sabato 27 luglio 2024

Peppino di Capri 85 anni in musica

di FRANCESCO TRONCARELLI


I capelli sono bianchi e anche la voce è cambiata, nel tempo si è fatta più armoniosa, ma lo sguardo è rimasto lo stesso, quello di un ragazzo che sognava di fare l'artista per regalare emozioni al pubblico. E c'è riuscito perfettamente, perchè Peppino di Capri che oggi compie 85 anni, è un mito assoluto della nostra musica.

È partito come versione partenopea di Buddy Holly è arrivato come Peppino di Capri, ambasciatore della melodia italiana nel mondo e gran signore dello spettacolo.

La sua del resto è stata una carriera straordinaria. Ha modernizzato la canzone napoletana, ha portato il twist in Italia, ha vinto Sanremo e cantato coi Beatles, passando senza soluzione di continuità dalle luci soffuse dei night all’acustica perfetta della prestigiosa Carnegie Hall di New York.

È insomma uno degli artisti più amati e popolari del Bel paese, re della canzone confidenziale ma anche dei balli più in voga nel tempo nei locali notturni, dal cha cha passando per l’hully gully sino ovviamente al lento cheek to cheek. Un artista di rilevanza internazionale apprezzato per i suoi brani evergreen che hanno accompagnato generazioni su generazioni.

 
Peppino con i suoi Rockers e i Beatles
Ha cominciato da piccolo, vero bambino prodigio e figlio di musicisti, suonando il piano per gli americani di stanza nell’isola Azzurra nel periodo bellico.

Poi seguendo quella che ormai era la sua strada, l’esordio a metà dei 50 con l’amico Bebè Falconieri al “Rancio fellone” di Ischia che lo porterà a partecipare alla trasmissione televisiva “Primo applauso” condotta da Enzo Tortora, sorta di talent ante litteram per gli esordienti.

A quel debutto seguì la formazione del gruppo che lo accompagnerà passo dopo passo sulla via del successo, composto oltre a Bebè dal chitarrista Mario Cenci (autore di tanti suoi brani come ad esempio “Saint Tropez twist”), Pino Amenta e Gabriele Varano.


Erano i Capri boys guidati da lui, Giuseppe Faiella (così registrato all’anagrafe), che scoperti dai discografici milanesi della Carish, divennero ben presto Peppino di Capri e i suoi Rockers.

Occhiali con la grande montatura nera, ciuffo pronunciato, voce caratteristica a singhiozzo, Peppino con le sue interpretazioni che richiamano un po’ Paul Anka un po’ Don Marino Barreto jr, si fa subito notare e al terzo disco, “Nun è peccato”, capolavoro firmato da Ugo Calise (Si mme suonne 'int''e suonne che faje, nun è peccato, e si, 'nzuonno, nu vaso mme daje, nun è peccato...) arriva nella classifica dei brani più venduti.

E’ il 1958, l’Italia scopre questo ragazzo dinoccolato che ha la musica nelle vene e che da quel momento inanellerà una serie interminabile di successi diventando così uno dei beniamini del pubblico.


“Nessuno al mondo”, “Luna caprese”, “Let’s twist again”, "Saint Tropez twist" (un milione e 200mila dischi in soli tre mesi, record), “Don’t play that song” (memorabile la scena ne “Il Sorpasso”, in cui Tirtignant osserva la gente che balla in spiaggia col suo brano diffuso da un juke box), “Speedy Gonzales”, “Malatia”, “Roberta” (dedicato alla prima moglie, sposata in un matrimonio da favola e con la stampa alle calcagna), “E sera”, “Me chiamme ammore” (vittoria al Festival di Napoli), “Frennesia”.

E ancora i brani con cui ha vinto Sanremo “Un grande amore e niente più” firmato dall'amico di sempre Franco Califano e "Non lo faccio più” e poi la fortunata sigla di Rischiatutto scritta da Paolo Limiti “Amare di meno”, l'avvolgente “Incredibile voglia di te”, la romantica“ Il sognatore” e ovviamente “Champagne” firmata da Depsa e Mimmo Di Francia, che è diventato un successo internazionale e il suo cavallo di battaglia applaudito dappertutto.

Peppino nel 1976 ottiene la sua seconda vittoria al Festival di Sanremo

Canzoni che hanno fatto nascere amori e storie indimenticabili e che a distanza di tempo oltre ad emozionare ancora, sono per così dire “migliorate”, come la voce di Peppino, che non ha più quell’intonazione nasale e sincopata degli esordi ma una timbrica speciale, molto suadente e profonda, che lo fa apprezzare ancora di più.

40 milioni di dischi venduti, oltre 500 brani incisi con tutti i supporti fisici, ovvero 78, 33 e 45 giri, per proseguire con le cassette e i CD e che ora si fruiscono tramite i supporti digitali come Spotify e I Tunes, veterano di Sanremo con quindici partecipazioni e il meritato Premio alla carriera, protagonista sia nel Cinema degli anni del boom coi vari musicarelli e sia in quello recente col successo al botteghino di “Natale col boss” insieme a Lillo e Greg, Peppino di Capri ha superato con la sua classe mode e tendenze, resistendo alle ondate del nuovi miti con la sua professionalità apprezzata da tutti.

 Peppino alla presentazione di 'Natale col Boss

Sono passati più di 65 anni dal suo esordio, una vita, che Peppino ha vissuto da numero uno senza mai sgomitare e quasi chiedendo permesso a tutti, da gran signore qual è e da musicista vero che conosce il mondo e rispetta il pubblico. Non a caso la sua storia diventerà a breve una fiction RAI per la regia di Cinzia TH Torrini.

Artista di razza e di lungo corso che ha dato tutto se stesso ricevendo in cambio l’affetto della gente e la stima degli addetti ai lavori è un protagonista assoluto della nostra musica. È doveroso quindi fargli gli auguri per questi 85 anni passati al pianoforte con tanta classe. E per festeggiarlo è proprio il caso di dire, cameriere Champagne!





giovedì 4 luglio 2024

Giorgio Faletti, dieci anni senza il suo talento

di FRANCESCO TRONCARELLI

Con quel suo sguardo un po’ sornione e un po’ malinconico, quei suoi modi garbati e soprattutto riservati, Giorgio Faletti se ne andava dieci anni fa ad appena 63 anni per un male incurabile. Tutto poteva sembrare tranne che un grande artista, così semplice e mai sopra le righe, in realtà era un personaggio poliedrico capace di riuscire ad affermarsi in qualsiasi ambito dello spettacolo e non solo.

Non aveva l’allure del divo del piccolo schermo o della canzone, inseguito da fotografi e cronisti d’assalto per alimentare il gossip del pomeriggio televisivo, né tanto meno quello dello scrittore dal successo internazionale, pronto a sciorinare il verbo sulle terze pagine dei giornali importanti o a rilasciare dichiarazioni su questo o quell'altro argomento del giorno.

Eppure lui era tutto questo. Attore, cabarettista, cantante, compositore, scrittore. E anche cuoco sopraffino, chef per usare un termine che va per la maggiore, uno chef che gli chef stellati inseguivano per gustare quel piatto, quel sugo, quel dolce che sapeva preparare. Giorgio Faletti insomma era un antidivo dal mestiere sicuro e dalla forte passione, che raccoglieva successi qualunque cosa facesse. Per questo in un mondo come l'attuale dove l'apparenza vince sulla sostanza, manca terribilmente.

Come molti dei nuovi comici divenuti famosi negli anni Ottanta, aveva iniziato la sua carriera al mitico Derby di Milano, insieme a futuri big come Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Paolo Rossi e Francesco Salvi. E come molti di loro aveva ottenuto il grande successo di pubblico e di critica, grazie alla scoperta del cabaret da parte della televisione.

Faletti infatti deve la sua notorietà ai personaggi lanciati nel corso del «Drive In», il programma firmato da Antonio Ricci che divenne un appuntamento fisso per milioni di italiani dal 1983 all’88 e che lo vide fra i suoi applauditi protagonisti al fianco di Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo.

Chi non ricorda le sue macchiette tipo l’improbabile guardia giurata sovrappeso Vito Catozzo dallo slang milanese-pugliese (“porch’ il mond che c’ho sott’ i piedi”), il bambino scemotto Carlino da Passarano Marmorito col suo mitico “giumbotto”, Suor Daliso o il testimone di Bagnacavallo ("Anatrema")? Chi non ha riso e si divertito con quei personaggi strampalati con cui l’attore astigiano dava vita a monologhi irresistibili mai volgari e sempre felicemente ironici? Come era il suo stile del resto.

Perché Faletti era un tipo così, raffinato e ironico anche nella vita, e cercava, riuscendoci, di portare questa sua cifra anche nelle cose che faceva e amava. Come la musica per esempio, sua passione da sempre, dai tempi della scuola (erano i tempi del beat e dei complessi), nella quale si era dato anima e corpo realizzando vari album e brani per cantanti affermati come Milva, Fiordaliso e Branduardi.

Ottenendo anche qui un successo clamoroso addirittura a Sanremo quando nel 1994 sfiorò la vittoria ma vincendo comunque il premio della critica, con “Signor Tenente”, una canzone ispirata alla strage di Capaci e via d’Amelio, che è rimasta nell’immaginario collettivo per quella sua interpretazione asciutta e ricca di pathos.

E che dire del Faletti attore, protagonista di diverse commedie tra cui le due versioni di "Notte prima degli esami", dove era il Prof. Antonio Martinelli, spietato docente di lettere, che alla fine stringe un forte legame col protagonista Luca, Nicolas Vaporidis oltre ai ruoli meno caratterizzati ma più recitativi come quello in "Baarìa" di Giuseppe Tornatore.

Negli ultimi anni la sua carriera si era incentrata soprattutto sulla letteratura. Il suo primo romanzo «Io uccido», uscito nel 2002, è tra i best seller italiani più venduti di sempre, con oltre 5 milioni di copie. Nel 2004 raddoppia con il secondo romanzo “Niente di vero tranne gli occhi”, che ne ha vendute quattro. E così via, con un successo dopo l'altro. Il maestro del thriller Jeffery Deaver, ha detto di lui e del suo lavoro: "Uno come Faletti dalle mie parti si definisce "larger than life", uno che diventerà leggenda". Tradotto in 25 lingue, Faletti è lo scrittore italiano più venduto nel mondo.


Intelligente, affabile e schivo della mondanità, Faletti che con quei capelli incanutiti prematuramente e il pizzetto somigliava sempre di più a Paulo Coelho, amava il mare e i tramonti dell’isola d’Elba dove aveva eletto il suo buen retiro in cerca di se stesso e di ispirazioni.

Con il talento innato che aveva e quella umanità che lo contraddistingueva dagli altri, ha regalato per trent’anni al pubblico, sorrisi e pensieri, risate e riflessioni. Riflessioni e pensieri che la moglie Roberta Bellesini, astigiana come lui, mantiene vivi curandone la memoria e proponendo inediti che diventano libri sorprese per chi lo ha amato e seguito con passione e che ha prodotto lo spettacolo di teatro-canzone "L'ultimo giorno di sole" che tornerà in scena per questo anniversaro. Indimenticabile Giorgio.

martedì 2 luglio 2024

C'era una volta la Freccia nera

 di FRANCESCO TRONCARELLI

La freccia nera fischiando si scaglia

è la sporca canaglia che il saluto ti dà

vieni fratello è questa la gente

che val meno di niente

perché niente non ha

ma se il destino rovescia il suo gioco

nascerà nel mattino una freccia di fuoco

la libertà


È stato uno degli sceneggiati più famosi e seguiti della Rai, quella fatta da grandi professionisti e che trasmetteva in bianco e nero ma faceva sognare a colori. 

Stiamo parlando de "La Freccia nera" miniserie per la regia di Anton Giulio Majano tratta liberamente dall'omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson.

Sette puntate andate in onda dal 22 dicembre 1968 con una media di 20milioni di spettatori, come dire un italiano su due davanti al piccolo schermo per seguire le gesta di Dick Shelton interpretato da Aldo Reggiani e Joan Sedley, da una giovanissima Loretta Goggi.

Colpi di scena, sospetti, fuorilegge presunti cattivi all'attacco di potenti presunti buoni, una storia avvincente con risvolti amorosi durante la guerra delle Due rose sottolineata dalla colonna sonora di Riz Ortolani e che ebbe successo anche grazie alla sigla.

La cantava Leonardo, al secolo Leonardo Marino, milanese di nascita ma di famiglia siciliana scoperto e lanciato da Mike Bongiorno nel programma "La Fiera dei sogni", noto come il Tom Jones italiano per quella voce potente che aveva.

Leonardo a Sanremo

Era un brano che galvanizzava letteralmente i ragazzi per il gusto dell'avventura legato al teleromanzo, ma anche per quel testo che inneggiava alla libertà e che veniva inteso come una speranza di cambiamento.

Quella "Freccia nera" in musica scritta da Sandro Tuminelli era vista come un anelito di rinnovamento, un ideale rivolta contro la società di quei tempi contraria alle novità che stavano arrivando.

Una canzone riferita a una storia di ribelli contro il potere corrotto nell'Inghilterra del Quattrocento che veniva attualizzata idealmente ai tempi dei capelloni e del 68 che stava rivoluzionando la società.

Leggete il testo mentre riascoltate il brano e immergetevi in quelle atmosfere inneggianti alla libertà di pensiero, di vita, di disporre del proprio domani senza dover dar conto a nessuno.

"La Freccia nera" è stato il più grande successo di Leonardo, che partecipò a Sanremo in coppia coi New Trolls per cantare la splendida "Io che ho te" e al Cantagiro col brano firmato da Roberto Vecchioni "Giramondo".

Cantò anche con quella sua bella voce la versione italiana di "Green green grass of home" di Tom Jones non sfigurando minimamente con l'originale. 

Leonardo in scena

Poi completò il suo percorso artistico diventando uno degli attori di punta del Teatro stabile di Catania, lavorando con Tony Cucchiara, Rosa Balistreri, Turi Ferro e Andrea Camilleri.

Con il musical "Pipino il breve ha fatto il giro del mondo poi è approdato con ruoli da antagonsta in alcune serie di successo come "Squadra Antimafia", "Il giovane Montalbano e in "Giovanni Falcone".

Leonardo Marino se n'è andato all'improvviso a soli 79 anni a marzo, ma nessuno ha dato la notizia, no i grandi quotidiani nè i critici televisivi che avrebbero dovuto conoscerlo per il mestiere che fanno.

Ovviamente la Rai che tanto guadagnò metaforicamente e non solo da personaggi come lui lo ha totalmente ignorato. Un classico della vergogna di quel baraccone che è diventata.

Addio Leonardo, sei stato la voce e il sogno di una generazione, la tua freccia ha fatto centro nei cuori di chi ha cantato con te la ricerca della libertà e per questo resterai per sempre nella loro memoria.

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...