di FRANCESCO TRONCARELLI
Ci sono dei film che tutti hanno visto ma ogni qualvolta vengono riproposti in televisione, non ci si stanca di rivedere ancora. Pellicole di culto con vicende che hanno coinvolto gli spettatori sin dalla prima proiezione continuando nel tempo a fare centro sul pubblico come fosse la prima volta.
"Ghost" diretto da Jerry Zucker che usciva esattamente 30 anni fa, il 13 luglio 1990, è uno di questi. Romantico, drammatico, a tratti anche umoristico e sicuramente coinvolgente. E' un film che ha lasciato il segno e che ha conquistato tutti. Il mondo intero pianse calde lacrime per quella storia d'amore senza happy
end. E continua a versarle ad ogni passaggio in tv, quando regolarmente sbaraglia la concorrenza degli altri canali.
Interpretato da Patrick Swayze (scomparso nel 2009 a soli 57 anni), Demi
Moore e Whoopi Goldberg, "Ghost", Fantasma, conquistò subito pubblico e critica vincendo due Oscar su cinque candidature. Uno andò alla Goldberg premiata come miglior attrice non
protagonista e l'altro fu assegnato alla miglior sceneggiatura non
originale a Bruce Joel Rubin.
Quando nel 1991 la simpatica e brava Whoopi Goldberg vinse la statuetta per il ruolo della medium, ci tenne a ringraziare Swayze.
Era stato lui a volerla per la parte della sensitiva Oda Mae Brown, aveva convinto infatti
Zucker minacciando di lasciare il film, se non fosse stata scritturata.
La stimava pur non avendola mai incontrata. E mai consiglio fu più azzeccato.
Dal canto suo Patrick Swayze quando fu chiamato per "Ghost", era già una celebrità. A
renderlo tale era stato "Dirty Dancing" (Balli proibiti) uscito nel
1987, ma il suo nome era da sempre accostato a pellicole d'azione. A convincere il regista che fosse l'interprete giusto non furono tanto i provini, ma un'intervista in cui l'attore, parlando di suo
padre, che era morto addirittura 8 anni prima, era scoppiato a piangere.
"Se un macho del genere può versare
fiumi di lacrime per una persona cara che lo ha lasciato, allora
significa che è perfetto per il ruolo" pensò il regista che lo preferì così a Mel Gibson e Kevin Costner. "Ghost" tuttavia, non fu per lui una passeggiata.
Interpretare un personaggio che invece di agire, reagisce è sempre
compito arduo per un attore, così come recitare in una "love-story
con un morto".
Ciò nonostante il biondo Patrick rese così bene il personaggio di Sam Wheat lo sfortunato bancario ucciso da un rapinatore, che ottenne un'ulteriore impennata alla sua carriera e soprattutto popolarità, tanto che ovunque andasse, si sentiva chiedere dalle fan con l'aria sognante di ripetergli la parola "idem", la famosa risposta che il suo personaggio dava al "ti amo" di Demi Moore.
Demy Moore invece, quando venne ingaggiata per il ruolo di Molly, una ragazza normale
innamorata di un ragazzo normale, aveva qualche perplessità.
Innanzitutto la spaventava la prospettiva di dover piangere per metà
film, cosa che sapeva fare benissimo, tanto che a Hollywood era rinomata
proprio per la sua capacità di versare lacrime a comando.
E poi temeva
che il film si sarebbe rivelato un fallimento al boxoffice. Per fortuna tutto andò
per il meglio lei divenne una star e quel caschetto sfoggiato il primo giorno
di riprese, un taglio da imitare. Dopo il film la Moore divenne l'attrice più pagata di
Hollywood e iniziò una nuova carriera.
Preferita nella parte a Meg Ryan e Nicole Kidman, Demi mise tutta se stessa nell'interpretazione di Molly e, per
rendere credibile la celeberrima sequenza del vaso di ceramica, divenuta poi una scena iconica del Cinema e una delle più sensuali in assoluto fra quelle girate, fece un
corso di scultura, anche se poi il pubblico non fece caso alle sue capacità artistiche, attrato come era dalla situazione in sè.
Fondamentale poi, oltre agli attori, la musica. "Ghost" non sarebbe stato il successo che è da sempre, se a far compagnia al pubblico non ci fosse stata nella colonna sonora quella canzone stupenda che esalta le scene del film più romantiche e struggenti, un brano che proprio grazie alla pellicola ha goduto di una nuova giovinezza artistica.
"Oh, my love, my darling/I've hungered for your touch/A long, lonely time...", anche i più cinici, ascoltando "Unchained melody" dalla voce calda e vibrante dei Righteous Brothers, chiudono gli occhi e si lasciano andare.
Il brano composto da Alex North e Hy Zaret nel
1955, venne inciso dai due ex studenti di College nel 1965 ed entrò nella Billboard Hot 100
di quell'anno alla posizione numero 5, rientrandoci, caso molto raro negli Stati Uniti per una stessa canzone e successo tra i pochi a Neil Sedaka ed Elton John, venticinque anni dopo grazie alla riproposizione in "Ghost".
Viene considerato un evegreen, un pezzo senza tempo e sempre attuale in quanto è stato eseguito e riadattato a tutte le latitudini in più di 500 versioni. Tra le cover più note, quelle di Elvis Presley, Bono degli
U2, Cyndi Lauper, passando per la versione italiana cantata da Iva Zanicchi
("Senza catene") sino all'arrangiamento del cast della serie Tv Glee.
"Ghost" ha un meccanismo perfetto, come "Pretty woman" o "Il diavolo veste Prada" ecco perchè ogni volta che va in onda assicura gli ascolti come ricordavamo. C'è poi quella storia a metà tra il fantasy e la commedia che gli dà un valore aggiunto.
"Tutti noi possediamo un'anima che continua a vivere dopo la morte
del nostro corpo” - dichiarava Jerry Zucker a pochi anni dall'uscita di
"Ghost", che fu il film dall’incasso più alto del 1990 con oltre 500 milioni di dollari cercando di dare una spiegazione più profonda del successo, al di là della bravura dei protagonisti e dello svolgimento della trama.
Il regista che si era fatto conoscere con pellicole di altro tenore come "L'aereo più pazzo del mondo" e "Quelli della pallottola spuntata", innamorandosi della
sceneggiatura di Bruce Joel Rubin che recuperava la tradizione del
fantasma (l'Amleto di Shakespeare), aveva anticipato in qualche modo il revival della
spiritualità New Age senza rinunciare ad elementi thriller e noir.
"Ghost" è un film patinato, con effetti speciali
magari un po' datati, ma il film con Demi
Moore, Patrick Swayze e Whoopi Goldberg è comunque diventato mito,
archetipo, elemento imprescindibile di quella cultura pop che, non solo
per chi ha superato gli anta, è della stessa sostanza di cui sono
fatti i sogni cinematografici. E per questo piace sempre.
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