Con quel suo sguardo un po’ sornione e un po’ malinconico, quei suoi
modi garbati e soprattutto riservati, Giorgio Faletti se ne andava dieci anni fa ad
appena 63 anni per un male incurabile. Tutto poteva sembrare tranne che
un grande artista, così semplice e mai sopra le righe, in realtà era un personaggio poliedrico capace di riuscire ad
affermarsi in qualsiasi ambito dello spettacolo e non solo.
Non aveva l’allure del divo del piccolo schermo o della canzone,
inseguito da fotografi e cronisti d’assalto per alimentare il gossip del
pomeriggio televisivo, né tanto meno quello dello scrittore dal
successo internazionale, pronto a sciorinare il verbo sulle terze pagine
dei giornali importanti o a rilasciare dichiarazioni su questo o quell'altro argomento del giorno.
Eppure lui era tutto questo. Attore, cabarettista, cantante,
compositore, scrittore. E anche cuoco sopraffino, chef per usare un termine che va per la maggiore, uno chef che gli chef stellati inseguivano per gustare quel piatto, quel sugo, quel dolce che sapeva preparare. Giorgio Faletti insomma era un antidivo dal mestiere sicuro e dalla forte
passione, che raccoglieva successi qualunque cosa facesse. Per questo in un mondo come l'attuale dove l'apparenza vince sulla sostanza, manca terribilmente.
Come molti dei nuovi comici divenuti famosi negli anni Ottanta, aveva
iniziato la sua carriera al mitico Derby di Milano, insieme a futuri
big come Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Paolo Rossi e
Francesco Salvi. E come molti di loro aveva ottenuto il grande successo di
pubblico e di critica, grazie alla scoperta del cabaret da parte della
televisione.
Faletti infatti deve la sua notorietà ai personaggi lanciati nel
corso del «Drive In», il programma firmato da Antonio Ricci che divenne
un appuntamento fisso per milioni di italiani dal 1983 all’88 e che lo
vide fra i suoi applauditi protagonisti al fianco di Ezio Greggio e
Gianfranco D’Angelo.
Chi non ricorda le sue macchiette tipo l’improbabile guardia giurata
sovrappeso Vito Catozzo dallo slang milanese-pugliese (“porch’ il mond
che c’ho sott’ i piedi”), il bambino scemotto Carlino da Passarano
Marmorito col suo mitico “giumbotto”, Suor Daliso o il testimone di
Bagnacavallo ("Anatrema")? Chi non ha riso e si divertito con quei personaggi strampalati con cui l’attore astigiano dava vita a
monologhi irresistibili mai volgari e sempre felicemente ironici? Come
era il suo stile del resto.
Perché Faletti era un tipo così, raffinato e ironico anche nella
vita, e cercava, riuscendoci, di portare questa sua cifra anche nelle
cose che faceva e amava. Come la musica per esempio, sua passione da
sempre, dai tempi della scuola (erano i tempi del beat e dei complessi),
nella quale si era dato anima e corpo realizzando vari album e brani
per cantanti affermati come Milva, Fiordaliso e Branduardi.
Ottenendo anche qui un successo clamoroso addirittura a Sanremo
quando nel 1994 sfiorò la vittoria ma vincendo comunque il premio della
critica, con “Signor Tenente”, una canzone ispirata alla strage di
Capaci e via d’Amelio, che è rimasta nell’immaginario collettivo per
quella sua interpretazione asciutta e ricca di pathos.
E che dire del Faletti attore, protagonista di diverse commedie tra
cui le due versioni di "Notte prima degli esami", dove era il Prof.
Antonio Martinelli, spietato docente di lettere, che alla fine stringe
un forte legame col protagonista Luca, Nicolas Vaporidis oltre ai ruoli
meno caratterizzati ma più recitativi come quello in "Baarìa" di
Giuseppe Tornatore.
Negli ultimi anni la sua carriera si era incentrata soprattutto sulla
letteratura. Il suo primo romanzo «Io uccido», uscito nel 2002, è tra i
best seller italiani più venduti di sempre, con oltre 5 milioni di
copie. Nel 2004 raddoppia con il secondo romanzo “Niente di vero tranne
gli occhi”, che ne ha vendute quattro. E così via, con un successo dopo l'altro. Il maestro
del thriller Jeffery Deaver, ha detto di lui e del suo lavoro: "Uno
come Faletti dalle mie parti si definisce "larger than life", uno che
diventerà leggenda". Tradotto in 25 lingue, Faletti è lo scrittore italiano più venduto nel mondo.
Intelligente, affabile e schivo della mondanità, Faletti che con quei capelli incanutiti prematuramente e il pizzetto somigliava sempre di più a Paulo Coelho, amava il mare e i tramonti dell’isola d’Elba dove aveva eletto il suo buen retiro in cerca di se stesso e di ispirazioni.
Con il talento innato che aveva e quella umanità che lo contraddistingueva dagli altri, ha regalato per trent’anni al pubblico, sorrisi e pensieri, risate e riflessioni. Riflessioni e pensieri che la moglie Roberta Bellesini, astigiana come lui, mantiene vivi curandone la memoria e proponendo inediti che diventano libri sorprese per chi lo ha amato e seguito con passione e che ha prodotto lo spettacolo di teatro-canzone "L'ultimo giorno di sole" che tornerà in scena per questo anniversaro. Indimenticabile Giorgio.
Ciao, ho conosciuto Giorgio Faletti nei lontani anni'80 nei suoi più famosi personaggi soprattutto in quello del paninaro.
RispondiEliminaPoi l'ho scoperto come autore e scrittore di gialli come appunto nel suo romanzo più famoso " Io uccido" che personalmente ritengo un capolavoro della narrativa italiana!
Il caso vuole che il giorno 12 gennaio del 2012 una libreria di Novara (la città dove attualmente abito) lo invita a presentare il suo ultimo romanzo giallo " Due atti in tre tempi" e scopro un uomo bellissimo che ti incanta solo guardandolo negli occhi con quel sorriso tanto bello che è un vero piacere starlo ad ascoltare con quel suo accento piemontese molto marcato...
L'ho conosciuto personalmente e ho scoperto in Faletti una bella persona che riusciva a raccontarsi in un modo talmente affascinante che anche nei suoi aneddoti più seri riusciva a farti sorridere...Sarà perché è nato come comico?!
Mi sono resa conto di quanto era profondo e meraviglioso Giorgio al punto di amarlo e l'amo ancora e ogni volta che prendo dalla mia libreria un suo romanzo non faccio altro che rivivere quell'incontro che aveva qualcosa di magico! Ciao Giorgio ❤