Non ce l'ha fatta il vecchio leone del pop francese Christophe. Era insieme a Marianne Faithfull e Christopher Cross uno di quegli artisti conosciuti in tutto il mondo che stava combattendo contro la peste del Terzo millennio. E 'morto a Brest, in Bretagna, all'età di 74 anni.
A confermarlo all'AFP la moglie Véronique che ha parlato genericamente di enfisema e malattie polmonari, senza mai nominare il coronavirus come causa del decesso. Il giornale 'Le Parisienne', invece, da subito aveva indicato il virus come responsabile della malattia ma la famiglia, quasi per una sorta di pudore verso di lui, non l'ha mai confermato.
L'artista era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva di un ospedale di Parigi lo scorso 26 marzo, e successivamente trasferito a Brest in una clinica specializzata per il Covid dove è avvenuto il decesso. "Christophe non c'è più", ha annunciato Véronique assieme alla figlia Lucie.
"Nonostante la dedizione dei medici, le forze lo hanno abbandonato. Siamo senza parole e tutti i discorsi lunghi, sono futili in questo momento" scrivono, riprendendo una delle sue canzoni più famose, "Le mots bleus".
Christophe era salito alla ribalta del successo con "Aline", nel 1965, un pezzo che esplose nelle classifiche di mezza Europa ed ha poi attraversato mezzo secolo della scena francese con un percorso del tutto personale e apprezzato dal pubblico. In Francia era considerato un monumento, un "cantante extraterrestre", un artista dal carattere particolare che addentava la vita, giocatore di poker incallito, nottambulo, edonista. Un vero personaggio.
L'artista aveva firmato e cantato decine di successi che fanno parte del canzoniere francese, da "Les Marionnettes" passando per "Les Paradis perdus" a "Les Mots bleus", "Petite fille du soleil" e "Un peu menteur" tra le tante. Cinque decenni di successi come ha ricordato il quotidiano Libération che fanno capire quanto la sua figura e i suoi pezzi sono state importanti per la Francia.
Christophe, pseudonimo di Daniel Bevilacqua e di origini italiane, ha fatto parte di quella schiera di artisti come Antoine, Michel Polnareff, Nino Ferrer e Johnny Hallyday, che piombarono in Italia tra gli anni 60 e 70, per lanciare le cover dei loro successi. In un mercato come il nostro dove i 45 giri si vendevano a palate, tutti quei cantanti riuscirono a piazzare i propri brani e anche lui, sbancò le classifiche con un lento da mattonella e da rotonda sul mare.
Il pezzo era "Estate senza te", cover di (J'ai entendu la mer), scritto in taliano addirittura da Herbert Pagani. Fu presentato nella Canzonissima vinta da Claudio Villa con "Granada". Aveva un intro che faceva "Castelli di sabbia che sbatto giù" che divenne una frase tormentone sulle spiagge dopo una parodia di Franco e Ciccio.
Il boom del disco fu per lui una sorta di rivincita dopo l'affronto di Modugno che qualche mese prima non lo aveva voluto in coppia a Sanremo con lui per cantare "Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore", temendo di esserne oscurato (per fama sul mercato estero e secondo la stampa anche per fascino).
Al suo posto preferì un sconosciuto (e rimasto tale anche in seguito) suo conterraneo, tal Gidiuli, ma il brano fu comunque un flop clamoroso. Successivamente l'artista francese tornò spesso da noi, sempre con cover dei suoi brani, riadattati in italiano con testi di Cristiano Malgioglio (come la canzone del video presentata da Boncompagni), che lo ha pianto con un post sui social ricordando la sua figura e la sua grandezza come autore.
Christophe faceva parte di quei cantautori rock che hanno segnato la strada Oltralpe, assieme a numeri uno come Johnny Hallyday, Gérard Manset. Dopo un piccolo calo negli anni '80, era tornato nei '90 firmando anche colonne sonore come nel film Kill Bill con Uma Thurman. Era un mito, un'icona, indipendentemente dal successo che poteva avere.
il tweet del Ministro della Cultura francese |
Ecco, queste parole la dicono tutta non solo su come venisse considerato Christophe ma anche di come la Francia tenga in coniderazione i suoi artisti che nel tempo hanno accompagnato generazioni e hanno contribuito alla loro formazione culturale.
E queste parole, veramente sentite perchè rappresentano un sentimento comune, ci spingono a fare anche una considerazione: vi risulta che in Italia succeda lo stesso? Ricordate un tweet del ministro della cultura del nostro paese quando è scomparso Fred Bongusto? Sipario. Addio Christophe.
Sono secoli che abbiamo governi votati da nessuno
RispondiEliminaL'Italia è notoriamente un paese dalla mente corta. Anzi cortissima.
RispondiEliminaEffettivamente se fosse stato per il ministro della cultura l'indimenticabile Fred Bongusto se ne sarebbe andato in assoluto silenzio e questo è molto triste. In Italia le Istituzioni sembrano non avere tempo (o voglia?) per omaggiare i nostri Grandi
RispondiEliminaIn Italia la cultura della canzone non è stata mai riconosciuta tale, anche se ha caratterizzato i vari decenni della nostra vita e forgiato, a volte, i nostri comportamenti, la politica l'ha sfruttata solo al proprio uso e consumo relegandola a soloo mezzo per ottenere il consenso. Ora i giovani vengono distratti con musiche assordanti e "rappate" volgari e senza senso. Noi però ricorderemo questi giganti della musica che ci hanno allietato e riempito le belle serate trascorse ballando sulle loro melodie. La mia vasta collezione di 45 giri, molti riversati su musicassette spero sia un'eredita' per il mio nipotino che, se il padre gliele farà ascoltare, potrà apprezzarle come meritano.
RispondiEliminaNo...L'Italia è un Paese senza memoria. Neppure per chi ha segnato un'un'epoca nel mondo della cultura e del cstume
RispondiEliminaSe non ci fosse gente preparata come te, tanti personaggi del mondo musicale e cinematografico, cadrebbero nel dimenticatoio. Si ricordano solo quelli considerati dei monumenti nell'ambito dello spettacolo. Ed è giusto ricordarli, ma è ancora più giusto ricordare degli artisti che hanno avuto un grande successo e ci hanno fatto trascorrere tante ore piacevoli. 👏👏👏👏👏
RispondiEliminaFranco Capodaglio
EliminaOrmai il nostro governo pensa solo ai sbarcati
RispondiEliminaGrazie Francesco per questi articoli
RispondiEliminaNel nostro paese ha più seguito la cultura di massa di quella di "nicchia" che viene "riscoperta" solo anni dopo.
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