sabato 25 novembre 2023

Lazio, che vergogna. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 al Ciro d'Italia - Riparte il campionato e la Lazio perde. Un classico. La sosta da sempre fa male ai biancocelesti, è storia. Rientrano in campo ma mentalmente stanno ancora a Formello ad allenarsi in scioltezza. E matematicamente sono destinati alla sconfitta. Ma questa volta la botta è incredibile e sa di beffa perchè la Salernitana sino ad ora non aveva mai vinto una partita che è una occupando così saldamente l'ultimo posto in classifica. Tranquilli, ci pensano i Sarri boys a tirare su il morale alla truppa amaranto. Che disastro. Che disfatta. Che vergogna. A salvarsi dalla debacle, il bomber de noantri che in ogni caso il sigillo personale lo ha messo. Sì, è un gol che serve poco ma che per lui è molto importante. Voltare pagina subito.

5 e mezzo - a Guendalina facce sognà - La sua allegra caciara con cui affronta ogni match, questa volta ha prodotto poco e nulla. Come il tapiro a Morgan perché tanto lui fa come je pare.

5 e mezzo a Castellano e Pipolo - Più boxer che calciatore ma viva la faccia.

5 a Dio vede e Provedel - Due paratone nel primo tempo, poi si è fatto infilare da Candreva come un pollo. Peccato, parola di Francesco Amadori.

5 a Somarusic - Come il programma di Gigi Marzullo. Inutile

5 a Massimo Di Cataldi - Due più due, quattro, due per tre, sei, il compitino lo svolge sempre bene, ma se gli poni un problema con le equazioni e le radici quadrate, si blocca. Quando arriverà alla maturità?

5 a Lazzari alzati e cammina - E' partito in quarta è finito in folle. 

5 a Hysaj che i papaveri e Lisasken dagli occhi blu - Sono rimasti negli spogliatoi.

5 a Benigno Zaccagnini - Tanto fumo e poco arrosto. Come Massimo Giletti.

5 ad avviso di Kamada - Avete presente i samurai? Dimenticateli. Avete presente i kamikaze? Dimenticate pure loro. Qui siamo a un livello molto ma molto inferiore, tuttaltro che guerriero ma molto cameriere da sushi bar. Non un'azione degna di questo nome, non un tiro dalla distanza, non un fraseggio da centrocampista che sa il fatto suo. A proprosito quale è il fatto suo? Chissà chi lo sa avrebbe risposto il Febo Conti della nostra TV dei Ragazzi. Il guaio che non lo sa neanche lui che è il diretto interessato. Arigatò e tutti a casa.

5 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne c'era da temere il peggio. E infatti nonostante un buon avvio col passare del tempo si è subito rimesso a dormire. E non ce ne è stato per nessuno. A cominciare da lui. Sic.

5- - a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) e Patric del Grande Fratello - Mo' dire che la sconfitta è passata per i loro piedi no, non si può dire, anzi magari ce l'avessero messi i piedi, certo però è che hanno ballato che è una bellezza, altro che Mamuccari da Milly Carlucci, hanno ballato specialmente in occasione del gol del pareggio dove si sono fatti anticipare prima uno da Candreva (in occasione del colpo di testa) e subito dopo l'altro dal goleador Kastanos. Coppia male assortita comunque. Come Alessandro Siani con la Incontrada a Striscia la notizia che hanno fatto pena e perciò li hanno sostituiti. Sipario. 

venerdì 24 novembre 2023

Freddie Mercury, l'ultimo acuto

di FRANCESCO TRONCARELLI


Il 24 novembre del 1991 nella sua casa a Logan Place nel Kensigton, moriva Freddie Mercury, aveva 45 anni, ufficialmente se ne andava per una broncopolmonite, la realtà della sua scomparsa l’aveva resa pubblica il giorno prima con un comunicato che non lasciava dubbi su quello che era il suo stato di salute: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV e di aver contratto l'AIDS. E' arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia".

"Freddie is dead". Così titolava il tabloid "The Sun" per annunciare la sua morte. Tre parole, una frase secca, accompagnata dall'immagine, più che viva del leggendario cantante dei Queen a braccia aperte sul palco davanti alla "Union jack". Tre parole tra le quali solo il nome, tanta era la sua popolarità e grandezza per capire immediatamente di cui si stesse parlando. Di un mito.

Freddie Mercury infatti è stata la voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica internazionale e che oggi, in tempi così grami di talenti e di pop campionato, si sente terribilmente la mancanza. 

Era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara. La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica e Design e frequenta la Londra artistica.

Anticonformista e uno spirito libero, entra in contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi, fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del 1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor  forma i Queen, cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista John Decon.


Da quel momento nasce la leggenda dei uno dei gruppi più amati e apprezzati del panorama musicale internazionale soprattutto la leggenda del loro frontman, l’istrionico e insuperabile Mercury, leader veramente di quella formazione che nel tempo ha venduto oltre 200milioni di dischi e ha tenuto 707 concerti in 26 nazioni diverse, vere e proprie rappresentazioni sceniche in cui Mercury dava il meglio di sé, vocalmente e teatralmente. Uno per tutti: quello al Live Aid del 13 luglio 1985 in cui Mecury in venti minuti di show, “tenne sul palmo della mano tutto il pubblico” come ricorderà David Bowie in seguito.  

La sua infatti era una voce potente ed espressiva, in grado di dare lustro anche ai brani meno brillanti del repertorio della band inglese che ha dettato legge dai Settanta agli Ottanta. Una voce che è stata oggetto di studio da parte di un team di ricercatori universitari e che ha stabilito non solo che la sua estensione vocale sfiorava le quattro ottave, ma soprattutto che la sua voce era così eccezionale, perché utilizzava la tecnica delle subarmoniche, tipica dei cantanti etnici come i Tuvan della Mongolia o i Tenores della Barbagia.

Appariscente e coinvolgente sul palcoscenico, nella vita privata Mercury era schivo e riservato, amava i gatti e la pittura, Chagall il suo artista preferito. Aveva una collezione di cravatte ma non le indossava mai. I suoi idoli erano stati Cliff  Richard, poi Hendrix e i Cream. Per i Queen è stato autore di brani che hanno fatto il giro del mondo come Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Don't Stop Me Now, It's a Hard Life, Killer Queen, Love of My Life, Play the Game, Somebody to Love e We Are the Champions.   

Sono passati tanti anni dalla sua scomparsa, una vita, ma l'affetto nei suoi confronti è rimasto immutato ed il rimpianto per una perdita così grave per la scena musicale mondiale è condiviso da tutti. L'enorme successo del film ispirato alla sua storia umana e artistica che ha fruttato il premio Oscar a Rami Malek ne è la dimostrazione. I dischi dei Queen continuano ad essere trasmessi nelle radio ed acquistati nei negozi collezionando record su record, la sua voce incredibile ed unica emoziona sempre. "Freddie is dead", ma la sua musica è immortale.


giovedì 16 novembre 2023

Champagne, 50 anni di un successo

 di FRANCESCO TRONCARELLI

E pensare che l'avrebbe dovuta cantare Aznavour, l'istrione per eccellenza, con quel suo fascino di interprete di razza apprezzato e applaudito in tutto il mondo. E invece Peppino di Capri dopo averla incisa per il provino da inviare all'artista francese s'impuntò e disse no, la canto io.

E fu la sua fortuna e della canzone, diventata negli anni un evergreen dal successo veramente planetario, tanto da essere riproposta da decine di artisti tra i quali Roberto Carlos, vincitore di un Sanremo con Endrigo ("Canzone per te") e soprannominato in Brasile o Rey come Pelè e Andrea Bocelli che l'ha inserita nel suo album "Passione" nel 2013 con cui è entrato nella classifica di Bilboard.

"Champagne" compie 50 anni, 50 anni di un successo infinito. Venne incisa il 30 novembre 1973 all'International Recording di Roma da Peppino e i New Rockers (l'intro del vibrafono è di Gianfranco Raffaldi già nel gruppo dei Novelty di Fausto Leali) e con i migliori orchestrali dell'Orchestra sinfonica di Roma e fu presentata alla Canzonssima condotta da Pippo Baudo e Mita Medici il 16 dicembre.

Autori del pezzo Salvatore De Pasquale noto come Depsa, Segio Iodice e il compositore Mimmo Di Francia. E, cosa insolita e veramente incredibile, venne scritta al volo nel traffico di Napoli su un taxi. La canzone infatti era in perenne gestazione, ma per un motivo o per l'altro non veniva mai completata.

Tutto era nato da un'idea di Depsa, ovvero scrivere un brano per il periodo delle feste natalizie, il cui titolo era ancora indefinito, "Una coppa di champagne", "Per una coppa di champagne...", un pezzo insomma che richiamasse i brindisi e che trovò subito il consenso degli altri.

Iodice che era sul taxi con Di Francia gli chiese:"a che punto sei con la musica per questa coppa?". Lui che era assorto nei suoi pensieri, rispose interlocutorio "meglio chiamarla Champagne è più francese e d'atmosfera, entro due giorni è pronta".

con Depsa e Peppino Di Capri
Iodice però insistè perchè partorisse subito la musica e così Mimmo accennò un "Na na ...na na na, na na na na...Champagne, per brindare un incontro..." sulle note di una melodia nata in quel momento sul sedile passeggeri del taxi. Il traffico di via Tasso fece il resto e la canzone fu pronta per essere messa nero su bianco all'arrivo. 

Una scena da film ma rigorosamente vera per questo brano che intriso delle atmosfere alla Aznavour e con riferimenti al "Vecchio frac" di Modugno, racconta di un uomo che ripensa ad un incontro, brinda da solo maliconicamente e festeggia la fine di un amore.

Sarà proprio questa capacità di rispecchiarsi in una coppa di Champagne, di salutare ciò che è stato con un bridisi mentre la musica ti avvolge, che consentì a "Champagne" di diventare quello che è, una gemma del pop.

Poi è storia nota. Peppino se la prende, la fa sua con quello stile inconfondibile da chansonnier e la porta a Canzonissima che in quell'anno dell'Austerity andava eccezionalmente in onda la domenica pomeriggio anzichè il sabato sera.

Va in finale il giorno della Epifania e arriva quinto (vittoria alla Cinquetti con "Alle porte del sole"), iniziando da quel giorno la lunga rincorsa verso il successo. Quello vero, che pochissimi pezzi italiani possono vantare a certi livelli.

il 45 giri

Sì, perchè "Champagne", inzialmente non sarà premiata dal pubblico in quanto a vendite, non riuscerà neanche ad entrare nella top ten di Hit parade raggiungendo solo la undicesima posizione, ma diventerà in compenso un long seller, ovvero un successo nel tempo e per questo più duraturo e importante.

Nei night, nelle serate, nelle feste pubbliche e private, tutti la vogliono ascoltare. Anche nei matrimoni, una cosa strana perchè parla di un amore proibito, per Peppino diventerà così il marchio di fabbrica, il cavallo di battaglia che non può mancare e con cui chiudere le sue esibizioni (con aggiunta di bis).

"Champagne" per Peppino sarà la signature song come gli americani chiamano quelle canzoni che identificano subito il suo interprete, come "My Way" per Frank Sinatra ad esempio, con cui l'artista napoletano si confronta in un duello musicale in Sud America dove il suo pezzo è popolarissimo come quello di The Voice.   

Brano straniero di maggior successo in America latina con la versione in spagnolo de El Puma e canzone italiana preferita da Antonio Carlos Jobin, Paulo Coelho e da Maradona, la versione cinese, la celebre parodia di Maurizio Micheli, le citazioni in "Profumo di donna" con Gassman, nei film con Boldi e De Sica e nel "Commissario Lo Gatto" con Lino Banfi. "Champagne" è ovunque.

Sono passati 50 anni dal primo brindisi ma sembra ieri perchè "Champagne" ha accompagnato la vita di ognuno di noi evocando ricordi, amori, passioni e balli al chiaro di luna o con le luci soffuse dei locali. 50 anni in cui "Champagne" ha fatto incontrare uomini e donne, attraversato paesi e trafitto cuori.

E tutto questo grazie a un taxi, tre autori con la A maiuscola e Peppino che disse no ad Aznavour. Auguri a tutti loro e ovviamente cameriere Champagne!


 

domenica 12 novembre 2023

Lazio, il pareggio è stretto

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ a Guendalina facce sognà - Il derby finisce in pareggio, ma un paio di rigori non concessi alla Lazio, all'inizio e alla fine, gridano vendetta. Questa è la sintesi di una partita giocata molto a centrocampo con la Lazio che attaccava e gli altri che menavano. La Lazio ha provato a vincere il derby ma non ce l'ha fatta, forse la formazione iniziale non era la migliore, ma tant è. Zero a zero e derby archiviato.  Copertina al capellone francese, il migliore, ha lottato su ogni pallone, ha corso, ha pressato. Il vero leone è stato lui, mica quello di Ladispoli.

6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Patric del Grande Fratello - Sono tornati, come Ficarra e Picone. Mastini, implacabili, Dio li fa e poi li accoppia. Hanno dato tutto senza timori di sorta. Bravi.

6 e mezzo a Somarusic - Un lottatore, non ha mollato un centrimetro e ha conquistato metri. E' uscito stremato fra gli applausi. Avete presente Mengoni da Fiorello? Uguale. 

6+ a Lupo Alberto - La magia l'aveva provata, ma il palo ha detto no. Come la Rai a Fabio Fazio.

6+ a Rovella per chi non s'accontenta - Inspiegabile la sua assenza dal primo minuto, ha recuperato quando è subentarto. Ma era troppo tardi.

6+ a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come i tombini ostruiti a Roma che scatenano gli allagamenti.

6 a Lazzari alzati e cammina - Non si sa perché non ha mai ricevuto palloni per iniziare le trame del gioco sulla sua fascia. Un mistero. Come la presenza di Ricky Tognazzi a Ballando con le stelle. In ogni caso il trottolino giocoso du du du da da da c'ha provato. E il suo l'ha fatto.

6 al Ciro d'Italia -  C'era un rigore sospetto su di lui nei primi minuti (e uno solare sul francese subito dopo), e uno certissimo nel finale. Poi normale amministrazione. Forza Cirù!

6 a Lisasken dagli occhi blu - Chissà forse dall'inizio... l'Achille Lauro biancoceleste così freddo avrebbe sentito meno la pressione. Ma sono chiacchiere in libertà da bar, come quelle di Mourinho.

5 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria è partito in quarta, ma l'hanno steso a ripetizione. Come gli addetti ai lavori a Pino Insegno. 

5 e mezzo a Massimo Di Cataldo - Stavolta neanche il compitino. Magari un due più due quattro, sarebbe stato già tanto. Ha giocato in assenza. È finito dietro la lavagna. 

5- - a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il peggio. E così è stato. Mai in partita, mai in palla, mai a prescindere. Avulso dal gioco e dal clima derby. L'uomo in meno. Come Malgioglio a Tale e quale. Sipario.




 

venerdì 3 novembre 2023

Lazio spuntata. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6+ a Castellano e Pipolo - La Lazio ha giocato un primo tempo all'attacco tenendo palla e tessendo trame di gioco, ma alla ripresa, alla prima azione del Bologna, ha preso gol. La storia di una partita nata bene e finita male è tutta qua, aggravata dalla mancata reazione dei nostri e dai cambi che in questa occasione non hanno inciso. E da nessuno che è riuscito a fare almeno un tiro in porta. Una sconfitta inammissibile e incredibile, che non ci voleva e ci ripiomba nell'impasse ma tant è perché non c'è neanche tempo per riflettere. Bisogna solo rimboccarsi le maniche e andare avanti. La Coppa e il derby ci attendono. Un bravo al puntero argentino, perchè la tigna c'è, la voglia di spaccare tutto pure, come la traversa. Ma c'era anche l'arbitro romano in agguato...

6 a Guendalina facce sognà - Ha corso come un matto e ha dato il fritto, ma senza calamari non sa di niente.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria ha dato tutto. E pe' l'età che ha ce potemo pure sta. 

6 a Lazzari alzati e cammina - Il trottolino giocoso du du du da da da c'ha provato ma i suoi compagni di merende erano assenti ingiustificati.

6- a Rovella per chi non si accontenta - Gli  hanno messo intorno una gabbia per limitarne l'estro. Facciamogli fare un po d'esperienza coi leoni al Circo Orfei in modo che s'impari come ci si comporta col domatore.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Forse doveva entrare prima, ma è anche vero che non gli arriva mai una palla buona che è una.

5 e mezzo a Patric del Grande fratello e Viale dei Romagnoli 13, Ostia - Trenta secondi di follia difensiva sono stati sufficenti per perdere un equilibrio che sembrava perfetto. E la partita. Peccato perchè loro due sono stati tra i migliori. Prima dell'harakiri.

5 e mezzo ad Avviso di Kamada, Lisasken dagli occhi blu e Benigno Zaccagnini - In tre non ne hanno fatto uno buono, come Aldo Giovanni e Giacomo che non a caso si sono sciolti.

5 e mezzo a Lupo Alberto - Continua  nella magia che non ci piace. La sparizione. E Silvan tira il fiato.

5 e mezzo a Dio vede e Provedel - Un tiro un gol. In perfetta media Carrizzo.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson -  Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne cosa potevamo aspettarci? Spritz al bar centrale, selfie alle Due torri, cartoline dal Tony Dallara. Evviva.

5 a Patrizia Pellegrini - Tanto rumore per nulla. Avete presente Massimo Giletti?

5 a Somarusic - Quarantacinque minuti di niente. Ma se aveva problemi fisici che l'ha schierato a fa? Se non li aveva la domanda è la stessa. Un mistero che nessuno svelerà anche se è preferibile giocare dall'inizio in undici. Sipario.



mercoledì 1 novembre 2023

Adamo 80 anni in musica

di FRANCESCO TRONCARELLI

Sarà un compleanno speciale quello che oggi compirà Adamo. Gli 80 anni tanto attesi infatti, da evento pubblico si sono trasformati in vicenda privata con relativa ansia e preoccupazione da parte dei fan, per le sue condizioni di salute.

La festa insomma non ci sarà e il concerto organizzato sul prestigioso palco dell'Ancienne Belgique a Bruxelles alla presenza di Paola di Liegi, ex Regina del Belgio e dai si dice dell'epoca sua fiamma giovanile, è stato annullato all'ultimo momento e rinviato al prossimo marzo.

E' stato lo stesso Salvatore Adamo, questo il vero nome con cui fu registrato all'anagrafe di Comiso il 1 novembre del 1943, a comunicare sui social il motivo per cui non si potrà esibire, con una lettera scritta di suo pugno.

"Scusate amici, ho ancora bisogno di riposo, non possiamo forzare la natura..mi sono ritrovato con un problema preoccupante che potrebbe portarne un altro più grave..." le parole che hanno  colpito di più i suoi follower, tenuto presente che nei giorni precedenti aveva già annullato un concerto a Parigi e uno a Roubaix.

Pressata dalla stampa in cerca di notizie e per smentire le voci di un infarto, la sua manager Virginie Borgeaud-Bigot ha precisato che “Ha un problema ai polmoni, stiamo in attesa dei risultati degli esami medici, ma non è ricoverato in ospedale. È a casa, a Bruxelles. C’è anche molto stress legato agli avvenimenti degli ultimi giorni in Medio Oriente e alla sua canzone “Inch’Allah” “. 

La lettera ai fan di Adamo

Provvisto di un timbro vocale inconfondibile, una voce quasi roca capace di salire su toni alti, al limite del falsetto e di una ispirazione particolarmente felice, Adamo esplose a metà degli anni Sessanta diventando uno degli artisti più famosi ed apprezzati di quel decennio che ha segnato una svolta nel costume.

Viveva in una baracca con i suoi sei fratellini a Jemappes, un sobborgo della Vallonia, in Belgio, dove il padre Antonio era emigrato dalla Sicilia per fuggire dalla povertà e dare un avvenire ai figli col duro lavoro nella miniera di Marcinelle. Studiava Adamo e intanto imitava Elvis davanti allo specchio con una scopa fra le mani a mo' di chitarra.

Mai avrebbe immaginato di lì a poco di vendere 100 milioni di copie di dischi e di diventare una delle più grandi star internazionali francofone al pari di Charles Aznavour, Dalida e Johnny Hallyday. Dalle miniere di carbone all'Olympia, un exploit incredibile, da emigrato "brutto sporco e cattivo" a idolo delle folle.

Da noi Adamo arrivò dopo i successi in Francia e in Belgio, portando in classifica brani come “Lei”, “Non mi tenere il broncio”, "Amo", "Dolce Paola", Perduto amor, "Affida una lacrima al vento" con cui vinse il Festivalbar e "La notte" versione italiana de "La nuit" curata da Nisa, il grande Nicola Salerno, in cui l'artista italobelga trovò la giusta atmosfera per fare centro nei pensieri e nel cuore del pubblico.

Ci sono brani che superano la generazione di riferimento ed arrivano ai giorni nostri con la stessa intensità e coinvolgimento del primo ascolto. Pezzi senza tempo che emozionano sempre al di là di mode e modi che li hanno accompagnati al momento della loro composizione. 

La notte, il successo più grande

"La notte" di Adamo è uno di questi, nonostante sia stato inciso nel 1965, per la sua musica accattivante e l'architettura semplice ma al tempo stesso sorprendente, è riuscito a svincolarsi dal mero esercizio revivalistico per diventare un classico del pop internazionale.

Il testo malinconico e la melodia travolgente del brano sottolineati dal controcanto della fisarmonica di Oscar Saintal che curò anche l'arrangiamento del disco, avvolgono "La notte" in un'atmosfera struggente che non ha uguali e che la rendono unica nel suo genere.

Per Jacques Brel Adamo era “il tenero giardiniere dell'amore”, per Vinicio Caposela cresciuto con le sue canzoni che risuonavano in casa, un mito da venerare, per Nanni Moretti, Carlo Verdone e Franco Battiato che hanno inserito i suoi brani nei loro film, uno chansonnier immenso, per Morgan, un maestro.

Adamò, come lo chiamano i francesi, da quando ha esordito nel 63 ne ha fatta di strada. Quel bambino pieno di sogni e una valigia di cartone al seguito, crescendo è diventato un poeta raffinato e un musicista (autodidatta) di talento. 

Ambasciatore Unicef per il Belgio, Premio Tenco per il suo impegno verso gli immigrati, i capelli bianchi e il sorriso gentile di sempre, continua ad esibirsi ovunque in affollati concerti. 

Ora ad 80 anni, si è dovuto fermare per curarsi e tornare al più presto in forma, perchè come dice in un suo brano, vive per cantare e canta per vivere.

Forza Adamo, ti aspettiamo. Auguri!

 

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...