lunedì 23 marzo 2020

75 anni per Battiato, il maestro che conosce la Cura

di FRANCESCO TRONCARELLI



Franco Battiato, centro di gravità permanente del pop italiano compie gli anni. Una ricorrenza da celebrare sicuramente perchè si tratta di un artista tra i più innovativi e multiformi che ha dato tanto alla musica italiana. Per alcuni un genio assoluto, per molti un maestro da seguire. Per tutti un grande sperimentatore che ha saputo mescolare vari generi, dalla musica elettronica a quella classica, con testi avanguardisti e ricercati. 

Mentre da tempo si rincorrono voci sul suo stato di salute, oggi compie 75 anni e chi lo apprezza attende fiducioso un suo ritorno sulle scene sulla scia del suo ultimo lavoro, non a caso intitolato proprio "Torneremo ancora", pubblicato qualche mese fa.

La sua vita e la sua carriera sono l'esempio di una passione per la musica incontrovertibile. Partito giovanissimo da Jonia, un paesino in provincia di Catania, Franco arriva a Milano in cerca del successo. Ma è dura per tutti i meridionali come lui venuti al Nord in cerca di lavoro o gloria.

Dopo una lunga gavetta nei localini dei Navigli e della cintura milanese e anche per le strade nel duo "Gli Ambulanti", incide il primo brano su un 45 giri di plastica allegato alla Nuova Enigmistica, è la sua versione di "E più ti amo" di Alain Barriere. Una perla su un disco usa e getta.

Battiato in concerto con Alice

Fu Gaber a consigliargli di farsi chiamare Franco anziché col vero nome Francesco, per non confondersi con Francesco Guccini, giovane esordiente insieme a lui nel programma "Diamoci del tu" che l''autore di "Barbera e champagne" conduceva con Caterina Caselli.  

Da quel momento iniziò una lunga scalata verso il successo, salendo disco dopo disco tutti i gradini necessari per arrivare in cima. Nel 1979 pubblica "L’Era del Cinghiale Bianco", primo esperimento pop con l'etichetta Emi. Seguono "Patriots" (1980) e, nel 1981, "La voce del Padrone", che resta al vertice della classifica italiana per un anno vendendo oltre un milione di copie. Battiato diventa un “caso”, materia di studio per gli intellettuali e fonte d'ispirazione per i musicisti.

Gli album successivi sono: "L’arca di Noè" (1982), "Orizzonti perduti" (1983), "Mondi lontanissimi" (1985), "Echoes of sufi dances" (1985). Nel 1984 Battiato partecipa con Alice all'Eurovision Festival con i "Treni di Tozeur", arrivano quinti ma la loro esibizione è memorabile. 

Nel 1989 esce il doppio album dal vivo "Giubbe rosse" ripubblicato da qualche giorno in occasione del trentesimo anniversario. È forse il suo album forse più iconico. Fino a quel momento Battiato era ancora uno dei pochissimi cantautori italiani che non aveva ancora pubblicato un disco dal vivo. Decise di farlo solo dopo aver terminato una tournee realizzata con tutte le caratteristiche che egli stesso desiderava, dal clima tranquillo all'atmosfera che si creava col pubblico attento e coinvolto.


Il tour toccò città come Parigi dove suonò al Teatro de la Ville (dicembre 1988) e come Madrid all'Alcalà Palace, per poi terminare al prestigioso Teatro Lirico di Milano per l'apoteosi finale. Ne venne fuori "Giubbe Rosse", testimonianza e pietra miliare del nuovo pop che Battiato portava nelle classifiche di quel decennio.

Negli anni seguenti Battiato comincia a guardare al mondo del cinema. Una vera passione che inizia nel 1990 con la colonna sonora composta per il film Benvenuto Cellini – Una vita scellerata per arrivare nel 2003 alla regia di "Perduto amor" che gi varrà il Nastro d'argento. Poi nel 91 incide "Come un Cammello in una grondaia".

L’album contiene, accanto ad alcuni lieder ottocenteschi, anche il brano "Povera Patria", registrato negli storici Abbey Road Studios di Londra già regno incontrastato dei Beatles, che diviene in breve tempo un simbolo di impegno civile.

E ancora tanti altri successi, un elenco interminabile che sarebbe superfluo citare, che hanno arricchito la sua lunga carriera da sperimentatore dai mille interessi (fisica, pittura, cinema, teatro, lirica, balletto), da personaggio eclettico sempre avanti sui tempi che si è fatto amare dal pubblico più raffinato e da quello più popolare, elevando la sua natura pop ad altro.

col filosofo Sgalambro

Fondamentali i collaboratori che lo hanno accompagnto in questo percorso, ossia il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro che con il loro bagaglio artistico e culturale hanno arricchito la sua personaltà, indimenticabili certi brani come "E ti vengo a cercare", "Voglio vederti danzare", "La stagione dell'amore", "Cerco un centro di gravità permanente", "Bandiera bianca" e "Cuccurucucu" che sono diventati fra i più amati della musica leggera italiana.

C'è poi un pezzo che in questi giorni di drammatiche sofferenze, sembra un adesivo incollato alle nostre voci. In tanti hanno fatto ricorso al potere salvifico della musica e delle parole de "La Cura", scritta da Franco Battiato col filosofo Manlio Sgalambro, suonata e risuonata dai balconi e dalle finestre degli italiani chiusi in casa.

Diodato, l'artista che ha vinto l'ultima edizione di Sanremo, ne ha eseguito un'intensa versione in una puntata di Che tempo che fa dedicandola all'Italia ferita. A Parma l'hanno proiettata in versione concerto sui muri. La Cura per il coronavirus la troverà la scienza, quella per l'individualità tocca all'essere umano che oggi, purtroppo, ha l'occasione di una nuova presa di coscienza. Auguri maestro.

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