domenica 29 agosto 2021

Lazio ci 6. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 al Ciro d'Italia - Una grande Lazio ha steso con merito lo Spezia con una gragnuola di gol, festeggiando così nel modo migliore il ritorno della gente laziale all'Olimpico. Bel gioco, ripartenze gagliarde e assoli d'autore, immagini di una vittoria che ha entusiasmato i tifosi e quanti vogliono bene alla Prima squadra della Capitale. Grande protagonista del match, il bomber de noantri che in 45 minuti ha segnato una tripletta, portandosi a 159 gol, una cifra enorme che zittisce i finti capiscioni e rosiconi veri che non vogliono ammettere le sue qualità balistiche e prodezze tecniche. Ciro si nu babà e nun ce vonno sta. 

8+ a Lupo Alberto - E' tornato. In sè. Come prima più di prima come cantava in tempi non sospetti Tony Dallara. Ha sciorinato tra il lusco e il brusco tre assist e l'ha pure buttata dentro. Un trionfo. Insomma il Mago c'è e lotta insieme a noi. Sim salabim e Silvan sparì.

7 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - La storia va riscritta. Una volta se ti tagliavi i capelli perdevi la forza (vedi Sansone), ora la forza è con te, con Ian Solo di Guerre stellari e col figliol prodigo rientrato alla base. Da quando infatti si è tagliato i capelli alla Pasquale Ametrano è tutta un'altra musica: non più saudade brasileira ma Bongo cha cha cha e le difese avversarie ballano, come quel poveraccio che ha subìto il suo sombrero. Daje Pipe daje.

7 e mezzo a Pedro Pedro Pedro, Pedro Pe, praticamente il meglio di Santa Fè - E' passato dalle stalle di Trigoria dove annaspava tra buoi cornuti e bufale varie al pascolo, alle stelle di Formello dove è esploso con tutta la sua lucentezza di Stella Polare del firmamento biancoceleste.

6 e mezzo a Toto Riina e a Hysay che i papaveri so' alti alti alti - Dio li fa e poi li accoppia. Nel giro di una oretta hanno ribaltato il giudizio su di loro alla grande. Nè più nè meno di Vittorio Sgarbi che da quando ha insultato Fedez ha acquistato punti. Il portierone infatti dopo la smanacciata su Gyasi che ha favorito Verde per il vantaggio iniziale ligure, ha scodellato quel maxi rinvio per Filipetto da antologia del calcio, il bello ciao (si fa per dire bello...) dal canto suo, che proprio Verde se l'era visto passare davanti come l'84 direzione San Pietro che sfreccia senza fare fermate per corso Vittorio, ha segnato un bel gol che ha incrementato il bottino e la stima generale. Forza ragazzi, nonostante tutto siamo con voi.

6 e mezzo al Sergente - Poco fumo e tanto arrosto. Nè più nè meno di Pino Strabioli.

6+ ad Antonio Elia Acerbis - Ha retto il reparto da solo. Come  Anna Falchi a Uno Mattina Estate.

6+ al Moro di Venezia - Piccole Aquile crescono. E crescono bene.

6+ a Giulietta e Romero - esordio in serie A a 16 anni. Ricordate negli ultimi anni un caso simile? E' il manico che è cambiato...

6+ a chi lo Leiva - Il minimo sindacale. Come Elettra Lamborghini da Conti che tutto ha fatto tranne il twerking. 

6 a Lazzari alzati e cammina e Maru Sic - Si sono passati il testimone di una prestazione in fotocopia. Nè carne, nè pesce, nè.

6 a Patric del Grande Fratello - Se anche una mezza sega come lui gira al meglio senza combinare troppi casini, vuol dire che la mano del Comandante si comincia a vedere. 

5 a Sono un pirata non sono un signore - Dieci minuti di niente. Di nulla assoluto. Anche Martufello che col pallone nun c'azzecca na mazza avrebbe fatto meglio, perchè avrebbe fatto ridere. Con Nina Muriqui invece neanche si piange perchè le lacrime si rifiutano di occuparsi di un pianto simile di suo. Gamba di legno è il quarto mistero di Fatima è perciò per vederlo vivo e vegeto in campo ci vuole solo un miracolo. Sipario. Anzi, trattandosi di soprannaturale, ci sta bene pure un bell' amen.



mercoledì 25 agosto 2021

Bongo cha cha cha, la rivincita

di FRANCESCO TRONCARELLI

Ma quale Elettra Lamborghini, ma quale Giusy Ferreri, ma quale Baby K, la vera trionfatrice di questa estate di fuoco è Caterina Valente, 90 anni, che ha stracciato pure i quotatissimi Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti. Un trionfo incredibile.

Il suo "Bongo cha cha cha", che era già stato inserito nell’ultimo film di Spider-Man nel 2019 è stato poi rimixato e rilanciato dai Gooboys e da lì, visualizzazione dopo visualizzazione, clic dopo clic è scoppiato il fenomeno. 

Basta scorrere per qualche minuto la schermata iniziale di TikTok per rendersi conto di quanto questa canzone cantata nella versione originale dalla Valente nel lontano 1959 e scritta da Ralf Arnie, Ernst Bader, Werner Muller e Giuseppe Perotti, sia diventata il brano preferito dagli utenti.

Il pezzo così come è sato ricampionato ha avuto un boom clamoroso ed è diventato da qualche mese la colonna sonora di balletti e video di milioni di persone, tanto da raggiungere la cifra incredibile di oltre un miliardo e mezzo di visualizzazioni in tutto il mondo su TikTok e non si contano quelli su Instagram.

un frame del balletto dal profilo Instagram della Pellegrini
L'hashtag per visualizzare tutti i tiktok che la utilizzano è #bongochachacha: nel feed, tra i tanti volti noti, si vedono dalla nostra Federica Pellegrini impegnata in una coreografia durante le ultime Olimpiadi, a diverse influencer italiane come Giulia De Lellis e straniere che si cimentano in balletti e video divertenti, tutti con la stessa colonna sonora.  

Che ovviamente è entrata anche nella classifica Viral di Spotify ed è diventata la canzone dell’estate in tutta Europa (con grandissimo successo soprattutto in Germania, oltre che in Italia).

Nonostante la popolarità del brano, non è (ancora) stato inventato un balletto ufficiale con cui scatenarsi, ma forse anche per questo la musica è diventata così virale. 

C’è chi imita le ballerine presenti nel video ufficiale della canzone, chi invece ha messo insieme alcuni passi di danza casuali. E ognuno, con la sua versione, ha contribuito al successo tardivo della hit di Caterina Valente.

il disco di Bongo cha cha cha della Valente del 59

E' stata la sua grande rivincita dopo la clamorosa gaffe da parte della stampa italiana persino nel giorno del suo compleanno (clicca qui per l'articolo) che l'aveva completamente ignorata, uno scandalo.

Anche quando uscì nel '59 il brano ottenne un grande successo, con questo pezzo così ritmato e frizzante Caterina inaugurava le sonorità latine che di lì a poco si sarebbero diffuse ovunque.

Nata casualmente a Parigi da una coppia di artisti italiani girovaghi, Caterina Valente è stata una interprete raffinatissima, sofisticata, non particolarmente amata dal pubblico nazional-popolare italiano e certamente maggiormente apprezzata all'estero.

Soprattutto in Francia dove è stata vedette più volte all'Olympia e negli Stati Uniti dove nel 1956 registrò un singolo con il grandissimo Chet Baker e dove spesso ha duettato coi big americani come Bing Crosby o Dean Martin.

Valente con i boys all'Olympia in Bongo cha cha cha
Valente è stata fra le più importanti cantanti del Novecento, al pari delle grandi star americane, è l'artista a cui Mina si è ispirata agli inizi della carriera. Curiosamente, da molti anni vivono e risiedono entrambe a Lugano, abitando a pochi chilometri una dall’altra. 

Ma non si frequentano. C'è da considerare in particolare che l’ottantunenne Mina è più attiva che mai e perennemente sotto la luce di riflettori al minimo "batter di ciglia", mentre la Valente è stata dimenticata da tutti. Attenzione, in Italia.

Questa artista eccezionale infatti è tutt’oggi venerata in Francia, Germania, Spagna, Giappone, nord Europa e Stati Uniti, mentre nel Bel paese che dimentica tutto e in fretta, tv e media non si sono più occupati di lei. Una cosa inaudita. 

Ha vinto decine e decine di Grammy Awards e dischi doro, ha inciso 1500 canzoni in dodici lingue diverse entrando nel Guinness dei Primati e ha portato al sucesso internazionale brani come la meravigliosa "Till", "Personalità" (ripresa da Mina e Celentano) e "Tipitipitipso" (rilanciata da Claudio Villa).

Marlon Brando alle prese coi bongos

"Bongo cha-cha-cha” ora l'ha riportata al centro dell'attenzione e allo stesso tempo ha catalizzato l'interesse generale sul bongo, strumento di provenienza africana ma diventato popolare a Cuba e nel Centro America una volya molto in voga.

Molti jazzisti amavano i bongos, ma per i musicisti americani non era semplice imparare la tecnica e la postura. Ci volle Stan Kenton, re del progressive jazz, che ingaggiò il cubano Jack Costanzo, Mister Bongo in persona, che suggerì la postura: bongos eretti fra le gambe strette. 

Il bongo al pari delle maracas fu molto utilizzato dai musicisti delle orchestrine (gli antenati dei complessi anni 70 e delle band degli 80 e 90) che si esibivano nei nigh e nei locali notturni negli anni della Dolce vita quando suonavano i pezzi al "sabor latino" che andavano per la maggiore.

Poi con l'avvento delle chitarre elettriche e delle nuove tendenze musicali, questo strumento cadde in disuso, come la canzone. Fino a quando Spider Man prima e il gruppo inglese dei "Bravi ragazzi" dopo, l'hanno rispolverata aprendo un nuovo mondo alla Generazione 2.0 che ripete il ritornello cantando addirittura "Vongola" anziché "Bongo la...".

Molti infatti hanno equivocato capendo fischi per fiaschi e citano così una vongola (senza spaghetti) mentre invece si tratta di un bongo cubano come il sigaro.

 

martedì 24 agosto 2021

Enrico Maria Papes, 80 anni da Gigante

di FRANCESCO TRONCARELLI


Conclude il tema Enrico Maria Papes: "Credo nell'amor, In ciò che sente il nostro cuor, So di non sbagliar, Se dico che l'amicizia lo può dar, L'arte è nel cuor, E la famiglia è calor, Poi una donna c'è, Per completare questo nostro amor."

"Viva, viva l'amor, È per l'amore che si canta, Viva, viva l'amor, E per l'amore ancora si vivrà, Viva, viva l'amor, È per l'amore che si canta, Viva, viva l'amor, E per l'amore ancora si vivràààà...".
 
Un successo incredibile, in quella estate del 66 non c'era un juke box o un programma radiofonico che non suonasse questa canzone, il Bel paese in vacanza e a mollo cantava "Tema" dei Giganti, il gruppo rivelazione che aveva spopolato al Disco per l'Estate ed era a sorpresa primo nella Hit Parade di Lelio Luttazzi.
 
Un trionfo non annunciato ma meritato per quei quattro giovani musicisti milanesi con tanta gavetta alle spalle, che in epoca di Capelloni apparivano i classici ragazzi della porta accanto, giovani sobri nel vestire e meno appariscenti nelle esibizioni rispetto ai gruppi che andavano per la maggiore come Equipe 84 e Rokes.
 
I Giganti in divisa alla Beatles
 
La loro canzone colpì subito perchè presenta una struttura insolita: un "tema" sull'amore, svolto in quattro strofe, ciascuna eseguita da un componente del gruppo, più un ritornello in cui le voci si fondono in un originale impasto sonoro dominato dai registri bassi del batterista Enrico Maria Papes, che costituirà poi la vera caratteristica del complesso.

In tempo di musica beat, canzoni di protesta e riproposizione del R & B americano, il "Tema" che svolgono è una sorta di swing, molto pulito nei suoni, inciso dal vivo negli studi della RI FI, con i fratelli Di Martino alle chitarre, Giacomo ritmica e Sergio basso, Checco Marsella alle tastiere e appunto Papes, che con quel vocione baritonale rimane impresso a tutti.

Lui del gruppo è quello che vanta un'anzianità di servizio di tutto rispetto, ha iniziato insieme a Gino Santercole nei Califfi che accompagnavano l'irresistibile Clem Sacco, ha proseguito con gli Amici di Guidone che poi diventano The Ghenga's Friends ed infine i Giganti.

 
Un milione di copie del 45 giri, Discho d'oro del 1966
 
Quel parlato (da lui stesso) del disco, "conclude Enrico Maria Papes" divenne in quel periodo una specie di tormentone, un modo di dire con cui molti chiudevano una chiacchierata tra amici, una discussione o semplicemente si salutavano. 

Del resto di quel complesso che aveva lanciato la splendida "Ragazza in due" (con la voce di Checco che saliva all'infinito all'improvviso), "La bomba atomica", la bellissima "Proposta" meglio nota come "Mettete dei fiori nei vostri cannoni" e "Da Bambino", Papes era quello più in vista e riconoscibile.

Enrico Maria che in realtà si chiama Sergio ma che ha adottato il secondo nome con cui venne registrato all'anagrafe di Milano il 20 agosto del 1931, per non confondersi con l'altro "Gigante" Sergio, una forte somiglianza con Omar Sharif e i baffi e la barba lunghi da guru, era il leader del complesso senza affermarlo o chiederlo. Ma a furor di popolo dei 45 giri.

Fu lui ad esporsi quando venne censurato dalla Rai "Io e il Presidente" (erroneamente inteso come un attacco al Presidente della Repubblica) e a protestare senza il supporto della loro Casa discografica per il boicottaggio di "La terra in bocca", un concept  album sulla mafia e sulla distribuzione dell'acqua gestita dalla mafia stessa passato sotto silenzio.

Enrico Maria Papes 80 anni appena compiuti

Un'opera coraggiosa e di denuncia che non a caso, 40 anni dopo, riedita dai nuovi Giganti guidati da lui, e ristampata con una bonus track come allegato a un volume, che riportava una serie di interviste ai musicisti che lavorarono al progetto ricostruendo le vicende storiche dell'album, vincerà il Premio Paolo Borsellino.

Ora Papes che non ha mai smesso di suonare anche dopo lo scioglimento del gruppo ha festeggiato "i suoi primi Ottanta" in piazza, circondato da un gruppo di amici musicisti, a Palazzuolo sul Senio, sull’Appennino mugellano, dove da tempo ha deciso di vivere e stasera presenta a Santa Maria Ligure la sua biografia.

"Ho vissuto in prima persona un’epoca nella quale non mancavano i fermenti – dice il canuto batterista – , e chi aveva un minimo di coraggio, fantasia e creatività poteva trovare spazi per dire e per fare cose nuove. Oggi c’è un appiattimento generale, ma spero che prima o poi i giovani si risveglino". 

De André cantava che a un musicista "suonare tocca, per tutta la vita" ed Enrico Maria è d’accordo, ma con una precisazione. "Sì suonare ti tocca per tutta la vita, anche se le occasioni diventano sempre più rare. Lo spirito però è quello di una volta".  

Insomma, per concludere quel Tema c'è ancora tempo. Auguri Papes!


domenica 22 agosto 2021

Lazio, buona la prima. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


8 e mezzo al Sergente - La Lazio ha steso con merito l'Empoli al Castellani. Chi ben comincia è alla metà dell'opera dice il proverbio. Probabile. Certo che per questa squadra che è un cantiere aperto come la Salerno-Reggio Calabria, i tre punti sono sicuramente un buon biglietto da visita presentato al campionato. Tutto bene dunque? Un po' sì e un po' no. Sprazzi di bel gioco si sono alternati ad amnesie nella difesa a quattro sembrata a momenti più da Tressette col morto, su tutti però alcune certezze granitiche, come quella di SMS, giocatore di altra categoria e sopratutto continuità. Suo il gran gol di testa con cui in appena due minuti ha recuperato lo svantaggio iniziale, sua la voglia di vincere che ha trasmesso ai compagni  (che assist per il raddoppio!) nel corso della partita. Bentornata Lazio!

7+ a Lazzari alzati e cammina - e fagli vedere come si segna quando spicchi il volo. Applausi.

7+ a Pedro Pedro Pedro Pe, praticamente il meglio di Santa Fè - Che partita, un gladiatore. E sa addomesticare la palla come vuole. Dice, ma è uno scarto della Roma: errore, non è lui che era uno scarto, è che giocava co na squadra de seghe e se doveva adeguà.

7 al Ciro d'Italia - E' come Amadeus, non ne salta una. Prima partita primo gol. Come il presentatore che ricomincia coi Soliti ignoti con la ripresa della stagione televisiva. PS: col gol nunero 156 segnato a Vicario, ha raggiunto nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi Gigi Riva, Roberto Mancini e Pippo Inzaghi. E meno male che è un "Bidone"...

6 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - Quel salvataggio sulla linea vale un gol, il quarto di questa trasferta vittoriosa.

6 e mezzo a Pasquale Ametrano - Con qella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i figliol prodighi tornati alla base, il Turista per caso si è ripreso in punta di piedi il posto che gli compete. E, a cominciare dal capello non più da personaggio verdoniano, ha mostrato una grinta diversa, una voglia di dire la sua a prescindere (assist primo gol) come un Fedez qualsiasi. Una Felipe sera insomma per lui e chi ci ha creduto. 

6+ al Moro di Pomezia e alle favole di Anderesen - Piccole aquile crescono. E Crescono bene, come Damiano e i Maneskin.

6+ ad Antonio Elia Acerbis - L'uomo giusto al posto giusto (rigore). Come lo stalker Paolini.

6 a chi lo Leiva - Spesso e volentieri in difficoltà. Già dalla prima partita. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: Se non ce la fate più, non preoccupatevi, cercate qualcuno che vi sostituisca e farete felici voi e chi vi sta intorno. Parole sante.

6- a Lupo Alberto - E' entrato nella ripresa. Dicono, sembra, chissà. Chi l'ha visto? Probabimente è rimasto su Instagram a documentare la sua interminabile vacanza. Sim salabim qualche tocchettio ma il vero Mago l'è sparì.

5 e mezzo a Hysay che i papaveri so' alti alti alti - Chi la fa l'aspetti diceva il saggio e aveva ragione. Quando Bajrami è scattato come un razzo verso la nostra area per scodellare l'assit a Bandinelli, je l'ha cantata lui "Bella ciao", altro che storie. 

5 ad Ake Pro - E' partito in quarta è finito in folle. Avete presente Vittorio Sgarbi?

5 a Totò Riina - Astemio vero, è l'esatto contrario del vino, peggiora col tempo. Quattro tiri un gol, un palo, un salvataggio "a portiere battuto" e una cucchiaio mancato ma che se j'entrava se buttava dal ponte d'Ariccia. E meno male che nun beve.

5- a quando escalante el sol e a sono un pirata non sono un signore - Sono rimasti al campionato passato. Inutili nell'insieme, assenti per palese inferiorità tecnica nei fatti. Il bandolero stanco e Nina Muriqui sono così, prendere o lasciare, il probema è che non li prende nessuno e a lasciarli pe strada li recupera qualche Ong e te li riporta a casa. Ci sarà molto da lavorare Comandante e noi crediamo in te e nei tuoi comandamenti. Facci sognare anche con loro, sarebbe il massimo. Per adesso però, inevitabile la chiusura storica delle Pagelliadi arrivate alla ventiduesima (22!) stagione: sipario.

 



 

 


venerdì 20 agosto 2021

Gemelle Kessler, 85 anni in gamba

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Alte, bionde, belle, ma soprattutto brave, teutonicamente perfette nei movimenti, semplicemente affascinanti nei balletti, artisticamente longeve nella carriera. Eccole qua Alice ed Ellen Kessler, hanno appena terminato a Vienna le repliche del musical "Ich war noch niemals in New York" scritto dall' indimenticabile Udo Iurgens e sono subito andate ad Amburgo per ricevere un premio. 

Come dire, compiono 85 anni ma non hanno nessuna voglia di andare in pensione. E come potrebbero del resto, hanno il ballo nel sangue, talento da vendere nonostante le tante primavere sulle spalle e soprattutto sono artiste di razza. 

Fuggite giovanissime dalla Germania dell'Est insieme alla famiglia (sono nate in Sassonia, a Narchau), si rifugiarono a Dusseldorf per studiare danza al celebre Palladium. La svolta alla loro vita a diciassette anni, col trasferimento a Parigi per tentare il grande salto nel mondo dello spettacolo, con quello che gli riusciva meglio, ballare. E da allora non si sono più fermate.

le Kessler con Don Lurio a Studio Uno

Una carriera straordinaria per le "gemelline tutto pepe" come le chiamava Raimondo Vianello, che dopo l'esordio nel mitico corpo di ballo delle Bluebells nel tempio del varietà, il Lido di Parigi, le ha portate ad esibirsi su tutti i palcoscenici del mondo a fianco di artisti del calibro di Danny Kaye, Dalida, Gilbert Becaud, Tom Jones e naturalmente nelle televisioni di mezza Europa, a cominciare ovviamente da quella nostra. 

Alice ed Ellen arrivarono alla Rai per volere di Ettore Bernabei, il lungimirante direttore generale della tv di stato, che per allargare la platea televisiva ed offrire un prodotto di alto livello, cercava i migliori su piazza per gli show del sabato sera.

Don Lurio, Gisa Gert, Henri Salvador e appunto le Kessler, due stangone di classe brave, simpatiche e seducenti quel tanto che basta, che da noi trovarono una seconda patria. Il loro fu un successo strepitoso che dalla prima apparizione nel '61 a "Giardino d'inverno" dove furono valorizzare con maestria da Antonello Falqui, si ripeté senza soluzione di continuità ed in un crescendo di consensi, in tutte le trasmissioni a cui parteciparono.

Ellen con Umberto Orsini, suo grande amore

Ci riferiamo a programmi di prima serata come Canzonissima e Milleluci dove loro erano le principali attrazioni insieme ai vari personaggi dello spettacolo, attori, cantanti e gruppi, che venivano ospitati settimanalmente.

Le loro gambe lunghe e affusolate anche se velate da delle calze nere imposte da Mamma Rai, sono entrate nell' immaginario collettivo, facendo perdere il sonno a milioni di telespettatori di un'Italia alle prese col boom e la voglia di sognare anche se nel salotto di casa. I loro balletti con Don Lurio, piccolo Napoleone quasi invisibile vicino quei corpi statuari, hanno fatto epoca.

Biondissime, coordinate, ballerine, cantanti e attrici al cinema per Dino Risi ne "Il giovedì" e in teatro per la premiata ditta Garinei e Giovannini in "Viola, violino e viola d'amore" al Sistina, per molti le gemelle sono ancora il Carosello dei collant (Omsa, che gambe!).

Il ritornello de "La notte è piccola per noi, troppo piccolina", il ritmato "Da da umpa" divenuto un tormentone arrivato ai giorni nostri e gli sketch in tv con i grandi nomi dello spettacolo. Uno su tutti, quello irresitibile con Alberto Sordi che poi le ha volute con lui nel mitico episodio "Guglielmo il dentone" del film "I complessi".

 

Sulla copertina di Playboy a quarant'anni, testimonianza di un fascino senza tempo, le Kessler non si sono mai sposate, ma hanno avuto una vita sentimentale sempre sotto i flash per la loro notorietà. Ellen dopo il flirt con l'attore francese Marcell Amont è stata per venti anni con Umberto Orsini, il bello per antonomasia del teatro italiano.

Alice invece ha avuto tanti amori poco duraturi, come ad esempio quello con Burt Lancaster, ma è stata legata per quattro anni con Enrico Maria Salerno. Famosa la sua battuta a un cronista che le chiedeva notizie sul suo stato di single: "Mia sorella ha avuto un uomo per venti anni, io venti uomini in un anno".

Oggi le Kessler "due paia di gambe in una testa sola" secondo la famosa definizione di Ennio Flaiano, vivono a Monaco di Baviera in due appartamenti confinanti, hanno una casa anche a Roma e solitamente svernano al caldo sole della Florida se non sono impegnate col lavoro. 

Due ore al giorno di ginnastica, pasti leggeri e molta attività en plein air giocando a golf la ricetta per tenersi in forma e riuscire a fare ancora la Spaccata. A 85 anni. Roba da Kessler. Auguri.

mercoledì 18 agosto 2021

Gianfranco D'Angelo, l'ultima emozione

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Gianfranco D'angelo se n'è andato in silenzio a Ferragosto, con l'Italia in vacanza tra green pass e cocomerate sulla spiaggia, ma la commozione è stata tanta, il cordoglio unanime come il ricordo dei tanti momenti di spensieratezza e gioia che ha regalato senza risparmiarsi.

Le scenette al Drive in, le imitazioni irresistibili di Raffa, Pippo Baudo e la Milo, Has Fidanken, i film di Serie B ma dalla risata scacciapensieri assicurata e poi il teatro, quello leggero venato di malinconia quel tanto che basta per far riflettere.

Grandissimo Gianfranco, persona semplice e alla mano nonostante il successo, uno di noi, con le sue passioni e le sue fragilità, i suoi sogni e la sua vita all'insegna dell'ironia e della gentilezza, romano vero, sino alla fine.

Sì perchè l'attore pochi mesi fa, quando ancora non si immaginava il triste epilogo ad un'esistenza gagliarda, di successo e mai sopra le righe, ci ha regalato un sonetto in romanesco che la dice tutta sul suo senso di appartenenza ad una città tanto criticata ma soprattutto amata.

Una poesia che tratteggia in pochi versi l'essenza del romano, l'orgoglio di essere cittadino della Caput mundi, con i suoi pregi e i suoi difetti, col suo modo di essere romano. Ascoltarlo, alla luce della sua scomparsa, accentua quel senso di smarrimento che abbiamo tutti attraversato e la bellezza del testo.

Gianfranco D'Angelo recita la romanità e sono brividi, brividi forti. E' un regalo inaspettato, un'emozine grandissima, l'ultima di una serie che non avremmo mai voluto che finisse. Grazie Gianfranco!


L'ORGOGLIO DI ESSERE ROMANI

Pe' esse romano veramente non è roba da niente, 

devi esse insieme bullo e sognatore fedele e traditore, 

gentile e forte e soprattutto quando viè la morte

te devi fa trovà de bon umore, te devi ammaestrà er core in petto, 

romantico ada esse e malandrino, insomma sempre in lotta, 

devi avè er core mezzo cherubino e l'artro mezzo fijo de na mignotta, 

devi esse magnapreti e bon cristiano

e se n'amico soffre veramente

je devi da 'na mano

allora sì che potrai di alla gente lassateme passà che so' romano...