lunedì 29 novembre 2021

Lazio, vedi Napoli e poi...Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 

5+ a Pedro Pedro Pedro Pè - Se dopo mezz'ora stai già sotto di tre gol vuol dire che la partita è quasi sicuramente andata. Per riprendere il risultato dovresti dimostrare di essere una squadra. Possiamo dirlo di questo gruppo che alla prima difficoltà si sfalda? Che entra in campo spesso e volentieri in nove e a volte anche in otto anzichè in undici? La risposta è davanti gli occhi di tutti dopo questa debacle in terra partenopea contro una formazione messa bene in campo e rapida nei movimenti e nelle esecuzioni degli insegnamenti del proprio mister. Nel quattro a zero in cui è affondata miseramente la Lazio non si salva nessuno. Qualcosa in più degli altri l'ha mostrata il meglio di Santa Fè, ma onestamente è stata poca roba.

5 ad Antonio Elio Acerbis - se deragli 4 volte e sei il capotreno, la colpa è anche tua a prescindere. Non serve a niente spizzare la traversa con un colpo di testa quando affondi con tutta la barca. Figurarsi se ora serviranno i tuoi selfie sui social.

5 al Ciro d'Italia - Tanto fumo e poco arrosto. Ma la palla non gli è mai arrivata per cuocerla.

5 a Benigno Zaccagnini, Lazzari alzati e cammina e Basic Instinct - In tre non ne hanno fatto uno bòno. Come Aldo, Giovanni e Giacomo che non a caso si sono sciolti.

5- al piccolo scrivano fiorentino Sarri - Scrive a ogni gol, scrive a ogni affondo avversario, scrive agli amici al bar quando sta fuori casa, scrive all'amministratore di condominio perchè je piove in cucina. Insomma scrive sempre, ma non sa leggere le partite.    

5- - a Massimo Di Cataldi - Sembrava diventato un fenomeno. Come Morgan a Ballando con le stelle. E' rientrato nei ranghi della mediocrità. Come Morgan appunto.

4 e mezzo a Lupo Alberto - Bibbidi bobbidi bu e il Mago non c'è più. Sparito. E Silvan tira il fiato.

4 e mezzo al Sergente - Se prima de sta partita er gestore voleva 100 cucuzze, dopo sta disfatta vale si e no 300 euri tutto compreso, alloggio in singola con bagno in comune col giardiniere di Formello. 

4- a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso in gita all'ombra del Vesuvio, potevamo andare lontano? Cartoline da Posilllipo, Margherita da Sorbillo, 4 babà allo stadio Maradona.

4- a Hysaj che i papaveri - dovrebbe essere il valore aggiunto in quanto esperto di Sarrismo. Il problema è che lui e il suo maestro sono in confusione e non parlano neanche la stessa lingua. 

4- - a Totò Riina - Non c'è da stupirsi se ne ha presi quattro. Lo abbiamo detto e ridetto, er Panza la differenza la fa solo a tavola. E' peggio de 'n cannibale perchè oltre alle pietanze che ordina se magna pure er cameriere che jele porta. Per il resto è in perfetta media Carrizo con tutta la gambeta, Garella prima versione e Valerio Fiori di sempre: ogni quattro gol una parata. 

4- -a Patric del Grande fratello e chiedimi se sono Felipe - Franco e Ciccio, Boldi e De Sica, Ficarra e Picone. Ric e Gian, Ale e Franz, Cochi e Renato, Gianni e Pinotto. Dio li fa e poi li accoppia, tonto più tonto, lui è peggio di me, mamma ho perso l'aereo. Oggi le comiche, ma questi fanno piagne. Hanno fatto più danni loro che tutti i sindaci di Roma dagli anni 60 a oggi. Ma per loro non c'è problema, un posto all'Ama lo troveranno sempre, so' già del mestiere. Non spazzano l'area manco loro. Buongiorno monnezza e buonanotte ar secchio. Sipario.



domenica 21 novembre 2021

Lazio, la sconfitta è di rigore. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6+ ad Antonio Elia Acerbis- La Lazio ha perso la sua imbattibilità casalinga contro una Juventus scarsa ma quadrata e soprattutto abile nello sfruttare ogni situazione favorevole, quello che non è riuscito agli uomini di Sarri. Priva del suo uomo migliore, Ciro Immobile, e priva di un sostituto all'altezza, la squadra biancoceleste è sembrata un bambino perso nel parco alla ricerca del genitore. Il tridente non ha sortito risultati, per vedere il primo tiro in porta si è dovuto aspettare il 35° del primo tempo. Altrettanti minuti nel secondo. Un vorrei ma non posso generale in cui sono emersi in pochi, al di là delle decisioni arbitrali pessime ed a senso unico, tra cui il difensore più social del Bel paese pallonaro. Un paradosso, la difesa che ha funzionato ma ha preso due gol grazie al fischietto.

6 a Lazzari alzati e cammina - Un treno. Su quella fascia è andato meglio di Willy il coyote. Ma è stata una spinta sterile, fine a se stessa, che non ha prodotto effetti di sorta. Come quella di Renzi a Berlusconi per il Quirinale.

6 a chiedimi se sono Felipe - Tu sicuramente, perchè ancora non ce credi di essere passsato dalla serie D brasiliana alla seria A del Bel paese, ma noi c'avemo certe paturnie che manco te lo imagini. Perdere così contro la Juve più debole degli ultimi venti anni non è possibile.

6- al Sergente - Doveva metterli tutti sull'attenti per poi suonare la carica, ma Allegri ha alzato il muro di Berlino ed è finito tutto in caciara. La prossima volta provasse con le cannonate, ma no a salve come al Gianicolo. Ce vonno quelle vere, come sa fare lui.

5 e mezzo a Hysay che i papaveri - La sua performance finirà sulla più famosa delle rubriche della Settimana Enigmistica, "Incredibile ma vero". Per la prima volta da quando Bella ciao è con noi, ha sbagliato quello che basta. Il brut de brut per antonomasia ha finalmente mostrato di saper giocare. E dopo tante figure meschine non è poco. Incredibile ma vero, appunto.

5 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Più che falso nueve è sembrato un falso in atto pubblico. La rivoluzione tattica l'ha snaturato, un po' quello che è successo a Morgan che da cantante maledetto è diventato giullare di corte a Ballando con le stelle.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così il Turista per caso è il testimonial della partita. L'emblema del "vorrei ma non posso" segnare, vincere e tornare a casa coi tre punti. Impossibile senza Ciro e senza fare un tiro in porta.  Lui ha corso alla ricerca del goleador perduto, ma nn l'ha trovato, come se stesso.

5 a Benigno Zaccagnini - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Ma poco, manco mezzo chilo de vitello, troppo poco per quello che è costato.

5 a Lupo Alberto - Salagadula megicabula bibbidi-bobbidi-bu, fa la magia tutto quel che vuoi tu, Bibbidi-bobbidi-bu. Ed è sparito. E Silvan ha tirato un sospiro di sollievo, il vero Mago è lui.

4 e mezzo a Aldo Moro - Non si sa se è più pupo lui che Pupo l'altro. Meglio comunque allo Zecchino d'oro che all'Olimpico. 44 gatti e via per adesso per antare "Granada" troppe pagnotelle deve magnà..

4 e mezzo a Massimo Di Cataldi - Tu quoque Bruto, pure tu te ce metti? Per penitenza vedrai tre volte di seguito "Uomini e donne" con quelle buzzicone di Tina Cipollari e Gemma Galgani, due "Grande Fratello Vip" con Giucas Casella e tutti gli altri morti de fama e Zelig con Teo Teocoli che ancora insiste con Felice Caccamo. Amen.

3- a Totò Riina - Il vero Immobile della squadra è lui. Quando infatti riuscirà a parare un rigore, sarà tre volte Natale e si farà festa tutto l'anno, come in tempi non sospetti cantava Lucio Dalla. Er Panza peraltro è così, la differenza la fa solo a tavola, perchè oltre alle pietanze se magna pure er cameriere che je le porta. Più che portiere vero è un portiere volante come quando si giocava per strada con i libri di scuola a far da pali, ed in più ha la delicatezza di un lottatore di Sumo quando piomba addosso agli attaccanti avversari. Se continua così finirà nel Guinness dei primati alla voce "non ne pija una che è una".

-2 a sono un signore non sono un pirata - Quando a metà della ripresa è entrato in campo, passo cadenzato alla Gamba di legno, volto stravolto da "La notte dei morti viventi" (Night of the Living Dead regia di George Romero) e occhioni roteanti nel vuoto come Gollum del fantasy di Tolkien, tutti i tifosi hanno avuto un momento di sconforto e il commento unanime è stato "è finita". Non ci voleva infatti Frate Indovino per capire che con lui in campo avremmo giocato con un uomo in meno e con tanta disperazione nel cuore. Che ti puoi aspettare infatti da un disertore della vanga del suo calibro? Il nulla assoluto,come fosse un Gigi Marzullo qualsiasi. Il momento più alto della sua farsa è stato quando da un cross pennellato al bacio di Milinkovic per la sua capocciona (non doveva far altro che elevarsi e colpirla per buttarla dentro) ha fatto un saltello all'Alberto Sordi e ha lisciato il pallone tra le risate generali alternate alle imprecazioni che solitamente lo accompagnano. Povera Lazio, poveri noi, povero calcio, come siamo finiti in basso. Nessuno sa perchè sia accreditato come calciatore, è il quarto mistero di Fatima e neanche Papa Francesco è riuscito a scoprirlo. Sipario.



mercoledì 17 novembre 2021

Sophie Marceau, 55 anni e non sentirli

 di FRANCESCO TRONCARELLI

La frangetta su quel viso sbarazzino, gli occhi sinceri e luminosi di chi si affaccia alla vita, la spensieratezza e i primi turbamenti di chi ha quattordici anni. Andiamo papà? Sì, proviamoci piccola. E quel provino affollato e snervante la vide alla fine prescelta tra quattromila candidate.

La faccia giusta e il tipo ideale per essere Vic la protagonista del film era lei, Sophie Marceau. Era il tempo delle mele, dei sogni in un cassetto ancora da aprire, di un “gioco” da adulti, il cinema, praticato da un gruppo di giovani con la speranza di arrivare in alto. 

E fu subito boom. Un successo planetario. Un qualcosa che andò al di là del racconto per immagini, per diventare la fotografia di una stagione della vita di una intera generazione, quella degli anni Ottanta.

E l’icona di quella gioventù era lei, Sophie Marceau, registrata all’anagrafe di Parigi dove viveva col padre camionista e la mamma commessa in un grande magazzino, come Sophie Maupu. Una ragazzina simpatica che ancora non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, ma che con quel film di Claude Pinoteau “La Boum” (La festa, in Italia “Il tempo delle mele”), divenne col suo fascino timidamente sensuale, il volto ideale per raccontare i tumulti dell’adolescenza, tra scuola, sesso e primi amori. 

 

Quella giovanissima di ieri, oggi compie 55 anni, ed è una delle attrici più amate e apprezzate di Francia e non solo. Un’artista che dopo quell’esordio folgorante che rischiava di soffocarla in un clichè ripetitivo, grazie ad un talento innato per la recitazione,  ha dimostrato di saper interpretare ruoli sempre più impegnativi e diversi a fianco dei nomi più importanti del cinema.

Premiata come miglior attrice emergente con il sequel de “Il Tempo delle mele” che le aprì le porte del cinema d’autore francese, la Marceau infatti ha avuto la possibilità di lavorare al fianco di mostri sacri come Gérard Depardieu, Catherine Deneuve, Philippe Noiret, Michel Serrault e Julie Christie, solo per citarne alcuni con i quali ha affinato le sue qualità interpretative.  

Poteva essere una meteora la ragazzina Sophie, si è rivelata invece un’attrice vera, applaudita dal pubblico e dalla critica capace di passare dai ruoli romantici a quelli drammatici senza difficoltà. Eccola così compagna di un gangster in “Police”,  prostituta in “Amore balordo” di Andrzej Zulawski (regista che divenne suo compagno e dal quale ha avuto, nel 1995, il figlio Vincent). 'Eloise" la figlia di D'Artagnan, Isabella di Francia in 'Braveheart' al fianco di Mel Gibson.

E ancora eccola in 'Sogno di una notte di mezza estate' con Rupert Everett, parricida in “Al di là delle nuvole” di Antonioni, credibile  protagonista del remake di “Anna Karenina” con Sean Bean  fino ad arrivare anche all'ambito ruolo di Bond Girl in 'Agente 007 - Il mondo non basta' a fianco di Pierce Brosnan.

In questo film della fortunata saga dedicata all’agente segreto di Sua Maestà, Sophie, allora 33enne, abbandono' definitivamente i panni di 'fidanzatina di Francia' per indossare quelli più sensuali di 'Elektra', malvagia orfana di un miliardario, che viene immancabilmente sedotta da 007 con cui dà vita ad un’appassionata scena d’amore.

Oggi come ieri, la Marceau piace non solo come attrice ma anche come donna, perché ha sempre vissuto la vita a modo suo. Senza farsi condizionare e fuori dalle convenzioni. Sia quando si è allontanata dal glamour e dal gossip dello star system per rintanarsi in Polonia, sia quando ha lasciato i suoi compagni. Come ha fatto con il produttore Jim Lemley, da cui ha avuto la figlia Juliette, e con il divo Christopher Lambert, un amore vissuto a mille per due anni e terminato con il divorzio.

55 anni da donna del suo tempo che si piace così come è non cedendo alla moda dei ritocchi e che s’impegna per i problemi dei bambini in difficoltà tramite la fondazione “Arc en ciel” e che non ha problemi a rifiutare la Legion d’onore, massima onorificenza della Repubblica francese, perché consegnata nella stessa cerimonia al principe ereditario saudita di Riad accusato dalla comunità internazionale della violazione dei diritti umani nel suo paese.

Testimonial della casa cosmetica Guérlain, modella per la realizzazione del busto di Marianna, il simbolo di Francia (tra le altre negli anni, Brigitte Bardot, Catherine Deneuve, Laetitia Casta), è stata scelta come Ambasciatrice del fascino francese in Estremo Oriente, dove è tuttora famosissima.

Sì perché anche oggi che compie 55 anni, con quello sguardo e quel sorriso per tutti e ovunque è sempre Vic, la studentessa che si isolava nel bel mezzo di un ballo scatenato della festa grazie alle cuffiette del walkam per ballare abbracciata al suo Mathieu sulle note di “Reality” di Richard Sanderson “Dream are my reality…” I sogni sono la mia realtà. Auguri Sophie!

 


sabato 13 novembre 2021

Peppino di Capri, 60 anni di Twist

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Un artista tutti i giorni in copertina e che qualsiasi cosa cantasse la tramutava in oro, leggi milioni di dischi, un ballo venuto d'oltreoceano che faceva alzare dalla poltrona anche i più pigri per la sua semplicità d'esecuzione, una canzone ritmatissima che trascinava letteralmente in pista.

60 anni fa esplodeva in Italia il twist con Peppino di Capri e fu subito mania collettiva. Un boom senza precedenti per un ballo che ha superato mode e modi di divertirsi, mantenendo nel tempo la sua carica di gioia e spensieratezza e ribadendo con forza in tempi di distanziamento la sua validità di essere in pista senza problemi. 

Peppino di Capri lo lanciò per primo nel 1961 col disco "Let's Twist Again" scatenando un vero e proprio fenomeno di costume che impazzò in lungo e in largo per il Bel paese. Twist, in inglese torcersi, era un genere musicale originato dal rock and roll che divenne molto popolare grazie all'invenzione del ballo omonimo.

Prende il nome dalla canzone del 1958 "The Twist" di Hank, lato B della brano "Teardrops on Your Letter" del 1959, incisa in cover nel 1960 da Chubby Checker che viene considerato l'inventore del genere, dopo aver pubblicato l'anno successivo il seguito ideale "Let's Twist Again", che ebbe una risonanza internazionale.

Peppino di Capri e i Rockers

Da noi invece è stato l'artista napoletano a lanciarlo per primo, anticipando tutti. Esploso con la sua voce inconfondibile e il look alla Buddy Holly, Peppino di Capri in quegli anni è un beniamino del pubblico.

Dall'esordio del 58 con "Let my cry", ha già piazzato una serie di hit come "Nun è peccato", "Nessuno al mondo" e "Luna caprese" che diventeranno dei cassici della nostra musica leggera. Brani lenti, che invitano a ballare sulla mattonella stretti stretti.

L'anima di Peppino e dei suoi Rockers, gli ottimi musicisti che l'accompagnano ovvero il chitarrista Mario Cenci autore di tanti suoi successi, Bebè Falconieri, Gabriele Varano e Pino Amenta, però è rock e guarda oltreoceano. 

A fornirgli su un piatto d'argento il pezzo della svolta della sua carriera, sarà un amico che gira il mondo e sa di spettacolo, Gerry Bruno.

La dritta arriva dalla Francia, da Parigi, dove si trovava col gruppo dei mitici Brutos per una tournée all’Olympia, è lui che gli segnala quella musica che impazzava in America e che stava prendendo piede oltralpe grazie a Johnny Hallyday. 

Gerry Bruno dei Brutos e Peppino, amici da una vita

È lui a convincerlo che quel ritmo sarebbe stato un grande successo anche da noi, consigliandogli di anticipare tutti, tanto da inviargli lo spartito del brano di Checher.

L'artista napoletano studiando la musica, capì immediatamente che quel nuovo ballo avrebbe rivoluzionato la scena e si sarebbe imposto proprio per il suo ritmo e per i suoi passi che imparò guardando ripetutamente i servizi della “Settimana Incom”, il cinegiornale che veniva proiettato nelle sale cinematografiche prima delle proiezioni dei film. 

Il 13 novembre del 1961, esattamente 60 anni fa, Peppino e i suoi fantastici Rockers, entrarono nello studio di registrazione della Carish e incisero la canzone. La suonarono come se fosse loro e magicamente fu subito "buona la prima". 

Poi di Capri ebbe l'idea di inserire nel brano applausi dal vivo (una novità per quei tempi) che dette al disco quel tocco di entusiasmo tipico di un locale da ballo.

“Let’s Twist Again” esplose al primo ascolto ed iniziò letteralemnte a furoreggiare su e giù per l'Italia, vendendo nel giro di qualche mese la bella cifra di un milione e duecentomila copie, quando il mercato di allora si saturava a seicentomila e raggiungendo ovviamente la prima posizione nella classifica di vendite. 

Un successo enorme insomma, al pari di quello del Twist che divenne il ballo di tutti, mandando in soffitta i suoi predecessori e concorrenti.

Peppino balla il twist

Segnò infatti una vera e propria rivoluzione nel panorama dei balli dei teen agers nonostante fosse guardato con diffidenza non solo dai genitori ma anche dai fratelli maggiori dei giovanissimi, che amavano il più rassicurante liscio e l'esotico cha cha cha. 

Riuscì ad imporsi immediatamente in tutti i night club, gli antenati delle attuali discoteche, dove con l'orchestrine e i complessi in pedana, si poteva ascoltare musica dal vivo e ballare in pista.

L'apice del successo che dette una spinta enorme alla diffusione del ballo e del brano, si ebbe quando arrivò anche in televisione, quella in bianco e nero di Mamma Rai, a «Studio Uno», la trasmissione firmata dal grande Antonello Falqui per il sabato sera.

Un momento di grande spettacolo con ventiquattro coppie elegantissime che ballavano mentre Peppino di Capri e i Rockers cantavano il pezzo, decretando così l’entrata a pieno merito del twist nell’elenco dei balli più alla moda.

"Come on let's twist again like we did last summer, Yeah, let's twist again like we did last year..." cantava Peppino coi suoi occhialoni neri, il ciuffo riccio e la mitica giacca di lamè mentre il magico sax di Gabriele Varano sottolineava l'inciso e il pubblico applaudiva entusiasta con gli stessi gridolini euforici che erano stati inseriti nel disco.

Amadeus e Peppino all'Arena di Verona

Il 45, che uscì nelle varie ristampe addirittura con quattro copertine diverse, impazzava nei juke box e nelle gambe della gente che idolatrava Peppino come re indiscusso del twist.

Una incoronazione popolare che l'artista accettò ben volentieri tanto che a seguire e sulla scia di questo boom, incise successivamente pezzi come "Saint Tropez twist", "The jet" e "Speedy Gonzales" che incrementarono la diffusione del ballo.  

Da allora nulla è cambiato, Peppino ha vinto il Cantagiro, ha vinto a Sanremo, ha inciso 550 brani, ha girato decine di film, ha cantato per lo Scià e tutti i potenti del mondo, ha portato "Champagne" al successo internazionale, ma è rimasto sempre e comunque "il re del twist".

Così come ha ribadito recentemente Amadeus nell'annunciarlo al pubblico dell'Arena di Verona in occasione del fortunato show "60, 70, 80" scatenando il meritato applauso della platea. E allora let's twist again oggi come ieri, tutti in pista.

lunedì 8 novembre 2021

Lazio, tris d'assi. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 al Ciro d'Italia - La Lazio ha steso con merito una Salernitana arrembante e rognosa nella domenica rivelatasi perfetta per chi tifa la Prima squadra della Capitale. La batosta che "In quelli" hanno rimediato a Venezia ha favorito infatti il sorpasso in classifica, piccola cosa certo, ma comunque importante per far capire chi comanda calcisticamente a Roma. La vittoria dei biancocelesti è stata vittoria di squadra, perchè tutti questa volta hanno girato come dovevano con punte di eccellenza per quelli che sono ritenuti a ragione i migliori. Come il bomber de noantri che con l'ennesimo sigillo (che colpo di testa per la rete numero 161) ha superato il suo record. E sarà un continuo superarsi sino alla fine del campionato che lo porterà sempre più in alto. Come dire il vero "Ciro l'immortale" è lui, altro che Gomorra!

8+ a Pedro Pedro Pedro Pè - Immobile chiama il meglio di Santa Fè risponde. Un altro gol, il terzo consecutivo per lo scarto dei riommers. Grazie Mourinho sei stato un fenomeno nella tua decisione. Lungimirante nè più nè meno di Pippo Franco con il Green pass farlocco.

8 a Lupo Alberto - Salagadula mencica bula bibbidi bobbidi bu, et voilà il Mago è tornato, con tutti i suoi numeri di prestigio. Il gol che ha segnato è stata una giocata di biliardo uscita dal suo cilindro. Da applausi a scena aperta. E Silvan dopo sta botta medita la pensione.

7 e mezzo a Pasquale  Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che a un certo punto cominciano a correre senza fermarsi più e snoccialono un assist al bacio per la realizzazione del terzo gol degli assi biancocelesti. Bravo Filippetto, ce fai arrabbià ma te volemo bene. Obrigadi.

7 a chiedimi se sono Felipe - ma non c'è bisogno di chiedertelo, quando giochi un'altra partita ad alti livelli, c'è poco da chiedere, la tua felcità è la nostra, sì è stata una felipissima giornata.

7 a Massimo Di Cataldi - e pensare che all'inizio del torneo nessuno avrebbe scommesso un euro su di lui. Un po' come su Memo Remigi a Ballando con le stelle. E invece l'ex ragazzino di bottega è uscito fuori alla grande, come il Memo nazionale. C'ha visto giusto il Comandante. Come Milly Carlucci.

6 e mezzo a Maru (sic!) - Ha dimostrato di potersi giostrare bene sia a destra che a sinistra. Avete presente Calenda?

6 e mezzo al Sergente - Negli ultimi tempi la sta buttando sul fisico più che sulla tecnica. Un po' come Sabrina Salerno che a cantare e ballare è poca roba ma per il resto che je voi dì?

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Un gol sul groppone con l'Atalana, due col Marsiglia, zero carbonella coi campani. E scusate se è poco. Dai Ace, er selfie pe' Instagram te lo sei meritato.

6+ a Totò Riina - Che magna pe' quattro se sapeva, ora dopo i due legni presi dagli avversari sappiamo che il suo numero è il 23. Evviva.

6 a Hysaj che i papaveri - Dal nulla al qualcosa. E questo è un bel passo avanti. Uomo in meno da sempre della squadra è diventato a sorpresa, uno degli undici. Senza barba per cercare di confondere gli avversari e sopattutto se stesso, il brut de brut difronte all'ultimo dei Brutos Ribery, è riuscito a emanciparsi dal suo stato di disertore della vanga come un Martufello qualsiasi, per mettere in mostra due-passaggi-di-seguito-due senza perdersi sul campo, qualche allungo palla al piede come un ergastolano di Sing Sing e numerosi anticipi sul mostro del calcio. Non è tanto ma se si pensa che uno come Biagio Izzo dopo tredici puntate di Tale e quale è uscito di scena fra gli applausi c'è da sperare anche per lui. Sipario.



mercoledì 3 novembre 2021

Monica Vitti, 90 anni di una stella

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Quando una festa di compleanno è una faccenda privata, personale, intima. Anche se si è un personaggio pubblico, o meglio, una delle attrici più amate di sempre. Quando un velo di malinconia avvolge una ricorrenza che per altri invece è un esplosione di auguri. 

Quando un'assenza crea un dispiacere enorme a chi vorrebbe partecipare idealmente a una gioia, come si fa quando si tratta di un'artista che ha lasciato il segno. E' il caso di Monica Vitti che oggi compie 90 anni e per la quale non ci sarà nessun festeggiamento particolare. 

La popolare attrice romana infatti vivrà questa giornata come una delle tante che ha trascorso negli ultimi tempi, ovvero lontano da interviste, celebrazioni ufficiali e soprattutto dal circo mediatico. 

A farle compagnia ci sarà solo Roberto Russo, il fotografo che l'ha sposata e che da anni vive al suo fianco, intercettandone desideri e captandone sentimenti, riuscendo così a soddisfare le sue necessità. 

col compagno Roberto Russo, la sua ombra
La sua ultima apparizione pubblica risale a ben 19 anni fa (alla prima di Notre Dame de Paris) e già negli anni precedenti le sue partecipazioni ad eventi ufficiali si erano rarefatte dopo un ritiro dalle scene che data ormai dal 2001, quando fu ricevuta al Quirinale per i David di Donatello. 

Eppure è come se non si fosse mai staccata dallo spettacolo perchè è uno di quei nomi che anche i più giovani riconoscono. I cinefili per il suo memorabile sodalizio con Michelangelo Antonioni negli anni '60, gli spettatori per la spettacolare intesa con Alberto Sordi nel cuore della migliore stagione della commedia italiana.  

Monica Vitti nella sua lunga carriera iniziata più di 60 anni fa, con "Ridere! Ridere! Ridere!" diretto da Edoardo Anton e sceneggiato da Ettore Scola, ha interpretato svariati personaggi, drammatici e comici, dando sempre il meglio di sé nella recitazione come solo un'attrice di razza sa fare.

Registrata all'anagrafe di Roma come Maria Luisa Ceciarelli, sarà Monica Vitti dopo l'Accademia, quando entrò nella compagnia di Sergio Tofano, il gran signore del Teatro italiano, padre del "Signor Bonaventura", che le consigliò di scegliersi un nome d'arte. 

E lei così film dopo film, premio dopo premio (cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista, tre Nastri d'argento, dodici Globi d'oro e il Leone d'oro alla carriera), divenne "la Vitti", ovvero la risposta femminile ai cosidetti Quattro moschettieri della risata: Sordi, Manfredi, Gassman e Tognazzi. 

col Leone d'oro alla carriera

Mai ferma nella sua sete di vita e di sfida conquista anche le platee televisive insieme a Mina (Milleluci nel '74 e Domenica in vent'anni dopo), scrive due libri autobiografici, firma la sua unica regia (Scandalo segreto) nel 1990, porta in teatro la grande commedia americana da La strana coppia a Prima pagina.

Donna solare e affascinante, timida e travolgente al tempo stesso, la dolce Vitti attuale è tornata paradossalmente proprio ai tempi della "incomunicabilità" di Antonioni, agli esordi cinematografici esistenziali che la fecero conoscere, interpretando suo malgrado nella vita e non sul set, il ruolo dell'amica scomparsa nella finzione scenica, nel film cult "L'avventura" (Lea Massari). 

Come l'eroina di quella pellicola che scompare nel nulla durante una gita in barca, Monica si è assentata dal mondo, mettendo la realtà a distanza, in modo da proteggersi dall'angosciante fragilità dei sentimenti umani.

sul set de L'avventura con Gabriele Ferzetti

Assente giustificata dalla quotidianità, immersa in un realtà purtroppo drammatica, resta però per tutti, anche con 90 primavere sulle sue spalle, come è nell'immaginario collettivo. L'antidiva per eccellenza, pur avendo tutte le caratteristiche per esserlo.  

Un'attrice bella e brava che non si è mai risparmiata e che ha regalato emozioni a non finire al pubblico, icona della femminilità degli anni d'oro del Cinema, voce e volto della commedia all'italiana. Una stella dello Spettacolo che brilla nonostante tutto.

Dolcissimamente bionda e con quella voce roca che ti entrava dentro, dolcissimamente affascinante e con quello sguardo da gatta che ti conquistava. Dolcissimamente Vitti. Buon compleanno Monica.

martedì 2 novembre 2021

Gigi Proietti, l'ultimo regalo

 di FRANCESCO TRONCARELLI


La barba bianca, la giubba rossa e una cantina piena zeppa di giocattoli. L'ultima apparizione di Gigi Proietti sul grande schermo ha le sembianze di Santa Klaus. Il film è "Io sono Babbo Natale" ed è diretto da Edoardo Falcone e sarà nei cinema da domani.

Arriverà nelle sale con un mese di anticipo rispetto alle vacanze natalizie, una sorta di regalo anticipato per il pubblico, nella ricorrenza della sua scomparsa avvenuta un anno fa nel giorno del suo ottantesimo compleanno.

Una perdita enorme per lo Spettacolo italiano che colpì profondamente tutti, perchè tutti amavano Proietti, tutti apprezzavano la sua bravura, tutti applaudivano l'artista che con le sue interpretazioni memorabili e i suoi spettacoli mitici, aveva dato tutto se stesso sino alla fine, senza risparmiarsi.

Questo film ne è la conferma. Il volto infatti appare scavato più del solito, gli occhi e il naso ancora più grandi. Quel fisico aitante che lo contraddistingueva, lascia la scena a un signore smilzo e leggermente incurvato.

La voce, quella voce al tempo stesso roboante, come nel doppiaggio di Stallone in "Rocky" ("Adrianaaaa...") e suadente, come nella riproposizione del Gastone petroliniano, sembra improvvisamente da anziano.

Gigi era malato, ma nessuno al di là dei familiari e dei compagni di set, lo sapeva, e continuava a lavorare con la passione di sempre e l'umiltà che solo i grandi conoscono e applicano concretamente. 

Era stanco e diradava le sortite mondane e apparizioni televisive, lo si capiva dai suoi interventi registrati per "Ulisse, il piacere della scoperta" di Alberto Angela.

Lo vedevi ma non capivi, pensavi all'età, ma invece era quel cuore che non funzionava più come prima che lo stava tradendo.

con Marco Giallini sul set dell'ultimo film

Era affaticato ma era sempre lui. Bastava che iniziasse la ripresa e si trasformava, tornava il mattatore dello spettacolo, il romano che raccontava Roma come un Trilussa del 2000, il parente che riempiva la casa con la sua presenza, l'amico sincero che tutti avrebbero voluto.

Gigi era uno di noi, un mostro di cultura che non lo dava a vedere, un genio dell'affabulazione che non se la tirava, un antidivo del palcoscenico che non voleva primeggiare. 

Gli bastava l'applauso, il "bella zì" dei suoi fan, l'abbraccio di una città che riconosceva in lui le stimmate del più grande e dell'ultimo dei moicani di una comicità perduta.

Pietro Ammicca, Cavarodossi, Maresciallo Rocca, Mandrake, Nun je da retta Roma, King Soldatino e D'Artagnan, Pupo Biondo, Ma che ne sai se non hai fatto il piano bar, te saluta-...coso, uno nessuno centomila Proietti, Gigi nostro gajardo e tosto.

Ora Babbo Natale per l'ultimo ciak della carriera. Una commedia leggera e divertente in cui interpreta Nicola, un signore che custodisce gelosamente la sua vera identità, ossia quella del Babbo portadoni che ogni 25 dicembre fa la felicità di milioni di bambini.

Al suo fianco Marco Giallini, Ettore, un ex galeotto dalla vita turbolenta e sgangherata che non ha grandi prospettive se non quella di continuare la sua carriera da rapinatore. 

Almeno fino a quando non si imbatterà in Nicola e deciderà di rivoluzionare la sua vita cercando di carpire i segreti più succulenti sull'essere un Babbo Natale in incognito. 

Che poi per certi versi lo è stato veramente Babbo Natale, ma speciale, perchè i regali non si limitava a farli una volta l'anno sotto l'albero, ma ogni volta che entrava in scena per recitare, raccontare storie, vivere l'arte. Per essere Gigi Proietti.

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...