di FRANCESCO TRONCARELLI
E' il Sanremo che perde ascolti serata dopo serata, il secondo dell'era Baglioni, mica bruscolini ma milioni di spettatori. Un calo di share preoccupante che la dice lunga di come stanno andando effettivamente le cose al di là degli ovvi trionfalismi di facciata.
Una discesa evidente nei gusti del pubblico ma non solo, c'è la storia del cosidetto conflitto d'interessi sollevata da Striscia la notizia e da alcuni giornalisti impavidi, sempre più imbarazzante (la Amoroso superospite!!! naturalmente anche lei della compagnia di giro del Divo Claudio), ma poi ce ne è un'altra ancora più significativa, quella del "non ricordo", non so, non c'è tempo, anzi c'è ma solo per chi dico io.
Il Sanremo numero due di Baglioni infatti non ricorda nel lungo e inutile siparetto tra un Bisio sempre più fuori luogo e una Raffaele poco considerata, che il testo della canzone da loro massacrata "Ci vuole un fiore" è del grande Gianni Rodari, omissione grave se poi sono più di dieci gli autori di questa kermesse.
Senza considerare poi le reazioni a tale "comicità" gratuita della figlia di Endrigo, Claudia, che da anni si batte perchè il padre, grande artista tra l'altro vincitore di Sanremo, non venga dimenticato e ricordato come convenie e si deve. Beh, proprio un bel ricordo gli hanno regalato...
Il Sanremo numero due dell'onipressente Baglioni che duetta con tutti, non ricorda che Bruno Lauzi non solo è stato l'autore di "Almeno tu nell'universo", ma anche uno dei pochi amici nel vero senso della parola della bistratta e messa all'indice Mia Martini su cui è incentrato un momento della lunga e interminabile serata.
Ed è qui poi che succede qualcosa di strano. Secondo alcune voci che giungono dal dietro le quinte del festival, si è verificata una sorta di "censura" su quello che Serena Rossi avrebbe dovuto dire al riguardo della cantante da lei interpreta nel film in programmazione martedi prossimo su Rai 1 "Io sono mia".
Serena Rossi ieri sera infatti non ha potuto
recitare per intero il monologo sulla Martini che aveva proposto al
Festival. Secondo le ricostruzioni del Messaggero, la Rossi avrebbe voluto interpretarlo prima di
cantare - assieme a Baglioni, ovvio, come ti sbagli - "Almeno tu nell'universo", brano della rinascita artistica di Mimì e che portò in gara a Sanremo nel 1989.
Un monologo vero, preciso, diretto. Molto più
articolato del brevissimo saluto fatto a fine esibizione, che parla anche del festival, e che avrebbe dovuto dire questo:
«Stasera
vorrei dirti cosa è successo quando la mia vita, un anno fa, si è
incrociata con la tua e mi hanno detto che sarei stata io ad
interpretare te, nella storia che avremmo raccontato.
Vorrei dirti
della paura, del senso di inadeguatezza che ho provato subito, ma anche
dell’emozione che mi stringeva la gola ogni volta che un pezzo della tua
vita si svelava, e una piccola parte di te, magicamente, entrava a far
parte di me.
Occhi neri, scialli viola, una bombetta in testa…bionda
platino truccata che sembravi arrivata da un altro pianeta, nera
corvino, capelli lunghi sulle spalle morbidi e poi anelli, collane,
occhiali e capelli corti ricci, giacche eleganti e quella risata che non
mi lascia più.
Eppure eri sempre tu. Piccola, ma con quella voce che
faceva tremare i polsi, che sembrava graffiare le pareti e che già da
bambina mi dava i brividi quando l’ ascoltavo nello stereo di mia madre,
senza nemmeno sapere chi eri.
Vorrei raccontarti della mia casa che
improvvisamente è stata invasa dalla tua musica, delle sigarette che
fumavi una dietro l’altra e che ho finito per fumare anche io, della tua
forza, della tua fragilità che sono diventate un po’ anche le mie,
della tua sofferenza quando per colpa di un nemico invisibile ti è stato
impedito di cantare e quindi di vivere.
Quando il tuo nome: Mia Martini
non si poteva nemmeno pronunciare perché faceva paura, perché dicevano
che portava male, perché dicevano che tu, proprio tu, Mia, portavi
sfortuna e così la tua vita si è trasformata in una guerra contro una
violenza subdola e per questo ancora più potente, contro la
discriminazione e l’esclusione che hai subito sistematicamente per anni,
e ovunque anche qui, sopra questo palco.
Forse perché eri una donna,
forse perché avevi successo, forse perché avevi carattere e le donne
col carattere non sono mai piaciute. Non lo so.
Tu ora non ci sei
più, ma ci sono le tue canzoni, la tua voce e ci sono io che forse posso
farti rivivere nella memoria di chi ti ha conosciuto o di chi non ha
fatto in tempo a conoscerti. Io che da questo palco voglio chiederti
scusa per tutto quello che ti è stato fatto e dirti che se stasera sono
qui a parlare di te, significa che malgrado tutto Mia, alla fine hai
vinto tu».
Ma queste parole però sono rimaste sulla carta e nel pensiero della brava Serena Rossi e nessuno le ha poture ascoltare. Una manciata di secondi illuminanti per capire tante cose e apprezzare ancor di più due artiste di razza, Mia Martini e Serena Rossi. Una manciata di secondi che non hanno trovato spazio in una serata interminabile fatta di ore su ore per...mancanza di tempo? Mah.
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