domenica 29 settembre 2024

La Lazio mata il Toro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Guendo è bello esse laziali -  Se ci fosse stato ancora Lucio Battisti, avrebbe dovuto aggiungere una strofa alla sua celebre canzone: oggi 29 settembre la Lazio ha battuto il Torino e ha lanciato un segnale al campionato. Una vittoria netta e meritata, per intensità e volume di gioco. Concretizzatasi nel primo tempo e amministrata nella seconda frazione che ha visto come era prevedibile, il ritorno dei granata. È una squadra corsara, che si lancia all'arrembaggio, corre e tira in porta, cose che da tempo non si vedevano e che invece grazie a Ricky Tognazzi Baroni si riescono a gustare. Copertina d'obbligo al Truciolo d'oltralpe che ha insegnato la via ai suoi compagni di merende biancocelesti con quel rigore in movimento nei primi minuti. Bravò!

8 a senti che musica coi Tavares - La freccia biancazzurra è arrivata anche sul binario dell'Olimpico del Grande Torino. Senza mai fermarsi e travolgendo tutto. Quarto assist in quattro partite. Un trionfo.

7 a Dio vede e Provedel - L'uno due su Ilic e Zapata al 42° è stato decisivo. Un doppio intervento in pochi secondi da numero uno qual è. Avete presente Fiorello?

7 all'ira di Dia - Dia...bolico, Dia...mante, Dia...la precedenza e si faccia da parte, arriva il bomber.

7 a Pighin-Sanguin-Noslin (l'evoluzione della specie) - C'ha messo 2 minuti in Europa per farsi espellere ma trenta secondi per segnare appena tornato in Italia. Daje.

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Ha fatto di tutto. Un colpo di tacco, un assist, il coccodrillo in barriera. A proposito, il coccodrillo come fa...è pronto per lo Zecchino d'oro.

6 e mezzo a Rovella per chi non si accontenta - Ogni partita che gioca migliora. Come Simone Annichiarico a Tale e quale col suo Califano da brividi.

6+ a Lisasken dagli occhi blu - Un altro rispetto alle ultime performance. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando si tinge i capelli biondo cenere sembra la Sora Lella.

6+ a Castellano e Pipolo - Gli è mancato il gol. Ma c'ha provato. Come Sangiuliano con la Boccia.

6 a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Vittorio Sgarbi.

6 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - È candidato a un posto per Ballando con le stelle. La difesa che dovrebbe caricarsi sulle spalle infatti balla sempre.

6 a Gila il mondo gila - Normale amministrazione. Come Pino Insegno a Reazione a catena.

6 a Patrizia Pellegrini, Somarusic e C'ha una bella pigna - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Ficarra e Picone. Hanno comunque contribuito al risultato finale. E va bene così. Sipario.

senti che musica coi Tavares



sabato 28 settembre 2024

90 anni da Brigitte Bardot

 di FRANCESCO TRONCARELLI

"Non mi importa della vecchiaia, 

non l'ho nenche vista arrivare"

La sua bellezza è stata così perfetta, che anche i piccoli difetti sono stati oggetto di adorazione. Ma anche oggi che è costretta da una fastidiosa artrite a camminare con le stampelle, Brigitte Bardot, quella che negli anni Sessanta era definita dai media internazionali “la donna più bella del mondo”,  resta comunque il simbolo della Francia, di sicuro di quella Francia profonda e politicamente scorretta che detesta la gauche au caviar  .

Attrice, cantante, ballerina, la Bardot è stata una star del Cinema che è diventata il simbolo della liberazione sessuale, oltre che una bellezza intrigante e sensuale, lei è sempre stata un’artista controcorrente e perché no, dalle scelte estreme e coraggiose.

Chi avrebbe avuto “la forza” infatti di ritirarsi a vita privata, nel pieno del suo successo? Chi avrebbe preferito ai soldi e alla corte serrata di produttori, registi, attori e potenti di mezzo mondo, gli uni per una ragione gli altri per un’altra ben comprensibile, il vivere da sola con gli animali? 

Nessuno. Solo lei, B.B. come veniva chiamata da tutti, con le sole iniziali, tanta era la sua popolarità. Una popolarità che la portò ad essere scelta addirittura come modella per il busto della “Marianna”, l’emblema nazionale della repubblica francese, dallo scultore Alain Gourdon.

La sua carriera del resto è stata sfolgorante. A 16 anni sulla copertina della prestigiosa rivista ELLE, a 18 il primo film da protagonista, “Piace a troppi” (Et Dieu créa la femme…) firmato dal marito Roger Vadim, film che la fece diventare un “fenomeno” planetario a cui dedicare canzoni (ricordate quel samba intitolato a lei che si balla nei locali ancora oggi?), libri, migliaia di reportage e capi di moda.

E' sufficiente citare ad esempio le infradito capresi e i calzoni corti alle caviglie lanciati da lei, fino al bikini che per prima  sfoggiò a Saint Tropez, in Costa Azzurra, sotto i flash dei paparazzi.

Nel momento clou di quel celebre film che la lanciò definitivamente nello star system dopo tante pellicole minori, Brigitte ballava un mambo scatenato a piedi nudi (da qui l’altro appellativo di “la Dea scalza”), sudata e con i capelli in disordine. Una scena che segnò la fine del puritano periodo post bellico e l’inizio di una nuova libertà giovanile.

B.B dunque, da teen ager che amava la danza classica e sfilava nelle Maison parigine quasi per gioco a icona della femminilità negli anni del boom, figlia del suo tempo, contro i tabù imposti dalla società bacchettona ed eccessivamente perbenista.

Attrice, cantante, sex symbol. Bella, solare, spregiudicata e sicuramente ribelle a ogni conformismo al contrario della rivale d’oltreoceano Marylin Monroe, più dipendente dai poteri forti (quello maschile in primis) e puro oggetto del desiderio a prescindere.

L’unica come dicevamo, capace di lasciare i riflettori e quel dorato mondo del jet set senza rimpianti o crisi esistenziali, per dedicarsi a tempo pieno agli animali, suo antico amore. Non a caso fu lei nel 62 a vincere la battaglia contro i metodi barbari di macellazione degli animali vigenti in Francia (buoi e cavalli squartati vivi!!), come è stata lei a vincere tanti anni dopo la battaglia in favore dei cuccioli di foca, ottenendo il divieto a livello mondiale della vendita delle loro pellicce.

Tanto amata e tanto desiderata ieri, eppure, inevitabilmente, tanto criticata e biasimata oggi. Per le sue prese di posizioni anti-islamiche alla Oriana Fallaci che le hanno  procurato una condanna per incitamento all’odio razziale e per le sue simpatie per il Front National di Marine Le Pen.

Ma lei è così, è Brigitte Bardot, un'artista unica, e tutti la vogliono come è, i media di tutto il mondo infatti, nel giorno delle sue 90 primavere, le stanno dedicando reportage e servizi fotografici.

E non poteva essere diversamente, perché una diva come lei, lo è per sempre, come i diamanti, al di là delle sue posizioni ideologiche peraltro pagate in prima persona e della “cattiveria” del tempo che inesorabilmente ha offuscato il suo fascino. Del resto “Dio creò la donna” e la chiamò Brigitte, prevedendo anche le rughe. Auguri B.B.





lunedì 23 settembre 2024

Ornella e Gino, 90 anni senza fine

di FRANCESCO TRONCARELLI


Uno dopo l'altra. Lei è nata il 22 lui il 23, stesso mese, settembre, stesso anno, 1934. Li separano 24 ore, un giorno, che poi li ha accompagnati per 90 anni.

Ornella Vanoni e Gino Paoli hanno festeggiato insieme il compleanno circondati idealmente dall'affetto del pubblico che li segue e stima da sempre.

La loro è una lunga storia artistica e d'amore cominciata quando erano giovani e proseguita nel tempo anche se con un rapporto diverso, meno coinvolgente nei sentimenti e più professionale.

Agli inizi delle loro carriere
Per lei lui scrisse un brano diventato un evergreen della nostra musica leggera, quel "Senza fine" che potrebbe essere proprio la colonna sonora della loro vita.

Vergini per lo Zodiaco entrambi, nati con l'arrivo dell'Autunno, la stagione dei colori tenui nella natura e della malinconia per le giornate che terminano prima che ben si addice al loro modo di essere artisti, sono in realtà diversi.

Ornella, solare, empatica, sophisticated lady tanto da diventare un personaggio da salotto televisivo per le sua spontaneità e per le sue battute, Gino introverso, taciturno, ombroso, poco avvezzo alla mondanità e alle pubbliche relazioni.
 
in copertina su Playboy 
Due caratteri diversi per dirla con Celentano, ma con la musica da vivere in prima persona come trait d'union che li lega indissolubilmente. Oltre l'anticonformismo.

Ornella rampolla di una famiglia borghese meneghina che aveva studiato dalle Orsoline, passò dall'oggi al domani a cantare "le canzoni della Mala" che Giorgio Strehler suo pigmalione e maestro del teatro riconosciuto, aveva scritto per lei. Poi il matrimonio fallito subito, con l'impresario Lucio Ardenzi da cui ha avuto l'amato figlio Cristiano.

Poi le canzonette cone venivano chiamate allora, con la sua voce nasale e sensuale, i dischi, il Rugantino di Garinei e Giovannini, i Sanremo, i grandi successi come "Domani è un altro giorno" e "L'appuntamento", la bossa nova, Toquinho, i capolavori come "La musica è finita" e "La voglia di sognare". E la copertina e il servizio di Playboy con lei senza veli.

Paoli rappresentante insigne della Scuola Genovese insieme a De Andrè, Bruno Lauzi, Bindi, Luigi Tenco, quel gruppo di artisti cioè che rinnovava la musica leggera italiana con testi profondi dove cuore non faceva più rima con amore, vestiva scuro, con un look da esistenzialista, da impegnato vero. 

con la figlia Amanda 
Ha fumato di tutto e bevuto una bottiglia di whisky al giorno per anni, ha pure tentato il suicidio con una pistolettata al cuore ma si è salvato e la pallottola è rimasta da quel giorno vicino all'organo più importante del corpo. Lo ha fatto perchè dopo aver raggiunto il successo aveva tutto e voleva dire basta. 5 figli da tre donne diverse.

"La gatta", "Il cielo in una stanza", "Sassi", "Lei sta con me", "Ti lascio una canzone", " he cosa c'è" e quel "Sapore di sale" con l'arrangiamento (il primo per la RCA) di Ennio Morricone e il sassofono di Gato Barbieri che la leggenda vuole dedicato a Stefania Sandrelli da cui ha avuto la figlia Amanda.

A 90 anni, Ornella e Gino sono veramente due pezzi da novanta del nostro pop. E non hanno voglia di andare in pensione (anche se ovviamente la prendono da quel dì). Lei ha preparato con Elodie e Ditonellapiaga la rivisitazione del suo brano "Ti voglio", lui ha pronti tre pezzi nuovi di zecca. L'abbiamo detto, la loro è una storia "Senza fine". Auguri
 

domenica 22 settembre 2024

Lazio, sconfitta di rigore. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


7 a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - La Lazio ha perso una partita nonostante fosse andata in vantaggio con merito, per aver subito due gol da due rigori. Una situazione incredibile che potremmo definire "da Lazio" e che purtroppo annulla quello che si era visto in campo di buono. Due episodi che hanno punito eccessivamente la squadra biancoceleste ma che per la "dura legge del gol" e del fischietto assistito dal Var che vede solo contro di noi, hanno vanificato la voglia di sognare in grande per noi. Copertina d'obbligo al difensore volante che con quel colpo di testa aveva illuso tutti e riscattato i suoi precedenti errori. Peccato.

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia ma è stato il migliore per qualità vista in campo. È il valore aggiunto. Come De Martino per Rai 1 che sta facendo sfracelli coi pacchi.

6+ a Dio vede e Provedel - Una grande parata col piede finita sul palo aveva fatto credere che la Dea bendata fosse tornata ad assisterlo. Poi quei due calci dal dischetto hanno ridimensionato il suo 23.

6+ a Patric del Grande Fratello - Battiamo le mani ai veri gladiatori. Russel Crowe je spiccia casa.

6+ a Rovella per chi non si accontenta - Ha i piedi educati. Ma dovrebbe diventare un po' ignorante per concretizzare i suoi spunti. Avete presente Pio e Amdeo? Beh ne basterebbe uno.

6 a Lazzari alzati e cammina - È il Forrest Gump de noantri. Parte a razzo ma al momento della conclusione spesso si perde. Come Pier Luigi Diaco. 

6 a l'ira di Dia - Un passo indietro rispetto al partitone col Verona. Nè più nè meno di Carlo Conti col nuovo Tale e quale, più fiacco del solito.

6 a Lisasken dagli occhi blu - È partito in quarta è finito in folle e col freno a mano tirato. Sembrava voler spaccare il mondo nella prima frazione di gioco, poi l'Achille Lauro biancoceleste si è avvitato su se stesso finendo come un Fedez qualsiasi.

6- a Guendo è bello esse laziali - Con quel calcio di rigore provocato ha rovinato tutto. Come Sangiuliano con la Boccia. Un autogol clamoroso. Quando stava per riabilitarsi la traversa l'ha bloccato. Della serie quando te dice male c'è rimane solo il Divino amore.

6- a senti che musica coi Tavares - La sua proverbiale irruenza l'ha fregato e c'ha rovinato. Assist, attacco, freccia biancazzurra sul primo binario. Poi è passato col rosso travolgendo la macchina di passaggio. 

5 e mezzo a Somarusic e Pedro Pedro Pè - Ininfluenti. Come Ale e Franz.

5 a Pighin-Sanguin-Noslin (l'evoluzione della specie) - Primo tempo impalpabile, poi il pupillo di Ricky Tognazzi Baroni è uscito. Per prendere il latte per la colazione, le sigarette per lo zio, il Trigoriere per le ultime notizie sulle dimissioni della Ceo greca dalla Roma. E la partita? Poco fumo e poco arrosto.

5- a Fidel Castro Villi - Un pesce fuor d'acqua. Un corpo estraneo. Un oggetto non identificato, come gli Ufo che qualcuno dice di aver visto ma che poi nessuno ha spiegato se esistono veramente. Così lui, c'è ma non si vede, non si vede se c'è. Il marziano a Roma di Ennio Flaiano era stato accolto a furor di popolo come una gradita novità, lui invece che sempre marziano è, lo hanno accolto con scetticismo per le condizioni fisiche. Come andrà a finire? Lo scopriremo solo vivendo avrebbe detto Battisti. Per quello che non si è visto nella partita al Franchi la risposta non c'è. Sipario.

lunedì 16 settembre 2024

Lazio, con Dia e Taty si vince

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Castellano e Pipolo - La Lazio stende il Verona e sale in classifica. Ed è riuscita a segnare per prima contrariamente alle altre partite quando doveva iniziare sempre in salita. È certo un piccolo cambiamento ma è comunque fondamentale per dare fiducia al gruppo dei propri mezzi. E la vittoria ci sta tutta perché voluta fortemente da una squadra votata all'attacco e negata in difesa. Copertina d'obbligo al puntero argentino autore del gol del raddoppio e protagonista di un numero da circo con la sua Rabona che ha entusiasmato la gente laziale. Come dire, Diego Armando Castellano. Alè.

7 e mezzo all'ira di Dia - Ha rivoluzionato quello che sembrava il trend di questa squadra, andate subito sotto di un gol. E scusate se è poco. 

7 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia ma in compenso ha gettato nella mischia la sua qualità. Lui è un valore aggiunto non solo perché confenziona assist (primo gol) ma perché rispetto agli altri ha un'altra camminata. È bravo insomma. Come Fiorello. 

7 a senti che musica coi Tavares - una musica travolgente. Come le sue discese. Un treno.

6+ a Guendo è bello esse laziali - e quando se vince de più. Daje.

6 a Rovella per chi non si accontenta - Alla ricerca del ruolo perduto, molto movimento e poca costruzione, tanto sudare e poca sostanza. Va ripensato. Come Pino Insegno.

6 a Lazzari alzati e cammina - Tanto fumo e molto arrosto, tanto da immolarsi nel finale alla causa. Applausi.

6 a Chauna bella pigna - e si è visto!

6 a Fidel Castro Villi - Verrà anche il suo momento. 

6- a Dio vede e Provedel - Un altro. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando si tinge i capelli biondo cenere sembra la sora Lella. Non c'è più la paratona di una volta che lo poneva un passo avanti a tutti. Ora coi compagni di merende della difesa che ballano è candidato anche lui al programma della Carlucci, ballando fra le stalle.

5 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Avete presente gli sfracelli che ha combinato coi rossoneri? Dimenticatelo. Li entrò in corsa e prese il diavolo per le corna qui è entrato dal primo minuto e non ne ha presa una lasciando le corna all'arbitro.

5- - a Viale dei Romagnoli. 13 Ostia e Gila il mondo gila (Cantagiro 1965, Jimmy Fontana) - Dio li fa e poi li accoppia. Lui è peggio di me. Insieme semo un macello. Oggi le comiche ma pure le coliche. Hanno fatto rimpiangere quelle seghe di Novaretti e Bisevac che poveretti non erano proprio  capaci, figurarsi come sono andati. Più che andati non sono mai partiti. Come il trenino per Ostia. Sono l'anello debole della catena. Nè più nè meno di Pierluigi Diaco e Pif per la Rai. Conduttori di due programmi da dimenticare. Come loro due. Sipario.

la rabona


venerdì 6 settembre 2024

George Lazenby 85 anni da 007

 di FRANCESCO TRONCARELI

Sean Connery, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig sono gli attori che hanno dato volto e corpo a James Bond, l'Agente 007 creato da Ian Fleming.

Tutti li ricordano nei panni dell'iconico personaggio che aveva licenza di uccidere. Tutti li riconoscono dando una rapida occhiata alle loro foto. Tutti li potrebbero citare se dovessero partecipare a un quiz televisivo.

Il problema è che i James Bond cinematografici sono stati sei. All'appello manca George Lazenby, sconosciuto al grande pubblico che invece sa tutto del carismatico Sean, dell'elegante Roger, del flemmatico Timoty, del baldo Pierce e del macho Daniel.

i sei James Bond dello schermo

Eppure Lazenby il suo 007 lo ha girato, per l'esattezza il sesto della saga, dal titolo roboante e significativo "Al servizio segreto di Sua Maestà", anno di grazia 1969. Una pellicola considerata fra le migliori della serie dalla critica e che incassò all'epoca moltissimo.

E che, tra l'altro è l'unica in cui Bond si sposa, l'attrice era Diana Rigg (e lei poi muore in una scena memorabile) e che presenta cone colonna sonora un brano di Louis Armstrong meraviglioso "All the rime in the world" che poi sarà riproposta nell'ultimo film della serie in cui Craig muore.

George Lazenby, era l'attore australiano più famoso del mondo prima dell'esplosione di Mel Gibson, eppure è stato dimenticato da tutti, a cominciare dai media. Lo dimostra il fatto che ha compiuto 85 anni e nessuno ne ha dato cenno. Come se fosse uno dei tanti vecchietti di Villa Arzilla e non un artista di fama mondiale.

James-George e la "moglie" Diana Rigg

Elegante, brillante e ironico. ha vissuto da star un periodo di notorietà forse eccessiva che si è chiuso quando ha rifiutato un contratto da un milione di dollari per interpretare altri sei film come Bond. 

Nato con una malattia congenita e cresciuto a Queanbeyan in una famiglia povera, fin da piccolo era 'un vero teppista "facevo quello che volevo e ho continuato a farlo sempre'' ha raccontato nel docufilm sulla sua vita.

Non riuscì a diplomarsi diventando così istruttore dell'esercito in qualità di esperto di arti marziali e poi abile venditore d'auto. L'amore per Belinda, ragazza dell'alta società, spedita dai genitori a Londra, porta anche lui a trasferirsi in Gran Bretagna. 

al Servizio segreto di Sua Maestà

Un giorno un fotografo gli chiede di fargli qualche scatto (''mi disse che gli uomini rudi erano di moda''), e inizia così la sua nuova vita da modello, richiestissimo in tutta Europa. La sua agente Maggie Abbott gli procura il provino per James Bond, al quale lui si presenta dopo aver 'sottratto' un abito dal sarto di Connery. 

Il fascino e l'atteggiamento sfrontato, pur non avendo mai recitato, lo portano dopo una serie di test durati quattro mesi (compreso uno sulla sua eterosessualità, per essere certi non fosse gay) al ruolo maschile più ambito nel cinema. 

L'impatto con la fama mondiale e gli eccessi, all'inizio lo divertono ma gli pesa essere identificato solo in James Bond (''Era dura vivere alla sua ombra, bisogna restare fedeli a se stessi e non è facile'').

George 85 anni

Ospite nel talk show di Johnny Carson, annuncia a sorpresa che non farà altri film come 007, una decisione che paga, con le ritorsioni dei produttori e gli articoli negativi sulla stampa: ''Venni totalmente bandito dopo Bond, non riuscii a fare altri film degni di nota, il mio nome diventò una barzelletta'''. 

Col senno di poi, pensa che avrebbe dovuto fare almeno un altro film di 007 ma ''comunque questo è quello che sono, ho vissuto la mia vita come volevo''. Dopo Bond si è sposato, è diventato padre, e ha avuto successo nel settore immobiliare.

Ha girato anche altri film, una cinquantina tra quelli con Bruce Lee e varie serie TV, ma non hanno avuto lo stesso successo e impatto nell'immaginario collettivo. Ma va bene lo stesso. A Lazenby che piaccia o no è il decano degli 007 cinematografici, è bastato servire con onore la regina Elisabetta. Buon compleanno George.