martedì 25 agosto 2020

Sean Connery, 90 anni di un mito

di FRANCESCO TRONCARELLI
 

Da muratore all'Oscar, da bagnino ad attore, da mister Muscolo a uomo più sexy del mondo. Tutto e il contrario di tutto per Sean Connery, mito del Cinema ed artista acclamato in tutto il mondo che oggi compie 90 anni. Un vero e proprio pezzo da novanta della Settima arte amato da generazioni e apprezzato da sempre dalla critica più attenta. 

Nasce a Fountainbridge, un sobborgo di Edimburgo, il 25 agosto del 1930 da Joseph Connery, un camionista figlio di immigrati irlandesi e da Euphemia "Effie" McBain, una cameriera scozzese. Una famiglia proletaria che non gli fa mancare nulla, ma che il giovane Sean, un metro e 89 per un fisico atletico, sente da subito stretta per il suo futuro.

A 16 anni si arruola così in Marina e a questo periodo risalgono due particolari tatuaggi che si fa apporre sul braccio destro: "Scotland Forever" ("Scozia per sempre") e "Mom & Dad" ("Mamma & Papà"). La sua esperienza nella Royal Navy però si interrompe nel 1950, quando non supera le visite mediche per una grave ulcera gastrica ed è congedato.

Cominciano i mille mestieri per sbarcare il lunario e crearsi un avvenire. Tra i tanti, anche il verniciatore di bare e il cameriere, prima di affacciarsi timidamente nel teatro con piccole particine che gli aprono la porta delle produzioni televisive e delle presenze in qualche film grazie al suo sguardo ammaliatore e al fisico prestante.

La svolta nel 62, quando a sorpresa, vince il provino per interpretare James Bond nel primo film della saga prodotta da Albert Broccoli e Harry Salzman, battendo la concorenza di nomi del calibro di Cary Grant e Roger Moore che lo sostituirà dopo. 



Nell'autunno di quell'anno gli spettatori inglesi poterono vedere, a distanza di pochi giorni, due versioni molto differenti dello Sean Connery attore. Sugli schermi infatti, l'attore scozzese vestiva per la prima volta, in "Agente 007 licenza di uccidere" (Dr No), lo smoking del personaggio che lo avrebbe reso celebre.

Ma era anche Flanagan, soldato semplice della 3° Divisione di fanteria sbarcato sulle coste della Normandia assieme a Henry Fonda, John Wayne, Robert Mitchum, Richard Burton e mezzo Olimpo del cinema nel kolossal bellico" Il giorno più lungo".

Apparentemente i due personaggi avevano pochi punti in comune. Uno campione di raffinato aplomb l'agente segreto disegnato da Ian Fleming che presentandosi con la frase mitica "il mio nome è Bond, James Bond", conquistò subito tutti, l'altro il proletario e fanfarone Flanagan, è una specie di miles gloriosus che scende dal mezzo da sbarco minacciando i tedeschi ("Scappate, pezze da piedi. È tornato Flanagan"), ma poi finisce sott'acqua e teme di annegare.

Flanagan, insomma, è un personaggio comico rispetto  all'agente segreto, eppure, a guardar bene, i due Connery non sono così agli antipodi. Anzi. In tutta la serie dei film di 007 Sean, pur in modo più sottile e ammiccante, condisce le proprie interpretazioni di umorismo. Il suo volto sprizza ironia, anche in presenza delle donne più attraenti e dei nemici più pericolosi.


Ed è proprio questo atteggiamento, da superman che non si prende troppo sul serio, a insaporire avventure "a geometria variabile" che come aveva osservato a suo tempo Umberto Eco, in fondo non cambiano mai, cambiano solo l'antagonista, il villain, e l'ordine degli episodi. 

Agente 007, dalla Russia con amore (1963), Agente 007 - Missione Goldfinger (1964), Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono) (1965) e Agente 007 - Si vive solo due volte (1967), gli altri film della serie con lui protagonista con il grande Pino Locchi a doppiarlo, e tutti ebbero straordinario successo sia di incassi che di critica.

La sua misurata ironia e la indubbia classe, spiegano anche perchè Connery resti a tutt'oggi (vedi il recente sondaggio della rivista Radio Times) lo 007 preferito dal pubblico. Laddove, tra i suoi epigoni, un Roger Moore esagera in ammiccamenti mentre un Pierce Brosnan o un Daniel Craig sono troppo seri e asettici.

Dopo il definitivo divorzio da 007, la vena umoristica dell'attore riemergerà in film e personaggi tra i più disparati. Basti pensare a Zed, il "bruto" del distopico Zardoz che si fa beffe della sofisticata Consuela sogghignando sotto i grossi baffi. O al Robin Hood anziano e acciaccato del "Robin e Marian" a fianco di Audrey Hepburn di Richard Lester, il quale continua a vaneggiare di imprese gloriose e vittorie che ormai non può più permettersi.

un crepuscolare Robin Hood
O all'arguto e affascinante Juan Sanchez Villa-Lobos Ramirez, mèntore del protagonista della saga Highlander, un immortale che ne ha viste troppe per non sorridere di sé e degli altri. O, ancora e soprattutto, all'ineffabile professor Henry Jones sr., eccentrico e distratto papà dell'archeologo-avventuriero di Spielberg, che in Indiana Jones e l'ultima crociata si produce in autentici duetti da commedia con Harrison Ford/Indy.

Certo, si potrà obiettare che spesso l'attore interpreta personaggi eroici, impegnati in grandi avventure e via via più carismatici col procedere dell'età: pensiamo al "Raisuli", il condottiero berbero del Vento e il leone, al Guglielmo da Baskerville de In nome della Rosa,  ad esempio, o all'incorruttibile poliziotto irlandese Jimmy Malone (che gli valse l'Oscar come miglior attore non protagonista) di "The Untouchables - Gli intoccabili".  Ma molto della sua cifra artistica, inizia da lì.

L'autoironia non si limita al circuito dello schermo e lo certificano alcune delle sue più celebri battute. Come quando affermò: "Forse non sono un buon attore, ma qualsiasi cosa avessi fatto, sarei stato peggio". O quando (era il 1999), proclamato dalla rivista People "l'uomo più sexy del secolo", ai giornalisti che gli chiedevano un commento rispose con humor scozzese: "Non saprei. Non sono mai stato a letto con un uomo di sessant'anni, calvo".

gli Intoccabili
Se Connery predilige l'ironia, è altrettanto vero che non ha mai amato gli eufemismi o le mezze parole. Basti ricordare che, nel 2005, dichiarò a un giornale neozelandese di volersi ritirare dallo schermo perché "stufo degli idioti". Proposito rigorosamente mantenuto.

E' sempre stato molto geloso della propria privacy. Si è sposato due volte, nel 1962 con l'attrice australiana Diane Cilento, dalla quale ha avuto un figlio, Jason, anch'egli diventato attore, che gli ha dato un nipote, Dashiell (1997). Divorziato nel 1973, due anni dopo si è risposato con la pittrice Micheline Roquebrune.

Vegano e ambientalista, nominato Sir dalla Regina Elisabetta nel 2002, Sean vive da trent'anni alle Bahamas, in una villa che domina l'arcipelago corallino nell'Oceano Atlantico. Michael Caine, suo amico fraterno, tempo fa disse che l'icona del Cinema «non aveva più il controllo dei suoi sensi», facendo intendere che fosse malato di Alzheimer.

I familiari che non hanno mai confermato la malattia, hanno comunque steso un cordone sanitario intorno a lui nella impenterabile residenza. Gli auguri e l'affetto degli innumerevoli ammiratori supereranno comunque qualsiasi barriera e forse, gli faranno bene. E allora buon compleanno Connery, Sean Connery, tutto il mondo oggi sarà vicino a te.



martedì 18 agosto 2020

Quel Sorpasso coi dischi di Peppino di Capri

di FRANCESCO TRONCARELLI 




"Il Sorpasso" il film del 1962 diretto da Dino Risi è  unanimamente considerato  il capolavoro del regista ed uno degli affreschi cinematografici più rappresentativi dell'Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni.

La storia si svolge nel giorno di Ferragosto e per questo è stato riproposto  in televisione in questi giorni di vacanze ed automaticamente si è ripetuto quello spettacolo da grande Cinema che la pellicola interpretata da un grande Vittorio Gassman con un bravo e intenso Trintignant suscita in chi lo vede.

A Roma la mattina del 15 agosto del 62 la città è deserta. Bruno Cortona, quarantenne vigoroso ed esuberante, amante della guida sportiva e delle belle donne, al volante della sua Lancia Aurelia B24 convertibile, vaga alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico.

Lo accoglie in casa Roberto Mariani, studente di legge al quarto anno, rimasto in città per preparare gli esami. Dopo la telefonata, Bruno chiede a Roberto di fargli compagnia.



I due, sulla spinta dell'esuberanza e dell'invadenza di Bruno, intraprendono così un viaggio in auto lungo la via Aurelia, a velocità sostenuta, che li porterà in direzione della Toscana, a Castiglioncello, raggiungendo mete occasionali sempre più distanti.

Durante il viaggio verso il nord e verso il mare, arriveranno anche a far visita ad alcuni parenti di Roberto, prima, e alla figlia e all'ex-moglie di Bruno, poi.

Il giovane Roberto sarà più volte sul punto di abbandonare Bruno, ma sia il caso, sia una certa inconfessabile attrazione, mascherata da una certa arrendevolezza, terrà unita l'assortita coppia di amici occasionali, che significherà per Roberto anche un percorso di iniziazione alla vita.

Lui infatti si allontana dai miti e dai timori giovanili e inizia la rilettura delle sue relazioni familiari, dell'amore e dei rapporti sociali, sino alla tragica conclusione che si materializza durante l'ennesimo sorpasso avventato.



L'auto si scontra con un camion e precipita in un burrone. Nell'impatto, Bruno sbalza fuori dall'auto riuscendo così a salvarsi, mentre Roberto perde la vita. Agli agenti intervenuti Bruno confesserà, dato il tempo limitato trascorso con il ragazzo, di non conoscerne neppure il cognome.

Fin qui la vicenda tragicomica con finale inaspettato e drammatico narrata nel film che tutti conoscono e ricordano, quello che invece pochi rammentano e che invece è una particolarità del film e in un certo senso una novità, è che oltre alla colonna sonora curata da Riz Ortolani, ci sono delle canzoni in voga in quel periodo inserite nel film.

Una "situazione" che oggi è la norma per molte pellicole ma che all'epoca non era ancora stata utilizzata. Fu "Il Sorpasso" a sottolineare le scene più importanti del film coi motivi di successo di quell'estate proprio per  fornire un ulteriore caratterizzazione dei personaggi e determinazione del contesto.

Questi i brani che sono presenti:

Quando quando quando (Tony Renis / Alberto Testa) di Emilio Pericoli

St. Tropez Twist (Mario Cenci / Giuseppe Faiella) di Peppino Di Capri

Per un attimo (Paolo Lepore e Luigi Naddeo / Gino Mazzocchi) di Peppino Di Capri

Don't Play That Song (You Lied) (Ahmet Ertegün / Betty Nelson) di Peppino Di Capri

Vecchio frak (Domenico Modugno) di Domenico Modugno 

Guarda come dondolo (Carlo Rossi / Edoardo Vianello) di Edoardo Vianello

Pinne fucile ed occhiali (Carlo Rossi / Edoardo Vianello) di Edoardo Vianello




Fra questi brani molto conosciuti e suonati in quella estate di fuoco, ben tre sono interpretati da Peppino di Capri con i suoi Rockers. Un record. Non solo per il film, ma in assoluto, perché nessun altro artista ha avuto lo stesso numero di canzoni in altre pellicole successive (Sapore di mare, Vacanze di Natale ecc.), dove nelle varie compilation c'è sempre e solo un pezzo per ogni artista inserito.

E non poteva essere diversamente perchè Peppino in quell'anno porterà ben undici canzoni ai vertici della classifica di vendita, lanciando tra l'altro grazie alla soffiata di Gerry Bruno dei Brutos arrivata da Parigi, il twist, ballo che segnerà quegli anni irripetibili.

"Per un attimo" inciso da di Capri nel 1960, che Gassman mette nel mangiadischi della sua romban te Aurelia per intrattenere l’anziano contadino, "il villico", cui ha dato un passaggio è il primo pezzo del cantante napoletano, brano di grande atmosfera e ideale per accompagnare una gita in macchina.

Ma non solo. Nelle scene girate all’esterno e all’interno del night club di Castiglioncello ‘Il Cormorano’ si diffondono nuovamente tra un cha-cha-cha, poi ancora e un pezzo dalla ritmica latino americana.

Una volta giunti alla spiaggia di Castiglioncello, ecco irrompere uno dei più iconici esempi del catalogo pop italiano: “St. Tropez twist” di Peppino Di Capri, uno dei suoi più grandi successi firmato insieme al chitarrista del suo gruppo Mario Cenci e ripreso anche durante la sfida a ping-pong tra Bruno e Bibì, l'attore Claudio Gora che interpreta l’attempato fidanzato della figlia Catherine Spaak.


            


Dal brio scatenato del twist alla melodia ritmata del blues. Ecco infatti “Don’t play that song (You lied)”, brano soul originariamente registrato dal cantante americano Ben E. King e che Peppino Di Capri ha fatto suo con un'interpretazione da brividi. Il suo testo intriso di sofferenza si staglia su Roberto-Trintignant che trova finalmente il coraggio di provare a telefonare a Valeria, la vicina di casa da lui amata benché mai frequentata, lacerando così quel guscio di timidezza di cui è prigioniero.

Lì vicino, tra il gruppo di giovani che balla in un’atmosfera agrodolce, si nota la ragazza con la gamba ingessata che poco prima gli aveva chiesto un autografo come nuovo arrivato della spiaggia, da scrivere "tra quello di Andreotti e Peppino di Capri".

Mentre tutti ballano il disco suonato da un juke box in passi sicuri e cadenzati un po' hully gully e un po' twist lento, Roberto non riesce a contattare Valeria e rimane sconsolato a guardare la gente che si diverte.

Una scena suggestiva e di grande atmosfera che il bel pezzo di Peppino di Capri sottolinea con garbo e struggente malinconia, un rimpianto per un amore che poteva essere e non è stato e soprattutto per un'estate felice e senza pensieri che coinvolge anche chi guarda il film.



domenica 9 agosto 2020

Addio Franca Valeri

di FRANCESCO TRONCARELLI


Franca Valeri è morta.  Si è spenta alle 7 e 40 di questa mattina nella sua casa romana circondata dagli affetti più cari. A cominciare dalla figlia adottiva il soprano Stefania Bonfadelli. Aveva festeggiato da poco i 100 anni e insieme a lei c 'era tutta l'Italia a renderle onore.

Ora quella gioia che aveva attraversato il paese si è immediatamente trasformata in tristezza infinita. Ed è facile capire perchè, essendo stata una delle artiste più amate dal pubblico da sempre. Icona della televisione degli anni del boom, in cui aveva dato vita a pesonaggi entrati nella storia del costume e ad interpretazioni memorabili per classe ed ironia nel Cinema, nel Teatro e nella Radio.

Nata a Milano esattamente un secolo fa e registrata all'anagrafe come Franca Maria Norsa (questo il suo vero nome) nel dopoguerra divenne popolare dai microfoni della radio interpretando la "signorina snob", personaggio che scrisse e ideò che, insieme a quello della Sora Cecioni e di Cesira la manicure resi celebri in tv, resta negli anni uno dei suoi cavalli di battaglia.

Con la sua verve e intelligenza, ha sdoganato la comicità femminile imponendola in un'Italia ancora maschilista, dove il gentil sesso in televisione era relegato (tranne rari casi) al corpo di ballo e al massimo esaltato al rango di soubrette.

Donna colta, fine attrice di teatro e padrona del palcoscenico, ha dimostrato fin da subito il suo genio creativo, sorretto da una cultura sconfinata maturata nei suoi continui contatti con il mondo intellettuale meneghino e le sue letture impegnate.

Il suo nome d'arte non a caso, conferma il suo amore per la lettura perchè deriva dalla sua passione per il poeta francese Paul Valéry. Ha coltivato le sue doti satiriche nei salotti mondani e intellettuali milanesi, dove da subito diede vita a personaggi ispirati al costume contemporaneo, fatto di frivolezze e ipocrisie, fedeli specchi di un ambiente borghese.

Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri
Il suo debutto sul palcoscenico risale al 1951, quando fonda il Teatro dei Gobbi con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli che diventerà poi suo marito. Un trio formidabile con cui dà vita al Teatro da camera e che avrà successo anche a Parigi e con cui recita negli spettacoli 'Carnet de notes n.1' e 'Carnet de notes n.2', una serie di sketch satirici sull'Italia alla scoperta del miracolo economico.

Nello stesso anno interpreta il suo primo film, "Luci del varietà", di Alberto Lattuada e dell'esordiente Federico Fellini; seguono "Il segno di Venere" (1955), "Il bigamo" (1955), "Il vedovo" (1959), "Parigi o cara" (1962) e "Io, io, io... e gli altri" (1965) tra i principali.

Le interpretazioni in coppia con Alberto Sordi, tra i suoi colleghi preferiti, sono rimaste fra le più irresistibili: "L'ho adorato. Lui recitava per conto suo. Eravamo a contrasto. Perfetti".  Indimenticabile il necrologio che in morte di Sordi dettò al Corriere della Sera: «Ciao, Cretinetti. Franca Valeri, Milano».

Il grande pubblico la conobbe per la partecipazione alla trasmissione radiofonica 'Il rosso e il nero' condotta da Corrado, un vero e proprio trampolino di lancio per molti futuri interpreti della commedia all'italiana. 

Albertone "Cretinetti" ne il Vedovo con Franca
Interpretava uno dei suoi grandi personaggi, la Sora Cesira, la popolana romana perennemente al telefono con 'mammà' che passando successivamente dalla radio alla televisione avrà un successo clamoroso insieme all'altro personaggio della nevrotica signora milanese, la Signorina Snob, ritratto erfetto delle ipocrisie della borghesia contemporanea. 

Ben presto diventa la star degli show di Mamma Rai firmati da Antonello Falqui come "Studio Uno" e "Sabato sera". Il successo fu così dirompente che la Emi le propose di registrare gli sketch su una serie di dischi andati a ruba.

La sua bravura nel tratteggiare manie e debolezze dell'universo femminle, sarà sfruttata qualche decennio dopo da Enzo Trapani, per un'altra trasmissione cult, "Due di tutto". Da allora Franca Valeri è stata una presenza ricorrente nel teatro, nel cinema e nella tv.

Ma non solo. C'è anche un altro aspetto della sua versatilità artistica meno conosciuto ai più, quello dell'Opera, nonostante abbia firmato più di dieci produzioni: da "La traviata" a "La Boheme", dal "Rigoletto" al "Barbiere di Siviglia". 

Signorina snob
La ricordiamo ancora volto televisivo amatissimo con Gino Bramieri della sit-com di Canale 5 'Norma e Felice' a metà degli anni 90 ed anche della fiction 'Caro maestro'. Nel 2000 è accanto a Nino Manfredi in 'Linda, il brigadiere e..", fiction di grande successo di Raiuno, e del film tv 'Come quando fuori piove', diretto da Mario Monicelli.

E' stata inoltre autrice di commedie di successo, come 'Lina e il cavaliere', 'Meno storie', 'Tosca e le altre due' e 'Le Catacombe', titoli che confermano uno stile di scrittura e di recitazione unici in Italia e di numerosi libri, 13. Il primo è del 1951, "Il diario della signorina snob", l'ultimo, passando per "Questo qui quello là", "Tragedie da ridere - Dalla signorina Snob alla vedova Socrate", "Animali e altri attori", "Di tanti palpiti . Divertimenti musicali" è "La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia)" del 2016.

La sua grandezza è stata proprio nella raffinatezza del suo umorismo, come della sua satira, capace di sedurre gli intellettuali e allo stesso tempo di conquistare il pubblico più popolare, riuscendo da grande artista a divertire tutti, a cominciare da quelle persone che aveva osservato rendendole poi personaggi sul palcoscenico.

Franca Valeri è stata un gigante del nostro Spettacolo, una vera signora del palcoscenico che ha regalato emozioni e momenti indimenticabili al pubblico. Un monumento del 900 che ha dato tutto se stessa per la cultura e l'arte. Un personaggio di classe e simpatia innata che mancherà a tutti. Addio signorina snob, sei stata unica...

Franca, 100 anni da signora delle scene


martedì 4 agosto 2020

Le Pagelliadi, 20 anni di Lazio col sorriso

di ROBERTO DI SANTE 


Da Mariangela Cribari a Innamoradu, da Galeazzo Ciani a Lupo Alberto, i protagonisti delle pagelle a tinte biancocelesti più goliardiche, surreali e calcisticamente scorrette festeggiano i 20 di pubblicazioni con la penna di uno scrittore


“Chiedimi se sono Felipe?”. Mica tanto. Non perché è lunedì, ma perché è il primo lunedì senza campionato e comincia già la crisi di astinenza dalle “Pagelliadi” di Francesco Troncarelli. Perché ormai, complice l’ironia e l’originalità che fa brillare di luce e allegria i voti e i giudizi dopo le partite della Lazio, sono diventate un appuntamento fisso per i tifosi.

Un patrimonio dell’umanità biancoceleste e della “prima squadra della Capitale”. Le migliori pagelle dopo il week end. E anche dopo il Big Bang. “Meco Jony”, penserà qualcuno. Ma è proprio così. Perché sono un punto di vista diverso e originale sul calcio, un accessorio indispensabile per il viaggio nella passione, nell’amore verso una squadra.

Un viaggio, quello con cui Francesco ci prende per mano, che dura ormai da venti anni. Eh sì, perché con questo campionato, che ha incoronato il “Ciro d’Italia”, “Le pagelliadi” hanno festeggiato il loro ventennale. Non come “un Oscar Lopez qualsiasi” o un “Nani Moretti”, ma con l’immutata effervescenza di un “Lupo Alberto” che con il “suo ciuffo biondo fa impazzire il mondo”.

E ora comincia il brutto. Come faremo senza le battute su “Lukakau meravigliau”, “Antonio Elia Acerbis”, “Correa l’anno 1900”, “Lazzari alzati e cammina”, “Il sergente”, “Patric del Grande Fratello e “Paolo a De Canio?”.

Sylva Strakshina e il suo cantore
Ci sentiremo un po’ “Somarusic” per “Dillo a Parolo tuo”? E il condominio come si regolerà con “Sylvia Strakoshina” messo “in guardiola tutta l’estate a fa le pulizie”. E Massimo Di Cataldi lo troverà finalmente “quel sordo che je manca pe’ fa ‘na lira” Sì, sarà dura aspettare che il campionato riparta e potersi divertire ancora con “Le Pagelliadi”.

Anche perché il futuro è ancora incerto. Ma speriamo che “Io vavro, tu vavri, egli vavra, noi s’alzamo e se n’annamo”. Per ritornare presto già a settembre. Al grido “Veni, vidi, Lulic ‘71” e “chi lo Leiva più”, nell’eterna sfida con il “Real Trigoria”.

Forse nel frattempo Francesco potrebbe riproporci un “the best” delle “Pagelliadi” da “Mariangela Cribari” a “Sergio Ramos (je piacerebbe)”, da “Galeazzo Ciani” al “bandolero stanco Anderson con quella faccia un po’ così, con l’espressione un po’ così e e quei capelli alla Pasquale Ametrano di “Bianco Rosso e Verdone” che nun se ponno vede”.

Sì, il ventennale delle “Pagelliadi” meriterebbe un “Techetechetè” che ci faccia compagnia fino al ritorno delle gare ufficiali. Come dici Francesco? “Basta Bastos”. Dai, facci rivivere, come nelle “favole di Andersen”, le gesta di “Klose da pazzi” e “Oronzo Canà”.

Pasquale Ametrano Anderson
O la “folle corsa (Sanremo 1971, Formula Tre e Little Tony)” di “CandrEva Herzigova”. La mia è una richiesta da “Innamoradu”, come il “più romano dei romeni”. Lo “Sostiene – anche – Pereirinha”.

Non fare l’ “O nazimaoista”, per favore. Sarebbe felice, credo, anche “er lumaca” che per la gioia riuscirebbe “dal guscio” per ridiventare “Carlos Monzon Ledesma”. Ah, ti vuoi riposare al Tibidabo, là “dove calienta el sol”.

Non sei più tanto giovane, dici. Ma “Keita hai?”. Vabbè non sarai del ’95 ma giochi ancora al “Biglia R. Dino”. Guarda che se non ci accontenti, dovremo prendere una “scatola di Novaretti” al giorno.

Allora pensaci bene e nel frattempo ti ringraziamo per questo dono speciale che è la tua rubrica che va oltre il calcio. Dove la Lazio, con classe e allegria, vince anche quando perde. Perché sei un genio, anche se te l’ho già detto.

E di te, alla fine della partita, non si potrà mai dire che “s’è involato, col passare del tempo si è involuto. E’ finito involtino”. Buon compleanno “Pagelliadi”. Buon Tibidabo Francesco. E grazie di tutto.

domenica 2 agosto 2020

Lazio, grazie comunque. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


10 a Simone Inzaghi - La Lazio ha chiuso il campionato più lungo di sempre al quarto posto, un piazzamento che non rispecchia assolutamente i valori che si sono visti in campo nel corso del torneo e che penalizza i biancocelesti che hanno giocato il miglior calcio prima dello stop per il Coronavirus collezionando 11 vittorie consecutive. Ma tant'è ed oggi siamo comunque a ringraziare un team che ha dato tutto anche nei momenti negativi e con tutti i suoi limiti, ma soprattutto ringraziamo il suo allenatore che oltre ad essere il mister più longevo della Prima squadra della Capitale (ha superato le panchine di Zoff) è quello che con gli uomini a disposizione ha fatto letteralmente miracoli, vincendo tra l'altro una Supercoppa e centrando dopo tredici anni le qualificazioni Champions. Grazie Simone.

10 al Ciro d'Italia - Capocannoniere per la terza volta, con 36 gol in una stagione è l'italiano che ha segnato più di tutti nella storia del campionato ed ha raggiunto l'argentino Higuain che deteneva il record. Ha vinto poi la Scarpa d'oro, un risultato eccezionale che lo esalta come il vero fenomeno del calcio italiano. E tutti gli altri muti, a cominciare da In quelli.

7+ ad Antonio Elia Acerbis - Ha giocato praticamente senza allenarsi mai queste ultime partite ravvicinate perhè infortunato al ginocchio. Tra tanti fanfaroni e cantastorie, si è rivelato un grande uomo prima che calciatore, stoico quant'altri mai e soprattutto laziale dentro. Ministro della difesa subito.

7 a Correa l'anno 1900 - Nella debacle napoletana, tra i pochi a salvarsi. Le sue serpentine hanno fatto rifiatare il nostro centrocampo in affanno e c'è mancato poco che battezzasse Ospina: peccato che il suo Tucu di classe si sia stampato sul palo.

6 + a Lazzari alzati e cammina - Ma non è bastato. Purtroppo i suoi compagni l'hanno cercato poco nonostante avesse una marcia in più. Sarà fondamentale comunque la stagione prossima.

6 a Patric del Grande Fratello -  Senza infamia e senza lode. Na via di mezzo insomma tra Roberto Giacobbo e Gigi Marzullo.

6 a Lupo Alberto - Era già in vacanza. Ibiza? Ladispoli, il Mago è uno che si accontenta, e perciò ha mandato al San Paolo il suo omonimo al contrario Alberto Lupo, che, buonanima, ha fatto il possibile. La salma. Con 15 assist ha il record per la serie A, pensate se fosse sparito di meno quanti sarebbero stati. Sim salabim e salutame a Silvan.

6 al Sergente - E' finito consegnato per insubordinazione. E j'ha detto pure bene, con quello che ha fatto vedere in campo, una volta l'avrebbero mandato al confine nel battaglione punitivo. Ma è nella media dei suoi 5 anni di alti e bassi. Dai che se arriva l'offerta bona ce rifamo la squadra.

6 a Somarusic - L'assist per il bomber è il suo, poi tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Beppe Convertini?

5 a dillo a Parolo tuo - Un caro saluto Marco. Si chiude, grazie. 

5 a chiedimi se sono Felipe - Un altro autogol. Meno male che il campionato è finito altrimenti avrebbe vinto il Comunardo Niccolai de bronzo (il mitico difensore del Cagliari re degli autogol). Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: fatevi benedire non prima di un bel pellegrinaggio da Padre Pio per chiedere la grazia.

5 a Sylva Strakoshina - Chiude in bellezza, tre gol sul groppone e via. In guardiola tutta l'estate a fa le pulizie. 

5- a Lukaku Meravigliau, io vavro tu vavri egli vavra noi s'alzamo e se ne annamo e Paolo a Di canie - In tre non ne hanno fatto uno buono, nè più nè meno di Aldo, Giovanni e Giacomo che non a caso si sono sciolti. Ma potevamo vince la guerra co sti campioni? La risposta nasce spontanea: sipario.  




Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Sabato, 1 agosto 2020
La Lazio chiude al quarto posto. Al San Paolo in occasione dall’ultima giornata del Campionato 2019/20 i biancazzurrri vanno sotto grazie a Fabian Ruiz, arrivano al pareggio con Immobile sempre nel primo tempo, ma nella ripresa sono superati prima con un rigore di Insigne ed infine con Politano, per il 3-1 finale. Gattuso senza Maksimovic ed in vista della gara di Champions oggi fa giocare Lobotka dal primo minuto, per il resto schiera la formazione titolare senza grandi rimaneggiamenti. Simone Inzaghi invece dà fiducia a Marusic a sinistra, con Jony che si accomoda in panca. Sotto la pioggia comincia la partita, con la Lazio inizialmente più intraprendente, che riesce pure a segnare con Correa, ma Calvarese annulla per un fallo fantasma. Al 9’ il Napoli passa: Parolo al limite dell’area si perde Ruiz, che resta solo, mira all’angoletto e mette il pallone all’incrocio dei pali battendo Strakosha, stavolta un po’ colpevole. Un attimo dopo Insigne mette a lato da buona posizione e la Lazio si salva. Al 22’ Marusic conquista un bel pallone a centrocampo, il suo cross profondo dalla sinistra lo intercetta Immobile, che davanti ad Ospina di destro indirizza perfettamente a fil di palo e sigla il pari laziale. Ora i biancocelesti prendono campo e il Napoli resta arretrato; solo nel finale Ruiz al 39’ colpisce bene ma spedisce a lato. Nella ripresa i due allenatori non cambiano nulla e si riparte subito con un tiro di Insigne su cui Strakosha para al 49’. Il Napoli sembra più intraprendente ed al 51’ Parolo sul tiro fallito di Mertens in area, commette un fallo ingenuo in scivolata e Calvarese decreta il calcio di rigore. Batte Insigne, che trasforma spiazzando il portiere ed il Napoli torna in vantaggio. Correa replica subito con un’azione personale che stende quattro avversari e termina con un tiro sul palo. La Lazio sostituisce Patric e Acerbi con Vavro e Bastos, i biancazzurri non hanno grandi forze per incidere, mentre il Napoli ci prova al 71’ con Callejon, che al volo spara lontano. La testata di Marusic al 76’ termina sull’esterno della rete ed ora arriva il triplo cambio per Gattuso, con dentro Ghoulam, Lozano e Demme. La Lazio soffre moltissimo sul pressing avversario, i biancazzurri non riescono più a ripartire e pagano nel recupero subendo la terza rete. E’ Politano a ricevere da Mertens e mettere in gol il 3-1 dei padroni di casa che chiude la partita. Grande nervosismo nel finale, che già serpeggiava durante la partita, brutto epilogo ad una brutta gara che per la Lazio finisce nel peggiore dei modi. Questo incredibile campionato 2019/20 emette finalmente i suoi verdetti: la Lazio è quarta a 78 punti, gli stessi dell’Atalanta che è però terza per differenza reti. I biancazzurri alla fine di questo torneo tribolatissimo sono in Champions ed il popolo laziale nonostante tutto fa festa, con un occhio alla bacheca che vede in bella mostra la supercoppa italiana vinta a Ryad. Ma la celebrazione è oggi tutta per Immobile, capocannoniere della serie A, fresco vincitore della scarpa d’oro, che con 125 reti ha già superato Chinaglia ed è a sole due lunghezze da Signori. Per lui in qesta stagione ben 17 reti in trasferta ma soprattutto 36 gol in Campionato, che eguagliando il record di Higuain del 2016. La Lazio di Inzaghi, che scavalca Zoff con 203 panchine, per la prossima stagione dovrà ripartire per forza dal grande Ciro e da tutti quelli che, come dichiara oggi Acerbi, desiderano solo il bene di questa squadra.    


NAPOLI  LAZIO 3-1   9’ Ruiz 22’ Immobile 54’ Insigne (rig)  92’ Politano
NAPOLI: Ospina, Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Rui (78’ Ghoulam), Ruiz, Lobotka (78’ Demme), Zielinski (83’ Politano), Callejon (78’ Lozano), Mertens, Insigne (83’ Elmas). All. Gattuso
LAZIO: Strakosha, Patric (63’ Vavro), Luis Felipe, Acerbi (63’ Bastos), Lazzari (82’ Lukaku), Parolo (86’ A. Anderson), Milinkovic, Luis Alberto, Marusic, Correa (86’ Adekanye), Immobile. All Inzaghi  
Arbitro Calvarese