il primo tempo. Nella ripresa parte bene la Fiorentina, che al 49’ con Gonzalez riesce a pareggiare i conti: dal 16 metri il suo forte sinistro va a fil di palo e batte l’incolpevole Provedel. Gonzalez ci riprova pure al 59’ ma stavolta sbaglia mira. Un minuto dopo il diagonale di Anderson finisce fuori e poi vanno fuori anche Cataldi e Luis Alberto per Vecino e Marcos Antonio. Al 66’ Provedel para sul colpo di testa di Jovic ed ora per la Lazio ci sono altri due cambi: entrano Lazzari ed Immobile, che appena in campo sfiora il palo dopo una bella mezza girata. Per raddrizzare questa partita occorre un’invenzione che non arriverà mai. Arriva invece l’occasione Viola del recupero, col tiro di Milenkovic che colpisce la traversa e legittima così la buona prestazione della Fiorentina. E così dopo soli 5 giorni dal successo col Milan stasera è un’altra Lazio, che spreca con questo pari tutto il bello che aveva mostrato con i rossoneri. Cose già viste, come per esempio dopo la vittoria fragorosa di Bergamo e la sconfitta ignobile contro la Salernitana; sembra una strana sindrome da appagamento, che è causa di un gioco troppo involuto e scarsa grinta. Il pareggio lascia insoddisfatti, ma per come si sono messe le cose oggi la Lazio non può proprio recriminare. La squadra biancazzura ci ha abituati quest’anno ad una scarsa costanza di rendimento ed è un vero peccato: lunedi prossimo Verona dovrà compensare questo mezzo passo falso.  

 

 

 

    

LAZIO FIORENTINA 1-1 8’ Casale 49’ Gonzalez

LAZIO: Provedel, Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj (71’ Lazzari), Milinkovic, Cataldi (63’ Marcos Antonio), Luis Alberto (63’ Vecino), Pedro (71’ Immobile), Anderson, Zaccagni. All Sarri

FIORENTINA: Terracciano, Dodo, Milenkovic, Ranieri (85’ Igor), Biraghi, Amrabat, Bonaventura (74’ Mandragora), Gonzalez (74’ Ikone), Jovic (85’ Cabral), Kouame (46’ Saponara). All. Italiano

Arbitro Colombo

sabato 28 gennaio 2023

Fausto Papetti, il sax che faceva sognare

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Cento anni di Fausto Papetti. E del suo sax struggente, romantico, potente che grazie a lui dagli anni Sessanta agli Ottanta ha avuto una popolarità mai raggiunta prima. Cento anni di un artista che vendeva milioni di dischi ma di cui pochi consocevano il volto. Tutti ascoltavano la sua musica ma giornali e televisioni lo ignoravano.

Eppure Papetti era un sinonimo di atmosfere coinvolgenti e i suoi brani un turbinio di emozioni. Un fenomeno unico nel panorama del nostro pop che non ha precedenti e che dimostra che il successo, quello vero, può accompagnare un artista a prescindere dalla sua persona, conta la musica e soprattutto come viene proposta. E la sua era speciale, era "alla Papetti, come si diceva.

Nato a Viggiù il 28 gennaio del '23, cento anni fa, aveva inizato col jazz ed era diventato un sassofonista di straordinaria popolarità nell’Italia degli anni del Boom e a seguire, per le sue raccolte di cover strumentali di canzoni famose, precursore della musica lounge che allora si chiamava ancora “di sottofondo”.

Una musica associata nella memoria vintage, ai nastroni “Stereo 8” delle autoradio dell’epoca che accompagnavano viaggi e amori nelle quattroruote degli italiani e alla diffusione della musicassetta come supporto sonoro facilmente usufruibile ovunque in quegli anni prima di internet. 

Una musicassetta di Papetti

Altrettanto famose erano le copertine dei suoi dischi e che nell'immaginario collettivo sono legate indissolubilmente alla sua musica. Copertine ardite e castigate insieme, che ritraevano splendide modelle scollacciate anche in inverno e a tutte le latitudini. Una ventata sexy per introdurre una musica che col sax diventava sexy a sua volta.

A segnare l'inizio di una carriera lunghissima e ricca di consensi, fu il 45 giri di "Estate violenta" del 1959 che ebbe un tale successo di vendita da superare quello della colonna sonora originale del film. Da quel momento nacque un lungo amore col pubblico che non lo abbondonerà mai più.

A Fausto Papetti peraltro va riconosciuto un ruolo di primo piano nella divulgazione e conoscenza del sax - strumento principe degli anni ruggenti del jazz - e al suo appeal nella cultura italiana, facendolo uscire dai recinti della musica di nicchia. 

Il grimaldello con cui Fausto riuscì ad aprire le porte del successo, fu la rielaborazione in versione strumentale dei brani celebri, scelti fra le musiche per il cinema, come ad esempio il tema musicale de La dolce vita scritto da Nino Rota o quello di Scandalo al sole e fra le hit del momento come Till, Il mondo, Samba pa ti e così via.

Nella sua rilettura dei classici lasciava prevalere la melodia, avvicinandosi anche all'ascoltatore più disimpegnato e riuscendo così ad imporre per la prima volta il cosiddetto "genere strumentale", sino ad allora quasi ignorato dalle classifiche di vendita.

Una delle sue famose copertine

Con ben 29 dischi, è l'interprete che ha piazzato il maggior numero di album nella Hit Parade italiana. Mina, la grande Mina, è seconda con 27 e i Pooh terzi con 23. Un successo che ha superato i confini italiani e che lo ha reso noto in tutto il mondo, soprattutto in Germania, Spagna, Francia, Russia e Giappone. 

Cinquanta le raccolte pubblicate dal 1960 al 1997, senza titolo, ma semplicemente numerate progressivamente. Sì perchè come dicevamo, bastava la parola come per quella pubblicità, anzi il nome, Papetti, come marchio di garanzia assoluta e di un prodotto che non deludeva mai.

Per celebrare i centro anni dalla sua nascita il Museo del Saxofono di Fiumicino ha organizzato diverse iniziative dal 28 gennaio al 25 febbraio con l'esposizione dello strumento appartenuto all'artista, una mostra e altri memorabilia concessi dalla famiglia, oltre a concerti e visite guidate. 

Riservato, casalingo e lontano dai giri che contano, Fausto che se ne andava nel 1999 con la fine del Secolo che lo aveva lanciato, era il Frank Sinatra del sassofono, perchè come the Voice era un grande crooner ma del sax.

Lo acclamavano in tutto il mondo ma ai fasti dell'Olympia di Parigi preferiva gli affollati concerti alla Bussola di quelle estati di fuoco dei favolosi Sessanta. Quando bastava una musica di sottofondo e una copertina illuminata dalle "sue" ragazze per sognare una serata romantica.

 

martedì 24 gennaio 2023

La Lazio cala il poker. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 

8 e mezzo al Sergente - Una grande Lazio ha battuto il Milan chiudendo nel modo migliore il girone d'andata. È stata una bella partita in cui i Sarri boys hanno sciorinato azioni in quantità, un intelligente possesso palla e un dominio tattico incontrastato. Con questa vittoria la classifica si è fatta molto interessante confermando comunque che quando la Lazio ci si mette non ce n'è per nessuno. A dare il la al trionfo il Serbo che con una botta di sinistro ha messo i rossoneri sull'attenti e li ha mandati al...Diavolo. Copertina stramerita per lui. Avanti Lazio avanti laziali.

8 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere ha scagliato la sua freccia e ha fatto ancora centro. 8 reti già un record e l'ennesino assist vincente. Daje.

8 e mezzo a Lupo Alberto - Quel velo nei primi minuti è una delle sue magie. Quei conigli che tira fuori dal cilindro quando je gira bene e sale in cattedra. Mago vero sarebbe capace di far sparire pure gli aumenti della benzina. Figurarsi gli avversari. Il rigore lo consacra come super prestigiatore. E Silvan muto.

8 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne si temeva il peggio. E invece il bandolero stanco ha dato tutto per trasformarsi da falso nueve a nueve vero con tanto di rete. Obrigado Filippetto.

7 e mezzo a Massimo Di Cataldi - finalmente ha preso la Maturità. Erano anni che andava avanti con la terza media.

7+ a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio li fa e poi li accoppia. Due contro tutti. Two is meglio che one. Siamo la coppia più bella del mondo, cit. Adriano Celentano e Claudia Mori.

7 a Somarusic - Un gigante. Il palo gli ha negato una soddisfazione che avrebbe meritato. La tranvata però l'hanno presa loro.

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Tra una mano di burraco e l'altra coi fotografi piazzati dietro di lui anche qualche parata. Anche. Così per gioco come un Fiorello qualsiasi.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè -praticamente il meglio di Santa Fè e Trigoria si è definitivamente scrollato di dosso gli ozi del Carnevale di Rio di capodanno che l'avevano stordito nelle ultime partite, per ballare la samba all'Olimpico. O le le O la la...

6 e mezzo a Hysaj che i papaveri - Era l'anello debole della squadra. L'uomo in meno. Il nuovo Muriqui. Poi come nelle favole il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno. E tutti vissero felici e contenti. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Martedi, 24 gennaio 2023

Che Lazio! Nel posticipo della 19 sima giornata i biancazzurri travolgono il Milan con un poker strepitoso. Due reti per tempo: apre le danze subito Milinkovic, raddoppia poi Zaccagni; nella ripresa Luis Alberto trasforma un rigore e infine Anderson arrotonda il risultato per il clamoroso 4-0 finale. L’ultima del girone d’andata all’Olimpico è di martedi sera: una gara fondamentale per il ritorno del Milan e per le aspirazioni europee dei biancazzurri, ora più che mai con la penalizzazione della Juve. Pioli ancora senza Maignan, perde anche Theo Hernandez per un risentimento muscolare ed a sinistra quindi c’è Dest; gioca Messias e non Saelemaekers, Krunic e Rebic infine partono dalla panca. Sarri dal suo canto è sempre col tridente spuntato e vara la formazione senza Lazzari, con Marusic a destra per proteggersi da Leao, Hysaj dall’altro lato e Luis Alberto di nuovo titolare a centrocampo. Partita molto difficile, con i rossoneri che hanno voglia di rifarsi dopo le ultime débâcle, ma la Lazio complica le cose subito al Milan perché va in gol dopo soli 4’. Zaccagni crossa da sinistra, doppio velo prima di Luis Alberto, poi di Felipe Anderson e piattone di Milinkovic che dal centro dell’area insacca a fil di palo. Il Milan cerca il pressing ma la Lazio esce sempre molto bene palla al piede; al 19’ Provedel para sul fendente di Tonali centrale, poi si fa male Tomori e Pioli lo sostituisce con Kiaer. Meravigliosa ma sporcata in angolo la mezza girata di Zaccagni alla mezz’ora, poi ancora una grande sgroppata di Pedro stavolta a sinistra non trova nessuno pronto a deviare. Al 38’ Pedro lancia Marusic che da posizione difficilissima colpisce il palo, la palla rimbalza su Zaccagni e per l’esterno laziale è un gioco da ragazzi piazzare in porta il raddoppio. Zaccagni spreca a tu per tu con Tatarusanu allo scadere ed ora è una grande Lazio, che termina in avanti il primo tempo giocando benissimo. Dopo il the caldo arriva subito la punizione di Bennacer che va di poco fuori. Il Milan riprende a pressare, al 62’ Leao non riesce a deviare il pallone quasi sotto porta, ma al 64’ Kalulu abbatte Pedro pronto al tiro e Di Bello deve concedere il rigore. Batte Luis Alberto, che colpisce forte e centrale, siglando il terzo sigillo della Lazio. Il Mago ci mette lo zampino anche sulla quarta rete laziale, che arriva al 76’ dopo una percussione del solito Zaccagni. Anderson si ritrova il pallone perfetto tra i piedi e lo deposita in rete per l’apoteosi a tinte biancocelesti. Prestazione oggi sontuosa da parte della Lazio, con la giusta mentalità, la tigna che nei secondi tempi restava spesso negli spogliatoi, e infine ma non ultima la forza atletica, che stasera non è mai mancata. La squadra biancazzurra costruisce una vittoria spettacolare, una delle più belle mai viste in questi ultimi anni, con annessi tre punti di platino, che le consentono di raggiungere quota 37 ed agguantare il terzo posto ad una sola lunghezza proprio dai rossoneri. E il calendario concede agli uomini di Sarri un’altra grande chance, visto che la prossima gara sarà ancora all’Olimpico domenica contro la Fiorentina. Un’opportunità fondamentale per la Lazio per non fare altri scivoloni ma affermarsi finalmente come vera pretendente ai posti che contano.

 

 

LAZIO MILAN  4-0     4’ Milinkovic  38’ Zaccagni  67’ Luis Alberto (r)  76’ Anderson

LAZIO: Provedel, Marusic (77’ Lazzari), Casale, Romagnoli, Hysaj, Cataldi (87’ Marcos Antonio), Milinkovic (83’ Basic), Luis Alberto, Pedro (77’ Romero), Anderson, Zaccagni.  All: Sarri

MILAN: Tatarusanu, Calabria, Kalulu, Tomori (23’ Kiaer), Dest, Bennacer, Tonali, Messias (59’ Saelemaekers), Diaz (59’ De Ketelaere), Leao (79’ Rebic), Giroud (59’ Origi).  All: Mihajlovic

Arbitro Di Bello

venerdì 20 gennaio 2023

Trent'anni senza Audrey Hepburn

 di GIOIA TRONCARELLI



"Ricorda, se mai avrai bisogno di una mano, la troverai alla fine di entrambe le tue braccia.  Scoprirai di averne due: una per aiutare te stessa, la seconda per aiutare gli altri.” - Audrey Hepburn


Era una giornata uggiosa come oggi quella di 30 anni fa, quando se ne andava Audrey Hepburn, uno dei personaggi più amati dello spettacolo, un’artista capace di coniugare lo charme di cui era dotata alle acclarate qualità di interprete raffinata e sensibile.

Occhi da cerbiatto e sorriso vispo, l’attrice inglese è sempre stata considerata un'icona di stile, complice sicuramente anche la sua celebre interpretazione in "Colazione da Tiffany" dove con il tubino nero e gli occhiali da sole faceva colazione davanti la vetrina della famosissima gioielleria americana con un cornetto e un cappuccino.
 


Il grande successo del film datato 1961, tratto dal romanzo breve di Truman Capote “Breakfast at Tiffany's", deve la sua fortuna oltre alla presenza di Audrey che porta sullo schermo il particolare  personaggio di Holly Golightly, anche alla sua performance canora sulle note di “Moon River”, brano principale della famosa colonna sonora scritta da Henry Mancini, uno dei più quotati compositori per il cinema.

Non a caso la canzone vinse l'Oscar per la Miglior Colonna sonora l’anno successivo, e in quella sede lo stesso autore affermò che ebbe l'ispirazione per la composizione del brano osservando l’attrice recitare  “con quella sua dote di malinconia e di sommessa tristezza”. 

Negli anni successivi molti artisti come Frank Sinatra, Mina, Luois Armstrong ed Elton John, hanno interpretato il brano, ma la sua a distanza di tempo, resta sempre la migliore: semplice, diretta e malinconica.

Nonostante i numerosi e grandi successi al cinema  (“Sabrina” con Humprey Bogart, “My first Lady” con Rex Harrson, “Vacanze Romane” con Gregory Peck, “Guerra e pace” Mel Ferrer, per citarne alcuni tra i più conosciuti) e molteplici premi e riconoscimenti ricevuti (fra i tanti un Oscar, tre Golden Globe e tre David di Donatello), l'attrice decise sul finire degli anni '80 di ritirarsi dal mondo dorato dello starsystem per dedicarsi alla famiglia e alle persone più bisognose. 

Una sorta di crisi di coscienza, o meglio di presa di coscienza, che rivelava le sue qualità umane al di là dello stereotipo della diva. Numerosi infatti sono stati i suoi viaggi nel mondo per portare un aiuto concreto a chi soffriva, riuscendo anche ad instaurare rapporti di amicizia con la gente del posto, grazie anche alla conoscenza di diverse lingue straniere che aveva appreso negli anni precedenti.

La Hepburn inoltre è stata ambasciatrice dell'Unicef, e per il suo impegno ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà e successivamente il Premio Umanitario Jean Hersholt. 
 

 
Ad oggi i suoi progetti umanitari sono portati avanti dal figlio Luca Dotti, che qui in Italia insieme all'Unicef ha creato il gruppo "Amici di Audrey" che porta avanti la sua missione: aiuti e sostegno in diversi paesi del terzo mondo.

Il suo impegno e la sua dedizione per gli ultimi vennero interrotti nel '92, durante uno dei suoi viaggi in Somalia, quando ricevette la brutta notizia di avere un male incurabile.

Se ne andava così tristemente il 20 gennaio del '93 a soli 63 anni, lasciando un grande vuoto in tutti quelli che l’avevano applaudita prima come attrice e dopo come donna impegnata nel sociale.

La dolce Audrey lasciava la vita terrena ma entrava nel mito e nell’immaginario collettivo come icona di stile, eleganza, delicatezza. La sua figura ancora oggi è una delle più pubblicate sui media ed utilizzata dalla moda. 

Ad accrescere questa popolarità incredibile ci sono le iniziative che di volta in volta la riguardano; come il francobollo raffigurante il volto dell'attrice emesso dalle poste americane o la pubblicità cinese per una bevanda o le foto di scena tratte da “Vacanze romane”.

Senza contare poi la clamorosa asta da Christie’s a Londra, in cui è stata battuta per 467.200 sterline la copia del tubino nero disegnato e creato da Givency per "Colazione da Tiffany", (l'originale, invendibile, si trova a Madrid al Museo del costume).

Immancabile, ovviamente, la Stella con il suo nome nella Hollywood Walk of Fame, al 1652 di Vine Street. Una stella che continua a brillare.
 
 
 
 

lunedì 16 gennaio 2023

Addio Gina Lollobrigida

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Ci ha lasciato Gina Lollobrigida, una della grandi protagoniste del Cinema italiano, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, era nata a Subiaco il 4 luglio del 1927, aveva quindi 95 anni compiuti.

Lo scorso settembre l'attrice, che una generazione ha conosciuto come la Bersagliera, era stata dimessa dalla clinica, dopo una caduta in casa che le aveva causato una frattura del femore per cui era stata operata.

Già quattro anni fa la Lollo era finita in ospedale proprio per un incidente domestico. In quell'occasione l'attrice fu presa in cura dai sanitari del Sant'Eugenio, ospedale a poca distanza dalla sua villa sull'Appia Antica, e dimessa un paio di giorni dopo.

L'incidente al femore è avvenuto a due settimane della tornata elettorale del 25 settembre in cui la Lollobrigida era candidata a Latina al collegio uninominale del Senato, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista 'Italia sovrana e popolare'.

Nell'immaginario collettivo Gina era la seducente Bersagliera e la materna e dolcissima Fata Turchina entrambe guidate dalla regia di Luigi Comencini e nel mezzo tante ragazze come la romana di Zampa e la provinciale di Soldati, tante donne di fascino come l'Esmeralda del Gobbo Anthony Quinn e la regina di Saba accanto a Yul Brinner.

Per tutti era la Lollo, ed è stata una delle attrici più importanti della sua generazione, che insieme alla rivale Sophia Loren ha contribuito a creare l'immagine della diva italiana che da sex symbol si è saputa trasformare in star internazionale.

Una carriera lunghissima, iniziata poco più che adolescente nei fotoromanzi e celebrata principalmente al cinema e terminata con alcuni film televisivi negli anni Ottanta e Novanta tra cui la ripresa de La romana di Alberto Moravia in una miniserie di Patroni Griffi.

Una carriera coronata da numerosi riconoscimenti, tra cui un Golden Globe per il film Torna a settembre con Rock Hudson, sette David di Donatello e due Nastri d'argento. È stata nominata Cavaliere della Repubblica e nell'ottobre 1996 Accademica onoraria dell'antica Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. 

Nel '99 è stata nominata Ambasciatrice di buona volontà dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura. Nel 2016 un David speciale alla carriera le è stato consegnato dal Presidente Mattarella.

Si era trasferita a Roma da Subiaco  nel 1944 per iscriversi all'Istituto di Belle Arti e per mantenersi gli studi cominciò a girare per i locali disegnando caricature col carboncino e posando per alcuni fotoromanzi con lo pseudonimo di Diana Loris. 

Nel 1947 al concorso di Miss Italia si classificò terza, dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale. Nella sua scheda di iscrizione sotto la voce "aspirazioni" scriveva in elegante grafia "far qualcosa di serio con le mie capacità".

Nel frattempo, più per necessità che per reale interesse, aveva già iniziato la carriera cinematografica, come comparsa e controfigura, e successivamente in piccoli ruoli di contorno nei popolari film operistici dell'immediato dopoguerra, d'altronde la sua aspirazione oltre al cinema era la lirica che frequenta con i suoi studi da soprano, con la bella voce che dimostrerà di avere ne La donna più bella del mondo (1955), con Vittorio Gassman, film biografico che romanza la vita del soprano Lina Cavalieri. 

Nel gennaio 1949 sposò il medico sloveno Milko Skofic, che prestava servizio fra i profughi temporaneamente alloggiati a Cinecittà.  Nell'agosto 1957 nasce il primo figlio Milko jr. Nel 1950 vola sola verso Hollywood accettando un invito del miliardario Howard Hughes, a tempo perso produttore e scopritore di dive come Jane Russell. Ma scoprendo che stava per essere chiusa in una gabbia dorata, torna a Roma.

All'inizio degli anni '50 arrivarono i primi successi, Campane a martello di Luigi Zampa 1949, Achtung, Banditi! (1951) di Carlo Lizzani e soprattutto Fanfan la Tulipe di Christian-Jaque del 1952, che la consacra star in Francia, mentre in Italia, nello stesso anno, conquista una vasta popolarità con Altri tempi di Alessandro Blasetti, nell'episodio Il processo di Frine con Vittorio De Sica, che conierà per lei il neologismo "maggiorata fisica". 

E fu accanto a De Sica che arrivò il ruolo più popolare per Gina Lollobrigida: è del 1953 il ruolo della Bersagliera, premiato con il Nastro d'Argento, in Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini. A grande richiesta l'anno dopo gira un sequel altrettanto riuscito ma nel 1955 rifiuta la terza puntata della serie e viene rimpiazzata da Sophia Loren, sua storica rivale.

La seconda metà degli anni Cinquanta vedono la Lollo protagonista di superproduzioni internazionali come Il tesoro dell'Africa di John Huston con Humphrey Bogart e Jennifer Jones, La donna più bella del mondo biografia che lei stessa produsse su Lina Cavalieri con Vittorio Gassman in cui dà una buona prova di cantante lirica e per cui vince un David di Donatello, Trapezio di Carol Reed accanto a Tony Curtis.

Ancora Il gobbo di Notre Dame (1957) dove interpreta una splendida e sensuale Esmeralda con Anthony Quinn come Quasimodo, Salomone e la regina di Saba (1959) di King Vidor con Yul Brinner che sostituisce Tyrone Power morto durante le riprese, Torna a settembre con Rock Hudson per cui vince un Golden Globe, Venere imperiale di Jean Delannoy (1962) sulla vita di Paolina Borghese che le fa aggiudicare un David di Donatello e un Nastro d'Argento, e tanti altri successi. 

Nel 1971 arrivò il divorzio dal marito da cui viveva separata da almeno 5 anni, e nel 1972 interpreta l'indimenticabile Fata Turchina nel Pinocchio televisivo di Luigi Comencini, ma dalla metà degli anni Settanta dirada le apparizioni per dedicarsi, con successo, alla fotografia e alla scultura.

Nel 1988 è nel cast del serial americano Falcon Crest e l'anno successivo in quello del remake televisivo de La romana diretto da Giuseppe Patroni Griffi nel ruolo della madre della protagonista, interpretata da Francesca Dellera. Sul set le due donne non andavano d'accordo, fu guerra sul set e anche dopo. 

Nel 1996 ricevette il David di Donatello alla carriera dalle mani del suo amico Gianluigi Rondi e nel 2006 un riconoscimento speciale in occasione del cinquantenario del trofeo di cui era stata la prima vincitrice nel 1956. 

Nell'ottobre 2006 dichiara, a sorpresa, alla rivista spagnola Hola l'intento di sposarsi, dopo una relazione tenuta segreta per più di vent'anni, con l'imprenditore spagnolo Javier Rigau, di 34 anni meno di lei. Tempo dopo l'attrice racconterà di aver subito una truffa da Rigau che aveva cercato di sposarla per procura e che lei in seguito aveva denunciato. 

In occasione del suo ottantottesimo compleanno aveva dichiarato a sorpresa che al cinema sarebbe tornata ma solo se chiamata da Steven Spielberg: "Ho capito che il mio cervello funziona meglio di prima, chi non fa niente invecchia prima".

Star internazionale, grande fotografa, scultrice di livello, la Lollobrigida è stata corteggiata da tanti attori e personaggi importanti, storico l'incontro a Cuba con Fidel Castro, ma non ha mai ceduto alle avance dei suoi illustri corteggiatori. 

Al centro delle cronache per la sua esuberanza dialettica  e ultimamente per le tristi vicende giudiziarie tuttora in corso in relazione alla gestione del suo patrimonio, la Lollo è stata battagliera sino all'ultimo, confermando la sua vitalità e grinta da Bersagliera.

Con la sua scomparsa il mondo dello Spettacolo perde una stella che ha brillato a Hollywood e nella cinematografia internazionale, l'Italia una delle sue eccellenze nel mondo, chi l'ha applaudita e ammirata nel corso della interminabile carriera, un'amica su cui contare per concedersi qualche ora di svago grazie ai suoi film e alla sua bellezza smagliante. Addio Bersagliera, sei stata unica.

domenica 15 gennaio 2023

La Lazio torna a vincere. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

8 a Benigno Zaccagnini - Con la vittoria sul Sassuolo è finalmente iniziato il nuovo anno per la Lazio. Dopo il passo falso col Lecce e il harakiri con l'Empoli c'era solo un risultato per poter sperare di rimettersi in carreggiata, la vittoria. E così è stato con una partita dai due volti, primo tempo anonimo salvato dal gol, secondo con la qualità biancoceleste in evidenza tra le solite strette per il ritorno dei neroverdi sino all'apoetosi finale. Copertina d'obbligo all'arciere che si è preso la responsabilità di calciare il rigore quando si era inchiodati sul pareggio, galvanizzando la gente laziale a casa e i fedelissimi presenti al Mapei portando a 7 il suo bottino personale.

8 a Pasquale Ametrano Anderson - con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne, si temeva il peggio. E invece il bandolero stanco ha sfoderato una prestazione gagliarda, d'attacco che si è conclusa dopo aver sciupato due occasioni d'oro, in un gran gol allo scadere del match. Una sassata di sinistro dopo aver dribblato l'avversario che s'illudeva di fermarlo. Un trionfo. Obrigado Filippetto.

7+ a Lupo Alberto - Come il sor Marchese, s'è svejato nella ripresa salendo in cattedra con le sue magie. Sim Salabim e Silvan muto.

7 a Viale dei Romagnoli 13, Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio li fa e poi li accoppia, two is meglio che one e così non c'è trippa per gatti.
 
6 e mezzo a Massimo Di Cataldi - Due per due quattro, tre più tre sei, insomma il compitino l'ha fatto, ma stavolta si è spinto pure alle radici quadrate e le frazioni. E scusate se è poco.
 
6+ a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria è tornato. Come la Lazio. Dal carnevale di Rio al carnevale del Mapei. O le leo la la...e vai col samba biancoceleste.

6+ al Sergente - Dal nulla cosmico dei primi incontri del 2023 al presente odierno. Non è tanto ma è un bel passo avanti. Come Fabrizio Biggio rivitalizzato da Fiorello a Viva RAI 2.
 
6+ a Somarusic - Tanta carne al fuoco. Avete presente Paolantoni e Cirilli da Conti? Fortissimi. Come lui finalmente.
 
6 a Dio vede e Provedel - Si è rimesso in linea: un tiro una gran parata. Daje su, provaci ancora Pupo biondo.

6 a miei cari amici Vecino e lontani - Molto fumo e un po' d'arrosto. Come Staffelli di Striscia la notizia che il Tapiro se lo dovrebbe dare a se stesso.

6 a Hysaj che i papaveri - Meglio perderlo che acquistarlo, questa la nomea che si è fatto, poi ti ammolla un par de recuperi in difesa che sono provvidenziali, e l'omo campa. Sipario.

PS Forza Ciro, siamo tutti con te!







giovedì 12 gennaio 2023

Roberta, 60 anni di un boom

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Ci sono canzoni che anche a distanza di tempo evocano le emozioni del primo ascolto, brani che hanno avuto un successo enorme e proprio per questo sono entrate nell'immaginario collettivo come "cavallo di battaglia" del proprio interprete.

"Roberta" che veniva registrata esattamente 60 anni fa negli studi della Carish di Milano è una di queste, conosciuta da tutti, ballata da tutti e da tutti legata indissolublimente a Peppino di Capri, l'artista che la lanciò appunto i primi di gennaio del 1963 facendola divenare una delle hit più vendute e gettonate nei juke bok di quell'anno.

Melodia italiana, ritmo ballabile americano e vocalità partenopea gli ingredienti di questo pezzo divenuto un evergreen del nostro pop ma non solo, perchè ci sono anche altri due aspetti legati al brano stesso che ne hanno in qualche modo favorito da un lato il successo e dall'altro la popolarità.

Il primo è fondamentale. La canzone scritta da due giovani autori romani, il compositore Luigi Naddeo e il paroliere Paolo Lepore, si intitolava originariamente "Lo sai". Peppino dopo averla esaminata vorrebbe inciderla, ma sente che gli manca qualcosa.

Quel semplice ritornello che iniziava con "Ascoltami" infatti, lo riteneva impersonale, anonimo, ma soprattutto non calibrato alla partitura musicale. In una delle sue notti insonni, provando e riprovando la canzone al pianoforte, capisce che per completarla occorre un nome di donna. 

La copertina di Sorrisi con Peppino e la moglie e l'annuncio del regalo

E quale se non quello di Roberta, sua moglie, modella affermata con cui da quando si sono sposati è quotidianamente su tutti i giornali in qualità di coppia del momento, quella più paparazzata, chiacchierata e ammirata?

Alle cinque del mattino la sveglia e le fa ascoltare per la prima volta il brano che con l'aggiunta del suo nome è cambiato ed è così dedicato a lei: "Lo sai, non è vero, che non ti voglio più, lo so, non mi credi, non hai fiducia in me, Roberta ascoltami, ritorna ancor ti prego...".  

Nasce così un classico della musica italiana moderna, una canzone d'amore tra le più conosciute ed eseguite, che frutta a Di Capri l'ennesino successo discografico dopo quello di "Saint Tropez Twist".

Poi c'è un altro aspetto molto particolare e curioso che in qualche modo ha contribuito a far parlare di sè la canzone. Con una sorprendente operazione di marketing (era la prima volta che avveniva in questi termini e tramite un periodico di grande tiratura) venne lanciata l'iniziativa del regalo del disco a tutte le Roberte d'Italia. 

Fu "Sorrisi e Canzoni TV", settimanale da sempre sul pezzo per tutto quello che riguarda lo spettacolo, le manifestazioni canore, le trasmissioni televisive e gli artisti, a farsi promotore di questa inedita operazione regalo. 

l'articolo con il regolamento

Le formalità per riceverlo, senza ovviamente spendere una lira, erano molto semplici. Era sufficiente inviare alla redazione del periodico una lettera con allegato il certificato di nascita rilasciato dal comune, da cui doveva risultare che il primo nome anagrafico fosse quello di Roberta.

Un regalo senza dover vincere concorsi e senza spendere un soldo quindi, con l'augurio, come veniva spiegato nel regolamento, che il dono potesse rendere più piacevoli le ore di svago di tutte le Roberte sulle note della canzone che aveva il loro nome e con la voce di Peppino di Capri che intanto si avviava a vincere il Cantagiro.

E fu il boom. L'Italia si scoprì popolata di Roberte che si affrettarono ad inviare i loro certificati di nascita alla rivista per ottenere l'ambìto 45 giri che dominava le classifiche di vendite ed era ballatissimo e che venne spedito al loro domicilio in un plico speciale.

Ragazze e signore di ogni età che seguivano Peppino, uno dei personaggi più acclamati di quel periodo, fan che impazzivano per lui e che approfittavano di quella insolita iniziativa per ricevere il disco.  

Il plico col disco in regalo

Ma non solo, c'è il caso anche di una giovane coppia di Boffalora Ticino cittadina nella provincia milanese, i coniugi Andrea e Luigia Garavaglia, ammiratori di Peppino, che da poco avevano avuto una bambina chiamata proprio Roberta, nata incredibilmente nel giorno in cui il brano era nella Top Ten dei dischi più venduti.

Roberta Garavaglia la neonata di allora è cresciuta e ha custodito gelosamente quel regalo che gli avevano fatto avere i genitori appena nata e che l'ha accompagnata per tutta la vita.

Prossimamente compirà i suoi primi 60 anni e ha deciso che quel giorno oltre a far festa col marito Gianfranco e le figlie Chiara Andrea e Sofia, ascolterà a tutto volume sul giradischi di casa dell'epoca ancora funzionante, quello storico 45 giri. 

Pensando alla mamma e al papà e ringraziando "Sorrisi" e naturalmente Peppino. Auguri.


domenica 8 gennaio 2023

Harakiri Lazio. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Il 2023 per la Lazio non è ancora cominciato. La sconfitta di Lecce non ha insegnato nulla ai Sarri boys che hanno perso l'opportunità di rilancarsi in campionato e soprattutto di vincere. Superiore sulla carta ma inferiore nei fatti alla sua avversaria, la Lazio ha dilapidato nel finale un tesoretto di due gol, passando dal possibile ed auspicato trionfo, al suicidio più drammatico. Un harakiri che grida vendetta e che non ci voleva proprio alla vigilia di un compleanno così atteso per i 123 anni di storia. Ecco perché la copertina la dedichiamo al bandolero stanco brasiliano che è l'emblema della formazione plasmata dallo Scrivano fiorentino, un gruppo a parole coeso che però non sempre si ricorda o a voglia di esserlo. Come Filippetto, che con quella inzuccata al secondo minuto e l'assist nel secondo tempo, aveva dato un segnale che neanche lui sognava di dare. E che, cosa più grave, nessuno ha raccolto consentendo così il recupero dei toscani. Amen.

6+ a Benigno Zaccagnini - L'arciere ha scagliato la sua freccia. Bellissima. Stop di sinistro e cucchiaio di destro. Un gioco da ragazzi, ma di quelli che jela ammollano. Peccato non sia servita a centrare l'obiettivo.

6+ a Lupo Alberto - Bentornato Mago. Riemerso dagli ozi di Formello fra uno sbadiglio e un voglia de lavorà sartame addosso ha fatto vedere quello di cui è capace. Conigli dal cilindro e via. E Silvan muto. Il suo problema? Dura venti minuti, massimo nezz'ora. Come Rocco Siffredi.

6 al Ciro d'Italia - Non è importante segnare sempre, ma non fermarsi mai e combattere sempre col coltello fra i denti. Come fa lui. Sempre. Il guaio che è l'unico. L'hanno rimasto solo come Peppe er Pantera dei Soliti ignoti.

6 a Massimo Di Cataldi - Dalla via del Mare della cittadina pugliese al mare biancazzurro di bandiere dell'Olimpico. Non è la stessa cosa come la sua prestazione.

6 al Sergente - Un palo che poteva voler dire i tre punti. E la sua quotazione ai massimi. E' rimasto a dieci cocuzze co tutto er cocuzzaro.

6- a Viale dei Romagnoli 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio lo fa poi li accoppia. Lui è meglio di me ma insieme siamo li mejo. Iachetti e Greggio, Boldone e De Sica, Ficarra e Picone. Quando two is meglio che One. Il guaio è che se lo devono ricordare fino al 95 minuto di esserlo.

6- a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Malgioglio a Tale e quale che è diventato la parodia di se stesso.

6- a Somarusic - Pe fa la vita meno amara, ha provato a spazzarli tutti co na cucchiara. Ma non c'è riuscito.

5 e mezzo a Dio vede e Provedel - Due tiri due gol. In perfetta media Carrizo. Daje.

5 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglo di Santa Fè e Trigoria è rimanto al veglione di Copocabana.

5  a Miei cari amici Vecino e lontani - Toh chi si rivede. Quello che se magna i gol come Pannella i maritozzi co la panna dopo i digiuni. Tanto fumo e un po' d'arrosto. Che il 2023 sia l'anno suo come lo è per Amadeus all'ennesimo Sanremo. Sperem.

5 a Hysaj che i papaveri - È come il trenino per Ostia. Arriva sempre in ritardo. Come quando doveva mordere le caviglia a Cambiaghi per arrestare la sua corsa che poi ha determinato il "secondo" gol di Caputo. Solo che questo era contro di noi. Sipario. 


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Domenica, 8 gennaio 2023

Nella vigilia del 123simo compleanno della Lazio i biancocelesti fanno harakiri e buttano via una vittoria già fatta. Contro l’Empoli un autogol di Caputo e un gol di Zaccagni avevano consentito ai biancocelesti di mettere al sicuro la gara, ma come già successo in questa stagione, nella ripresa la squadra di Sarri si perde per strada e si fa raggiungere. Stavolta negli ultimi 10’ arrivano le reti di Caputo e di Marin, che permettono agli ospiti di raggiungere un pari insperato: 2-2 il risultato finale. All’Olimpico in occasione della diciassettesima di Campionato, Zanetti arriva a Roma senza Tonelli, Destro e Haas, ma non può disporre nemmeno dell’ex Akpa Akpro. Sarri invece torna alla formazione tipo, con Luis Alberto dal primo minuto ed Anderson e Zaccagni che si piazzano di nuovo al fianco di Immobile. La squalifica della Nord esibisce una curva tristemente deserta e dopo il minuto di raccoglimento per la morte di Vialli, al fischio di Pizzuto la Lazio va subito in vantaggio. Da un calcio d’angolo battuto dalla sinistra da Luis Alberto, l’involontaria deviazione di testa di Caputo è determinante e la palla finisce in rete per l’1-0 biancoceleste. Gara subito in discesa per i capitolini, che potrebbero raddoppiare già al 9’ con un fendente di Immobile di poco alto. L’Empoli si vede ben poco, la Lazio invece al 19’ spreca ancora con il diagonale fuori di Zaccagni. Arrivano un paio di tiri da parte di Marusic e Luis Alberto, con i biancazzurri che hanno in pugno il gioco ma poi subiscono delle pause e non riescono a concretizzare, anche per la ottima difesa dei toscani. Nel secondo tempo riprende la pressione laziale, che è concretizzata finalmente al 55’, quando da un assist di Anderson la palla finisce a Zaccagni, che piazza dietro a Vicario uno scavino con la punta del destro siglando il raddoppio. Caputo stacca di testa al 59’ e sfiora la traversa; è la prima pericolosa opportunità dei toscani, risponde al 62’ il missile di Milinkovic che finisce sul palo. La Lazio, che resta in completa gestione della gara, ha però il solito black out e si consegna agli avversari. All’83’ in contropiede la palla finisce a Caputo, che di sinistro da posizione difficile riesce a metterla dentro e dimezza lo svantaggio. Nel recupero poi i biancazzurri fanno harakiri, perché al 94’ sugli sviluppi di un angolo, Marin solo al limite dell’area scaglia un tiro che buca per la seconda volta Provedel e consente ai suoi di pareggiare la partita. Altri due punti buttati dai biancazzurri, che arrivano peraltro dopo due sconfitte consecutive. Oggi era necessario vincere e invece è arrivato un pareggio che lascia l’amaro in bocca per come si è concretizzato. I secondi tempi della Lazio sono spaventosi: una squadra che gioca con troppa sufficienza e non ci mette mai la cattiveria necessaria. Non ci sono più scuse; domenica prossima è in programma la difficile trasferta a Reggio Emilia contro il Sassuolo: a questo punto solo Sarri può cambiare qualcosa, altrimenti sarà una stagione fallimentare.   

 

LAZIO EMPOLI 2-2 2’ Caputo (a) 55’ Zaccagni 83’ Caputo 94’ Marin

LAZIO: Provedel, Lazzari (70’ Hysaj), Romagnoli, Casale, Marusic, Cataldi (70’ Vecino), Milinkovic, Luis Alberto (87’ Basic), Anderson, Immobile, Zaccagni (60’ Pedro). All: Sarri

EMPOLI: Vicario, Stojanovic (68’ Ebuehi), Ismajli, Luperto, Parisi, Marin, Grassi (56’ Cambiaghi), Fazzini (76’ Bajrami), Baldanzi (56’ Bandinelli), Caputo, Satriano (68’ Pjaca). All. Zanetti

Arbitro Pezzuto


mercoledì 4 gennaio 2023

Anno nuovo solita Lazio. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO  TRONCARELLI

7 al Ciro d'Italia - Anno nuovo solita Lazio, quella che si scorda di essere una signora squadra per ritrovarsi una squadretta. Un primo tempo dove in campo si è visto solo la truppa di Sarri che è stato oscurato da una ripresa di marca giallorossa. Incredibile ma vero. Eppure il 2023 sembrava partito col piede giusto, quello di Immobile a segno per il sesto anno consecutivo da quando è con noi, nella prima partita del nuovo anno, ma poi... la Lazio si è sciolta come neve al sole. Una sconfitta che inaugura questa seconda parte del torneo dopo la lunga pausa dei mondiali e che si riaggancia alla sconfitta che aveva chiuso la prima fase.  Non può essere così,  assolutamente, tanto più che gli avversari odierni non sono la Juve di allora. Ma tant è. Ripartiamo da Ciro, l'unico che non molla mai.

6 a Casale degli Ulivi Agriturismo - A momenti segna e a seguire fa segnare con un assist millimetrico. Poi è calato come Massimo Giletti, che perde ascolti paurosamente.

6 a Dio vede e Provedel - Primo tempo inattivo, secondo impegnatissimo. Il suo comunque l'ha fatto. Sono gli altri che sono sparitiriti come un Riccardo Rossi qualsiasi.

6 a Lazzari alzati e cammina - L'abbiamo ritrovato come l'avevamo lasciato, de corsa. Ma alla fine si è dovuto fermare pure lui. Come Memo Remigi.

6 a Viale dei Romagnoli 13 Ostia - In un mondo che aborre (cit. Giampiero Mughini) il politicamente scorretto, quel "ma li mort...tua" lanciato due volte a due avversari e pura poesia de noantri. Per il resto, col loro raddoppio s'è magnato tutta la dote che aveva è sìè ripreso quel richiamo ai morti dai tifosi avvelenati davant il televisore.

6- a Massimo Di Cataldi - Dovrebbe essere il geometra del centrocampo, ma spesso si rivela un semplice muratore. Come Pier Luigi Diaco che non decolla mai.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson, miei cari amici Vecino e lontani e Marcantonio - in tre non ne hanno fatto uno buono. Per loro non c'è posto neanche nel nel Mondo di Qui, Quo, Quark di Alberto Angela.

5 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria è rimasto a Copocabana a fa io trenino del veglione. 

5 e mezzo al Sergente - Dopo sta partita è diventato come la Sora Camilla, tutti la vonno nessuno se la piglia.

5  a Somarusic - È partito in quarta è finito in folle. Come Montesano a Ballando con le stelle. Il pareggio leccese ce l'ha sulla coscienza lui che invece di piombare su Strefezza si è girato e gli ha mostrato il deretano. Manco fosse Belen.

5 a Benigno Zaccagnini - Nè carne nè pesce. Nè.

5- - a Basic Instinct - Ormai di partite ne ha giocate, ma la domanda è sempre la stessa: sto chierichetto ce serve o nun ce serve? Vorrebbe diventà er Fon Matteo de Formello che risolve i problemi ma pe quello che si è visto si e no po fa er sacrestano. Ite missa est. Sipario.

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 Mercoledi, 4 gennaio 2023

Lazio orrenda a Lecce. Allo stadio “Via del Mare” Immobile nel primo tempo illude i suoi, ma nella ripresa i biancazzurri sono prima raggiunti da Strefezza e superati poi da Colombo per il 2-1 finale che premia i padroni di casa e lascia grande malinconia in casa Lazio. Dopo 52 giorni di astinenza torna finalmente il campionato; per la sedicesima giornata i biancazzurri arrivano in Puglia senza Gila e Luis Alberto, alle prese con un problema muscolare. A centrocampo quindi, con Vecino non al meglio c’è Basic, mentre in avanti non gioca Anderson. Da parte salentina invece Di Francesco, pur se recuperato, inizia dalla panchina e gioca Banda dal primo minuto. Baroni chiede ai suoi un atteggiamento aggressivo e dopo il minuto di raccoglimento per la morte di Pelè le due squadre partono forte, ma è la Lazio senz’altro più incisiva. Al 7’ infatti Casale colpisce benissimo di testa ma Falcone con una prodezza devia in angolo. Al 14’ Ciro Immobile non perdona: imbeccato perfettamente da Casale taglia tutta la difesa e con un destro diagonale batte il portiere leccese e porta i suoi avanti. Poco dopo sempre Immobile cerca un pallonetto che si perde di poco sul fondo. Al 25’ Basic calcia altissimo una buona opportunità; ora la Lazio indietreggia un po’, lasciando qualche spazio agli avversari, che però non si rendono praticamente mai pericolosi. Nel secondo tempo Baroni inserisce Di Francesco al posto di Banda, la Lazio invece resta immutata. E’ proprio il nuovo entrato al primo minuto a sparare un gran tiro che Provedel respinge con i pugni. Il Lecce ora spinge con maggiore forza ed i biancazzurri soffrono molto la sua aggressività. Al 57’ il bel sinistro di Di Francesco quasi dal fondo è respinto da Provedel sui piedi di Strefezza, che col destro al volo timbra il pareggio giallorosso. Vecino ed Anderson è la doppia sostituzione di Sarri del 62’ per cambiare le carte in tavola, ma l’exploit lo fanno  i padroni di casa, che al 72’ raddoppiano. C’è sempre lo zampino di Di Francesco: il suo cross è per Colombo, che la butta dentro anticipando Romagnoli. I biancazzurri ci provano anche con l’inserimento di Marcos Antonio, Cancellieri e poi di Romero, ma nonostante le 4 punte gli uomini di Sarri non riescono ad imbastire un gioco minimamente produttivo. Non si vede nemmeno un tiro in porta nel secondo tempo da parte biancazzurra e meritatamente dopo 7’ di recupero il Lecce si porta a casa la vittoria. Malissimo oggi la Lazio; buoni solo i primi trenta minuti e poi il buio. Mancanza di volontà, poca cattiveria, la testa altrove e la frittata è servita. I biancazzurri danno anche l’impressione di essere indietro fisicamente, che è un grave segnale dopo tutto questo tempo passato inoperosamente. I test amichevoli avevano già rivelato uno stato di forma così così, ma la partita di stasera ha rivelato tutte le problematiche di questa squadra, che oggi perde anche la quarta posizione in classifica. Unica nota positiva è Ciro Immobile, che con 190 reti all’attivo stacca Gilardino Del Piero e Signori. Speriamo nella gara contro l’Empoli di domenica per un pronto riscatto.

 

 

 

LECCE   LAZIO  2-1  14’ Immobile 57’ Strefezza 72’ Colombo

LECCE: Falcone, Gendrey, Baschirotto, Umtiti, Gallo, Blin (89’ Askildsen), Hjulmand, Gonzalez (89’ Maleh), Strefezza (72’ Oudin), Colombo (83’ Ceesay), Banda (46’ Di Francesco). All: Baroni

LAZIO: Provedel, Lazzari, Casale, Romagnoli, Marusic, Cataldi (80’ M. Antonio), Milinkovic (62’ Vecino), Basic (85’ Romero), Pedro (62’ Anderson), Immobile, Zaccagni (80’ Cancellieri).  All: Sarri

Arbitro Marinelli

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...