di FRANCESCO TRONCARELLI
Erano un gruppo fra i tanti che cavalcavano la moda del Beat, ma dall'oggi al domani diventarono i Pooh, il gruppo più amato e seguito del nostro pop. Tutto avvenne grazie a una canzone che nel giro di poco tempo divenne un successo clamoroso lanciandoli definitivamente e per sempre.
Quel brano s'intitolava "Tanta voglia di lei" e veniva
inciso da quei ragazzi coi capelli lunghi e i pantaloni a zampa
d'elefante esattamente 50 anni fa, il 28 aprile 1971, e subito per loro
la musica cambiò letteralmente, regalandogli fama e una grande
carriera.
Dopo alcuni anni di gavetta tra esperimenti beat e tentativi 'impegnati' di farsi largo tra una schiera di gruppi emergenti, i quattro Pooh scelgono la via della melodia tradizionale e il risultato che ne deriva è eccezionale.
Testo di Valerio Negrini, batterista considerato il poeta della band e musica di Roby Facchinetti, "Tanta voglia di lei" fu affidata alla voce di Dodi Battaglia.
A suggerire questa scelta per così dire innovativa (solitamente il solista era Riccardo Fogli), fu Giancarlo Lucariello, il manager discografico che li produceva alla CBS, la loro nuova etichetta dopo gli inizi alla Vedette.
Il brano ha una carattersitica importante, è impreziosito da
un'introduzione strumentale eseguita da una sontuosa orchestra di 22
archi tra violini, violoncelli, viole e contrabassi dell'Orchestra
sinfonica della Rai di Milano, suggerita ai Pooh dall'arrangiatore del
disco, Franco Monaldi.
i Pooh con Valerio Negrini nel 1971 |
Una sorta di "tappetto sinfonico" utilizzato per la prima volta per accompagnare un complesso, che si rivelò un'idea vincente capace di valorizzare al massimo una melodia di per sè già accattivante e ricca di atmosfera.
Prima di andare in sala di registrazione però, ci furono alcuni tentennementi per quanto riguarda il testo da parte dei discografici che non erano convinti da quello proposto da Negrini e Facchinetti.
La canzone così viene cambiata e diventa "Meno male" poi "Tutto il tempo che vorrai", titoli via via scartati. La casa discografica affida allora le liriche al navigato paroliere Daniele Pace (di Pace-Panzeri-Pilat, in quanti Sanremo è stata ascoltata questo trio di autori, ricordate?).
Lui la trasforma in "La mia croce è lei" con un testo che si rifà a "My Sweet Lord", pubblicata l'anno prima dall'ex Beatle George Harrison e il brano diventa un pezzo ispirato al misticismo imperante nella musica.
Dodi Battaglia si ritrova ogni volta a dover cantare la canzone su un testo diverso, finché Valerio non porta la versione definitiva del brano, intitolato "Nel mondo tanta voglia di lei", quindi successivamente accorciato in "Tanta voglia di lei" ed è fatta.
«Mi dispiace di svegliarti / forse un uomo non sarò / ma ad un tratto so che devo lasciarti / fra un minuto me ne andrò...» con questo incipit inizia così una delle canzoni più popolari del panorama musicale italiano.
il 45 giri |
Una canzone che parla del tradimento di un uomo che all'alba saluta la "strana amica di una sera" per tornare dalla moglie, che fece molto arrabbiare le femministe all'epoca, ma non il pubblico femminile che privilegiò l'atmosfera da ballo della mattonella della canzone senza dare troppo peso al suo reale significato di un amore usa e getta.
Il pezzo comunque fece subito presa, ballato nelle balere e nelle discoteche, passato alla radio ed eseguito dai quattro Pooh, Valerio Negrini, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli e Roby Facchinetti, al Cantagiro e al Festivalbar, dove arrivarono secondi, alle spalle del vincitore Demis Roussos con "We shall dance".
Ovviamente il brano divenne il successo dell'estate 71 riportando i Pooh in classifica a distanza di due anni da "Piccola Katy". Il 17 luglio entrò nella Top ten della Hit parade e vi rimase per 26 settimane (9 da primo), con un totale di un milione e mezzo di copie vendute.
La leggenda metropolitana narra che i gestori dei bar, dovettero cambiare più volte il 45 giri inserito nei juke box con un nuovo disco, perchè il vinile si consumava per le innumerevoli e continue selezioni (una 50 lire, tre 100).
La verità ufficiale invece racconta che Roby Facchinetti compose la musica di questo brano entrato nella storia del pop, su un pianoforte verticale che aveva acquistato di seconda mano a rate e che costava 150mila lire.
Eccolo nella versione originale con l'inconfondibile look dell'epoca dei Pooh che rimanda a una stagione irripetibile del costume e della quotidianità di chi l'ha vissuta.