giovedì 4 giugno 2020

Cerchi nell'acqua, una canzone da sfogliare

di FRANCESCO TRONCARELLI


La musica che ispira gli scrittori. Ma anche i libri che danno lo spunto alle canzoni. Un continuo "prendere" e rilanciare titoli, atmosfere e suggestioni che brani indimenticabili evocano nella memoria collettiva del Bel paese e che offrono su un piatto d'argento il lancio di una nuova opera di uno scrittore.

Una sorta di osmosi fra due mondi apparentemente distanti ma in realtà vicini e che contribuiscono entrambi ad arricchire emotivamente chi ascolta o legge. Basta un titolo per avvicinare un lettore, una mossa a volte furbescamente voluta dall'editore, spesso frutto del pensiero dell'autore del romanzo, che nella sintesi di un titolo vede e anticipa la storia che vuole narrare, altre volte ancora dovuta al caso.

E' successo molte volte. Citando fra i tanti "Arrivederci amore ciao" di Massimo Carlotto, "Maledetta primavera" di Paolo Cammilli, "Sarà perchè ti amo" di Niamh Greene, quando un libro ha ripreso un titolo o una frase di una canzone ed ovviamente è capitato anche in senso inverso come nel caso di "L'isola che non c'è" di Bennato che rimanda all'opera di James Barrie, "Signora Bovary" di Guccini o "Romeo and Juliet" dei Dire Straits.

I cerchi nell'acqua dello scrittore Robecchi
Questa volta a tornare al centro dell'attenzione culturale è una canzone di Memo Remigi, "Cerchi nell'acqua", il cui titolo ritroviamo nel noir scritto da Alessandro Robecchi per il suo romanzo che comanda nella classifica della narrativa italiana. Un primo posto che indirettamente premia alla distanza un capolavoro nascosto del nostro pop.

Sì perchè il brano tratto dalla colonna sonora del film firmato da Claude Lelouch "Vivere per vivere" con Ives Montand e Annie Girardot, candidato tra l'altro all'Oscar quale miglior film straniero, meritava sicuramente di raggiungere i vertici di Hit parade quando uscì nel 1967.

Ma non fu possibile, stritolato da successi del calibro di "Cuore matto" di Little Tony, "A chi" di Fausto Leali, "Senza luce" di Dik dik, "Nel sole" di Al Bano, "Ragazzo triste" di Patty Pravo, "L'immensità" di Dorelli, "29 settembre" dell'Equipe 84, "Stasera mi butto" di Rocky Roberts e "Pugni chiusi" dei Ribelli, che fecero di quell'anno uno dei migliori per qualità e quantità della storia dei 45 giri.


Ma "Cerchi nell'acqua" meritava allora come merita oggi e il libro di Robecchi, primo nel gradimento dei lettori e che rimanda al pezzo storico di Remigi, diventa così una specie di risarcimento morale per questa cover raffinata proposta dal "cantante confidenziale" lanciato dal grande Giovanni D'Anzi e che molti, soprattutto fra i giovani, hanno imparato a conoscere per la sua irresistibile e scanzonata partecipazione a "Propaganda live" su La 7.

Naturalmente Memo Remigi, 82 appena compiuti, la verve e la voce di un quarantenne, è molto di più. Protagonista della scena musicale negli anni 60 e 70 tra un Sanremo e Un disco per l'estate con successi come "Innamorati a Milano", "Io ti darò di più", "La notte dell'addio", "Gocce di luna" ed anche pianista e autore di talento, showman e conduttore di fortunati programmi come Via Asiago Tenda, Fantastico, Mattina 2.

E in questa canzone melodica e a tratti struggente, ha dato il meglio di sè. Un compito all'apparenza non facile, perchè c'era quella versione originale, "Des ronds dans l'eau", incisa sia da Annie Girardot con Nicolle Croisille e soprattutto da un mostro sacro della musica come Francoise Hardy, che poteva spaventare chiunque.


Ma Memo con un'interpretazione misurata e intensa, di classe e da vero crooner, ha dimostrato di non essere secondo a nessuno, dando un'anima a quel testo struggente e romatico scritto da un poeta come Giorgio Calabrese e profondità a una melodia che ti avvolge ed emoziona.

"Cerchi nell'acqua" parla di una persona che nonostante il passare del tempo e il sopraggiungere della maturità che spesso porta con sè la fine delle illusioni, continua nonostante tutto a sognare e a fare cerchi nell'acqua anche se questo comporta lo scetticismo di chi lo circonda, che non capisce e lo prende per un tipo poco normale.

E' un brano bello ed emozionante, una gemma nascosta del pop come dicevamo, dimenticata nel cassetto dei ricordi di una stagione irripetibile della musica che deve essere riscoperta per tornare ad essere goduta. L'attualità del libro la riporta alla ribalta.

Era il Lato B di un disco che aveva come brano principale la versione italiana di "Vivere per vivere", leit motiv del film omonimo firmata da Franco Califano su cui i discografici puntavano molto, ma  alla distanza è esploso per brillare di luce propria.


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