Cantava i sogni e le speranze dei "saranno famosi" e lei lo era diventata veramente in tutto il mondo a grazie a hit indimenticabili come "Fame" e "Flashdance... What a feeling", per i film musicali "Fame" e Flashdance", che le valsero un Golden Globe e un Oscar per la miglior canzone.
Irene Cara che se n'è andata ad appena 63 anni era stata la prima artista di origini ispaniche a vincere un Oscar per una colonna sonora, Aveva sfondato nel mondo del pop coronando un sogno vissuto tra sacrifici e riconoscimenti che tardavano ad arrivare.
Dal malfamato Bronx dove era cresciuta alle luci brillanti di Brodway, dalle prime lezioni di ballo a 5 anni al boom di "Radici", la serie ideata da Marlon Brando, dalla gavetta ai milioni di dischi.
"Baby remember my name" cantava in Fame, ragazzo ricorda il mio nome, e il suo nome lo conoscevano tutti. E lo ricorderanno tutti per sempre.
Il successo mondiale aveva provocato anche invidie nel suo ambiente, la stessa sua casa discografica si era dimostrata matrigna nei suoi confronti non riconoscendole i diritti d'autore per alcuni brani da lei stessa composti
Una circostanza che oltre a rallentarne la carriera successivamente, l'aveva colpita nel profondo causandole problemi psicofisici superati con difficoltà dopo una lunga vertenza giudiziaria.
Addio Irene Cara icona degli edonistici anni 80, simbolo di una generazione che nella musica cercava emozioni, le tue canzoni ti hanno regalato quella gioia che cercavi e la tua voce resterà per sempre, eccola...
Quella voce particolare, quel sorriso gentile, quell'eleganza innata che lo faceva un signore del palcoscenico, Nico Fidenco è stato uno dei grandi protagonisti della musica italiana, un interprete fra i più popolari e con all'attivo innumerevoli successi.
Se n'è andato in punta di piedi questa notte, aveva 89 anni portati splendidamente come una recente partecipazione a un programma televisivo aveva confermato.
Aveva raggiunto il successo negli anni '60, con brani tratti da colonne sonore, primo fra tutti 'What a Sky' (in italiano 'Su nel cielo'), dal film di Francesco Maselli 'I delfini', ma soprattutto con la canzone 'Legata a un granello di sabbia', considerata il primo tormentone estivo della storia della musica italiana.
Scoperto da Franco Migliacci e in scuderia nella casa discografica RCA fu scelto per la colonna sonora dei Delfini dopo aver superato il provino in lizza con Little Tony. E da quel momento non si fermò più.
Dopo 'What a sky' Fidenco incise altri brani in inglese e in italiano tratti da colonne sonore di grandi film di successo come 'Just that same old line' dal film 'La ragazza con la valigia' con Claudia Cardinale, 'Il mondo di Suzie Wong' dal film omonimo con William Holden che raggiunge la prima posizione in classifica per cinque settimane nel 1961.
Ancora, 'Exodus', dal film omonimo con Paul Newman, 'Moon River' dal film 'Colazione da Tiffany' con Audrey Hepburn, 'L'uomo che non sapeva amare' dal film omonimo con George Peppard e 'Una donna nel mondo' dal film 'La donna nel mondo'.
Ma i suoi trionfi non si fermarono alle colonne sonore. A metà degli anni '60, Fidenco inanellò diversi grandi hit in classifica: 'Con te sulla spiaggia' (seconda classificata a 'Un disco per l'estate' 1964), 'Se mi perderai', 'Come nasce un amore', 'A casa di Irene', 'La voglia di ballare' (finalista a 'Un disco per l'estate' 1965), 'Goccia di Mare', 'Non è vero', 'Tutta la gente'.
Ma il suo vero boom fu 'Legata a un granello di sabbia' (1961), considerata il primo esempio di tormentone estivo italiano della storia, in quanto rimase prima in classifica per 14 settimane e fu il primo 45 giri a superare in Italia il milione di copie vendute (ne raggiunse addirittura il milione e mezzo).
Dopo aver ridotto le proprie incisioni pop, Fidenco tornò a occuparsi nuovamente di colonne sonore, componendo per il cosiddetto Cinema di genere per tutti gli anni Settanta e Ottanta, spaziando dallo spaghetti-western (la prima colonna sonora fu per 'All'ombra di una colt') ai film della cosiddetta sexploitation come 'La strana legge del dott. Menga' (1971), 'La ragazzina' (1975) e la serie di culto 'Emanuelle', frequentando anche l'horror per il film 'Zombi Holocaust' del 1980 e il crossover 'Porno Holocaust' di Joe D'Amato.
Sul finire degli anni Settanta e i primi anni Ottanta ritrovò una inaspettata popolarità presso il pubblico dei più piccoli, grazie alle numerose sigle incise per gli anime giapponesi, vero e proprio fenomeno di costume televisivo di quel periodo.
La sigla 'Don Chuck Castoro' infatti riuscì a vendere oltre quattrocentomila copie, riportandolo in classifica. In questo decennio tornò anche a incidere album pop come 'La mia mania' del 1981 e 'Direzione vietata' del 1989 e mentre nel 1992 pubbicò una raccolta di successi riarrangiati dal titolo 'Ieri e oggi'.
Dal 1984 al 1994 con i colleghi Riccardo Del Turco, Jimmy Fontana e Gianni Meccia diede vita a I Super 4, quartetto con il quale ripropose successi tratti dai rispettivi repertori degli anni sessanta riarrangiati in chiave moderna, con cui pubblicò tre album di discreto successo commerciale.
Gran signore, appassionato di cinema e letteratura Fidenco è stato una pietra miliare di quella musica leggera che ha accompagnato generazioni di italiani e che ha traghettato i cambiamenti della società dal boom economico all'autunno caldo sino alla rivincita del privato.
Un maestro del pop e delle buone maniere che ha regalato emozioni a non finire con i suoi brani indimenticabili che ancora oggi si confermano freschi e coinvolgenti nonostante il tempo passato.
Con lui la musica perde un artista unico, il pubblico un amico fidato su cui puntare sempre. Addio Nico e grazie di tutto.
Quando una canzone d'amore si trasforma in una sorta di inno alla libertà diventando la colonna sonora di generazioni su generazioni. E' il caso de "Il mio canto libero" uno dei brani più famosi e di successo di Lucio Battisti che festeggia i 50 anni mantenendo la stessa freschezza del primo ascolto.
Il pezzo fu pubblicato nel novembre del 1972, insieme al singolo "Confusione" ed era tratto dall'omonimo album "Il mio canto libero" composto insieme all'inseparabile Giulio Rapetti e riuscì ad entrare subito nella cassifica di vendite dove fu primo per undici settimane.
E' una canzone che nasce da una situazione personale, autobiografica, vissuta da Mogol. Il paroliere la scrisse dopo la separazione dalla moglie e l'incontro con la nuova compagna, la pittrice e poetessa Gabriella Marazzi, insieme a cui acquistò un mulino e un cascinale.
Il brano affronta temi come il coinvolgimento sentimentale e l'amore analizzato dal punto di vista passionale, una riscoperta che i due autori ritraggono con un testo ricco di figure retoriche e scritto in chiave allegorica.
Mogol e Battisti
In un mondo di silenzi che sceglie di non premiare la passione "Il
mio canto libero sei tu, e l'immensità si apre intorno a noi, al di là
del limite degli occhi tuoi". Un amore soffocato "In un mondo che,
prigioniero è", l'amore riesce a tenere uniti e liberi.
"Avevo
chiuso il mio matrimonio - ha raccontato Mogol - e mi ero legato a una
giovane donna. Naturalmente a quei tempi queste cose venivano condannate
dai benpensanti perchè fuori dal matrimonio era tutto illegittimo".
Il suo testo quindi è ricco di riferimenti alla libertà della
persona, all'amore e all'ipocrisia di una società moralista sottolineati
da una musica armoniosa composta da Lucio che riesce a coinvolgere
subito.
La ballata dall'atmosfera prima acustica poi quasi gospel, si
trasforma infatti in un crescendo di voci e suoni. Un effetto
molto trascinante che sposato a quel testo, da molti è stato percepito come un inno sì all'amore ma all'amore per la libertà.
L'immagine di copertina raffigura delle braccia alzate su sfondo bianco,
mentre quella interna gambe e piedi nudi. Le fotografie furono
realizzate dal fotografo Cesare Montalbetti, fratello di Pietruccio dei
DiK Dik che ha ricordato:
"Radunai una cinquantina di amici, tra
cui Mara Maionchi, il marito il compositore Salerno, i Dik Dik ed altri e
li feci sdraiare tutti a terra e chiesi loro di alzare le braccia. La
cosa più divertente avvenne per lo scatto della parte interna della
copertina. Faceva freddo, ma pregai tutti di rimanere scalzi, alcuni, i
più bassi, si tolsero i pantaloni restando in mutande. Peccato non aver
fatto una foto a figura intera, sarebbe risultata esilarante".
Con questo brano l'accoppiata
Mogol-Battisti si conferma ancora una volta unica, col poeta della musica pop che riesce a
trasformare un evento della sua vita personale in un sentimento di
valore generale e Lucio che riesce a dare a una
semplice canzone la dignità di un capolavoro.
Il pezzo peraltro venne offerto in anteprima a Mina, che aveva già
inciso negli anni precedenti "Insieme", "Io e te da soli" e Amor mio"
firmati dalla coppia, ma la Tigre di Cremona declinò ritenendo che non
fosse all'altezza degli altri.
Lucio e la Formula 3
Impressione sbagliata perchè sia
il 45 che il 33 giri di riferimento furono a lungo in testa alla Hit
parade ed entrambi sono stati i dischi più venduti in assoluto della
carriera di Battisti con un successo internazionale grazie alle versioni
in spagnolo, inglese, tedesco e francese.
Settimo album della produzione del cantante, "Il mio canto lbero" che
contiene nel Lato A "La luce dell'est", "Luci-ah", "L'aquila", "Vento
nel vento" e nel Lato B "Confusione", "Io vorrei... non vorrei... ma se
vuoi", "Gente per bene e gente per male" e appunto "Il mio canto libero" fu registrato negli studi di registrazione Fonorama di Milano e missato a Londra negli studi della EMI.
Alla registrazione prteciparono molti amici di Lucio, che personalmente suonò chitarra, pianoforte, mandolino, lap steel guitar e chitarra hawaiana. Con lui in sala c'erano Gianni Dall'Aglio alla batteria, Guido Guglielmetti e il fututo cronista sportivo Bruno Longhi al basso, Mario Lavezzi alla chitarra e Vince Tempera al pianoforte.
Barbara Michelin, Babelle Douglas e e Vanda Radicchi al coro, Pier Luigi Mucciolo alla tromba e Johnny Capriuolo al trombone e ovviamente i componenti della Formula Tre Alberto Radius, Tony Cicco e Gabriele Lorenzi mentre l'orchestra era diretta da Gian Piero Reverberi.
Il risultato è "Il mio canto libero", 50 anni di emozioni, eccolo
6+ a Pedro Pedro Pedro Pè - La Lazio ferma la sua corsa a Torino. Era una partita dove si confrontavano le migliori difese del campionato e che purtroppo ha rivelato quale delle due lo fosse effettivamente. Il possesso palla spesso decisivo questa volta si è dimostrato sterile e a tratti assente. Le sostituzioni spesso decisive questa volta sono state ininfluenti. E così la Juventus ha tratto le sue conclusioni portando a casa la vittoria. Onore al merito del meglio di Santa Fè e Trigoria confermatosi veramente il migliore. Per il resto lasciam perdere per dirla alla De Sica.
6 a Massimo Di Cataldi - Doveva prendere per mano la squadra, ma
ha sbagliato arto e l'ha presa sottogamba. Dall'oroscopo di Branko la
Luna consiglia, studiate anatomia, capirete molte cose.
6 a Somarusic - Ha fatto diventare Cuadrado tondo, ma poi non ha risolto il problema.
6- a Lupo Alberto - Molti vedendo entrare speravano in una sua magia per recuperare il match. Ma era solo un'illusione. Come lui.
6- a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che sono sempre in vacanza si temeva il peggio. E così è stato. Il Bandolero stanco infatti è tornato ai suoi livelli storici, quelli del vorrei ma non posso.Finis.
6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Di solito guidano le danze. Di solito. Stavolta hanno ballato. Ma peggio de Iva Zanicchi.
5 e mezzo a Luka "George" Romero - rispetto all'exploit col Monza un passo indietro. Come Macron coi migranti.
5 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - Come dice Renato Zero, ciao Nì...
5 a Gila il mondo Gila (Disco per l'estate 1965, Jimmy Fontana) - Il nulla. Avete presente Gigi Marzullo?
5 a Hysaj che i papaveri - Ancora non s'è capito se c'è serve e a che serve. Il guaio che non l'ha capito neanche lui. Come Riccardo Rossi.
5 a Dio vede e Provedel - Due pezze tutte insieme sono un'enormità. Troppe per come ci aveva abituato. La sosta gli farà bene e lo farà riflettere. Come a Montesano dopo l'espulsione da Ballando con le stelle.
5- a Basic Instinct - Il chierichetto tutto precisino, a modino e timidino che vorrebbe farsi prete. Manco er sacrestano. Se dovesse suonare le campane della Chiesa rimarrebbe incastrato nelle corde. Mah.
5- - al Sergente - L'ultima partita dell'anno gli è stata fatale. Doveva è poteva chiudere in bellezza è finita in tristezza. Come il programma di Pierluigi Diaco. Il suo errore clamoroso è costata la sconfitta al di là del raddoppio juventino. Doveva dare il meglio di sè per legittimare i 120 milioni di cocuzze chieste da Lotito, ha fatto la fine del cocuzzaro.
5- - a Marcantonio - Povero ragazzo ma che male ha fatto. Lasciatelo a Formello a tagliare l'erba del campo, è sempre un buon lavoro.
4 a Rosanna Cancellieri - Un po' Capocchiano un po' Musiello, un pò fa certamente il calciatore. Meglio il manichino alla Oviesse. Sipario.
8 a Luka "George" Romero - L'onda lunga del derby ha travolto anche il Monza, sceso all'Olimpico con intenzioni bellicose ma inesorabilmente ridimensionato dai biancocelesti. È stata una partita iniziata con qualche difficoltà di manovra da parte della Lazio che strada facendo e soprattutto con i cambi giusti, ha poi trovato il bandolo della matassa per vincerla. A buttarla dentro regalando la vittoria alla gente laziale, il più piccolo dei Sarri boys, il talentuoso baby argentino dal cognome importante (il regista dei film horror) che si è trovato al punto giusto nel momento giusto. E questo vuol dire qualcosa. Avanti Lazio continua così.
8 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria migliore in campo. Ma non è una novità. La conferma che Mou è proprio arrivato. Al capolinea.
7 e mezzo a Massimo Di Cataldi - È entrato in campo e la musica è cambiata. Dal valzer al cha cha cha e la difesa lombarda ha ballato.
7 a Basic Instinct - Il chierichetto si è fatto prete. Tutto in una volta senza passare per la sacrestia. Sarà contento Don Matteo.
6 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio li fa e poi li accoppia. Come Stanlio e Ollio, i migliori.
6 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso che vincono il derby, ci si aspettava qualcosa di più. Ma fa lo stesso. Perchè ci ha regalato una soddisfazione enorme, vederli tornare a casetta con la coda fra le gambe. Provaci ancora Filippetto.
6+ al Sergente - Come Pippo Baudo; c'è ma non si vede.
6+ a Dio vede e Provedel - Nessuna parata ma tante partite vinte a scopone coi fotografi. Grande.
6+ al Ciro d'Italia - Bentornato bomber!
6 a Lazzari alzati e cammina e Somarusic - Uno vale l’altro. Come tra Ficarra e Picone.
6 a Hysaj che I papaveri - Non ha fatto casini. Ce se crede? Ce se deve crede. Speriamo ci creda pure lui.
5 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - E so tre. Terzo gol facile facile che s'è magnato come il Pannella dei tempi d'oro dopo un maxi digiuno. Dal Manuale di cucina di Suor Germana "per soddisfare l'appetito, fate una colazione ricca ed abbondante al mattino in modo di arrivare sazi al pranzo". E non divorarvi occasioni d'oro quando giocate.
5 a Marcantonio - Gli antichi romani credevano che nel nome della persona fosse indicato il suo destino, nomen omen dicevano. Per lui questa locuzione latina non vale, anzi è l'esatto contrario. Non è proprio all'altezza, in tutti i sensi, altro che bellimbusto che je l'ammolla. È proprio molle il Rascel brasiliano. Dice, è una scommessa. Persa. Come Pierluigi Diaco.
5 a Rosanna Cancellieri - Come calciatore sembra un protagonista dei fotoromanzi. Statico, immobile, finto. Come attore dei fotoromanzi sembra un calciatore di Subbuteo. Statico, immobile, finto. Come casca, casca male insomma. Provasse alla prossima edizione dell'isola dei morti di fama. Hai visto mai je dice bene. Sipario.
10 a Pasquale Ametrano Anderson - Una grande Lazio ha steso con merito "la squadra più forte del mondo" come da sempre viene definita la seconda squadra della Capitale. E lo ha fatto dimostrando una maturità eccezionale e una intelligenza tecnico tattica superiore, perchè è andata in vantaggio ed ha amministrato il gioco, rintuzzando i tentativi degli avversari senza mai aver timore di sorta. Una lezione di gioco che ha entusiasmato la gente laziale che ha sostenuto i Sarri boys con tutte le sue forze dalla impagabile Curva Nord. Una vittoria importante perchè ottenuta in un derby che resterà nella storia per la sua durata, 100 minuti e che dopo tutto questo tempo ha confermato al mondo intero e ai 113 paesi collegati in diretta che la Lazio è Roma, tutto il resto è fusione. Copertina d'obbligo e strameritata al Bandolero stanco, falso nueve ma bomber vero che ancora una volta ha purgato i giallorossi. Obrigado Filippetto!
9 a Viale dei Romagnoli,13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Ercole e Maciste, Ursus e Spartaco, due Giganti, due difensori da urlo. Con loro non si passa, con loro si vince, con loro si festeggia.
9 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria colpisce ancora. Grazie Mou per averlo scartato, ah ah ah.
9 a Massimo Di Cataldi - Romano di nascita laziale per grazia di Dio. La sua partita più bella.
9 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha fatto centro ma ha scagliato le sue frecce a Barbie. E va bene così.
9 a Miei cari amici Vecino e lontani - Tosto al punto giusto. Il Nunzio Filogamo degli anni Duemila ha snocciolato il suo repertorio di spallate con tanto de daje de tacco e tacco de punta che li ha messi a tacere.
9 a Somarusic - E' partito in quarta è arrivato in folle, ma nel senso che li ha mandati al manicomio. Grande!
9 a Lupo Alberto - Non ha tirato fuori il Coniglio dal cilindro ma li ha ipnotizzati con le sue magie. Sim Salabim e il Number One zero tituli sparì.
9 a Lazzari alzati e cammina - E non ti fermare più come hai fatto in questa partita indimenticabile.
9 a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come l'aumento della luce.
9 al Ciro d'Italia e Innamoradu - Questa vittoria è anche vostra, panchinari di lusso e laziali veri.
9 a Basic Instinct, Luca Zombie Romero, Rosanna Cancellieri e Hysaj che i papaveri - La soddisfazione più grande vincere il derby con le seconde linee, l'umiliazione più grande per una squadra che vanta 2 palloni d'oro, 3 capitan dopodomani e 4 ciabatte da mare e tante facce de bronzo perdere contro una Lazio con in campo Rosanna Cancellieri, Hysaj che i papaveri, il chierichetto Basic Instinct e Luca Romero proveniente direttamente dal suo film la notte dei morti viventi. Loro. Sipario
Il giorno dopo Halloween non poteva che essere la sua festa. Primo novembre 1962, nasce Diabolik, il "genio del male", il primo fumetto noir italiano tuttora in attività, un personaggio che nel tempo si è dimostrato un delinquente vero anche nel successo. Ci ha messo sessant'anni, ma ha steso tutti i suoi rivali che insidiavano il suo regno criminale.
I vari epigoni e concorrenti in edicola, maschili e femminili, in versione soft o hard, come Kriminal e Satanik (firmati dalla premiata ditta Magnus & Bunker), o come Sadik, Demoniak, Zakimort e compagnia bella, sono tutti spariti dalla scena, lasciandogli il campo libero.
Diabolik infatti non si è lasciato intimorire, altra tempra di criminale, si è preso il tempo necessario e li ha “liquidati” uno per uno ed alla fine è rimasto solo lui.
Calzamaglia attillata nera, sguardo assassino incorniciato da sopracciglia folte e scure, Diabolik è l’opposto di Fantomas, il ladro gentiluomo, perchè non esita di uccidere per raggiungere i suoi scopi, cioè arricchirsi.
il primo numero
Fra trasformismi (le maschere di resina che gli cambiano il viso), gadget tecnologici alla 007, ma anche i classici pugnali come un qualsiasi malavitoso marsigliese, città in cui si muoveva agli inizi, poi diventata Clerville, capitale di un omonimo paese fittizio.
Il personaggio si deve a due sorelle della Milano bene, Angela e Luciana Giussani, in particolare alla prima, ex modella e testimonial delle saponette Lux, moglie dell’editore Gino Sansoni.
Osservando tutti i giorni i pendolari che transitavano per la Stazione di Milano Cadorna ebbe l’intuizione di realizzare un fumetto con un formato “tascabile”, cioè che si potesse facilmente leggere aspettando il treno e poi in viaggio, per riporlo infine comodamente in tasca.
Nasce così il “formato Diabolik” (12 x 17 cm), poi ripreso da molte altre pubblicazioni tanto da determinare la cosidetta “rivoluzione tascabile” dei fumetti.
Un formato nuovo di zecca che porterà al successo questo antieroe per antonomasia (l’opposto del classico “buono”), che debuttò in edicola per un pubblico adulto sino ad allora ignorato dagli editori, nel novembre del 62 come il Re del male.
la parodia con Johnny Dorelli
E che re. Diabolik, che per le Giussani aveva lo sguardo del divo hollywoodiano Robert Taylor (Il ponte di Waterloo, Quo Vadis, ecc.), si muove con una Jaguar E, che in tutto il mondo e per tutti diventerà “l’auto di Diabolik”.
Lui vive nel lusso grazie agli illeciti arricchimenti con la sua compagna di malefatte Eva Kant, bionda slanciata con coda di cavallo ed ha un acerrimo nemico, l’ispettore Ginko, che gli da la caccia implacabilmente.
Un format, per usare un termine televisivo, molto copiato come abbiamo detto, ma anche parodiato. Ci riferiamo al Dorellik televisivo e poi cinematografico di Johnny Dorelli ed al Paperinik della Disney.
Non certo dal principe de Curtis però, perché il suo “Totò Diabolicus” uscì mesi prima dell’esordio in edicola, sugli schermi nazionali. Anzi qualcuno sostiene che le Giussani, nel battezzare il loro criminale, si vollero ispirare a quel nome.
Totò Diabolicus
Sulla scia del fumetto poi uscì anche un disco scritto da Marcello Marchesi e Gustavo Palazio e interpretato da Betty Curtis, una delle cantanti più in voga degli anni Sessanta e che con Tony Dallara aveva dato il via al fenomeno degli urlatori della canzone. Come dire un urlo per il criminale da urlo.
Il Cinema ovviamente non poteva non occuparsi di lui. Nel 68 così uscì il film di Mario Bava, regista del brivido e dei trucchi speciali antesignano del genere poi portato avanti da Dario Argento, che aveva nel cast John Philppe Law e Marisa Mell nel ruolo dei due banditi eccellenti.
Un grande Michel Piccoli poi in quelli sell'ispettore Ginko, doppiato eccezionalmente da un giovane attore di grandi speranze, Gigi Proietti.
Recentemente sono stati I Manetti Bros a riprendere in mano le storie del criminale mascherato dirigendo il loro "Diabolik" con Luca Marinelli affiancato da Eva-Miriam Leone e Valerio Mastandrea Ginko.
il disco di Betty Curtis
900 episodi pubblicati, decine di ristampe, oltre dieci milioni di copie vendute solo in Italia, Diabolik contina a colpire dopo aver scandalizzato l'Italia benpensante degli anni 60 con i suoi crimini che erano visti come un'incitazione a delinquere.
Per festeggiare la ricorrenza dei primi 60 anni “il genio del delitto” o “Uomo dai mille volti” come veniva soprannominato negli anni del suo boom sono state allestite delle mostre itineranti che debutteranno alla Rinascente di piazza Duomo a Milano.
Il 17 novembre poi un nuovo film dei Manetti Bros con Monica Bellucci dal titolo "Ginko all'attacco" che garantirà un'eco internazionale. Auguri Diabolik!