di FRANCESCO TRONCARELLI
A un anno dalla scomparsa del popolare conduttore televisivo. restano i suoi brani scritti per i big della canzone a tenerne vivo il ricordo. "La voce del silenzio",
il più noto, un capolavoro della nostra musica
Amico personale di
star internazionali e dive nostrane, Paolo Limiti che se ne è andato in punta
di piedi un anno fa a 77 anni per un tumore, conosceva tutto del mondo dello spettacolo e
ne ra un puntuale e appassionato divulgatore. Cultore della memoria musicale
del Belpaese, aveva anticipato coi suoi programmi il boom del vintage,
dell’amarcord nostalgico che lui sapeva riproporre con intelligenze e dovizia
di particolari, facendo rivivere con classe e garbo al pubblico che lo adorava,
antiche suggestioni ed emozioni perdute.
Ma Limiti non era
solo “un signore di una volta” come qualcuno lo ha definito per l’educazione
innata e il suo sguardo rivolto al passato, ma anche e soprattutto un
personaggio al passo con i tempi, come dimostra la sua attività di paroliere e
autore per tanti big della musica italiana. Gli oltre sessanta brani che ha
composto nel corso della sua attività ne sono la testimonianza. Pezzi mai
banali ma sempre coinvolgenti e suggestivi, che hanno accompagnato la carriera
di nomi importanti.
Basti citare “Amare di meno” per Peppino di Capri, “Una
musica” per i Ricchi e Poveri, “Anna da dimenticare” per i Nuovi Angeli,
“Voglio ridere” per i Nomadi, “Non sai fare l’amore” per la Vanoni, “Buonasera
dottore” per Claudia Mori per citarne alcuni dei più noti e poi tutti quelli per
Mina, con cui ha avuto una lunga e proficua collaborazione.
Per la Tigre di
Cremona infatti Liniti ha scritto dei pezzi come “Sacumdì sacumdà”, Bugiardo e
incosciente”, “Una mezza dozzina di rose”, “Credi” e “Viva lei” che hanno
puntualmente scalato le classifiche di vendita ed altrettanti che sono stati
inseriti negli album della grande artista.
Ma ce ne è una, fra
le tante canzoni che ha scritto il conduttore milanese, che è considerata unanimemente
un capolavoro assoluto della musica, un pezzo che ha superato la generazione di
riferimento diventando un evergreen e al tempo stesso uno standard per tanti
artisti, primo fra tutti ovviamente Mina. E’ “La voce del silenzio” brano dal
sapore autobiografico per l’autore e al quale l’onnipresente Mogol collaborò,
che venne presentato a Sanremo nell’edizione del 1968.
Su quel Festival
gravava l'ombra di quanto accaduto l'anno prima, ovvero il suicidio di Luigi
Tenco. Che il gesto avesse in qualche modo scosso l'ambiente
musicale, provocando qualche cambiamento, fu evidenziato dalla vittoria finale
di un cantautore raffinato e molto bravo come Sergio Endrigo, che si aggiudicò
il primo posto con 'Canzone per te', proposta col brasiliano Roberto Carlos.
Sul palco in quella edizione salirono molti big stranieri, come Louis Armstrong, Lionel Hampton (che eseguì tutti i brani in gara), Wilson Pickett, Shirley Bassey, Eartha Kitt e Dionne Warwick. La partecipazione di quest'ultima fu piuttosto trascurata dalla stampa, nonostante già da tempo fosse la musa ispiratrice di Burt Bacharach, del quale aveva inciso 'Anyone who had a heart', 'Walk on by' e 'I say a little prayer'.
Ad invitarla fu il Maestro Elio Isola, autore della musica
de “La voce del silenzio”. Le inviò il provino che ottenne l'approvazione di
Bacharach, lei così si precipitò in Italia per imparare a cantare nella nostra
lingua ed essere pronta per il festival. L'inizio della melodia del brano, corrisponde
al tema principale del preludio in Do minore del secondo volume del
Clavicembalo Ben Temperato di Johan Sebastian Bach, ma nessuno ne fece
una questione, anzi.
Per 'La voce del silenzio' la Warwick fu abbinata a Tony Del Monaco, cantante e autore che aveva già partecipato al Festival l'anno prima con 'E' più forte di me'. Laureando in legge, Del Monaco non era ancora riuscito ad ottenere un grande successo. "Era un ragazzo di Sulmona, di grande simpatia al di là della sua bellissima voce- raccontò successivamente Limiti-. E' una delle persone che mi sono davvero rimaste dentro, era gentile e solare, la sua esecuzione fu formidabile, veramente sentita".
E ancora: "Per scrivere una canzone si attinge sempre a
se stessi. Dietro ciascun brano c'è un nome, un cognome, una data. Per 'La voce
del silenzio' c'era la solitudine di mia madre dopo la scomparsa di mio padre.
Quello fu il mio primo e unico Sanremo - feci il viaggio in treno con un
agitatissimo Pippo Baudo, al suo debutto al Festival. Lui poi ci sarebbe
tornato molte volte, io invece non sono più tornato perché penso che certe cose
si debbano provare una volta sola".
Il testo così parla di una persona che vuole star da sola a
pensare, ma nel silenzio troppe cose e troppi ricordi ritornano nella mente e
nel pensare si accorge che la persona che ha sempre amato non ha mai perso il
posto nel suo cuore dando vita ad un crescendo di emozioni e suggestioni
esaltate dalla musica.
La canzone entrò in finale, ma ottenne soltanto 28 punti, classificandosi all'ultimo posto. La Warwick subito dopo Sanremo tornò negli USA per incidere "Do you know the way to San Jose", anch'essa destinata alla top ten americana. Del Monaco tentò ancora per qualche anno di cogliere un successo, ad esempio ripresentandosi alla kermesse nel 1969 con 'Un'ora fa', ma non fu fortunato.
A dare notorietà al brano fu Mina che qualche mese dopo
Sanremo incise un disco dal vivo alla Bussola di Viareggio, interpretando sia
'La voce del silenzio' che 'Deborah' (di Wilson Picket e Fausto Leali). Da quel
momento la canzone cominciò un altro percorso, quello cioè di diventare uno dei
brani più amati e apprezzati della storia festivaliera.
Si pensi peraltro che grazie al rilancio effettuato da Mina, la popolarità della canzone crebbe a tal punto che gli organizzatori del Festival di Castrocaro dell’anno successivo furono costretti a sospendere le prove perché 21 partecipanti su 23 volevano cantarla.
Si pensi peraltro che grazie al rilancio effettuato da Mina, la popolarità della canzone crebbe a tal punto che gli organizzatori del Festival di Castrocaro dell’anno successivo furono costretti a sospendere le prove perché 21 partecipanti su 23 volevano cantarla.
Tra i tanti esecutori di questo pezzo, Mia Martini, Massimo Ranieri, Orietta Berti, Iva Zanicchi, Francesco Renga, Andrea Bocelli, Renato Zero, Elisa e Dolcenera, ma è indubbio che l'interpretazione di Mina, la più grande cantante di sempre, è quella che ha dato al brano un respiro ed un atmosfera unici. Riascoltiamola.