"Seduto in quel caffè io non pensavo a te... " , inizia così "29 settembre", il primo di una lunga serie di successi della coppia Battisti-Mogol che l'Equipe 84 portò al successo nel 1967. E proprio in questa data così significativa del canzoniere dell'artista laziale, sono arrivati finalmente online i suoi brani.
Dalla mezzanotte del 29 settembre le canzoni dei dodici album storici firmati dalla coppia d'oro della musica italiana sono infatti disponibili su tutte le piattaforme online di streaming e di download, a comiciare da Spotyfy, per proseguire con Apple Music, Tim Music e così via. Lo ha annunciato Sony Music spiegando che la situazione di stallo e impedimento alla divulgazione, si è sbloccata grazie alla decisione dell'Editore Acqua Azzurra di tornare a conferire mandato a Siae per la raccolta e ripartizione dei diritti sulle opere musicali di propria titolarità sulle piattaforme online.
Sony Music ha fatto sapere inoltre che le canzoni realizzate nel periodo della collaborazione con Panella non saranno per il momento disponibili perché "l'Editore Aquilone non ha ancora deciso di tornare a conferire mandati per l'amministrazione delle relative opere sulle piattaforme online".
L' annuncio della liberalizzazione era atteso da tempo ma non poteva essere fatto perchè come è noto gli eredi dell'autore di canzoni che fanno parte della memoria collettiva, avevano di fatto stoppato qualsiasi utilizzo. Quasi dieci anni fa era stata la vedova di Battisti, Grazia Letizia Veronesi, a revocare quel mandato alla Società degli autori e degli editori oggi presieduta proprio da Mogol, per affidarlo al figlio Luca, 48 anni, che vive a Londra da tempo e che ora, dopo le recenti vicisstitudini giudiziarie, ha riveduto il suo pensiero al riguardo, concedendo così l'agognata liberatoria.
Il 29 settembre quindi, data emblematica perchè rimanda immediatamente al primo grande successo della coppia Battisti-Mogol, è diventato un giorno importante per tutti i fruitori di musica sulle piattaforme digitali, soprattutto in riferimento ai più giovani che potranno finalmente ascoltare gli innumerevoli successi firmati dai due autori, al pari dei tanti artisti che vanno per la maggiore attualmente e che proprio su queste piattaforme puntano tutto per far circolare la loro musica.
Ma Battisti online non è la sola notizia che ha suscitato l'entusiasmo di quanti lo amano, ce n'è un'altra infatti che è stata rilanciata da tutti i media e riguarda l'uscita di un cofanetto intitolato Masters con quarantotto brani che sono stati rimasterizzati nel formato 24bit/192 khz dai nastri originali acui è stato aggiunto un booklet di 24 pagine con interviste ad amici e collaboratori che hanno diviso con lui la sua incredibile e meravigliosa avventura artistica che arricchiscono questo recupero.
Due notizie che dimostrano l'interesse verso un genio che ha rivoluzionato il nostro pop e al tempo stesso la sua centralità nel mondo dello spettacolo, nonostante sia scomparso da più di venti anni. Ed in questo contesto è molto interessante conoscere particolari inediti della sua personalità che sono emersi proprio con la pubblicazione di questo cofanetto grazie alle testimonianze di chi l'ha conosciuto e ci ha lavorato insieme come il produttore e discografico Alessandro Colombini e i musicisti
Alberto Radius e Franz Di Cioccio, che già si erano prestati al lavoro
di storytelling del primo volume di “MASTERS” a cui si sono aggiunti
Mario Lavezzi, il fonico Gaetano Ria, Phil Palmer, la discografica Mara
Maionchi e Renzo Arbore, che ebbe un ruolo molto importante per i primi
passi della carriera di Lucio.
Il quadro che ne emerge dalle testimonianze tende a concentrarsi su Battisti uomo di studio di registrazione, musicista tra i musicisti, direttore d’orchestra senza partiture, restio ai live, ma molto incline ai segreti del banco mixer e costantemente alla ricerca di nuovi suoni e nuovi macchinari in grado di produrre nuovi suoni. Inevitabilmente poi ne emerge un profilo dell’uomo, del suo carattere, della sua presunta timidezza, del suo modo di ottenere i risultati, del rapportarsi con gli altri e di un innato senso dell’umorismo che lo caratterizzava.
Il metodo Battisti non era teoria, ma un vero e proprio sistema di lavoro articolato e strategico che concepito da un solo individuo veniva sviluppato e portato a termine da una collettività che inevitabilmente faeva capo a quell’individuo, Lui che sembra guidare sempre tutti in modo chiaro, ispirato e non necessariamente autoritario. Il ruolo di leader Lucio ce l’aveva dentro e gli altri lo avvertivano e glielo riconoscevano con rispetto e ammirazione.
«Lucio fu un vero rivoluzionario per la musica italiana come lo furono i Beatles in Inghilterra- ricorda Renzo Arbore-. Si ispirava alla musica americana ma ragionava in termini di giri armonici inusuali che nessuno in Italia aveva mai suonato. Era un grande musicista, una dote, una passione che ho riscontrato solo nel primo Pino Daniele».
Battisti con Arbore a Speciale per voi |
«Aveva un modo rivoluzionario di comporre -precisa Alesssandro Colobini-. Faceva canzoni squadrate in barba ai 4 quarti tradizionali. Lucio nel suo modo di fare musica aveva scomposto la metrica tradizionale. E lo aveva fatto partendo da usi e costumi che sono invece storicamente tipici della musica inglese ed americana».
«Lucio era timido sì, ma con le persone con cui aveva confidenza era molto aperto. Ed era un musicista straordinario. La prima volta che mi fece ascoltare “Motocicletta 10 hp” chitarra e voce rimasi sbalordito. Perché lui aveva anche il dono ritmico che non è qualcosa che dai per scontato in una chitarrista- Partiva con la chitarra e poi subito la “mela in bocca” che ti fa capire immediatamente il riferimento a Otis Redding. Era una canzone diretta che fatta alla chitarra e con voce sporca ti faceva venire i brividi» il ricordo di Franz Di Cioccio, leader della Pfm.
«Era un musicista geniale. Lucio era molto talentuoso, lui portava l’assoluta novità. precisa Mara Maionchi-. Aveva dentro la sua testa tutta la partitura e niente di improvvisato, quando arrivava in studio aveva pensato e ripensato a tutto e non lasciava nulla al caso. Non credo molto nell’improvvisazione, al contrario penso che lui avesse ben chiaro cosa volesse ottenere e lasciava sempre aperta la porta a piccoli ritocchi che potessero venire apportati dall’intuito di Colombini, di Reverberi o dei musicisti che lo affiancavano in studio. Con lui si lavorava molto bene perché sapeva chiaramente ciò che voleva»
Battisti era pignolo, perfezionista, sperimentatore, appassionato. E soprattutto a lui piaceva provare tutto. Come quella volta che in sala di registrazione volle fare lui il mixaggio per sentire la vibrazione della musica. Poi entrò Mogol, che arrivava solo a fine lavorazione, ascoltò, sentenziò 'Bella schifezza' e se ne andò. Lucio prese il nastro e lo gettò nel cestino.
A ricordare l'aneddoto Gaetano Ria, l'ingegnere del suono per anni collaboratore del cantautore scomparso nel 1998 a 55 anni che ha ricordato anche altro. «Lucio era strano e curiosissimo nonché fanatico di Totò. Un giorno, mentre stavamo registrando, mi fece chiudere lo studio, lasciammo una registrazione a metà e disse: “Hai la macchina”? Gli risposi di sì e mi pregò di portarlo in un cinema dove davano una rassegna dei primi film di Totò».
Un uomo come tanti con le sue passioni e hobby quindi ma professionalmente un artista eccezionale, un cantautore capace di musiche meravigliose, sulle quali Giulio Rapetti in arte Mogol cuciva poesie meravigliose, che, per colpa di una scelta discutibile da parte dei familiari, i giovani, i cosidetti Millenials non hanno potuto nemmeno conoscere.
Fino ad ora però. In appena 24 ore dalla liberalizzazione della sua musica infatti, sono centinaia di migliaia le riproduzioni sulle varie piattaforme. E in testa alla classifica almeno stando ai dati di Spotify, la piattaforma più popolare, c'è "29 settembre" con circa 390mila ascolti, al secondo posto troviamo "Non è Francesca", con 313mila riproduzioni in streaming, terza, per ora, "Mi ritorni in mente", con 292mila ascolti tallonta dai "Giardini di marzo", brano veramente senza tempo che tutte le domeniche viene cantato dai tifosi della Lazio all'Olimpico, un coro impressionante e di grande effetto, che ha mantenuto vivo in questi anni di "oscurantismo" il ricordo di questo grande artista.
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