sabato 29 dicembre 2018

Lazio, il pareggio è di rigore. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7 e mezzo al Sergente - Il 2018 della Lazio si chiude con un pareggio. Agguantato peraltro (e con merito) dopo un rigore generosissimo concesso dal "signor" Irrati che aveva regalato ai granata un vantaggio inaspettato in chiusura di primo tempo. Poi nella ripresa è successo di tutto: tiro al bersaglio su Sirigu, cambi per provare a vincere, Lazio in dieci e arbitro protagonista (era quello del gol di mano a San Siro di Cutrone, ricordate? Sempre lui) con decisioni a senso unico e noi che l'abbiamo presa NKoulu finendo così sul pari. Meno male comunque che il Sergente c'è (che gol!), speriamo che l'anno nuovo li metta tutti sull'attenti.

7 a Lupo Alberto - Il ciuffo biondo che fa impazzire il mondo c'è e lotta insieme a noi. Anche senza il gorilla Dino, quello del crodino. Oddio, in certe partite un gorilla in campo servirebbe per irrit..are chi comanda e tenerlo a cuccia. Mettiamoci in contatto con il giardino zoologico allora. Hai visto mai...

6 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - Eran 300, come quei martiri raccontati dalla spigolatrice di Sapri, 300 battaglie più che martirio con l'Aquila sul petto, con questa col Torino sono 301. Come dire, si riparte per un altro record. Avanti bello de casa, siamo con te.

6+ ad Antonio Elio Acerbis (Lazio del meno 9) - Là dietro è una certezza. Nè più nè meno di Fiorello, che dove lo metti (attualmente la Radio) sta bene e fa ascolti. Bravo.

6+  Lucas 2 (quello che ride) - E' entrato nel momento critico del match, quando i nervi stavano superando la giusta tensione in campo. La sua esperienza ha rimesso tutto in ordine consentendo ai compagni merende della squadra di tornare a macinare chilometri e gioco.

6 a dillo a Parolo tuo - Lo stacanovista sta perdendo colpi. Commette sbagli che un mattatore di lungo corso come lui non dovrebbe fare. Un po' come Salvini, che infila tweet a raffica anche quando dovrebbe tacere.

6 a chiedimi se sono Luis Felipe - Il gol gli ha dato alla testa, come a Toninelli la poltrona da ministro. L'ex serie D brasiliana però, ha salvato almeno un gol torinista sulla linea, mentre il riccioluto deputato come apre bocca se dà la zappa sui piedi da solo.

6 a Sylva Strakoshina - E pensare che l'aveva quasi preso il tiro del Gallo. Avrebbe concluso l'anno come una Faraona e invece ha fatto la fine del cappone.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Che ti succede Bomber? Hai le polveri bagnate. Praticamente non riesci a concludere tutto il lavoro che porti avanti. Come quello che succede a Gigi Marzullo che dopo aver messo in fila una serie infinite di parole, fa delle domande che non solo non capisce nessuno ma che non possono avere neanche delle risposte possibili. Provaci ancora boss.

5+ a Correa l'anno 1900 - Un passo indietro rispetto al Bologna, due passi indietro rispetto al Cagliari. Se continua a indietreggiare lo ritroviamo a Orte invece che a Roma.

5 al Panterone -  Dice che è entrato a dieci alla fine. Così dicono. Sembra. Forse. Chissà. Siamo sicuri? Boh.

5 - - a Somarusic - Il fallo prima, il fallo dopo. Fallo un regalo a tutti. Torna a casa Lassie.

4 a Bravehart Wallace - C'erano una volta le pippe al sugo, giocatori scarsi che ne combinavano di tutti i colori. Adesso con la globalizzazione è cambiato tutto, ce li mandano dall'estero come il Parmisan, brutta copia del parmiggiano che fanno in Cina. I nuovi mostri del calcio adesso non sguazzano più nella pummarola, so' seghe internazionali tout court che nella Lazio trovano il buen retiro. Cominciammo co' Oscar da bagno Lopez, semo arrivati a sto scandalo al sole che come tocca palla so' coronarie che ballano sugli spati e davanti al televisore. Nun se ne po' più. Aridatece Parruccone Couto che almeno menava. Sipario e buon anno a tutti.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Sabato, 29 dicembre 2017
Ultima del girone d’andata ma anche ultima del 2018: all’Olimpico è pari tra Lazio e Torino. Segna su rigore alla fine del primo tempo Belotti, risponde nella ripresa Milinkovic per l’1-1 finale, ma se l’anno scorso fu il “Giacomelli day”, con la sconfitta biancazzurra maturata ad opera del fischietto triestino, anche stavolta il direttore di gara ha senz’altro manomesso l’andamento di questa partita. Oggi la truppa laziale doveva vendicare sportivamente quella brutta pagina, anche per consolidare il quarto posto in Classifica. Inzaghi, che in difesa ormai ha stabilmente piazzato Luis Felipe con Acerbi, ripropone il 3421 con Correa e Luis Alberto dietro Ciro Immobile. Il Torino, che nelle ultime tre giornate ha collezionato una sconfitta, un pari e una vittoria, si presenta in campo con Sirigu in porta; il ballottaggio tra Moretti e Djidji lo vince quest’ultimo, davanti con Belotti c’è Jago Falque. Grande cornice di pubblico con almeno 35.000 presenze al fischio di Irrati e ottima la Lazio nei minuti iniziali. I biancocelesti prendono in mano le redini del gioco e tengono gli avversari sotto pressione, ma la grande occasione ce l’ha al 15’ De Silvestri, che di testa colpisce l’incrocio dei pali. Immobile poco dopo sfiora il palo su tiro dai 18 metri, poi al 25’ impegna Sirigu che riesce a mettere in corner. A tempo quasi scaduto ancora Immobile da ottima posizione tenta un pallonetto che finisce sul fondo e nel recupero arriva il calcio di rigore per l’ingenuità di Marusic su Belotti che, cinturato, accentua molto la caduta. Va alla battuta lo stesso Belotti, che sigla il vantaggio granata in extremis tra le grandi le proteste del pubblico. Nella ripresa Izzo già ammonito fa un fallo da secondo giallo ma è graziato dall’arbitro, poi il difensore si fa male ed è sostituito da Moretti. Anche Leiva prende il posto di Radu, ma intanto la partita si spezzetta, l’arbitro assegna punizioni in modo non omogeneo, il Torino perde tempo e si mangia il raddoppio con De Silvestri al 59’, che spara alto un pallone impossibile da sbagliare. Invece arriva un secondo dopo il pari, grazie ad un siluro di Milinkovic da 25 metri che sorprende Sirigu. La difesa a 4 dura pochissimo, perche esce Correa per Wallace, ma proprio ora la Lazio ha grandi opportunità, assedia il Torino e un paio di volte Immobile, poi Luis Alberto non sono fortunati con le rispettive conclusioni. Nel finale la squadra biancazzurra non ne ha più, la partita continua ad essere giocata con molte interruzioni, i giocatori del Toro perdono tempo ad ogni fallo, ancora De Silvestri all’82’ manda sul palo, poi è espulso Marusic per una protesta e stessa sorte capita a Meite per un fallo su Acerbi. Negli ultimi 5’ di recupero Parolo non approfitta di un rimpallo sotto porta e questa è praticamente l’ultima emozione di una partita difficile, che termina 1-1, ma che Irrati ha esasperato innervosendo tutti e danneggiando i biancazzurri. Comunque il bilancio della Lazio in questo campionato si chiude in modo assai positivo: 9 vittorie 5 pareggi e 5 sconfitte con 32 punti all’attivo. Peccato però per questo pari, perché nonostante i biancazzurri restino al quarto posto sono pericolosamente insidiati da molte squadre e dopo la sosta ci saranno Napoli e Juve.  

    
LAZIO   TORINO    1–1      47’Belotti  62’ Milinkovic

LAZIO: Strakosha, Luis Felipe, Acerbi, Radu (57’ Leiva), Marusic, Parolo, Milinkovic, Lulic, Correa (63’ Wallace), Luis Alberto (84’ Caicedo), Immobile. All Inzaghi 
TORINO: Rosati, Izzo (50’ Moretti – 83’ Lyanco), Nkoulou, Djidji, De Silvestri, Meite, Rincón, Baselli (71’ Lukic), Ansaldi, Iago Falque, Belotti. All.: Mazzarri.
Arbitro Irrati

mercoledì 26 dicembre 2018

A Bologna la Lazio è Felipe. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


 9 a veni, vidi, Lulic al 71° - Dopo Natale anche Santo Stefano è biancoceleste. La Lazio infatti ha steso con merito il Bologna tornando a vincere in trasferta dopo due mesi, continuando così a far trascorrere le festività in letizia alla gente laziale. Il duello rusticano tra i fratelli Inzaghi è stato vinto quindi da Simone che ha schierato una formazione manovriera nel primo tempo per tornare all'antico nel secondo. E l'antico, il vintage che vince, ha risposto ottimamente con l'Eroe del 26 maggio che ha onorato le 300 maglie con l'Aquila sul petto con la rete del risultato definitivo. Grazie Senad sei un grande, ci metti sempre il cuore e ti vogliamo bene per questo.

7 e mezzo a chiemi se sono Luis Felipe - Ma avete visto che gol? E' volato in cielo come faceva Rieddle una volta, per assestare un colpo di testa da vero falco dell'area. Una cosa incredibile, tipo la presenza di Max Pezzali da Fazio che sta lì senza spiccicare una parola. Ed è stato un gol provvidenziale, perchè ha stroncato sul nascere ogni velleità rossoblu. Bene, bravo bis.

7 +  a Lupo Alberto - Il Ciuffo biondo che fa impazzire il mondo è tornato. Ma soprattuto è vivo e lotta insieme a noi. Come Di Battista che sta rientrando per mettere i puntini sulle i dei pentastellati.

7 a Lucas 2 (quello che ride) - E' come Pippo Baudo: riaparecido. E meno male, perchè adesso la banda suona (e le suona) che è una bellezza. Altro che Claudio Abbado, il vero direttore d'orchestra è lui. E chi lo Leiva più dal campo.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Là dietro è una certezza. Tipo Amadeus ai Soliti ignoti. Solo che il presentatore fa ridere il pubblico mentre il terzino fa piangere gli avversari. E scusate se è poco.

6 e mezzo a Innamoradu - Battiamo le mani ai veri laziali. Punto.

6+ a Correa l'anno 1900 - Questa volta non c'è stato bisogno di un Tucu di classe per vincere. Ma le sue progressioni sono sempre un bel vedere. Avete presente Belen?

6+ a Sylva Strakoshina - Non ha preso gol. La chicca di Bologna-Lazio è questa. Era una vita che tornava a casetta con la rete gonfia. Sto giro rifiata. Nè più nè meno di Renzi che non se lo fila più nessuno e perciò sta sereno.

6 al Sergente - Un passo indietro rispetto all'abboffta di Natale. Forse ha fatto indigestione di elogi per il suo rientro al banchetto della vittoria coi caglaiaritani. Niente paura, un canarino caldo e passa tutto.

6 a Smarussic - Rispetto al nulla visto contro i Quattro mori, un altro. Tipo Vincenzo Mollica che senza occhiali sembra la sora Lella.

6 al Ciro d'Italia e dillo a Parolo tuo - Entrati nel finale. A dimostrazioni che anche senza le statuine  fondamentali il presepe biancazzurro fa sempre la sua figura. Certo mancavano pure il bue Bastos e l'asinello Wallace, ma con loro sarebbe stata un'altra storia delle sacre scritture laziali: la strage degli innocenti tifosi per la strizza nel vederli.

6 al Panterone - Con la sua lentezza elefantiaca nei movimenti, ha ricordato il miglior Igli Tare. Un po' statua di cera di madame Toussauds un po' Moai dell'Isola di Pasqua, il puntero ecuadoregno ha tenuto fede al suo ruolo: si è puntato in area avversaria e non si è mosso più. Amen.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Mercoledi, 26 dicembre 2018


Una bella Lazio espugna il Dall'Ara. Nella penultima giornata del girone d’andata la sfida Inzaghi contro Inzaghi la vince Simone; una rete su calcio d’angolo siglata da Luis Felipe alla mezz’ora del primo tempo e un gol nel finale di Lulic, ancora dopo un corner, consentono alla squadra capitolina di portarsi a casa l’intera posta: 0-2 il risultato finale. Il Santo Stefano pallonaro mette di fronte il Bologna ed i biancazzurri: Pippo decide per Krejci dentro dal primo minuto, con Dzemaili che parte riserva; Santander al posto di Destro fa compagnia ad Okwonkwo davanti. Simone invece non convoca Durmisi e Berisha, ha mezzo acciaccato Immobile, per cui decide di far scendere in campo Caicedo. Badelj è infortunato, rientra però Lucas Leiva in pianta stabile, dopo lo scampolo di gara contro il Cagliari; infine ci sono sia Luis Alberto che Correa. Grande pressione da entrambe le parti all’inizio della partita, ma la Lazio prende subito le misure agli avversari e comincia a far girare palla. Il primo tiro in porta è di Luis Alberto dalla grande distanza al 13’, Santander risponde dopo nemmeno un minuto, ma con una conclusione troppo morbida. I biancocelesti premono, soprattutto sul lato  sinistro del campo, ma rischiano al 20’ con Okwonkwo, che calcia bene ma mette a lato sul secondo palo, poi con Santander, cui non riesce la deviazione dopo un tiro . Alla mezz’ora però la Lazio passa: su corner battuto dalla destra da Luis Alberto è Luis Felipe ad incornare alla perfezione sul palo lontano per piazzare in rete l’1-0 meritato. I biancazzurri ora hanno il controllo totale del gioco; il Bologna, che subisce le giocate avversarie, al 42’ si salva dal raddoppio quando Correa con un bel diagonale trova pronto Skorupski. Nella ripresa il Bologna sembra essere più intraprendente, complice una Lazio che perde qualche palla di troppo. Al 61’ doppia sostituzione, con Orsolini per Mattiello e Caicedo per Immobile, che appena in campo calcia bene ma la palla deviata si perde sul fondo. Entrano anche Palacio al posto di un inconsistente Okwonkwo, poi Parolo per Correa. Non succede niente però; quando mancano una manciata di minuti alla fine della partita prende fiducia il Bologna ma l’azione migliore ce l’ha sul destro Immobile, che spara però su Skorupski. I padroni di casa nonostante la buona volontà sono inconsistenti e subiscono nel finale anche il secondo gol ancora su calcio d’angolo: sempre Luis Alberto stavolta fa sponda per Lulic, che di piatto destro mette nel sacco il raddoppio che è di fatto la firma del successo esterno laziale. I biancazzurri, grazie anche al mezzo passo falso del Milan, restano saldamente al quarto posto in classifica: ora a due punti c’è la Samp. La Lazio finalmente si sblocca dopo un periodo grigio: è la seconda vittoria consecutiva della truppa di Inzaghi, che a quota 31 punti probabilmente esce dalla crisi ma ora deve fare grande attenzione: già sabato sarà un duro banco di prova la partita dell’Olimpico contro il Torino.


BOLOGNA   LAZIO    0-2     30’ Luis Felipe 89’ Lulic
BOLOGNA: Skorupski, Calabrese, Danilo,  Helander, Mattiello (61’ Orsolini), Poli (82’ Destro), Nagy, Svanberg, Krejci, Santander, Okwonkwo (64’ Palacio).  All: G. Inzaghi
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Radu, Marusic, Leiva, Lulic, Milinkovic (73’ Lukaku), Luis Alberto, Correa (66’ Parolo), Caicedo (61’ Immobile).  All: S. Inzaghi
Arbitro Pairetto




sabato 22 dicembre 2018

Lazio, il Natale è biancoceleste. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


7 e mezzo al Sergente - Una Lazio finalmente in palla e messa bene in campo, ha steso con merito un Cagliari arrembante ma tecnicamente inferiore. E' stata una vittoria importante che ci voleva non solo per consentire di trascorrere alla gente laziale un Natale sereno ma anche per spezzare quel filo negativo che avvolgeva da troppo tempo l'Aquila e soprattutto per onorare nel modo migliore colui che ha dato tanto a questi colori e che prima della partita è stato ricordato con quel coro alto e possente che è risuonato nell'Olimpico come una volta: Pu-Pu-Pulici! Bentornata Lazio e bentornato Esorciccio con quel gol ti sei ripreso i gradi dell'esercito biancazzurro.

7 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71 - A chiudere definitiamente un match dominato in lungo e in largo, non poteva essere che lui, l'Eroe del 26 maggio, presentatosi in grande spolvero e fiero cipiglio. Il suo gol è la testimonanza che  vecchi sono sempre in gamba, nonostante con la quota 100 voluta da Salvini debbano smammare. Ma de che,buttala ancora dentro a lungo Senad...

7+ a Correa l'anno 1900 - Per scardinare il bunker tirato su dai 4 mori, ci voleva un Tucu di classe. Oh, ma l'avete visto che finte e controfinte? Li ha mandati al manicomio coi suoi acuti alla Freddie Mercury, dando al via alla goleada. Bravo, si vede che ha una marcia in più. Come Fiorello.

7 ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Si è ripreso con gli interessi quello che un varista da quattro soldi gli aveva tolto a Bergamo. Adesso può riproporre quello slogan che faceva "Gufi gufi Marameo tutti giù dal Colosseo" che il suo mister Eugenio Fascetti lanciava spesso e volentieri.

7 a Lupo Alberto - Arieccolo: sì, proprio lui, il Ciuffo biondo che fa impazzire il mondo, pure senza Dino e il crodino se l'è cavata egregiamente. A dir la verità qualcuno dubitava fosse proprio lui, poichè era stato dato per desaparecido. Ma sapete come è, spesso chi sparisce ritorna a galla più forte di prima. Vedi Pippo Baudo, l'avevano messo in naftalina nello sgabbuzzino di viale Mazzini e mo', tiè, in prima serata co Rovazzi. E andiamo.

6 e mezzo al Ciro d'Italia - C'ha provato da tutti li pizzi, come quegli assatanati sul 64. Sfortunato in occasione della traversa (quarto legno), altruista e assistman travolgente quando ha smistato quella palla d'oro a Lulic. Daje bomber il regalo di Natale l'hai fatto, ti rifarai a Santo Stefano per riceverlo.

6 e mezzo a dillo a Parolo tuo - Gira lo stacanovista, gira la Lazio. E meno male perchè ai tifosi iniziavano a girare de brutto.

6 e mezzo a Innamoradu - Battiamo le mani ai veri laziali. Ce sta sempre bene. Con lui, ancora meglio.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina - Due paratone su tal Faragò e su talaltro Dessena. Il rigore non fa testo è come quei rompiballe della pubblicità coi loro volantini. Fanno du' fatiche, una a citofonà l'altra a mettelo nella cassetta della posta, perchè tanto non lo legge nessuno.

6 a chiedimi se sono Luis Felipe - Senza infamia e senza gloria. E sopattutto senza danni. Praticamente senza.

6 a Somarussic - Quando tutto va bene, anche chi viene dalle retrovie vive di luce riflessa. Guardate Teo Mammucari, non sa neanche lui perchè sta lì eppure grazie alla De Filippi e a Tu si que vales vince la prima serata. Incredibile ma vero.

6- -  a basta Bastos - E' come Toninelli, deve assolutamente dimostrare che esiste anche se non ce ne sarebbe bisogno. Se non ne combina una delle sue non è contento. Meno male che ci stanno gli altri che tengono su la baracca, altrimenti altro che spread ai massimi, saremmo a Caporetto. Un momento, ma di chi si sta parlando? Non serve la risposta perchè vale per entrambi. Buon Natale a tutti.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Sabato, 22 dicembre 2018
Nella diciassettesima di Campionato la Lazio atterra il Cagliari. All’Olimpico nell’anticipo dell’ora di pranzo Milinkovic ed Acerbi nel primo tempo, Lulic nella ripresa fanno fuori i rossoblu dopo una partita senza storie: il rigore di Joao Pedro nel recupero porta sul 3-1 il risultato ma non è ovviamente influente per l’esito finale della gara. Simone Inzaghi, nonostante la pressione delle critiche ed i risultati negativi degli ultimi turni, non cambia modulo: difesa a tre ma squadra offensiva, con Luis Alberto e Correa dietro ad Immobile per un 3421. L’allenatore  Maran invece, senza Srna e Ceppitelli, ha Padoin mezzo rotto; in attacco accanto a Joao Pedro un posto se lo contendono Farias, Sau e Cerri: vince quest’ultimo la maglia da titolare. Dopo 12’ di nulla arriva il vantaggio della squadra biancazzurra: fa tutto Correa, che dopo un dribbling ripetuto cerca il tiro a girare su cui il portiere respinge: arriva Milinkovic che batte di prima intenzione e butta in rete l’1-0 laziale. Sempre il Tucu un attimo dopo impegna Cragno con un diagonale da posizione difficilissima, la risposta del Cagliari è sui piedi di Ionita che al 20’ non approfitta di un bel cross profondo e si mangia il pari sotto porta. Un minuto dopo arriva la traversa di Immobile, preludio alla doppietta laziale, opera di Acerbi, che per due volte ci prova in scivolata e alla fine trafigge ancora l’estremo rossoblu. Il Cagliari dopo il raddoppio diventa praticamente inconsistente e si vede solo alla fine, prima al 42’ con un calcione senza pretese di Cerri che finisce out, poi con Joao Pedro su cui c’è Strakosha. Maran nella ripresa toglie Klavan e Cerri per Farias e Pajac, ma va vicino al tris ancora Acerbi, che raccoglie un colpo di testa di Milinkovic ma mette a lato, poi è il turno di Correa su cui c’è il fortunato piede di Cragno. Fa qualcosa Faragò al 55’: col destro impegna Strakosha che riesce con un po’ di fortuna a mettere in angolo. La Lazio forte del doppio vantaggio s’impegna senza spremersi troppo: al 63’ Milinkovic sfiora il palo ma al 67’ arriva la tripletta: Immobile se ne va al centro, appena in area porge a Lulic, che a porta spalancata col piattone destro fa 3-0 e chiude di fatto i giochi. Entra Lucas Leiva, che tra gli applausi torna in campo dopo una lunga assenza, gli ultimi 20’ sono solo un allenamento, da registrare un leggerissimo infortunio a Luis Alberto, che è costretto a lasciare per Lukaku al 76’. Immobile al 78’ dopo un contropiede fulminante si mangia il poker tirando a lato, il nuovo entrato Dessena spara su Strakosha il possibile gol della bandiera, poi ancora Immobile sciupa la rete all’87’. A tempo abbondantemente scaduto Manganiello concede un rigore dopo aver consultato il var per un’ostruzione di Bastos a Joao Pedro: proprio lui va su dischetto, trasforma e questa sarà l’ultima emozione di una gara che termina ugualmente con un risultato rotondo per la Lazio. Una vittoria arrivata con merito, contro un avversario che nelle ultime gare sembrava in netta crescita ma oggi ha mostrato grandi limiti. I biancazzurri a quota 28 finalmente vittoriosi dopo quasi due mesi di digiuno, attendono le gare del pomeriggio per capire se saranno di nuovo al quarto posto. Oggi ha funzionato tutto alla perfezione, la squadra ha interpretato al meglio le impostazioni di Inzaghi e tutta la truppa così potrà godersi il Natale, con un occhio però alla difficile sfida di Torino già mercoledi prossimo.

  
LAZIO    CAGLIARI   3-1     12’ Milinkovic 23’ Acerbi 67’ Lulic  93’ Joao pedro r.

LAZIO: Strakosha, Luis Felipe, Acerbi, Radu (79’ Bastos), Marusic, Parolo, Milinkovic (68’ Leiva), Lulic, Correa, Luis Alberto (76’ Lukaku), Immobile. All Inzaghi 
CAGLIARI:  Cragno, Pisacane, Romagna, Klavan (46’ Farias), Padoin, Faragò, Barella (72’ Dessena), Ionita, Bradaric, Joao Pedro, Cerri (46’ Pajac). All. Maran
Arbitro Manganiello

giovedì 20 dicembre 2018

Premio alla carriera a Peppino di Capri a Sanremo 2019

                 al direttore artistico del Festival Claudio Baglioni

  

 

 

Da quando ha esordito nel 1958, anno del primo grande successo "Malatia", Peppino Di Capri è uno degli artisti più conosciuti e apprezzati della musica italiana. Professionista esemplare, gran signore e persona molto umile nonostante abbia raccolto consensi in tutto il mondo e abbia vinto svariate manifestazioni canore e dischi d'oro, è amato da tutti non solo per le sue qualità artistiche ma anche per quelle umane che ne fanno un antidivo per eccellenza.

Ha iniziato portando una ventata di freschezza nella musica, conciliando la tradizione con la novità del rock'n'roll, riproponendo in chiave moderna i classici napoletani che hanno fatto la storia della canzone del nostro paese e che grazie alle sue interpretazioni hanno goduto di una seconda giovinezza.

Ha portato il twist in Italia che ha lanciato con il brano "St Tropez", vero e proprio simbolo di un'epoca che ha dato il via a una stagione del costume conosciuta come quella dei "favolosi anni 60" ed ha aperto i concerti dei Beatles nella loro celebre tournèe italiana, ad ulteriore conferma della grande popolarità che ha sempre goduto presso il pubblico.

La musica è sempre stata la sua passione sin da bambino, quando strimpellava il pianoforte di cui poi è diventato un virtuoso, per le truppe americane del generale Clark di stanza nell'isola Azzurra dove è nato nel luglio del 1939. Ciuffo a banana e occhialoni dalla montatura pesante è esploso con brani come "I te vurria vasà", "Voce 'e notte", "Speedy Gonzales","Nun è peccato", "Don't play that song", "Luna caprese", "Nessuno al mondo", "Roberta" proposti insieme ai suoi Rockers guidati dal chitarrista Mario Cenci ed ha attraversato e superato generi e stili durati un attimo con pezzi originali e melodici come "Amare di meno", "E'sera", "Incredibile voglia di te", "Una catena d'oro", "Il sognatore", "Un grande amore e niente più" che hanno fatto da colonna sonora ad intere generazioni.

Nel celebre "Il sorpasso", prima pellicola con delle canzoni che sottolineano le scene del film, ci sono addirittura cinque pezzi del suo repertorio, un record da allora non eguagliato. Suoi pezzi sono nei film di Citto Maselli e Bernardo Bertolucci senza contare i musicarelli con lui tra i protagonisti che sbancavano il botteghino. E che dire di "Champagne" diventato un evergreen della musica italiana conosciuto e ballato in tutto il mondo.


Ha superato mode e miti che si sono susseguiti nel corso dei suoi 60 anni di attività, continuando a fare il suo mestiere di entertainer di classe, passando così senza soluzione di continuità e con grande professionismo, dalle folle osannanti del Cantagiro alle poche decine di clienti dei night di via Veneto per poi ritornare in auge sui palcoscenici di mezzo mondo come il Carnagie Hall di New York, l'Arena Card di San Paolo in Brasile, il teatro San Carlo di Napoli. Sempre col sorriso e sempre in compania del suo pianoforte.

Peppino di Capri è un artista apprezzato da un pubblico trasversale, stimato dai suoi colleghi e dai personaggi del mondo dello Spettacolo, se ne è avuta la conferma recentemente quando è stato ospite della trasmisssione "Che tempo che fa" dove tutti i presenti hanno espresso giudizi positivi nei suoi confronti e manifestandogli apertamente amcizia e simpatia. In  quella occasione ho scritto d'istinto un tweet che oltre a rendere omaggio alla sua carriera, proponeva un premio speciale per lui al prossimo Sanremo. E questa mia proposta ha avuto subito un riscontro eccezionale con migliaia tra visualizzazioni ed interazioni ed è stata poi ripresa con l'hastag #PremioCarrieraDiCapri.


La richiesta del Premio alla carrierra che ha avuto l'appoggio di Carlo Verdone, Maurizio Costanzo, Renzo Arbore, Ivan Zazzaroni, Carla Vistarini, Giorgio Verdelli, Michele Bovi, Paolo Giordano, Emanuele Carioti, Alberto Salerno, Michele La Ginestra, Lillo e Greg, Lorena Bianchetti, Gerry Bruno e di tutti quelli che hanno manifestato la loro adesione nelle pagine dedicate all'iniziativa su Facebook è rivolta a Claudio Baglioni, direttore artistico del festival di Sanremo, in quanto questa manifestazione di cui Peppino di Capri detiene il record di partecipazioni con 15 presenze esaltate da due vittorie, è la sede più appropriata e prestigiosa per conferire un adeguato riconoscimento a chi ha dato tanto al pubblico senza risparmiarsi in una vita passata per la musica e che nel 2019 compirà 80 anni. Continuando a cantare ed emozionare il pubblico.
                                                                                    FRANCESCO TRONCARELLI

martedì 18 dicembre 2018

Lazio, a Bergamo Var..male. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



6- ad Antonio Elia Acerbis - La Lazio ha perso a Bergamo una partita tutta da dimenticare. Non solo perchè il Var le ha negato vergognosamante per un centimetro un gol spettacolare di testa del suo terzino stacanovista (e che voleva riscattarsi del liscio sul gol atalantino), ma perchè nessuno ha onorato la maglia per ricordare al meglio il caro Pulici. Hanno fatto tutti pena, chi più chi meno, e diciamolo, non si salva nessuno da questa sciatteria vista in campo, con un gioco ormai perduto e la testa smarrita nei meandri dell'inconscio. E' dal 4 novembre che la Lazio non vince più, adesso perde pure. Non Var affatto bene insomma. Povero Felice, siamo solo noi che ti abbiamo sempre amato a dimostrarti tutto il nostro affetto...

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Che ti succede bomber, fino ad ora eri l'unico a tirare la carretta. Se toppi pure tu siamo alla frutta come Malgioglio. E sarebbe una fine ingloriosa.


5 e mezzo a Correa l'anno 1900 - E' partito in quarta è finito in folle, col freno a mano tirato.

5 e mezzo a Sylva Strakoshina - Pronti, via e subito un gol. Ma lui è incolpevole. Un po' come Mara Venier quando ha stonato cantando "Pazza idea" a Domenica in, mica fa la cantante. E lui mica fa il portiere.   

5 e mezzo a Lupo Alberto - La sua votazione è come il decreto sul reddito di cittadinanza: Sulla fiducia. In un futuro migliore.

5 a dillo a Parolo tuo - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Flavio Insinna?

5 a veni, vidi, Lulic al 71° - L'Eroe del 26 maggio? E' uscito. Anzi è diventato un altro. Come Vincenzo Mollica che senza occhiali sembra la Sora Lella.

5 a Innamoradu - Un assist per Zapata da applausi. Da parte degli atalantini.

5 a Lukakao Meravigliao e al Panterone - in due non ne hanno fatto uno buono. Tipo Ficarra e Picone.

5 - al Sergente - A. A. A. offresi ex militare passato nelle file della riserva già guerrafondaio ora pantafolaro. Miti pretese, facile ad adattarsi nonostante un passato di glorie a suon di milioni. Si accontenta anche di pietanze fredde purchè due volte al giorno oltre la colazione. No perditempo, perchè di tempo ne perde già di suo, si consiglia l'utilizzo con parsimonia per non scialacquare le poche forze che gli sono rimaste. Per informazioni rivolgersi Ostello della gioventù presso Formello, telefonare ore pasti.

5 a Rodolfo Bada - Imbarazzante come un progamma di Marzullo.

4 e mezzo a Bravehart Wallace - Inguardabile come un film di Muccino.

4 a Somarussic - Inutile come il pappagallo di Portobello.

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Lunedi, 17 dicembre 2017

La Lazio affonda a Bergamo. Nel monday night allo stadio “Atleti Azzurri d’Italia” i padroni di casa vanno in vantaggio con Zapata dopo un solo minuto di gioco: un gol sufficiente per portare a casa il bottino pieno, ma sul risultato pesa la decisione della Var, che non convalida un gol di Acerbi a tempo scaduto per un fuori gioco dubbio. I destini della Lazio oggi passano da Bergamo; la 16 sima di Campionato mette di fronte i capitolini contro l'Atalanta: una partita veramente complicata contro un avversario ostico e difficile. Gasperini  può disporre di Ilicic che ha scontato la squalifica, quindi mette in capo la squadra titolare, con Gomez dietro a Zapata. Inzaghi invece ancora senza Leiva rimette Badelj mezzo acciaccato a centrocampo; rientra Marusic a destra ed infine a far compagnia ad Immobile stavolta c'è Correa. I Biancocelesti, col lutto al braccio per onorare la memoria di Felice Pulici, iniziano la partita davvero male. Nel gelo di Bergamo Zapata, dopo nemmeno 2’ di gioco, approfitta di un gravissimo errore difensivo di Acerbi e Radu e sotto porta mette in rete da buona posizione il vantaggio nerazzurro. La Lazio accusa il duro colpo, continua ad esitare in difesa ma prova ugualmente a ricostruire il suo gioco. Immobile al 12’ col destro prova ad impensierire Berisha, che mette in angolo, ma ora i biancazzurri riescono a prendere in mano il centrocampo. La supremazia però non frutta nulla, visto che la Lazio riesce a fare un tiro in porta solo al 37’, quando il bel pallonetto di testa di Immobile non riesce ad infilarsi in rete sul palo lontano. Ancora di testa Milinkovic manda alto al 42’ e quasi alla fine Correa sbaglia il tocco del possibile pareggio con un colpo troppo morbido. Nella ripresa la Lazio prova a raddrizzare la gara ma è Zapata di testa in avvitamento a sfiorare il raddoppio al  47’; come ad inizio primo tempo sono i biancocelesti a rischiare per le sfuriate bergamasche. Inzaghi tenta la svolta con Lukaku e Luis Alberto, che rilevano gli spenti Marusic e Badelj; Gasperini invece, dopo aver mandato dentro Djimsiti, sostituisce Ilicic con Pasalic. Al 73’ l’inzuccata di Milinkovic è fuori misura; la Lazio prova con lanci lunghi a scavalcare la difesa avversaria, ma non ottiene altro che qualche corner. Entra pure Caicedo che appena in campo prova un tiro deviato in corner, ma quando sembra che ormai la partita sia destinata all’1-0 al 93’ un cross di Luis Alberto trova la testa di Acerbi, che anticipa il nuovo entrato Masiello e mette la palla in porta. La truppa laziale esulta per un  pareggio provvidenziale, ma dopo un interminabile consultazione al Var, Orsato annulla per un off side francamente difficile da vedere; così per la squadra capitolina arriva la quinta sconfitta della stagione. Ma ora è arrivato il momento di lasciare da parte gli alibi: la Lazio è una squadra che sembra la lontana parente della bella formazione dell’anno passato. Ormai il modulo che Inzaghi mette in scena è diventato facile da fronteggiare dagli avversari, alcuni giocatori stanno rendendo poco e male, le riserve non sono all’altezza dei titolari e  tutto questo si rispecchia sul rendimento della squadra. L’ultima vittoria biancazzurra è del 4 novembre, quattro punti all’attivo nelle ultime cinque gare, senza contare le sconfitte ininfluenti di Coppa. E’ una Lazio in crisi, che pian piano è scivolata al quinto posto in Classifica e non dà alcun segno di ripresa. I biancazzurri giocano con troppo nervosismo e poco cervello, sempre in affanno, privi di idee e con manovre quasi mai fluide; serve una svolta per riprendere in mano una stagione che sembra si stia purtroppo già sciupando a fine dicembre.   



ATALANTA   LAZIO    1-0       1’ Zapata
ATALANTA: Berisha, Toloi, Mancini, Palomino (57’ Djimsiti), Hateboer, De Roon, Freuler, Gosens, Ilicic (68’ Pasalic), Gomez (84’ Masiello), Zapata. All. GasperiniLAZIO: Strakosha, Wallace (78’ Caicedo), Acerbi, Radu, Marusic (63’ Lukaku), Badelj (63’ Luis Alberto), Parolo, Milinkovic, Lulic, Luis Alberto, Correa.  All: Inzaghi
Arbitro Orsato

mercoledì 12 dicembre 2018

Bohemian Rhapsody, la più ascoltata di sempre

di FRANCESCO TRONCARELLI


 "Bohemian Rhapsody" è diventata la canzone incisa nel XX secolo più ascoltata di sempre in streaming, sorpassando "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana e "Sweet Child O'Mine" dei Guns N' Roses. La hit dei Queen ha superato 1,6 miliardi di streaming in tutto il mondo, conquistando il primato. Ad annunciarlo con una trionfalistica dichiarazione, e visti i numeri se ne capisce il perchè, la casa discografica che detiene i diritti sulla band, la Universal Music Group e la nostizia rilanciata dall'agenzia inenazionale Reuters ha fatto il giro del mondo subito..

A determinare la conquista del record ha contribuito in modo decisivo il film "Bohemian Rhapsody", biopic dedicato a Freddie Mercury e alla storia dei Queen e la promozione legata alla produzione artistica della band inglese che ha fatto riscoprire la bellezza del brano alle nuove generazioni attraverso canali di trasmissione, ripubblicazioni fisiche e merchandising. Nel lungometraggio che sta avendo un grande riscontro nelle sale si racconta anche la genesi del brano che dà il titolo al film. Quando venne pubblicato nel 1975 i critici dell'epoca accolsero il brano con freddezza e sufficienza, affermando che non avrebbe mai sfondato perché troppo lungo per le radio (5 minuti e 56 secondi) e troppo complesso a causa del mix di stili, fra ballata classica, hard rock e passaggi operistici, popolato da oscure citazioni (Galileo, Scaramouch, Bismillah e Beelzebub) il cui significato resta ancora oggi un mistero.

Ma smentendo clamorosamente gli addetti ai lavori, il successo di pubblico fu immediato ed enorme, lanciando i Queen verso il successo planetario. Ora il brano in cui Mercury dà un saggio delle sue qualità di eccezionale performer si prende un'ulteriore rivincita sugli scettici della prima ora. Le principali piattaforme di streaming musicale (Spotify, Apple Music e Deezer) e di streaming video (YouTube) considerando tutti i flussi registrati sui servizi in offerta, hanno incoronato il pezzo come il più ascoltato fra quelli pubblicati nel Novecento.


Cinque settimane dopo l'uscita del film, "Bohemian Rhapsody" è diventato il biopic musicale con gli incassi più alti al mondo, per oltre 600 milioni di dollari raccolti nei box office delle varie nazioni in cui è in programmazione. Dal canto suo Rami Malek, che nel film interpreta Freddie Mercury, ha ricevuto una nomination ai Golden Globe per la sua sorprendente interpretazione credibilissima sotto tutti gli aspetti. E i rumors del settore indicano addirittura una sua probabile candidatura anche agli Oscar 2019.

A più di quarant’anni dalla sua registrazione, la canzone che è estratta dall’album A Night At The Opera, viene ancora definita come una delle migliori mai incise. Nel 2004 fu definita dai lettori di Rolling Stone come la migliore nella storia del rock e venne introdotta nel Grammy Hall of Fame, entrando nell’olimpo della musica più grande, indimenticabile nel vero senso della parola.


Il brano fu eseguito per la prima volta dal vivo durante lo storico concerto dei Queen all'Hammersmith Odeon di Londra il 24 dicembre del 1975, ripreso in diretta dalla Bbc, e da allora è sempre stato inserito nelle scalette del gruppo, anche se la parte operistica era registrata.  

"Bohemian Rhapsody" è anche generalmente riconosciuto come il primissimo video musicale, trasmesso per la prima volta da Top of The Pops nel novembre del '75: le immagini con i volti dei quattro componenti riprendono la copertina dell'album "Queen II", è stato diretto da Bruce Gowers ed è stato girato in tre ore per un costo totale di 3500 sterline presso il locale adibito alle prove della band.


Il brano, attualmente disponibile tramite Walt Disney Co.’s Hollywood Records e Virgin EMI di UMG, è stato il primo singolo dei Queen a scalare la Top 10 degli Stati Uniti, l’unico a essere stato primo in classifica nel Regno Unito per ben due volte durante il periodo di Natale, e uno dei pochi a vantare un’infinità di cover che vanno da Pink a Robbie Williams, da Elton John & Axl Rose a Kanye West, da Monserrat Caballe a The Royal Philharmonic Orchestra, Montserrat Caballe sino a  The Muppets.

E sono moltissimi i tributi realizzati dai fan che hanno smpre collezionato numerose visualizzazioni su YouTube. L'ultimo successo è il video girato e interpretato dagli allievi della Scuola del Teatro Musicale di Novara che hanno eseguito il brano su coreografie originali, tutto all'interno di un autobus.

Un brano dunque senza tempo e che con questo record appena ottenuto consegna saldamente ai Queen lo scettro del rock. «Così il ‘fiume della musica rock’ (‘River of Rock Music’) si è trasformato in un ruscello (‘stream’)!- ha spiegato al riguardo il chitarrista del ruppo Queen Brian May con una certa commozione-. Sono molto felice che la nostra musica continui a diffondersi al massimo".
E continuerà sicuramente a diffondersi per tanto altro tempo.


domenica 9 dicembre 2018

Lazio, dove è la vittoria? Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI 



7+ ad Antonio Elia Acerbis - La Lazio non vince più. Quattro pareggi consecutivi certificano che questa squadra non riesce a concretizzare una montagna di occasioni, subendo il gol invece al primo tiro che capita. Qui non serve una Ferrari fiammante ma una modesta Panda, Pand a vince! Contro una abbordabile Samp in particolare si è toccato il fondo dell'incredibile perchè il pareggio degli avversari è arrivato quando sembrava finalmente fatta e addirittura tra recupero e recupero del recupero per il Var, al minuto numero 99. Applausi comunque al terzino di ferro che con quella zampata di sinistro aveva dato coraggio a tutti per la rimonta. Lui si que vales.

7+ al Ciro d'Italia - Un altro gol, un altro palo (e tre!), un altra prestazione da trascinatore. Nel primo tempo della latitanza del gioco c'era solo lui in campo con l'Aquila sul petto, poi nella ripresa si è preso la squadra sulle spalle è ha iniziato a macinare chilometri e azioni, da solo e in compagnia. Fossero tutti come lui il quarto posto ci starebbe stretto. E invece siamo sempre a tribolare.

6 e mezzo a dillo a Parolo tuo - Tanta carne al fuoco. A cominciare da quel tacco-assist per il superstite della Lazio del meno 9. Il problema è che quelli che erano in cucina con lui l'hanno fatta bruciare.

6 a Correa l'anno 1900 - Il suo ingresso in campo è coinciso con la riscossa. La qualità del resto non può essere tenuta in panchina. Guardate la tv senza Fiorello, sembra tutta una "Corrida" coi dilettanti allo sbaraglio.

6 a Massimo Di Cataldo - Ha creato movimento. Come Spelacchio 2 a piazza Venezia.

6 - a veni, vidi, Lulic e Innamoradu - Il gol del vantaggio doriano ce l'hanno sulla coscienza loro. Ce se crede? Putroppo sì, come dire che Pupo è un cantautore, senza offendere la memoria di De Andrè o Pino Daniele. Eppure anche i veterani, quelli che non mollano mai, possono combinare dei casini, tipo Baudo che s'è mischiato co Rovazzi pur di stare a galla. E a proposito di Ferrari come ricorda a pagina 15 il Manuale del perfetto automobilista: "Se avete una vecchia auto, per circolare è necessario mettere gli specchietti retrovisori". Ecco, co' n par de specchietti se srebbero accorti che Quaglairella je stava in agguato de dietro.

5 e mezzo a Lupo Alberto - C'era una volta il Ciuffo biondo che fa impazzire il mondo. E' rimasto il ciuffo mentre il mondo sta aspettando tempo migliori.

5 a Rodolfo Bada - Ma questo chi è? Da do' viene? Che vole?

5 a Patric del Grande Fratello - Dovrebbe stare a ritiro a vita: come quel Pintus che si autodefinisce "comico, showman, imitatore", manco fosse Verdone, Arbore e Virginia Raffaele messi insieme.

5 a Bravehart Wallace -Inutile come un disco di Gigi D'Alessio.

5 al Panterone - Improponibile come un programma di Enrico Papi.

4 e mezzo al Sergente - Già degradato a soldato semplice, è stato poi radiato dall'esercito ed è passato al ruolo di posteggiatore abusivo. Lo trovi fuori le dicoteche di Testaccio, il guaio è che spesso si addormenta (come quando ha dato quella capocciata al pallone mandandolo clamorosamente fuori) e così je fregano le macchine che è una bellezza. Sipario.

4 a Sylva Strakoshina - E' convocata l'assemblea dei condomini per la richiesta avanzata dalla signora Ciufeca in ordine alla sostituzione del portiere con un citofono di ultima generazione. Data l'importanza della proposta si invita i condomini a non mancare o farsi rappresentare con delega, ne vale della tranquillità e sicurezza del palazzo.

venerdì 7 dicembre 2018

Cesare Cremonini, ecco Possibili scenari per piano e voce

di FRANCESCO TRONCARELLI


L'altra sera durante il concerto che stava tenendo nel Palasport di Eboli, prima di eseguire "50 Special" ha chiesto al pubblico di mettere in tasca tutti i cellulari, perchè questo suo pezzo che gli ha dato il primo grande successo, è un brano che deve essere ballato, partecipato, vissuto tutti insieme.

E i fan hanno accettato senza battere ciglio questo invito, ed è stato bellissimo vedere 7000 persone ballare con le mani verso il cielo in un delirio di gioia e libertà. Ma al di là dello spettacolo che si è verificato, quello che è importante sottolineare è che questa richiesta mette in luce il Cesare Cremonini del momento, un artista con la voglia di fare musica, di viverla intensamente, con un piano davanti pronto ad asssecondare il suo estro e la sua poesia.

Tutto quello che in pratica troviamo in "Possibili scenari per pianoforte e voce”, il suo nuovo album che ad un anno di distanza dall’uscita di “Possibili Scenari”, pubblica appunto la versione col piano e la voce del fortunato disco di inediti uscito in precedenza.

«Penso sia il momento giusto in cui pubblicare un album come questo - ha spiegato Cesare- perché offre la possibilità di ricondurre il pubblico ad un ascolto della musica più attento, paziente e meno frenetico: significa svelare, uno ad uno, i segreti nascosti nelle mia canzoni, donare al pubblico la loro purezza"

Ed in effetti brani come “Poetica”, “Nessuno vuole essere Robin”, “Kashmir-Kashmir” e la stessa title track dell’album, ad esempio, in queste versioni notturne, rielaborate liberamente, registrate ad occhi chiusi e senza sovrastrutture di arrangiamenti, costringono all’abbandono anche chi quelle canzoni le canta, slegandoci dalla velocità con cui la musica viene consumata oggi.

In questo contesto anche i tasti di avorio del pianoforte, ogni respiro che separa i versi delle canzoni, hanno un ruolo determinante e totalizzante, una sorta di coinvolgimento al piacere di ascoltare la musica, l'unica arte che può svegliare il nostro tempo dal torpore della quotidianeità.

Cremonini chiude con la pubblicazione di questo disco, un periodo di grande successo iniziato con l’uscita del primo “Possibili Scenari”, culminato con i quattro concerti estivi negli stadi e proseguito con i 24 del tour nei palasport (prodotto e organizzato da Live Nation Italia) che terminerà il 16 dicembre con la terza data al Mediolanum Forum di Assago (Mi) e chiude due anni di lavoro artigianale e al tempo stesso di grande creatività in cui ha realizzato tutto questo.


"Quando è capitato che mi chiedessero se volevo fare un figlio - ha scherzato Cremonini - ho detto che no, volevo fare gli stadi". E i grandi spazi del calcio e della musica che conta, la voce della nuova 'Poetica' e di tutte le altre nove che compongono la scaletta del bellissimo album, li ha fatti sentire alla grande, registrando ovunque consensi enormi che ripagano il suo impegno e la sua voglia di dare il meglio di sè sempre.


Un album nato quindi con gli stadi all'orizzonte, ma ispirato anche ad una ricerca sul terreno non ancora sondato, o solo annusato con l'elettronica del precedente 'Logico', che Cesare ha deciso di portare avanti col massimo rigore e che in questa nuova entusiasmante versione, minimalista, jazz, intima e senza orpelli, acquista un nuovo valore e nuove atmsofere e riconcilia soprattutto con la buona musica.

"Ho lavorato con l'obiettivo di alzare l'asticella della qualità - ha spiegato - provando anche l'ebbrezza del rischio, buttandomi da un trampolino che ho voluto costruirmi molto alto. Non si tratta di pura ambizione, perché sono solamente un ragazzo che scrive canzoni e perché l'ambizione, da sola, non può reggere un successo. Si è trattato piuttosto di cercare con sincerità il significato di quello che oggi la musica rappresenta, in primo luogo per me, trovando la chiave di lettura per un nuovo lavoro nel termine empatia".

Dal brano che dà il titolo a tutto il disco "e che è anche una grande apertura per i nostri concerti" ha detto Cremonini a cominciare da quello ormai imminente e sold out da tempo al Palazzo dello Sport di Roma il 12 dicembre prossimo, e fino a 'La macchina del tempo' che lo chiude, l'ex frontman dei Lunapop ha provato a mettere tutti i segreti del mestiere raccolti e custoditi con scrupolo negli ultimi vent'anni di carriera.

"Il mio rapporto con la musica mi ha fatto crescere tanto - ha spiegato la voce delle nuove 'Nessuno vuole essere Robin' e 'La isla' ("quei luoghi all'apparenza sereni ma che nascondo sempre segreti ed insidie") - perché ci sono stati anni, nel dopo Lunapop, durante i quali le cose non sono state per niente facili. C'è stata una caduta per colpa della quale mi sono metaforicamente rotto diverse ossa, ma è stato proprio il periodo della convalescenza musicale successiva che mi ha dato la possibilità di costruire tanto. Ho corso per vent'anni e adesso me la voglio anche un po' godere".
Un piacere che assapora anche chi ascolta la sua voce inconfondibile e il suo fedele amico piano.

domenica 2 dicembre 2018

Lazio, occasione persa. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7 al Ciro d'Italia - Il dicembre terribile (sette partite da qui alla fine dell'anno) è iniziato con un passo falso. Dovevamo fare polpette dell'ultima in classifica e invece abbiamo agguantato un pareggio dopo aver letteralmente regalato a un avversario modesto il primo tempo. La dormita generale alla scapoli-ammogliati contro l'Apollon, non è servita a scuotere la squadra biancoceleste che aveva l'occasione giusta per rilanciarsi in campionato. E invece l'occasione ce la siamo persi per strada. Applausi comunque al bomber de noantri (gol n. 61 in 81 partite), che dopo la fucilata di destro che aveva ristabilito la parità, ha visto il palo negargli la doppietta e a noi la vittoria.

6 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Per un giocatore qualsiasi a commento della frase "ci ha messo" si userebbe il termine "lo zampino", ma per uno come lui che dà del tu al pallone come Cesare Cremonini alla musica, c'è solo una frase: un Tucu di classe. Come quello con cui ha smistato l'assist per Ciruzzo. E' di un altra categoria, se tutti fossero come lui il problema sarebbe risolto, ma qui molti neanche le tabelline, altro che problema. Sic.

6+ ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Ha perso la "s" da quando giocava con Fascetti, ma non la grinta. Diciamolo, l'unico che ha dato il fritto. Avete presente il Pappagallo di Portobello? E' l'unico che funziona, perchè non parla al conrario di tutti gli altri che sparano frescacce a tutta callara.

6 a veni, vidi, Lulic al 71° - L'Eroe del 26 maggio è il testimonial di questa partita tutta da dimenticare. Come un film di Muccino. Primi 45 minuti in sonno, come un framassone, e complicità nel gol, seconda frazione in attacco, petto in fuori e gamba lunga, come Belen per intenderci. La cosa migliore per uno come lui sarebbe più svegli e meno petto, ma allora finirebbe come un Malgioglio qualsiasi.

6 a dillo a Parolo tuo - Come Teo Mammucari a Tu si que vales: in ombra.

6 a Patric del Grande Fratello - Tanta caciara come suo solito, ma il quasi gol gialloblu salvato sulla linea al 90esimo vale oro. Come Frassica da Fazio.

6 a Rodolfo Bada e Striscia la Berisha -Si sono passati il testimone, ma nessuno dei due è stato un fenomeno. Nè più nè meno di Pablo e Pedro.

6- a Bravehart Wallace - S'è fatto brucià da un vecchietto de 39 anni. Roba che la Fornero solo per questo je allungherebbe la pensione de trent'anni. Poi si è ripreso, ma la cappellata, immancabile come quelle di Luco Giurato, l'aveva fatta. E tanto basta.  

5 e mezzo a Sylva Strakoshina - In perfetta media Carrizzo: un tiro un gol.

5 e mezzo a Innamoradu - Il minimo sindacale. Ma senza assegni familiari e paga doppia per il festivo.

5 a Somarussic - Inutile. Come un pensiero di Gigi Marzullo.

5-  al Panterone - Nè carne nè pesce. Nè.

5 - -al Sergente - Si è dato al cinema: il Fanstasma che cammina. Come cammina in campo lui, manco sulla Salaria. E come fantasma lui, neanche Patty Pravo, che sembra un incrocio tra Et e Belfagor. Valeva 150milioni, adesso se je danno vitto e alloggio con uso di gabinetto in comune a piazza Bologna insieme a i fuorisede è grasso che cola. Se continua così lo degradano a soldato semplice. Se insiste, manco come guardia svizzera nel Vaticano a fasse fotografà. Sipario

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 2 dicembre 2018
La Lazio pareggia a Verona. Contro il Chievo al gol del primo tempo di Pellissier risponde nella ripresa Ciro Immobile che fissa il risultato sull’1-1 dopo una partita nervosa e difficile. I veronesi, oggi ancora senza Tomovic e Pucciarelli, recuperano Rigoni e Giaccherini che siedono tra le riserve: il 4312 di Di Carlo prevede Pellissier e non Stepinski a far compagnia a Meggiorini; Cacciatore è fuori, Barba dentro. Invece Inzaghi, sempre senza Lucas Leiva, decide ancora per Badelj a centrocampo; stavolta anche Luis Alberto è infortunato e sulla trequarti c’è Correa. Nel freddo del Bentegodi la Lazio rischia subito: al 1’Obi crossa e Pellissier non riesce a deviare sotto porta proprio davanti a Strakosha. I padroni di casa sfoggiano un grande pressing, la Lazio prova a mettere ordine ma in modo un po’ troppo compassato. Il primo tiro biancazzurro al 18’ è di Badelj, parato facilmente da Sorrentino, ma con un contropiede perfetto il Chievo al 25’ va in vantaggio. Velocissimo Birsa porge a Pellissier, che taglia in area, Acerbi liscia, Wallace è troppo arretrato e il centravanti clivense mette in gol un rasoterra preciso che frutta l’1-0 ai suoi. La Lazio non riesce a prendere le misure agli avversari, lenta, nervosa e poco concentrata: Correa al 34’ spreca una buona opportunità di testa deviando fuori un cross dalla destra, poco dopo Parolo col sinistro spedisce oltre la traversa e non succede nulla fino alla fine del primo tempo. Dopo il riposo Inzaghi mette in campo Caicedo al posto di Radu: il modulo diventa 4321 e ora con rabbia la Lazio si butta avanti: al 54’ Correa si libera bene sulla sinistra e dà ad Immobile, che da buona posizione prova a piazzarla ma trova Sorrentino. Adesso esce un Marusic evanescente per Patric, Di Carlo risponde con Cacciatore al posto di Meggiorini. Il forte tiro di Lulic al 63’ è stoppato provvidenzialmente da Bani e stavolta il Chievo si salva ma al 65’ Correa scambia con  Immobile, che stavolta non fallisce il pari mettendola dentro col destro a fil di palo. Dopo l’1-1 Ciro Immobile ci riprova ma manda alto; arriva anche il turno dell’ex Djordjevic, poi di Kiyine; al 76’ Immobile in diagonale colpisce il palo, poi Badelj di collo esterno mette di pochissimo fuori. La pressione biacazzurra prosegue anche con l’ingresso di Berisha, la squadra biancazzurra schiaccia il Chievo nella sua area ed ora meriterebbe la vittoria, invece rischia di prendere il 2-1 se su Pellissier non fosse intervenuto Patric sulla linea a salvare il risultato. Gli ultimi scampoli di gara sono solo gran confusione e nulla più: il risultato resta così fissato sul pareggio. Una Lazio a due facce: primo tempo da dimenticare per gli uomini di Inzaghi, ripresa giocata in maniera senz’altro più convincente ma resta il rammarico di aver perso due punti che potevano consentire ai biancazzurri di restare al quarto posto. Invece il Milan supera la Lazio, che sta attraversando senz’altro un momento critico della stagione: tre pareggi ed una sconfitta nelle ultime quattro gare ed un gioco che lascia a desiderare. Ed ora Samp, Eintracht, Atalanta, Cagliari, Bologna ed infine Torino per un dicembre davvero difficile per i biancocelesti: nessun dorma!              

     
CHIEVO     LAZIO   1–1   25’ Pellissier   66’ Immobile
CHIEVO: Sorrentino, Depaoli, Bani, Rossettini, Barba, Radovanovic, Hetemaj, Obi (73’ Kiyine), Birsa (70’ Djordjevic), Meggiorini (60’ Cacciatore), Pellissier. All. Di Carlo
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Radu (46’ Caicedo), Marusic (54’ Patric), Parolo, Badelj (81’ Berisha), Milinkovic, Lulic, Correa, Immobile. All Inzaghi  
Arbitro Maresca


giovedì 29 novembre 2018

Caro Lucio ti scrivo: la lettera di Mina a Battisti


 di FRANCESCO TRONCARELLI



Mina e Lucio Battisti, separatamente e insieme, hanno scritto gran parte della storia del nostro pop. Le loro canzoni sono state la colonna sonora di intere generazioni ed ancora oggi sono attualissime, per intensità di emozioni, sentimenti, vicende che narrano e che tutti hanno vissuto.

Insieme hanno anche scritto una pagina indimenticabile della storia della televisione con quel famoso duetto a Teatro 10 che abbiamo ricordato con un articolo apposito, che se ci si pensa bene, è stato importante oltre che per la televisione ma anche per la musica italiana. 
 
Era il 23 aprile del 1972, i due mostri non ancora sacri del Belpaese canoro eseguirono "Insieme", "Mi ritorni in mente", "Il tempo di morire", "E penso a te", "Io e te da soli", "Eppur mi son scordato di te" ed "Emozioni". Poco meno di nove minuti per lasciare un segno nella memoria collettiva di un paese ipnotizzato da quella magia. 

I percorsi professionali di Mina e Battisti sono andati avanti in parallelo, si sono intrecciati per un breve ma intenso periodo quando, fra il 1970 e il 1971, quando Mina ha pubblicato quattro singoli inediti consecutivi con brani firmati da Battisti e Mogol: "Insieme" (maggio 1970) che Lucio offrì in regalo alla Tigre di Cremona in occasione del suo compleanno e che aprì la strada a quella amicizia. "Io e te da soli" (novembre 1970), "Amor mio" (maggio 1971), "La mente torna" (ottobre 1971). 

Quattro gemme che hanno arrricchito il repertorio di Mina e che ebbero un grande successo. Lei poi ha continuato a esplorare il canzoniere di Lucio successivamente, non solo con l’album "Minacantalucio" (1975) e con il successivo "Mazzini canta Battisti" (1994) ma pure in altri album di studio e dal vivo, incidendo anche versioni in altre lingue delle composizioni firmate dalla coppia più creeativa del nostro pop, quella appunto composta da Battisti e Mogol.

Adesso arriva "Paradiso-Lucio Battisti Songbook", il nuovo disco in uscita domani della signora della canzone italiana, un progetto che testimonia ancora una volta questa grande affinità. Mina vi ha raccolto tutte le sue interpretazioni già edite delle canzoni di Battisti-Mogol, e lo ha arricchito con due inediti assoluti, le due canzoni che aprono il primo cd e il primo vinile: "Vento nel vento", arrangiata da Rocco Tanica, e "Il tempo di morire", arrangiata dal figio Massimiliano Pani. Sono stati recuperati anche due brani ormai praticamente irreperibili, a suo tempo inclusi nell’antologia fuori catalogo Mazzini canta Battisti: "Perché no" e "Il leone e la gallina". L’edizione in cd contiene inoltre alcune rarità, come cinque canzoni di Battisti interpretate in spagnolo e una in francese.

 Tutte le registrazioni incluse in "Paradiso - Lucio Battisti Songbook" sono state riversate in digitale dai nastri originali, editate, restaurate, rimasterizzate e rimixate a cura di Celeste Frigo, con la continua e costante supervisione della stessa Mina che ha seguito personalmente l’intera operazione. Ad alcune - cinque in tutto - sono stati addizionati programmazione e tastiere a cura di Ugo Bongianni e Massimiliano Pani. Ma è tutto specificato nei credits che, sia nella versione cd che in quella vinile, riportano nel dettaglio le informazioni su ogni canzone. L’elenco dei nomi degli arrangiatori dei brani è una sorta di “who’s who” della categoria e comprende - oltre a Tanica e Pani - Victor Bach, Gianni Ferrio, Detto Mariano, Pino Presti, Gian Piero Reverberi, Gabriel Yared.

Lo stesso vale per i nomi dei musicisti che hanno accompagnato Mina nelle sue interpretazioni, una squadra di strumentisti eccellenti. Nel libretto dell’edizione in cd e sulla copertina dell’edizione in vinile una ver, preziosa, chiccha. E' stata recuperata la lettera che Mina scrisse a Lucio e pubblicata su Liberal il 28 settembre 1998 ovvero qualche giorno dopo la sua morte. Sono parole affettuose e importanti, parole dettate da una profonda stima, parole sentite e che provengono dal cuore che meritano di essere lette da tutti. Eccole.


  Caro Lucio,
questa è una lettera che volevo scriverti da tanto, tanto tempo. Ogni volta che sentivo un tuo pezzo, ogni volta che qualcuno, per strada, fischiettava qualcosa di tuo mi veniva voglia di mettermi in contatto con te, ma ho preferito rispettare (figurati se proprio io non lo dovevo fare…) il tuo desiderio di essere lasciato in pace. E forse ho fatto male, sai? Perché adesso non so come fare per restituirti, almeno in parte, la gioia, la tenerezza, il senso di invincibilità, la coscienza di fare qualcosa di perfetto che mi dava il cantare i tuoi pezzi. 

Erano come il più inattaccabile meccanismo, come l’arma più efficace, come una corazza lucentissima, come una seconda pelle ancora più aderente della prima. Erano costruiti con quella apparente semplicità, con quel naturale delizioso totale mood cosmico, che fa pensare alla fluidità di Puccini, al prezioso andamento di certi canti gospel. E insieme così piantati nella tradizione della canzonetta italiana da far cantare i garzoni mentre vanno in bicicletta a consegnare il pane, i bambini e tutte le madri d’Italia mentre preparano il pranzo per i propri cari.
Che talento straordinario, che dono raro quello di essere capiti da tutti e da tutti essere amati proprio per quello che realmente si è. Sei stato il più grande nel realizzare il miracolo che ci fa sentire tutti figli della stessa materia, che ci fa cantare tutti insieme con le lacrime agli occhi.
In questi giorni ho dovuto assistere a qualche intervento sgradevole e a tanti, tantissimi omaggi commossi e sinceri. Voglio ricordarmi soltanto questi. 

Voglio ricordarmi gli occhi lucidi di ragazzi giovanissimi e di uomini e donne anche più che adulti. Voglio ricordarmi i tuoi, che Dio li benedica, ti hanno difeso con la forza dell’amore da tutto il caravanserraglio massmediatico. Voglio ricordarmi quei piccoli mazzolini di fiori, quei bigliettini che ti hanno portati anche loro, credo, per cercare di restituirti un pochino di quello che tu hai dato a tutti noi. Sai, avevo un sogno. Una pazzia. Insieme con Moreno, un giovane corista molto bravo che tu non hai conosciuto, ma che ti ama almeno quanto me, avevamo deciso che se tu mai avessi fatto di nuovo un concerto, saremmo venuti a farti il coro. 
Per il grande piacere di stare dietro di te e cantare insieme a te quelli che sono i nostri perfettissimi, storici, splendidi, adorati pezzi di vita. E, nella nostra follia, avevamo già pensato alla scaletta, a quali pezzi fare, alla formazione dell’orchestra, persino ai vestiti. Ogni volta che ci incontravamo in sala di incisione aggiungevamo qualche dettaglio al nostro progetto. Tutto era variabile tranne la presenza di due soli coristi: noi due, per l’appunto. Non importa. Vuol dire che la cosa è soltanto rimandata.

Tua Mina.

martedì 27 novembre 2018

Sanremo 2019, ecco i big

di FRANCESCO TRONCARELLI 




Presenta Claudio Biso, in gara Bertè, Rocco Hunt, Maneskin, Ultimo, D'Alessio. Bocelli, Pausini, Antonacci e Ed Sheeran ospiti. Premio alla carriera a Peppino di Capri

Mentre Pippo Baudo e Fabio Rovazzi si stanno reparando per condurre Sanremo Giovani il 20 e 21 dicembre, proseguono le grandi manovre tra case discografiche e direzione artistica del festival per scegliere gli artisii in gara sul palco dell'Ariston per la prossima edizione della manifestazione canora più seguita e chiacchierata di sempre.

Tanti i nomi che si rimbalzano dagli uffici in questione e che filtrano nonostante il proverbiale riservo della Rai, ce ne è per tutti i gusti e sicuramente tra i papabili più accreditati ci sarano gran parte degli effettivi partecipanti, come è stato in passato. Prima di passare in rassegna quali siano però, vediamo i presentatori.

In pole position ci sono Claudio Bisio e Virginia Raffaele, un duo ben assortito per ripetere l'exploit della coppia Favino-Hunziker dell'edizione scorsa. L'attore che era già stato all'Ariston nel 2013 chiamato da Fazio per risollevare il lato umoristico del festival dopo la contestazione a Crozza, attualmente sta girando il sequel di "Benvenuto Presdidente" mentre la comica che sarebbe ala quinta partecipazione consecutiva, sta preparando un suo show per Rai 2.

Con loro, abituati alle dirette e alle grandi platee, Baglioni reciterebbe il ruolo di coordinatore pronto a esibirsi e ad intervenire con battute e monologhi. Un deja vu insomma che ha funzionato e che dovebbe funzionare ancora.



A loro dunque spetterà di annunciare i vari artisti  come ad esempio l'ex Pooh Dodi Battaglia, Ghali, Shade (altro esponente della trap, per strizzare l'occhio ad un pubblico giovane) in coppia con Federica Carta, e Andrea Febo, coautore del pezzo "Non mi avete fatto niente" del duo Meta-Moro, vincitore dell'ultima edizione. In questo caso, come per altre auto candidature, si cercherebbe un artista con un curriculum più robusto da abbinare al cantautore per giustificare, in duo o in trio, l'eventuale presenza tra i big.

Sempre in chiave rap, anche Rocco Hunt e Clementino spesso presenti a Sanremo. Poi ci sono i Maneskin, band giovanile espolosa a X Factor che ospiti dello show di Fiorello 'Il Rosario della Sera' su Radio Deejay, hanno detto di essere a disposizione di Baglioni e per quanto ci risulta, esiste già un pezzo pronto per l'occasione.

Poi c'è il gruppo dei napoletani, spinti dai sostenitori che sui social si chiedono se Gigi D'Alessio si  sarà all'Ariston e se con lui ci sarà un altro artista napoletano con il quale ultimamente fa comunella sul web, Nino D'Angelo, o la compagna storica Anna Tatangelo. Probabilmente potrebbero esserci tutti e tre ma in caselle distinte del complesso puzzle della kermesse.

D'Alessio potrebbe tornare come ospite, e non in gara, D'Angelo dovrebbe essere in concorso in coppia con un misterioso artista, sempre partenopeo, con ogni probabilità della scuderia Sugar di Caterina Caselli mentre la Tatangelo, veterana della manisfestazione nonostante la giovane età, dovrebbe correre da sola tra i big.
Molto probabile invece la presenza di Loredana Bertè, reduce da un'estate di grande rilancio con il singolo-hit 'Non ti dico no', cantato insieme ai Boomdabash. La cantante, già in lizza per il Festival nella precedente edizione, non era stata ammessa alla gara, con uno strascico di polemiche ed accuse alla direzione artistica, 'colpevole' di averle proposto una canzone scritta da Biagio Antonacci che lei non sentiva nelle sue corde. 

Questa volta la sua presenza avrebbe ancora più senso (e per lei ci sarebbe un brano scritto da Gaetano Curreri, leader degli Stadio), considerato che al Festival, che a Mia Martini intitola ogni anno il Premio della Critica, si parlerà della fiction di Rai1 sulla vita di Mimì con Serena Rossi protagonista e che si celebrano i 30 anni di unbrano simolo della Martini "Almeno tu nell'universo".

In gara tra i big, tra gli altri, potrebbero tornare anche altre voci femminili importanti, quelle di Arisa, Irene Grandi e Giusy Ferreri. Ragionando sui dischi in uscita, anche Marco Masini e Francesco Renga non sono da escludere.

C'è anche la possibilità di rivedere all'Ariston Simone Cristicchi che lo scorso anno, nella serata dei duetti, accompagnò verso la vittoria Ermal Meta e Fabrizio Moro. A proposito di vincitori, anche Ultimo, primo classificato tra i Giovani del primo Sanremo targato Baglioni, ha buone possibilità di tornare, stavolta tra i big dove dovrebbe esserci anche Massimo Di Cataldo tornato d'attualità dopo la patecipazione a "Tale e quale".


Sul fronte dei super ospiti il nome più accreditato è quello di Andrea Bocelli, che potrebbe cantare insieme al figlio Matteo, ma si guarda con interesse anche ad Ed Sheeran, la superstar britannica che ha duettato con lo stesso Bocelli nell'album dei record 'Sì', che ha conquistato la prima posizione in classifica dei più venduti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, doppietta storica mai realizzata prima da un artista italiano.


Già ospiti del Baglioni & Friends dello scorso anno, potrebbero tornare all'Ariston in coppia anche Laura Pausini, prima cantante italiana a vincere il Latin Grammy Award nella categoria 'Best Traditional Pop Vocal Album', e Biagio Antonacci. I due hanno appena lanciato insieme il brano 2Il coraggio di andare" e saranno protagonisti di un tour estivo.

Un'altra coppia accreditata tra i possibili ospiti è quella Raf-Umberto Tozzi che, dopo il singolo a due voci 'Come una danza' e un doppio album insieme, partirà in tour proprio dopo Sanremo a marzo.

Dal canto suo anche Emma Marrone che ha più volte dichiarato di non avere intenzione di tornare in gara, esperienza già fatta conquistando il podio (è stata anche co-conduttrice del Festival con Carlo Conti, Arisa e Rocio Munoz Morales), sarebbe pronta al debutto da ospite. Stesso discorso per Marco Mengoni, vincitore a Sanremo nel 2013 ed Eros Ramazzotti e Jovanotti che proprio dall'Ariston hanno spiccato il volo verso il successo.

Da segnalare inoltre la richiesta partita dai social di un un premio alla carriera per Peppino di Capri, vincitore del festival per due volte e con il record di partecipazioni (15) all'attivo che festeggia i 60 anni di attività. Hanno aderito tra gli altri alla proposta, Maurizio Costanzo, Ivan Zazzaroni, Giorgio Verdelli, Carla Vistarini e Alberto Salerno, parolieri che hanno vinto a suo tempo con le loro canzoni la kermesse sanremese.



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