Non lo ha fermato neanche il Covid. Mentre tutto il mondo era rintanato in casa tra mille preoccupazioni e pensieri seguendo le disposizioni dei vari governi, lui ogni giorno (un record), immancabilmente, si collegava in diretta dalla sua pagina Facebook per un miniconcerto al pianoforte seguitissimo dai suoi fan.
Grandissimo Neil Sedaka, smoking impeccabile, gemelli ai polsi, papillon, ha tenuto ieri un recital ad Atlantic City ed oggi festeggerà in famiglia le sue 85 primavere. Poi da domani si ricomincia per l'ennesima tappa di un tour che non finisce mai, tanto è l'affetto del pubblico.
E non potrebbe essere diversamente, perchè il vecchio leone del pop americano non ha mai deluso chi lo segue da sempre con i suoi brani che hanno fatto da colonna sonora a generazioni di americani a partire dai favolosi anni 60, diventando nel tempo degli evergreen conosciuti in tutto il mondo.
in concerto ad Atlantic City |
A cominciare da "Oh! Carol" (dedicata a Carol King) con i suoi 7 milioni di copie vendute, vero e proprio tormentone internazionale con cui il giovanissimo ragazzo di Brooklin esplose agli inizi della carriera, per proseguire con "The Diary", "Little Devil", "Happy Birthday Sweet Sixteen", "Calendar girl", "One Way Ticket".
Per non parlare di "Solitaire" (entrata nel
repertorio di una trentina di popostar, da Elvis Presley a Petula Clark,
da Shirley Bassey a Sheryl
Crow), "Laughter In the Rain" per citarne solo alcuni dei 500 composti
insieme al compagno di Liceo Howard Greenfield.
E soprattutto "Breaking up is hard to do", la sua signature song, il
cavallo di battaglia con cui chiude i concerti, sia che si trovi alla
prestigiosa Royal Albert Hall o davanti migliaia di persone ad Hyde
Park, un brano speciale che ha ottenuto un record unico, ovvero quello
di entrare nuovamente in classifica dopo essere stato al n.1 nel 62, una
quindicina d'anni dopo la prima volta. Nella chart Usa non c'è più
riusucito nessuno.
i grandi successi italiani |
Bambino prodigio con il piano, selezionato dal grande Arthur Rubinstein come miglior concertista di New York, autore per Connie Francis, Tom Jones e i Fifth Dimension, si trovò spiazzato come tanti altri artisti della sua generazione quando irruppero sulla scena i Beatles e dilagò nel mondo la cosidetta British Invasion. Fu Elton John, suo fan, che gli tese una mano chiamandolo in Inghilterra e scritturandolo per la sua etichetta. Una inaspettata e meritata ciambella lanciatagli da un grande della musica, per restare a galla.
E Neil non se la fece sfuggire. Azzeccò subito una manciata di dischi da vertice classifica e così riprese il largo. "Sedaka is back" titolarono i giornali specializzati e da allora non si è più fermato, macinando successi, ospitate negli show di tutte le tv e recital in mezzo mondo, dalle Filippine al Giappone, dall'Australia ad Israele.
Oggi l'ex sbarazzino Neil con quella voce così particolare che soprattutto da noi fece molto colpo, è un dinamico nonno felice con tre nipoti (due sono gemelle) avuti dai due figli e naturalmente un calendario gonfio di concerti in ogni dove, mentre a Broadway torna in cartellone un musical con le sue canzoni e la mitica BBC manda in onda uno speciale su di lui dal titolo emblematico e che la dice tutta: "The King of Son".
All'appello manca solo l'Italia, che lo aspetta dall'84 dopo l'ultima affollata esibizione alla "Bussola". Riusciranno i nostri dirigenti televisivi o i manager dello spettacolo a riportarlo qui da noi? Chissà chi lo sa avrebbe risposto il Febo Conti dei tempi d'oro, in attesa allora di una sorpresa ai Migliori anni, restano gli 85 anni da festeggiare tra un "capriccio" e "una notte fatta per amare". Auguri caro vecchio Neil!
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