domenica 28 aprile 2019

Lazio, meno male che il Pantera c'è. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



8 al Pantera -  La Lazio ha vinto e convinto, nel primo tempo, contro una Samp arrembante che complice un calo inspiegabile dei biancocelesti, ha rialzato la testa nella seconda frazione della partita. Ma i tre punti ottenuti a Marassi soffrendo sino alla fine, un classico, e comunque meritati, sono pesanti e quanto meno importanti, per sperare in una auspicabile rimonta in chiave Champions. Sarà quel che sarà, e in attesa della finale di Coppa Italia si vive alla giornata. Ci godiamo perciò la forma strepitosa del bomber ecuadoriano autore di una doppietta micidiale e spettacolare (fuga per  mezzo campo e piattone all'angolo opposto e colpo di testa da rapace dell'area), che ha regalato la vittoria alla gente laziale. Daje!

7+ dal 753 a. C. il calcio a Roma si chiama Romulo - Una scheggia. Una spina nel fianco dei doriani. Un funambolo dei cross che ha esaltato il Panterone arrivando poi persino a cogliere un palo clamoroso. Deve esserci sempre. Come Cesare Cremonini. Con lui è un'altra musica.

7 a Correa l'anno 1900 - Fateci caso, fnchè j ha retto la pompa, la Mitica ha dominato. Poi quando la pompa s'è sgonfiata, a cascata sono calati tutti gli altri. Dal Tucu di classe al tuca tuca dei poveri. Il passo non è breve ma tant è.

6 e mezzo a Sylva Strakoshina -  Una paratona sulla punizione di Ramirez al 33° e sto. Applausi.

6+ a dillo a Parolo tuo - 300 partite in serie A. Tanta esperienza e tanta carne al fuoco. sarà utile nel finale a non farla bruciare del tutto.

6 a Bastos e avanzos - Potrebbe essere il testimonial della partita. Primi 45 minuti in palla, secondi du' palle.

6- a veni, vidi, Lulic al 71° - Vecchio scarpone quanto tempo è passato da quel 26 maggio.

6- al Ciro d'Italia - A.A.A. esorcista cercasi per toglire malocchio a bomber biancoceleste con 9 legni sulle spalle. Rivolgersi Formello ore pasti. No perditempo e Adani.

5 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Con quel maledetto colpo di testa all'indietro, ha fornito un assist incredibile al vecchio goleador. In pratica lui che è sempre  un'Aquila fiera, ha fatto la figura del tordo con Quaglia. Incredibile ma vero.

5 e mezzo a Massimo Di Cataldo - Senza infamia e senza lode. Senza. Come la Litizzetto da Fazio, che se non ci fosse sarebbe meglio.

5 e mezzo a Lucas 2.0 - Anche i grandi prima o poi toppano. Guardate quello che è successo a Ciao Darwin di Bonolis...

5 a Belllicapelli Wallace -  Sperava di confondere gli avversari con le treccine che si è fatto e che sbarellavno ora a destra ora o sinistra del capoccione, in realtà s'è confuso da solo annullandosi. Un fenomeno vero. 

5 a Somarusic - Come il programma di Marzullo. Inutile.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica 28 aprile 2019
Posticipo pomeridiano della 34 sima di campionato. Una Lazio bella a metà si aggiudica la gara contro la Samp: doppio Caicedo dopo nemmeno 20’ e biancazzurri strepitosi nel primo tempo; Quagliarella accorcia nella ripresa e la Lazio con un po’ di fatica si porta a casa ugualmente la partita: 2-1 il risultato finale. I biancocelesti dopo la grande affermazione di Coppa col Milan devono fare i conti con la Samp, anch’essa in lotta per un posto in Europa. Inzaghi, ancora senza Radu, deve fare a meno degli squalificati Milinkovic e Luis Alberto; per il mister biancazzurro oggi è il turno di Wallace dall’inizio in difesa, inoltre c’è Cataldi a Centrocampo e Caicedo con Correa. Per gli uomini di Giampaolo è invece un 433 con il ritorno di Colley in difesa, Sala che è preferito a Bereszynski, Ramirez a Saponara e Defrel infine fa compagnia a Quagliarella. Passano 3’ e i biancazzurri vanno in gol con un grande azione personale di Caicedo, che si sbarazza di Colley e appena nell’area piccola supera di sinistro Audero per il vantaggio laziale. Al 19’ il panterone si ripete, superando il nuovo entrato Tonelli e piazzando in rete con un’incornata imprendibile per il portiere blucerchiato. Per la truppa di Inzaghi sembra fatta, anche perché a fine primo tempo Maresca spedisce negli spogliatoi Ramirez per una doppia ammonizione e la Sampdoria resta pure in inferiorità numerica. Nella ripresa Giampaolo propone Jankto al posto di Linetty; la Lazio prova a far fare giro palla ma       è troppo presto per addormentare la partita; Romulo servito alla grande da Caicedo colpisce il palo con un diagonale velenoso al 54’, ma poco dopo arriva la rete doriana. Dopo un errore difensivo di Acerbi, che regala palla a Quagliarella, l’estremo doriano non perdona e con un tiro potente accorcia le distanze. Il gol, il 150simo del centravanti partenopeo, mette in apprensione la squadra laziale che commette vari errori, retrocede in modo troppo pronunciato ed offre spunti pericolosi ai padroni di casa. Murru va ad un passo dal pari al 61’: la palla va sul palo, poi sulla schiena di Strakosha ed esce. Al 75’ Immobile, che aveva rilevato Caicedo, prende la traversa con una bomba su calcio di punizione; la Samp con le residue forze prova ad impensierire i biancazzurri ma non riesce ad essere troppo incisiva. Nel recupero Correa si divora il tris davanti ads Audero sbagliando il tocco finale e questa è l’ultima emozione della partita che termina con la vittoria biancazzurra. La Lazio, forse ancora affaticata per la gara disputata mercoledi, voleva la vttoria e c’è riuscita disputando una discreta partita. I biancazzurri a quota 55, all’ottavo posto in classifica, pur se attardati rispetto alla zona Champions ma a soli 3 punti dalla Roma quarta, provano a riprendere il cammino interrotto malamente con la brutta prestazione col Chievo. Imperativo categorico per la squadra di Inzaghi è pensare alla finale del 15 maggio e vivere alla giornata.


SAMPDORIA  LAZIO   1-2    3’ 19’ Caicedo   57’ Quagliarella

SAMPDORIA: Audero, Sala (82’ Gabbiadini), Ferrari, Colley (16’ Tonelli), Murru, Praet, Ekdal, Linetty (46’ Jankto), Ramirez, Defrel, Quagliarella.All. Giampaolo
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Bastos, Romulo(69’ Marusic), Parolo, Leiva, Cataldi (78’ Badelj) Lulic, Correa, Caicedo (64’ Immobile). All Inzaghi
Arbitro Maresca



sabato 20 aprile 2019

Lazio, harakiri pasquale. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



6 al Pantera - La Lazio ha perso e male, con l'ultima in classifica. E qui potrebbe già finire il nostro resoconto, perchè uno scandalo come quello a cui abbiamo assistito era da tempo che non si vedeva. La realtà tragica è che per più di un'ora i signorini non sono entrati in campo, facendo intendere nel loro impegno da Scapoli contro Ammogliati, un menefreghismo incredibile e una sconfitta annunciata. Come si è poi verificato. Altro che ultimo treno per la Champions. Non so' mai partiti. Neanche il trenino per Ostia hanno preso. Troppo tardi il risveglio dal torpore prepasquale che ha portato dritti dritti al harakiri. Da questa debacle non si salva nessuno tranne il puntero ecuadoriano che comunque in uno scatto di orgoglio ha timbrato il cartellino. Ma il tempo era scaduto da un pezzo.

5 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - E' naufragato anche lui, ma almeno ha lasciato la nave che affondava per ultimo.

5 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Che je voi dì all'argentino? Tante cose, a cominciare che è si un Tucu de classe quando prende la palla, ma poi alla fine dei giochi non quaglia mai. Un logorroico del pallone, bravo sì, ma sempre logorroico. Tante chiacchiere insomma ma pochi fatti. Come un Toninelli qualsiasi.

5 al Ciro d'Italia - Ei fu siccome Immobile. Manzoni in quel 5 maggio aveva previsto tutto.

5- a dillo a Parolo tuo - Colpevole sul primo gol, è l'unico che ha tirato in porta degli avversari due volte. Ma ce fai la birra co sti tiri. Come il reddito di cittadinanza.

5-  a Sylva Strakoshina - Stava ancora a pensà al rigore parato con l'Udinese.

5- chiedimi se sono Luis Felipe - E' rimasto affezionato alla serie D brasiliana da dove proviene. Na sega carioca.

4 a Patric del Grande Fratello - Tanto fumo e poco arrosto. Come Stefano Di Martino a "Made in Sud".

4 a Somarusic - E' come un programma di Gigi Marzullo: inguardabile.

4 -  a Rodolfo Bada - Per uno che nei tempi lunghi e nella lentezza ha costruito una carriera, il caldo simil estivo è stato il colpo di grazia. Purtroppo però il colpo di grazia vero l'ha dato lui alla gente laziale che è rimasta kappao dal suo non gioco.

3- al Sergente - In un campionato fallimentare in cui i suoi acuti si contano sulle dita di una mano, ha trovato pure il modo di farsi espellere per un calcio alla schiena rifilato a un avversario. Se ci fosse ancora la buonanima di Chinaglia, o anche del Tassinaro, sai i calci in kulo che avrebbe rimediato?

3- a Lupo Alberto - Nartro bono. A fa le parole crociate. Manco er personal trainer lo po' salvà. L'espulsione dopo il triplice fischio dell'arbitro, un primato che lo eleva fra i più imbranti della storia del calcio.

2 a Riza Psicosomatica Durmisi - Ma sto fenomeno ce serve o nun ce serve? Perchè se ce serve mannamolo a Formello a coje la cicoria. Si nun ce serve mannamolo direttamente a... e via. Buona Pasqua.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Sabato, 20 aprile 2019
La Lazio si butta via. Nella sfida prepasquale della 33sima giornata all’Olimpico contro il Chievo i biancazzurri escono con le ossa rotte: succede tutto nella ripresa, segnano Vignato ed Hetemaj, risponde Caicedo che riesce solo ad accorciare le distanze per l’1-2 finale. Doveva essere una partita da vincere senza se e senza ma che al contrario è diventata un’odissea per il popolo laziale. Clivensi già in serie B, che arrivano a Roma per onorare la maglia senza Schelotto, Rossettini, e Seculin; gioca Cesar dietro ed il giovane Vignato davanti, mentre Pellissier parte dalla panchina. Inzaghi invece senza Leiva, squalificato, manda in gioco Badelj, Caicedo è preferito a Correa e c’è Durmisi al posto di Lulic. Sole che picchia e ritmi blandi all’inizio della partita; la conclusione di Radu di testa al 10’ finisce sul fondo, stessa sorte tocca al il tiro a fil di paolo di Meggiorini un minuto dopo. Si fa male Radu al 15’ e lo sostituisce Luis Felipe; dopo mezz’ora di niente al 34’ Milinkovic fa un fallo di reazione ingenuo a Stepinski e Chiffi lo manda negli spogliatoi. Inzaghi così propone Parolo e toglie Patric, che esce tra i fischi: i biancazzurri, già in chiara sofferenza si devono giocare così tutta la ripresa in inferiorità numerica. Sul finire del primo tempo da un cross di Durmisi è Parolo a cercare la conclusione ma Semper riesce a respingere. Nella ripresa arriva immediatamente la doppietta del Chievo, prima con un diagonale di destro di Vignato e dopo 2’ con un colpo di testa di Hetemaj, che mettono in ginocchio le speranze della gente laziale, incredula ed incapace anche di contestare. Al 56’ il tiro di Leris è bloccato da Strakosha, che fa altrettanto con quello di Vignato al 64’. Poi Caicedo al 67’ dopo uno scambio stretto con Correa, riesce ad accorciare le distanze con un tiro di rabbia sotto porta. Stpeinski si divora di testa il terzo gol di testa al 72’, Immobile invece mette un pallone troppo morbido al 73’ e Semper para. Gli ultimi 15 di gara sono dominati dalla concitazione e dalla confusione: la Lazio ci prova con le forze residue, Correa sbaglia la mira di testa, poi Meggiorini in contropiede appoggia a Strakosha. A tempo già scaduto Correa colpisce in pieno il palo a portiere battuto, poi una punizione di Luis Alberto se ne va di pochissimo fuori e dopo 5 ‘ di recupero Chiffi manda tutti a casa trovando il tempo di espellere amche Luis Alberto. E così la partita più facile dell’anno diventa un ostacolo insormontabile per la Lazio. Una squadra presuntuosa che prende sotto gamba il Chievo, gioca un calcio prevedibile e lentissimo, si fa superare in scioltezza dai veronesi e dice per sempre addio a tutti i sogni di gloria. Un epilogo pazzesco di un Campionato che si poteva riaprire anche oggi, visto il contemporaneo passo falso del Milan. La Lazio invece non ne ha più, completamente svuotata, un vero squallore in cui tutti sono responsabili. Non era un episodio la sconfitta di Ferrara e il pari contro il Sassuolo: questi ragazzi hanno davvero staccato la spina e stasera hanno segnato una pagina bruttissima della storia biancazzurra. Resta la speranza di un possibile passaggio del turno in Coppa Italia ma in queste condizioni nessuno mercoledi prossimo butterebbe un euro sulla qualificazione laziale. Occorre una rivoluzione totale per crescere sul serio.


    
LAZIO CHIEVO    1–2   49’ Vignato 51’ Hetemaj  67’ Caicedo
LAZIO: Strakosha, Patric (37’ Parolo), Acerbi, Radu (15’ Luis Felipe), Marusic, Badelj (57’ Correa), Milinkovic, Luis Alberto, Durmisi, Caicedo, Immobile. All Inzaghi  
CHIEVO: Semper, Depaoli, Bani, Cesar, Barba, Leris, Rigoni (69’ Diousse), Hetemaj (77’ Kiyine), Vignato, Meggiorini, Stepinski (82’ Pellissier). All. Di Carlo
Arbitro Chiffi


giovedì 18 aprile 2019

La Lazio torna a vincere. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



8+ ar Pantera - La Lazio ha rialzato la testa e con una prova d'orgoglio ha steso l'Udinese. Ci voleva assolutamente una vittoria per tornare a sperare in un posto al sole. Troppe amnesie, troppi punti persi, troppe sviste arbitrali avevano condizionato il cammino della prima squadra della Capitale verso la Champions. L'incontro con i friulani quindi, era una prova d'appello per continuare a crederci. E così è stato grazie a una bella prova del puntero ecuadoriano che nei primi minuti di gioco è stato una spina nel fianco della difesa bianconera sino a realizzare un gol da antologia (controllo al volo di destro e siluro di sinistro), manco fosse Pelè. Che dire, avanti Lazio, avanti laziali, proviamoci.

7 e mezzo a Sylva Strakoshina - Che fosse la sua partita lo si è capito subito. Quando sullo zero a zero una bomba di Badu si è stampata sulla traversa della porta difesa dal numero uno biancoceleste, molti hanno commentato: il lato B del portierone ha colpito ancora. La conferma dello stato di grazia in questo match infrasettimanale poi, nel rigore assegnato dall'arbitro che non aspettava altro. J'ha fatto bu bu settete al sor Paulo e via, ipnotizzato.

7 dal 753 a.C. il calcio a Roma si chiamo Romolo - Na scheggia sulla fascia. E crossa pure. Che volete de più?

7 ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Di questa squadra che tra mille problemi cerca di fare il suo, Ace è sicuramente il testimonial. Lotta, combatte, soffre. E segna. Poi però entra in scena Calvarese (ricordiamo che questo arbitro rifiutò il gagliardetto con l'Aquila al momento delle strette di mano ad inizio della partita alla vigilia di Natale dello scorso campionato, compiendo un atto di una scorrettezza unica e mai verificatosi nella storia del calcio), che si concentra sul Var per annullare la sua rete. Ma i laziali hanno la pelle dura e vanno avanti. E lui è la conferma.

6+ a Lucas 2.0 - Chi lo Leiva più dal campo, si è detto più di una volta. Tranquilli, c'ha pensato la "giacchetta nera" ad ammonirlo (era diffidato) e quindi a farlo calcisticamente fuori per la partita di sabato prossimo. Non se ne può più!

6+ al Sergente - E' andato a corrente alternata. Qualche lampo di luce, qualche watt a illuminare, tante lampadine fulminate. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia, se volete uscire dal buio, cambiate gestore e fate un contratto nuovo per l'energia. Male che va comprate un paio di batterie.

6 a dillo a Parolo tuo - Un po' arruginito come un Toto Cutugno qualsiasi, è riuscito comunque a piazzare un paio di acuti. Come un Francesco Renga d'annata.

6 a Patric del Grande Fratello - Nè carne nè pesce. Ma soprattutto neanche una cappellata. La sua performance finirà così sulla famosa rubrica della Settimana Enigmistica: "Incredibile ma vero".

6 a chiedimi se sono Felipe - S'è divorato la Lasagna in sol boccone. Insaziabile come certi socialisti dei tempi d'oro.

6 a Rodolfo Bada - E' entrato a metà della ripresa con la consegna di addormentare il gioco. E c'è riuscito perfettamente, morto de sonno storico qual è: si è presentato infatti in pigiama e con la borsa dell'acqua calda al seguito.

5 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - Il fallo per lui, è di rigore commetterlo. Ma l'ha fatto per non far sentire solo Durmisi che al riguardo è un fenomeno. Insomma è stata un'opera di bene. Come Fazio che tiene la Litizzetto fissa ogni puntata. Se non ci fosse il finto prete infatti la signorina non la farebbero entrare neanche al Dancing Zanussi.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - A da passà a nuttata (cit. Edoardo De Filippo).

5 a Buno Jordao - Il Bruno Giordano dei poveri. Ma quelli proprio senza 'na lira. Sipario


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Mercoledi, 17 aprile 2019
La Lazio torna alla vittoria contro l’Udinese. All’Olimpico nel recupero della 25sima giornata apre le marcature Caicedo poi un autogol di Sandro sempre nel primo tempo porta le squadre sul 2-0 che sarà poi il risultato finale; una nota di merito va a Strakosha, che para un calcio di rigore a De Paul nella ripresa. Inzaghi senza Luis Alberto squalificato, ha Marusic e Correa infortunati; è quindi obbligato in avanti col duo Caicedo-Immobile. Modulo 352 anche per l’Udinese, che stasera ha tante defezioni; non può disporre infatti di Barak, Behrami, Fofana e Pussetto. Tudor sceglie Larsen, Ekong e Wilmot dietro, De Paul e Lasagna di punta. Grande pressione dell’Udinese nei minuti iniziali, ma il primo rischio lo corrono proprio i bianconeri con un colpo di testa di Caicedo che si perde di poco a lato. Ancora Caicedo al 13’ su servizio di Immobile rimedia un angolo per la buona respinta di Musso. I biancocelesti si prendono il centrocampo, ma l’Udinese retrocede pericolosamente, così Caicedo al 21’ colpisce. L’azione parte da un break di Acerbi, Immobile serve l’equadoreno che di sinistro spizza il legno e mette il pallone in gol, sorprendendo Musso sul primo palo. Poco dopo arriva anche il raddoppio: su calcio d’angolo Sandro si ritrova il pallone tra i piedi e deposita in porta il più classico degli autogol, che consente così ai biancazzurri di gestire senza patemi la gara. Alla mezz’ora in contropiede Ciro Immobile non riesce a fare tris per troppa imprecisione sotto porta, subito dopo Lulic calcia sottomisura ma Musso la prende. Alla fine del primo tempo Larsen salva sulla linea un colpo di testa di Parolo e nel recupero una rete di Acerbi è annullata dal var per un fallo di mani precedente di Milinkovic. Nella ripresa Tudor toglie Ingelsson per D’Alessandro e poco dopo Lulic atterra Lasagna in area. Calvarese decreta il rigore che va a battere De Paul, ma Strakosha è l’eroe del giorno perché para il penalty e tiene vivo il doppio vantaggio alla sua squadra. L’Udinese si sveglia, complice un calo d’intensità laziale, Teodorczyk rileva Badu ancora in non perfette condizioni, la Lazio non supera quasi mai la sua metà campo, ma i friulani non si rendono pericolosi. Inzaghi toglie Caicedo per Badelj al 66’ per fare più possesso palla e ci riescono addormentando la partita con un lungo giro palla. Al 72’ e al 75’ Musso mette in angolo per due volte un tiro di Parolo; esce De Paul per De Maio, poi Jordao rileva Leiva. All’85’ un tiro in porta di Lulic finisce sul fondo mentre nel recupero un diagonale di Lasagna va in curva e con questa azione terminano anche le ostilità. Biancocelesti in totale controllo della gara, che finalmente recuperano nel migliore dei modi questa partita che doveva essere giocata quasi due mesi fa. La Lazio dopo il misero bottino di un solo punto nelle ultime tre giornate finalmente torna al successo: biancocelesti a quota 52, che scavalcando il Torino finiscono a sole tre lunghezze dal quarto posto. Questa affermazione riproietta la squadra biancazzurra in zona Europa; sabato poi c’è il Chievo ma visti gli ultimi risultati, mai dare per scontata qualsiasi partita. Vivere alla giornata e volare basso da qui alla fine deve essere il motto della truppa di Inzaghi.


LAZIO  UDINESE  2–0      21’ Caicedo 24’ Sandro (a)

LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Felipe (82’ Wallace), Romulo, Leiva (78’ Jordao), Parolo, Milinkovic, Lulic, Caicedo (66’ Badelj), Immobile. All Inzaghi  
UDINESE: Musso, Larsen, Ekong, Wilmot, Ingelsson (46’ D’Alessandro), Mandragora, Badu (57’ Teodorczyk), Sandro, Zeegelar, De Paul (73’ De Maio), Lasagna. All. Tudor
Arbitro Calvarese



domenica 14 aprile 2019

Lazio, la sconfitta è di rigore. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


6 e mezzo a Sylva Strakoshina - La Lazio ha perso col Milan perchè l'arbitro Rocchi, il "signor" Rocchi, ha concesso un rigore ai rossoneri (dopo aver provato a concederne un altro inesistente un minuto prima) e soprattutto perchè non ha dato quello che invece spettava ai biancocelesti subito dopo. Il pianto di Gattuso e compagnia cantando (penalty non dato al Diavolo nel match con la Juve) che per una settimana ha invaso le pagine dei giornali e le reti televisive, ha fruttato e a rimetterci è stata ancora una volta la Lazio che aveva comunque giocato una buona partita in cui i due team si erano equivalsi. La sconfitta è quindi di rigore, dato a prescindere e negato a prescindere. Tutto qua. Copertina di questo scippo con destrezza al portierone, che ha sfoderato tre interventi decisivi al di là del risulato annunciato. Tutto il resto è vergogna.

6 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Finchè j'ha retto la pompa è stato un trionfo di azioni ficcanti e passaggi smarcanti. Poi lo stop per un fallaccio degli avversari (ovviamente non rilevato) e via, uscita anzitempo. E la partita ha preso un'altra piega...

6 + ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Un cecchino che ha tenuto a bada il pistolero. E un atleta vero, non come quei galantuomini dei due milansisti che hanno esibito la sua maglia (che aveva scambiato in segno di pacificazione) alla folla fomentando odio. Che tristezza, e la chiamano la Scala del calcio.

6+ a Bastos e avanzos - Il suo l'ha fatto. Ma c'ha pensato l'arbitro a vanificarlo.

6+ il calcio a Roma si chiama Romulo, dal 753 a. C. - Crossa e si propone. Spiegateci perchè non la fanno giocare. Il quarto mistero di Fatima.

6 a Lupo Alberto - Il Ciuffo è sempre biondo e fa sempre impazzire il mondo. Ma dura troppo poco: una volta per tutte prenda esempio da Rocco Siffredi!


6 a Lucas 2.0 - Leiva la palla a tutti, ma non serve a nulla se il risultato è già scritto.

6 al Ciro d'Italia - Ottavo palo. Rivolgersi imediatamente a un esorcista. Ma bravo eh?

6 al Sergente - Quando imparerà a protestare per un fallo subìto, sarà diventato Generale.

5 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - Non si è visto nè sentito per i 90 + 6 minuti. Ma si è fatto notare per un minimo di orgoglio dopo il triplice fischio di chiusura dei giochi. Quanto basta.

5 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - Vecchio scarpone quanto tempo è passato (cit.Gino Latilla, Sanremo 53).

3 a Durmisi dove trovate posto - Inutile come un film di Muccino, inspiegabile come una frase di Marzullo, inefficente come la gestione della monnezza (e non solo) a Roma, inguardabile come il labbrone della  Parietti, incomprensibile come l'italiano di Di Pietro, inesistente come la bacheca della Roma. Inzaghi l'ha mandato in campo per cambiare la partita. E lui c'è riuscito. A sto punto la domanda sorge spontanea: ma sto fenomeno ce serve o nun ce serve? A noi de sicuro no, agli avversari sì. Sipario

Immobile a terra come la Lazio


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Il Milan si aggiudica la sfida dell’anticipo della 32sima giornata contro la Lazio. A S. Siro dopo una gara equilibrata i rossoneri nel finale di ripresa passano di misura grazie a un calcio di rigore trasformato da Kessie al 78’: il tabù dell’ultimo successo laziale di quasi trent’anni fa resiste incrollabile. La squadra capitolina arriva a Milano senza Radu, ancora una volta infortunato, con Bastos al suo posto e Marusic non al meglio, sostituito da Romulo. In avanti Inzaghi dà spazio a Correa con Luis Alberto e Sergej Milinkovic ai lati. Gattuso invece, senza Donnarumma e Paquetà, manda in campo Chalanoglu oltre a Borini, che va a far coppia con il capocannoniere Piatek. Grande segnale di energia della Lazio già al 3’: Correa fa tutto da solo ed in area passa ad Immobile, che calcia rasoterra ma Reina riesce a mettere in corner. I biancazzurri provano a far uscire il Milan facendo un giro palla prolungato; al 18’ un tiro di Luis Alberto è bloccato dal portiere, poco dopo Correa, controllato da Musacchio, spedisce alto da ottima posizione. La Lazio spreca troppo, il Milan fa poco o nulla, ma verso la mezz’ora si sveglia. Arriva il primo tiro rossonero al 28’ con Kessie, ma Strakosha è pronto, poi Suso si ritrova il pallone tra i piedi ma mette oltre la traversa; al 32’ il colpo di testa di Piatek è di poco fuori misura. Al 42’ su Chalanoglu Strakosha manda in angolo e sul capovolgimento di fronte il tiro di Immobile da posizione defilata colpisce il palo, l’ottavo della stagione per lo sfortunato bomber laziale. In apertura di secondo tempo si fa male Correa ed Inzaghi è costretto a far entrare Caicedo; Il Milan comincia a creare qualcosa in più ma al 65’ Reina salva i suoi su tiro di Romulo servito molto bene da Caicedo. Entrano Laxalt e Zapata per Calabria e Romagnoli; Strakosha salva ancora la sua porta su Piatek lanciato a rete al 70’ poi è il turno di Durmisi che rileva uno stanchissimo Lulic. Al 75’ su un cross di Chalanoglu Acerbi la prende di mano ma per il var non ci sono gli estremi per il penalty, già assegnato dall’arbitro. Pochi istanti dopo invece un ingenuo Durmisi  dà una spallata a Musacchio in area e stavolta Rocchi concede il  rigore: Kessie spiazza Strakosha e il Milan va in vantaggio. Inzaghi decide per Parolo al posto di Bastos e si mette con i 4 dietro. Esce anche Piatek per Cutrone, poco dopo per proteste Rocchi caccia Inzaghi. Strakosha a tempo scaduto prende una conclusione velenosa di Suso, poi Rodriguez abbatte Milinkovic in area ma per l’arbitro il difensore aveva preso prima il pallone. In pieno recupero un tiro di Cutrone esce di un soffio e poco dopo arriva il triplice fischio: animi caldi e rissa finale con Kessie e Bakayoko protagonisti negativi per il triste epilogo biancazzurro di questa partita. La Lazio resta a quota 49, pur con la gara da recuperare mercoledi; oggi la squadra di Inzaghi avrebbe meritato almeno il pareggio ma l’ingenuità di Durmisi e l’ormai scarsa affinità con i gol da parte delle punte biancazzurre hanno determinato questa debacle. Nessun alibi comunque per la squadra biancoceleste, che deve fare i conti con un annata discontinua ed ancora una volta dovrà recriminare per i troppi punti persi contro squadre ampiamente alla sua portata. Nulla è perso, ma per queste ultime gare alla Lazio servirà soprattutto una enorme forza mentale.


MILAN LAZIO 1–0    78’ Kessie
MILAN: Reina, Calabria (66’ Laxalt), Musacchio, Romagnoli (67’ Zapata), Rodriguez, Kessie, Bakayoko, Borini, Suso, Chalanoglu, Piatek (82’ Cutrone). All: Gattuso
LAZIO: Strakosha, Luis Felipe, Acerbi, Bastos (80’ Parolo), Romulo, Leiva, Milinkovic, Luis Alberto, Lulic (73’ Durmisi), Correa (47’ Caicedo), Immobile. All: Inzaghi.
Arbitro Rocchi
  


domenica 7 aprile 2019

Lazio, così non va. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI
 

6 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - La Lazio ha impattato col Sassuolo una partita che invece doveva assolutamente vincere dopo il brutto stop di Ferrara. Ma come sono andate le cose lo avete visto tutti. Una squadra lenta, prevedibile che come accaduto al Mazza, andava a sbattere ripetutamente sul muro innalzato pure da questi emiliani. Un film già visto insomma, con un finale quasi identico ma che grazie al guizzo dell'Eroe del 26 maggio ha cambiato un copione già scritto, permettendoci di pareggiare all'ultimo assalto. Un punto però che serve poco o nulla alla rincorsa Champions. Lazio, così non va.

6 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Fateci caso: è entrato lui e si è accesa la luce. Dribbling, fughe in avanti, lanci, tutta un'altra musica, altro che Achille Lauro. Un Tucu di classe per svegliare dal torpore i compagni di merende della squadra. Ma è arrivato troppo tardi.

6+ ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Un gran colpo di testa nei primi minuti che annunciava un match spettacolare. Poi se so' ammosciati tutti e lo spettacolo annunciato si è tramutato in un dramma. Meno male che Lulic c'è.

6 a Lupo Alberto - Il Ciuffo biondo fa impazzire il mondo quando je va e quando je gira. E così è andato a corrente alterna. Basterebbe un normale contratto con l'Enel uso residenziale, è avremmo risolto il problema.

6 al Sergente  - 20 minuti per dimostrare che deve esserci sempre per tirare su l'ambiente. Come Fiorello.

6 a dillo a Parolo tuo - All'inizio s'è involato, col passare del tempo si è involuto. E' Finito involtino.

6 - a Somarusic - Tanto fumo e poco arrosto, prendere o lasciare. Noi vorremmo lasciare, ma rischiamo tutte le volte di prenderlo come l'ortolano. Dateci tregua.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Che ti succede bomber? Hai avuto due occasioni d'oro, una per tempo e te le sei magnate come un Pannella d'annata dopo un maxi digiuno. Se le polveri sono bagnate, mettiti al sole e asciugale. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: staccare la spina.Tornerete più in forma di prima. Sperem (cit. Nereo Rocco).

5 e mezzo a Sylva Strakoshina - Tre tiri, una parata e due gol. Media Muslera superata alla grande. Bravo!


5 a Innamoradu - In occasione dei due gol assente ingiustificato. Come la Raggi per la monnezza.

5 a Patric del Grande Fratello - Un altro miracolato che non sa neanche lui perchè si trova a Roma, che con tutti guai e i problemi che si ritrova è sempre Roma. Stavolta non ha procurato rigori o sfracelli di sorta, ma ha comunque tenuto alta la bandiera del nulla. Quel nulla che combina nel suo furore agonistico. Un po' come Marzullo con le sue domande a cui neanche lui riesce a dare una risposta. Perchè sono il nulla appunto.


5 ar Pantera - Elefantiaco come un pachiderma del circo Togni, immobile come un Moai dell'Isola di Pasqua, statico come una statua di cera di Madame Tussauds, il puntero equadoregno ha confermato la sua vera identità di frigorifero che cammina. Dieci minuti per girarsi, quindici per tirare, venti per uscire.

4 a Rodolfo Bada - Una frana. Avete presente l'ex senatore di Forza Italia Antonio Razzi a Ballando con le stelle? Sipario.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 7 aprile 2019
Pareggio in extremis tra la Lazio ed il Sassuolo. Succede tutto nel secondo tempo: in vantaggio grazie ad un rigore trasformato da Ciro Immobile i biancazzurri si fanno riprendere da Rogerio e addirittura superare nel finale da Berardi; la deviazione di Lulic sotto porta in pieno recupero fissa il risultato finale sul 2-2. Per la 31sima di campionato, dopo il tonfo di Ferrara, per i biancazzurri c’ è il Sassuolo di De Zerbi, che oggi mette Peluso in difesa ed in avanti l’ex Matri insieme con Boga; Berardi e Babacar partono dalla panchina. Nella Lazio recupera Radu, in difesa con Acerbi c’è ancora Patric. E’ rimescolato invece il centrocampo, con Milinkovic e Leiva che osservano un turno di riposo e quindi si rivedono dall’inizio Parolo e Badelj. Infine Correa non ancora in buone condizioni parte riserva ed oggi è Caicedo accanto ad Immobile. Un minuto di raccoglimento ricorda i dieci anni del terremoto de L’Aquila e subito dopo inizia la partita che vede la Lazio in evidenza al 5’ su traversone di Luis Alberto. Il bel colpo di testa di Acerbi è deviato da Consigli e poco dopo un tiro di Patric finisce alle stelle. I biancazzurri premono nel tentativo di trovare subito il vantaggio ma trovano un’ottima organizzazione difensiva del Sassuolo, che concede poco agli avversari. Il sinistro di Parolo al 25’ è fuori misura, poi fa lo stesso Badelj. Non succede niente almeno fino al 40’, quando Luis Alberto prova a piazzarla ma sfiora il palo destro di Consigli. In apertura di ripresa un cross di Patric è intercettato con un braccio in area da Locatelli. Dopo il controllo var il fallo di mani in area è sanzionato da Abisso col rigore: va a battere Immobile, che spiazza il portiere e porta la Lazio in vantaggio. Passano una manciata di minuti ed il Sassuolo torna in pareggio: la difesa laziale dorme quando un tiro in mezzo di Lirola finisce tra i piedi di Rogerio, che spinge in rete da due passi un gol facilissimo. Esce Caicedo per Correa, che appena in campo scalda le mani di Consigli con un buon rasoterra. Un attimo dopo il tiro a girare di Immobile da ottima posizione è parato ancora dal portiere neroverde, ma intanto vanno fuori Parolo per Milinkovic, poi Matri per Berardi. La Lazio fa un grande sforzo per provare a ribaltare ancora le sorti di questa difficilissima partita: al 76’ Immobile, servito perfettamente in area da Luis Alberto a tu per tu col portiere si divora l’opportunità del vantaggio spedendo a lato. Esce anche un evanescente Badelj per Leiva ed all’81’ Milinkovic trova uno strepitoso Consigli, che gli si oppone sul suo bel colpo di testa. Sbilanciata in avanti la Lazio all’88’ prova a fare harakiri: un contropiede velocissimo è innescato da Sensi e completato in rete dal nuovo entrato Berardi per l’insperato1-2 emiliano. Con le ultime forze disponibili i biancocelesti si rovesciano in attacco e nel recupero a soli 2’ dalla fine il cross di Immobile dalla sinistra trova la deviazione di Lulic, che sotto porta ristabilisce la parità. Incredibile il doppio volto di questa Lazio, superba con l’Inter e quasi inguardabile con Spal e Sassuolo. Era una partita da vincere a tutti i costi per guadagnare terreno sulle altre ma il risultato di oggi annega tante speranze del popolo laziale. Oggi Inzaghi sbaglia la formazione e deve prendersi molte responsabilità per il risultato negativo: questi due punti persi peseranno moltissimo sul finale di stagione. Sembra che fare il salto di qualità non è proprio nelle corde di questa squadra, che dopo aver raccolto un misero punto in due gare rischia pure un crollo psicologico. Con oggi probabilmente per i biancazzurri termina la modalità Champions, la speranza è che almeno l’Europa League resti un traguardo percorribile, perché la Lazio vista oggi potrebbe fallire anche questo obiettivo.
    
LAZIO SASSUOLO  2–2  52’ Immobile (rig.) 57’ Rogerio  88’ Berardi  95’ Lulic
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Radu, Marusic, Parolo (68’ Milinkovic), Badelj (79’ Leiva), Lulic, Luis Alberto, Caicedo (62’ Correa), Immobile. All Inzaghi
SASSUOLO :Consigli, Demiral, Magnani, Peluso, Lirola, Locatelli (66’ Magnanelli), Sensi, Duncan (82’ Bourabia), Da Silva, Matri (72’ Berardi), Boga. All. De Zerbi
http://ctrl-c.cc/?7KciGJujQk2kWJ5Mdlyj4muGImQLFlsL3k8HulnI9GiILh0hlLjKpGgMnMLJKjkJCmtGgJ0G4L5I0MMG5KFkwjFLBiaH7h8jsIKI2HhIJMIghmXjxjJkz6IEf918HxU381Arbitro Abisso

giovedì 4 aprile 2019

Lazio, Spal...le al muro. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



6 a Leiva (Lucas 2.0) - La Lazio fantasia, quella che ha entusiasmato nelle ultime partite, ha trovato sulla sua strada un muro alzato con furbizia dalla Spal, su cui è andata a sbattere senza trovare la forza di sfondarlo. Ed è finita pure in malo modo, perchè un rigore concesso incredibilmente contro la volontà di chi l'aveva subito (una cosa che a memoria umana non si ricorda che si sia mai verificata), ha dato nel finale la vittoria ai padroni di casa. Ma al di là della decisione del Var, c'è da dire che la squadra ha compiuto un passo indietro. Leziosa, inconcludente, stanca, è mancata nei suoi piedi buoni rivelatisi piatti. Tra i pochi a salvarsi il brasiliano che il suo l'ha fatto, come sempre. Gli altri, lasciam perdere.

6 ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Come può uno scoglio arginare il mare del piattume dei compagni di merende della squadra. Citazione riveduta e corretta di Lucio Battisti, che in tempi non sospetti aveva previsto tutto.

6 a Bastos e avanzos - Per essersi guadagnato la pagnotta come un Toninelli qualsiasi lui, pensate gli altri come hanno giocato.

6 a Sylva Strakoshina - C'era pure riuscito a mantenerla sul pari. Ma aveva fatto i conti senza l'oste, come Di Maio con Salvini che perde elettori ogni volta che si vota.

5 al Ciro d'Italia - S'è magnato un gol in apertura come il Pannella dei tempi d'oro dopo un maxi digiuno. Poi è entrato in fase Marzullo: vieneme 'n zuonno (Festival di Napoli, Sergio Bruni, 1977).

5 a Correa l'anno 1900 - Tanto fumo e poco arrosto. Come Paolo Ruffini a Colorado,

5 a Lupo Alberto - Il Ciuffo biondo non fa più impazzire il mondo. Ma solo i tifosi che non ce stanno più a capì niente con lui se ce fa o c'è.

5 al Sergente -  E' sparito dalla scena. Come Toto Cotugno.

5 a veni, vidi, Lulic al 71° - E' rimasto al 26 maggio.

4 e mezzo a Somarusic - Ma er sonnambulo ce serve o nun ce serve? Perchè se ce serve mannamolo a Formello a tajà l'erba, ma si nun ce serve mannamolo... 

4 e mezzo a Durmisi dove trovate posto - Come un film di Muccino. Inutile.

3 a Patric del Grande Fratello - Eppure c'era stato qualcuno che aveva esaltato le sue ultime performance come quelle di un rigenerato campioncino di alta qualità, come il latte della Centrale che costa di più. Elogi a uffo e giudicati offensivi dal Brillantina, che ha retto ha retto e poi è giustamente esploso come Vittorio Sgarbi a Carta bianca, mettendoci lo zampino nella sconfitta. Bravo, così si fa. E che nessuno si azzardi più a offenderlo dicendo che è un buon giocatore, altrimenti famo il botto.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 4 novembre 2018


Trentesima di Campionato:  al “Paolo Mazza” la Spal batte la Lazio. Nel finale di gara, dopo una partita difficile ma equilibrata un rigore dubbio causato da Patric per un tocco su Cionek è trasformato da Petagna, che fissa il risultato finale sull’1-0. Dopo la grande prestazione di domenica sera che ha consentito ai biancocelesti di espugnare S. Siro, per la Lazio c’è il difficile impegno infrasettimanale contro la Spal, ancora invischiata nella lotta per non cadere in serie B. Gli estensi, reduci anch’essi dalla vittoria in trasferta a Frosinone, non hanno alcuna defezione ma Semplici fa turnover: dietro c’è Regini, poi ci sono gli ex Murgia e Floccari. La Lazio in difesa conferma Bastos; tornano Patric e Marusic, Leiva è regolarmente in campo ed anche Correa. Grande intensità all’inizio della partita e Lazio che va vicino al vantaggio già al 6’ con Immobile, che davanti alla porta calcia un po’ male di destro e trova Viviano. La squadra capitolina come prevedibile fa la partita ma trova una Spal aggressiva su tutti i palloni, che cerca anche ripartenze veloci. Al 23’ Floccari cerca di sorprendere Strakosha sul primo palo ma il portiere laziale respinge bene. Poi da un errore di Marusic riparte la Spal ma il tiro di Lazzari è impreciso. Regini alla mezz’ora s’infortuna e deve lasciare per Felipe e appena dopo Strakosha para il tiro di Fares. La risposta di Correa al 32’ è troppo flebile e ora la Lazio non gestisce più come all’inizio il giro palla. Scarso movimento e troppi errori a centrocampo fanno prendere forza alla Spal, che guadagna metri e tiene a distanza i biancazzurri. Nella ripresa non fa molto la Lazio per cambiare passo, un colpo di testa di Bastos al 53’ è bloccato da Viviano, che poco dopo riesce a prendere anche il tiro di Leiva in caduta. Al 60’ esce Correa, oggi non eccezionale per Caicedo, con Milinkovic che va a fare la mezz’ala e Luis Alberto che si mette interno a centrocampo. Qualcosa di meglio si vede, ma sembra che i biancazzurri non abbiano la forza necessaria per piazzare il colpo del ko; entra Schiattarella per Murgia, quando Marusic si ritrova davanti alla porta ma spedisce altissimo una grande occasione. C’è tempo anche per l’ingresso di Paloschi e di Durmisi; negli ultimi dieci minuti il ritmo cala ancora a tutto vantaggio della squadra di casa, che con Fares prova pure a vincerla ma Strakosha respinge. All’88’ però arriva la svolta: Patric va al contatto con Cionek che rialzandosi ammette di esser caduto da solo. Guida, che prima aveva addirittura ammonito per simulazione il brasiliano, al Var assegna un rigore per un fallo dubbio. Petagna realizza e la Spal così si prende tutta la posta in palio. Una Lazio irriconoscibile fa un grande passo indietro rispetto alla grande prova di domenica. I biancazzurri avrebbero avuto l’opportunità di strappare un pezzetto di quarto posto ed invece non sono nemmeno scesi in campo. Grande è il merito per una Spal molto concreta, che ha interpretato alla perfezione questa partita, non altrettanto si può dire per la squadra di Inzaghi, che stasera subisce una grave battuta d’arresto per un evidente calo fisico ma anche per immaturità e poca concentrazione. Un vero peccato ma questi sono i limiti della Lazio, che può ancora rifarsi ma dovrà combattere le ultime partite come otto finali.

SPAL  LAZIO   0–0   89’
SPAL:  Viviano, Cionek ,Vicari, Regini (30’ Felipe), Fares, Lazzari, Murgia (69’ Schiattarella), Missiroli, Kurtic, Floccari (76’ Paloschi), Petagna. All: Semplici
LAZIO: Strakosha, Acerbi, Bastos, Patric (90’ Parolo), Marusic, Leiva, Milinkovic, Luis Alberto, Lulic (76’ Durmisi), Correa (60’ Correa), Immobile. All: Inzaghi
Arbitro Guida

mercoledì 3 aprile 2019

Quando la Carrà era ragazza copertina

di FRANCESCO TRONCARELLI


La più amata, la più applaudita, la più brava di tutte. Raffaella Carrà artista di razza e regina della televisione con i suoi mitici programmi che hanno fatto la storia della tv e hanno segnato un'epoca si appresta a tornare in prima serata con un un nuovo programma che la Rai ha messo in calendario il 4 aprile intitolata "A raccontare comincia tu".

La nuova trasmissione condotta dalla Carrà andrà in onda in prima serata il giovedì ma non sarà una diretta nè tantomeno vi sarà uno studio. Durante ogni puntata infatti Raffaella sarà ospite nelle case di personaggi famosi che puntata dopo puntata saranno i protagonisti. La conduttrice entrerà nelle case di alcuni personaggi celebri del mondo dello spettacolo, dello sport, del cinema e con loro intratterrà il pubblico con una sorta di intervista “a cuore aperto" come lei stessa ha annunciato.

E sarà sicuramente un successo, l'ennesimo di ua carriera costellata di applausi, grandi ascolti e numeri da protagonista assoluta. Una carriera costruita passo dopo passo, con tanta caparbietà e voglia di arrivare che alla lunga è stata premita. Ma quanta gavetta.

Sì, perchè di questa vogliamo parlare, di quella "benedetta" gavetta che si faceva una volta per entrare nel mondo dello spettacolo, tra timori, delusioni e qualche incoraggiamento, una strada obbligata da percorrere salutare perchè al di là della fortuna che è sempre necessaria, premiava chi il talento ce l'aveva e lo aveva dimostrato tra mille difficoltà e tanta concorrenza.

Un'esordiente Raffaella (ancora Pelloni) ritratta per un servizio al mare per i settimanali

Problemi concreti per arrivare al succeso che anche la giovane Raffa ha incontrato, come tante ragazze che si affacciavano nel dorato mondo dello spettacolo per trovare un posto al sole, aspiranti soubrette, attricette, ballerine, cantanti, chi più ne più ne metta in quegli anni che lanciavano il boom economico e avrebbero portato il benessere nelle case degli italiani. 

E Raffaella era una di quelle belle e brave "saranno famose", che provava in tutti i modi a mettersi in evidenza per diventare qualcuno nel cinema, nella danza, nel teatro, come tante altre "concorrenti" a quella lotteria da cui sarebbero uscite qualche numero uno e tante seconde file dello spettacolo, comparsata dopo comparsata, particina dopo particina, ruolo dopo ruolo.


Nel 1960 conseguito il diploma al Centro sperimentale di cinematografia, nello stesso anno prende parte ai film La lunga notte del '43 (di Florestano Vancini) e Il peccato degli anni verdi (di Leopoldo Trieste). Contemporaneamente, incominciò anche il teatro, scritturata dalla compagnia Carli-Pilotto. Dopo, anche un passaggio alla radio, dove su mandato di Luciano Rispoli, realizzò e condusse la rubrica Raffaella col microfono a tracolla.

Piccoli momenti di gloria che servivano per fare esperienza, farsi notare e riconoscere dagli addetti ai lavori. Nei primi mesi del 1962 debuttò in televisione nel programma Tempo di Musica, dove il regista Stefano de Stefani la scelse come valletta di Lelio Luttazzi per il programma Il Paroliere questo sconosciuto.

La prima volta in copertina per "Io, Agata e tu", primo show da protagonista

E la tv che tanto avrebbe poi contribuito al suo successo (1970, Io Agata e tu con Nino Taranto e Nino Ferrer, inizio del boom Carrà) con quella prima volta le diede subito una certa popolarità. Il suo volto infatti iniziò ad essere riconosciuto e le sue foto comparvero sui giornali specializzati e arrivarono così nuove opportunità e situazioni lavorative.

E così a Raffaella, che in arte si chiamava ancora col suo cognome vero, Pelloni (lo pseudonimo Carrà, consigliatole dal regista Dante Guardamagna che associò il suo nome Raffaella, che ricorda il pittore Raffaello Sanzio, al cognome del pittore Carlo Carrà) viene proposto un servizio fotografico per una copertina di un disco.

La sua immagine, in posa plastica, tipica di un passo di danza, insieme a quella di una compagno di un ballo mimato, appare su un 45 giri di Peppino di Capri, uno dei cantanti più popolari di quel periodo, che sforna pezzi senza soluzione di continuità, uno al mese, tutti vendutissimi.

Il disco è quello di "Saint Tropez twist", brano scritto da Mario Cenci, il talentuoso chitarrista del gruppo che accompagnava Peppino in quegli anni, i Rockers, e verrà venduto in oltre un milione di copie (disco d'oro 1962), un successo enorme che ancora oggi fa parte del repertorio dell'artista napoletano.


Anzi, ad essere precisi, la foto si trova su entrambe le facciate del disco, anche su quella che indica il titolo di quello che avrebbe dovuto essere il lato A del 45 giri, "Daniela", ma che verrà oscurato dal successo del pezzo dedicato al twist e alla cittadina della Costa azzurra francese.

Più di un milione di persone si ritrovano fra le mani quel disco stampato dalla Carisch che sulla copertina alla consueta foto di Peppino di Capri e i suoi Rockers, ha deciso di mettere una coppia di ballerini, ma nessuno riconosce la Carrà, troppo giovane e ancora poco conosciuta dal grande pubblico, tanto meno il suo atletico e anonimo compagno.

La chicca rimane così nascosta e col passare degli anni la curiosità resta in qualche cassetto di una armadio o in uno scatolone riposto in cantina, pieno di vecchi 45 giri che non suonano più nei dismessi giradischi. Ecco perchè l'abbiamo voluta svelare a tutti e riportarla alla luce.

E se Raffaella ora nel suo nuovo programma intervistasse Peppino? Chissà, potrebbe raccontarci come quella sua foto arrivò sulla copertina di una canzone entrata nella storia del nostro pop e che fece ballare il twist agli italiani, sognando Saint Tropez, tra scintillanti vestiti di lamè, galeotte lune e luccicanti stelle che illuminano il ciel.

lunedì 1 aprile 2019

Lazio, luce a San Siro. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


8+ al Sergente - Una grande Lazio, ha steso con merito l'Inter di Spalletti, Keita e Naingolan. Autoritaria e messa bene in campo da Inzaghino, ha domiato a lungo la partita, poi ha contenuto il ritorno del Biscione, "rischiando" comunque in un paio di occasioni di incrementare il suo bottino. Applausi al pennellone biancoceleste, che ha segnato con uno stacco imperioso di testa e giocato un grande match, e complimenti a tutti i ragazzi che hanno dimostrato personalità e soprattutto voglia di vincere. Avanti Lazio, avanti laziali fino alla fine.

7 e mezzo a Lupo Alberto -  Il Ciuffo biondo che fa impazzire il mondo si è acceso: ed è stata luce a San Siro. E ho detto tutto.

7 + a Lucas 2.0 (quello che ride e mica piagne come Biglia) - Dopo questa prova coi nerazzurri e chi lo Leiva più dal centrocampo.

7 + Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Il ministro della difesa. Il capo del governo (si fa per dire) Conte, prenda nota.

7 a Sylva Strakoshina - Aò, stanno tutti a criticà, a faje le purci, poi dai n'occhiata in giro e Donnarumma se trasfroma in Paperumma (ammazza che papera), il fenomeno della squadra più forte del mondo, come dice la stampa romana, Olsen, ne pija 4: e state a rompe col pizza e fichi de noantri? Battiamo le mani ai veri portieri. L'altri so' citofoni.

6 e mezzo al Ciro d'Italia - Una spina nel fianco della difesa avversaria, ma soprattutto del povero Candreva, andato a Milano per vincere isnieme agli altri transfughi della confort zone. Bravo. Ha fatto il suo anche senza segnare. Come Luca Laurenti a Ciao Darwin. Tanto il programma funziona da solo co quei soggetti.

6+ ar Pantera - Una spina nel fianco di se stesso. Ma quanto j'ha fatto male quando si allungava. Bravo. Ha fatto il suo anche senza segnare. Come Paolo Bonolis a Ciao Darwin. Tanto il programma funziona da solo co quei soggetti.

6+ a il calcio a Roma si chiama Romulo senza Remo dal 753 a. C. - Corre, suda, lotta, crossa. Ve pare poco? Se ve pare poco, ve meritate Gigi Marzullo a pranzo e a cena. A mezzanotte no, perchè dorme pure lui mentre parla in tv.

6 a Correa l'anno 1900 - 20 minuti di un Tucu di classe. Poi lo stop. Come la Basilicata per Di Maio.

6 a chiedimi se sono Luis Felipe - Se pensate che tre anni fa era nella serie D brasiliana, tipo l'Ostiamare de Rio per intenderci, è grasso che cola vederlo in palla da noi. Un po' come Corona il boscaiolo in prima serata con la Berlinguer. Fa ridere solo a guardarlo.

6 a dillo a Parolo tuo - Fa strano vederlo in panchina. Lui che ha dato il fritto per una vita. Ma la Lazio champagne stappata da Inzaghino all'occorrenza trova un posto anche per lui. E lui ha risposto "pronto". Come De Martino quando Belen l'ha richiamato. 

6 a veni, vidi, Lulic al 71° - Come Pippo Baudo per la Rai: nei secoli fedele.

6 a Bastos e vanzos - Tutto è ruotato sulla sua capoccia. Qando stava per raddoppiare con un colpo di testa magnifico e quando stava per segnare ma a noi, con un colpo di testa assassino. Un testa a testa che neanche Schumaker dei tempi d'oro riusciva a fare con Hamilton. Del resto in Italia abbiamo tante teste di Kaiser, potevano esimerci di annoverarne una così fenomenale fra le nostre fila? Roba che se gioca a testa o croce, vince sempre perchè ha la moneta speciale coniata per lui. Grandissimo. 


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 29 ottobre 2019
La Lazio è corsara a S. Siro. Nel posticipo serale della 29sima giornata contro l’Inter dopo una gara difficile e combattuta è un gol di Milinkovic nel primo tempo a consentire ai biancocelesti di sconfiggere gli uomini di Spalletti: 0-1 il risultato finale. La Lazio, che lo scorso turno aveva passeggiato col Parma, arriva a Milano con la consapevolezza di aver finalmente recuperato la forma fisica ed anche il morale. Inzaghi però deve fare i conti con l’infortunio di Radu e con l’influenza di Patric. In difesa con Acerbi ci sono Bastos e Luis Felipe, davanti Correa ed Immobile. I nerazzurri senza Vrsaljko e De Vrij, hanno pure Nainggolan mezzo acciaccato. Icardi è reintegrato in rosa ma non è convocato, anche il connazionale Martinez è fuori uso. E’ l’ex Keita a presentarsi come punta titolare per fare compagnia a Perisic, mentre a centrocampo un posto se lo guadagna Borja Valero. E’ l’Inter a cominciare bene; la prima opportunità nasce con Perisic, che al 7’ colpisce bene ma Strakosha risponde altrettanto correttamente. Pochi istanti dopo su calcio d’angolo e respinta del portiere è Skriniar a calciare male spedendo sopra la traversa. Ma al 12’ i biancazzurri passano: da un contropiede impostato da Romulo la palla finisce a Luis Alberto; il suo assist per Milinkovic è perfetto e di testa il serbo supera Brozovic e batte Handanovic per il vantaggio laziale. Al 26’ si fa male Correa, che è costretto ad uscire per Caicedo; appena dopo questa sostituzione Handanovic anticipa di un soffio Milinkovic lanciato a rete. Da ora l’Inter prova a cercare delle accelerazioni, ma la Lazio controlla bene pur se con qualche sbavatura in appoggio. Al 38’ una punizione di Brozovic finisce tra le braccia di Strakosha, poi al 42’ Bastos di testa colpisce alla grande ma Handanovic gli nega il raddoppio; Keita risponde con un diagonale su cui si oppone il portiere. Nel recupero Luis Alberto prova a piazzarla di giro sotto all’incrocio dei pali ma trova ancora Handanovic e con questa grande occasione laziale occasione termina il primo tempo. Nella ripresa l’Inter ci prova subito con Perisic, poi con Vecino ma si oppone bene Strakosha; i padroni di casa cercano maggiore aggressività, la Lazio invece aspetta che si aprano le maglie avversarie per colpire in ripartenza. Caicedo è anticipato da Handanovic al 55’ ed ancora il portiere al 60’ si oppone ad Immobile. Al 65’ Politano calcia a lato, poi entra Parolo che rileva Luis Alberto; l’Inter schiaccia la Lazio che non riesce più ad uscire dalla sua metà campo. Nainggolan sostituisce Borja Valero, poi Candreva D’Ambrosio; saltano quasi tutte le marcature, la Lazio tutta indietro difende ad oltranza, l’Inter non ne ha più ma continua a crossare per qualche deviazione che non arriva mai. Arriva invece dopo 4’ di recupero il fischio finale di Mazzoleni che decreta la vittoria laziale. E’ una grande affermazione questa di oggi della truppa biancoceleste: finalmente una partita giocata con grande determinazione e diligenza. La Lazio non ha concesso quasi nulla e stavolta l’impresa è stata collettiva: dai tre difensori che stasera hanno preso tutto, da Leiva e Milinkovic che hanno reso granitico il centrocampo ad Immobile e Caicedo che pur non avendo segnato hanno però fatto un grande lavoro di aiuto ai compagni. Il plauso finale però va ovviamente ad Inzaghi, che ha azzeccato tutti gli schieramenti e l’approccio alla partita. E così la squadra biancazzurra vola a quota 48 ma addirittura potrebbe raggiungere il Milan al quarto posto grazie alla gara che deve recuperare contro l’Udinese tra 15 giorni. Sognare la Champions non costa niente.

INTER  LAZIO   0–1     12’ Milinkovic  
INTER: Handanovic, D’Ambrosio, Miranda, Skriniar, Asamoah, Vecino, Brozovic, Politano, Valero (73’ Nainggolan), Perisic, Keita (83’ Joao Mario). All: Spalletti
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Bastos, Romulo, Leiva, Milinkovic, Luis Alberto (66’Parolo), Lulic (85’ Durmisi), Correa (26’ Caicedo), Immobile. All: Inzaghi.
Arbitro Mazzoleni