sabato 30 settembre 2023

Lazio buio a San Siro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6+ a Dio vede e Provedel - La Lazio a San Siro è durata un tempo. Poi il Milan è uscito dal recinto in cui si era relegato e ci ha punito senza pensarci troppo nei momenti topici del match. Eppure era iniziata bene, con una squadra che sembrava all'altezza dei Campioni d'Italia per gioco e prestazioni dei singoli. Ma forse era un'illusione a cui gli stessi Sarri boys non hanno creduto più di tanto. Nella sconfitta che non ammette alibi non c'è un migliore ovvio, ma il portierone è quello che sempre e comunque ci mette la faccia e le mani alle cappellate altrui. A volte anche il lato B, ma stavolta non è bastato.

6 a Roventa per chi non si accontenta - Un veterano. Da guerre puniche. Sembra che abbia sempre giocato co sta squadra e invece è l'ultimo arrivato. È il vero Mercante in fiera che dà le carte. Pino Insegno, guarda come se fa.

6 a Guendalina facce sognà -  Corre senza palla, corre con la palla, si smarca e si marca da solo, disorienta insomma l'avversario. Come Malgioglio che non si è ancora capito se c'è o ci fa.

6 a Pedro Pedro Pedro Pe - Forse il jolly del meglio di Santa Fe' e Trigoria avremmo dovuto giocacerlo prima. Forse. 

6 a miei cari amici Vecino e lontani - Sto giro più lontano che vecino.

6 a Castellano e Pipolo - Prima in campo dal primo minuto a San Siro. Roba da far tremare i  polsi. Ma l'incoscienza del puntero con le ciglia ad ali di gabbiano è pari alla sfrontatezza di Pierluigi Diaco che insiste in televisione dopo i tanti flop. Adelante Taty prima o poi la butterai dentro. Basta che tiri. Ma quando tiri?

6- a Pasquale Ametrano Anderson - È durato un tempo, come la Lazio. Due lampi e via, tutti a crederci. Se quei 45 minuti li avesse giocati Rocco Siffredi invece staremmo ancora a godere come maiali.  Lui non perdona.

6- a Lupo Alberto - Doveva essere la sua partita, poteva esserla. Ma nel momento topico s'è perso il milanista che ha segnato il gol che ha rotto gli equilibri. Sim Salabim e il Mago sparì.

5 e mezzo ad avviso di Kamada - C'è ma non si vede,non si vede se c'è. Arigatò e tutti a casa.

5 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Per il prossimo gol bisogna aspettare che l'erede se laurea.

5 e mezzo a Viale dei Romagnoli. 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Quando la coppia scoppia, il gioco delle coppie, dio li fa e poi li accoppia, va avanti tu che a me me vie da ride. Siamo la coppia più bella del mondo. Eravamo, definitivo.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Grazie di tutto bomber. 

5 a Somarusic - E' partito in quarta è arrivato in folle. Come Paolantoni a Tale e quale.

5- a Hysaj che i papaveri - È da sempre l'anello debole del progetto. Non corre, non pressa, no a prescindere. Anche Scialpi che da quando sì è fatto la ceretta sembra la Brunetta dei Ricchi e poveri farebbe meglio. Con lui giochiamo in dieci ma non gli frega niente a nessuno. Speriamo che prima o poi qualcuno se ne accorga e lo mettano tagliare l'erba a Formello farebbe meno danni. Sipario.



mercoledì 27 settembre 2023

La Lazio stende il Toro! Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 e mezzo a mei cari amici Vecino e lontani - La Lazio è tornata a vincere, finalmente e contro l'avversario più ostico, quel Toro che da sempre è la nostra bestia nera. Ma tant'è, i tre punti ci stanno tutti e sono fondamentali per dare coraggio alla squadra in un periodo molto difficile e per rilanciane le ambizioni ultimamente molto offuscate. Ma non è stato facile, c'è voluto un tempo per trovare il pertugio giusto e dare un seso al match. A sbloccare una partita "giocata" a centrocampo (e senza un tiro in porta) c'ha pensato l'uruguagio, uomo della provvidenza più che mai che ha scombussolato il non gioco di Juric e ha galvanizzzato i nostri. Bene così. Bentornata Lazio nostra. 

7 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'Arciere ha finalmente scagliato la sua freccia. Era una vita che non lo faceva, l'erede ciucciava il biberon e nel fattempo ha preso la licenza elementare. Daje.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - S'è svejato! Come er sor Marchese.

6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Rieccoli. Ficarra  e Picone, Boldi e De Sica, Ale e Franz, la coppia non scoppia ma ti accoppa. Finalmente hanno retto il reparto come una volta. Quando era tutto più facile e i risultati venivano da soli.

6 e mezzo a Rovella per chi non si accontenta - Zitto zitto tomo tomo sì è ritagliato il suo spazio e ora che fatto vedè chi è, guai a chi ce lo tocca. Bravo. Il vero Mercante in fiera che dà le carte è lui, altro che Pino Insegno.. 

6+ a Somarusic - Finalmente jel'ha ammollata. Ce se crede? Ce se deve crede. 

6 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il peggio. Non a caso ha dormito un tempo per riprendersi al momento giusto e metterci lo zampino nell'azione del primo gol come in quella del secondo. Ma quanta fatica e che dormita. Dall'oroscopo di Branco la luna consiglia, fategli le flebo di Zabov, danno energia e tengono svegli.

6 a Dio vede e Provedel - Un tiro una parata. Poi si è dedicato al burracco e ha vinto il torneo coi fotografi assiepati dietro di lui. 

6- a Castellano e Pipolo e Guendalina facce sognà - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Massimo Giletti.

6- a Lupo Alberto - Sim Salabim e il Mago sparì.

6- - al Ciro d'Italia - Alessandro Manzoni aveva capito tutto. Ei fu. E ci duole dirlo. Sipario.





sabato 23 settembre 2023

Lazio dove sei? Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 e mezzo al Ciro d'Italia - Per vincere assolutamente la partita col Monza la Lazio doveva prendere subito l'iniziativa e metterli sotto. La triste realtà come si è visto è che sono stati loro a mettere sotto noi. Incredibile ma vero, assurdo ma comprensibile perché la squadra è apparsa lenta prevedibile e soprattutto scollata fra i reparti. L'esatto contrario di quella bella Lazio che incantava il Bel Paese pallonaro appena qualche mese fa. Un cambiamento inspiegabile che però qualcuno ci dovrebbe spiegare invece di scrivere scrivere e scrivere. Copertina d'obbligo al tanto criticato bomber che ha festeggiato le 300 con l'Aquila sul petto con un gol e un palo. E scusate se è poco.

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Il suo l'ha fatto ma non è una novità. La novità è che ora tutti hanno rilanciato la mia definizione su di lui, tranquilli, c'ho er copyright ma so contento lo stesso.

6 a Lupo Alberto - È mancata la magia che avrebbe potuto risolvere il match. Dal cilindro invece del coniglio ha tirato fuori un coccodrillo. Solo lacrime.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani, Pasquale Ametrano Anderson e Patrizia Pellegrini - Sono entrati in cirs e sono andati un pochino meglio degli altri. Ma ce voleva poco.

6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Ha cercato di reggere da solo il reparto.a mica è Mandrake.

5 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non segna più. Ma almeno fa segnare.

5 e mezzo a Patric del Grande Fratello - È tornato il Caciara dei bei tempi. Tanto fumo e poco arrosto. 

5 a Massimo Di Cataldi - Quando è entrato nel finale con l'Atletico ha dato la scossa. Stavolta la scossa l'ha presa lui. 

5- a Somarusic - È partito in quarta è finito in folle. Nè più nè meno di Teo Mamuccari che hanno cacciato da Mediaset.

5- a Guendalina facce sognà - Una volta, mo ha cambiato nickname in fatte n'artro sonno. Ronf ronf.

5- - a Lisasken dagli occhi blu - Lento, impacciato, spesso avulso dal gioco l'Achille Lauro biancoceleste sembrava capitato lì per caso. Come Scialpi a Tale e quale. Un disastro.

4 a Hysaj che i papaveri - Tutti i cross del Monza che hanno seminato il panico nelle retrovie biancocelesti sono venuti dalla sua parte, dove presidiava. Quello che ha fatto peraltro come fosse un pezzo di marmo, tipo i busti del Gianicolo. Da O Roma o morte degli eroi del Risorgimento a O Roma o Orte che non è proprio lo stesso ma rende l'idea dello sfacelo. Sipario.

venerdì 22 settembre 2023

Quella calda estate del 63

di FRANCESCO TRONCARELLI

Cuore, I tuoi capricci, Sapore di sale: una Hit parade piena di successi. Da Rita Pavone a Neil Sedaka, da Francosie Hardy a Gino Paoli. Quando l’Italia andava a 45 giri

Musicalmente parlando, quella del ’63 fu un’estate veramente calda. Un’estate di fuoco. I dischi si vendevano a palate, la stampa specializzata (Sorrisi e Canzoni, Giovani) puntualmente dava notizie su divi e aspiranti tali della canzone, manifestazioni come il Cantagiro andavano a gonfie vele e radunavano decine di migliaia di persone ad ogni tappa.

Non c’era internet, non c’erano i social, i cellulari erano i blindati della Polizia che intervenivano per l’ordine pubblico e non telefoni portatili, eppure la voglia di musica che oggi è supportata e amplificata da queste realtà tecnologiche, era ugualmente soddisfatta. 

Bastava accendere la radio, mettere cento lire in un jukebox o andare in un negozio di dischi e comprare un 45 giri. E che dischi. Se si dà un’occhiata alla classifica dei brani più venduti di quell’anno, si può notare come la gran parte sia arrivata ai giorni nostri, sessanta anni dopo, praticamente una vita, con la stessa freschezza di allora o comunque senza portarsi appresso la polvere del tempo.

Perché sono pezzi scritti bene, musicati meglio e arrangiati come si deve. E non è solo questione del fascino del vintage alimentato da programmi televisivi ad hoc e dagli stessi interpreti ancora in attività, che ce li fa sembrare attuali. 

E’ questione che una volta c’erano gli autori, c’era la sana e provvidenziale gavetta che selezionava i migliori e c’erano le case discografiche che “crescevano” i propri artisti. Il settore insomma era in mano a professionisti che a loro volta si avvalevano di altri professionisti: due nomi su tutti, Morricone e Bacalov, maestri arrangiatori della Rca. 

Col passare del tempo invece, si è passati dai talenti ai talent, e non è la stessa cosa. E poi, come dicevamo, c’erano fior di autori. Mogol e Franco Migliacci per esempio, due poeti che raccontavano attraverso le oro esperienze anche la vita di tutti noi. 

Allora vediamo. Quattro sono i 45 giri che superarono abbondantemente il milione di copie vendute dominando in assoluto le classifiche, "Cuore" di Rita Pavone, "Quelli della mia età (Tous le garcons et les filles)" di Françoise Hardy, "I tuoi capricci" di Neil Sedaka e "Se mi vuoi lasciare" di Michele.

Quello di Sedaka, l'americano a Roma che divenne popolarissimo da noi, infilando una serie di successi interminabile ("La terza luna", "Il re dei pagliacci", "La note è fatta per amare", "Esagerata") è stato il trat d'union di quella stagione, partito a giugno infatti, rimase in classifica sino ai primi di ottobre. 

Un brano che è un vero manifesto di quel periodo per il suo testo sbarazzino e la sua musica frizzante che fecero dei Sessanta gli "anni favolosi" per antonomasia per quella voglia di vivere e di cambiamento che pervase la Società.

"Cuore" dal canto suo è la signature song di Pel di Carota, un brano meraviglioso che emoziona ancora oggi e che vibra sentimento all'ennesima potenza. Un successone che premiò il magic moment di Rita che veniva dal successo di una serie di pezzi romantici e ballabili come "Il ballo del mattone", "Alla mia età" e "Come te non c'è nessuno".

Sono tutte canzoni che hanno segnato un'epoca di amori e turbamenti che fecero diventare Little Rita la numero uno dei giovanissimi che in lei, in quella ragazzina tutta grinta e melodia, si riconoscevano senza se e senza ma, facendosi accompagnare in quel difficile cammino  che è l'adolescenza.

 

Eproprio l'adolescenza di una generazione intera di sognatori è stata quella cantata da Francosie Hardy, la regina della gioventù yè yè di Francia e via via di tutta l'Europa. Il suo "Tous le garcons et les filles" divenne un inno generazionale, un manifesto per il cambiamento dei rigidi schemi in cui i giovani di ogni paese crescevano, più come tappezzeria della Società che protagonisti.

Bella, affascinante, sensuale Francosie è stata l'icona di quegli anni lanciati verso il boom economico ma col malessere in agguato che rendevano difficili i rapporti con gli adulti e fra i ragazzi stessi. "Armata"  della sua chitarra e della sua voce suadente, la Hardy apparve nella TV francese dopo un discorso del presidente De Gaulle per cantare il suo brano e fu subito boom.

E che dire di Michele, genovese, amico di Fabrizio De Andrè che per lui scrisse "Susan de marinai" e di Luigi Tenco (al suo funerale c'era solo lui e i fratelli Reverberi che lo producevano perchè gli altri colleghi erano impegnati con le nozze di Gene Pitney che si svolgevano in contemporanea al rito funebre), vinse il Cantagiro di quell'anno con "Se mi vuoi lasciare".

Quel trionfo estivo lo inserì di diritto e prepotentemente fra Little Tony e Bobby Solo, come emulo, anche lui, di Elvis Presley di cui realizzerà la migliore cover di "Are you lonesome tonight", ovvero "Ti senti sola stasera" lasciando al palo i suoi due rivali. 

E in quella estate che sembrava non finire mai, fra "Stesse spiaggie e stesso mare" da frequentare con Piero Focaccia, "Pregherò" e "Tangacci" di Celentano, "Watussi" in agguato "nel continenete nero paraponzi ponzi po" e "Abbronzatissime sotto i raggi del sole" fotografate mirabilmente da Edoardo Vianello si andava avanti col sorriso nel cuore.

Anche se con Peppino di Capri ci si doveva farsi perdonare dalla "Roberta" di turno a cui ripetere sino alla ossessione "T'amo e t'amerò" con un esordiente Peppino Gagliardi di cui sentiremo presto parlare negli anni successivi e con i "Baci" di Remo Germani "alla ragazza del suo cuore" che poi era la stessa di tutti quelli che flirtravano in riva al mare in quella stagione.

Flirt estivi ma importanti al "Sapore di mare, sapore di sale" come quello dedicato a Stefania Sandrelli da Gino Paoli di cui era perdutamente innamorato, arrangiato superbamente da Ennio Morricone che col suo pianoforte sembrava riprodurre il fragore delle onde e con quell'assolo centrale di sax eseguito da un giovane argentino che più tardi diverrà un famoso jazzista, Gato Barbieri. 

Sì, fu un’estate veramente calda quella del ’63. Un’estate di fuoco.

sabato 16 settembre 2023

Lazio che ti succede? Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Che la sosta non faccia bene alla Lazio, è storia, da sempre il ritorno in campo dopo uno stop è foriero di sventure. Ma se al solito copione ci aggiungi pure il Var che deve tutelare il brand Juventus c'è poco da fare. Il vantaggio era viziato da un'azione irregolare, le foto non mentono, mente piuttosto Dazn che non ha mostrato il replay all'infinito che avrebbe fatto sicuramente a parti inverse. Poi mettici un approccio moscio dei nostri e il gioco è fatto. Per loro. Molti giocatori latitanti, altri in affanno, qualcuno con la testa altrove. Certamente il migliore il portiere che il suo l'ha fatto limitando il passivo.

6 e mezzo a Lupo Alberto - La sua magia c'è stata, meravigliosa. Ma come cantava Battisti, come può uno scoglio arginare il mare bianconero che è esondato allagando tutta l'area laziale?

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia, ma almeno c'ha provato. Mannaggia la pupazza.

6 a Patrizia Pellegrini - L'ha buttata in caciara ma viva Dio, almeno ha dimostrato che gli attributi ce l'ha.

6 a Rovella per chi non si accontenta - Se son rose fioriranno.

6 - a Castellano e Pipolo - Votazione sulla fiducia, perché se je damo addosso pure a lui è proprio finita.

5 e mezzo ad Avviso di Kamada - Moscio più che mai, come un budino squagliato sotto il sole e immerso nel tè bollente. Dopo aver sfiorato il gol del pareggio ha sfiorato il suo avversario diretto favorendo così il raddoppio. Sayonara e buonanotte ai sonatori.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il peggio e così è stato. Dimenticato in fretta l'exploit al Maradona è tornato il bandolero stanco delle prime due batoste di campionato. Evviva.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Immobile di nome e di fatto.

5 a Viale dei Romagnoli 13, Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - C'era una volta la difesa più forte d'Italia, c'era una volta come nelle favole. Ora come piombano gli avversari c'è sempre da strigne de brutto. Da favola a thriller. A sto punto chiamate Dario Argento e forse la situazione se raddrizza. Sperem.

5 a Massimo Di Cataldi - 2 più 2, 4. 3 per 3, 9. Ha fatto il compitino ma non è bastato per superare l'esame di licenza elementare.

5- a Somarusic - Nè carne nè pesce. Nè.

4 e mezzo a Hysaj che i papaveri - Nè pesce nè carne. Nè del nè. Sipario.

il monitor del Var


lunedì 11 settembre 2023

Techetechetè come Paperissima

di FRANCESCO TRONCARELLI

Che è successo quest'anno a Techetechetè? Errori nelle titolazioni, nomi delle canzoni inventati, nomi degli interpreti pure, date a casaccio, buchi nella programmazione, se ne sono visti di tutti i colori nel programma di punta dell'estate televisiva realizzato con l'immenso materiale delle teche RAI.

Solo nelle ultime puntate, appena sparsa la voce di queste topiche sui social con relativa caccia agli errori, se ne sono contati una decina. Tutti sottolineati con commenti sarcastici ma anche con critiche severe da parte dei fan della trasmissione.

Sembra Paperissima ha scritto qualcuno davanti all'ennesima gaffe, evidenziando l'effetto risata per certi sbagli clamorosi che veramente hanno suscitato risate, anche se in realtà ci sarebbe da piangere.

Queste disattenzioni infatti denunciano un approccio poco professionale degli addetti ai lavori (titolisti, grafici, ecc) e di chi dovrebbe controllare il tutto, che sminuisce il grande lavoro degli autori delle varie puntate. 

Una situazione intollerabile sia perchè stiamo parlando di un programma del servizio pubblico realizzato con i soldi di chi paga il canone e sia perchè confonde gli spettatori che amano ricollegare a canzoni e artisti momenti vissuti della propria esistenza. E scusate se è poco.

povero Bobby...

Allora vediamo. Bobby Solo è stato il più penalizzato con sviste incredibili e clamorose, la sua canzone più famosa "Una lacrima sul viso" si è trasformata nei sottotitoli in "Una lacrima sul cuore", un errore da matita blu perché insieme a "O sole mio", "Nel blu dipinto di blu (Volare)", "Caruso", "Azzurro", "Quando quando quando", è una delle 10 canzoni italiane più conosciute nel mondo.

Ma non basta. Un altro suo brano storico "Se piangi se ridi", con cui vinse il festival nel 1965 è stato retrodatato al "1964" e trasformato in "Se ridi se piangi". Veramente una risata per non piangere lacrime di indignazione. 

Ancora, "Io che non vivo" brano di Pino Donaggio che ha avuto un successo internazionale ed anche questo fra i brani made in Italy più famosi nel mondo e lanciato proprio in quel Sanremo vinto da Bobby Solo, è stato posticipato al "1966", alé.

La canzone più celebre di Don Backy poi è diventata "Nell'immensità", qualcuno infatti ha scambiato l'inciso del brano per il titolo, i Ricchi e Poveri invece con "La prima cosa bella" sono stati datati addirittura nel "1920", quando non esisteva nè Sanremo nè la TV e cosa ancor più grave considerato che la data è comparsa sotto l'immagine di una signora, facendo passare la mitica Brunetta per una vegliarda ultra centenaria.

Anche Madame paga pegno

Dice, ma gli errori capitano perché si tratta di artisti vintage, canzoni di una volta, assolutamente no, non si fanno sconti a nessuno. Ecco così che la cantante scalza 2.0 Madame viene annunciata a Techetechetè col brano "Il bene e il male", solo che il titolo vero è "Il bene nel male", tutto un altro significato, ed è di Sanremo 2023, avete letto bene, 2023, quest'anno...

E che dire del primo tormentone estivo "Legata a un granello di sabbia" che il buon Nico Fidenco lanciò nel 1961, per Techetechetè è del "1987", quando l'autore si dedicava alle colonne sonore dei film e cantava non più come solista ma nei Superquattro con Meccia, Del Turco e Jimmy Fontana.

Oltre ai sottotitoli poi ci sono state le gaffe nella programmazione come per il caso della puntata sulle "Cantantesse" (Mannoia, Alice, Nannini, Salemi ecc.) annunciata ai quattro venti e poi sparita all'ultimo minuto per fare posto a quella su "Motorteche", sostituzione criticata dall'esercito di fan di quelle artiste che aspettavano di riascoltarle da giorni.

dagli anni 60 agli 80

Il buco invece è stato preso con Peppino Gagliardi scomparso recentemente e ignorato da Techetechetè che da sempre dedica una puntata omaggio o quanto meno l'anteprima della trasmissione, agli artisti scomparsi durante la sua programmazione come avvenne l'anno scorso per Tonino dei Camaleonti e Vittorio dei New Trolls in precedenza con Gianni Nazzaro e questa estate con Toto Cutugno.

Una dimenticanza grave notata da molti e denunciata sui social a cui si è cercato di rimediare all'ultima puntata della stagione con la classica toppa peggiore del buco.

Lo hanno inserito in un gruppone di cantanti scomparsi nel corso degli anni e ripetutamente ricordati nelle varie edizioni (come la Carrà per esempio che solo questa stagione ha avuto tre puntate solo per lei...) con un passaggio di 1 minuto e 30 secondi, il minimo del minimo sindacale per un numero uno del nostro pop che meritava ben altra attenzione.

Le Kessler e i mitici gemelli Blackburn

Andiamo avanti. Il video delle gemelle Kessler che cantano Da da un pa, è stato annunciato solo con il loro nome quando a ballare con loro c'erano anche i famosi gemelli americani Blackburn che lavorarono negli spettacoli di Frank Sinatra e in vari musical di Broadway, per i quali era stata pure aggiunta una strofa alla canzone che faceva "Hello boys, Traversando tutto l'Illinois,Valicando il Tennesee, Senza scalo fino a qui, È arrivato il da-da-un-pa, da-da-un-pa, da-da-un-pa..."

Franco Fanigliulo dal canto suo, cantautore controcorrente che presentò a Sanremo la celebre ballata "A me mi piace vivere alla grande (già, girare tra le favole in mutande ma)" è stato presentato al pubblico come "Fanigiulo". Un altra persona insomma, anche se purtroppo il vero interprete non potrà protestare avendoci lasciato anzitempo.

Gran finale poi con Mike Bongiorno, il re dei quiz televisivi per il quale Techetechetè si è superato. Il video della sua mitica trasmissione "Rischiatutto" che furoreggiò negli anni 70 è stato sottotitolato come "Lascia o raddoppia" altra sua storica trasmissione RAI andata in onda negli anni 50.

Peccato che la valletta Sabina Ciuffini che si vede col campione del quiz Massimo Inardi, in quegli anni andava alle elementari e invece della minigonna portava il  grembiule. Sicuramente Mike non avrebbe commentato questa clamorosa topica col suo Allegria...



sabato 9 settembre 2023

Venticinque anni senza Lucio Battisti

di FRANCESCO TRONCARELLI 



"Il cantante Lucio Battisti e' deceduto oggi all'ospedale San Paolo di Milano all'eta' di 55 anni. Battisti era ricoverato da due settimane nel nosocomio. La causa della morte, secondo quanto si apprende, sarebbe un linfoma maligno che aveva colpito il fegato. Battisti era affetto da tempo da malattia renale per la quale si sottoponeva a dialisi. Nel corso di un intervento chirurgico alla colecisti era stata scoperta la grave malattia per la quale, invano, era stato sottoposto a cicli di chemioterapia. Il direttore generale dell'ospedale Franco Sala in un comunicato ha precisato che ''nonostante tutte le cure dei sanitari che lo hanno assistito e' deceduto per intervenute complicanze in un quadro clinico severo sin dall'esordio''

9 settembre 1998, erano da poco passate le 8 e l'agenzia Adn Kronos dava l'annuncio della scomparsa di uno dei cantautori italiani più amati e popolari di tutti i tempi. Venticinque anni fa internet non era ancora esploso e i social non esistevano, ma la notizia battuta in tempo reale dall'agenzia giornalistica si diffuse in un lampo e il Bel Paese canoro e amante della musica piombò immediatamente nello sconforto.

Quell'addio improvviso e inaspettato suscitò un clamore incredibile perchè del "nostro caro Lucio" ormai si sapeva poco e nulla, gelosamente barricato come era nella sua privacy ossessiva, lontano da riflettori e can can mediatico.

E anche la sua scomparsa lo confermava idirettamente, nonostante infatti fosse ricco e famoso (4 miliardi del vecchio conio, l'ammontare annuo a quel tempo dei diritti d'autore), aveva scelto di curarsi come un paziente qualsiasi, in un ospedale pubblico, come dire, basso profilo sino all'ultimo.

Del resto la sua fuga dal mondo, era stata teorizzata da lui stesso "E' necessario non confondere l'uomo, pieno di debolezzze, con l'artista che deve essere perfetto, infallibile".

E Lucio Battisti un artista soprattutto perfetto lo è stato veramente. La sua figura si staglia come un gigante della musica moderna che ancora oggi regala emozioni a non finire.

E' stato ed è un mito assoluto della nostra musica, un grande protagonista della scena artistica del Novecento, un talento allo stato puro capace di cantare il quotidiano e il privato senza mai cadere nel banale o nella retorica, sui testi dell’amico e compagno di viaggi Mogol.

Un cantautore capace di rivoluzionare la melodia italiana grazie alle sue passioni per il rhythm ‘n bluses (da cui aveva preso in prestito “le discese ardite e le risalite”), per Bob Dylan, Otis Reding, Jimi Hendrix e gli Animals. 
la prima pagina del Messaggero che annuncia la sua morte
Un artista al di fuori dagli schemi, sia dal punto di vista personale perché diceva no alla mondanità e all’apparire, sia da quello creativo, perché stravolgeva con la sua produzione la canzone tradizionale che dettava legge.

Basti pensare a pezzi come “Balla Linda” dove iniziava con un ritornello o a “29 settembre” che non ha il classico inciso. Lucio ha indicato la via italiana al rock ed è stato per la nostra musica quello che i Beatles sono stati nel mondo a livello musicale.

È stato un genio delle sette note e della perfezione maniacale nell'esecuzione dalla voce particolare, priva di vibrato e che nella sua asciuttezza poteva sembrare addirittura stonata, quando invece era solamente sua, moderna, unica, a tratti straziante a tratti ammaliante.

Aveva cominciato giovanissimo a suonare la chitarra, regalo del padre Alfiero per l'agognato diploma ottenuto con difficoltà. A 19 anni era ad Ischia coi napoletani Mattatori, poi a Roma alla Cabala tra cha cha cha e standard americani coi Satiri del re dei night Enrico Pianori. Poi l’incontro determinante con Roby Matano e il trasferimento a Milano nel suo gruppo i Campioni che accompagnava Tony Dallara, che preannunciò la svolta della sua carriera.

Fu una discografica di origini francesi Christine Leroux, moglie del Mago Zurlì Cino Tortorella a scoprirlo e a portalo alla Ricordi facendolo incontrare con Mogol.

Nacque così un sodalizio che dal 1966 al 1980 regalerà a un pubblico trasversale, brani destinati a restare nella storia del pop dopo aver dominato a lungo le classifiche ed emozionato generazioni su generazioni, arrivando ai giorni nostri con il loro fascino immutato e con la freschezza del primo ascolto.

Battisti e Mogol nella celebre calvacata
"Per una lira”, "Un'avventura", “Io vivrò senza te”, "Non è Francesca”, “Acqua azzurra, acqua chiara”, “Dieci ragazze”, “Mi ritorni in mente”, “7 e 40”, “Fiori rosa fiori di pesco”, “Il tempo di morire”, “Emozioni”, “La canzone del sole”, “E penso a te”, "Innocenti evasioni”, “I giardini di marzo”, “Comunque bella”, Il mio canto libero”, "La luce dell’Est”, “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi”.

Ancora “Il nostro caro Angelo”, “Anche per te”, “Ancora tu”, “Amarsi un po’”, “Una donna per amico”, “Sì viaggiare”, “Con il nastro rosa”, “Una giornata uggiosa”, un repertorio immenso a cui si devono aggiungere le canzoni scritte per altri artisti, come ad esempio “Insieme” ed “Amor mio” per Mina, “Il paradiso” per Patty Pravo, "29 settembre" per l'Equipe 84 e “Vendo casa” per i Dik Dik.

Tante gemme di un canzoniere indimenticabile e coinvolgente, a ciascuno la sua, ad ognuno il suo Lucio a cui è legato per una storia vissuta, un momento della propria esistenza, un avvenimento da ricordare. 

Poi venne il Battisti dei dischi bianchi e dei testi ermetici con Pasquale Panella, “Don Giovanni”, “La sposa occidentale”, “Hegel”, album di grande qualità ed in linea con quello che era ormai diventato, ovvero un solitario col culto dell’assenza, del non esserci, lontano dai giri e dai clamori del mondo dello spettacolo.

Lucio e la moglie
Proprio come aveva dichiarato qualche tempo prima nell’ultima intervista rilasciata prima di chiudersi in un mutismo crativo: “Devo distruggere l'immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L'artista non esiste. Esiste la sua arte ».

E così fece, perché dopo il celebre duetto con Mina in televisione a “Teatro 10” del 72, non si mostrò più, tranne per una sporadica apparizione nell’80 (l’ultima) alla Tv Svizzera. Un isolamento dalla comunicazione in cui aveva deciso di parlare solo attraverso le sue canzoni. 

Una scelta di vita che fu coadiuvata e appoggiata dalla moglie, l’ex segretaria del Clan di Celentano Grazia Letizia Veronese che specialmente dopo la sua morte ha fatto e fa di tutto per isolarne la figura e l’opera dalla memoria del pubblico e di quanti lo hanno amato, vietando celebrazioni e relativo utilizzo dei suoi brani, quello che invece succede regolarmente per altri grandi come Dalla, De Andrè e Pino Daniele.
 
Una discutibile negazione di un patrimonio che potrebbe rischiare di essere dimenticato che è oggetto dell'interessamento della magistratura per le liti inevitabili sulla gestione e "sparizione" di questo immenso patrominio artistico e culturale.

Ma al di là di quelli che saranno gli sviluppi di questa querelle giudiziaria, resta immuato l'interesse nei suoi confronti e della sua musica nonostante siano passati venticinque anni dal quel 9 settembre del 98. Perchè quel giorno è scomparso tristemente l'uomo ma l'artista con i suoi brani è diventato immortale. Ieri, oggi e domani saranno sempre "Emozioni".


sabato 2 settembre 2023

La Lazio stende il Napoli. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 a Lupo Alberto - La Lazio ritrova se stessa e la vittoria. I passi falsi con il Lecce e Genoa sono dimenticati grazie alla prestazione perfetta contro i campioni d'Italia del Napoli che sono stati annientati con due colpi da kappao. In quella che era stata annunciata come la partita più difficile di questo inizio campionato, i Sarri boys hanno tirato fuori l'orgoglio e gli attributi che sembravano spariti dai radar e battuto gli azzurri tricolori. Una partita di sofferenza, resistenza e intelligenza tattica in cui la Lazio è tornata squadra e collettivo, con alti e bassi, ma squadra. Una grande soddisfazione che rimette in corsa la Lazio e la rilancia. Copertina al Mago dominatore assoluto coi suoi tocchi e i suoi tacchi che hanno entusiasmato la gente laziale e chi ama il calcio e che per la prima volta nella storia della prima squadra della Capitale, hanno consentito di vincere per due volte consecutive contro il Napoli a Napoli. Sim Salabim e  Silvan muto. Hai capito sì...

7 e mezzo ad Avviso di Kamada - Incredibile ma vero. Il giocatore più chiacchierato della squadra per il suo non gioco e la sua mosceria ha trovato il pertugio nella difesa partenopea per gonfiare la rete. Incredibile ma vero appunto. Il Samurai di cartapesta  ha così ripagato lo Scrivano fiorentino che ha insistito su di lui nonostante le critiche. Arigatò, anzi spaghetti alla Carbonara pe' tutti in salsa nipponica.

7 e mezzo a Guendalina facce sognà - Belli capelli entra ed è subito assist. Poi dice che Zac era in fuorigioco e salta tutto, ma al francese de noantri je rode e tiè beccate questa! Ma il Var sto giro ce l ha con noi. Meno male che lui però sta con noi.

7+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il tris, la terza prova da dimenticare di seguito dopo le due toppate iniziali. E invece il bandolero stanco smentendo i pessimisti ha sfoderato una performance old style mettendo lo zampino in entrambi i gol. Obrigado Filippetto.

7 a Dio vede e Provedel - Tre parate decisive. È tornato il Biondo che fa impazzire il mondo.

6+ a Massimo Di Cataldi - È il testimonial della partita. Tanta fatica in mezzo al campo per dettare i ritmi e qualche intuizione provvidenziale nelle retrovie per salvare il salvabile. Poi per fare il risultato ci pensano i migliori.

6+a Benigno Zaccagnini - L'arciere stavolta la freccia l'aveva scagliata, ma, ma, ma l'anima delli.....

6+ al Ciro d'Italia - 300 partite con l'Aquila sul petto. E scusate se è poco.

6+ a Hysaj che i papaveri - Nè carne nè pesce. 'N supplì, ma de quelli al telefono.

6+ a Somarusic - Nè pesce nè carne. Na crocchetta scrocchiarella..

6 a Viale dei Romagnoli 13, Ostia e Casale degli  Ulivi Agriturismo - Siamo la coppia più bella del mondo, una volta, quando la coppia scoppia, Dio li fa e poi li accoppia. Da numeri uno della difesa a danno i numeri tout court. Tra un colpo di tacco assassino che devia in rete il tiro azzurro a l'affanno nel recupero da scapoli e ammogliati. Che succede ragazzi? Eravate i Greggio e Iacchetti delle retrovie mo sembrate Alvaro Vitali e Martufello. Forza siamo con voi fateje vede lì sorci verdi, perché quelli normali ce li fa vedè er sindaco romanista. Sipario.





Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...