domenica 30 aprile 2023

Lazio, buio a San Siro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Pasquale Ametrano Anderson - Il gufaggio che aleggiava sullo stadio milanese ha sortito il suo effetto. Nonostante una partita accorta e giocata di rimessa per una settantina di minuti, la Lazio è crollata nel finale tra una macumba e l'altra, annullando quel poco di buono che aveva fatto vedere. Errori dei singoli determinanti e cambi non all'altezza per recuperare il risultato. È andata insomma, così saranno contenti tutti quelli che hanno tifato contro senza un briciolo di amor proprio. Copertina d'obbligo al bandolero stanco che con quel gran gol aveva illuso nel colpo grosso e comunque mandato di traverso il pranzo a mezza Italia. E scusate se è poco.

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Nonostante i tre gol sul groppone, ha dato tutto come sempre limitando il passivo già pesante. Una certezza a prescindere. Come Carlo Conti e i suoi Migliori anni.

6 e mezzo a Lupo Alberto - Il coniglio dal cilindro l'ha tirato fuori. Ma sto giro ce voleva n'elefante. E Silvan tira il fiato.

6+ a Benigno Zaccagnini - Stavolta la freccia è rimasta nella faretra.

6 a Massimo Di Cataldi - Il compitino che però ha fruttato manco avesse scritto i Promessi sposi.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè - Se neanche un veterano come il meglio di Santa Fè e Trigoria è riuscito a risollevare la truppa allora vuol dire che non era aria. Roba da Cantante mascherato, na ciofeca insomma.

6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - So partiti in quarta so arrivati in folle. Come Pio e Amedeo che senza parolacce non so nessuno.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Provaci ancora bomber.

5 e mezzo- al Sergente - nè carne nè pesce. Nè, come un Rocco Papaleo qualsiasi.  

5 a Lazzari alzati e cammina e Patrizia Pellegrini - in due non ne hanno fatto uno buono. Come Ale e Franz, inutili a prescindere

5- - a Somarusic - Si è fatto uccellare come un pivello in occasione del gol che neanche Pierluigi Diaco che non sa manco lui perché va in TV.

4 a Miei cari amici Vecino e lontani- Praticamente con quel passaggio all'indietro ha dato il colpo di grazia a una difesa ballerina. Come Massimimo Giletti con l'intervista all'ex mafioso nel suo programma che è stato appunto chiuso. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 30 aprile 2023

 

L’Inter batte la Lazio a San Siro. L’anticipo di pranzo della 32sima giornata vede i biancazzurri illudersi per la rete di Anderson nel primo tempo; i padroni di casa nella ripresa ribaltano il risultato con una doppietta di Lautaro Martinez ed un gol di Gosens, vincendo meritatamente la gara col risultato di 3-1. Con il recupero di Immobile ed il turno di squalifica consumato da Cataldi, Sarri finalmente può impiegare tutta la rosa titolare al completo. Simone Inzaghi invece, dopo la vittoria di mercoledi in Coppa Italia, rimette i soliti tranne Dumfries, sostituito da Darmian e Lautaro, il cui posto viene preso dall’ex Correa. Grande motivazione per entrambe le contendenti; i nerazzurri con una vittoria si porterebbero ad una sola lunghezza dalla zona Champions, la Lazio staccherebbe forse definitivamente le altre pretendenti. E’ una partita un po’ bloccata nei primi minuti, dopo un bel tiro di Brozovic, che già al 5’ impegna Provedel, la gara diventa piuttosto lenta, ma è l’Inter ad avere il pallino del gioco con i biancocelesti costretti a difendere. Al 22’ Mkhitaryan prova a concludere dai 25 metri ma ancora una volta trova Provedel pronto, poco dopo il colpo di testa di Correa è alto ed al 25’ il Var annulla la rete di Mkhitaryan. La Lazio soffre il centrocampo a 5 dell’Inter, che mette sempre i suoi in superiorità numerica ma al 30’ arriva l’errore di Acerbi in difesa che sblocca la partita. Il pallone di Luis Alberto va perfetto sui piedi di Anderson, che dentro l’area mira l’angolino lontano e mette in porta il vantaggio laziale. Sempre Mkhitaryan, il più pericoloso dei suoi, ci riprova al 37’ spedendo altissimo e poi l’Inter è anche sfortunata, perché al 41’ Barella calcia molto forte ma sfiora il palo. Acerbi verso il termine con un altro sbaglio forse vuole regalare la doppietta ai suoi ex: Onana para sul calcio a giro di Immobile e sull’angolo seguente Romagnoli colpisce centrale ma trova ancora il portiere interista. Nella ripresa Inzaghi toglie D’Ambrosio e mette Dumfries, poi Cataldi si fa male e allora arriva il turno di Vecino. Al 55’ Barella su assist di Dimarco sfiora il palo, l’Inter sbaglia molto, la Lazio però si abbassa e concede troppo spazio. Luis Alberto si divora il raddoppio al 60’ perché il suo tiro trova Onana; Calhanoglu e Martinez sono gli altri cambi di Inzaghi, Al 66’ il miracolo di Provedel salva una rete fatta da Dimarco, poi Dumfries sbaglia tutto calciando malissimo. L’Inter ora produce il massimo sforzo per arrivare al pari, Lukaku impatta male di testa al 75’, la Lazio non ha più energie per ripartire, resta sempre bassa ed attende gli avversari, che pressano in modo asfissiante ed ottengono meritatamente il pari al 78’ con Martinez, che sigla l’1-1 in scivolata. All’82’ l’Inter la ribalta col nuovo entrato Gosens, che in spaccata mette dentro il 2-1 eludendo anche Provedel. Allo scadere infine Martinez approfitta di un errore laziale, siglando il tris che chiude definitivamente i giochi. L’Inter vince meritatamente, per la Lazio resta il rammarico di aver capitolato solo a una manciata di minuti dal termine. Peccato soprattutto per l’ultimo gol nerazzurro, che mangia in un colpo il vantaggio capitolino negli scontri diretti. La sconfitta però in fin dei conti non altera troppo gli equilibri Champions, i biancocelesti mantengono 4 lunghezze dagli avversari che tuttavia accorciano. La Lazio è però ancora padrona del suo destino: è l’ultimo sforzo per gli uomini di Sarri, che devono stringere i denti ma possono regalare l’Europa che conta ai suoi tifosi.

 

INTER LAZIO 3-1 30’ Anderson 78’ Martinez 82’ Gosens 90’ Martinez

INTER: Onana, D’Ambrosio (46’ Dumfries), Acerbi, Bastoni (71’ Gosens), Darmian, Barella, Brozovic, Mkhitaryan (61’ Calhanoglu), Dimarco, Lukaku, Correa (61’Martinez). All: Inzaghi

LAZIO: Provedel, Marusic (86’ Lazzari), Casale, Romagnoli, Hysaj (86’ Pellegrini), Milinkovic, Cataldi (50’ Vecino), Luis Alberto, Anderson, Immobile (68’ Pedro), Zaccagni. All: Sarri

Arbitro Guida

venerdì 28 aprile 2023

50 anni di una "Pazza idea"

 di FRANCESCO TRONCARELLI

«Pazza idea di far l'amore con lui
pensando di stare ancora insieme a te
Folle folle folle idea di averti qui
mentre chiudo gli occhi e sono tua»

 

Sono passati cinquant'anni da quando è stata incisa, una vita, ma l'emozione è la stessa del primo ascolto. La voce sensuale di Patty, quel testo così intrigante, la musica che ti entra dentro e ti coinvolge. 

"Pazza idea" è una gemma del nostro pop che splende ancora, un brano che ha segnato un'epoca e che non porta con sè le rughe del tempo.

E' il brano che rilanciò la veneziana Nicoletta Strambelli alla grande come icona pop dopo un periodo in cui aveva privilegiato una produzione più raffinata e meno nazionalpopolare che l'aveva allontanata dal pubblico meno esigente.

Scritto da Maurizio Monti, Cesare Gigli e Paolo Dossena per il testo e da Giovanni Ullu per la musica, con l'arrangiamento di Gepi e Toto Torquati il pezzo venne pubblicato il 30 aprile del 1973, sia nel 45 giri sia nell'omonimo album.

Il 45 giri

Un lancio in grande stile da parte della RCA che per il ritorno della Ragazza del Piper alla casa madre dopo due anni alla Philips Records, mise a disposizione i migliori "giovani artisti" della etichetta come i vari Marco Luberti, Amerigo Paolo Casella e Riccardo Cocciante per realizzare le varie tracce del 33 giri.

E chiamò anche lo storico gruppo che accompagnava dagli esordi la Bambola della musica leggera ovvero i Cyan Three, guidati dal suo primo marito Gordon Faggetter, batterista e apprezzato pittore che curò un un libretto di dodici pagine con otto illustrazioni a colori per il 33 giri.

Il brano era pronto da un po' di tempo e aveva un testo in inglese e s'intitolava "Follow me", Dossena lo riadattò in italiano cucendolo addosso alla Pravo, con un testo ispirato all'ansia di trasgressione dell'epoca.

due tavole del libricino di Faggetter allegato all'abum

Una donna che fa l'amore con un uomo pensando di sostituirlo al suo vecchio compagno, una folle idea che Patty interpreta magistralmente sorretta da un arrangiamento orchestrale sontuoso. 

Ricercatezza formale e gusto per il proibito, un connubio esplosivo che porterà il brano in testa alla Hit parade facendolo diventare il successo dell'Estate di fuoco del 1973.

La canzone che è una delle signature song di Nicoletta, è stata registrata in diverse lingue e pubblicata in altrettanti paesi da lei stessa: in tedesco con il titolo "Was für ein Tag", in spagnolo con il titolo "Una locura" e in inglese con il titolo "Crazy Idea".

Sono passati cinquant'anni ma quella pazza idea non passerà mai di moda. Come Patty Pravo.


sabato 22 aprile 2023

Lazio fermata dall'arbitro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 e mezzo a Lupo Alberto - Ci ha pensato l'arbitro a fermare la corsa della Lazio. Falli macroscopici ignorati, regola del vantaggio idem, spintoni e calcioni non visti, con la ciliegina sulla torta, avvelenata per noi, di un rigore su Hysaj negato. Certo il Toro ha fatto la sua partita, fallosa, spigolosa, cattiva, ma è la direzione equilibrata e giusta che è mancata per consentirci di giocare come sappiamo. È bastato un signor nessuno per dire no alle nostre ambizioni e rimettere in corsa i altri. Copertina al Mago che ha tentato di arginare i danni e trovare il pertugio giusto coi suoi numeri senza riuscirci. Alla Silvan.

6 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che però non saltano una partita che è una si sperava in un guizzo che potesse risolvere la partita. E invece il bandolero stanco è mancato nell'area piccola avversaria. Come un Enrico Papi qualsiasi.

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Provaci ancora Mattia.

6 e mezzo a Patric del Grande Fratello - L'unico che ha risposto colpo su colpo all'irruenza granata. Daje.

6 e mezzo al mio amico Arnold - il più piccolo dei Marcantoni in circolazione sa il fatto suo. È entrato a testa alta e ha iniziato a correre suscitando l'entusiasmo del pubblico. Ma era una lotta impari David biancoceleste contro il Golia Arbitro che continuava a dare i numeri.

6+ a Pedro Pedro Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria aveva dato il via con quell'azione lampo e cross per l'arciere ma oggi non era la giornata giusta. Sic.

6+ al Sergente - Ha provato a metterli sull'attenti ma erano tutti insubordinati e pensavano solo a metà.

6+ a Somarusic - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Avete presente Riccardo Rossi?

6+ al Ciro d'Italia - Sei un grande a prescindere. Come Fiorello.

6 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - L'orgoglio e la tigna romana. Ma da lui avremmo preteso qualcosa in più.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - C'è ma non si vede, non si vede ma c'è. Come Massimo Giletti in stand by a La 7.

6 a Hysaj che i papaveri - È partito in quarta è finito in folle. Come Morgan nel suo programma flop.

6- - a Dio vede e Provedel - Lo vogliamo condannare per un cappellata da terza categoria dopo che pe na vita c'ha parato il lato B? No, assolutamente no. Ma il sipario ce sta tutto.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Sabato, 22 aprile 2023

 

Il Toro incorna la Lazio. Nell’anticipo pomeridiano della 31sima di Campionato all’Olimpico i granata vanno a segno nel finale di primo tempo con Ilic, che sigla la rete che consente agli ospiti di aggiudicarsi la vittoria di misura, dopo una partita nervosa e fallosa. Juric oggi recupera Ricci ma lo mette tra i rincalzi; sono sempre fuori invece Zima, Aina, Berisha e Viera, in attacco non gioca Miranchuk, ed alle spalle di Sanabria ci sono Vlasic e Radonjic. Sarri invece perde Cataldi per squalifica, a centrocampo piazza Vecino, con Patric che ancora è preferito a Casale ed Immobile che scalpita dalla panchina. Alla difficile sfida di oggi c’è il pienone ed il pubblico s’infiamma già al 1’, quando Zaccagni di testa fa gridare al gol con il portiere che para quasi dentro la sua porta, mentre al 14’ Ghersini non vede proprio la cintura in area su Hysaj. La partita è giocata a viso aperto, il Toro difende con ordine ma prova sempre le ripartenze ed ha una bella occasione con Radonjic al 20’, ma trova i piedi di Provedel a sbarrargli la strada. E’ l’arbitro comunque il protagonista questo pomeriggio; non è per nulla lucido, permette troppi falli agli ospiti ed indispettisce i calciatori laziali confondendo quasi sempre le sue decisioni. I biancocelesti si vedono per un momento quando Milinkovic para a Milinkovic una punizione troppo lenta al 37’, ma al 43’ Ilic trova un sinistro velenoso, su cui Provedel s’impappina e il Torino va in vantaggio. La Lazio reclama ancora un secondo possibile rigore, stavolta su Pedro e subito dopo finisce il primo tempo. Nella ripresa entrano subito Marcos Antonio e Immobile a rilevare Vecino e Pedro; Radonjic al 56’ calcia a botta sicura ma stavolta Provedel si fa perdonare l’errore del primo tempo, respingendo alla grande il suo tiro. E grande la pressione laziale, ma di tiri in porta se ne vedono pochi; il Torino si difende alla grande e fa anche un bel giro palla, entrano anche Lazzari e Casale, nel tentativo di raddrizzare una partita che sembra segnata. Negli ultimi minuti il gioco è ancora più spezzettato da numerosi falli: il nuovo entrato Gravillon è graziato dal rosso e Buongiorno cerca l’incornata all’87’ che va di poco fuori. Nel recupero Milinkovic para su Zaccagni l’ultima opportunità laziale ed alla fine dopo 5’ di recupero il Toro si porta a casa tre punti d’oro. La Lazio così dopo una serie di quattro vittorie di fila cade in casa propria. Niente da dire riguardo la sconfitta, è stata una partita in cui i biancazzurri hanno prodotto gioco ma sono stati sistematicamente fermati dai giocatori granata. Quando poi questi non ci arrivavano, ci ha pensato Ghersini. Peccato: poteva essere la gara dell’allungo decisivo ed invece ci sarà ancora da soffrire. Ma non si può scivolare nell’abbattimento, domenica si dovranno fare i conti con l’Inter: serve una squadra gagliarda, non depressa.

 

LAZIO TORINO 0-1 43’ Ilic

LAZIO: Provedel, Marusic (80’ Pellegrini), Patric (69’ Casale), Romagnoli, Hysaj (69’ Lazzari), Milinkovic, Vecino (54’ Marcos Antonio), Luis Alberto, Anderson, Pedro (54’ Immobile), Zaccagni. All: Sarri

TORINO: Milinkovic, Djidji, Schuurs, Buongiorno, Singo (77’ Gravillon), Linetty, Ilic, Rodriguez, Vlasic, Radonjic (69’ Karamoh), Sanabria. All: Juric

Arbitro Ghersini

martedì 18 aprile 2023

Laura non c'è, è andata via...

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Questa è una storia che non leggerete da nessuna parte ma è una storia che merita di essere raccontata perchè attraverso la sua protagonista, scorrono i sogni, le emozioni e i ricordi che ciascuno di noi avrebbe potuto vivere o ha vissuto. 

Una storia che inizia nelle recite scolastiche della maestra Anna Grassi all'elementare Alessandro Manzoni, prosegue nelle lezioni di canto e ballo e arriva addirittura al Cantagiro fra i grandi della musica leggera. 

Una storia che prosegue con la passione per la Lazio, la formazione di una famiglia, un'attività commerciale sempre con la musica al centro e che poi finisce tristemente sulle strisce di un attraversamento pedonale.

E' la storia di una vittima dell'ennesima tragedia stradale a Roma, un numero che si aggiunge nella arida contabilità di queste morti assurde, un numero che però ha un nome, quello di Laura Fionda, protagonista insieme a tanti altri giovani artisti di una stagione felice del Bel paese, quella di quando l'Italia andava a 45 giri e le canzoni erano la colonna sonora della vita di tutti.

Laura e Marisa Fionda al saggio alla Manzoni

Laura con la sorella Marisa, brave ballerine e con un senso innato per lo spettacolo, erano state scelte giovanissime da Franco Migliacci, paroliere di successo e talent scout per la RCA, per far parte insieme a Massimo Camilletti, Fabrizio Brunetti e Anna Maria Izzo gia nei Collettoni di Rita Pavone, di un nuovo gruppo che aveva in Enrico Ciacci, il talentuoso chitarrista fratello di Little Tony il leader. 

Il gruppo si chiamava La Cricca e debuttò al Cantagiro del 1964 col brano "Il surf delle mattonelle", un brano frizzante in linea con l'atmosfere gioiose del tempo con cui il gruppo partecipò al musicarello "Questo pazzo pazzo mondo della canzone" diretto da Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi, insieme a Gino Paoli, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Petula Clark e Francoise Hardy .

L'anno successivo una nuova partecipazione alla seguitissima manifestazione canora organizzata da Ezio Radaelli, sulla scia del loro successo "Amico va" altro brano ritmato e trascinante, inserito non a caso nel film campione d'incassi "I complessi" con Alberto Sordi, Nino Manfredi e Ugo Tognazzi.

Due anni di fuoco per la Cricca, con serate, servizi giornalistici e tanta popolarità fino allo scioglimento del gruppo e la fine di una carriera appena iniziata e già salutata dal successo, con il rientro di quei ragazzi che sapevano cantare e ballare nella normalità dell'anonimato.

Un rientro alla vita di tutti i giorni che per Laura non fu un dramma, un inevitabile impasse che riuscì a superare senza "danni collaterali" grazie al suo carattere improntato all'ottimismo. Laura infatti tornò agli studi, si diplomò, si fidanzò con Aldo che sarebbe diventato suo marito e andò avanti tra mille interessi.

Sino all'approdo definitivo nel negozio "Supernova" di via Emanuele Filiberto, esercizio commerciale aperto col marito, diventato ben presto un rinomato punto di riferimento per appassionati di dischi e musica che andò così bene, tanto da ampliarsi in un nuovo spazio a Cinecittà Due.

Supernova a Cinecitta Due

Scrive nel suo profilo Facebook sotto il video di una scatenata Rita Pavone in "Datemi un martello", artista cui somigliava per grinta e fisicità: "un amico con questo video mi ha ricordato un periodo della mia vita, mi sento veramente fortunata per essere stata fra i grandi della musica, conoscerli e stare con loro è stata veramente una grande emozione, ero giovanissima e vedere questo video mi fa tenerezza".  

Tenerezza dunque per esserci stata, anche lei in prima fila, in quel rinnovamento generazionale che furono gli anni Sessanta, gli anni del miracolo economico, di Carosello, della 500 e dei grandi cambiamenti del Costume in cui la musica ha recitato un ruolo importantissimo.

Amante dei gatti, fan di artisti del calibro di Kenny Rogers, Ozzy Osborne, Jimmy Page o dei Mody Blues e gli Skorpions, Laura era laziale sino al midollo. Era all'Olimpico il 12 maggio del 1974 per Lazio-Foggia e a Villa Miani alla festa scudetto per farsi autografare l'inserto a colori del Momento Sera dal suo idolo Chinaglia e gli altri giocatori.

La Lazio dello Scudetto 1974

Una passione mai affievolita e conservata intatta negli anni, da tifosa versante, anche di recente infatti andava allo stadio per esultare ai gol del Panterone Caicedo e a quelli di Ciro Immobile. 

Laura era una donna del suo tempo come tante, protagonista di una vicenda umana fra alti e bassi, tra sogni e post sui social come tanti di noi e che abbiamo voluto ricordare nel momento dell'addio, come simbolo di tanti "ragazzi degli anni Sessanta" che si lanciarono anima e corpo nella musica nella speranza di farne una professione . 

Una donna che aveva già in tasca il biglietto per il concerto di Bruce Springsteen per il prossimo 21 maggio a Roma ma che non potrà ascoltarlo. Perchè Laura non c'è più, e non per sua volontà, è "andata via" mentre tornava casa dopo una giornata di lavoro lasciando nel rimpianto chi la conosceva e la stimava. Aveva solo 72 anni.






venerdì 14 aprile 2023

La Lazio lo Spezia in 3. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 9 a Pasquale Ametrano Anderson - Una grande Lazio ha legittimato il secondo posto battendo lo Spezia in 3. Sì, con i tre giocatori più attesi per la loro lontananza dal gol. È stata una partita in cui la supremazia dei Sarri boys è venuta fuori con intelligenza tecnico e tattica. Dopo aver retto l'assalto a testa bassa dei padroni di casa la squadra biancoceleste ha iniziato a guadagnare terreno e impostare gioco, come solo lei sa fare. E la musica è cambiata. Copertina d'obbligo al bandolero stanco che dopo aver procurato il rigore si è superato nella ripresa col gol tanto atteso che ha steso definitivamente gli avversari. Alla vigilia dei suoi 30 anni (15 aprile) e alla 90esima partita consecutiva da quando c'è il Comandante (l'unico sempre in campo!) il regalo ce lo ha fatto lui a noi. Obrigado Filippetto!

8 e mezzo al Ciro d'Italia - Per la settima volta il bomber biancoceleste è in doppia cifra. Il rigore con cui ha indicato ai compagni la via della vittoria uno spettacolo per freddezza ed esecuzione. Ciro si nu babà.

8 Marcantonio - Credo che un sogno così non ritorni mai più, cit. Domenico Modugno, Volare...come la Lazio grazie anche al mio amico Arnold autore di una rete al galoppo che manco alle Capanelle.

8 a Lupo Alberto - Il Mago c'è e si vede. Numeri a non finire uno dopo l'altro. Sim Salabim e Silvan sparì.

7+ a Benigno Zaccagnini - Una spina nel fianco. Alla prossima sceglierà la freccia giusta.

7+ a Viale dei Romagnoli 13, Ostia - Normale amministrazione. Quando sei bravo te basta poco. Avete presente Fiorello? 

7 a Massimo Di Cataldi - Sta crescendo. C'ha messo un po' come Morgan ad avere un programma tutto suo, ma lo merita.

7 a che finimondo per quel portiere Biondo chiamato Provedel - Appunto.

6 e mezzo al Sergente - Come er Sor Marchese, alla fine s'è svejato.

6 e mezzo a Somarusic - È partito in quarta è finito col freno a mano tirato. Nè più nè meno di Vittorio Sgarbi.

6 e mezzo a Hysaj che I papaveri - Un altro. Incredibile ma vero. Finirà nella omonima rubrica della Settimana Enigmistica.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè- il meglio di Santa Fè ha fatto suo il motto dell'esercito di Franceschiello: facite ammuina.

6+ a Patric del Grande Fratello - Toh chi si rivede. L'avevano imboscato a Formello in uno scantinato, chiuso a doppia mandata perchè non facesse danni come un Massimo Giletti a cui hanno chiuso il programma a La 7. Ma all'ultimo momento l'hanno richiamato in servizio e buttato dentro come stava. E si è visto. Brividi a non finire. Poi alla distanza ha ripreso confidenza col pallone e tutti hanno tirato un sospiro di sollievo tra un tacci sua e l'altro. Sipario.

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 Venerdi, 14 aprile 2023

 La Lazio supera anche lo scoglio ligure. Nell’anticipo del venerdì sera della 30sima di campionato al “Picco” di La Spezia i biancazzurri hanno la meglio sullo Spezia: 0-3 il risultato finale con una rete di Immobile su rigore nel primo tempo, raddoppio di Anderson nella ripresa e tris di Marcos Antonio nel finale. Squalificato Bastoni, stasera Semplici si affida a Nzola in attacco, con Shomurodov che parte dalla panca. Sarri invece, a parte Vecino, recupera tutti e vorrebbe giocare con la formazione che ha battuto la Juve sabato scorso; purtroppo Casale nel riscaldamento ha un risentimento e quindi tocca a Patric. La partita sulla carta si preannuncia semplice, in realtà cela grandi incognite, vista la posizione in classifica dei padroni di casa, che hanno grande bisogno di punti per non cadere nel vortice retrocessione. E infatti lo Spezia comincia alla grande: già al primo minuto su traversone di Ekdal Bourabia colpisce la traversa, inserendosi benissimo in area di rigore. Nzola incorna bene ma mette sul fondo di pochissimo al 12’. La Lazio non sembra troppo reattiva ma al 20’ protesta per un contatto in area su Immobile. Da ora i biancazzurri però prendono le misure agli avversari, contenendoli molto meglio. Al 34’ Ampadu in area atterra Anderson lanciato a rete ed Irrati stavolta deve concedere il rigore. Va alla battuta Ciro Immobile, che spiazza Dragowski e permette ai suoi di passare in vantaggio. Nel recupero del primo tempo la Lazio legittima il vantaggio: Immobile si divora il raddoppio davanti alla porta e Luis Alberto sfiora il palo. Pochi istanti dopo il gran tiro di Milinkovic lo devia Dragowski. Nella ripresa lo Spezia ricomincia fortissimo, rischiando però sempre le ripartenze laziali. Dragowski para a terra al 50’ il sinistro di Anderson, che si rifà solo 3’ dopo mettendo da due passi in rete un fraseggio reiterato in area spezzina, complice anche un errore di Amian. Provedel tiene i suoi sul 2-0 grazie ad una bellissima parata su Ekdal al 60’.Triplo cambio per Semplici: dentro Reca, Agudelo e Maldini. Risponde Sarri con Pedro che sostituisce Immobile. Al 77’ Anderson di sinistro sfiora il palo lontano della porta bianconera, poi Irrati espelle Ampadu per doppia ammonizione. All’89’ arriva anche la terza rete siglata in contropiede dal nuovo entrato Marcos Antonio, che si beve tutti in contropiede e mette alle spalle di Dragowski il tris che chiude i giochi definitivamente. La Lazio disputa la partita da grande squadra, che va anche in sofferenza, ma alla prima occasione è cinica e castiga gli avversari grazie alla qualità superiore. Ne fa le spese lo Spezia, stasera molto intraprendente ma che alla fine soccombe. Biancocelesti alle stelle: 61 punti per la squadra di Sarri, che con la quarta vittoria consecutiva consolida il secondo posto e si rilassa in attesa delle gare delle altre, sperando anche in qualche passo falso delle sue contendenti. Il nuovo impegno dei biancocelesti sarà all’Olimpico sabato prossimo contro il Torino. Massima concentrazione: per la Lazio per ora nulla è impossibile.

 

SPEZIA LAZIO 0-3 35’Immobile (rig) 53’ Anderson 89’ Marcos Antonio

SPEZIA: Dragowski, Amian, Wisniewski, Ampadu, Nikolau (62’ Reca), Bourabia (62’ Agudelo), Ekdal, Esposito, Verde (76’ Shomurodov), Nzola, Gyasi (62’ Maldini). All: Semplici

LAZIO: Provedel, Marusic, Patric, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Cataldi (79’ Marcos Antonio), Luis Alberto, Anderson, Immobile (68’ Pedro), Zaccagni (87’ Cancellieri). All: Sarri

Arbitro Irrati

sabato 8 aprile 2023

Pasqua è biancoceleste. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 a Lupo Alberto - La Lazio ha battuto la Juventus e ha consolidato il secondo posto in classifica. È stata una grande partita gestita bene dai Sarri boys che hanno guidato le danze dal primo all'ultimo minuto di recupero, mantenendo il possesso palla e rendendosi spesso e volentieri pericolosi. La vittoria è stata netta nonostante l'arbitraggio che non è stato certamente di bello e che ha sorvolato su tanti falli degli avversari e ha ignorato cartellini gialli e rossi. Ma la Lazio guidata dal Mago che ha messo lo zampino e il tacco in entrambi i gol ha superato anche questo impedimento. La Juve era la nostra bestia nera all'Olimpico stavolta l'abbiamo addomesticata. E la Pasqua così è biancoceleste.

8 e mezzo al Sergente - Li ha messi tutti sull'attenti. Gol numero 66 con l'Aquila sul petto. Quando arriverà a 68 gli regaleranno l'autobus che porta a San Pietro e lo faranno Papa.

8 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere ha scagliato la sua decima freccia. E per la prima volta va in doppia cifra. Grande!

7 a Massimo Di Cataldi - Lo abbiamo spesso criticato per il compitino ma 200 partite in biancoceleste so' tante. Daje Danì! 

7 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio. E invece nell'uovo di Pasqua del bandolero stanco è uscita una prestazione grintosa. Alla Morgan, che jele canta a tutti spesso e volentieri.

7 al Ciro d'Italia - Un rientro fra le mura amiche da protagonista. Gli è mancato il gol. Alla prossima.

7 a Hysaj che I papaveri - Gliel'ha ammollata. Nun ce se crede. Meno male che c'ha creduto lui.

7 a Somarusic - È partito in quarta è finito retromarcia ma ha fatto infrociare Di Maria.

7 a Dio vede e Provedel - Incolpevole sul gol ha dato comunque il meglio di sè. Come Fiorello a Viva Rai2 che dice sempre le stesse cose ma fa sempre ridere.

7 Casale degli Ulivi Agriturismo e Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Sono come Roberto Giacobbo e il cameraman Omar, dove va uno va l'altro. E se anche ne combinano di ogni nelle Piramidi, sono sempre sul pezzo. Come i nostri eroi della difesa, assenti ingiustificati al momento del gol gobbo, presenti assatanati nel resto del match e soprattutto nel finale . 

7 a Pedro Pedro  Pedro Pè - il meglio di Santa Fè e Trigoria come i soldati dell'esercito di Franceschiello: facite ammuina.

6 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - Buttato nella mischia nel finale ha risposto presente. Anche se non l'ha visto nessuno. Ma chissene Pasqua sarà serena anche grazie a lui e sicuramente biancoceleste grazie a tutti gli altri. Sipario. E auguri a tutti.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Sabato, 8 aprile 2023

 

Nell’uovo di Pasqua la Lazio trova tre punti d’oro. All’Olimpico il posticipo della 29sima giornata di Campionato contro la Juve finisce 2-1: nel primo tempo alla rete di Milinkovic fa seguito quella di Rabiot, nella ripresa invece sigla il gol della vittoria Zaccagni, che suggella una partita giocata alla grande dai biancazzurri. Analoghe sono le motivazioni stasera per le due contendenti: i biancazzurri cercano di consolidare il secondo posto con vista Champions, la Juve prova a scalare posizioni per rientrare nel gruppo “europeo”, nonostante la penalizzazione. Allegri gioca con gli stessi che hanno pareggiato in Coppa Italia, tranne che per Danilo, sostituito in difesa da Alex Sandro. Dall’altro lato Sarri oggi dà fiducia ai soliti, ma c’è Immobile che parte dall’inizio. Il pubblico non può abbandonare proprio ora la squadra biancoceleste; più di 50.000 spettatori osservano il fischio iniziale di Di Bello per l’inizio delle danze. Come da copione la squadra di Allegri si rintana nella sua metà campo e lascia spazio ai biancazzurri; Luis Alberto ci prova da lontanissimo già al 5’; c’è soltanto una squadra con il pallone tra i piedi, quella è la Lazio; i bianconeri si occupano solo di eventuali ripartenze. Alla mezz’ora il destro al volo di immobile viene parato da Szczesny ed al 39’ arriva la meritata rete di Milinkovic, che approfitta di un errore di Alex Sandro e col sinistro da poco più di tre metri buca la rete bianconera. Ora si sveglia la Juve, che su calcio d’angolo pareggia quasi subito con la rete di Rabiot, dopo una mischia furiosa nell’area piccola e la doppia respinta, purtroppo ininfluente di Provedel. Durante il recupero, poco prima della fine primo tempo Di Bello grazia Locatelli per un fallaccio su Milinkovic; solo ammonito il centrocampista torinese. Terminato il riposo la Juventus sembra leggermente più intraprendente, ma poi ripiomba nel suo torpore, permettendo ai biancazzurri di tornare in vantaggio. Dalla fascia il cross di Anderson è per Luis Alberto; il suo tacco spettacolare serve e smarca Zaccagni, che non può fallire col destro la rete del 2-1. Un attimo dopo arriva anche la terza rete ma Immobile era in fuori gioco. Vlahovic di testa al 63’ manda alto, poi arriva il triplo cambio nella Juve, con Paredes, Milik e Chiesa. Risponde Sarri con Pedro, che rileva un Immobile ancora non al meglio. Di Bello di nuovo protagonista risparmia il rosso anche a Cuadrado al 69’, ma intanto la Juve prende terreno, la Lazio retrocede e manca ancora una vita. Gli ultimi minuti sono sofferenza pura per tutti; all’ 84’ Fagioli mette altissimo un cross di Chiesa, la Juve continua ad attaccare, Paredes all’88’ manda ancora fuori di sinistro e dopo 5’ di recupero arriva il triplice fischio e la vittoria laziale. Partita da incorniciare, è stata un’affermazione meritatissima contro un avversario sempre temibile. Ed è anche stato un turno oltremodo favorevole alla squadra capitolina: gli uomini di Sarri a quota 58 mantengono saldamente il secondo posto, staccano Inter e Milan lasciando 5 lunghezze dalla Roma, unica vittoriosa in trasferta. La trasferta di La Spezia, in programma venerdi prossimo sembrerebbe programmata ad hoc per un ulteriore rilancio, ma fare facili pronostici è da sconsiderati. Intanto la Lazio ed i suoi tifosi si godono una grande Pasqua.   

 

LAZIO JUVENTUS 2-1 39’ Milinkovic 42’ Rabiot 53’ Zaccagni

LAZIO: Provedel, Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Cataldi (70’ Vecino), Luis Alberto, Anderson, Immobile (65’ Pedro), Zaccagni (85’ Basic). All: Sarri

JUVENTUS: Szczesny, Gatti, Bremer, Alex Sandro, Cuadrado (70’ Danilo), Fagioli (86’ Miretti), Locatelli (63’ Paredes), Rabiot, Kostic (63’ Chiesa), Di Maria, Vlahovic (63’ Milik). All: Allegri

Arbitro Di Bello


giovedì 6 aprile 2023

Chi sarà la Ragazza del Clan?

 di FRANCESCO TRONCARELLI



 E chi mai sarà la ragazza del Clan? tutti i ragazzi si domandano

Di lei si sa la voce che ha e a noi piace quando canta "Eh!, già..." 

È gettonata in tutti quanti i juke-box però nessuno ci sa dire chi è 

ma prima o poi si saprà la verità,  per scoprirla 007 ci vorrà 

 

Nell'Italia che andava a 45 giri negli anni del boom dei favolosi Sessanta, Adriano Celentano era uno dei protagonisti con le sue canzoni che scalavano puntualmente le classifiche, ma non solo. 

Era anche una sorta di influencer ante litteram, con l'invenzione dei pantaloni bicolori a zampa d'elefante, degli orologi multicolori quarant'anni (quaranta!!) prima degli Swatch,  dei giradischi brandizzati come si fa ora e soprattutto con il Clan con i suoi artisti.

E dal Clan partivano continuamente iniziative per promuovere dischi e i vari componenti come Don Backy, Pilade, Ricky Gianco e Gino Santercole. Ma il colpo di genio che monopolizzò a lungo giornali e fan del Molleggiato, fu il lancio della Ragazza del Clan.

 

La prima donna cantante del gruppo, ma soprattutto un'artista costruita "a tavolino", presentata anonimamente sulle copertine dei 45 giri e addirittura ripresa in controluce dietro a un vetro nelle esibizioni televisive.

Una mossa astuta e azzeccatissima mai tentata in precedenza dalle case discografiche, che scatenò una curiosità incredibile per svariati mesi. 

Addirittura i Ribelli, il gruppo che accompagnava Adriano guidato da Natale Massara e Gianni Dall'Aglio, se ne uscirono con un disco che andò benissimo e che s'intitolava proprio "Chi sarà la Ragazza del Clan?", domanda che si ponevano tutti.

Celentano e la Ragazza del Clan

Alla fine il mistero fu svelato in televisione da Celentano che introdusse la misteriosa ragazza presentandola al pubblico col suo nome, Milena Cantù, ex commessa di una profumeria in piazzale Loreto che divenne ben presto la ragazza di Celentano oltre ad esserlo del Clan e incominciò la sua carriera.

"Eh! già..." il primo brano da anonima, "Un ombra" quello lanciato al Cantagiro con la chicca di "Bang bang" brano inciso anche dall'Equipe 84 e Dalida ma che nella sua versione si avvicinava molto all'originale.

Questo perchè la mora Milena si prestentava nel look (capelli con la frangetta, maglioncini e minigonna con stivali) proprio come l'interprete che aveva lanciato il pezzo, ovvero Cher, allora moglie di Sonny con cui formava un duo di successo.

la locandina di Bang Bang

La love story col Molleggiato però ebbe uno stop quando lui inconro ad Amalfi sul set del film "Uno strano tipo" Claudia Mori di cui s'invaghì. 

Fu la fine del rapporto preferenziale col capo e ben presto l'inizio della fine con l'etichetta Clan che avvenne nel 67 dopo la partecipazione al Cantagiro di Milena e annesso "vivace" scambio di opinioni tra suo fratello Eugenio e Adriano per mancati pagamenti e gelosie varie. 

Milena passa così alla Ri Fi dove conosce Fausto Leali all’apice del successo con “A chi” e se ne innamora. Lo sposa in gran segreto con esclusiva delle nozze riservata a Sorrisi Canzoni TV e Bolero, i due settimanli specializzati più popolari.

La figurina di Milena Cantù

Incide così il suo ultimo disco “Conoscevo un Re”, titolo riferito ad Adriano che non ha il successo sperato. Meglio il matrimonio col "negro bianco" come veniva chiamato Leali a quei tempi quando non esisteva il politicamente corretto.

Dall'amore fra i due sposi cantanti infatti sono nate Deborah, così chiamata per il successo sanremese cantato da Leali e che ebbe come padrino di battesimo proprio Wilson Pickett che aveva cantato al festival con lui e Samantha Leali.

Dopo qualche anno di allontanamento dalle scene, con lo pseudonimo di Mamared, Milena ha cominciato poi un'attività di autrice di canzoni per album di vari artisti. Inizialmente per il marito con "L'uomo e il cane" che Fausto presentò al Festival di Sanremo del 72, seguita da "Amore dolce, amore amaro, amore mio" buon successo inserito nell'album del 1975 di Leali e "Leapoli" nel 1977. 

Wilson Pickett padrino di Deborah la figlia di Milena Cantù e Leali

Poi per Mina scrisse "L'ultima volta" e nel 1983, anno in cui divorzierà da Leali, "Dan Dan" per Loredana Bertè con cui aveva collaborato in precedenza ai cori del disco "TIR".

Il ritorno all'attività dopo un periodo di assenza dalle scene musicali è nel 1996 quando ha composto il brano "Estasi" per Viola Valentino, mentre nel 2003 è stata intervistata in televisione da Pippo Baudo all'interno della trasmissione "50".

Quella intervista è stata la sua ultima sua apparizione pubblica, Milena apparve in piena forma, radiosa ed elegantissima (innumerevoli i complimenti di Baudo), lontana anni luce dalle dinamiche di quell'ambiente che aveva frequentato come artista.

Milena e Fausto

Da allora silenzio assoluto a tutela della sua privacy e libertà di essere una donna come tante. Insomma c'era una volta la Ragazza del Clan, ora Milena è una nonna felice e vive tranquilla a Milano circondata dall'affetto delle figlie e dei nipoti. E oggi per lei è un giorno speciale perchè compie 80 anni.

La ricorrenza, occasione ideale per ricordarla, passerà sicuramente inosservata nè verrà data notizia nei talk televisivi perchè chi li conduce è lì per meriti politici e non sa di cosa parla e soprattutto, cosa ancor più grave, non è preparato sullo spettacolo. 

E probabilmente Celentano che ha chiuso da un pezzo con quel mondo, non le farà gli auguri, ma noi sì. Riascoltiamola nell'unico video esistente tratto dal programma in cui Adriano svelò il suo nome dopo tanto mistero. Auguri Milena fai buona vita.

lunedì 3 aprile 2023

Indimenticabile Aldo Fabrizi

di FRANCESCO TRONCARELLI


Recitava con gli occhi. Solo lui nel mondo dello spettacolo era capace di questo. Li sgranava accentuando la mimica e il teatro veniva giù dalle risate. Restava così in silenzio e tutti continuavano ad applaudire. Quando poi nei monologhi iniziava a farfugliare parole incomprensibili facendo dondolare la testa, era l'apoteosi. Da attore navigato qual era riusciva a dominare il pubblico anche così. Unico.

Aldo Fabrizi che se ne andava per un arresto cardiaco il 2 aprile del 1990, era un fenomeno, un gigante della comicità de noantri elevata a cultura popolare. Fabbrizi con due "b" come era stato registrato all'anagrafe di Roma nel 1905, era stato definito non a caso dai critici americani "a comic genius", dopo averlo visto sui palcoscenici di Broadway nei panni di Mastro Titta, il boia di Rugantino, la mitica commedia musicale di Garinei e Giovannini.

Un riconsocimento che per lui, figlio di un carrettiere e una "fruttarola" di Campo de Fiori, valeva come un Oscar. Perchè Aldo, come Ettore Petrolini, padre putativo di tutti quelli che sono venuti dopo, proveniva dalla strada e non aveva seguito corsi o accademie varie, la sua recitazione e versatilità nell'interpretare ruoli ora drammatici ora comici, era tutto frutto della sua capacità di osservare la gente, di rubare con gli occhi e studiare i tipi che affollavano la quotidianeità della Città eterna.

Rugantino


Da vicolo delle Grotte, dove era nato al civico 10, alla conquista del mondo con film entrati nella storia del cinema come "Roma città aperta", dall'avanspettacolo con la moglie Reginella in teatrini scalcinati ai varietà televisivi del sabato sera con i suoi personaggi leggendari: il Tranviere ("la porta se chiuse automaticamente e come stamio arimanessimo"), Il Cameriere ("la sera metto li piedi nella bagnarola, so tarmente lessi che come tocco l'acqua comincia a bollì"), lo Sciatore ("la valangaaaa, la valangaaa...").

L'esordio cinematografico dopo i primi successi con la sua compagnia teatrale in cui iniziò un giovane Alberto Sordi che gli sarà amico per tutta la vita, fu nel 1942 con "Avanti c'è posto" di Mario Bonnard cui seguì subito dopo con "Campo de' Fiori", film del 1943, in cui Fabrizi poté mettere in scena tutto il suo bagaglio di personaggi incontrati nel rione e in cui recitò insieme ad Anna Magnani per la prima volta.

Coppia di artisti insuperabili la loro che si ritroverà ne "L'ultima carrozzella" di Mario Mattioli, con altri personaggi della romanità come il cantante Romolo Balzani e il re dell'avanspattacolo Gustavo Cacini. Per quel film curò anche la sceneggiatura insieme a un giovanissimo Federico Fellini,sbarcato a Roma dalla sua Rimini in cerca di gloria.

Aldo e Nannarella, come dire Roma

La terza pellicola con Nannarella, è quella più importante e consociuta in tutto il mondo, "Roma città aperta" il capolavoro di Roberto Rossellini, dove Fabrizi interpreta un ruolo drammatico, Don Pietro Pellegrini, ispirato ai due sacerdoti romani Pietro Pappagallo e Giuseppe Morosini, martiri della Resistenza. Un'interpretazione intensa e carica di umanità, quella che poi era la sua.

In una critica dell'epoca su "L'Unità"' Umberto Barbaro scrisse: "Valendosi intelligentemente dell'abilità di due attori popolari come la Magnani e Fabrizi, il regista ha sorretto la semplicità della trama drammatica su sequenze alternanti abilmente note comiche e addirittura grottesche alle scene più forti e strazianti".

Gli anni '50 e 60 di Aldo Fabrizi furono segnati dalla sua collaborazione con due mostri sacri come lui del cinema popolare, Toto' e Peppino De Filippo. Film di cassetta dove spesso improvvisavano rispetto a quanto scritto sul copione, dando vita a scene irresistibili di pura arte. Fu proprio in questo periodo che si consolidò la sua fama all'interno della Commedia all'italiana.

Fabrizi e Totò

"Guardie e ladri" (premiato a Cannes quale cosceneggiatore), "Una di quelle", "I tartassati", "Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi" del 1960, "Totò contro i quattro", "Signori, in carrozza!" e "Accadde al penitenziario" sono titoli che ancora oggi quando vengono trasmessi nelle varie televisoni registrano ottimi ascolti.

Nastro d'argento come miglior attore protagonista per "Prima comunione" del 1950 e nel 75 come non protagonista, nella pietra miliare di Ettore Scola "C'eravamo tanto amati" dove interpretava il ruolo del padre arricchito di Giovanna Ralli che non vedeva di buon occhio il genero arrivivista Vittorio Gassman. 

Un ruolo da applausi che fotografava un mondo, vera e propria ultima "zampata da vecchio leone del set e grande artista che non solo aveva firmato alcuni film come "Emigrantes" e la "Famiglia passaguai" con Ave Ninchi e Carlo DellePiane, ma aveva lavorato con tutti i più importanti registi italiani come Monicelli e Steno, Bolognini e Bava, Corbucci, Magni e Nanni Loy.

quando al cinema si rideva senza parolacce

Contestualmente alla sua carriera cinematografica, Aldo ha preso parte a numerosi varietà degli anni '70, 'Speciale per noi' e 'Milleluci' su tutti, mentre l'ultima apparizione televisiva avvenne nel 1987 nel "G.B. Show" in cui, anziano ma ancora in forma, cantò "buongiorno monnezza", versione comica della canzone di Claudio Villa, sulla situazione dei rifiuti a Roma che già all'epoca era insopportabile.

Alla passione per il cinema alla quale ha dato tutto se stesso come attore, sceneggiatore e regista, Fabrizi ha alternato la passione per la cucina. Memorabili le sue gag sulla pastasciutta e le diverse poesie scritte in dialetto romanesco dedicate ai piatti della tradizione.

Il giorno che morì pioveva, erano le lacrime di Roma per il figlio prediletto, l'ultimo imperatore di un piccolo mondo antico che non esisteva più. Aveva 84 anni e l'epitaffio sulla sua tomba al Verano lo salutò così: "Tolto da questo mondo troppo al dente". Indimenticabile Aldo Fabrizi.
   


domenica 2 aprile 2023

La Lazio vola. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 a Pedro Pedro Pedro Pè - Una grande Lazio ha steso il Monza consolidando il secondo posto in classifica. Un risultato firmato dai suoi uomini migliori e favorito da una prestazione di alto livello di tutti i componenti della formazione. Sì perché la Lazio è andata in vantaggio nei primi minuti, ha poi contenuto il ritorno dei biancorossi per poi assestare il colpo di grazia nella ripresa come solo le grandi squadre sanno fare. Un'altra vittoria fuoricasa, l'ennesima, ottenuta peraltro dopo la sosta, solitamente per noi fonte di sciagure. A indicare la strada della vittoria ai suoi compagni è stato il meglio di Santa Fè e Trigoria che si è inserito fra i difensori avversari per far partire un siluro imprendibile di sinistro. Altro che il Cantante mascherato Milky Carlucci deve fare un nuovo programma, l'Attaccante mascherato che segna e non perdona. Vola Lazio vola! 

8+ al Sergente - era il più chiacchierato e criticato per alcune prestazioni sottotono degli ultimi tempi. Al momento giusto ha messo tutti sull'attenti con una punizione all'incrocio dei pali da paura. Altro che i film di Dario Argento. Grande Sergej, lo straniero con l'Aquila sul petto col maggior numero di marcature, 65 e scusate se è poco.

8 a Dio vede e Provedel - Quella parata d'istinto sull'inzuccata di Claretta Petagna quando si era sull'1 a a 0 il miracolo del vero numero uno. Bene bravo bis. E infatti il bis l'ha fatto al 90° conservando la rete inviolata. L'ennesima.

7 a Benigno Zaccagnini - Nonostante i calci che ha preso neanche fosse uno di quei rompi che bloccano il traffico sul GRA l'eroe del derby ha dato il fritto. Mozzarelline e fiori di zucca compresi.

7 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio li fa e loro li accoppano. Two is meglio che one. Attenti a quei due. Implacabili come Ric e Gian, incredibili come Ficarra e Picone, immarcescibili come Ale e Franz. Daje, con loro non si passa altro che Ztl in Centro che fa acqua da tutte le parti.

6 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il peggio. E invece il bandolero stanco tra un sbadiglio e l'altro qualche numero l'ha fatto vedere. Per le giocate da campione si sta attrezzando. Il giorno del poi dell'anno del mai. Amen.

6+ a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Vittorio Sgarbi.

6+ al Ciro d'Italia - Bentornato bomber!

6+ a Patrizia Pellegrini - La risposta italiana a Patric del Grande Fratello. Tanta caciara e via.

6 a Lupo Alberto - La magia l'ha fatta su se stesso. È sparito.

6 a Massimo Di Cataldi - 2 più 2 quattro, tre per tre nove e il compitino è fatto. La merenda a ricreazione e via. Torni accompagnato dai genitori per capire cosa dovrà fare da grande.

6 - a Miei cari amici Vecino elontani e Basic Instinct - in due non ne hanno fatto uno buono . Come Gigi D'Alessio e Clementino quando hanno cantato Fratelli d'Italia alla partita della Nazionale al Maradona.

6- - a Hysaj che I papaveri - Nè carne nè pesce. Nè. Sipario.



Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 Domenica, 2 aprile 2023

La Lazio è corsara in Lombardia. Allo stadio Brianteo in occasione della 28sima giornata di Campionato i biancazzurri battono il Monza con un gol per tempo: nella prima frazione Pedro, poi nella ripresa Milinkovic e i biancocelesti si sbarazzano dei biancorossi: 0-2 il risultato finale. Palladino perde Izzo in difesa e Pessina a centrocampo, giocano Marlon e Machin con Petagna affiancato da Ciurria e Caprari. Per Sarri la defezione per squalifica di Marusic obbliga il mister laziale a piazzare dall’inizio Lazzari; Immobile si posiziona momentaneamente in panca: ci sono quindi Zaccagni, Anderson e Pedro. Partita trappola quella di oggi pomeriggio contro una squadra che ha trovato la quadra grazie a Palladino, con una vittoria e due pareggi nelle ultime tre partite. La Lazio, sostenuta da un gran numero di supporters giunti in Lombardia, parte come al solito bene ma il Monza chiude ogni spazio, è molto aggressivo e prova ad impossessarsi del centrocampo. Il primo tiro in porta al 12’ lo fa Pedro col sinistro dai 20 metri, ma alza di poco sulla traversa; è la sua prova generale del gol, realizzato appena un minuto dopo. Zaccagni crossa un po’ male, i difensori del Monza dormicchiano e lo spagnolo di sinistro ne approfitta e buca Di Gregorio per il vantaggio capitolino. Il Monza reagisce al 19’ col cross di Ciurria e col bel colpo di testa di Sensi che sfiora il palo. Di poco fuori anche il tiro improvviso di Luis Alberto al 23’, la Lazio che ha la supremazia del gioco, ad un certo punto perde un po’ di concentrazione. La spina nel fianco è ancora Ciurria, che al 33’ trova un altro cross per la testa di Petagna; Provedel riesce a mettere in corner la sua testata destinata in porta. Poco prima del termine Pedro serve Luis Alberto che di piatto non vede lo specchio. Dopo il riposo il Monza riprova a giocare ma è freddato dalla punizione di Milinkovic dal limite al 56’, che buca Di Gregorio per la seconda volta e congela così il risultato. Tripla sostituzione per Palladino al 59’, risponde Sarri con l’ingresso di Immobile e poi di Vecino e Basic. Il Monza però perde in velocità e cala la sua spinta, inevitabile dopo aver speso molto. Arriva anche il debutto di Pellegrini con la maglia della Lazio e il tiro di Gytkjaer su cui Provedel mantiene immacolata la sua porta, prima del fischio finale di Marcenaro che sancisce l’importante affermazione in trasferta della compagine di Sarri. Le due settimane di riposo per la Lazio sono state provvidenziali per riordinare le idee e riprendere la forma fisica per una squadra logorata da troppi impegni con gli stessi uomini. E dopo la sbornia Derby i biancazzurri hanno finalmente dato continuità alle ultime buone prestazioni. Per i biancocelesti è la sedicesima vittoria in questa stagione, la quinta su sei gare; ancora un cleen sheet, il 17simo e solo 19 reti subite. Superato brillantemente questo scoglio molto difficile a questo punto la Lazio mantiene il secondo posto, con 55 punti allunga ancora e si appresta a incontrare la Juve sabato prossimo, prima di Pasqua. Chissà che sorpresa riserverà?

 

MONZA LAZIO 0-2 13’ Pedro 56’ Milinkovic

MONZA: Di Gregorio, Donati, Pablo Marì, Marlon (59’ Antov), Ciurria, Rovella (59’ Colpani), Pepin (81’ Barberis), Carlos Augusto, Sensi, Caprari (71’ Gytkjaer), Petagna (59’ Mota) All: Palladino

LAZIO: Provedel, Lazzari (82’ Pellegrini), Casale, Romagnoli, Hysaj, Cataldi (71’ Vecino), Milinkovic, Luis Alberto (71’ Basic), Pedro (65’ Immobile), Anderson, Zaccagni. All: Sarri

Arbitro Marcenaro

sabato 1 aprile 2023

Nostalgia Chinaglia

di FRANCESCO TRONCARELLI

Il numero uno, senza se e senza ma. Nei 123 anni di storia della prima squadra della Capitale, mai nessuno è stato come lui. Lui è stato il più grande di tutti. Anche di chi è stato migliore tecnicamente o ha segnato più reti. Lui era un'altra cosa. Un simbolo, un eroe sportivo, un trascinatore. Non un semplice calciatore seppur capace di magie sul campo o magari col fiuto del gol.

Lui era molto di più, era Giorgio Chinaglia, un tornado che spazzava via avversari e chi si metteva di traverso per ostacolare la Lazio, il giocatore con l'Aquila sul petto che ha dato dignità a un popolo facendogli rialzare la testa dopo tanti anni bui e di emarginazione sportiva nella città e rendendolo orgoglioso di appatenere a una comunità.

Ecco perchè ogni volta che si avvicina il 1 aprile, il giorno che se ne è andato all'improvviso nel 2012, la nostalgia aumenta, perchè i ricordi si fanno più intensi e la mente va a tutto quello che "l'invicibile guerriero" ha fatto per la Lazio sul campo, con i suoi assalti, le sue cavalcate, i suoi gol, le sue imprese.

C'è una foto che spiega nel modo migliore e consegna alla storia chi è stato Long John, l'ha scattata Marcello Geppetti fotoreporter di razza. Quella immagine ha fissato nella memoria collettiva l'animus pugnandi del calciatore più amato dalla gente laziale e dice veramente tutto.

Lo scatto è del 31 marzo del 1974, si disputava Roma-Lazio, con tre quarti di stadio giallorosso avvelenato contro Giorgione. Quel giorno era atteso al varco. All'andata, sotto pressione per mesi e mesi di insulti al limite dell'aggressione fisica, sempre peraltro rintuzzatti, dopo aver segnato il gol vittoria, aveva esultato correndo verso la curva romanista innescando il putiferio.

L'odio che i romanisti già provavano nei suoi confronti, aumentò da quel momento a dismisura con picchi di pura inciviltà e vigliaccheria come le offese alla moglie nel suo negozio della Balduina o addirittura mentre era in giro col passeggino e il piccolo George.

A quel clima di tensione perenne che si era così creato, Chinaglia rispondeva per le rime quando capitava l'occasione. Il giorno prima del derby, nel consueto pomeriggio al cinema Gregory di via Gregorio VII precedente tutte le partite, aveva preso a cazzotti due fanfaroni che sghignazzando, lo avevano insulatato mentre perendeva posto in platea coi compagni di squadra al grido di "A gobbooo".

Stessi cazzotti che avevano steso in settimana un altro sbruffone che mentre mangiava alla Taverna Flavia gli aveva fatto una penacchia al suo ingresso. Insomma questo succedeva a Roma negli anni 70 se qualcuno cercava di ribaltare le gerarchie del calcio e nel tifo a suon di risultati e soprattutto "non ce voleva sta'" ai gradassi. 


Quel pomeriggio di marzo perciò lo stadio è in fibrillazione, l'Olimpico è come il cielo di Baghdad: fumogeni, bomboni, mortaretti, sirene delle auto a "tutta callara". Il clima insomma è rovente ma è benzina per Giorgio che al quinto della ripresa diventa leggenda con il rigore che completerà la rimonta (Spadoni, D'Amico, Chinaglia, risultato finale 1-2).

Dopo aver spiazzato Paolo Conti dal dischetto, scaglia il pallone in Sud e punta l'indice verso quella curva sfidandola beffardo, un gesto per l'eternità che si rafforza alla fine quando al termine della partita raggiungerà da solo e senza scorta della Celere, che sta presidiando il parterre davanti la Sud per i tumulti in corso, il tunnel che conduce agli spogliatoi non prima di aver lanciato un ghigno in faccia ai suoi denigratori. 

Gioco, partita, incontro. Roma ha il suo padrone, il primo e l'unico ad accettare il richiamo della strada ed uscirne da dominatore. Ecco perchè Giorgio Chinaglia era il più temuto dagli avversari, perchè era il più forte di tutti, il più grande di tutti, il più laziale di tutti.

Quello che segnava sempre, quello che con le sue bombe spezzava le dita ai portieri, quello che trascinava i compagni alla vittoria, quello che li scuoteva quando le cose andavano male in campo, quello che portò per mano la squadra alla conquista del suo primo scudetto. Quello che per tutti era Giorgio Chinaglia, il grido di battaglia.

E’ una lunga storia d’amore quella fra Long John e il suo popolo perché nessuno è stato come lui, nessuno ha fatto quello che ha fatto lui e soprattutto perché nessuno fra quelli che lo tifavano ha smesso di volergli bene nonostante vicissitudini incredibili e situazioni molto discutibili in cui quel calciatore dagli occhi da buono e la grinta da trascinatore si era trovato. Un amore infinito trasmesso da padre in figlio. Perché lui era Chinaglia, Giorgio Chinaglia, il più grande di tutti.