domenica 28 febbraio 2021

Lazio, non pervenuta. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

5 a  Totò Riina - L'onda lunga dello tsunami Bayern è arrivata sino a Bologna. Una Lazio irritante, assente e sempre in ritardo ha ceduto malamente il passo ai rossoblù, squadra modesta ma che ha giocato col coltello fra i denti. Noi con la coda fra le gambe. La prova a corrente alternata del portierone solitamente in palla, è la triste fotografia di una sconfitta brutta che ha fatto male a tutti. Un anno fa, il 29 febbraio 2020, l'Aquila batteva il Bologna e volava al primo posto in classifica facendo sognare la sua gente. È passato un anno ma sembra un secolo. E nessuno sogna più. Sipario.

5 ad Antonio Elia Acerbis - Una volta da solo avrebbe retto il reparto. Ora non ce la fa neanche a reggere se stesso. Come Riccardo Rossi che non se regge più.

5 a chi lo Leiva? - Ha ricordato il miglior Biglia. E ho detto tutto.

5- al Sergente - Che non fosse la sua partita lo si era capito subito, quando al terzo minuto stava per combinare un pastrocchio alla Musacchio l'abbacchio, passando la palla all'omo de panza e de paranza, che difende la nostra porta. Era solo l'inizio di una performance scadente, sotto tono, più da soldato semplice che da graduato che aspira alle stellette da generale. Nel giorno del suo compleanno la torta gliel'ha tirata in faccia Sinisa che la fatto stringere in una morsa dai suoi. Dopo sta debacle è stato degradato a marmittone, quello addetto a rifare i letti della camerata. 

5- a Lupo Alberto - Va be' che pretendete. Troppo ha fatto Alberto Lupo, indimenticato conduttore televisivo richiamato in fretta e furia dall'eterno riposo per sostituirlo. Il problema è che pure il riposo del Mago comincia a durare troppo rasentando l'eternità. 

5 - al Ciro d'Italia - Ei fu siccome Immobile...

5- a veni, vidi, Lulic al 71° - Grazie di tutto.

5 - - Somarusic - Niente paura. E' tornato il Sonnambulo dal volto umano che tutti hanno apprezzato nel corso degli anni con il suo numero in cui riesce meglio: la dormita.

5 - - a Lazzari alzati e cammina - Aò, a forza de dijelo c'ha preso in parola. Ha camminato mentre "Orsolini arredamento e ceramiche da bagno" via Aurelia 334 dall'altra parte correva come un matto. Pure pe' lui.

5- - a Sostiene Pereira e Massimo Di Cataldi - In due non ne hanno fatto uno buono, come Ficarra e Picone.

4 e mezzo a Correa l'anno 1900 Anghingò, Tre galline e tre capò, Dove andavan non lo so, Forse andavano al mercato, A comprare il pan pepato, Forse andavano nell'orto, A beccare un porro storto, Forse andavano in città, A studiar una verità, A studiar che due per due, Di sicuro non fa tre, Uno due e tre, Sotto proprio a te. Viva el Tucu, il fanciullino che è in tutti noi che non vogliamo crescere e rimanere bambini.

4 e mezzo all'incredibile Hudt - E pensare che è stata la sua partita migliore.

4 a Nina Murici - Adesso si è capito perchè lo chiamano il pirata, perchè ha la benda sull'occhio. Ma non gli serve per darsi un tono da filibustiere, ma perchè è cecato, non vede la porta infatti manco cor binocolo. Quando poi è arrivato a tu per tu col codice fiscale rossoblu, i piedi fucilati non l'hanno aiutato. Un tiro alle stelle alla Tonetto che ha preso in pieno la Torre degli Asinelli in centro città. Un fenomeno, tanto da essere in nomination per la statuetta che va ai migliori: l'Oscardabagno.

4- a Patric del Grande fratello - Un po' Oscar Lopez, un po' Mariangela Fantozzi Cribari, un po' fa il calciatore perchè je mancano le basi, come a Alvaro Vitali che s'è fermato alla terza elementare. Inutile come un programma di Gigi Marzullo, inverosimile come una storia di C'è posta per te e imbarazzante come un'intervista di Barbara D'Urso è il valore aggiunto per gli avversari. Come Toninelli per la Meloni e company. Con lui in campo, partono sempre avvantaggiati. Se andava al Cavaliere Mascherato dalla Carlucci, lo sgamavano subito, il Pollo infatti può essere solo lui. Quando appenderà gi scarpini al chiodo, avrà un lavoro assicurato: protagonista della nuova edizione di "Oggi le comiche". Risate a go gò. Ma ora è riso amaro.  


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Sabato, 27 febbraio 2021

 

Notte fonda per la Lazio a Bologna. Al Dall’Ara l’anticipo della 24 sima giornata se lo aggiudicano i padroni di casa, che con una rete per tempo siglata da  Mbaye  e da Sansone vincono meritatamente 2-0. Archiviata la sconfitta di Champions, per i biancocelesti è il momento di tornare a lottare in Campionato: Inzaghi sempre senza Radu oggi propone dal primo minuto Hoedt  centrale e Acerbi a sinistra. Mihajlovic dal suo canto oltre ai lungodegenti Santander, Faragò e Medel, perde anche Hickey squalificato e Tomyasu infortunato; quindi scelte obbligate per il mister serbo, che dietro schiera Soumaoro e preferisce poi Orsolini a Skov Olsen. Buona Lazio nei primi minuti di gioco, grande punizione di Milinkovic al 10’, che sfiora l’incrocio dei pali e risposta del Bologna poco dopo con Svanberg che tira forte ma non centra il bersaglio. Al 15’ una grande ingenuità di Dominguez fa tremare il Bologna: il centrocampista felsineo atterra Correa in area. Giacomelli non ha dubbi e decreta il rigore, ma Skorupski ipnotizza Immobile e gli para il tiro dal dischetto. Pochi istanti dopo, dal possibile 0-1 della Lazio invece sblocca il Bologna: a difesa schiarata sul tiro di Orsolini, Reina respinge, riprende lesto Mbaye che batte a rete e sigla il vantaggio rossoblu. Il Bologna è più attivo ora; una bella iniziativa di Barrow al 26’ trova  Reina che respinge bene in corner. Il primo tiro nello specchio laziale è di Lazzari alla mezz’ora ma Skorupski è bravo, poi la mezza girata di Correa al 37’ è bloccata dal portiere ed infine il sinistro di Marusic è strozzato ed ancora è preda dell’estremo. Nella ripresa Lazzari non ce la fa per una botta ed entra Lulic; la Lazio aumenta la pressione ma non riesce a tirare mai in porta; troppi passaggi, troppa confusione e poca incisività dei biancazzurri, sempre bloccati dai raddoppi bolognesi. E al 63’ Sansone raddoppia sul serio: la punta rossoblu riceve da Barrow ed in mezza girata anticipa Marusic e batte ancora Reina per il 2-0 rossoblu. Per la Lazio si fa durissima; entrano Cataldi, Pereira e Muriqi ma non ne esce mai un tiro in porta. I biancazzurri fanno solo enorme fatica e non hanno la lucidità necessaria per mettere in difficoltà gli avversari. Il Bologna si difende anche con ordine e senza soffrire troppo; la Lazio si rende pericolosa solo all’87’ su tentativo di autogol di Soriano, su cui Skorupski ha un riflesso incredibile e salva la sua porta e fissa il risultato sul 2-0. Malinconia assoluta per i supporters biancazzurri dopo questa partita, che il Bologna vince meritatamente; è un brutto stop per gli uomini di Inzaghi, che restano per il momento al sesto posto ma potrebbero essere raggiunti dal Napoli. La gara di Champions è senz’altro una delle ragioni di questa disfatta, ma in questo periodo troppi giocatori non sono in condizione di poter giocare. Inzaghi dovrebbe avere il coraggio di operare un turn over lasciando spazio ad altri calciatori e modificando anche il metodo di gioco: forse così la Lazio potrà provare a togliersi da questa grave impasse e provare a risalire una china che ora sembra sempre più ardua.

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BOLOGNA LAZIO  2-0     19’ Mbaye  63’ Sansone

BOLOGNA: Skorupski, De Silvestri, Danilo, Soumaoro, Mbaye, Svanberg (73’ Schouten), Dominguez (73’ Poli) Orsolini (73’ Skov Olsen), Soriano, Sansone (78’ Vignato), Barrow (83’ Palacio).  All: Mihajlovic

LAZIO: Reina, Patric (65’ Pereira), Hoedt, Acerbi, Lazzari (46’ Lulic), Leiva (65’ Cataldi), Luis Alberto (76’ Caicedo), Milinkovic, Marusic, Correa,  Immobile (65’ Muriqi).  All: Inzaghi

Arbitro Giacomelli



sabato 20 febbraio 2021

Lazio, basta una magia. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 

8 e mezzo a Lupo Alberto - Una magia de el Diez biancoceleste ha steso una Samp arrembante e messa bene in campo (esatto contrario di quella che si era vista contro quelli dell'altra sponda). Una gol da grande protagonista del calcio che ha illuminato una partita dominata a lungo e conclusasi con il solito assedio finale. Quando lui era uscito, a conferma del suo particolare stato di grazia. Si chedeva una vittoria per arrivare sereni e compatti con l'appuntamento Champions e così è stato. Ottimo. La Mitica ha fatto centro e Inzaghi 100 (vittorie in panchina), e scusate se è poco. Avanti Lazio, avanti laziali! 

7 a Somarusic - Il Sonnambulo dal volto umano ancora una volta in grande spolvero. Attenzione, no che sia stato assunto con la ditta di pulizie di Lotito, ma nel senso tecnico della locuzione. Da non confondere peraltro con loculo, quello dove dovrebbe rintanarsi qualcun altro per la vergogna. Vedi sotto.

7 ad Antonio Elia Acerbis - E' l'occasione mancata da Draghi, c'aveva il Ministro della difesa ideale per il suo governo e non se ne è reso conto. Annamo bene, cit. Sora Lella. 

7 al Sergente - Quando è uscito il Mago è salito in cattedra perendendosi la squadra sulle spalle. E ha fatto di tutto per chiudere la gara al meglio. Qualcuno dei suoi sottoposti però non troverebbe posto neanche a capà le patate ne "La caserma", il reality di Rai 2.

6 e mezzo a Patric del Grande fratello - Credo che un sogno così non ritorni mai più (Volare, Domenico Modugno, Sanremo 1958). Quando il telecronsita ha detto "la spazza Patric" molti si sono commossi, altri si sono presi a schiaffi per capire se fossero svegli, altri si sono alzati in piedi dalla poltrona dove erano spaparanzati per applaudirlo. Insomma, ha giocato bene senza commettere le solite frescacce. Una cosa mai vista. Come Di Maio agli Esteri.

6+ a Lucas 2.0 (Biglia chi?) - Quando je regge la pompa e chi lo Leiva più dal centrocampo?

6+ a Correa l'anno 1900 - e correa pure lui, coi suoi colpi de tacco e colpi de punta. Ma è durato solo mezz'ora. Come Rocco Siffredi sul set.

6+ a occhio a Musacchio - L'avevamo detto, occhio a Tony Musacchio Abbacchio (che non c'entra nulla ma serve per fare la rima). A lungo assente dal set (ultimo film Anonimo veneziano con la Bolkan una vita fa), doveva riprendere confidenza con l'ambiente. E così tomo tomo cacchio cacchio (un'altra rima) è riuscito a dire la sua. Provaci ancora Abbacchio.  

6 a Toto Riina - Omo de panza, omo de sostanza, omo a galla sulla paranza. Ma c'è mancato poco che affondasse co' tutto er barchino.

6 al Ciro d'Italia - Si è risparmiato per Lewandowski. E ho detto tutto. PS la festa di compleanno è solo rimandata.

6 a veni, vidi, Lulic al 71° - E come cantava Adriano Pappalardo, ricominciamooooo. Bentornato Senad.

6 a quando escalante el sol, A ke Pro e c'è tanto da Fares - Come Aldo, Giovanni e Giacomo, ce se so' messi in tre pe' fanne uno bono.

4- - a sono un pirata non sono un signore - Al 67° ha avuto una palla d'oro, una palla che gli diceva "eccomi sono tua", come Diletta Leotta a Can che abbaia non morde Yaman. Doveva solo alitare per buttarla dentro (e con quelle zozzerie che se magna, sarebbe stata n'alitata da sturbo) e invece Nina Murici confermandosi il più scarso delle seghe internazionali che abbiamo avuto, l'ha incredibilmente respinta verso il centro campo come fosse un difensore avversario aggiunto. Un allontanamento del pallone dall'aria piccola doriana che ha suscitato l'entusiasmo del Fettina trovatosi a giocare in dodici. Una scena da "Oggi le comiche" che neanche Ficarra e Picone sarebbero riusciti a recitare.   Capocchiano che era Capocchiano avrebbe fatto sicuramente di meglio mentre Enrico Toti, l'eroico bersagliere con una gamba sola, avrebbe addirittura segnato con tutta la stampella. Dice, ma tu ce l'hai con lui. E no, è lui che ce l'ha con noi. Sipario.



Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Sabato, 17 ottobre 2020

La Lazio batte la Samp. Nell’anticipo della 23sima giornata di Campionato i biancocelesti passano in vantaggio nel primo tempo con Luis Alberto, la rete che è sufficiente a sconfiggere i blucerchiati di misura e conquistare i tre punti. Dopo la sconfitta di S. Siro la Lazio torna all’Olimpico per ripartire; Inzaghi perde per squalifica Hoedt e Lazzari, oltre a non poter fare affidamento nemmeno su Radu. Perciò in difesa con Patric ed Acerbi c’è Musacchio ed a centrocampo poi dal primo minuto giocherà Lulic. Ranieri invece non ha né squalificati, né infortunati; a parte gli ex Candreva e Keita, in difesa troviamo Colley e Yoshida e davanti c’è Quagliarella. Dopo un minuto di raccoglimento per la morte di Mauro Bellugi ha inizio la gara con la Lazio che come sempre prova a fare possesso. I biancazzurri hanno subito la supremazia a centrocampo, ma sembrano carenti di grinta; il primo tiro in porta è di Luis Alberto al 23’ ma Audero devia bene in angolo. E’ il preludio alla rete dello spagnolo, che riceve da Milinkovic e dai 16 metri lascia partire un destro che non lascia scampo al portiere blucerchiato. I biancocelesti in vantaggio provano a raddoppiare già al 29’ con Immobile, che al volo non inquadra la porta da difficilissima posizione. Poco dopo un altro tentativo di Immobile e poi di Marusic vengono neutralizzati non senza fatica da Audero; la Samp si vede solo in chiusura di primo tempo, ma senza consistenza. Nella ripresa Ranieri mette subito nella mischia Bereszsynski e Jankto; al 54’ su cross di Augello, Quagliarella colpisce male e la palla va oltre la traversa. Adesso arriva il turno di Fares ed Akpa Akpro, che sostituiscono Lulic e Correa; la Lazio si copre, la Samp va vicinissima al pari con Jankto, che non riesce ad approfittare di un errore in uscita di Reina. Invece il nuovo entrato Muriqi si divora un gol fatto ciccando un pallone clamorosamente davanti alla porta al 67’. I biancazzurri perdono di qualità, ma anche di lucidità, Fares all’80’ calcia senza convinzione ed Audero blocca. La Samp nel finale si riversa tutta nell’area biancazzurra che è in grande affanno; tra errori, mischie e tutti contro tutti gli ospiti però non riescono mai ad impensierire la squadra di Inzaghi. A tempo scaduto, mentre la punizione dai 20 metri di Quagliarella colpisce la schiena di Muriqi, Massa contemporaneamente fischia la fine e per i biancazzurri arriva la vittoria. La Lazio ci mette la giusta grinta per avere la meglio sugli avversari e per risparmiare le forze in vista della gara di Champions; rischia troppo nel finale ma riesce ugualmente nell’intento di portare a casa i tre punti. La squadra di Inzaghi raggiunge di nuovo momentaneamente la quarta posizione in Campionato ed ora potrà concentrarsi solo sulla partita di martedi contro il Bayern di Monaco.

 

    

LAZIO SAMPDORIA  1–0    23’ Luis Alberto

LAZIO: Reina, Patric, Acerbi, Musacchio, Marusic, Leiva (64’ Escalante), Milinkovic, Luis Alberto (64’ Muriqi), Lulic (56’ Fares), Correa (56’ Akpa Akpro), Immobile (86’ Caicedo). All Inzaghi

SAMPDORIA: Audero, Ferrari, Yoshida (46’ Bereszsynski), Colley, Augello, Candreva (80’ Torregrossa), Ekdal, Silva, Ramirez (46’ Yankto), Keita (67’ Damsgaard), Quagliarella.All. Ranieri

Arbitro Massa


 


venerdì 19 febbraio 2021

Addio Luigi Albertelli, autore di Zingara e Furia

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Una caduta in casa, ma a una certa età può essere fatale per le conseguenze. E Luigi Albetelli, uno dei parolieri più prolifici e apprezzati del nostro pop se nè andato proprio in seguito ad una banale scivolata, che per lui, ottantaseienne sempre sul pezzo e con la battuta pronta non ci voleva.

Un'altra scomprasa eccellente per la musica italiana dopo quella di Andrea Lo Vecchio, che impoverisce decisamente la Cultura del nostro paese, quella magari non ufficiale, meno aulica e più popolare, ma non per questo importante.

Sì, perchè quelle che scriveva con tanta creatività ed estro Albertelli , non erano "solo canzonette", ma delle piccole ma significative poesie che tutti imparavano a memoria facendole propri.

Brani che si canticchiavano "sotto la doccia" come si dice (vero termometro di un successo) e che sono arrivati da generazione in generazione sino ai giorni nostri.

Bobby Solo e Iva Zanicchi vittoriosi a Sanremo con Zingara
 Tra le oltre mille canzoni depositate a suo nome alla Siae, basta citarne alcune per capire l'importanza dei suoi testi nella storia della musica leggera: "Zingara", "Piccola e fragile", "La  mia estate con te", "Un corpo e un'anima", "Ricominciamo", "Furia".

Pezzi indimenticabili che hanno regolarmente scalato le classifiche di vendita, dando un'enorme popolarità a chi li interpretava, artisti dele calibro di Bobby Solo e la Zanicchi, Drupi, Wess e Dori Ghezzi, Adriano Pappalardo e Mal. 

"Prendi questa mano zingaraaa...", Così piccola e fragileeee...", Come se,Questa estate con te, La mia estate con te, Non contasse più...", "E lasciami gridare, Lasciami sfogare, Io senza amore non so stare..".

"E non ci lasceremo mai, Abbiamo troppe cose insieme, Se ci arrabbiamo poi ci ritroviamo poi, Un corpo e un'anima...", "Furia a cavallo del West, Che beve solo caffè, Per mantenere il suo pelo, Il più nero che c'è...".

Nella sua carriera musicale fu direttore artistico alla Ricordi negli anni Settanta e anche talent scout, a lui si deve il successo di cantautori tortonesi come Donatello, arrivato a Sanremo con “Io mi fermo qui” e “Com'è dolce la sera”, e vincitore della Gondola d'Argento, con “Malattia d'amore”.

 

Successivamente porta a Sanremo anche un altro musicista, di Tortona come lui, Bruno D'Andrea, sull'onda del successo della sigla tv “Na-no na-no”, e la scoperta e valorizzazione di altri talenti, come Drupi e Fiordaliso, per i quali scrisse gran parte della loro discografia di successo, oltre al lavoro con tanti produttori e arrangiatori come Maurizio Fabrizio, Enzo Malepasso, Giancarlo Colonnello, Bruno Tavernese, Augusto Martelli, Piero Soffici, Franco Fasano e molti altri.

27 partecipazioni al Festival di Sanremo, con due vittorie, “Zingara” composta in coppia con il fidato Enrico Riccardi nel 1969, cantata da Iva Zanicchi e Bobby Solo e “La notte dei pensieri”, nel 1987 nelle Nuove Proposte, cantata da Michele Zarrillo, seguite da tante hit anche internazionali (“Vado via”, cantata da Drupi, che da idraulico trasformò in popstar, entrò in classifica in tutta Europa, Inghilterra compresa).

Con "Donna sola" per Mia Martini ha vinto la Gondola d'oro di Venezia, Con "Malattia d'amore" per Donatello la Gondola d'argento, "con "Un corpo e un anima " per Wess e Dori Ghezzi Canzonisssima 1974, con "Non voglio mica la luna" per Fiordaliso finalista a Sanremo, le classifiche di mezzo mondo,

Poeta prima che paroliere, capace di rendere in poche righe storie della vita quotidiana come situazioni particolari, Albertelli ha collaborato con tutti i numeri uno della musica, da Mina a Zucchero, da Milva a Tozzi, da Mia Martini a Caterina Caselli, dai Nomadi ai Dik Dik.

Ufo Robot, il 45 giri
Con Vince Tempera, ha realizzato una quantità infinita di sigle per la televisione, in particolare per cartoni animati e telefilm: da “Ufo Robot” a “Remi” da “Aria di casa mia” a “Anna dai capelli rossi” a “Daitan”, Capitan Harlock”, “Dallas”.

L'altro suo percorso di lavoro fu tra la pubblicità, ideando celebri campagne pubblicitarie , e la televisione, come autore di trasmissioni, dai varietà con Loretta Goggi ai quiz con Mike Bongiorno, dai programmi musicali con Gianni Morandi alla satira con Serena Dandini, dagli speciali con Piero Chiambretti ai varietà con Alba Parietti, sia in Rai che a Mediaset.

In gioventù era stato campione nazionale di atletica leggera con la staffetta e poi docente di educazione fisica nelle scuole rimanedo nello spirito sempre uno sportivo. 

Persona molto gradevole e di grande ironia Luigi Albertelli è stato un "nome" importantissimo dello Spettacolo, arricchendo con i suoi testi tutti quelli che amano la musica e regalando momenti indimenticabili e di sano svago al Bel paese intero. Grazie Maestro. 


giovedì 18 febbraio 2021

Addio Andrea Lo Vecchio, ora le Luci a San Siro brilleranno per sempre

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Ha combattuto fino all'ultimo, la voglia di vivere e di farcela ancora una volta era tanta. Aveva scritto anche un post sulla sua pagina Facebook appena un giorno fa, con la speranza di superare questo momento drammatico che lo stava devastando.

Parole dure, secche, dettate dalla comprensibile rabbia verso il male e verso chi, sapendolo ricoverato, si era defilato: "Questo covid è veramente brutto: ti allontana da tutto e da tutti , lasciandoti in una solitudine totale. Ormai sono 3 settimane e, a parte i miei familiari , ha scremato gli amici, quei pochi per cui conto ancora qualcosa e che si dimostrano interessati. È lunga, ma ho fatto tante battaglie e sono sicuro che questa la vincerò contro il più grande figlio di puttana che abbia incontrato".
 
Ma non c'è stato niente da fare e così anche Andrea Lo Vecchio, uno dei più importanti e prolifici autori di testi e compositore di musiche del panorama musicale italiano se ne è andato a 78 anni lasciando tanta amarezza e un profondo dispiacere in chi lo ha sempre apprezzato.

Sì perche lui, un passato di cantante con qualche partecipazione in film di cassetta, è stato uno dei nomi più ricorrenti della discografia nostrana, con Roberto Vecchioni aveva costituito una coppia perfetta nel comporre brani di successo e di atmosfera. 
 
Gli inizi da cantante

Quante volte in un festival o manifestazione canora alla presentazione di un brano di un artista, si sentiva il presentatore annunciare subito dopo "di Vecchioni-Lo Vecchio" per indicare la paternità della canzone. Lo Vecchio e Vecchioni come Mogol e Battisti, come Pace-Panzeri-Pilat.
 
Alla Siae risultano depositati oltre 650 brani a sua firma, impossibile elencarli tutti, ma alcuni è impossibile tacerli, ci riferiamo a "Donna felicità" con cui i Nuovi Angeli trionfarono al Disco per l'estate, a "E Poi" scritto insieme a Shell Shapiro con cui Mina dominò le classifiche per mesi interi.
 
Ancora a "Help me" per i Dik Dik sulla falsariga di Space Oddity di David Bowie e con Guido Maria Ferilli a "Rumore" che fece diventare Raffaella Carrà una showgirl internazionale con versioni in tutte le lingue e la bellezza di dieci milioni di 45 giri venduti.
 
 
Ma ci riferiamo soprattutto a "Luci a San Siro", per molti critici ritenuta uno dei capolavori del nostro pop, una ballad struggente dal testo velato da una profonda malinconia, che lanciò definitivamente il suo amico Roberto Vecchioni come artista di razza e dal grande talento.

Un brano che ha una storia particolare. La canzone infatti era già stata pubblicata su un 45 giri inciso da Rossano, vincitore di un Cantagiro con "Ti voglio tanto bene", in una versione con testo completamente diverso e dal titolo "Ho perso il conto"
 
Ma non ebbe il riscontro sperato. I due allora si rimettono all'opera e nel nuovo testo, Vecchioni ricorda il suo amore giovanile per Adriana, la sua vicina di casa e fidanzata che diventerà la "musa ispiratrice" di moltissime sue canzoni (da Mi manchi ad Archeologia), con cui si recava presso la Montagnetta di San Siro con la sua Fiat 600 grigia.
 
E scatta la magia che farà dire a Francesco Guccini "avrei voluto scriverla io...", quella magia di un pezzo che omaggiando la Milano di una volta e non quella rampante "da bere" diventa un rimpianto per la giovinezza passata con tanto di atto d'accusa verso l'ambiente dei produttori musicali.

Anche Lo Vecchio era milanese, città dove era nato il 7 ottobre 1942, e in cui aveva mosso i primi assi nell'ambiente. Come cantante come dicevamo e poi compositore sino ad arrivare al ruolo di autore per programmi di punta della televisione.

Tra i tanti  “Canzonissima”, “Premiatissima”, “Drive in”, “Furore”, “Tale e quale”, "i Migliori anni", "Sogno o son desto" per Massimo Ranieri. Nel 2017 aveva firmato con Mario Biondino la commedia teatralte “Qualcuno di troppo”. La grande creatività lo aveva portato anche a realizzare numerosi jingles pubblicitari e canzoni di grande successo per i cartoni animati giapponesi.

Voleva vincere il Covid Andrea Lo Vecchio, ma non ce l'ha fatta, resteranno però per sempre le sue canzoni entrate nella storia del nostro pop a testimonianza del suo talento e sicuramente le luci a San Siro da oggi brilleranno ancora di più nel suo ricordo.

 

lunedì 15 febbraio 2021

Lazio, buio a San Siro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 a quando escalnate el sol - La lunga marcia della Lazio per conquistare un posto al sole, si è arrestata contro un'Inter cinica e a tratti sicuramente superiore ma certamente fortunata ed aiutata quel tanto che basta per risalire. Il rigore e il rimpallo che ha favorito il raddoppio, sono stati i segnali di come sarebbe andata a finire la partita. Poi certo la Lazio c'ha messo del suo, possesso di palla sterile, con gli uomini migliori che sono spariti dai radar mentre i peggiori sono saliti in cattedra e la frittata si è cotta a puntino. Un brusco ritorno ai piedi per terra dopo i voli pindarici che tutto l'ambiente aveva fatto. Copertina d'obbligo all'oggetto misterioso del centrocampo che deviando alla bell'e meglio la palla in rete aveva illuso tutti in una rimonta. Un'illusione appunto.  

6 al Sergente - Quando la truppa ha cominciato a dare segnali di ammutinamento, ha provato a metterla sull'attenti. Ma è durato poco, perchè quelli che sono entrati in corsa si sono dimostrati più indisciplinati degli altri. Una sorta di ammutinamento insomma. Avete presente l'uscita di scena di Di Battista?

6- a Somarusic - Il sonnambulo dal volto umano è durato mezz'ora. Come Rocco Siffredi. Poi s'è ammosciato. Come Rocco.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Ci ha abituato troppo bene, un tiro un gol. Stavolta però non gli è riuscito di fare centro. Come Martufello che va da Amadeus e racconta sempre le stesse barzellette.

5 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Puoi essere pure il ministro della Difesa, ma se quelli che stanno in ufficio con te non sanno manco scrive, ce fai cavoli col titolo. Amen.

5 e mezzo a Totò Riina - Omo de panza omo de sostanza omo de paranza. Ma se il mare in tempesta la paranza affonda, la sostanza pure e rimane solo la panza. Come a Sandra Milo.

5 a Lazzari alzati e cammina - Ma te devi arzà e no rimanè sul cavallo a dondolo come Brunetta.

5 a Lupo Alberto - E' rimasto a Formello. Al suo posto ha giocato l'omonimo al contrario, l'indimenticabile Alberto Lupo, ma data la sua situazione, è una salma, più di quello non ha potuto fare.

5 a Correa l'anno 1900 - i pupi se vestivano come Zorro e le pupe come la Fatina. Pe' via Nazionale era tutta 'na sfilata de mascherine e i coriandoli volavano nel cielo. Lui la maschera da giocatore la porta da un pezzo, ma è rimasto un pupo. Non cresce mai. 

5 a chi lo Leiva più? - Inzaghi, lo leva. Ma la toppa spesso è peggiore del buco. 

5 - - a dillo a Parolo tuo - Piazzato terzino è come l'Amatriciana col parmiggiano. Na ciofeca. 

5 - - a sono un pirata non sono un signore - Nina Murici è come il programma di Gigi Marzullo. Inutile.

4 a Patric del Grande Fratello e l'incredibile Hudt - Ficarra e Picone. Ale e Franz. Pablo e Pedro. Panariello e Giallini. Lui è peggio di me. Attenti a quei due. Dio li fa e poi li accoppia. Quando la coppia scoppia. Mamma ho perso l'aereo. Mamma ho riperso l'aereo. Mamma ho preso il morbillo. Mamma ho allagato la casa. Mamma mia sti due, speravamo de averli tolti de mezzo e invece se so' riproposti come i peperoni e so' tornati a galla come Renzi pe' sfascia tutto. Il giorno che non ne sentiremo più parlare sarà festa grande ma sarà sempre troppo tardi. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica 14 febbraio 2021

 

L’Inter fa fuori la Lazio. A S. Siro nel posticipo della 22sima giornata l’Inter va a segno nel primo tempo con Lukaku che sigla una doppietta; nella ripresa Escalante illude i suoi ma è di Martinez il terzo gol per il definitivo 3-1. E’ la gara più importante della giornata, partita con forti motivazioni per tutte e due le squadre: i biancazzurri dopo sei vittorie di fila pensano al definitivo rilancio; l’Inter, anche per la contemporanea sconfitta del Milan, prova a portare l’attacco al primo posto. Inzaghi ha solo un  problema: Radu che non ce la fa e quindi gioca Hoedt centrale. Conte invece senza Vidal opta per Eriksen, mentre a sinistra gioca Perisic. Squadre che giocano in modo pressoché speculare e inizio molto tattico, ma con la Lazio che fa gran possesso e tiene bassa l’Inter. Buon ritmo e grande qualità di tutte e due le squadre e primo tiro fuori di Martinez che arriva al 12’. La prima svolta arriva al 20’ quando Martinez se ne va ad Hoedt, che in area gli prende palla e gamba; Fabbri comanda il rigore e Lukaku non sbaglia spiazzando Reina e portando l’Inter in vantaggio. La Lazio è chiamata a reagire, ma i nerazzurri si chiudono e la prima conclusione dei biancazzurri è di Immobile solo al 37’, con Handanovic che riesce a parare in due tempi. Al 40’ in ripartenza Reina para su un affondo di Eriksen, poi ancora il portiere laziale blocca su Lukaku. Invece al 45’ una carambola sfortunatissima su Lazzari fa capitare il pallone sui piedi di Lukaku, che al limite del fuori gioco segna il raddoppio ed ipoteca già nel primo tempo il risultato finale. Nella ripresa subito ci sono Escalante e Parolo che rilevano Leiva ed Hoedt, al 56’ un tiro al volo di Acerbi finisce altissimo, poi Parolo salva su Hakimi lanciato in porta. Al 60’ batte una punizione dal limite Milinkovic; la deviazione di Escalante è determinante  e ora i biancocelesti si riversano in avanti per provare a pareggiare. Ma con la Lazio sbilanciata al 63’ Lukaku se ne va in contropiede e supera facilmente Parolo, serve Lautaro Martinez che a porta vuota sigla il tris per i padroni di casa che di fatto chiude la gara. Lasciano Correa e Immobile, ci sono Caicedo e Muriqi, ma intanto Lukaku tira ancora su Reina al 73’. Nel finale arriva solo un colpo di testa fuori di Caicedo, un tiro nel recupero del nuovo entrato Pereira e nulla più. Così dopo sei vittorie di fila per la Lazio arriva la battuta d’arresto, che oggi ha un po’ sulla coscienza anche Inzaghi, che invece di giocare in contropiede ha fatto fare ai suoi una partita a viso aperto, favorendo il gioco di Conte. L’Inter è senz’altro squadra più strutturata, ma la differenza l’hanno fatta le due difese; quella dell’ Inter ha preso tutto mentre nella Lazio i tre sono stati un disastro, Acerbi compreso che tra l’altro dietro non c’è stato quasi mai. I biancazzurri si fermano a quota 40, al quinto posto con Napoli ed Atalanta: per la Lazio ora arrivano due settimane di fuoco, con la Sampdoria sabato e contro il Bayern martedi prossimo. Spetta proprio ad Inzaghi riordinare idee e far quadrare il gruppo per far ripartire i suoi.    

 

INTER  LAZIO 3–1    22’ 45’ Lukaku  61’ Escalante  64’ Martinez

LAZIO: Reina, Patric (46’ Parolo), Hoedt, Acerbi, Lazzari, Leiva (46’ Escalante), Milinkovic, Luis Alberto (77’ Pereira), Marusic, Correa (70’ Caicedo), Immobile (70’ Muriqi). All: Inzaghi.

INTER: Handanovic, Skriniar, De Vrij, Bastoni, Hakimi (90’ D’Ambrosio), Barella, Brozovic, Eriksen (71’ Gagliardini), Perisic (90’ Darmian), Lukaku (90’ Pinamonti), Martinez (77’ Sanchez). All: Conte

Arbitro Fabbri


martedì 9 febbraio 2021

Sanremo 1981, un festival di successi

di FRANCESCO TRONCARELLI

Non sempre Sanremo è all'altezza delle aspettative. Ci sono le annate sì e quelle no, come per il vino, tutto dipende dalla raccolta e quella dell'edizione del 1981 è stata senza dubbio una delle migliori, con una "raccolta" di proposte straordinaria.

Quel festival infatti lanciò delle canzoni entrate nella storia del nostro pop e diventate dei successi internazionali, circostanza questa che si era verificata principalmente e soprattutto negli anni Sessanta e raramente nelle edizioni degli anni successivi.

Brani che 40 anni dopo il loro debutto sul palco dell'Ariston, mantengno tuttora la loro freschezza e sono ancora popolarissimi, diventando così dei pezzi senza tempo, buoni per tutte le occasioni e sempre attuali.

Ci riferiamo ad "Ancora" di Edoardo De Crescenzo, "Sarà perchè ti amo" dei Ricchi e Poveri, "Maledetta primavera" di Loretta Goggi e "Per Elisa" di Alice, con la chicca di "Gioca Jouer" di Claudio Cecchetto come jolly dei vari remix da discoteca

Sì fu un gran festival quello dell'81, musicalmente parlando e non solo. Innnazitutto perchè fu il primo dopo tante edizioni precedenti ad essere trasmesso per tutte le serate dalla Rai (5, 6 e 7 febbraio), poi perchè ottenne altissimi indici di ascolto e cosa non da poco, perchè fece vendere tanti dischi a tutti.

Organizzato dal patron Gianni Ravera, era presentato da Claudio Cecchetto, alla sua seconda conduzione consecutiva, con a fianco Eleonora Vallone e Nilla Pizzi versione madrina per il trentennale di Sanremo.

             Alice vincitrice del Festival con Cecchetto Nilla Pizzi e la Vallone
 

Lo vinse Alice, pupilla di Franco Battiato che insieme a lei e a Giusto Pio scrisse "Per Elisa", e tra le altre canzoni che ebbero un ottimo riscontro "Caffè nero bollente" della Mannoia non ancora numero uno come ora e "Non posso perderti" del sempreverde Bobby Solo. 

Ancora "Roma spogliata" di Luca Barbarossa e quella di Dario Baldan Bembo, autore delle musiche di grandi successi del passato, tra i quali "Amico" di Renato Zero e "Minuetto" di Mia Martini. Il suo "Tu cosa fai stasera" da lì diventò un inno alla bella canzone italiana con quella rima sul “gabbiano di scogliera” rimasta nella memoria collettiva.

Quarant'anni fa andava in onda così uno dei weekend più importanti nella storia di Mamma Rai, ovviamente per i suoi aspetti più deliberatamente pop e che avrebbe dato il via ad una lunga scia di interesse per questa manifesatzione che ha inciso nel costume, che sarebbe arrivata ai giorni nostri.

Era la seconda giovinezza anni '80 di Sanremo, che dopo i terribili anni Settanta sembrava ormai un reperto archeologico. Fu merito di Ravera, che assicurata la diretta coinvolse maggiormente il pubblico nei meccanismi di voto e soprattutto scelse buone canzoni e altrettanto validi interpreti.

Con uno sguardo anche agli artisti internazionali: al Casinò di Sanremo si esibirono infatti tra gli altri il re delle discoteche Barry White e i Dire Straits che, sia pure in playback, entusiasmarono il pubblico con gli otto minuti di "Tunnel of love". Vediamo allora in dettaglio questi brani che hanno compiuto 40 anni.

Dire Straits a Sanremo

Fino al 1980 il Festival di Sanremo non aveva mai avuto una sigla televisiva d'apertura. L'idea viene a Claudio Cecchetto, disc-jockey veneziano che ha sfondato nella Milano da bere e talent scout (Fiorello, Amadeus) che da qualche mese è approdato in RAI come conduttore di Discoring, programma musicale di successo della domenica pomeriggio. 

Lui è al timone del Festival con la figlia degli attori Raf Vallone ed Elena Varzi, Eleonora, che non troverà molto spazio in conduzione e passerà alla storia soprattutto per mise svolazzanti che lasciano poco spazio all'immaginazione dei telespettatori e che finiscono immortalati su tutta la stampa scandalistica dell'epoca, con tre decenni d'anticipo su Belen Rodriguez e la sua farfalla.

Su musiche di Claudio Simonetti che giocano con i synth, il sax (dilagante nella musica anni Ottanta) ma anche con le più tradizionali tarantelle, il "Gioca Jouer" si basa su un'idea semplice e per questo micidiale, ovvvero il balletto di accompagnamento al testo. 

Non è una vera e propria coreografia, ma una serie di semplici riproposizioni di gesti quotidiani (bacio, dormire, autostop) alla portata di tutti. Diventerà uno dei simboli musicali di quegli anni che Roberto D'Agostino definirà dell'Edonismo reaganiano, un successo all'insegna di uno spensierato disimpegno come reazione alla cupezza degli anni di piombo.

Occhiali con montatura spessa, look impiegatizio, il debuttante Edoardo De Crescenzo da Napoli invece, non sembra possedere il phisique du rôle necessario per sfondare sulla scena musicale. Non è mai andato in televisione ed è in pratica uno sconosciuto.

Eppure appena partono le prime note del brano, " È notte alta e sono sveglio, Sei sempre tu il mio chiodo fisso, Insieme a te ci stavo meglio, E più ti penso e sono sveglio...", tutta L'Italia capisce che non

dimenticherà facilmente "Ancora" (testo di Franco Migliacci su musica di Claudio Mattone), una ballad coinvolgente che cattura raccontando in un crescendo di acuti di un amore finito per volontà di lei, con lui che non si dà pace. 

“La mattina dopo l'esibizione al festival, uscii dall'albergo per andare a comprare giornali e sigarette”, ricorderà De Crescenzo qualche anno dopo, “ma dovetti tornare indietro di corsa, inseguito da una folla di persone che non conoscevo, i fan”. 

De Crescenzo ex bambino prodigio e virtuoso della fisarmonica, si piazzerà fuori dalla top ten, ma si aggiudicherà il premio per la miglior interpretazione assegnato da una super-giuria presieduta da Sergio Leone.

Svolterà anche dal punto di vista economico, considerato che quel brano divenuto popolarissimo, è la sigla del programma di Gigi Marzullo destinato al pubblico degli insonni e garantisce ai suoi autori e a lui che lo ha interpretato, una rendita fissa da anni.

 

Il quartetto genovese dei Ricchi e Poveri lanciato da Califano aveva già avuto enorme successo nel decennio precedente con pezzi famosissimi come "La prima cosa bella" o "Che sarà" che avevano spalancato loro le porte della ribalta internazionale, facendoli diventare una specie di ABBA in salsa italiana. 

Ma a Sanremo 1981 si presentano a sorpresa in tre, adducendo problemi di lombalgia per motivare l'assenza della bionda Marina Occhiena, con la “brunetta” Angela Brambati unica presenza femminile accanto a Franco Gatti e Angelo Sotgiu. 

Pochi giorni prima del Festival però Marina si presenta in tribunale e chiede di essere riammessa, venendo reintegrata dal pretore e raggiungendo la compagnia durante le prove, qualche ora prima di trovare un accordo privato economico con il resto del gruppo, che consente ai tre di salire poi sul palco dell'Ariston.

La verità si conoscerà solo tempo dopo. Dissidi di natura sentimentale con Angela, avevano spinto la Occhiena ad andarsene, una scelta che si rivelerà non proprio oculata dato il successo internazionale del gruppo, proprio in virtù del brano sanremese scritto da Pupo con Daniele Pace e Dario Farina, quinto nella classifica finale ma venduto in tutto il mondo.

Si dovrà attendere Sanremo 2020 per vedere ed ascoltare di nuovo insieme i Ricchi e Poveri nella formazione originale a quattro, una reunion accolta favorevolmente dal pubblico.

30 anni, artista versatile e poliedrica, celebri le sue imitazioni di Mina e Ornella Vanoni, Loretta Goggi è sulla breccia già da fine anni Sessanta, come giovane protagonista accanto ad Aldo Reggiani dello sceneggiato televisivo "La freccia nera". La sua carriera musicale è decollata negli anni Settanta, da sola con il brano "L'aria del sabato sera" o in coppia con la sorella Daniela con cui aveva formato il duo delle Hermanas Goggi. 

Il suo esordio sanremese arriva sulle musiche di Amerigo Cassella e sul testo di Totò Savio, uno dei più prolifici compositori e parolieri della storia italiana (sono sue "Cuore matto", "Erba di casa mia", "Vent'anni", "Una rosa blu", per citarne alcune) e famoso anche per essere uno dei fondatori degli Squallor.

Versi audaci per l'epoca come “che resta di un sogno erotico se/al risveglio è diventato un poema?” sono l'antipasto per un ritornello di facile presa esaltato dalle doti vocali della bionda Loretta, che diventa subito popolarissimo. 

La canzone arriverà seconda con tanto di lacrime della Goggi in Eurovisione, ma le vendite del 45 giri raggiungeranno il vertice della Hit parade italiana piazzandosi poi nelle classifiche di mezza Europa, oltre ad essere oggetto di cover in inglese, francese, spagnolo, tedesco e persino finlandese. 

"Maledetta primavera" diventerà anche un coro da stadio lanciato nel 1985 dalla curva dell'Hellas Verona poi ripreso da altre tifoserie.

Ma la vincitrice di Sanremo 1981 è la forlivese Alice, al secolo Carla Bissi, che dopo una gavetta con alterne fortune, esplode grazie proprio a quel festival e inizia una carriera di grande successo quasi più all'estero che da noi. 

Una interprete raffinatissima, amante della sperimentazione, il cui sodalizio artistico con Franco Battiato produrrà gemme come " I treni di Tozeur" peraltro scartata per il Sanremo del 1984. 

Nell'edizione di 40 anni fa, presentava "Per Elisa", citazione di Beethoven nel titolo, ma brano che parla di una storia d'amore con il classico tema del triangolo dalla parte della donna tradita "Non è nemmeno bella...". 

Una canzone anti-sanremese, senza un vero ritornello né un momento di decollo come prevede la tradizione festivaliera, ma proprio per questo perfettamente in tono con un'edizione memorabile e di rottura col passato, che rilanciò il marchio di Sanremo in tutto il mondo. E scusate se è poco.

 

lunedì 8 febbraio 2021

Lazio, Ciro e sto! Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 9 a Ciro il grande - C'è voluta tutta la tigna e l'abilità del Ciro d'Italia per stendere un Cagliari barricadero che ha portato il catenaccio a Roma. Il gol numero 144 che ha segnato con l'Aquila sul petto ha fruttato la sesta vittoria consecutiva e soprattutto l'aggancio al quarto posto con "la squadra più forte del mondo" come la stampa romana definisce "Inquelli" rendendosi ridicola e scarsamente professionale. Ma tant'è e a noi ci rimbalza perchè le chiacchiere stanno a zero e quello che conta sono i fatti come quelli che sta realizzando la banda Inzaghi capace di venire a capo anche di una situazione difficoltosa come quella del posticipo. Avanti Lazio, avanti laziali, non si molla un centimentro.

8 al Sergente - Nella partita a scacchi che voleva giocare l'ex enfant prodige giallorosso Di Fra, lui è stato la Torre. Con quel capoccione che se ritrova non poteva essere altrimenti ed infatti è stato lui, torreggiando torreggiando a dare la palla giusta. L'Esorciccio e Immobile insomma hanno ucciso l'uomo Cragno. Come gli 883.  

7 e mezzo a Lucas 2.0 (Biglia chi?) - Finalmente una prova maiuscola. Come il premier incaricato Mario Draghi che ha fatto diventare di botto europeista Salvini. Nun ce se crede.

7 a Somarusic - Il Sonnambulo dal volto umano c'ha preso gusto. Come Massimo Giletti all'Arena che ne ha per tutti. Così lui che svegliatosi da quel sonno biblico che lo aveva avvolto, si è ritrovato il più in forma di tutti scatenandosi sulla fascia. Una cosa mai vista. Come Renato Pozzetto che recita da attore vero nell'ultimo film di Avati.

7 ad Antonio Elia Acerbis - L'eleganza della falcata, il lancio lungo, la fisicità imponenete, lo fanno il nuovo Giacinto Facchetti. Di questa squadra che vince e convince, una certezza. Come le cartelle Equitalia. dicono che le stoppano, ma alla fine arrivano sempre.

7 a Totò Riina - Nullafacente per buoni sessanta minuti, tanto da impegnarsi allo schiaffo del soldato con i fotografi assiepati dietro la sua porta (aò che pezze che ammollava co quelle manone), si è poi esibito nel ritorno disperato di fiamma rossoblu in un paio di interventi da numero uno, che l'hanno confermato omo de panza omo de sostaza omo de paranza. Un trionfo.

6 e mezzo a Innamoradu e veni, vidi Lulic al 71° - Siamo la coppia più bella del mondo e ci discpiace per gli altri, che sono tristi, che sono tristi...cit. da Sanremo 1970 Celentano e Claudia Mori.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - Una palla recuperata nella nostra area piccola che vale un gol e quella esultanza con gli occhi da matto che la dicono tutta sulla sua appartenenza al progetto. Bravo riccioli d'oro.

6 + a Lupo Alberto - Sono mancate le sue magie. Col capello nero corvino e appannato nei movimenti, sembrava più il Silvan attuale che el Mago che fa sognare. Non a caso dal cilindro è uscita la sua sostituzione.

6 a Ke Prò - E' entrato in campo a mille. Stava ancora festeggiando i venti euro d'aumento dello stipendio. E scusate se è poco. 

6 a Correa l'anno 1900 - Tanto fumo e poco arrosto, avete presente Fabio Fazio? E' mancato il Tucu di classe per scardinare il muro alzato da Joao Pedro, vabè che davanti la porta avversaria c'era schierata più gente che sul 64 all'ora di punta, ma è anche vero che le sue serpentine erano col freno mano.

6- a occhio a Musacchio - Si è da tenere d'occhio Tony Musacchio Abbacchio (ripeto, non c'entra niente ma è per far rima con acchio), che come si distrae può combibare il patatrac, vedi Marin perso per strada e lanciato come un fulmine verso il nostro portierone. Ma non c'è da preoccuparsi più di tanto. Anche Toninelli non ne azzeccava una che è una, eppure sta sempre lì.

6- a sono un pirata non sono un signore - C'è ma non si vede. Non si vede se c'è. Dicono che Nna Murici sia entrato in campo nel finale. Ma non l'ha visto nessuno, come il programma di Roberto Giacobbo. Peccato, sarebbe sata una cosa fantastica vederlo segnare coi piedi fucilati che si ritrova. Sto giro ha segnato solo dal fornaio: due rosette, 'na scatoletta de tonno e una bufala, alimento di cui è testimonial. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 7 febbraio 2021

La Lazio soffre e vince. All’Olimpico il posticipo della 21sima giornata vede l’affermazione di misura della compagine biancoceleste sul Cagliari, grazie ad un gol siglato dal solito Immobile nel secondo tempo dopo una partita difficile e combattuta. Di Francesco arriva a Roma senza Rog, Klavan, Duncan, Deiola, Sottil e Ceppitelli: per l’allenatore abruzzese il rientro di Nandez e l’acquisto di Rugani, spediti subito nella mischia, sono una gradita sorpresa. In avanti gli isolani giocheranno con Joao Pedro a sostegno di Pavoletti e Simeone che va in panca. Inzaghi invece senza lo squalificato Patric manda in campo dal primo minuto Musacchio; per il resto è la formazione abituale con Correa ed Immobile. Le due squadre hanno una grande aspettativa da questa partita: una vittoria proietterebbe i biancazzurri sulle alte sfere, per il Cagliari invece assetato di punti un risultato utile sarebbe ossigeno puro, vista la sua posizione in classifica. La gara inizia con il campo inzuppato e con la Lazio che fa il suo gioco ma lascia anche spazio agli avversari. I biancazzurri sono molto più reattivi nel recuperare palla ma fanno troppa confusione sulla trequarti; la prima conclusione nello specchio è di Immobile che di testa al 28’ impegna Cragno, che para di nuovo un attimo dopo sul tiro al volo di Luis Alberto. Ancora al 37’ la girata di sinistro di Immobile è spettacolare ma il portiere riesce ancora a neutralizzare. Serve un episodio per sbloccare questa partita, che nel primo tempo finisce a reti bianche e con poche occasioni. Il Cagliari nella ripresa si ripresenta di nuovo basso e attendista; quasi subito però si fa male Lykogiannis e lo sostituisce Tripaldelli. Marin al 54’ se ne va solo e per fortuna di Reina calcia alto davanti alla porta laziale, risponde Immobile con un diagonale che Cragno riesce a respingere. Al 60’ la squadra di Inzaghi finalmente sblocca la partita; sul cross di Acerbi la torre di Milinkovic è per Immobile, che sotto porta calcia di sinistro e mette in rete sul tentativo di respinta di Cragno. Con i biancazzurri in vantaggio Pavoletti prova subito a rimettere equilibrio, ma il suo tiro in porta è respinto da Lazzari. Entrano intanto Lulic e Akpa Akpro; la Lazio perde in velocità, al contrario il Cagliari, che intanto toglie Zappa per Simeone, prova a farsi vivo dalle parti di Reina. Il nuovo entrato Pereiro all’86’ appena in campo si mangia l’occasione del pari sparando altissimo dopo un errore di Marusic che aveva innescato il contropiede isolano. Poi un tiro dai 30 metri di Nandez è parato da Reina e dopo 5 soffertissimi minuti di recupero arriva il fischio finale di Irrati che decreta la fine della gara. Più difficile del previsto questa partita per la compagine biancoceleste, che soffre molto le squadre chiuse e stasera ha faticato moltissimo per affermarsi. Lazio che a 40 punti raggiunge le sei vittorie di fila, stacca Atalanta e Napoli agguantando la quarta posizione. Grande progresso degli uomini di Inzaghi, che con l’entusiasmo possono rilanciarsi davvero: sarà fondamentale e decisiva la partita di domenica prossima contro l’Inter a S. Siro.      

 

         

  

LAZIO CAGLIARI  1-0     60’ Immobile

LAZIO: Reina, Musacchio (82’ Parolo), Acerbi, Radu, Lazzari (65’ Lulic), Leiva (82’ Escalante), Milinkovic, Luis Alberto (65’ Akpa Akpro), Marusic, Correa (73’ Muriqi), Immobile. All Inzaghi 

CAGLIARI:  Cragno, Rugani, Godin, Walukiewicz, Zappa (75’ Simeone), Lykogiannis (51’ Tripaldelli), Nandez, Nainggolan (85’ Cerri), Marin, Pedro, Pavoletti (85’ Pereiro). All. Di Francesco

Arbitro Irrati

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...