martedì 18 maggio 2021

Addio Franco Battiato

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Franco Battiato il grande cantautore siciliano che ha saputo spaziare dal pop alla sperimentazione occupando uno degli spazi più importanti nella storia della musica italiana degli ultimi cinquant’anni, se nè andato. 

Era malato da tempo, è morto nella sua casa di Milo, dove si era ritirato dal 2019, aveva 76 anni. Pochi mesi fa era stato ripubblicato "La voce del padrone", uno dei suoi album capolavoro, che il prossimo mese di settembre celebrerà i quarant'anni dalla pubblicazione.

L’ultimo concerto tenuto dall’artista risale al 17 settembre 2017, presso il Teatro Romano di Catania: le ultime quattro date del tour che avrebbero seguito lo show nella sua città vennero annullate per motivi di salute. 

Poco prima dell’ufficializzazione del ritiro definitivo, nell’agosto del 2019, venne pubblicato il suo ultimo album, “Torneremo ancora”, composto da versioni orchestrali di brani di repertorio, da registrazioni dal vivo e dalla title track inedita.

Battiato in concerto con Alice
 
Franco Battiato è stato il centro di gravità permanente del pop italiano. Un artista tra i più innovativi e multiformi della scena musicale che ha dato tanto alla cultura del nostro paese. Per alcuni un genio assoluto, per molti un maestro da seguire. Per tutti un grande sperimentatore che ha saputo mescolare vari generi, dalla musica elettronica a quella classica, con testi avanguardisti e ricercati. 
 
La sua vita e la sua carriera sono l'esempio di una passione per la musica incontrovertibile. Partito giovanissimo da Jonia, un paesino in provincia di Catania, Franco arriva a Milano in cerca del successo. Ma è dura per tutti i meridionali come lui venuti al Nord in cerca di lavoro o gloria.
 
Dopo una lunga gavetta nei localini dei Navigli e della cintura milanese e anche per le strade con il duo "Gli Ambulanti", incide il primo brano su un 45 giri di plastica allegato alla Nuova Enigmistica, è la sua versione di "E più ti amo" di Alain Barriere. Una perla su un disco usa e getta. 

il primo disco in vinile
 
Fu Gaber a consigliargli di farsi chiamare Franco anziché col vero nome Francesco, per non confondersi con Francesco Guccini, giovane esordiente insieme a lui nel programma "Diamoci del tu" che l''autore di "Barbera e champagne" conduceva con Caterina Caselli.  

Da quel momento iniziò una lunga scalata verso il successo, salendo disco dopo disco tutti i gradini necessari per arrivare in cima. Nel 1979 pubblica "L’Era del Cinghiale Bianco", primo esperimento pop con l'etichetta Emi. Seguono "Patriots" (1980)
 
Nel 1981, "La voce del Padrone", che resta al vertice della classifica italiana per un anno vendendo oltre un milione di copie. Battiato diventa un “caso”, materia di studio per gli intellettuali e fonte d'ispirazione per i musicisti.


Gli album successivi sono: "L’arca di Noè" (1982), "Orizzonti perduti" (1983), "Mondi lontanissimi" (1985), "Echoes of sufi dances" (1985). Nel 1984 Battiato partecipa con Alice all'Eurovision Festival con i "Treni di Tozeur", arrivano quinti ma la loro esibizione è memorabile.  
 
Nel 1989 esce il doppio album dal vivo. È forse il suo album più iconico. Fino a quel momento Battiato era ancora uno dei pochissimi cantautori italiani che non aveva ancora pubblicato un disco dal vivo.
 
Decise di farlo solo dopo aver terminato una tournee realizzata con tutte le caratteristiche che egli stesso desiderava, dal clima tranquillo all'atmosfera che si creava col pubblico attento e coinvolto.
 
Il tour toccò città come Parigi dove suonò al Teatro de la Ville, come Madrid all'Alcalà Palace, per poi terminare al prestigioso Teatro Lirico di Milano per l'apoteosi finale. Ne venne fuori "Giubbe Rosse", testimonianza e pietra miliare del nuovo pop che Battiato portava nelle classifiche di quel decennio.

Negli anni seguenti Battiato comincia a guardare al mondo del cinema. Una vera passione che inizia nel 1990 con la colonna sonora composta per il film Benvenuto Cellini – Una vita scellerata per arrivare nel 2003 alla regia di "Perduto amor" che gi varrà il Nastro d'argento. Poi nel 91 incide "Come un Cammello in una grondaia".

col filosofo Sgalambro

L’album contiene, accanto ad alcuni lieder ottocenteschi, anche il brano "Povera Patria", registrato negli storici Abbey Road Studios di Londra già regno incontrastato dei Beatles, che diviene in breve tempo un simbolo di impegno civile.
 
E ancora tanti altri successi, un elenco interminabile che sarebbe superfluo citare, che hanno arricchito la sua lunga carriera da sperimentatore dai mille interessi (fisica, pittura, cinema, teatro, lirica, balletto), da personaggio eclettico sempre avanti sui tempi che si è fatto amare dal pubblico più raffinato e da quello più popolare, elevando la sua natura pop ad altro.
 
Fondamentali i collaboratori che lo hanno accompagnto in questo percorso, ossia il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro che con il loro bagaglio artistico e culturale hanno arricchito la sua personaltà.
 
Idimenticabili certi brani come "E ti vengo a cercare", "Voglio vederti danzare", "La stagione dell'amore", "Cerco un centro di gravità permanente", "Bandiera bianca" e "Cuccurucucu" che sono diventati fra i più amati della musica leggera italiana.
 
L'ultima fotografia, in casa e già malato
 
C'è poi un pezzo che in questi mesi passati di drammatiche sofferenze causa pandemia, è sembrato un adesivo incollato alle nostre voci. In tanti hanno fatto ricorso al potere salvifico della musica e delle parole de "La Cura", scritta da Franco Battiato col filosofo Manlio Sgalambro, suonata e risuonata dai balconi e dalle finestre degli italiani chiusi in casa.
 
Paradossalmente le parole di questo brano così intenso e suggestivo, si sono riversate su di lui mentre giorno dopo giorno veniva assistito dai suoi cari nella spetanza di una ripresa in realtà impossibie.
 
Ora che il maestro non c'è più, resta la sua musica immortale, restano le sue canzoni dal significato profondo e dalle atmosfere intense e coinvolgenti, restano i momenti felici e di trasporto che ha regalato in ciascuno di noi. 
 
Addio Franco, grazie di tutto, che la terra ti sia finalmente lieve.  

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