di FRANCESCO TRONCARELLI
5 e mezzo al Sergente - Nella partita più attesa di fine stagione, una Lazio sotto tono e senza idee si è sciolta come neve al sole alla prima difficoltà avviandosi così a perdere un derby senza reagire e soprattutto senza giocarlo. Hanno fallito tutti dal primo all'ultimo, nessuno è stato capace di dare la scossa nè titolari di qualità nè riserve di nullità. Un triste epilogo di una squadra fragile mentalmente che ha mostrato tutti i suoi limiti anche contro una formazione più debole ma più cinica. Si è concluso nel modo peggiore un ciclo che comunque qualche "titulo" e soddisfazione ce l'ha dati, ma è ovvio che dopo questa ennesima debacle tutto va resettato. Copertina al biancoceleste mascherato, l'unico ad avere un attenuante plausibile per via dell'operazione subita. Tutto il resto ciaone.
5 a Lazzari alzati e cammina - E' partito in quarta e arrivato in folle. Come Paolantoni ai Solti ignoti che si è tagliato il dito per stappare con una sciabola una bottiglia di champagne.
5 a chi lo Leiva - Ha ricordato il miglior Biglia. Un trionfo. Per gli altri.
5 a veni, vidi, Lulic al 71° - Sei stato un grande, il tuo nome è scolpito nella storia dei derby, mentre quelli che hanno segnato stavolta tra un mese non li ricorderà nessuno. Sei l'Eroe del 26 maggio mentre questi pulciari che stanno festeggiando col pigiama cacarella sono degli illustri sconosciuti. Grazie di tutto e goditi la pensione, tu si che l'hai meritata veramente.
5- a Innamoradu - Anche a te, combattente di mille battaglie, va il sincero e convinto applauso. Poi, come disse il poeta, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata e buonanotte ai suonatori.
5- a Somarusic - E' rientrato nei ranghi della mediocrità. Nè più nè meno di Gigi Marzullo qulasiasi.
5- a Totò Riina - Omo de panza, omo de sostanza, omo che paranza quanno je pare. Ma a lui che je frega. Il posto come cameriere ce l'ha assicurato da Cencio alla parolaccia, la trattoria dove ti accolgono con gli improperi. Per ora però gliele dicono a lui.
5- al Ciro d'Italia - Immobile ha stretto amicizia col fuorigioco. Turone ha messo mi piace.
5- al Panter One - Se pure il talismano non funziona vuol dire che è proprio finita. Come Valeria Marini che non la cerca più nessuno.
4 a Lupo Alberto - Nella partita più attesa dai tifosi è riuscito nel suo numero migliore, è sparito. Ha rivalutato in un sol colpo maghi stagionati come Silvan e improbabili come il mago Forrest, il mago Nicola e il mago Casanova che solitamente fanno ridere. Lui co' novanta minuti d'assenza ha fatto ridere più di tutti loro messi insieme. Daje.
4 a chiedimi se sono Felipe - Come un film di Muccino. Inutile.
4 - sostene Pereira, a Ke Pro e c'è tanto da Fares - I tre dell'apocalisse, tre somari e tre briganti, siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin, tre contro tutti, uno-due-tre zella, tre tre giù giù.
3 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Un'altra toppata. Come a Firenze e come in tante altre partite. Questa volta s'è fatto uccellare da Geko come un pivello. Tanto svelto sui social a scrivere frasi da Baci Perugina e piazzare foto da Giulietta e Romeo, tanto lento nel recuperare gli attaccanti che dovrebbe marcare. Il rosso con cui ha concluso una prestazione pessima è quello che merita per una stagione da dimenticare.
3 a sono un pirata non sono un signore - Non ci sono più parole per sottolineare la sua difficoltà nel giocare a calcio. Anzi, nel toccare un pallone. Anzi, nel muoversi in mezzo al campo. Lo vedevi sbandare a destra e a manca e ti chiedevi, ma questo chi è, che vole, che sta a fa, ma soprattutto che ce famo. Una domanda che qualcuno dovrebbe porre a chi l'ha portato qua, ovvero il Frigorifero che cammina (vedi collezione Pagelliadi), che in confronto a lui era Pelè. Con quei piedi fucilati che si ritrova Nina Murici è stato l'uomo in più di In quelli. Manco sul cargo liberiano di Manuel Fantoni avrebbe trovato posto come mozzo. Dice, ma tu ce l'hai con lui, no è lui che ce l'ha con noi. Sipario.
Appunti di gioco
di Roberto Taglieri
Il 156simo derby della capitale è della Roma. All’Olimpico il posticipo della 37sima giornata vede andare in vantaggio i giallorossi nel primo tempo con un gol di Mkhitaryan, arrotonda il risultato Pedro nella ripresa per il definitivo 2-0, risultato finale di una partita giocata in maniera troppo rinunciataria dalla Lazio. Questa tra tutte le stracittadine della storia è una delle più inutili; i giochi sono ormai fatti per l’accesso in Europa e stasera si gioca solo per il prestigio. Fonseca ancora senza Veretout e Spinazzola, oggi si affida ad un 4231 con Darboe a centrocampo ed El Shaarawy, Pellegrini e Mkhitaryan alle spalle di Dzeko. Anche Inzaghi ha già deciso: torna Reina, dell’inizio, c’è Marusic in difesa, a sinistra Lulic, simbolo del derby, che lo giocherà per l’ultima volta. All’ultimo momento poi dà forfait per un problema al polpaccio Correa ed allora è pronto Muriqi. Partita non molto veloce nelle prime fasi, molto attente le due squadre che tengono le distanze. La prima cosa seria giunge al 26’ da un grossolano errore di Ibanez, che si fa soffiare la palla da Milinkovic: Luis Alberto colpisce bene, quasi un rigore in movimento, ma trova Fuzato che mette in corner. Ibanez poi si fa male e al suo posto entra Kumbulla. Al 35’ il pallonetto di Milinkovic davanti al portiere finisce out, ma è la Lazio a dominare la partita. Sempre Milinkovic al 39’ calcia da lontano ma troppo piano e Fuzato blocca. Al 43’ un regalo ella Lazio porta in vantaggio i giallorossi: Dzeko sfugge sia a Marusic che ad Acerbi e mette al centro per Mkhitaryan, che solo soletto appoggia in porta la rete del vantaggio della Roma. Nel secondo tempo Santon sostituisce Peres, la Roma prosegue con la sua tattica accorta, i biancazzurri invece alzano i ritmi per provare a pareggiare. In realtà però la Lazio non punge, invece è Cristante ad essere pericoloso al 58’ ma spedisce alto ed altrettanto fa Dzeko al 63’. Squadre molli e Roma che grazie al vantaggio amministra bene, anche grazie a Fuzato, bravissimo per due volte su Immobile. Ma al 78’ il nuovo entrato Pedro sorprende Reina per la seconda volta da oltre 25 metri e di fatto chiude la partita. Nel finale Dzeko sfiora il tris e prima del fischio finale Pairetto ha anche il tempo di espellere Acerbi per doppia ammonizione. Troppo svuotata e demotivata la Lazio, è sembrata la fotocopia della partita di Firenze, in cui i biancazzurri hanno giochicchiato benino il primo tempo, ma poi hanno subito un costante peggioramento fisico e tecnico, sino alla resa del raddoppio di Pedro. La Lazio resta a quota 67, irraggiungibile al sesto posto, ed ormai senza alcuno stimolo od obiettivo. Per la squadra di Inzaghi restano le ultime fatiche senza grande valore: la prima martedi prossimo contro il Torino, prima del gran finale a Sassuolo. La speranza è che non siano due gare imbarazzanti come questo derby.
ROMA LAZIO 2–0 43’ Mkhitaryan 78’ Pedro
ROMA: Fuzato, Karsdorp, Mancini, Ibanez (37’ Kumbulla), Peres (46’ Santon), Darboe, Cristante, Mkhitaryan, Pellegrini (72’ Villar), El Shaarawy (72’ Pedro), Dzeko (89’ Mayoral). All: Fonseca
LAZIO: Reina, Marusic (58’ Fares), Acerbi, Radu (73’ Caicedo), Lazzari, Leiva, Milinkovic (84’ Akpa), Luis Alberto, Lulic (58’ Pereira), Immobile, Muriqi (58’ Luis Felipe). All: Inzaghi
Arbitro Pairetto
Anche il 3 è troppo per Nina Murici voluta dal frigorifero che cammina
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