di FRANCESCO TRONCARELLI
"Il cantante Lucio Battisti e' deceduto oggi
all'ospedale San Paolo di Milano all'eta' di 55 anni. Battisti era
ricoverato da due settimane nel nosocomio. La causa della morte, secondo
quanto si apprende, sarebbe un linfoma maligno che aveva colpito il
fegato. Battisti era affetto da tempo da malattia renale per la quale si
sottoponeva a dialisi. Nel corso di un intervento chirurgico alla
colecisti era stata scoperta la grave malattia per la quale, invano, era
stato sottoposto a cicli di chemioterapia.
Il direttore generale dell'ospedale Franco Sala in un comunicato ha
precisato che ''nonostante tutte le cure dei sanitari che lo hanno
assistito e' deceduto per intervenute complicanze in un quadro clinico
severo sin dall'esordio''
9 settembre 1998, erano da poco passate le 8 e l'agenzia Adn Kronos dava l'annuncio della scomparsa di uno dei cantautori italiani più amati e popolari di tutti i tempi. Venticinque anni fa internet non era ancora esploso e i social non esistevano, ma la notizia battuta in tempo reale dall'agenzia giornalistica si diffuse in un lampo e il Bel Paese canoro e amante della musica piombò immediatamente nello sconforto.
Quell'addio improvviso e inaspettato suscitò un clamore incredibile perchè del "nostro caro Lucio" ormai si sapeva poco e nulla, gelosamente barricato come era nella sua privacy ossessiva, lontano da riflettori e can can mediatico.
E anche la sua scomparsa lo confermava idirettamente, nonostante infatti fosse ricco e famoso (4 miliardi del vecchio conio, l'ammontare annuo a quel tempo dei diritti d'autore), aveva scelto di curarsi come un paziente qualsiasi, in un ospedale pubblico, come dire, basso profilo sino all'ultimo.
Del resto la sua fuga dal mondo, era stata teorizzata da lui stesso "E' necessario non confondere l'uomo, pieno di debolezzze, con l'artista che deve essere perfetto, infallibile".
E Lucio Battisti un artista soprattutto perfetto lo è stato veramente. La sua figura si staglia come un gigante della musica moderna che ancora oggi regala emozioni a non finire.
E' stato ed è un mito assoluto della nostra musica,
un grande protagonista della scena artistica del Novecento, un talento
allo stato puro capace di cantare il quotidiano e il privato senza mai
cadere nel banale o nella retorica, sui testi dell’amico e compagno di
viaggi Mogol.
Un cantautore capace di rivoluzionare la melodia italiana grazie alle
sue passioni per il rhythm ‘n bluses (da cui aveva preso in prestito “le
discese ardite e le risalite”), per Bob Dylan, Otis Reding, Jimi
Hendrix e gli Animals.
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la prima pagina del Messaggero che annuncia la sua morte |
Un artista al di fuori dagli schemi, sia dal punto di vista personale
perché diceva no alla mondanità e all’apparire, sia da quello creativo,
perché stravolgeva con la sua produzione la canzone tradizionale che
dettava legge.
Basti pensare a pezzi come “Balla Linda” dove iniziava
con un ritornello o a “29 settembre” che non ha il classico inciso.
Lucio ha indicato la via italiana al rock ed è stato per la
nostra musica quello che i Beatles sono stati nel mondo a livello
musicale.
È stato un genio delle sette note e della perfezione maniacale
nell'esecuzione dalla voce particolare, priva di vibrato e che nella
sua asciuttezza poteva sembrare addirittura stonata, quando invece era
solamente sua, moderna, unica, a tratti straziante a tratti ammaliante.
Aveva cominciato giovanissimo a suonare la chitarra, regalo del padre
Alfiero per l'agognato diploma ottenuto con difficoltà. A 19 anni era ad
Ischia coi napoletani Mattatori, poi a Roma alla Cabala tra cha cha cha
e standard americani coi Satiri del re dei night Enrico Pianori. Poi
l’incontro determinante con Roby Matano e il trasferimento a Milano nel
suo gruppo i Campioni che accompagnava Tony Dallara, che preannunciò la
svolta della sua carriera.
Fu una discografica di origini francesi
Christine Leroux, moglie del Mago Zurlì Cino Tortorella a scoprirlo e a
portalo alla Ricordi facendolo incontrare con Mogol.
Nacque così un sodalizio che dal 1966 al 1980 regalerà a un pubblico
trasversale, brani destinati a restare nella storia del pop dopo aver
dominato a lungo le classifiche ed emozionato generazioni su
generazioni, arrivando ai giorni nostri con il loro fascino immutato e
con la freschezza del primo ascolto.
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Battisti e Mogol nella celebre calvacata |
"Per una lira”, "Un'avventura", “Io vivrò senza te”, "Non è Francesca”,
“Acqua azzurra, acqua chiara”, “Dieci ragazze”, “Mi ritorni in mente”,
“7 e 40”, “Fiori rosa fiori di pesco”, “Il tempo di morire”, “Emozioni”,
“La canzone del sole”, “E penso a te”, "Innocenti evasioni”, “I giardini di marzo”, “Comunque bella”, Il mio canto
libero”, "La luce dell’Est”, “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi”.
Ancora “Il
nostro caro Angelo”, “Anche per te”, “Ancora tu”, “Amarsi un po’”, “Una
donna per amico”, “Sì viaggiare”, “Con il nastro rosa”, “Una giornata
uggiosa”, un repertorio immenso a cui si devono aggiungere le canzoni
scritte per altri artisti, come ad esempio “Insieme” ed “Amor mio” per
Mina, “Il paradiso” per Patty Pravo, "29 settembre" per l'Equipe 84 e
“Vendo casa” per i Dik Dik.
Tante gemme di un canzoniere
indimenticabile e coinvolgente, a ciascuno la sua, ad ognuno il suo
Lucio a cui è legato per una storia vissuta, un momento della propria
esistenza, un avvenimento da ricordare.
Poi venne il Battisti dei dischi bianchi e dei testi ermetici con
Pasquale Panella, “Don Giovanni”, “La sposa occidentale”, “Hegel”, album
di grande qualità ed in linea con quello che era ormai diventato,
ovvero un solitario col culto dell’assenza, del non esserci, lontano dai
giri e dai clamori del mondo dello spettacolo.
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Lucio e la moglie |
Proprio come aveva
dichiarato qualche tempo prima nell’ultima intervista rilasciata prima
di chiudersi in un mutismo crativo: “Devo distruggere l'immagine
squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai
più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro.
L'artista non esiste. Esiste la sua arte ».
E così fece, perché dopo il celebre duetto con Mina in televisione a
“Teatro 10” del 72, non si mostrò più, tranne per una sporadica
apparizione nell’80 (l’ultima) alla Tv Svizzera. Un isolamento dalla
comunicazione in cui aveva deciso di parlare solo attraverso le sue
canzoni.
Una scelta di vita che fu coadiuvata e appoggiata dalla moglie, l’ex
segretaria del Clan di Celentano Grazia Letizia Veronese che
specialmente dopo la sua morte ha fatto e fa di tutto per isolarne la
figura e l’opera dalla memoria del pubblico e di quanti lo hanno amato,
vietando celebrazioni e relativo utilizzo dei suoi brani, quello che
invece succede regolarmente per altri grandi come Dalla, De Andrè e Pino
Daniele.
Una discutibile negazione di un patrimonio che potrebbe rischiare di
essere dimenticato che è oggetto dell'interessamento della magistratura per le liti inevitabili sulla gestione e "sparizione" di questo immenso patrominio artistico e culturale.
Ma al di là di quelli che saranno gli sviluppi di questa querelle giudiziaria, resta immuato l'interesse nei suoi confronti e della sua musica
nonostante siano passati venticinque anni dal quel 9 settembre del 98. Perchè quel giorno è scomparso tristemente l'uomo ma l'artista con i suoi brani è diventato immortale. Ieri, oggi e domani saranno sempre "Emozioni".