lunedì 19 dicembre 2022

Scalonissimo

di FRANCESCO TRONCARELLI

Lionel Scaloni è sul tetto del mondo per aver portato la sua Argentina alla conquista del titolo più prestigioso del calcio. In pochi quando fu chiamato a sostituire Sampaoli avevano scommesso su di lui, due mesi e passserà il testimone a qualcun altro più qualificato ed esperto, dicevano. E invece...e invece abbiamo visto tutti come è andata a finire. 

Scaloni, più giovane allenatore dei Mondiali, è l'unico tecnico nella storia del football argentino ad aver vinto La Coppa America e il Mondiale con la selezione del suo paese. E scusate se è poco. Certo c'erano Messi e tutti quei campioni in campo, ma al timone c'era lui. Una nostra cara e vecchia conoscenza.

Per lui scrissi un articolo su Globalist quando se ne andò, era il 30 gennaio del 2013, in cui spiegavo perchè era entrato nel cuore della gente laziale pur avendo giocato poco. Lo ripropongo nella sua interezza per chi non ricorda o chi non capisca il motivo per cui lo sentivamo e lo sentiamo ancora "uno di noi". Eccolo:
 
Beniamino de tifosi e leader dello spogliatoio, senza giocare. Scaloni se ne va dalla Lazio e la squadra gli dedica la vittoria in Coppa Italia contro la Juve. Un quadretto da libro “Cuore” per un giocatore tutta grinta e asado
 

di Francesco Troncarelli

Giocare poco ma diventare comunque un beniamino della gente e un leader dei compagni. Può capitare, capita. A Lionel Scaloni, 34 argentino di Rosario, difensore tuttofare fino all’altro giorno della Lazio, dove ha disputato appena 63 partite tra campionato e coppe in quattro stagioni e mezza, è capitato.

A “Scalo” infatti, vogliono tutti bene nella Città Eterna. I tifosi naturalmente, che hanno sempre apprezzato il suo modo di proporsi in campo tutto grinta e cuore e che ora hanno inondato facebook e i siti dedicati alla prima squadra della Capitale di commenti amareggiati per la sua inspiegabile cessione e tanti ma proprio tanti saluti calorosi. 

I compagni di squadra poi, che hanno visto in lui un fratello maggiore, un amico, un leader dello spogliatoio, il capitano non giocatore per antonomasia, come Pietrangeli all’epoca dei trionfi di Panatta e Bertolucci nel tennis. La dedica del gol segnato da Gonzalez nella semifinale vinta contro la Juve ne è la più chiara e sintomatica conferma.

 
La foto del giocatore uruguaiano che esibisce la maglia numero 5, quella da sempre appartenuta al buon Lionel, mentre la squadra esulta per la rete appena siglata ai bianconeri ha fatto il giro del web e dei media. 

Una testimonianza d’affetto e riconoscenza per il collega “ceduto” sul più bello da parte dei compagni, che non ha precedenti nel Belpaese pallonaro, un episodio da libro “Cuore” che solo in casa Lazio poteva succedere.

Ma tant’è, perché per lui, è successo. Pur non essendo un fenomeno o un campione, ma molto più modestamente un onesto e navigato lavoratore del pallone seppur con un glorioso palmares nel Deportivo La Coruna alle spalle. 

Amato da tutti pur non chiamandosi Maradona o Klose insomma, per via di quel carisma innato che tutti gli riconoscono. Come Wanda Osiris, la mitica regina del varietà, (paragone sicuramente azzardato ma che rende), che pur non essendo una donna super quanto a bellezza rispetto alle tante soubrettine che giravano all’epoca, riscuoteva comunque grandi successi e innumerevoli dichiarazioni d’amore dai suoi fan, per via del suo fascino e carisma sulle scene. 

L'articolo su Globalist

Molto daje de tacco e daje de punta, arrugginito dalla inattività condita da innumerevoli panchine e grigliate di asado argentino a Formello, Scalonissimo in ogni caso, ha comunque dato il fritto in campo ogni qualvolta è stato buttato nella mischia. Sempre, senza se e senza ma e con tutti i suoi limiti e con tutta la sua proverbiale determinazione.

Come quando nel finale della scorsa stagione, stante una catena di infortuni dei titolari, divenne fra gli insostituibili della Lazio targata Reja, giocando a destra e a sinistra, sempre col coltello fra i denti e la voglia di vincere. Una serie di prestazioni applaudite da tifoseria e stampa iniziata alla grande col derby di ritorno (2-1 con reti di Hernanes e Mauri), dove il prode Lionel guidò una squadra con sette rincalzi al trionfo. 

Ecco il motivo per cui, adesso che “Scaloni, uno di noi”, come dicono i tifosi biancocelesti, se ne va, c’è dispiacere e rammarico nell’ambiente e la piazza rumoreggia. Dove lo ritroviamo un jolly come lui che aveva già l’erede pronto, Scaloncino, a vestire la gloriosa maglia biancoceleste?  

La risposta alle prossime puntate della storia della Mitica. A noi intanto c’è rimasto solo il tempo del saluto e dei ringraziamenti: adios Scalonissimo, gracias e buena suerte. E la vita in biancoceleste continua.    

                                                             Scaloni alza la World Cup Qatar 2022


domenica 18 dicembre 2022

Addio Lando Buzzanca

di FRANCESCO TRONCARELLI

Lando Buzzanca è morto oggi a Roma. Aveva 87 anni, era ricoverato da fine novembre al Policlinico Gemelli dopo un periodo trascorso in una RSA. Buzzanca era caduto dalla sedia a rotelle e per questo portato in ospedale, che avrebbe dovuto lasciare per una struttura di riabilitazione prima che la situazione precipitasse.

E' stato uno degli attori più popolari del nostro Cinema, nel vero senso della parola, grazie ai film girati negli anni Settanta che registravano incassi clamorosi e sbancavano il botteghino. Era il simbolo e lo stereotipo del maschio italiano, spesso impegnato nei ruoli del tipico siciliano, amante o marito geloso. 

Questo nonostante gli inizi promettessero una carriera di diverso spessore dopo che nel 1961 Pietro Germi lo aveva chiamato prima per interpretare il personaggio di Rosario Mulè in Divorzio all’italiana e poi nel 1964 per quello di Antonio in Sedotta e abbandonata.

agli inizi della carriera

Nato nel 1935 a Palermo in una famiglia di attori (lo erano sia il padre che lo zio), Buzzanca si è trasferito a Roma quando aveva 17 anni. Nella capitale ha frequentato i corsi di recitazione all’Accademia Sharoff, di cui è poi divenuto presidente onorario, e ha cominciato con il teatro, prima di dedicarsi al cinema.

Proprio per quella caratterizzazione del tipico maschio siciliano, anche un po’ tonto, Buzzanca è stato relegato dalla critica cinematografica tra i caratteristi, anche se dopo l’inizio con Germi nel 1967 lo volle anche Alberto Lattuada per interpretare il suo film Don Giovanni in Sicilia.

Gli anni Settanta che lo vedevano protagonista sullo schermo, si aprono per Buzzanca con il grande successo in televisione del programma, in coppia con Delia Scala, Signore e signora di cui si ricorda la battuta “mi vien che ridere” che diventerà un tormentone. 

Poi ecco i film che consolideranno la sua immagine di maschio ruspante, alcuni caratterizzati da una vena comica che incontra il favore del grande pubblico.

Homo eroticus di Marco Vicario, la commedia sexy Il merlo maschio (1971) e Quando le donne persero la coda (1972) entrambi per la regia di Pasquale Festa Campanile, e poi i film in cui tratteggia personaggi realmente esistenti come Il sindacalista di Luciano Salce (1972) e All’onorevole piacciono le donne, di Lucio Fulci (1972) e L’arbitro di Luigi Filippo D’Amico (1974) ispirato a Comcetto Lo Bello.


E ancora, Jus primae noctis, sempre nel 1972 diretto da Pasquale Festa Campanile, L’uccello migratore di Steno (1972), Io e lui di Luciano Salce (1973) e La schiava io ce l'ho e tu no di Giorgio Capitani (1973). In totale, nel decennio girerà 21 film molti al fianco delle attrici più desiderate e famose del momento, da Claudia Cardinale a Catherine Spaak, da Barbara Bouchet a Senta Berger e Joan Collins.

Le commedie sexy negli anni Ottanta divennero una moda, ma Buzzanca a un certo punto si rifiutò di continuare ad alimentare l’immagine che lo aveva reso celebre, preferendo al cinema la radio in cui, per alcuni anni, fu conduttore di programmi di grande successo come Gran Varietà e Buzzanco, proiezione radiofonica del personaggio inventato per la tv a Signore e signora.

Dopo alcuni anni di attività in teatro, nel 2005 Buzzanca torna alla tv con la fiction Mio figlio, in cui interpreta il padre di un ragazzo omosessuale con enorme successo di pubblico. Nel 2007 lo vuole per I Viceré il regista Roberto Faenza, grazie al quale ha vinto il Globo d’oro come miglior attore. 

col figlio Massimiliano

Della serie Mio figlio è stato realizzato il sequel Io e mio figlio – Nuove storie per il commissario Vivaldi, andato in onda nel 2010 stesso anno di Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3.

Lando Buzzanca è stato sposato con Lucia Peralta per 57 anni e dal loro matrimonio sono nati Massimiliano e Mario. Ultimamente era salito alla ribalta della cronaca per una vicenda amorosa più o meno presunta che aveva fatto parlare i giornali di gossip scatenando una serie di polemiche con i suoi familiari. 

Ora che se n'è andato, tutto questo chiacchiericcio che aveva messo in secondo ordine l'attore di lungo corso capace di spaziare dal Teatro al Cinema con grande professionalità e mestiere, purtroppo riprederà vigore, ma sicuramente non offuscherà la sua fama e l'applauso di chi lo ha sempre seguito. Addio Lando.


sabato 26 novembre 2022

Addio Irene Cara

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Cantava i sogni e le speranze dei "saranno famosi" e lei lo era diventata veramente in tutto il mondo a grazie a hit indimenticabili come "Fame" e "Flashdance... What a feeling", per i film musicali "Fame" e Flashdance", che le valsero un Golden Globe e un Oscar per la miglior canzone.

Irene Cara che se n'è andata ad appena 63 anni era stata la prima artista di origini ispaniche a vincere un Oscar per una colonna sonora,  Aveva sfondato nel mondo del pop coronando un sogno vissuto tra sacrifici e riconoscimenti che tardavano ad arrivare. 

Dal malfamato Bronx dove era cresciuta alle luci brillanti di Brodway, dalle prime lezioni di ballo a 5 anni al boom di "Radici", la serie ideata da Marlon Brando, dalla gavetta ai milioni di dischi.

"Baby remember my name" cantava in Fame, ragazzo ricorda il mio nome, e il suo nome lo conoscevano tutti. E lo ricorderanno tutti per sempre.

Il successo mondiale aveva provocato anche invidie nel suo ambiente, la stessa sua casa discografica si era dimostrata matrigna nei suoi confronti non riconoscendole i diritti d'autore per alcuni brani da lei stessa composti

Una circostanza che oltre a rallentarne la carriera successivamente, l'aveva colpita nel profondo causandole problemi psicofisici superati con difficoltà dopo una lunga vertenza giudiziaria.

Addio Irene Cara icona degli edonistici anni 80, simbolo di una generazione che nella musica cercava emozioni, le tue canzoni ti hanno regalato quella gioia che cercavi e la tua voce resterà per sempre, eccola...

sabato 19 novembre 2022

Addio Nico Fidenco

  di FRANCESCO TRONCARELLI

Quella voce particolare, quel sorriso gentile, quell'eleganza innata che lo faceva un signore del palcoscenico, Nico Fidenco è stato uno dei grandi protagonisti della musica italiana, un interprete fra i più popolari e con all'attivo innumerevoli successi.

Se n'è andato in punta di piedi questa notte, aveva 89 anni portati splendidamente come una recente partecipazione a un programma televisivo aveva confermato.

Aveva raggiunto il successo negli anni '60, con brani tratti da colonne sonore, primo fra tutti 'What a Sky' (in italiano 'Su nel cielo'), dal film di Francesco Maselli 'I delfini', ma soprattutto con la canzone 'Legata a un granello di sabbia', considerata il primo tormentone estivo della storia della musica italiana.

Scoperto da Franco Migliacci e in scuderia nella casa discografica RCA fu scelto per la colonna sonora dei Delfini dopo aver superato il provino in lizza con Little Tony. E da quel momento non si fermò più.

Dopo 'What a sky' Fidenco incise altri brani in inglese e in italiano tratti da colonne sonore di grandi film di successo come 'Just that same old line' dal film 'La ragazza con la valigia' con Claudia Cardinale, 'Il mondo di Suzie Wong' dal film omonimo con William Holden che raggiunge la prima posizione in classifica per cinque settimane nel 1961.

Ancora, 'Exodus', dal film omonimo con Paul Newman, 'Moon River' dal film 'Colazione da Tiffany' con Audrey Hepburn, 'L'uomo che non sapeva amare' dal film omonimo con George Peppard e 'Una donna nel mondo' dal film 'La donna nel mondo'.

Ma i suoi trionfi non si fermarono alle colonne sonore. A metà degli anni '60, Fidenco inanellò diversi grandi hit in classifica: 'Con te sulla spiaggia' (seconda classificata a 'Un disco per l'estate' 1964), 'Se mi perderai', 'Come nasce un amore', 'A casa di Irene', 'La voglia di ballare' (finalista a 'Un disco per l'estate' 1965), 'Goccia di Mare', 'Non è vero', 'Tutta la gente'.

Ma il suo vero boom fu 'Legata a un granello di sabbia' (1961), considerata il primo esempio di tormentone estivo italiano della storia, in quanto rimase prima in classifica per 14 settimane e fu il primo 45 giri a superare in Italia il milione di copie vendute (ne raggiunse addirittura il milione e mezzo).

Dopo aver ridotto le proprie incisioni pop, Fidenco tornò a occuparsi nuovamente di colonne sonore, componendo per il cosiddetto Cinema di genere per tutti gli anni Settanta e Ottanta, spaziando dallo spaghetti-western (la prima colonna sonora fu per 'All'ombra di una colt') ai film della cosiddetta sexploitation come 'La strana legge del dott. Menga' (1971), 'La ragazzina' (1975) e la serie di culto 'Emanuelle', frequentando anche l'horror per il film 'Zombi Holocaust' del 1980 e il crossover 'Porno Holocaust' di Joe D'Amato.

Sul finire degli anni Settanta e i primi anni Ottanta ritrovò una inaspettata popolarità presso il pubblico dei più piccoli, grazie alle numerose sigle incise per gli anime giapponesi, vero e proprio fenomeno di costume televisivo di quel periodo.

La sigla 'Don Chuck Castoro' infatti riuscì a vendere oltre quattrocentomila copie, riportandolo in classifica. In questo decennio tornò anche a incidere album pop come 'La mia mania' del 1981 e 'Direzione vietata' del 1989 e mentre nel 1992 pubbicò una raccolta di successi riarrangiati dal titolo 'Ieri e oggi'.

Dal 1984 al 1994 con i colleghi Riccardo Del Turco, Jimmy Fontana e Gianni Meccia diede vita a I Super 4, quartetto con il quale ripropose successi tratti dai rispettivi repertori degli anni sessanta riarrangiati in chiave moderna, con cui pubblicò tre album di discreto successo commerciale.

Gran signore, appassionato di cinema e letteratura Fidenco è stato una pietra miliare di quella musica leggera che ha accompagnato generazioni di italiani e che ha traghettato i cambiamenti della società dal boom economico all'autunno caldo sino alla rivincita del privato.

Un maestro del pop e delle buone maniere che ha regalato emozioni a non finire con i suoi brani indimenticabili che ancora oggi si confermano freschi e coinvolgenti nonostante il tempo passato.

Con lui la musica perde un artista unico, il pubblico un amico fidato su cui puntare sempre. Addio Nico e grazie di tutto.

giovedì 17 novembre 2022

Il mio canto libero, 50 anni di emozioni

 di FRANCESCO TRONCARELLI

                                                                            in un mondo

                                                                        che non ci vuole più

                                                                        il mio canto libero sei tu

Quando una canzone d'amore si trasforma in una sorta di inno alla libertà diventando la colonna sonora di generazioni su generazioni. E' il caso de "Il mio canto libero" uno dei brani più famosi e di successo di Lucio Battisti che festeggia i 50 anni mantenendo la stessa freschezza del primo ascolto.

Il pezzo fu pubblicato nel novembre del 1972, insieme al singolo "Confusione" ed era tratto dall'omonimo album "Il mio canto libero" composto insieme all'inseparabile Giulio Rapetti e riuscì ad entrare subito nella cassifica di vendite dove fu primo per undici settimane.

E' una canzone che nasce da una situazione personale, autobiografica, vissuta da Mogol. Il paroliere la scrisse dopo la separazione dalla moglie e l'incontro con la nuova compagna, la pittrice e poetessa Gabriella Marazzi, insieme a cui acquistò un mulino e un cascinale. 

Il brano affronta temi come il coinvolgimento sentimentale e l'amore analizzato dal punto di vista passionale, una riscoperta che i due autori ritraggono con un testo ricco di figure retoriche e scritto in chiave allegorica. 

Mogol e Battisti

In un mondo di silenzi che sceglie di non premiare la passione "Il mio canto libero sei tu, e l'immensità si apre intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi". Un amore soffocato "In un mondo che, prigioniero è", l'amore riesce a tenere uniti e liberi.

"Avevo chiuso il mio matrimonio - ha raccontato Mogol - e mi ero legato a una giovane donna. Naturalmente a quei tempi queste cose venivano condannate dai benpensanti perchè fuori dal matrimonio era tutto illegittimo".

Il suo testo quindi è ricco di riferimenti alla libertà della persona, all'amore e all'ipocrisia di una società moralista sottolineati da una musica armoniosa composta da Lucio che riesce a coinvolgere subito. 

La ballata dall'atmosfera prima acustica poi quasi gospel, si trasforma infatti in un crescendo di voci e suoni. Un effetto molto trascinante che sposato a quel testo, da molti è stato percepito come un inno sì all'amore ma all'amore per la libertà.

L'immagine di copertina raffigura delle braccia alzate su sfondo bianco, mentre quella interna gambe e piedi nudi. Le fotografie furono realizzate dal fotografo Cesare Montalbetti, fratello di Pietruccio dei DiK Dik che ha ricordato:

"Radunai una cinquantina di amici, tra cui Mara Maionchi, il marito il compositore Salerno, i Dik Dik ed altri e li feci sdraiare tutti a terra e chiesi loro di alzare le braccia. La cosa più divertente avvenne per lo scatto della parte interna della copertina. Faceva freddo, ma pregai tutti di rimanere scalzi, alcuni, i più bassi, si tolsero i pantaloni restando in mutande. Peccato non aver fatto una foto a figura intera, sarebbe risultata esilarante".

Con questo brano l'accoppiata Mogol-Battisti si conferma ancora una volta unica, col poeta della musica pop che riesce a trasformare un evento della sua vita personale in un sentimento di valore generale e Lucio che riesce a dare a una semplice canzone la dignità di un capolavoro.

Il pezzo peraltro venne offerto in anteprima a Mina, che aveva già inciso negli anni precedenti "Insieme", "Io e te da soli" e Amor mio" firmati dalla coppia, ma la Tigre di Cremona declinò ritenendo che non fosse all'altezza degli altri. 

Lucio e la Formula 3

Impressione sbagliata perchè sia il 45 che il 33 giri di riferimento furono a lungo in testa alla Hit parade ed entrambi sono stati i dischi più venduti in assoluto della carriera di Battisti con un successo internazionale grazie alle versioni in spagnolo, inglese, tedesco e francese.

Settimo album della produzione del cantante, "Il mio canto lbero" che contiene nel Lato A "La luce dell'est", "Luci-ah", "L'aquila", "Vento nel vento" e nel Lato B "Confusione", "Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi", "Gente per bene e gente per male" e appunto "Il mio canto libero" fu registrato negli studi di registrazione Fonorama di Milano e missato a Londra negli studi della EMI. 

Alla registrazione prteciparono molti amici di Lucio, che personalmente suonò chitarra, pianoforte, mandolino, lap steel guitar e chitarra hawaiana. Con lui in sala c'erano Gianni Dall'Aglio alla batteria, Guido Guglielmetti e il fututo cronista sportivo Bruno Longhi al basso, Mario Lavezzi alla chitarra e Vince Tempera al pianoforte.

Barbara Michelin, Babelle Douglas e e Vanda Radicchi al coro, Pier Luigi Mucciolo alla tromba  e Johnny Capriuolo al trombone e ovviamente i componenti della Formula Tre Alberto Radius, Tony Cicco e Gabriele Lorenzi mentre l'orchestra era diretta da Gian Piero Reverberi. 

Il risultato è "Il mio canto libero", 50 anni di emozioni, eccolo

 

domenica 13 novembre 2022

Lazio che botta! Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


6+ a Pedro Pedro Pedro Pè
- La Lazio ferma la sua corsa a Torino. Era una partita dove si confrontavano le migliori difese del campionato e che purtroppo ha rivelato quale delle due lo fosse effettivamente. Il possesso palla spesso decisivo questa volta si è dimostrato sterile e a tratti assente. Le sostituzioni spesso decisive questa volta sono state ininfluenti. E così la Juventus ha tratto le sue conclusioni portando a casa la vittoria. Onore al merito del meglio di Santa Fè e Trigoria confermatosi veramente il migliore. Per il resto lasciam perdere per dirla alla De Sica.

6 a Massimo Di Cataldi - Doveva prendere per mano la squadra, ma ha sbagliato arto e l'ha presa sottogamba. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia, studiate anatomia, capirete molte cose. 

6 a Somarusic - Ha fatto diventare Cuadrado tondo, ma poi non ha risolto il problema.

6- a Lupo Alberto - Molti vedendo entrare speravano in una sua magia per recuperare il match. Ma era solo un'illusione. Come lui.

6- a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che sono sempre in vacanza si temeva il peggio. E così è stato. Il Bandolero stanco infatti è tornato ai suoi livelli storici, quelli del vorrei ma non posso.Finis.

6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Di solito guidano le danze. Di solito. Stavolta hanno ballato. Ma peggio de Iva Zanicchi. 

5 e mezzo a Luka "George" Romero - rispetto all'exploit col Monza un passo indietro. Come Macron coi migranti.

5 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani -  Come dice Renato Zero, ciao Nì... 

5 a Gila il mondo Gila (Disco per l'estate 1965, Jimmy Fontana) - Il nulla. Avete presente Gigi Marzullo?

5 a Hysaj che i papaveri - Ancora non s'è capito se c'è serve e a che serve. Il guaio che non l'ha capito neanche lui. Come Riccardo Rossi.

5 a Dio vede e Provedel - Due pezze tutte insieme sono un'enormità. Troppe per come ci aveva abituato. La sosta gli farà bene e lo farà riflettere. Come a Montesano dopo l'espulsione da Ballando con le stelle.

5- a Basic Instinct - Il chierichetto tutto precisino, a modino e timidino che vorrebbe farsi prete. Manco er sacrestano. Se dovesse suonare le campane della Chiesa rimarrebbe incastrato nelle corde. Mah.

5- - al Sergente - L'ultima partita dell'anno gli è stata fatale. Doveva è poteva chiudere in bellezza è finita in tristezza. Come il programma di Pierluigi Diaco. Il suo errore clamoroso è costata la sconfitta al di là del raddoppio juventino. Doveva dare il meglio di sè per legittimare i 120 milioni di cocuzze chieste da Lotito, ha fatto la fine del cocuzzaro. 

5- - a Marcantonio - Povero ragazzo ma che male ha fatto. Lasciatelo a Formello a tagliare l'erba del campo, è sempre un buon lavoro. 

4 a Rosanna Cancellieri - Un po' Capocchiano un po' Musiello, un pò fa certamente il calciatore. Meglio il manichino alla Oviesse. Sipario.



giovedì 10 novembre 2022

La Lazio vince ancora. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Luka "George" Romero - L'onda lunga del derby ha travolto anche il Monza, sceso all'Olimpico con intenzioni bellicose ma inesorabilmente ridimensionato dai biancocelesti. È stata una partita iniziata con qualche difficoltà di manovra da parte della Lazio che strada facendo e soprattutto con i cambi giusti, ha poi trovato il bandolo della matassa per vincerla. A buttarla dentro regalando la vittoria alla gente laziale, il più piccolo dei Sarri boys, il talentuoso baby argentino dal cognome importante (il regista dei film horror) che si è trovato al punto giusto nel momento giusto. E questo vuol dire qualcosa. Avanti Lazio continua così.

8 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria migliore in campo. Ma non è una novità. La conferma che Mou è proprio arrivato. Al capolinea. 

7 e mezzo a Massimo Di Cataldi - È entrato in campo e la musica è cambiata. Dal valzer al cha cha cha e la difesa lombarda ha ballato.

7 a Basic Instinct - Il chierichetto si è fatto prete. Tutto in una volta senza passare per la sacrestia. Sarà contento Don Matteo.

6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio li fa e poi li accoppia. Come Stanlio e Ollio, i migliori.

6 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso che vincono il derby, ci si aspettava qualcosa di più. Ma fa lo stesso. Perchè ci ha regalato una soddisfazione enorme, vederli tornare a casetta con la coda fra le gambe. Provaci ancora Filippetto.

6+ al Sergente - Come Pippo Baudo; c'è ma non si vede.

6+ a Dio vede e Provedel - Nessuna parata ma tante partite vinte a scopone coi fotografi. Grande.

6+ al Ciro d'Italia - Bentornato bomber!

6 a Lazzari alzati e cammina e Somarusic - Uno vale l’altro. Come tra Ficarra e Picone.

6 a Hysaj  che I papaveri - Non ha fatto casini. Ce se crede? Ce se deve crede. Speriamo ci creda pure lui.

5 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - E so tre. Terzo gol facile facile che s'è magnato come il Pannella dei tempi d'oro dopo un maxi digiuno. Dal Manuale di cucina di Suor Germana "per soddisfare l'appetito, fate una colazione ricca ed abbondante al mattino in modo di arrivare sazi al pranzo". E non divorarvi occasioni d'oro quando giocate.

5 a Marcantonio - Gli antichi romani credevano che nel nome della persona fosse indicato il suo destino, nomen omen dicevano. Per lui questa locuzione latina non vale, anzi è l'esatto contrario. Non è proprio all'altezza, in tutti i sensi, altro che bellimbusto che je l'ammolla. È proprio molle il Rascel brasiliano. Dice, è una scommessa. Persa. Come Pierluigi Diaco.

5 a Rosanna Cancellieri - Come calciatore sembra un protagonista dei fotoromanzi. Statico, immobile, finto. Come attore dei fotoromanzi sembra un calciatore di Subbuteo. Statico, immobile, finto. Come casca, casca male insomma. Provasse alla prossima edizione dell'isola dei morti di fama. Hai visto mai je dice bene. Sipario.



domenica 6 novembre 2022

La Lazio è Roma. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

10 a Pasquale Ametrano Anderson -  Una grande Lazio ha steso con merito "la squadra più forte del mondo" come da sempre viene definita la seconda squadra della Capitale. E lo ha fatto dimostrando una maturità eccezionale e una intelligenza tecnico tattica superiore, perchè è andata in vantaggio ed ha amministrato il gioco, rintuzzando i tentativi degli avversari senza mai aver timore di sorta. Una lezione di gioco che ha entusiasmato la gente laziale che ha sostenuto i Sarri boys con tutte le sue forze dalla impagabile Curva Nord. Una vittoria importante perchè ottenuta in un derby che resterà nella storia per la sua durata, 100 minuti e che dopo tutto questo tempo ha confermato al mondo intero e ai 113 paesi collegati in diretta che la Lazio è Roma, tutto il resto è fusione. Copertina d'obbligo e strameritata al Bandolero stanco, falso nueve ma bomber vero che ancora una volta ha purgato i giallorossi. Obrigado Filippetto!

9 a Viale dei Romagnoli,13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Ercole e Maciste, Ursus e Spartaco, due Giganti, due difensori da urlo. Con loro non si passa, con loro si vince, con loro si festeggia.

9 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria colpisce ancora. Grazie Mou per averlo scartato, ah ah ah.

9 a Massimo Di Cataldi - Romano di nascita laziale per grazia di Dio. La sua partita più bella.

9 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha fatto centro ma ha scagliato le sue frecce a Barbie. E va bene così.

9 a Miei cari amici Vecino e lontani - Tosto al punto giusto. Il Nunzio Filogamo degli anni Duemila ha snocciolato il suo repertorio di spallate con tanto de daje de tacco e tacco de punta che li ha messi a tacere.

9 a Somarusic - E' partito in quarta è arrivato in folle, ma nel senso che li ha mandati al manicomio. Grande!

9 a Lupo Alberto - Non ha tirato fuori il Coniglio dal cilindro ma li ha ipnotizzati con le sue magie. Sim Salabim e il Number One zero tituli sparì.

9 a Lazzari alzati e cammina - E non ti fermare più come hai fatto in questa partita indimenticabile.

9 a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come l'aumento della luce.

9 al Ciro d'Italia e Innamoradu - Questa vittoria è anche vostra, panchinari di lusso e laziali veri. 

9 a Basic Instinct, Luca Zombie Romero, Rosanna Cancellieri e Hysaj che i papaveri - La soddisfazione più grande vincere il derby con le seconde linee, l'umiliazione più grande per una squadra che vanta 2 palloni d'oro, 3 capitan dopodomani e 4 ciabatte da mare e tante facce de bronzo perdere contro una Lazio con in campo Rosanna Cancellieri, Hysaj che i papaveri, il chierichetto Basic Instinct e Luca Romero proveniente direttamente dal suo film la notte dei morti viventi. Loro. Sipario



martedì 1 novembre 2022

Diabolik, 60 anni di terrore

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Il giorno dopo Halloween non poteva che essere la sua festa. Primo novembre 1962, nasce Diabolik, il "genio del male", il primo fumetto noir italiano  tuttora in attività, un personaggio che nel tempo si è dimostrato un delinquente vero anche nel successo. Ci ha messo sessant'anni, ma ha steso tutti i suoi rivali che insidiavano il suo regno criminale.

I vari epigoni e concorrenti in edicola, maschili e femminili, in versione soft o hard, come Kriminal e Satanik (firmati dalla premiata ditta Magnus & Bunker), o come Sadik, Demoniak, Zakimort e compagnia bella, sono tutti spariti dalla scena, lasciandogli il campo libero. 

Diabolik infatti non si è lasciato intimorire, altra tempra di criminale, si è preso il tempo necessario e li ha “liquidati” uno per uno ed alla fine è rimasto solo lui.

Calzamaglia attillata nera, sguardo assassino incorniciato da sopracciglia folte e scure, Diabolik è l’opposto di Fantomas, il ladro gentiluomo, perchè non esita di uccidere per raggiungere i suoi scopi, cioè arricchirsi.

il primo numero 
Fra trasformismi (le maschere di resina che gli cambiano il viso), gadget tecnologici alla 007, ma anche i classici pugnali come un qualsiasi malavitoso marsigliese, città in cui si muoveva agli inizi, poi diventata Clerville, capitale di un omonimo paese fittizio.

Il personaggio si deve a due sorelle della Milano bene, Angela e Luciana Giussani, in particolare alla prima, ex modella e testimonial delle saponette Lux, moglie dell’editore Gino Sansoni.

Osservando tutti i giorni i pendolari che transitavano per la Stazione di Milano Cadorna ebbe l’intuizione di realizzare un fumetto con un formato “tascabile”, cioè che si potesse facilmente leggere aspettando il treno e poi in viaggio, per riporlo infine comodamente in tasca.

Nasce così il “formato Diabolik” (12 x 17 cm), poi ripreso da molte altre pubblicazioni tanto da determinare la cosidetta “rivoluzione tascabile” dei fumetti.

Un formato nuovo di zecca che porterà al successo questo antieroe per antonomasia (l’opposto del classico “buono”), che debuttò in edicola per un pubblico adulto sino ad allora ignorato dagli editori, nel novembre del 62 come il Re del male.

la parodia con Johnny Dorelli

E che re. Diabolik, che per le Giussani aveva lo sguardo del divo hollywoodiano Robert Taylor (Il ponte di Waterloo, Quo Vadis, ecc.), si muove con una Jaguar E, che in tutto il mondo e per tutti diventerà “l’auto di Diabolik”.

Lui vive nel lusso grazie agli illeciti arricchimenti con la sua compagna di malefatte Eva Kant, bionda slanciata con coda di cavallo ed ha un acerrimo nemico, l’ispettore Ginko, che gli da la caccia implacabilmente.

Un format, per usare un termine televisivo, molto copiato come abbiamo detto, ma anche parodiato. Ci riferiamo al Dorellik televisivo e poi cinematografico di Johnny Dorelli ed al Paperinik della Disney.

 Non certo dal principe de Curtis però, perché il suo “Totò Diabolicus” uscì mesi prima dell’esordio in edicola, sugli schermi nazionali. Anzi qualcuno sostiene che le Giussani, nel battezzare il loro criminale, si vollero ispirare a quel nome.

Totò Diabolicus

Sulla scia del fumetto poi uscì anche un disco scritto da Marcello Marchesi e Gustavo Palazio e interpretato da Betty Curtis, una delle cantanti più in voga degli anni Sessanta e che con Tony Dallara aveva dato il via al fenomeno degli urlatori della canzone. Come dire un urlo per il criminale da urlo.

Il Cinema ovviamente non poteva non occuparsi di lui. Nel 68 così uscì il film di Mario Bava, regista del brivido e dei trucchi speciali antesignano del genere poi portato avanti da Dario Argento, che aveva nel cast John Philppe Law e Marisa Mell nel ruolo dei due banditi eccellenti.

Un grande Michel Piccoli poi in quelli sell'ispettore Ginko, doppiato eccezionalmente da un giovane attore di grandi speranze, Gigi Proietti.

Recentemente sono stati I Manetti Bros a riprendere in mano le storie del criminale mascherato dirigendo il loro "Diabolik" con Luca Marinelli affiancato da Eva-Miriam Leone e Valerio Mastandrea Ginko.

il disco di Betty Curtis

900 episodi pubblicati, decine di ristampe, oltre dieci milioni di copie vendute solo in Italia, Diabolik contina a colpire dopo aver scandalizzato l'Italia benpensante degli anni 60 con i suoi crimini che erano visti come un'incitazione a delinquere.

Per festeggiare la ricorrenza dei primi 60 anni “il genio del delitto” o “Uomo dai mille volti” come veniva soprannominato negli anni del suo boom sono state allestite delle mostre itineranti che debutteranno alla Rinascente di piazza Duomo a Milano.

Il 17 novembre poi un nuovo film dei Manetti Bros con Monica Bellucci dal titolo "Ginko all'attacco" che garantirà un'eco internazionale. Auguri Diabolik!

Luca Marinelli e Diabolik




domenica 30 ottobre 2022

Lazio che botta. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Benigno Zaccagnini - Che la partita contro la Salernitana non fosse una passeggiata si sapeva, squadra compatta, aggressiva, difficile da abbattere. Ma che finisse cosi non l'aveva previsto nessuno. E siccome le sventure non vengono mai da sole, è arrivata pure l'ammonizione chirurgica del signor, si fa per dire, Manganello che oltre a innervosire la squadra condizionando così il risultato definitivo ha condizionato anche la prossima partita. Dalla debacle pochi a salvarsi tra questi l'arciere che ha scagliato la sua freccia in mezzo alle gambe del portiere avversario illudendo tutti su una vittoria. Ma non avevamo fatto i conti coi campani. E con l'arbitro. 

6+ a Lupo Alberto -  Il Mago il dovere suo l'aveva fatto, tirando fuori dal cilindro un colpo dei suoi. Ma la magia più grande l'ha fatta la giacchetta nera. Un Sim Salabim incredibile che grida vendetta.

6+ a Lazzari alzati e cammina - Con le sue discese e i dribbling a rientrare ha portato il caos nelle linee avversarie. Ma è durato troppo poco. Come Calenda.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè - Provaci ancora che a Santa fè ma anche all'Olimpico te vonno tutti bene.

6 a Massimo Di Cataldi - È partito in quarta è finito in folle.

6- viale Romagnoli 13 e Casale degli Ulivi Agriturismo - Come Alé e Franz, hanno fatto piangere invece che ridere.

6- a Dio vede e Provedel - Tre tutti insieme dopo 620 minuti se po fa. Mo però ricomincia a tirà giù la saracinesca.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che te potevi aspetta? L'avevano applaudito come un fenomeno. Sì a sparire...

5 a Somarusic - Nè carne nè pesce. Nè.

5 a Basic Instinct e Rosanna Cancellieri - Come le trasmissioni di Gigi Mazullo. Inutili.

5- - a Miei cari amici Vecino e lontani - S'è magnato due gol come Pannella dei tempi d'oro quando dopo l'ennesimo digiuno se magnava a sto mondo e quell'altro. Solo che il buon Marco lo faceva a fin di bene questo a fin di male. De stomaco. Che scempio. Meglio chiudere qui. Sipario.

domenica 23 ottobre 2022

La Lazio vince e convince. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Una grande Lazio ha battuto con merito l'Atalanta a Bergamo. Una Lazio perfetta. Una volta vincendo in trasferta si sarebbe parlato di "Lazio corsara", una volta, in questa occasione invece si deve parlare di una Lazio protagonista, messa bene in campo e che ha recitato alla meglio il copione scritto da Sarri in funzione dell'assenza del primo attore. Si temeva infatti per l'assenza di Ciro e si sperava perciò di agguantare un punticino, in realtà è andata benissimo perchè si è vista una bella squadra che ha fatto girare palla, ha attaccato e si è difesa sempre con autorità. Quella dei grandi. Copertina d'obbligo all'arciere al quarto gol personale che ha entusiasmato tutti e indirizzato il match. 

8+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che sono sempre in vacanza si temeva il peggio. E invece il bandolero stanco si è superato stupendo tutti a cominciare da se stesso. Falso nueve meno falso e più nueve, nueve di zecca con tanto di gol da applausi. Obrigado Filippetto.

8 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria ha colpito ancora. Suo l'assist vincente ma soprattutto suo l'impegno da leader. Daje.

7 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - E non ti fermare più come hai fatto con la Dea che ha preferito bendarsi per non rimanere stordita più di tanto.

7 e mezzo al Sergente - Un gigante. Ha fatto a spallate in mezzo al campo difendendo e smistando palloni. Si voleva la ciliegina sulla torta. Arriverà alla prossima. Seguro.

7 a Massimo Di Cataldi - Ha dettato i tempi. Finalmente. È passato senza soluzione di continuità da metronotte a metronomo. E scusate se è poco.

7 a So-marusic - Un assist al bacio che gli ha fatto perdere la desinenza tornando all'originale. Grande.

7 a via dei Romagnoli, 13 Ostia - Una certezza. Come le bollette del gas che aumenteranno.

7 a Casale degli Ulivi Agriturismo -Prima gli ha messo la museruola poi l'ha messo al Muriel. Finis.

7 a Dio vede e Provedel - e pe' ingannà il tempo s'è messo a giocà a carte coi fotografi. E ha parato pure loro scatti.

6 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - È mancato il gol. Come er cacio sui maccheroni. Se l 'avesse messa dentro in quelle due occasioni tra un daje de tacco e un daje de punta, avrebbe fatto innamorà pure la Sora Assunta. E invece è finito cone Don Falcuccio con na mano dietro e una davanti.

6 e mezzo a Hysaj che i papaveri - Nella Lazio che gioca la partita perfetta c'è posto anche per lui.  Finirà perciò nella rubrica della Settimana Enigmistica "Incredibile ma vero".

6 a Basic Instinct - Il chierichetto che voleva farsi prete. È rimasto in sacrestia. Dal Manuale di Padre Mariano "se volete raggiungere il regno dei cieli in terra chiedete a Don Matteo che lui sa come si fa". Ecco, senti lui e poi vaja con Dios. Ite missa est. Sipario.

 


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 23 ottobre 2022

 

La Lazio sbanca il “Gewiss Stadium”. Nel posticipo di mezza sera dell’11sima di campionato l’Atalanta si ferma di fronte ai biancazzurri, autori di una partita perfetta: una rete per tempo, Zaccagni nel primo, Anderson nel secondo e arrivano tre punti di platino. L’infortunio di Immobile aveva gelato Sarri, che oggi sostituisce il bomber con Anderson e per il resto schiera gli stessi che hanno impattato contro l’Udinese. Gasperini invece avrà di nuovo in squadra Hateboer; anche Musso e Zapata sono a disposizione ma partono dalla panchina. Gara subito molto veloce con la Lazio che attacca subito gli avversari e già al 10’ passa in vantaggio. Pedro sulla destra si libera al cross per l’accorrente Zaccagni: è un gioco da ragazzi per l’esterno laziale metterla dentro di piatto sinistro e siglare lo 0-1. Poi al 18’ il tiro da fuori di Vecino va di poco fuori, l’Atalanta prova a prendere  un po’ di spazio ma l’unico momento in cui si rende pericolosa è al 24’ con Hateboer e pure in fuori gioco. Gli uomini di Sarri hanno le redini complete della partita e verso la fine Vecino ha un’altra ottima occasione ma la sua mira è imprecisa. Una Lazio davvero meravigliosa finisce in vantaggio il primo tempo, dopo aver dominato letteralmente gli avversari; nella ripresa l’Atalanta mette dentro Okoli e Pasalic per Djimsiti e Malinovskyi. I capitolini però continuano a macinare gioco, Marusic impegna Sportiello in angolo al 49’ ed al 52’ dopo un’azione da manuale riescono a trovare il secondo gol grazie a Felipe Anderson, che riceve centralmente, finta e calcia poi a fil di palo bucando ancora il portiere bergamasco. Al 56’ altra occasione di Zaccagni e Sportiello salva in corner. La Lazio perde un po’ di smalto e consente all’Atalanta di prendere campo. Entrano Zapata e Basic, ma intanto passa anche il tempo e la stanchezza si fa sentire da entrambe le parti. All’86’ il colpo di testa di Hateboer se ne va in curva e questa alla fine sarà l’unica cosa buona costruita dall’Atalanta. C’è tempo per un tiro del nuovo arrivato Hysaj e anche per l’espulsione di Muriel prima del triplice fischio di Abisso. Una squadra, la Lazio, che ha dato il 110% per tutta la partita, interpretando in maniera perfetta gli schemi del suo allenatore. Oggi almeno per 70 minuti si sono viste giocate incredibili, passaggi ad un solo tocco, sovrapposizioni e lanci profondi che hanno fatto stropicciare gli occhi ai supporters laziali. E’ una prestazione che vale ancora di più per l’assenza del suo bomber di razza; non si è sentita affatto la mancanza di Immobile nella Lazio. Questa grande partita rende gli animi laziali più sereni in vista dei prossimi difficili impegni: oggi ha davvero vinto il sarrismo.  

 

ATALANTA   LAZIO  0-2    10’Zaccagni  52’ Anderson

ATALANTA: Sportiello, Okoli (46’ Djmsiti), Demiral, Scalvini, Hateboer, De Roon (75’ Ederson), Koopmeiners, Soppy (64’ Maehle), Pasalic (46’ Malinovskyi), Lookman (70’ Zapata), Muriel. All: Gasperini

LAZIO: Provedel, Lazzari (77’ Hysaj), Casale, Romagnoli, Marusic, Milinkovic, Cataldi (70’ Basic), Vecino, Pedro (84’ Cancellieri), Anderson, Zaccagni.  All: Sarri

Arbitro Abisso

domenica 16 ottobre 2022

Lazio pari e patta. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ a Dio vede e Provedel - Che fosse una partitaccia lo si sapeva, i friulani sono tosti, messi bene in campo e pure velenosi. La Lazio ha fatto il suo dovere nonostante la stanchezza per l'incontro contro gli  Austriaci, ma non è riuscita a centrare l'obiettivo che la gente laziale accorsa in massa all'Olimpico si auspicava. Copertina d'obbligo al portiere, sicuramente il migliore in campo con le sue parate e i legni che lo hanno assistito. E viene perciò da dire  meno male che il Biondo c'è. Mai come lui nessuno nella nostra porta negli ultimi anni. È costato due lire ma vale 'na cifra. Bravo!

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Una spina nel fianco dei bianconeri. Come Berlusca in quello della Meloni.

6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Una certezza. Come l'aumento delle bollette del gas.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè il meglio di Santa Fè e Trigoria - Provaci ancora fenomeno che lu fai schiattà tutti.

6+ a Lupo Alberto - Sim Salabim ma l'Udinese non sparì. E Silvan tira il fiato. 

6+ a Lazzari alzati e cammina - Il Forrest Gump de noantri si è dato molto da fare, ma non ha trovato il pertugio giusto per entrare. Dal Manuale del Kamasutra Califano consiglia: chiedere a Rocco Siffredi.

6+ a Casale degli Ulivi Agriturismo - C'è ma non si vede come Marzullo, non si vede ma c'è come Giletti.

6 al Sergente - Ha provato a metterli sull'attenti ma questi erano peggio dei casinari de il Collegio. Ce volevano le bacchettate sulle mani.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - Tanto fumo e poco arrosto, come Iva Zanicchi a Ballando con le stelle.

6 a Somarusic - È partito in quarta è finito in folle. Come Calenda alle elezioni. 

6 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico e dintorni, c'era poco da stare allegri. Il bandolero stanco ad onor del vero ha provato a sentire i suoi detrattori ma purtroppo è durato poco. Come la redivivo Marta Flavi dalla Carlucci, eliminata subito.

6 a Massimo Di Cataldi - Lo aspettavano tutti al varco dopo l'erroraccio di Coppa. Mo je farà vede lui. E invece il solito compitino 2 per 2 quattro, 6 per 3 diciotto e via. Torna a settembre.

 Nc al Ciro d'Italia  - Forza campione ti vogliamo in campo!



lunedì 10 ottobre 2022

La Lazio li ha fatti viola. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Benigno Zaccagnini -  Una grande Lazio, dinamica e messa bene in campo, ha steso con merito una Fiorentina vivace e mai doma. È la quarta vittoria consecutiva per i ragazzi di Sarri, a conferma di una crescita costante e duratura del gruppo che si conferma sempre più in palla. La Lazio è così terza in classifica, ha sorpassato la Roma e ha una difesa di ferro. Copertina d'obbligo all'arciere che non solo ha scagliato la sua freccia vincente ma ha anche scodellato l'assist per il gol del vantaggio (E quando je ricapita una serata così). Non c'è che dire, è un magic moment per lui e ne siamo tutti felici. Pure Zaniolo...

8 al Ciro d'Italia -Lotta, attacca, difende, fa assist, prende una traversa e segna! Un bomber a tutto campo e ce l'abbiamo solo noi. Immobile logora chi non ce l'ha. semicitazione Andreotti. Daje!

7 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - Un colpo di testa d'autore per il Nunzio Filogamo del calcio e via. Come dire l'uruguagio va all'arrembagio e non ci va adagio da buon saggio manco fosse Baggio e i viola pagano l'agio.

7 e mezzo a Dio vede e Provedel - Era da anni che non si vedeva un portiere così. Finti letturisti Acea, testimoni de Genova e dintorni, incravattati agenti Tecnocasetta e sòla vari sono a lutto. Con lui "no pasaran".

7 e mezzo al Sergente - È come l'aumento delle bollette del gas e della luce. Una certezza.

7 a Somarusic - Quella spazzata al 4° vale un gol. E un'assunzione all'Ama per insegnare ai netturbini cone se fa. 

7 a Lupo Alberto - Il Mago c'è. Gli basta uno scampolo di partita per fare uscire il Coniglio dal cilindro. E Silvan muto. Sim Salabim e la Viola sparì.

7 a Patric del Grande Fratello e Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Dio li fa e poi li accoppia, attenti a quei due, i ministri della difesa, la coppia più bella del mondo. E Celentano zitto e mosca.

6 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne che dopo una passeggiata in piazza della Signoria e un'occhiata al David di Donatello si sentono appagati e perciò decidono di darsi da fare, così  anche il bandolero stanco ha mostrato i muscoli e qualche numero dei suoi. Certo è che quanno je gira bene ce se diverte. Come co Paolantoni a Tale e quale.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria. E pure di Wimbledon. Ditelo a Berrettini che ha portato proprio bene ai Fiorentini.

6 a Lazzari alzati e cammina - Tra una discesa e l'altra Trottolino giocoso du du du da da da ha messo la museruola a Dodò. E può bastare. Come la Zanicchi a Ballando che va presa a piccole dosi.

6- - a Marcantonio - Fa tenerezza. È come il topolino di quella barzelletta che corre insieme agli elefanti alla carica e urla “stamo a fa un casino!" . Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Lunedi, 10 ottobre 2022

A Firenze è una grande Lazio. In occasione del monday night della nona giornata i biancazzurri sbancano il “Franchi” grazie a Vecino e Zaccagni nel primo tempo, Luis Alberto ed Immobile nella ripresa per uno 0-4 perentorio che porta tre punti preziosi nel carniere laziale. Dopo il pari in Europa League, dopo il mini ciclo facile, corredato da tre vittorie di fila per i biancazzurri inizia l’altro gruppo di gare ben più complicato. Sia Italiano che Sarri hanno le formazioni al completo; recuperato Igor tra i viola. Tutti abili ed arruolati nelle fila capitoline, tranne Cataldi, affaticato, che parte dai rincalzi, così come Luis Alberto; oggi ci sono Marcos Antonio e Vecino a centrocampo. Si prospetta una gara aperta tra due squadre che giocano un ottimo calcio. Ma le emozioni all’inizio sono solo Viola, con tre occasioni d’oro in una manciata di minuti, due volte con Jovic e poi con Ikonè, su cui c’è sempre un attivissimo Provedel. E’ un ottimo momento per i padroni di casa, ma arriva invece la rete laziale: su angolo di Zaccagni all’11’ Vecino di testa in area indovina l’angolino opposto e batte Terracciano. Dopo il gol la Fiorentina prova a costruire e portarsi in attacco, ma la Lazio stasera è micidiale, perché al secondo affondo va ancora a dama. Stavolta il colpo di testa è di Zaccagni., che riceve da Milinkovic e sfiora quel tanto che basta per lo 0-2 dopo 25’ di gioco. Alla mezz’ora il tiro di Vecino da ottima posizione lo prende il portiere, poi Bonaventura al 37’ ha la palla per accorciare ma non tira, passa a Jovic e l’azione si perde. Un tiro di Mandragora deviato va sulla traversa, poi Provedel è efficacissimo su Quarta e adesso Maresca fischia la fine. Nella ripresa dopo una manciata di secondi c’è subito una clamorosa occasione del nuovo entrato Gonzalez, che non sfrutta l’occasione, non calciando a porta praticamente sguarnita. Al 55’ Immobile, sfortunato colpisce la traversa con un sinistro in mezza girata. La partita diventa caotica, con la Lazio che mantiene sempre il controllo e la Fiorentina che prova in ogni modo a fare un gol ma spinge senza costrutto. In contropiede il nuovo entrato Luis Alberto prima impegna Terracciano all’80’, poi all’85’ servito da Immobile non fallisce il tris col suo piattone. Allo scadere Milinkovic serve di tacco Immobile, che col destro la mette in gol e chiude i giochi. I suoi 188 gol gli consentono di raggiungere la top-ten dei giocatori che hanno segnato di più nel campionato italiano. Quarta vittoria consecutiva, affermazione che non fa una grinza e Lazio che finalmente  riesce a dare la famosa continuità di risultati alla sua stagione. Biancazzurri oggi al terzo posto con 20 punti in compagnia di Milan ed Udinese, la squadra che dovranno affrontare domenica gli uomini di Sarri in uno scontro complicatissimo.

 

FIORENTINA    LAZIO  0-4  11’ Vecino 25’ Zaccagni 85’ Luis Alberto 91’ Immobile

FIORENTINA: Terracciano, Venuti, Milenkovic (59’Igor), Quarta, Biraghi, Bonaventura (72’ Maleh), Amrabat (59’ Milenkovic), Mandragora, Ikonè (46’ Gonzalez), Jovic, Kouame (72’ Saponara). All: Italiano

LAZIO: Provedel, Lazzari, Patric, Romagnoli, Marusic (72’ Hysaj) Marcos Antonio (62’ Luis Alberto), Milinkovic, Vecino, Anderson (79’ Pedro), Immobile, Zaccagni (79’ Cancellieri).  All: Sarri

Arbitro Maresca

domenica 2 ottobre 2022

La Lazio lo Spezia in due. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Una Lazio brillante e motivata ha dato spettacolo all'Olimpico nella giornata dedicata a Tommaso Maestrelli il Maestro per antonomasia della gente laziale. È stata una vittoria netta, bella e da applausi. La terza consecutiva (per la prima volta nella gestione Sarri), un dato confortante che illumina sui progressi della squadra. Copertina d'obbligo per il difensore che segnando sotto la Nord con l'Aquila sul petto un gol spettacolare e da cineteca, ha coronato il suo sogno, quello che tutti i tifosi hanno sempre sognato da bambini. Una cosa bellissima. Bene, bravo, bis. Battiamo le mani ai veri laziali e andiamo avanti così.

8 al Sergente - Il terzo gol è il suo. Pure il quarto..E sono 51, si 51, un record. Ora vale si tanto oro quanto pesa come pretende Lotito. E' come Amadeus, che quello che tocca fa sbancare l'auditel. Ma non avevamo dubbi. Bravo Sergeji li hai messi tutti sull'attenti.

7 e mezzo a Benigno Zaccagnini - A dare il la alla vittoria è stato lui con un gran gol al termine di un'azione travolgente partita proprio da lui. L'arciere ha scagliato la sua freccia e centrato l'obiettivo. Daje.

7 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne c'era da temere il peggio e invece il bandolero stanco ha sfoderato una prestazione gagliarda. Come una volta. Obrigado Filippetto.

7 a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come l'aumento della bolletta per l'elettricità.

7 a Lazzari alzati e cammina - E non fermarti più come hai fatto oggi. Il Forrest Gump de noantri.

6 e mezzo a - Massimo Di Cataldi - Geometra del centrocampo. Ma si sapeva. Ora deve prendere la laurea e diventare Ingegnere.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria è di un'altra categoria. Avete presente Fiorello?

6+ al Ciro d'Italia - non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore (cit. De Gregori) ma dai gol che ha fatto in carriera. Un botto. 

6+ a Miei cari amici Vecino e lontani -  C'è ma non si vede come Marzullo non si vede ma c'è come Giletti.

6 a Lupo Alberto - Quel tanto che basta per dire "C'ero anch'io". Come Salvini alle elezioni non vinte da lui ma da lei.

6 a Patric del Grande Fratello - Che finimondo quel difensore Biondo chiamato Gasbarron. Lo so ce l'hanno fregata e dedicata al portiere, ma noi andiamo avanti lo stesso così. Come la Lazio che de partite solate se n'è perso il conto ma sta sempre lì.

6 a Somarusic - È partito in quarta è finito in folle. Come Calenda.

6 a Gila il mondo Gila (Disco per l'Estate 1965, Jimmy Fontana) - Senza infamia e senza lode. Come Renzi che anche se non ci fosse stato alle elezioni sarebbe stato lo stesso. Sipario.

6- a Hysaj che I papaveri - Nè carne nè pesce. Come Di Maio. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Domenica, 2 ottobre 2022

Ottima affermazione della Lazio contro lo Spezia. All’Olimpico nell’anticipo dell’ora di pranzo dell’ottava giornata i biancocelesti, grazie alle reti di Zaccagni e Romagnoli nel primo tempo e di Milinkovic, una doppietta nella ripresa, si assicurano tre preziosi punti. Dopo la sosta Sarri, oggi squalificato, deve fare i conti con le possibili defezioni di Lazzari ed Immobile ma alla fine sono tutti e due in campo. Gotti non può disporre di Reca, Sala, Kovalenko e Hristov; il suo 352 prevede Bourabia in regia, con Nzola e Gyasi davanti. Proprio oggi, in occasione del centenario della sua nascita, la dirigenza della Lazio intitola ufficialmente la curva sud a Tommaso Maestrelli; oltre 40.000 spettatori ed un Olimpico strapieno fanno da cornice ad un inizio incredibile: dopo soli 45 secondi Ampadu atterra Immobile e l’arbitro assegna il rigore. Va a battere lo stesso immobile, che tira forte ma altissimo e spreca un’occasione d’oro per passare in vantaggio. La Lazio è davvero molto aggressiva ma rischia grosso al 7’, quando Provedel riesce a neutralizzare in angolo un piattone di Kiwior. La rete capitolina però arriva meritatamente al 13’ con Zaccagni, che fa il diavolo a quattro sulla fascia, chiede l’uno-due ad Anderson in area e calcia in porta la rete dell’1-0. Al 24’ Romagnoli sigla il raddoppio con un sinistro a fil di palo dopo gli sviluppi di un corner e va a festeggiare sotto la Nord. I biancocelesti mettono al sicuro il risultato ma si deconcentrano: al 37’ un tiro di Bastoni finisce di poco a lato e poco dopo sempre Bastoni sfiora di testa ma manda alto. Entra Gila al posto di Patric dopo il riposo e subito un fendente di Ellertsson termina fuori. Lo Spezia ora sembra più intraprendente, complice la Lazio che perde un po’ di smalto. Ma dopo una ripartenza veloce di Immobile, al 62’ Milinkovic rieceve da Zaccagni e col piattone infila Dragowski per la terza volta chiudendo di fatto la partita. Si rivede lo Spezia su regalo della difesa laziale, con Provedel che salva la sua porta parando un tiro ravvicinatissimo di Gyasi, poi al 77’ con il gran tiro di Holm che finisce fuori. Nel recupero Milinkovic, su assist del nuovo entrato Hysaj, ha tempo di siglare la sua personale doppietta che segna anche la fine della partita. Lazio champagne, un primo tempo in cui ha funzionato tutto, ripresa in controllo e biancazzurri che hanno meritatamente la meglio sugli avversari. Vittoria fondamentale nel mini ciclo di partite abbordabili da parete dei biancazzurri, che con Verona e Cremonese fanno tre su tre ed incassano ben nove punti. La Lazio si porta a quota 17, al momento seconda forza del Campionato in attesa delle altre gare del pomeriggio. Era essenziale marciare spediti e gli uomini di Sarri l’hanno fatto nel migliore dei modi. Ed ora giovedi lo Sturm Graz e domenica la Fiorentina, per una stagione che non si ferma mai.   

     

LAZIO  SPEZIA 4-0    13’ Zaccagni  24’ Romagnoli 61’ 91’ Milinkovic

LAZIO: Provedel, Lazzari (63’ Hysaj), Patric (46’ Gila), Romagnoli, Marusic, Milinkovic, Cataldi (77’ Marcos Antonio), Luis Alberto (72’ Vecino), Anderson, Immobile (63’ Pedro), Zaccagni. All Martusciello

SPEZIA:  Dragowski, Holm, Ampadu (65’ Amian), Caldara, Kiwior (80’Beck), Nicolau, Bourabia (65’ Ekdal), Ellertsson (65’ Agudelo), Bastoni, Gyasi (75’ Baldè), Nzola. All. Gotti

Arbitro Sacchi



Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...