mercoledì 3 aprile 2019

Quando la Carrà era ragazza copertina

di FRANCESCO TRONCARELLI


La più amata, la più applaudita, la più brava di tutte. Raffaella Carrà artista di razza e regina della televisione con i suoi mitici programmi che hanno fatto la storia della tv e hanno segnato un'epoca si appresta a tornare in prima serata con un un nuovo programma che la Rai ha messo in calendario il 4 aprile intitolata "A raccontare comincia tu".

La nuova trasmissione condotta dalla Carrà andrà in onda in prima serata il giovedì ma non sarà una diretta nè tantomeno vi sarà uno studio. Durante ogni puntata infatti Raffaella sarà ospite nelle case di personaggi famosi che puntata dopo puntata saranno i protagonisti. La conduttrice entrerà nelle case di alcuni personaggi celebri del mondo dello spettacolo, dello sport, del cinema e con loro intratterrà il pubblico con una sorta di intervista “a cuore aperto" come lei stessa ha annunciato.

E sarà sicuramente un successo, l'ennesimo di ua carriera costellata di applausi, grandi ascolti e numeri da protagonista assoluta. Una carriera costruita passo dopo passo, con tanta caparbietà e voglia di arrivare che alla lunga è stata premita. Ma quanta gavetta.

Sì, perchè di questa vogliamo parlare, di quella "benedetta" gavetta che si faceva una volta per entrare nel mondo dello spettacolo, tra timori, delusioni e qualche incoraggiamento, una strada obbligata da percorrere salutare perchè al di là della fortuna che è sempre necessaria, premiava chi il talento ce l'aveva e lo aveva dimostrato tra mille difficoltà e tanta concorrenza.

Un'esordiente Raffaella (ancora Pelloni) ritratta per un servizio al mare per i settimanali

Problemi concreti per arrivare al succeso che anche la giovane Raffa ha incontrato, come tante ragazze che si affacciavano nel dorato mondo dello spettacolo per trovare un posto al sole, aspiranti soubrette, attricette, ballerine, cantanti, chi più ne più ne metta in quegli anni che lanciavano il boom economico e avrebbero portato il benessere nelle case degli italiani. 

E Raffaella era una di quelle belle e brave "saranno famose", che provava in tutti i modi a mettersi in evidenza per diventare qualcuno nel cinema, nella danza, nel teatro, come tante altre "concorrenti" a quella lotteria da cui sarebbero uscite qualche numero uno e tante seconde file dello spettacolo, comparsata dopo comparsata, particina dopo particina, ruolo dopo ruolo.


Nel 1960 conseguito il diploma al Centro sperimentale di cinematografia, nello stesso anno prende parte ai film La lunga notte del '43 (di Florestano Vancini) e Il peccato degli anni verdi (di Leopoldo Trieste). Contemporaneamente, incominciò anche il teatro, scritturata dalla compagnia Carli-Pilotto. Dopo, anche un passaggio alla radio, dove su mandato di Luciano Rispoli, realizzò e condusse la rubrica Raffaella col microfono a tracolla.

Piccoli momenti di gloria che servivano per fare esperienza, farsi notare e riconoscere dagli addetti ai lavori. Nei primi mesi del 1962 debuttò in televisione nel programma Tempo di Musica, dove il regista Stefano de Stefani la scelse come valletta di Lelio Luttazzi per il programma Il Paroliere questo sconosciuto.

La prima volta in copertina per "Io, Agata e tu", primo show da protagonista

E la tv che tanto avrebbe poi contribuito al suo successo (1970, Io Agata e tu con Nino Taranto e Nino Ferrer, inizio del boom Carrà) con quella prima volta le diede subito una certa popolarità. Il suo volto infatti iniziò ad essere riconosciuto e le sue foto comparvero sui giornali specializzati e arrivarono così nuove opportunità e situazioni lavorative.

E così a Raffaella, che in arte si chiamava ancora col suo cognome vero, Pelloni (lo pseudonimo Carrà, consigliatole dal regista Dante Guardamagna che associò il suo nome Raffaella, che ricorda il pittore Raffaello Sanzio, al cognome del pittore Carlo Carrà) viene proposto un servizio fotografico per una copertina di un disco.

La sua immagine, in posa plastica, tipica di un passo di danza, insieme a quella di una compagno di un ballo mimato, appare su un 45 giri di Peppino di Capri, uno dei cantanti più popolari di quel periodo, che sforna pezzi senza soluzione di continuità, uno al mese, tutti vendutissimi.

Il disco è quello di "Saint Tropez twist", brano scritto da Mario Cenci, il talentuoso chitarrista del gruppo che accompagnava Peppino in quegli anni, i Rockers, e verrà venduto in oltre un milione di copie (disco d'oro 1962), un successo enorme che ancora oggi fa parte del repertorio dell'artista napoletano.


Anzi, ad essere precisi, la foto si trova su entrambe le facciate del disco, anche su quella che indica il titolo di quello che avrebbe dovuto essere il lato A del 45 giri, "Daniela", ma che verrà oscurato dal successo del pezzo dedicato al twist e alla cittadina della Costa azzurra francese.

Più di un milione di persone si ritrovano fra le mani quel disco stampato dalla Carisch che sulla copertina alla consueta foto di Peppino di Capri e i suoi Rockers, ha deciso di mettere una coppia di ballerini, ma nessuno riconosce la Carrà, troppo giovane e ancora poco conosciuta dal grande pubblico, tanto meno il suo atletico e anonimo compagno.

La chicca rimane così nascosta e col passare degli anni la curiosità resta in qualche cassetto di una armadio o in uno scatolone riposto in cantina, pieno di vecchi 45 giri che non suonano più nei dismessi giradischi. Ecco perchè l'abbiamo voluta svelare a tutti e riportarla alla luce.

E se Raffaella ora nel suo nuovo programma intervistasse Peppino? Chissà, potrebbe raccontarci come quella sua foto arrivò sulla copertina di una canzone entrata nella storia del nostro pop e che fece ballare il twist agli italiani, sognando Saint Tropez, tra scintillanti vestiti di lamè, galeotte lune e luccicanti stelle che illuminano il ciel.

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