Fateci caso, le canzoni dal balcone hanno diminuito il loro impatto sulla gente. Da idea intelligente per scuotere gli animi e infondere speranza, sono via via scivolate in stanche riproposizioni di un rituale scenografico che ha svilito il suo intento originario. Ha svuotato la sua efficacia favorendo insopportabili esibizioni egocentriche che hanno invaso i social alla ricerca di un like.
Dal senso di comunità legittimamente invocata alla caciara dispersiva e chiassosa per fare bella figura con gli amici insomma, il passo è stato breve purtroppo, e resta l'amaro in bocca a chi ha creduto di fare, cantando e con la musica, una cosa "buona e giusta".
Come spesso avviene, si è tirata troppo la corda pur di fare notizia privilegiando l'apparire all'essere e a questa situazione di protagonismo forzato che ha annullato la partecipazione spontanea iniziale, hanno fatto da terribile contraltare le notizie delle tante persone decedute quotidianamente. Le immagini dei camion dell'esercito che portavano via le bare da Bergamo hanno stordito tutti.
Molti perciò hanno detto basta e hanno pensato di fermare "le balconate" per rispettare tanto dolore, tanti l'hanno ribadito e qualcuno ha suggerito il silenzio. Già, quel silenzio che invocava l'Amleto di Shakespeare in punto di morte "....il resto è silenzio" e che fa tornare alla mente una musica, questa sì meno appariscente e più intima, legata a una celebre canzone che quel silenzio momento di riflessione e intimità, celebrava.
il 45 giri |
E' un brano che è stato famosissimo ma incredibilmente dimenticato, un pezzo che quando fu inciso ebbe un successo clamoroso e che fece il giro del mondo. E' stato dimenticato come il suo interprete, Nini Rosso, talentuoso trombettista con una buona carriera di jazzista e di solista nell'orchestra del mitico maestro Cinico Angelini, quello dei festival di Sanremo e della Rai e poi con Fineschi e Armando Trovaioli, che da giovane era stato partigiano nelle Langhe con Giorgio Bocca.
E' "Il Silenzio" appunto, 45 giri del 1965 che rielaborava quello più austero e corto che veniva eseguito durante le cerimonie militari o per sancire il fine giornta nelle caserme. Il suo pezzo riarrangiato con Willy Brezza, musicista e autore delle colonne sonore di tanti musicarelli (Zum zum zum, Riderà, Cuore matto ecc.) era infatti il silenzio fuori ordinanza che prevedeva anche un testo recitato tra uno squillo di tromba e l'altro.
11 milioni di copie. Un botto, il disco italiano più venduto in Europa di sempre e che solo dieci anni dopo nel 75 sarà raggiunto con lo stesso numero, disco più disco meno, dai Santo California con "Tornerò". Il motivo del successo era presto detto. Il pezzo per ambientazione e atmosfere che evocava, era inevitabilmente legato alla Naia, al periodo di un anno in cui i ragazzi indossavano la divisa per il servizio obbligatorio di Leva vivendo una realtà nuova lontano da casa.
Un mondo e una stuazione che oggi sembrano legati all'Età della pietra, ma che per decenni invece (è durato fino al 2004) sono stati vivi e vegeti, nel bene, di chi li ricorda con la nostalgia della gioventù, e nel male di chi li ha sempre bollati come un anno perso e comunque troppo "militaresco".
Nini con Louis Armstrong |
E pensare che quel successo internazionale (Dalida ne incise una versione in francese molto suggestiva "Bonsoir mon amour"), nacque per caso. In un concerto al PalaEur di Roma, di fronte a un pubblico militare, Nini Rosso decise di eseguire il Silenzio fuori ordinanza con una malinconica parte recitata in aggiunta, nella quale descriveva la solitudine del soldato di leva che dà una romantica buonanotte alla sua fidanzata lontana.
L'accoglienza da parte di quei giovani con le stellette provenienti da tutta l'Italia, fu esplosiva. Dovette eseguire un bis. La casa discografica fiutò l'affare e il brano venne così stampato immediatamente iniziando la sua diffusione nel Bel paese con picchi di vendite anche in tutta Europa fino al Giappone, dove Nini Rosso fece numerose tournée accolto come un divo.
Era quello che in sostanza succedeva al cinema con i film di Gianni Morandi (In ginocchio da te, Se non avessi più te, Non son degno di te) tutti ambientati in una caserma, fra soldati di leva, sergenti rompiscatole, compagni di camerata casinari, colonelli burberi ma simpatici e fidanzatine in attesa, che incassavano soldi a palate e tenevano alto il morale della truppa che si rispecchiava in quelle storie amorose ma anche da ridere.
Quel pezzo fu il colpo della sua vita e lo rese uno dei beniamini del pubblico italiano, con partecipazioni a numerosi film commerciali e di cassetta e incisioni di altri brani tra cui "Uomo solo", sigla della serie televisiva "Sheridan, squadra omicidi" con il grande Ubaldo Lay nei panni del famoso Tenente americano.
Merita dopo tanti anni il riascolto come "cimelio" di un'epoca vissuta da tanti e che fa comunque riflettere. Quel crepuscolo di suggestioni e ricordi, delle cose che passano, del giorno nascosto tra le note fra malinconia e pensieri a chi non c'è più è lì che ci aspetta. Perchè tutto "il resto è silenzio".
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