martedì 28 dicembre 2021

Con Peppino di Capri e Rosa Chiodo "Nun è peccato" mai

 di FRANCESCO TRONCARELLI

    Si mme suonne 'int"e suonne che faje,
    Nun è peccato!...
    E si, 'nzuonno, nu vaso mme daje...
    Nun è peccato!...
    Tu mme guarde cu ll'uocchie 'e passione,
    Io te parlo e mme tremmano 'e mmane...
    E si chesto pe' te nun è bene,
    Mme saje dicere 'o bbene ched è?

Ci sono delle canzoni che sono senza tempo, anche a distanza di anni conservano la freschezza del primo ascolto, mantenendo quell'atmosfera che ti avvolge e quella melodia che ti coinvolge. 

Sono capolavori della musica leggera che hanno superato la generazione di riferimento arrivando ai giorni nostri, portandosi appresso il fascino che li ha resi subito intriganti e dei testi che si sposano perfettamente con la musica, tanto da restare impressi per sempre nella memoria. Anche se scritti in napoletano.

"Nun è peccato" è sicuramante uno di questi. Un capolavoro appunto, reso popolarissimo da Peppino di Capri che lo lanciò nel 1959 facendolo diventare nel tempo un suo classico al pari di pezzi come "Let's Twist Again", Roberta" e "Champagne".

Ma questo brano ha anche un'altra particolarità, è stato scritto da Ugo Calise insieme a Carlo Alberto Rossi, che era il proprietario del "Rangio Fellone" il locale di Ischia dove Peppino iniziò la sua lunga e fortunata carriera insieme ai Rockers.

E dove fu scoperto dai discografici milanesi della Carish in vacanza nell'isola, che lo misero sotto contratto col suo gruppo, facendolo diventare così un numero uno coi suoi 45 giri.

il 45 giri di Peppino

"Nun è peccato" adesso è tornato in una nuova versione di Rosa Chiodo in duetto con Peppino di Capri, confermadosi un brano veramente ammaliante, che le voci e le interpretazioni dei due artisti in un felice connubio fra sensualità e intensità, esaltano elegantemente.

La canzone è stata incisa dalla giovane artista napoletana, una tra le più interessanti realtà della nuova scena musicale partenopea ed è contenuta nel suo album 'Cenerentola è nata a Napule' che contiene altre 9 tracce inedite.

''Quando Rosa mi chiamò per farmi ascoltare questo arrangiamento - racconta Peppino di Capri - esclamai che bello, avrei voluto parteciparvi volentieri anch'io!''. 

E così è accaduto. ''Duettare con il Maestro - ha spiegato la Chiodo - è stato per me motivo di orgoglio. Collaborare con uno dei più importanti esponenti della musica italiana ha apportato un prezioso contributo alla mia crescita artistica''.

L'album di Rosa Chiodo

A questa rilettura di "Nun è peccato", hanno partecipato musicisti del calibro di David Frezza alla batteria, Roberto D'Aquino al basso, Pippo Seno alla chitarra, Emidio Ausiello alle percussioni e Gianni Cuciniello che ha curato gli arrangiamenti, alle tastiere.

A Rocco Maiolo si deve in particolare l'assolo di sax che fa da contrappunto alle voci di Rosa Chiodo e Di Capri e conferisce al tutto quell'atmosfera da night e "ritmo lento" (come precisava il disco dell'epoca) che ha fatto le fortune del pezzo rendendolo intramontabile. 

Il brano, prodotto da Zeus e disponibile su tutte le piattaforme digitali, ha fatto subito centro raccogliendo i consensi del pubblico e della critica ed è andato in rotazione sulle emittenti radiofoniche nazionali. 

Recentemente è stato utilizzato come colonna sonora a "Uomini e donne" di Maria De Filippi a Canale 5 per sottolineare alcuni momenti del programma. E non poteva essere diversamente perchè questo inno all'amore regala emozioni forti ancora oggi come faceva ieri. E con Peppino e Rosa Chiodo "Nun è peccato" mai...


mercoledì 22 dicembre 2021

Lazio, il Natale è biancoceleste. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 8+ a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - Una Lazio corsara ha steso il Venezia chiudendo in bellezza il 2021. Due gol per frazione di gioco nei primi minuti, uno nel finale, la ricetta per portare a casa i tre punti e fare passare un Natale tranquillo alla gente laziale e far gioire meritatamente i tremila fedelissimi al seguito. E la partita? Mah, conta la vittoria perché se si pensa che ancora una volta la difesa ha spesso ballato e il centrocampo ha spesso toppato non si scopre niente di nuovo. Come non si scopre quando sia importante un giocatore come il meglio di Santa Fè e Trigoria che ha colpito ancora come Zorro dimostrando tutta la sua classe. Bravo!

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Dice che ha segnato sfiorando la palla di spalla. Forse, possibile, chissà, l'essenziale che è entrata dentro e che lui non abbia fatto gesti scomposti se no mostrare a lungo la spalla come fanno i bambini per mettersi in evidenza quando credono di aver fatto qualcosa di buono. Sta spallata comunque ci costerà na decina de foto sue sui social. Scommettiamo? 

6 e mezzo a Lupo Alberto - Un gol da Mago vero. L'ha tirato fuori dal cilindro nel finale. E Silvan passerà delle brutte feste. Sim Salabim e via.

6+ a Massimo Di Cataldi - Un corner da incorniciare, alla Sinisa. E questo basta.

6+ a Innamoradu- 341 con l'Aquila sul petto. Battiamo le mani.

6 a Maru (sic) - Tanto fumo e un po' d'arrosto, come Francesco Paolantoni.

6 a Basic Instinct - Je manca sempre un centesimo pe fa un euro. Nè più nè meno di Panariello.

6 a Sylva Strakoshina - Il citofono è un ricordo, ora in guardiola c'è un portiere che blocca tutto  Testimoni de Genova e venditori di Tecnocasa compresi. E scusate se è poco.

6 al Sergente - Una volta valeva 140 cucuzze, mo manco er cucuzzaro. Se lo piazzano a vitto e alloggio a gratis e ricarica telefonino compresa è grasso che cola. Non è più il militare di una volta. Prima la sua era una marcia trionfale ora come si è visto al Penzo, 'na passeggiata come a Villa Borghese.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - Nè carne nè pesce. Nè come Alba Parietti.

5 e mezzo a Benigno Zaccagnini - All'inizio si è involato, poi si è involuto, è finito involtino.

5 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - Ha giocato col freno a mano tirato. Come Martufello ai Soliti ignoti che ha gelato lo studio  con le sue freddure.

5 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti I Turisti per caso come lui che sono andati in laguna per fare il giro in gondola, che potevamo aspettarci? La domanda è puramente retorica perché la risposta è scontata: nada de nada. Sipario. Anzi auguri a tutti, pure a lui.


venerdì 17 dicembre 2021

La Lazio torna a vincere. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


8 a Pedro Pedro Pedro Pè - Smentendo i menagrano che annunciavano sfiga cosmica per la Prima squadra della Capitale impegnata all'Olimpico di venerdì 17, la Lazio ha steso un Genoa arrembante ma con le polveri bagnate e vinto la partita. Detto ciò si deve sottolineare che per buttarla dentro ci sono però voluti 37 minuti, un po' troppi. Matador, apripista della vittoria e protagonista del match, il meglio di Santa Fè e Trigoria che è una spanna sopra gli altri per classe e tecnica. Meno male che Pedrito El drito c'è perché altrimenti...

7 a Pasquale Ametrano Anderson - S'è svejato! Come er Marchese del Grillo. Eppure pareva che con quella faccia un po' così e quell'espressione un po' così con cui era entrato, fosse con la testa da un'altra parte. E invece l'incompiuto per antonomasia si è improvvisamente emancipato dal suo status di assente ingiustificato e la partita ha preso un'altra piega. Obrigado Pasquale.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - In castigo sui social dopo le ultime cappellate, stavolta avendo mostrato più concentrazione e segnato il gol del raddoppio potrà scatenarsi con selfie a raffica. Scommettiamo? PS quel dito spavaldo però doveva metterlo in un altro posto.

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Ne ha sbagliati due ma al terzo tentativo ce l'ha fatta. E andiamo!

6 e mezzo a Lupo Alberto - Tutta un'altra camminata rispetto all'algido Basic (vedi sotto). Come Fiorello rispetto a Biagio Izzo. 

6+ a Sylva Strakoshina - L'assemblea di Condominio respinge all'unanimità la proposta della signora del quarto piano per l'installazione di un citofono e conferma l'attuale portiere che è riuscito a fermare anche i Testimoni di Genoa Pandev e Destro.

6+ al Sergente - È tornato il militare che detta legge e li mette tutti sull'attenti. Il generale Figliolo je spiccia casa.

6 a Hysay che i papaveri - Di tutta la ciurma è l'unico che applica il Sarrismo militante, l'Araba fenice di questa squadra il cui gioco è indecifrabile. Corre, pressa, sgominata, almeno insomma se da da fa. Come Martufello quando racconta le barzellette che non fanno ride nessuno.

6 a Innamoradu - Nei secoli fedele. Come Pippo Baudo.

6 a Massimo Di Cataldi - La licenza elementare non gliela leva nessuno, come fa lui il compitino nessuno, ma se vuoi fare carriera ce vo' la laurea e qui ancora deve fa le medie.

6 a chiedimi se sono felipe - Senza infamia e senza lode. Come Alberto Matano.

5 a Basic Instinct - La sua prestazione è stata come il programma di Gigi Marzullo, inguardabile.

5 a Maru (sic) - E' partito in quarta è arrivato in folle. E pure col freno a mano tirato.

4 a sono un pirata non sono un signore - Povera Lazio nostra, come sei caduta in basso tesserando questa sega internazionale acquistata peraltro a peso d'oro. In confronto Berardino Capocchiano, che pure era un noto pippone, era Pelè, e poi aveva pagato lui pe' venì alla Lazio. Nina Murici invece oltre a ricevere 6mila euri sul comodino ogni mattina che si alza dal letto per pascere, è veramente nullo. Non sa stoppare, non sa dribblare, non sa tirare ma tira a campare. Eppure sta lì, pachidermico come un elefante del circo Orfei, finto come una stauta di cera del museo di Madame Tussausds, immobile come un moai dell'Isola di Pasqua. Non ha partecipato alla cena di Natale ma non fa nulla, un posto come statuina del presepe di Formello lo trova sicuro: Zampognaro, pastore, bue, asinello, decidete voi. Sipario.



domenica 12 dicembre 2021

Lazio, kappao col Sassuolo. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

7 a Benigno Zaccagnini - La Lazio ha perso una partita che stava vincendo. Contro il Sassuolo era partita in quarta è finita in folle. Priva in mezzo il campo dei suoi uomini tecnicamente migliori è via via calata senza soluzione di continuità. Ancora una volta insomma dopo le Coppe è arrivata la sveglia, ulteriore conferma che questa squadra non ha sostituti all'altezza di un campionato dignitoso seppur da lavori in corso per Sarrismo. Copertina all'atraccante che aveva illuso tutti col suo gol. Ma è poca cosa.

7 a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - Quest'anno il regalo di Natale è arrivato d'estate: è il meglio di Santa Fè. E de Trigoria.

6+ a Hysaj che i papaveri - Smentendo se stesso e le figure meschine precedenti, ha giocato. E questo è già qualcosa. Come la figlia di Gascoigne in finale dalla Carlucci.

6+ a Basic Instinct - Galeotta quella traversa nell'assalto finale. Mannaggia la miseria.

6 a Sylva Strakoshina - Anche la signora del terzo piano che aveva chiesto all'ultima assemblea condominiale il citofono ha capito che è sicuramente meglio un portiere. Chiedere a Scamacca. Certo se poi non gli dai i giardinieri a pulire fuori la guardiola capace che qualcuno entra senza averne diritto. 

6- a Massimo Di Cataldi - Due più due quattro, tre per tre nove, sei diviso due tre. Ha svolto il compitino, come al solito. Ma se gli chiedete il Teorema di Pitagora sviene in diretta come Mara Venier. Dovrebbe provare con le scuole serali per gli studenti lavoratori, hai visto mai prende sta benedetta Maturità?

6- al Ciro d'Italia - Tanto rumore per nulla.  

6- a Maru (sic) - All'inizio si è involato col passare del tempo si è involuto. È finito involtino.

6- - a chiedimi se sono Felipe - Nè carne nè pesce. Nè, come Alba Parietti.

5 ad Antonio Elia Acerbis - Se tenesse il reparto come tiene i suoi social sarebbe il più forte difensore del mondo. Il loro pareggio ce l'ha sul groppone, nel vero senso della parola, perché invece fi contrastare Berardi si è girato e gli ha porto le spalle.

5- a Lazzari alzati e cammina - T'ho detto arzate a cornuto! Cit. Mario Brega. 

5- a A ke prò e a le favole di Andersen - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Pio e Amedeo.

4 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'esptessione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza a Sassuolo. Che poi che ce vai a fa a Reggio Emilia dove dopo che hai visto la piazza coi portici e hai fatto un po' de struscio te sembra de sta a Roma Sud. E infatti lui, bandolero stanco laziale si è intristito pure qui, figurate se giocava. Tristezza per favore vai via come cantava in tempi non sospetti Ornella Vanoni e fallo tornà calciatore vero.

3 a sono un pirata non sono un signore - Ormai è come sparare sulla Croce Rossa, troppo facile e ingeneroso. Il problema è che almeno la CRI fa qualcosa di veramente utile, mentre lui non fa niente a prescindere. Non serva a nulla, neanche a spaventare i bambini  come Uomo nero, perchè gli ridono in faccia come lo vedono. La sua presenza come calciatore nella più antica e gloriosa squadra della Capitale è un enigma che nessuno è stato capace di risolvere, Nina Murici infatti è il Quarto mistero di Fatima, e persino Papa Francesco che di cose soprannaturali sa qualcosa si è dovuto arrendere. La speranza è che per Natale lo regalino a qualche Robivecchi o a un Mercatino dell'usato: un posto sicuro nelle statuine del Presepe lo troverà sicuro tra i pastori in cammino verso la Grotta. E cosi sia. Sipario.

venerdì 10 dicembre 2021

Le canzoni di Lina Wertmuller

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Lina Wertmuller è stata un'artista poliedrica, che ha coltivato per tutta la vita interessi diversi seppur affini alla sua geniale ed inesauribile creatività. E la musica, le canzoni, sono sempre state per lei una passione. 

E non solo come semplice ascoltarice, come ciascuno di noi, ma anche come parte attiva, come protagonista. La Wertmuller infatti, nota al grande pubblico come regista, è stata anche autrice di numerosi brani.

Non tutti sanno che ha scritto decine e decine di canzoni, molte delle quali hanno raggiunto la vetta delle classifiche di vendita. brani che hanno ottenuto il Disco d'oro (un milione di copie) e che sono entrati nella storia del nostro pop e del costume.

Pezzi ritmati e ballabili e anche di grande e coinvolgente atmosfera, da "matttonella", che hanno fatto parte di colonne sonore dei suoi fim e di programmi televisivi, gli uni e gli altri, non c'è bisogno di dirlo, di grande successo.

Per esempio uno dei più belli in assoluto, è quello firmato per Mina, la numero uno della canzone italiana intitolato "Mi sei scoppiato dentro il cuore". Pezzo pubblicato nel dicembre del 1966 e presentato a "Studio Uno" che aveva la musica di Bruna Canfora, uno dei compositori con cui la regista ha formato un fortunato sodalizio.

"Era, solamente ieri sera, io parlavo con gli amici , scherzavamo fra di noi e tu e tu e tu tu sei arrivato, mi hai guardato e allora tutto è cambiato per me. Mi sei scoppiato dentro il cuore all'improvviso all'improvviso non so perchè non lo so perchè all'improvviso, all'improvviso sarà perchè mi hai guardato come nessuno mi ha guardato mai, mi sento viva all'improvviso per te. Ora, io non ho capito ancora, non so come può finire quello che succederà, ma tu ma tu ma tu, tu l'hai capito, l'hai capito, visto che eri cambiato anche tu. Mi sei scoppiato dentro il cuore all'improvviso , all'improvviso, non so perchè non lo so perchè , all'improvviso all'improvviso, sarà perchè mi hai guardato, come nessuno mi ha guardato mai , mi sento viva all'improvviso per te". 

   

Poi ci sono quelli per Rita Pavone, tantissimi, scritti quando Pel di Carota era all'apice del successo. Si cominciò nel 1964 quando Rita prende parte come protagonista al celebre sceneggiato televisivo "Il giornalino di Gian Burrasca", trasmesso dalla Rai. 

La colonna sonora venne scritta interamente da Wertmüller, regista della serie, su musiche di Nino Rota dirette da Luis Bacalov (accreditato come Luis Enriquez). Fra le canzoni più famose del progetto si ricorda "Viva la pappa col pomodoro" che è entrata nell'immaginario collettivo come brano allegro e legato ai bambini.

Poi c'è il famoso "Geghegè", 45 giri sicuramente commerciale scritto insieme al maestro Canfora, che era la sigla di "Studio Uno" nell'edizione del 66 condotta da Rita. Le immagini della scatenata Pavone con i suoi Collettoni (tra cui gli sconosciuti Renato Zero, Loredana Bertè e Marina Marfoglia) che ballavano quel motivo trascinante, irruppero nelle case degli italiani il sabato sera e fu un trionfo

 

Poi ci sono le canzoni per i film "Rita la zanzara" con Giancarlo Giannini e a seguire in "Non stuzzicate la zanzara", sempre con Giannini e Giulietta Masina. Con il tema del film, "Questo nostro amore", scritto da Luis Bacalov e dalla stessa Wertmuller, la cantante fu protagonista del Cantagiro nel 1967. 

Ancora "Solo tu" altro brano di successo, sigla dello show "Stasera Rita" con cui entrò in Hit Parade e che aveva sempre la musica di Luis Bacalov. Come dire un Oscar (Il Postino) con un altro Oscar, Lina Wertmuller, per firmare una hit.

E sempre in tema di vendite, c'è il disco che conteneva la stupenda "Fortissimo" che scalò rapidamente  le classifiche, accompagnando le vicende amorose degli adolescenti nell'estate di fuoco del 66, che sognavano su quella melodia nelle rotonde sul mare. 

Una musica coinvolgente, composta da Bruno Canfora, che inizia suggestivamente con un pianoforte, che introduce un testo romantico, esaltato dalla voce della Pavone che cresce sempre di più in tutte le sue tonalità insieme alla musica. Fortissimo insomma, come il disco.

"Pianissimo, Te lo dico pianissimo, Il mio piccolo ciao, Sottovoce, Così nessuno capirà niente,E tu solamente tu capirai,  Quanto sono innamorata di te, Pianissimo, Devo dirlo pianissimo, Questo piccolo ciao, Mi dispiace, Doverti dire solo ciao, Mentre, in mezzo alla gente, Vorrei gridare, Fortissimo, Che ti amo, Fortissimo, Che ti amo di più, D'ogni cosa, Al mondo, amore Amo te, Che ti amo di più di ogni cosa al mondo, Amore amo te"
 

giovedì 9 dicembre 2021

Addio Lina Wertmuller

di FRANCESCO TRONCARELLI


Se n'è andata in punta di piedi Lina Wertmuller, dopo una vita vissuta da protagonista assoluta nel mondo dello Spettacolo. È stata un vero gigante del nostro Novecento artistico, che ha saputo raccontare l'Italia con i suoi film meglio di un trattato di sociologia. Aveva 93 anni e solo tre anni fa aveva ricevuto l'Oscar a coronamento di una carriera strepitosa.

Era scritto che prima o poi avrebbe vinto un premio così prestigioso. Sì, perchè la grande Lina Wertmuller è stata la prima donna regista nella storia del cinema candidata alla prestigiosa statuetta nel 1977, per il film "Pasqualino Settebellezzze" con Giancarlo Giannini, che all'epoca ebbe un successo internazionale.

E se l'è meritato tutto questo premio Lina, uno dei personaggi dello spettacolo italiano più intelligenti, completo e dotato di una grande cultura coniugata ad una simpatia tutta romana, città dove è nata alla vigilia del Ferragosto del 1928 e da cui ha assimilato quel gusto del bello che ogni angolo della Città Eterna racconta e quella tipica ironia bonaria ma anche caustica profusa poi nei suoi celebri film.

Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, questo il suo vero nome, figlia di un avvocato lucano di lontane e nobili origini svizzere proveniente da Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza e della romana Maria Santamaria-Maurizio, era amica d'infanzia di Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni, con cui aveva instaurato una lunghissima amicizia, che si rivelerà poi fondamentale per avvicinarla al mondo dello spettacolo.

A diciassette anni si iscrive infatti all'Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff, da cui apprende le basi del mestiere, in seguito è animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli, un nome di questo genere trdisionale di spettacolo.

E' la volta poi delle collaborazioni con alcuni fra i grandi del Teatro, tra i quali Guido Salvini, Giorgio De Lullo e la premiata ditta Garinei e Giovannini. L'approdo alla televisone è automatico: eccola in veste di autrice e regista alla prima edizione di Canzonissima quella con Walter Chiari, Tognazzi e Gianni Agus, e a Il giornalino di Gian Burrasca, la famosissima serie televisiva-musical, con una scatenata Rita Pavone protagonista maschile che ha fatto la storia della Tv con tanto di tormentone discografico "W la pappa col pomodoro".


 Il Giornalino di Gian Burrasca successo Tv

Incomincia in questo periodo un lungo sodalizio artistico con Enrico Job, apprezzato scenografo teatrale, con il quale si è sposata portando avanti così un legame umano ed artistico unico nel suo genere e in questo ambiente.

Gli esordi al Cinema sono importanti, addiritura come aiuto regista e attrice di Federico Fellini nelle pellicole La dolce vita (1960) e (1962) e da quel momento non si ferma più. La prima regia arriva nel 1963 con I basilischi, amara e grottesca narrazione della vita di alcuni poveri amici del sud (il film fu girato in gran parte tra la Basilicata, a Palazzo San Gervasio, e la Puglia, a Minervino Murge), che le valse la Vela d'argento al Locarno Festival. Poi i fortunati film con la Pavone "Rita la zanzara" che ebbero un successo clamoroso (con Totò, Giannini, i Rokes) e addirittura sotto lo pseudonimo Nathan Witch, un western all'italiana, Il mio corpo per un poker con Elsa Martinelli.

Nella seconda metà degli anni settanta poi, nasce la sua collaborazione con l'attore Giancarlo Giannini, che è presente nei suoi grandi successi e che darà all'attore una enorme popoalrità: Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972), Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..." (1973), Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974), Pasqualino Settebellezze (1976), La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) e Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978).

Giancarlo Giannini in Pasqualino Settebellezze

Per Pasqualino Settebellezze, che ebbe successo anche negli Stati Uniti, la Wertmüller come detto venne candidata a tre Premi Oscar nella cerimonia del 1977 (tra cui quello per la miglior regia), riconoscimento che poi le è stato assegnato finalmente alla Carriera.

Una carriera prestigiosa che l'ha vista cimentarsi anche in regie teatrali e liriche di qualità e pellicole dal grande successo al botteghino come tra le altre, la Carmen di Georges Bizet, che inaugurò la stagione lirica 1986-87 del Teatro di San Carlo di Napoli, ripresa in diretta su Rai 1 o la Bohème che ha diretto all'Opera di Atene.

Si ricordano ancora fra i suoi successi premiati dal pubblico nelle sale, Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti nuovi Giannini-Melato impegnati in una satira politica aggiornata ai tempi attuali.

Nell'ottobre del 2019, come coronamento di una vita nello spettacolo e nel cinema, l'Academy of Motion Picture Arts & Sciences aveva annunciato con un tweet che tra gli Oscar alla carriera assegnati quell'anno ci sarebbe stata anche la statuetta per lei. I quattro premiati - oltre alla Wertmuller, furono David Lynch, Wes Studi e Geena Davis.

E così quella frase un po' desiderio della figlia Maria "Un Oscar alla carriera non ci starebbe male", era stata incredibilmente ascoltato. Forse glielo aveva promesso Leonardo DiCaprio presente alla kermesse per il suo film Once Upon a Time in Hollywood, che volle stringerle le mano e farsi fotografare con lei (in una immagine divenuta già 'storica'), a testimonianza della grande rilevanza che la regista romana ha sempre avuto presso i suoi connazionali e nel Cinema internazionale.


 Giancarlo Giannini, la Wertmuller e Leonardo DiCaprio a Cannes

Gli americani del resto gli hanno sempre voluto bene. Adottarono Pasqualino «Seven Beauties». «Merito di un critico cattivissimo, John Simon del New York Magazine, che già aveva apprezzato Storia d’amore e d’anarchia — raccontò Lina in una recente intervista —. Venne a Roma per incontrami e scrisse un articolo molto bello. Poi alla prima di New York mi chiesero di fare un discorso ma parlavo male l’inglese. Avevo una bella cintura fatta con un calamaio, chiesi come si dicesse cintura. “Do you like my belt?” esordii. Venne giù la sala».

Quell’anno fu John G. Avildsen, con Rocky a strappare (a lei, Ingmar Bergman, Sydney Lumet e Alan Pakula) la statuetta, mentre il suo attore prediletto Giancarlo Giannini si trovò candidato insieme al Robert De Niro di Taxi driver.

«Sono addolorato», ha commentato Giannini. Un lungo sodalizio il loro (nove film insieme, tre con Mariangela Melato), una lunga e profonda amicizia. «È stata la regista che mi ha costruito, non avrei fatto la carriera che ho fatto senza di lei, la adoro, è la verità, la apprezzo per il suo talento, il suo carattere e la sua professionalità. È stata aiuto di Fellini, sapeva  parlare con gli attori come nessuno, è un’artista completa».

E il suo smarrimento è quello di tutti quanti l'hanno apprezzata e conosciuta, un personaggio unico, con quella  frangetta bianca come i suoi mitici occhialoni, il sorriso e lo sguardo curioso di chi ha visto il mondo.
 
Ciao grandissima Lina, grazie per tutto quello che hai regalato al pubblico con la tua arte, simpatia e professionalità.
 





 

domenica 5 dicembre 2021

Lazio avanti tutta! Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


8 e mezzo al Ciro d'Italia
- La Lazio ha battuto la Samp espugnando con merito Marassi. E la cosa che fa più piacere è che finalmente si sono viste trame di gioco interessanti e azioni tutte di prima come da tempo non si vedevano. Praticamente una squadra diversa da quella delle ultime sciagurate partite, tranne per il solito calo di tensione del finale. La domanda sorge spontanea allora per dirla alla Lubrano: è cambiato il vento? Hanno preso coscienza dei loro mezzi? Hanno assimilato il famigerato Sarrismo? La risposta alle prossime puntate, l'unica certezza è che il bomber de noantri è il punto di riferimento dei compagni e la punta di diamante di questa squadra in cerca di se stessa. Due gol da rapace dell'area che lo portano a quota 166. Na cifra.

7 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Aò ma questo è forte. Fino ad ora sembrava più de la che de qua e invece probabilmente doveva solo prendere fiducia con l'ambiente. Come Federico Fashon Style a Ballando con le stelle. Benvenuto fra noi.

6 e mezzo a Basic Instinct - Un altro. Come Vincenzo Mollica senza occhiali che sembra la Sora Lella.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Toh chi si rivede. L'avevano relegato negli scantinati di Formello a pulire le cantine. L'abbiamo ritrovato in palla, un paio di interventi da portiere e no da citofono come si erano visti ultimamente. E il gol che ha preso ce po' sta perché il black out è stato del reparto.

6 a Massimo Di Cataldi - È il testimonial del Fanciullino pascoliano che è in noi. Più in là del compitino non va. Due per due quattro, otto meno due sei. Come il suo voto. Mandiamolo allo Zecchino d'oro così almeno lì vince qualcosa.

6 a chiedimi se sono Felipe - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Massimo Ghini.

6- a Hysaj che i papaveri - Tanto fumo e niente arrosto. Come Vincenzo Salemme.

6- a Maru (sic) - Tanto fumo. Come Achille Lauro.

6- Pedro Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè ha tirato il fiato. Come Loredana Bertè che non ha parlato per una volta della sorella a The Voice Senior. Torneranno entrambi alla carica alla prossima.

5 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Non ci sono più i leoni di una volta. Chiedere a Michele Placido che ha appeso da tempo lo charme al chiodo.

5 e mezzo a chi lo Leiva - Sarri lo leiva dal campo. Ma quando je serve lo fa riciccia. Come Amadeus con Iva Zanicchi che l'ha miracolata con Sanremo.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti I Turisti per caso come lui che a Genova vanno per fare shopping. Ripetiamo la domanda, potemo vince la guerra co sti vacanzieri? Sicuramente in crociera, in campionato un po' de meno.

5 al Sergente - Un gol che lo aveva fatto diventare il militare più amato di tutti, altro che il generale Figliolo, una pazzia che ci ha costretto per mezz'ora in dieci. Degradato sul campo!

3- a sono un signore non sono un pirata - Ma che je volemo dì de più di quello che gli è stato detto fino adesso. Fa pure tenerezza come un Martufello qualsiasi per la sua incapacità di giocare a pallone. Manco a palla avvelenata riuscirebbe. È il Quarto mistero di Fatima e nessuno è riuscito a capirlo. Neanche il Papa, figurarsi noi comuni mortali che non siamo addentro nelle cose soprannaturali. E neanche sappiamo come andrà a finire tanta è la cortina di fumo che lo avvolge e lo rende un ologramma. Sipario. 



venerdì 3 dicembre 2021

Lazio, che polli...Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


7 al Sergente
- La Lazio ha pareggiato una partita che stava vincendo dopo essere stata sotto di tre gol, all'ultimo minuto dei 7 di recupero concessi dall'arbitro. Una cosa incredibile ma vera. Una beffa che solo una squadra di polli poteva subire. Quattro gol in casa dall'Udinese non sono concepibili, altro che sto tanto sbandierato Sarrismo che nessuno a questo punto sa che cosa sia. Neanche Ballardini, l'uomo che fissava le capre o il salumiere Zaccheroni erano capaci (o incapaci) di simili harakiri. Si è passati dalle stalle alle stelle e di nuovo alle stalle. All'Inferno  e ritorno dopo aver visto il Paradiso, non c'è cosa peggiore, persino Dante Alighieri che ha narrato il tutto nella Divina Commedia si troverebbe in imbarazzo, qui siamo alla Di vino tragedia, tra un fiasco di Chianti e una frescaccia (una?) in difesa. Copertina a SMS che ha incarnato la voglia di riscatto di quei pochi che non si arrendono (vedi le sufficienze a seguire) a questa pena infinita, segnando un Eurogol. Il problema è che gli altri manco EuroDisney se meritano, ma le giostre de Capracotta.

6 e mezzo al Ciro d'Italia -  164 gol e tanta rabbia e voglia di spaccare il mondo. Ma è troppo solo, non c'è nessuno che lo assiste. Sembra Papa Francesco che predica nel deserto perchè la Curia lo vuole defenestrare.   

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Non è solo il meglio di Santa Fè ma anche di Formello. E pure de Trigoria, tiè.

6 ad Antonio Elia Acerbis - Già lo immaginavamo: capirai artefice del gol della vittoria sai quanti selfie e foto sulle sue pagine social? Non sarebbe bastata un'ora per vederle tutte. E se la sarebbe meritata un'ora del tempo dei tifosi nonostante le csppellate difensive. Adesso, dopo la fregatura subìta, si dovrà limitare a uno scatto, poca roba per il Fedez de noantri biancazzurri. Provaci ancora Ace.

6 a Innamoradu - Lo scrivano fiorentino non lo vede, gli preferisce una sega internazionale che combina solo guai. Una scelta incomprensibile, una cosa che non si può spiegare razionalmente. Come Alba Parietti che sta sempre in Tv senza saper fare nulla.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - E' partito in quarta è finito in folle. Come Paolantoni a Quelli che il calcio che ormai non fa ridere più nessuno.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che sono indolenti e nun je va più de tanto de dasse da fa e si limitano al compitino. E' rimasto alla quinta elementare dopo aver illuso tutti che si potesse laureare in pochi giorni. Due per due quattro, tre per uno tre, come i tre porcellini. E lui col canestrello e il grembiule col fiocco li rappresenta bene tutti e tre, beata innocenza. Ma la potemo vince la guerra co sti pupazzetti?

5 e mezzo a Hysaj che i papaveri - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino.

5 a Massimo Di Cataldi - Sopravvalutato. Come Achille Lauro. Ma almeno il cantante vale tanto oro quanto pesa, mentre a lui je pesa tutto, pure giocare da titolare di una squadra di serie A.

5 a Basic Instinct - Il suo apporto nel finale è stato come il programma di Gigi Marzullo, inutile.

5- a Benigno Zaccagnini - E' entrato per regalare la punizione ai friulani con cui hanno pareggiato al  minuto numero 100. Complimenti, che pollo.

4 a Lupo Alberto - quelli correvano come frecce e lui camminava. Se credeva de sta a via Cola de Rienzo per il Black Friday. A queste condizioni anche il suo omonimo al contrario, il compianto Alberto Lupo, sarebbe capace di fare meglio. Salma pe salma almeno quello incantava tutti con la voce mentre lui manco coi piedi.

3 a Totò Riina - In perfetta media Carrizzo, con tutta la gambeta, Valerio Fiori e Paperone Garella messi insieme. Quattro tiri quattro gol, un trionfo. Ma er Panza si è superato quando dopo essere uscito a vuoto su un bruttone dei loro, si è improvvisamente perso nel vuoto esistenziale tanto da girarsi su stesso per capire dove era finta la palla. Una scena da film di Almodovar, dove nessuno capisce quello che sta succedendo a cominciare dal regista. Che spettacolo.  

2- a Patric del Grande Fratello - Speriamo che je danno 20 giornate così se lo levamo de torno. La fine insomma de Giorgio Mastrota che j'hanno levato le padelle da vende ed è sparito. Sipario. 


Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...