domenica 27 dicembre 2020

Mariah Carey la regina di Natale

di FRANCESCO TRONCARELLI

Non ci sono dubbi, "All I Want for Christmas Is You" è la canzone di Natale. Ma non solo in Italia, nel mondo. E' prima in Inghilterra, negli Stati Uniti e in tutta Europa. Ovunque in questi giorni ha fatto e sta facendo numeri incredibili. 

Pubblicata per la prima volta nel 1994, è tornata in testa alle classifiche internazionali in questo Natale così particolare che tutti stanno vivendo, facendo da colonna sonora nelle forzate vacanze e festività natalizie di tutti.

Una piacevole sorpresa ma non tanto, perchè Mariah Carey ha abituato il pubblico a una carriera assolutamente fuori dal comune. La cantante ha rappresentato un’icona assoluta della musica statunitense e mondiale negli ultimi decenni, riuscendo puntualmente a calamitare l’attenzione su di sè con la sua voce calda e potente. 

Nata a Huntington a New York nel 1970 è cresciuta con la passione per il blues e con uno spiccato talento per la musica. Ha iniziato a scrivere canzoni fin dalla prima adolescenza e dopo aver conseguito il diploma firmò il contratto con la Columbia, una delle major americane più prestigiose.

Il successo è praticamente immediato, incide il primo album nel 1990 e riesce a salire alla ribalta conquistando i primi posti in classifica. Le 9 milioni di copie vendute del disco, favoriscono le uscite di quattro pezzi contenuti nell'album come singoli.

E sono altri quattro succcessi in classifica e automaticamente la conquista dei primi due Gammy Award di una lunga serie. 

Mariah Carey alla premiazione degli AMAs

Il suo carisma, le sue performance, sono assolutamente uniche e la portano anche alla conquista di un Oscar per la miglior canzone originale con il brano ‘When You Believe’. Negli anni 2000 è tutto un susseguirsi di successi memorabili che la impongono come un'artista speciale, di grande presenza scenica e di grande talento.

‘All I want for Christmas’ il brano diventato la canzone dei record, è un pezzo ovviamente a chiaro tema natalizio, amato da tutti, che ad ogni dicembre diventa in automatico il brano super ascoltato. Già l'anno scorso come in ogni anno, la hit era ritornata popolare nel periodo natalizio. 

Questa volta, tuttavia, il brano è riuscito a raggiungere per la prima volta la numero 1 della Billboard Hot 100, diventando così la diciannovesima canzone di Carey a centrare l'obiettivo e, soprattutto, a far diventare la bella e brava Mariah, la prima artista ad avere almeno un numero 1 nella Billboard Hot 100 in 4 decenni differenti (anni novanta, duemila, duemiladieci e duemilaventi).

Complice la forzata clausura casalinga dovuta alla pandemia, in questo Natale lo streaming è stato imponente e la canzone ha raggiunto una nuova vetta di ascolti nelle 24 ore, toccando la clamorosa cifra di oltre 17 milioni di contatti su Spotify. Subito dopo si sono piazzati "Last Christmas" degli Wham e "Santa Tell Me" di Ariana Grande. 

Un successo che ha reso particolarmente felice Mariah, come ha fatto sapere attraverso il suo profilo social con un entusiastico tweet 

Una canzone “semplice e appetitosa”. Così Mariah Carey aveva descritto "All I Want for Christmas is you", successo irresistibile in grado di far cantare e ballare tutti e ovunque per il suo ritmo frizzante ed incalzante, in ogni momento della giornata. 

La troviamo sulle bacheche di Facebook, nei centri commerciali, nelle pubblicità, alla radio. E’ diventata davvero la colonna sonora dei nostri ultimi Natali. Oggi, nel 2020, ancora siamo qui a farci invadere dalla sua freschezza.

Ci sono voluti circa 15 minuti per scrivere All I Want for Christmas is you. Pochi fronzoli, ma tanto ritmo per una scelta vincente che l’ha resa una canzone popolare, orecchiabile, in grado di essere canticchiata davvero da tutti. 

Inizialmente la Carey, non voleva registrare né il disco né tantomeno la canzone. Era il 1994 e i grandi successi di Natale erano perlopiù cantati da artisti “anziani”, delle generazioni precedenti. Insomma, lo stampo delle canzoni all’epoca, non era per niente fresco e originale. 

Dopo aver titubato parecchio, lei e Walter Afanasieff pensarono che scrivendo un brano con testo semplice e una musica allegra, avrebbero potuto sovvertire la "tradizione" seriosa di questo tipo di canzoni natalizie.

E così iniziò il boom della canzone che già nel titolo è una dichiarazione d'amore: l'unica cosa che voglio sei tu. Nessun regalo per Mariah Carey, se non il suo vero amore accanto a lei. Una preghiera a Babbo Natale insolita, a cui non si chiedono doni materiali, bensì l’amore. 

L’amore che è in grado di farci respirare questa festa a pieni polmoni. L’amore che è in grado di farci sentire vivi. L'amore che ha unito tutti per superare questi giorni difficili e di forzate restrizioni fisiche.

Accolto positivamente dalla critica, il brano ha venduto quasi 20milioni di copie nel mondo, cosa che lo ha reso uno dei singoli più venduti di sempre. Della canzone sono stati girati tre video ufficiali con centinaia di milioni di visualizazioni e un cartone animato. 

La canzone poi è stata inserita nel film "Love actually" nell'episodio interpretato da Liam Neeson che ha dato, se mai ce ne fosse bisogno, un ulteriore popolarità a un brano dedicato alla festa più bella dell'anno e che è diventato un classico senza tempo che regala felicità.


giovedì 24 dicembre 2020

Lazio, buio a San Siro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ a Lupo Alberto - Nonostante un grande recupero, la Lazio è stata punita all'ultimo minuto dal Milan. Una beffa. I cambi questa volta non hanno aiutato, anzi, hanno dato una mano ai rossoneri che hanno ripreso fiato dopo aver tremato a lungo. Ma tant'è, è andata male e il 2020 clacistico si chiude con l'amaro in bocca. Poteva essere l'anno della svolta, ma il Covid ci ha fermato e da allora la squadra non è stata più la stessa, anche nel nuovo torneo. Copertina prenatalizia al Diez che con un colpo di testa da Mago vero, aveva rincanalato la partita verso il miracolo. Un'illusione.

7 al Ciro d'Italia - Mo ce ripigliamm tutt' chell che è o nuost (cit. Gomorra), il grido urlato ai compagni di merende subito dopo il gol del pareggio che aveva annullato il suo errore precedente. Ma non aveva fatto i conti con la sua (inspiegabile) uscita. 

6 e mezzo a Somarusic - Dopo essersi fatto uccellare da Rebic all'inizio, ha capito che doveva reagire. S'è preso a schiaffi da solo svegliandosi improvvisamente dal torpore e si è messo a macinare chilometri e cross. Se non ci fosse stata quella cappellata al decimo, sarebbe stato sicuramente il migliore. Come Biagio Izzo da Mara Venier che con le sue frescacce da guitto ha risvegliato i telespettatori dall'abbiocco post prandiale.

6 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - te lo vorremmo chiedere, ma sappiamo come sei rimasto al fischio finale: co' na mano davanti e una de dietro come don Falcuccio e tutti i laziali.

6+ al Sergente - Nonostante quella palla al bacio scodellata per Immobile è stato sostituito. Si è passati così dalla padella alla brace. Come a Sanremo dove hanno scartato Morgan per quella nullità di Bugo. 

6+ a Totò Riina - Ne ha presi tre, ma non è colpa sua, ma di quegli sciagurati che gli stanno davanti. Amen. 

6 a Massimo Di Cataldi - Je manca sempre un soldo pe' fa 'na lira. Nè più nè meno di Beppe Covertini. 

6 a Lazzari alzati e cammina - ma se te dico cammina, devi camminà de brutto, no fatte 'na passeggiata. Se no te ne vai al Pincio a fa il busto degli eroi della patria.

6- a Innamoradu - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Avete presente l'urlatore Sergio Castellitto in Natale in casa Cupiello?

5 a sostiene Pereira e A Ke Pro - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Ficarra e Picone.

4 a Patric del Grande Fratello - Ancora tu? Ma non dovevmo vederci più? Lucio Battisti aveva capito tutto in tempi non sospetti. Sto imbranato storico ne ha combinata un'altra delle sue, l'ennesimo rigore che ha regalato agli avversari come se niente fosse. Dove non arriva Babbo Natale, arriva lui. Non si fa scrupoli, se ne frega della zona rossa e preferisce quella rossonera. Un fenomeno vero della generosità che neanche la Caritas. E' il più accreditato sostituto dell'attuale elemosiniere del Papa che sta per andare in pensione. Magari ce cascheno in Vaticano, se levamo 'na croce de niente.

3 a sono un pirata non sono un signore - E' entrato in campo e si è spenta la luce per la Lazio e di colpo è calato il buio a San Siro. Più inconcludente di Vignaroli, più inefficiente di Speggiorin, più imbarazzante di Capocchiano, con l'aggravante di essere una sega internazionale e non una semplice pippa al sugo nostrana. Se Nina Murici fosse uno zampognaro non lo vorrebbero manco al presepe dei netturbini, se fosse un bibitaro non lo prenderebbero neanche al governo, se fosse un attore non gli darebbero neanche una parte ma direttamente l'Oscardabagno. Sipario. E buon Natale a tutti alla faccia de quel finto prete di Pioli. 


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Mercoledi, 23 dicembre 2020

L’ultima del 2020 è del Milan. A “S. Siro” la Lazio dopo soli 15’ è già sotto di due reti ad opera di Rebic e Calhanoglu. Luis Alberto dimezza lo svantaggio nel primo tempo, nella ripresa Immobile riesce addirittura ad agguantare il pari ma nel recupero arriva la beffa con la rete di Hernandez  del 93’  che fissa il risultato finale sul 3-2. Pioli stasera fa i conti con un Milan incerottato: oltre al lungodegente Ibra e Kessie, squalificato, mancheranno anche Kiaer, Gabbia e Bennacer; recupera invece Rebic e Tonali. Dopo la vittoria col Napoli la Lazio ha il morale altissimo e deve approfittare di queste defezioni; purtroppo però né Leiva, né Acerbi sono recuperati, per cui Inzaghi fa scelte obbligate, stavolta con Luis Felipe centrale di difesa ed Escalante a centrocampo. La partita comincia a spron battuto, con grande pressing e raddoppi di marcature da parte delle due formazioni, ma è il Milan a colpire in apertura. Al 10’ infatti, con la difesa laziale che guarda è Rebic a colpire di testa ed infilare la porta di Reina; stavolta è Marusic a dormire e consentire la battuta al milanista. Leao un minuto dopo in contropiede calcia diagonale ma stavolta Reina è bravo a  respingere. Marusic al’12’ cerca di rifarsi dell’errore e prova un diagonale che va fuori, ma al 15’ un'altra sbavatura difensiva della Lazio è determinante. E’ Patric a valanga a commettere fallo in area su Rebic e per Di Bello è rigore. Va alla battuta Calahnoglu, che spiazza Reina e porta i suoi sul 2-0. La Lazio non ci sta ed al 26’ ha un episodio a suo favore. Kalulu pesta un piede a Correa e anche stavolta Di Bello non ha dubbi ed indica il dischetto. Batte Immobile che si fa parare il tiro da Donnarumma, ma arriva Luis Alberto che sulla respinta del portiere colpisce bene di testa e dimezza lo svantaggio laziale. Alla mezz’ora si fa male Correa e lo rileva Muriqi: adesso i biancazzurri in grandissima pressione schiacciano i rossoneri e provano in ogni modo a ristabilire il pari. Al 43’ Luis Alberto direttamente da calcio d’angolo impegna Donnarumma. Nella ripresa Inzaghi toglie Escalante ammonito, per Cataldi. Il Milan parte forte, come all’inizio del primo tempo, ma poi è la Lazio a prendere campo; al 60’  la Lazio arriva meritatamente al pareggio: un bellissimo ed immediato tocco di Milinkovic in profondità serve Immobile, che al volo di sinistro elude Kalulu e la mette dove Donnarumma non può arrivare. Dopo il pari la Lazio prova ancora a spingere, vuole la vittoria e tiene sotto i padroni di casa, che soffrono molto la pressione e non combinano che poco o nulla. Ma il Milan nel finale approfitta del calo laziale ed ha una doppia improvvisa occasione con Rebic ed è  Reina a salvare il pari. Al 93’ su calcio d’angolo però la beffa è servita: Hernandez salta più alto di tutti e infila la porta laziale conquistandoin extremis  la vittoria per i suoi. Un vero peccato; i biancazzurri avevano orchestrato una grande prestazione, dopo il pari avevano voglia di vincere, ma ingenuamente hanno mancato di concentrazione proprio quando alla fine serviva essere uniti e compatti. Inzaghi ha le sue colpe; Muriqi al momento è impresentabile, Milinkovic oggi doveva restare in campo, ma il problema più grande resta la difesa. In 14 partite la Lazio ha subito 23 reti, molte delle quali su calci piazzati o con gli uomini schierati; il denaro residuo della Champions va speso soprattutto per questo reparto. Dopo le feste natalizie Lotito deve per forza intervenire.

 

  

MILAN  LAZIO  3-2  10’ Rebic  6’ Calahnoglu (rig)  27’ Luis Alberto 60’ Immobile 93’ Hernandez

MILAN: Donnarumma, Calabria, Kalulu, Romagnoli, Hernandez, Krunic, Tonali, Saelemaekers (65’ Castillejo - 90’ Maldini), Calhanoglu, Rebic, Leao (79’ Hauge). All. Pioli

LAZIO: Reina, Patric (88ì’ Hoedt), Felipe, Radu, Lazzari, Escalante, Milinkovic (74’ Akpa Akpro), Luis Alberto, Marusic, Correa (32’ Muriqi), Immobile (74’ Pereira). All Inzaghi 

Arbitro Di Bello

 

 

 

 


martedì 22 dicembre 2020

Feliz Navidad, 50 anni di buone feste

di FRANCESCO TRONCARELLI

A volte per decretare il successo di una canzone non è necessario il testo, basta la musica, è sufficiente la melodia, il ritmo, l'atmosfera che il brano evoca, per fare centro nel cuore e nella mente della gente. 

"Feliz Navidad" che compie 50 anni è sicuramente uno di questi pezzi. Il suo successo si deve sicuramente al suo ritmo che con note pop lo rende persino ballabile. Si tratta inoltre di una canzone bilingue, in inglese e in spagnolo, orecchiabile e facile da ricordare. 

E' composta infatti da due semplici strofe/ritornello in entrambe le lingue, 'Feliz Navidad, próspero año y felicidad' e 'I wanna wish you a Merry Christmas from the bottom of my heart'. Per un totale di 19 parole, sei in spagnolo e 14 in inglese. Tutto qua.

Praticamente una conferma di quello che dicevamo, ovvero un testo quasi inesistente e scontato che diventa un tormentone grazie alla musica frizzante e al ritornello irresistibile intonato alla gioia di vivere le festività che segnano il Natale e il nuovo anno. Così da 50 anni.

Questa sorta di inno natalizio, fu scritto dall'artista portoricano José Feliciano nel 1970 e distribuito nel novembre dello stesso anno. Venne diffuso nelle radio sudamericane durante i giorni che preparavano le festività, ed iniziò subito a scalare le classifiche di molti paesi dell'America latina, cominciando un sccesso che da allora è arrivato ai giorni nostri.

Secondo la Sociedad Americana de Compositores, Autores y Editores, il pezzo occupa il 15º posto tra le canzoni natalizie più popolari al mondo. Nel 2010 è stato inserito nella lista Grammy Hall of Fame, ovvero la selezione delle canzoni più significative e importanti nella storia americana.


 E' diventato insomma un brano quasi tradizionale tanto da essere interpretato anche da innumervoli artisti tra i quali Michael Bublé, i Boney M (Christmas album, 1978), Céline Dion, Chicago, The Cheetah Girls, Al Bano e Romina Power (Weihnachten bei uns zu haus, 1990), David Hasselhoff.

Ancora Demis Roussos (Christmas with Demis Roussos, 1991), Butch Helemano (A reggae Christmas, 1992), Glenn Medeiros (The Glenn Medeiros Christmas Album, 1993), i Tre Tenori (Christmas, 2000), Matteo Brancaleoni, Kevin McHale (Glee), Raffaella Carrà, Tarja Turunen, Il Volo, Laura Pausini (2016). 

Nella registrazione del 1970 Feliciano suona sia una chitarra acustica sia il cuatro, lo strumento tipico di Portorico simile ad una chitarra. Ad oggi è una delle canzoni di Natale più scaricate soprattutto negli Stati Uniti e in Canada. 

La versione originale è rimasta ai primi posti della classifica americana Billboard Hot 100 per oltre vent'anni dopo l'uscita ed attualmente è al decimo posto.

Josè Feliciano, considerato uno dei nomi più importanti del pop latino, con all' attivo cover famose di "Light My Fire", "Suzie Q" e "California Dreamin", e decine di Grammy awards è stato molto popolare in Italia.


Fu nel 71, quando dopo la sua partecipazione trionfale a Sanremo, in cui insieme ai debuttanti Ricchi e Poveri cantò "Che sarà", divenne un beniamino del pubblico. Per inciso la sua interpretazione di quel brano scritto da Jimmy Fontana è diventato un successo mondiale.

Per celebrare l'anniversario il buon Josè, 75 anni non vedente dalla nascita, ha deciso di fare un regalo di Natale a tutti i suoi fan incidendo una nuova versione a cui hanno collaborato Lin-Manuel Miranda, Jason Mraz, Shaggy, Michael Bolton per un totale di circa trenta artisti.

"L'idea di Feliz Navidad - ha spiegato Feliciano su Twitter - era di unire le persone. Quando ho scritto la canzone ho pensato che non importava la lingua in cui si cantava, ma la consapevolezza che il sentimento di Natale è qualcosa che interessa tutti noi". 

Ha ricordato inoltre come il brano sia nato per caso (un classico dei grandi successi), in dieci minuti, durante una conversazione con il produttore musicale Rick Jarrard. 

Mentre si parlava della possibilità di includere nell'album di Natale una canzone originale Feliciano si mise a strimpellare sulla chitarra che lo accompagna da una vita, le note di quella che diventerà un successo planetario, canticchiando le prime parole che gli venivano in mente.

E da allora è stata veramente per lui ma anche per tutti, una feliz Navidad.


lunedì 21 dicembre 2020

Lazio, due pizze al Napoli. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9+ al Ciro d'Italia - Una grande Lazio, finalmente in palla e soprattutto concreta, ha steso un Napoli supponente che credeva, forte della classifica, di fare il risultato a Roma. Ma era una pura illusione, Gattuso e company non avevano fatto i conti con una squadra assetata di punti e soprattutto con un Immobile sempre più leader di questo gruppo, capace non solo di segnare (che gol, è salito in cielo come Rieddle e ha scagliato di testa la palla all'incrocio dei pali), ma anche di difendere, pressare e fornire l'assit decisivo per il kappao agli avversari. L'avevamo detto, lo confermiano, Ciro è nu babà!  

8 a Lupo Alberto - S'è svejato. Come er Marchese del Grillo. E ha snocciolato alcuni numeri del suo repertorio. Come i bei tempi. Il gol premia la sua abnegazione e tigna nel voler superare il momento no. Come Massimo Boldi che è sparito durante la puntata dei Soliti ignoti Vip facendo pensare al peggio ma è ricomparso a sorpresa da Zia Mara il giorno dopo. 

7 a Somarusic - Il Sonnambulo dal volto umano si è superato, incredibile ma vero. E' riuscito oltre a crossare al bacio per il capoccione di Ciruzzo, anche a giocare a livelli accettabili per tutta la partita. Una cosa mai vista, come le labbra a balconcino di Loredana Bertè su cui non a caso paga l'Imu come seconda casa. 

6 e tre quarti a Totò Riina - Ha tirato giù la saracinesca e via. Prima che facessero zona rossa l'Olimpico. Ha chiuso la porta in anticipo insomma lasciando i Ringhio boys all'asciutto. Manco l'asporto j'ha passato.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina -  e corri senza fermarti come Forrest Gump. Cosa che ha fatto. Una corsa infinita che ha scombussolato i piani azzurri senza produrre peraltro cross giocabili. Ma è l'impegno che conta. Guardate Alba Parietti, non ha competenze in niente ma parla su qualsiasi argomento. 

6 e mezzo a chiedimi se sono Felipe - Sicuramente sì. Ha fatto un gran primo tempo, tutto all'attacco e senza perdere un colpo, poi s'è ritirato a vita privata come Pippo Baudo, ma il più era fatto. Genio.

6+ all'incredibile Hudt - Un paio di lisci clamorosi, un paio di interventi decisi, un paio de scarpe nòve e po' girà tutto er mondo (Nino Manfredi, Tanto pe' cantà).

6+ a Innamoradu - Rispetto allo scivolone col Benevento, non uno, ma due passi avanti. Come Martufello, che quando racconta le barzellette ride solo lui perchè le capisce solo lui. Futurista vero.  

6 al Sergente - Tanto funo e un po' d'arrosto. Avete presente Massimo Giletti?

6 a quando ecsalante el sol - aquí en la playa, siento tu cuerpo vibrar cerca de mí, es tu palpitar, es tu cara, es tu pelo, son tus besos, me estremezco, oh, oh, oh, cuando calienta el sol...

6- al Panter One - Immobile come un manichino della Oviesse, granitico come un Moai dell'isola di Pasqua, quando appenderà gli scarpini al chiodo avrà un futuro assicurato come statua nel Museo delle cere di Madame Tussauds di Parigi.   

6 - a sono un pirata non sono un signore - Mezz'ora per svelare il mistero: Nina Murici è un Ufo un calciatore? Secondo Roberto Giacobbo è un oggetto non identificato del terzo tipo buono per entrare gratis al cinema, per Alberto Angela un attaccante all'antica che fa salire la squadra, per De Sica un compagno di merende per il prossimo Natale su Marte, per Lotito una perdita in bilancio de venti cucuzze. Della serie mamma li turchi, costano na cifra e al gran bazar ne trovi a grappoli. Sipario.  

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 20 dicembre 2020

La Lazio riparte. Il posticipo della 13sima giornata all’Olimpico vede il predominio dei biancazzurri, che si aggiudicano l’incontro col Napoli grazie ad un gol per tempo: prima Immobile, poi Luis Alberto ed i capitolini fissano il risultato sul 2-0 dopo una partita con poche sbavature. I partenopei arrivano a Roma senza attacco titolare: la squalifica di Insigne e l’indisponibilità contemporanea di Mertens ed Osimehn obbligano Gattuso ad inserire dall’inizio Petagna con Lozano e Politano al suo fianco, inoltre a centrocampo da rilevare che c’è Bakayoko e non Demme dall’inizio. Inzaghi invece oltre a Leiva, sostituito da Escalante ed Acerbi rilevato da Hoedt, perde all’ultimo minuto anche Correa, quindi c’è Caicedo con Immobile. Grande aspettativa per questa gara da parte della Lazio, che prova a capovolgere il tred negativo delle ultime partite per tornare a marciare, ma anche il Napoli spera in un risultato che gli consentirebbe un aggancio alle prime posizioni. Buona Lazio all’inizio, con Immobile che ci prova al 7’ con una mezza girata che va oltre la traversa e poco dopo centra il bersaglio grosso, siglando con un perentorio stacco di testa un gol bellissimo su passaggio millimetrico di Marusic. Al 18’ si vede il Napoli, prima Fabian Ruiz col sinistro prova ad angolare ma Reina respinge molto bene in corner, sul prosieguo il portiere laziale è ancora reattivo sul tiro di Zielinski, salvando la sua porta. Alla mezz’ora il tiro forte di Caicedo termina di poco a lato; è questa l’ultima occasione del primo tempo, che vede i biancazzurri meritare il vantaggio per il miglior gioco espresso. Nella ripresa gli ospiti cominciano con maggior velocità, Gattuso toglie Koulibaly e Politano per Manolas ed Elmas, ma proprio quando il Napoli stava spingendo di più, al 56’ Mario Rui commette un errore imperdonabile, sbagliando un facile passaggio nella sua trequarti. La Lazio riconquista palla, Immobile immediatamente serve Luis Alberto, che giunto al limite dell’area col sinistro a giro piazza all’angoletto il pallone del raddoppio laziale. Sul 2-0  il Napoli si affloscia e non riesce più ad essere insidioso; solo al 79’ Petagna cerca un sinistro dai 18 metri ma Reina blocca. Nei minuti finali non succede praticamente nulla ed i biancazzurri si aggiudicano così il match. Da Benevento ad oggi è una Lazio letteralmente trasformata, che finalmente vince e convince. Serviva una partita stile Champions e così è stato; una prestazione senza sbavature da parte degli uomini di Inzaghi, che stasera si portano a casa tre punti pesantissimi. Da sottolineare il grande abbraccio di Luis Alberto con Simone Inzaghi in occasione del suo gol, che la dice lunga sul clima che si respira nello spogliatoio. I biancazzurri ora non perdono contatto con le zone alte della classifica ed a quota 21 punti sono a sole tre lunghezze dal quarto posto. Psicologicamente è una vittoria che vale per dieci, come afferma anche Immobile, per quello che era successo nelle gare precedenti e per le critiche che erano piovute sui biancocelesti. Vedremo cosa succederà: il banco di prova di mercoledi contro la capolista Milan è arduo assai.

 

LAZIO   NAPOLI   2-0      9’Immobile 56’ Luis Alberto

LAZIO: Reina, Luis Felipe (84’ Patric), Hoedt, Radu, Lazzari, Escalante (79’ Cataldi), Milinkovic (84’ Akpa Akpro), Luis Alberto, Marusic, Caicedo (67’ Muriqi), Immobile (79’ Pereira). All Inzaghi  

NAPOLI: Ospina, Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly (55’ Manolas), Rui (64’ Ghoulam), Ruiz, Bakayoko (64’ Lobotka), Zielinski, Politano (55’ Elmas), Petagna, Lozano (74’ Malcuit). All. Gattuso

Arbitro Orsato


mercoledì 16 dicembre 2020

Lazio, non è un Ben...evento. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 al Ciro d'Italia- Un film già visto. Un primo tempo esaltato dal meraviglioso gol della Scarpa d'oro (anticipa il difensore e in girata al volo batte Montipò), ma macchiato da tanti, troppi errori nostri sotto porta e dalla solita rete avversaria sul finale. Poi è stata accademia insulsa e senza costrutto, una mano giallorossa in area di rigore non vista e le parate del nostro numero uno che ha salvato, sic, il risutato. La verità è che se pareggi col Benevento non è un ben evento, ma una triste realtà che ridimensiona tutto e tutti. E' l'anonimato sicuro. Come diceva la Sora Assunta, più che daje de tacco daje de punta. E ho detto tutto!

8 a Totò Riina - Meno male che er panza c'è. Tre interventi da paura nel primo tempo (Lapadula, Glik e Caprari) e due paratone al 90° (Di Serio) e al 92° (Improta) che hanno evitato l'ennesima catastrofe. Battiamo le mani ai veri portieri.

6+ al Sergente - Degradato a soldato semplice dopo la batosta col Verona, se non avesse pennellato quel cross per Ciruzzo a sto giro avrebbe rischiato la radiazione dall'esercito. Il colpo di testa oltre la traversa lo rilancia come candidato all'Oscar. Lo scardabagno.

6 a quando escalante el sol - E' partito in quarta è finito in folle. Come Nino Frassica che a 70 anni è arrivato.

6 a sostiene Pereira - di essere un buon giocatore. E lo si è visto appena entrato. Il guaio è che si fa influenzare come un Fabio Fazio qualsiasi. Perchè dopo l'exploit iniziale si è subito adeguato all'andazzo.

6 a chiedimi se sono Felipe - Il lancione con cui ha dato il via all'azione del gol e poi tanta euforica grinta. Troppa. Come Riccardo Rossi che non se regge più.

6 a Patric del Grande Fratello - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Nicola Savino che alle Iene conta come il due di coppe quando regna spade a briscola. 

6- a Innamoradu - Senza infamia e senza lode. A volte senza capirci più di tanto. Come uno qualsiasi dei virologi che imperversano in tv.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - All'inizio si è involato, poi col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino. 

5 e mezzo a Somarusic - Il Sonnambulo dal volto umano colpisce ancora. E' entrato correndo ha proseguito dormendo. Avete presente Gigi Marzullo?

5 e mezzo all'incredibile Hudt - L'uomo che si è fatto dittongo nominato sul campo centrale dominante. Ma non gliel'ha detto nessuno. Meglio come palo della luce. Il nuovo Immobile della squadra. 

5 e mezzo a Lupo Alberto - Il suo l'ha fatto. Mica come il Mago dei poveri che è diventato un ectoplasma. Che si pretende infatti da un grande attore richiamato dall'oltretomba per ravvivare la baracca. Alberto Lupo più di questo non può dare, del resto la sua arte è la parola e qui con questi fenomeni le chiacchiere purtroppo stanno a zero.

5 a Massimo Di Cataldi e al Pantera - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Ale e Franz.

4 e mezzo al Tucu - da Correa l'anno 1900 a Correa a vuoto è un attimo. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Martedi, 15 dicembre 2020

Pari tra Simone e Pippo. Al Ciro Vigorito nell’anticipo della 12 sima giornata succede tutto nel primo tempo; al gol di Immobile i giallorossi rispondono con una rete di Schiattarella, che fissa il risultato finale sull’1-1. E pensare che questo per la Lazio doveva essere il turno del riscatto dopo la sconfitta col Verona; Simone Inzaghi però stasera perde Acerbi ma ritrova Patric in difesa; in mezzo al campo Leiva osserva un turno di riposo e quindi c’è Escalante dal primo minuto. Dal suo canto Pippo Inzaghi, che ancora non può schierare Moncini, preferisce Tuia a Foulon ed Hetemaj a Dabo. Parte forte la Lazio che fa grande possesso palla, spingendo i padroni di casa nella propria area. Le prime due palle gol clamorose però ce l’ha al 6’ il Benevento, quando Lapadula di testa da pochi passi si fa respingere il pallone da Reina, che sugli sviluppi dell’azione  allontana ancora stavolta di piede sul sinistro di Glik. I biancocelesti riprendono a giocare ed al 22’ Luis Alberto con un’incursione in verticale scheggia il palo, ma al 25’ Immobile s’inventa un gol spettacolare: riceve da Milinkovic e fa partire un destro che aggira anche Tuia e s’infila a pallonetto sul palo lontano. Un gesto tecnico bellissimo, che consente ai biancazzurri di sbloccare la partita. Al 35’ Lapadula non inquadra lo specchio in contropiede, poi il tiro di Caprari al 43’ va di poco fuori e nel finale di tempo inaspettatamente il Benevento arriva al pareggio. Da un corner Schiattarella trova un varco, colpisce benissimo e tra una selva di gambe manda il pallone alle spalle dell’incolpevole Reina. Nella ripresa il Benevento tiene di più il gioco e prova a manovrare fino in fondo; la Lazio soffre un po’ ma prova ugualmente a riordinare le idee e spingere per trovare la rete. Al 65’ Luis Alberto calcia un po’ debole e trova Montipò pronto, ma la Lazio è stanca, il Benevento si arrocca in difesa e riparte quando può. All’83’ il nuovo entrato Pereira imbecca benissimo Milinkovic, il cui colpo di testa finisce alto. Ancora Pereira cerca il gol da fuori area ma la palla esce di poco. Al 90’ Di Serio ed Improta si divorano il vantaggio sotto porta poi ancora Improta impegna Reina ed il Benevento a questo punto merita anche qualcosa di più. L’ultimo sussulto nel recupero lo regala Pairetto, espellendo Schiattarella per un brutto fallo e fischiando poi la fine della partita. Una Lazio irriconoscibile delude ancora; dopo la sconfitta di sabato arriva un solo punticino che stasera porta i biancazzurri a quota 18. Di quella squadra che aveva incantato prima dello stop non è rimasto nulla, né il gioco, né la forma nè tantomeno la grinta. La Lazio rischia di gettare alle ortiche la stagione già prima di Natale; Lotito, Tare ed Inzaghi hanno l’obbligo di far subito qualcosa perchè le prossime partite i biancocelesti le giocheranno contro Napoli e Milan.

    

BENEVENTO  LAZIO  1-1    25’Immobile 44’ Schiattarella

BENEVENTO: Montipò, Letizia, Tuia (46’ Foulon), Glik, Barba, Ionita, Schiattarella, Hetemaj (80’ Dabo), Insigne (61’ Improta), Caprari (80’ Di Serio) Lapadula (71’ Falque).All. F. Inzaghi

LAZIO: Reina, Felipe (59’ Patric), Hoedt, Radu (79’ Caicedo), Lazzari, Escalante (79’ Cataldi), Milinkovic, Luis Alberto (79’ Pereira), Marusic, Correa, Immobile. All S. Inzaghi

Arbitro Pairetto

martedì 15 dicembre 2020

Paolo Rossi, l'ultimo gol è per Francesco Nuti

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 

Una storia di amicizia, di una grande amicizia, nata grazie a un pallone e proseguita nel tempo, nella vita di tutti i giorni, fino all'epilogo inaspettato che la fa diventare una vicenda struggente.
 
Tutto ha inizio a Coverciano, sul finire degli anni Sessanta. Al Nucleo Addestramento Giovani Calciatori, per il  provino degli Under 14, fanno capolino due ragazzini che sognano di diventare stelle del calcio. Uno si chiama Paolo, l’altro Francesco con un solo anno di differenza di età. 
 
Pochi anni dopo sarebbero diventati due campioni. Paolo che di cognome fa Rossi nel calcio, Francesco che di cognome fa Nuti, nel cinema. Le loro strade si sarebbero divise ma entrambi sarebbero diventati beniamini del pubblico.

Prima del provino davanti ai tecnici della Federazione e i vari osservatori delle squadre, dormono nella stessa stanza. Fanno due chiacchiere, ridono, si raccontano i loro sogni.

In campo Francesco è centrocampista e Paolo attaccante. Francesco è bravino, si muove con facilità e tocca bene la palla, ma quando vede giocare Paolo capisce che non sarà mai in gamba come lui. E che forse i suoi sogni resteranno tali.


Quando era veramente Pablito

"Sapete chi dormiva accanto a me?", ricorda Nuti nella autobiografia Sono un bravo ragazzo. "Lo vidi giocare e capii subito che le mie chance di fare una luminosa carriera erano ridotte al lumicino. Quel ragazzino che dormiva nella stanzetta e giocava con me era Paolo Rossi, Pablito, il Re dei Mondiali del 1982".

Quell'incontro, era ricordato con affetto anche da Rossi nel suo libro "Quanto dura un attimo". Così infatti scriveva il goleador: "Rossi piace a Nuti. Nuti piace a Rossi. E questo sarà per sempre". E così è stato.

Passano gli anni e i due ogni tanto si ritrovano, s'incontrano e ricordano sorridendo quella loro prima volta così particolare. Tra loro c'è sempre una simpatia reciproca. Entrambi poi raggiungono il successo. Sono due numeri uno. Poi Francesco entra in un triste calvario che tuttora lo rende infelice.
 
Due anni fa Enio Drovandi, comico toscano protagonista di tanti film degli edonisti anni Ottanta, cerca Pablito per un docufilm su Nuti che vuole realizzare. L'ex azzurro accetta subito. Gratis, come tutti gli altri attori chiamati, ovvero i vari Boldi, De Sica, Muccino, Fiorello, Enrico Montesano, Sabrina Ferilli e Pippo Baudo.
 
Paolo Rossi e Drovandi sul set
L’idea del regista è stata di far rigiocare insieme quella partita del loro provino, a 50 anni di distanza, come se fosse una gara del Mondiale. Legare quella partitella tramite il pallone che i due si passano, al match storico contro la nazionale tedesca.
 
Il pallone doveva entrare e uscire dalla ripresa, per unire quelle due immagini. Francesco avrebbe dovuto passare in qualche modo la palla a Paolo, come avevano fatto quel giorno da ragazzini al centro federale, ma come? In un modo incredibilmente geniale e tipicamente cinematografica. 
 
Vengono recuperate le immagini della sforbiciata eseguita dall'attore che chiude il suo film “Tutta colpa del paradiso”. Nuti colpisce la palla con destrezza, questa arriva a Rossi e lui, con la stessa maglia numero 20 di quel Mondiale entrato nella Leggenda segna. Di nuovo alla Germania Ovest.
 
La sorpresa nella bellezza della scena, è data proprio dalla storica maglia del trionfo spagnolo. Pablito l'ha presa in prestito dalla mostra itinerante sulle Maglie degli azzurri che durante le riprese, era a Forte dei Marmi. E' andata a prenderla in prestito e l'ha indossata in campo.
 
Francesco Nuti e la sforbiciata in Tutta colpa del paradiso
Una scena che la dice lunga sulla semplicità dell'uomo Paolo Rossi: "Si presentò al Melani di Pistoia con uno zainetto con dentro quel cimelio ricorda Drovandi -. 'Posso cambiarmi lì?', chiese, indicando un angolo del campo. 
 
"Rimasi a bocca aperta, avevo davanti un campione del mondo, vincitore del Pallone d'oro, che si cambiava davanti a tutti come se stesse per fare una partita di calcetto. Finita la scena rimise tutto nel suo zaino, strinse la mano a tutta la troupe e se ne andò” 
 
Trentasei anni dopo, quella maglia col numero 20 tornava sulle spalle del calciatore che aveva fatto sognare l'Italia, e lui segnava di nuovo. L’ultimo gol della sua vita. Su assist di un vecchio amico, che di nome fa Francesco Nuti.

Il film intitolato "Ti vogliamo bene Francesco Nuti", girato negli ultimi due anni, come tante altre pellicole realizzate in questo periodo è fermo ai box causa Covid. Paolo Rossi che vi aveva partecipato con entusiasmo in segno di amicizia verso quel compagno di sogni lo aspettava con curiosità e affetto. 

Adesso per tutti resterà questo ricordo. E quello di una bella storia iniziata fra due ragazzini che sogavano di conquistare il mondo con il pallone e che è finita con un gol. Il più bello di tutti.

domenica 13 dicembre 2020

Harakiri Lazio. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ al Panter One - La Lazio ha fatto tutto da sola per perdere la partita col Verona. Se l'è sònata e cantata infatti che è una bellezza. Brutta e assente ingiustificata nei suoi uomini cosidetti migliori e impacciata e titubante in quelli mediocri che sono purtroppo la maggiaranza. Un sabato che è sembrato un venerdì 17 tanta è stata la sfiga che ha propiziato la vittoria dei gialloblu e che ha procurato l'ennesima sconfitta per i biancocelesti. Un harakiri come da tempo non si vedeva all'Olimpico e che contempla nel suo suicidio tecnico tattico anche l'inspiegabile sostituzione di quello che la pagnotta comunque se l'era guadagnata. Il puntero ecuadoriano infatti ha colpito ancora ma la sua tenacia nel pareggiare i conti non è stata considerata. S'è voluto perdere. Punto.

6- al Ciro d'Italia - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Nino Frassica, che tra tante frescacce che dice ogni tanto ne azzecca qualcuna che fa ridere.

5 e mezzo a dillo a Parolo tuo -  Ha dato tutto. Come Pippo Baudo, che non a caso non si vede più.

5 a Lucas 2.0 - A forza di perculare Biglia quando scrivevamo di lui, l'abbiamo condizionato nel rendimento. Se stà bigliazzando insomma. Irriconoscibile, nè più nè meno di Gigi D'Alessio che con gli occhiali sembra Gino Paoli. 

5 al Sergente - Come salgono le sue quotazioni, sparisce. Ma niente niente je volesse fa pijà un colpo a Lotito? Da na piotta che valeva, dopo sto scempio sta sui venti euri e na settimana pagata a Rocca Cannuccia, un crollo verticale. Rischia pure di essere degradato a soldato semplice. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: tornate in voi, lasciate stare le cattive compagnie altrimeti dall'esercito finirete alla legione straniera. E li so caxxi amari.

5 - a Ke Prò - Già a che prò gioca se non conclude niente da un po' di tempo?

5 - all'incredibie Hudt - L'inutilità dell'uomo che si è fatto dittongo. Nè più nè meno di Roberto Giacobbo l'uomo che voleva farsi Piero Angela ma è arrivato a mala pena a Martufello. 

5 - a Totò Riina -"E' colpa de Strakosha". Pardon, dalla regia fanno sapere che non giocava. Ma neanche lui.

5- a Somarusic - Il Sonnambulo si è superato. E' entrato in campo in trance, come Maria Teresa Ruta al Grande Fratello Vip, poi si lasciato andare definitivamente addormentandosi de brutto, come neanche il Giucas Casella dei tempi d'oro sarebbe riuscito con l'ipnosi. Battiamo le mani ai veri morti de sonno.

5- a Correa l'anno 1900 - ma siamo arrivati al 2020 e non se n'è accorto. Come Gigi Marzullo che è rimasto alla televisione di "Non è mai troppo tardi" del maestro Manzi, per gli adulti analfabeti.

4 e mezzo a quando Escalante el sol - Speciale "Chi l'ha visto" mercoledì prossimo per indagare sulla sua scomparsa da Formello. Testimonianze dal compagno di merende Nina Murici con cui per ultimo ha giocato a nascondino e del pescairolo dove ha comprato il baccalà il pesce lesso che meglio lo rappresenta. Seguirà Porta a porta con il plastico della sua figurina Panini per capire come era fatto.

4 e mezzo a Sostiene Pereira e Abate Farias - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Ficarra e Picone.

4 a Lazzari alzati e cammina e Innamoradu - Ciccio e Franco, Ric e Gian, Boldi e De Sica, Greggio e Iachetti, Pablo e Pedro. Con l'avvicinarsi delle festività natalizie, torna a grande richiesta Oggi le comiche, la trasmissione dal divertimento assicurato. Direttamente dall'Olimpico risate a crepapelle con il meglio che c'è su piazza. Lui è peggio di me, Dio li fa poi li accoppia, due contro tutti, mamma ho perso l'aereo, una pallottola spuntata, l'esorciccio, ultimo tango a Zagarol. Un trionfo. Per gli altri. Sipario. 

 


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Sabato, 12 dicembre 2020

La Lazio si suicida contro il Verona. All’Olimpico nell’anticipo dell’11sima di campionato apre le marcature nel primo tempo uno sfortunato autogol di Lazzari, Caicedo nella ripresa riesce momentaneamente a pareggiare, ma un passaggio sbagliato di Radu consente a Tameze di siglare il definitivo 1-2 che fa guadagnare all’Hellas un’importante vittoria. Dopo lo storico passaggio di turno agli ottavi di Champions questa partita per i biancazzurri può diventare una splendida trappola, anche per la grande qualità degli scaligeri. Juric perde per squalifica Ceccherini, inoltre ha indisponibili Benassi, Cetin e Kalinic; quindi c’è Lovato in difesa, Dimarco è preferito a Lazovic, infine c’è Salcedo e non Di Carmine davanti. Inzaghi senza Luis Alberto ha pure Patric infortunato, c’è Parolo dall’inizio sul centro destra, poi gioca Akpa Akpro e Caicedo stasera fa compagnia ad Immobile. Le squadre osservano un minuto di raccoglimento nel ricordo di Paolo Rossi e poi inizia la gara che da subito appare vivace e con una certa supremazia laziale a centrocampo. Al 13’ Immobile si divora il vantaggio dopo una grande ingenuità di Barak, che consegna il pallone ad Akpa; la palla del centravanti laziale si perde sul fondo da ottima posizione. In contropiede la Lazio si fa trovare impreparata al 19’ e per sua fortuna Salcedo sbaglia la battuta e spedisce altissimo. Alla mezz’ora Inzaghi non rischia Acerbi per un risentimento alla coscia destra e lo sostituisce con Hoedt. La Lazio non trova sbocchi e sbatte contro la difesa gialloblu, il Verona tiene il campo e prova a ripartire. Proprio da un contropiede arriva il gol che sblocca la gara: una sortita offensiva di Faraoni trova dall’altro lato Dimarco, che calcia subito e trova lo scarpino di Lazzari, tra i migliori dei suoi, che fa carambolare il pallone dentro la sua porta. Col Verona in vantaggio un attimo dopo Zaccagni potrebbe addirittura raddoppiare ma stavolta Reina respinge di piede e salva la porta. Dopo il riposo il Verona riparte bene ma al 55’ la Lazio trova il pari. Caicedo girato di spalle stoppa di destro, tira di sinistro e riesce a mettere il pallone dall’altro lato: un capolavoro di astuzia e balistica che riporta la partita sull’1-1. Al 64’ un tacco di Tameze elude Radu ma non Reina, che agguanta il pallone. Ora è il turno di Escalante e Correa, escono Leiva e Caicedo, ma è anche il momento dell’errore imperdonabile di Radu. Il difensore si fa soffiare ingenuamente la palla da Salcedo; il  tocco è per Tameze che elude Reina e mette in rete l’1-2 dell’Hellas. Entrano Pereira e Fares, ma intanto passano i minuti e la Lazio è sempre più nervosa ed assente; i biancazzurri fanno fatica a fare gioco perché il Verona pressa su tutte le palle ed impedisce ogni trama. All’86’ Silvestri nega il gol a Milinkovic, che aveva colpito bene di testa su calcio d’angolo, l’ultimo sussulto al 96’ lo fa vivere il nuovo entrato Pereira, su cui Silvestri sbilanciato riesca ugualmente a parare il pallone con la punta del piede, di fatto firmando il successo per i suoi. Lazio disordinata, imprecisa stanca e senza idee. Delusione assoluta e seconda sconfitta interna consecutiva per i biancazzurri, che a questo punto con 17 punti all’attivo vengono risucchiati al centro della classifica. Lasciamo da parte la Champions: la realtà è che la squadra di Inzaghi è molto attardata in campionato e sta prendendo anche un sacco di gol; se questo è il trend allora anche solo pensare alla partita contro il Benevento martedi prossimo sarà angosciante.

 

    

LAZIO  VERONA 1-2    45’ Lazzari (aut)   56’ Caicedo  68’ Tameze

LAZIO: Reina, Parolo, Acerbi (28’ Hoedt), Radu, Lazzari (81’ Fares), Leiva (65’ Escalante), Milinkovic, Akpa Akpro (81’ Pereira), Marusic, Caicedo (65’ Correa), Immobile. All Inzaghi

VERONA:  Silvestri, Lovato (, Dawidowicz, Magnani, Faraoni, Tameze (69’ Favilli), Veloso, Dimarco. Barak. Salcedo (76’ Colley), Zaccagni (87’ Lazovic). All.Juric

http://ctrl-c.cc/?7KciGJujQk2kWJ5Mdlyj4muGImQLFlsL3k8HulnI9GiILh0hlLjKpGgMnMLJKjkJCmtGgJ0G4L5I0MMG5KFkwjFLBiaH7h8jsIKI2HhIJMIghmXjxjJkz6IEf918HxU381Arbitro Abisso

 



giovedì 10 dicembre 2020

Paolo Rossi, quei gol con la musica

 di FRANCESCO TRONCARELLI


All'elenco dei personaggi che ci hanno fatto sognare che se ne vanno in questo maledetto 2020, si aggiunge un altra scomparsa eccellente quella di Paolo Rossi, calciatore dal viso gentile e col fiuto del gol simbolo di un Paese vincente e felice. 

Le sue reti lanciavano gli Azzurri verso la conquista del Mondiale e "segnavano" anche la rivincita di un ragazzo reduce da una squalifica che si caricava sulle spalle un’intera nazione, l'Italia così, come accade in questi casi, si ritrovò unita. 

Furono momenti indimenticabili , furono sensazioni incredibili, furono emozioni irripetibili. Il Bel paese usciva definitivamente dagli Anni di piombo per vivere una stagione di transizione e migliore, che qualcuno definì ironicamente dell'"Edonismo reaganiano".

E mentre tutti rimpiangono Pablito esaltando la sua bravura sotto rete e il suo talento calcistico, ci piace ricordare di lui un aspetto meno appariscente ma forse più reale, quello cioè di un ragazzo che amava la musica come un signor Rossi qualsiasi e che alla prima occasione incise un disco, sogno di tutti gli italiani con le sette note nel cuore.

con Venditti sul palco

Nel 1980, quando era fermo per la squalifica legata al Calcioscommesse, incise il brano "Domenica alle tre" che fu scelto come sigla dal programma Domenica In condotto da Pippo Baudo. 

Una canzone semplice e fizzante, proprio come era lui, un pezzo senza pretese se non quello di diffondere allegria, un disco che tratta il rapporto tra i calciatori e le proprie compagne con un pizzico di ironia scritto non a caso dagli umoristi  Dino Verde e Bruno Broccoli su musiche di Stelvio Cipriani. .

Riascoltare la sua voce con qella leggera cadenza toscana, ce lo fa immaginare come era nella vita di tutti i giorni, una persona alla mano che col sorriso annullava la distanza e conquistava tutti. Pablito improbabile ma divertente cantante, amava Mina e Battisti, la disco music e i cantautori.  

Nel 2007 non a caso insieme ai ciclisti Filippo Pozzato e Matteo Tosatto, al procuratore sportivo Claudio Pasqualin e a Don Backy incise l’album solidale "Voci dal Cuore". Un'iniziativa a favore del Progetto Conca d’oro onlus di Bassano e all’Associazione bambini cardiopatici del mondo.

Paolo Rossi con Apo Ambrosi, Don Backy e Pasqualin

Il calciatore che fece piangere il Brasile cantò l’indimenticabile e struggente "La Leva Calcistica della Classe ’68" di Francesco De Gregori insieme a Roberto Apo Ambrosi e il classico sudamenricano "Guantanamera". 

Paolo Rossi ha cantato poi col Ridge di Beautiful "Un'avventura" di Battisti in un video che diventò virale, e per citarne solo una delle tante partecipazioni indimenticabili, anche con De Gregori insieme a Marco Tardelli quando cantarono "La storia siamo noi" ad Abu Dabi in una convention fra diplomatici.

Il nome di Paolo Rossi entrato nell'immaginario collettivo per i suoi meriti calcistici, è stato inevitabilmente inserito nellle canzoni. Nel brano "L'Italiano" che Stefano Rosso portò a Sanremo infatti si parla di lui insieme a Bruno Giordano: "Ma la domenica problemi grossi, segna Giordano segna Paolo Rossi...".

Antonello Venditti dal canto suo in "Giulio Cesare" racconta di calcio e mondiali (“Era l’anno dei mondiali quelli dell’86, Paolo Rossi era un ragazzo come noi”), non riferendosi però all’eroe del Mundial spagnolo, ma al signor Rossi di Prato.

Uno che aveva sì vinto tutto come calciatore, ma che amava la musica come una persona qualsiasi e che per questo la cantava alla buona ma con tanta spensieratezza. Come ognuno di noi la domenica alle tre davanti al televisore.

           Quando pensi a me

Io pure penso a te

C’è tra me e te un magico relais

Quindi dico io, dolcissimo amor mio

Non pensare a me domenica alle tre

Altrimenti sai in campo sono guai

Vedo intorno a me solo e sempre te

Gli avversari miei han tutti gli occhi tuoi

Vedo in testa a loro i tuoi capelli d’oro

Scatto via deciso ma incontro il tuo sorriso

E abbraccio un giocatore in area di rigore

Così che se ho sparata la meglio cannonata

Sai l’arbitro che fa? Mi annulla il gol

E tutto ciò perché c’è fra te e me un magico relais

Quindi per favore bambina del mio cuore

Non pensare a me domenica alle tre

Pensi sempre a me e io penso sempre a te

Questa assiduità fa sempre bene ma

Ma non pensare a me domenica alle tre

Domenica alle tre non pensare a me

Pensi sempre a me e io penso sempre a te

Questa assiduità va sempre bene ma

Ma non pensare a me domenica alle tre

Domenica alle tre non pensare a me

domenica 6 dicembre 2020

Addio Pamela Tiffin, indimenticabile "Marisa"

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 

                        e un giorno droverò

                        un bo' d'amore anghe per me

                        per me che sono nullidà

                       nell'immenzidà…

E' uno stillicidio. Non passa giorno che un personaggio conosciuto se ne vada lasciandoci più soli, che un artista di fama internazionale muoia all'improvviso provocando smarrimento e dispiacere, che un nome conosciuto ma dimenticato nel cassetto dei ricordi personali, torni d'attualità per la sua scomparsa, riportando così alla mente momenti felici trascorsi in sua compagnia.

E' il caso di Pamela Tiffin, bella e brava attrice americana che da noi aveva trovato fortuna e tanta popolarità per alcune sue interpretazioni in film di grande successo al botteghino. Un titolo su tutti, "Straziami ma di baci saziami" per la regia di Dino Risi e con protagonisti del calibro di Nino Manfredi ed Ugo Tognazzi e appunto la bionda Pamela.  

Nata ad Oklahoma City il 13 ottobre 1942 come Pamela Tiffin Wonso, iniziò la carriera come modella conquistando anche la copertina di «Vogue», per poi approdare quasi casualmente al mondo del cinema. Il film di esordio fu «Estate e fumo» (1961) di Peter Glenville, affiancando Geraldine Page e Laurence Harvey e ottenendo una candidatura al Golden Globe come migliore attrice debuttante. 

Sempre nel 1961 venne scelta dal grande regista Billy Wilder per prendere parte alla commedia satirica «Uno, due, tre!», conquistando due candidature al Golden Globe come migliore attrice non protagonista e come migliore attrice debuttante che la fecero diventare un nome nell'ambiente.

Pur continuando a fare la modella recitò in altre pellicole di genere brillante come «Alla fiera per un marito» (1962) di José Ferrer, «Appuntamento fra le nuvole» (1963) di Henry Levin e «Mentre Adamo dorme» (1964) di Jean Negulesco. 

La sua carriera proseguì poi con film più impegnativi che ebbero un successo internazionale come «Detective’s Story» (1966) di Jack Smight, accanto a un Paul Newman in grande forma, e al fianco di Burt Lancaster e Lee Remick nel western parodistico «La carovana dell’Alleluia» (1965) di John Sturges.

Anche a causa della crisi coniugale con il marito Clay Felker editore del New York Magazine, a metà degli anni ‘60 l’attrice si trasferì in Italia, stabilendosi a Roma, città che l'affascinò per le sue bellezze e la sua gente. Non a caso si stabilì a Trastevere e ovviamente trovò subito estimatori a Cinecittà.

Apprezzata per la freschezza, la sensualità e anche una certa dose di ironica ingenuità, nel Bel paese la Tiffin partecipò a pellicole fortunate come «Delitto quasi perfetto» (1966) di Mario Camerini accanto a Philippe Leroy, «L’arcangelo» (1969) di Giorgio Capitani, insieme a Vittorio Gassman, e «Il vichingo venuto dal sud» (1971) di Steno, accanto al divo del momento Lando Buzzanca.


Ma l'interpretazione più nota e riuscita in questi anni e che la consegnerà alla storia del nostro Cinema, è sicuramente quella dell'operaia marchigiana Marisa Di Giovanni nel film "Straziami ma di baci saziami", tragicomica parodia delle canzonette e dei fotoromanzi di gran moda negli anni Sessanta.

Un film scritto bene da Age e Scarpelli e diretto con maestria da Dino Risi, con le musiche di Armando Trovaioli frizzanti e in tema con la storia tormentata ma divertente fra i due innamorati e il sarto sordomuto Tognazzi che spariglia la loro vicenda, tra cui la canzone "Io ti sento" intepretata da Marisa Sannia

Una pellicola diventata di culto per il particolare modo di esprimersi dei protagonisti, un dialetto e una cadenza rustica e soprattutto per il susseguirsi di battute fra loro, ovvero il barbiere di Alatri Marino Balastrini-Nino Manfredi e l'operaia Marisa-Pamela, come queste:

"Balestrini Marino, sei qui per me! Cuore mio come batti! forte"
"Rigulizia?" "No grazie, nirisce i denti".
"Troppo sicuro di te, Casanuova!"
Quando Manfredi le canta "L'immensità": "Musicabilmente me piace, ma le parole mica tanto"
"E io gridavo Marino, Marino, voglio Marino!", "Spiacente signora er Marino è finito, c'avemo solo er Frascati".
"Avrai il mio corpo ma non la mia anima".
"sei tu Scortichini Guido?"
 "Tembo ar tembo"
"che se tu sei er Gigante de Rodi io non zo er nanetto de Bianganeve, in gambana eh"
Quando si incontrano nella neve: "Non mi dice come mai lei qui?", "Io qui?", "No, io. Non me lo dice?", "No"
"Non se ricorda de me, ce semo già incontrati", "E dove, in Ancona? San Benedetto del Tronto, L'Aquila, Pescasseroli?", "Quanto viaggia!" "Come se dice? Viaggiare è capire". 

Ci furono poi altri film tra cui quello con Marcello Mastroianni diretto da Luciano Salce intitolato "Oggi, domani, dopodomani", quello con Franco Nero e Anthony Quinn "Los Amigos" e persino la copertina di Playboy a testimonianza della sua enorme popolarità nel nostro paese dove trovò nel filosofo Edmondo Danon l'amore della sua vita.  

Tornata negli States e ritiratasi a vita privata per dedicarsi alle figlie Echo Angelica nata nel 1976, che in parte ha seguito le orme della madre, e Aurora nata nel 1981, ha partecipato sporadicamente a serie televisive e show. Nel 2003 era apparsa nel ruolo di se stessa, insieme alla figlia Echo Angelica, nel documentario "Not Guilty" di Abel Ferrara. 

L'edizione straordinaria di The Sun U.S.

Ricoverata da qualche giorno all'ospedale della città dellla Grande Mela, si è spenta per cause naturali a 78 anni e subito la notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa irrompendo sui social dagli internauti americani che ricordavano i suoi promettenti inizi ad Hollywood.

Da noi poche righe e qualche trafiletto sui giornali e nessuna ripresa nei tg televisivi. Ennesima dimostrazione di scarsa conoscenza dello spettacolo italiano e dei suoi personaggi. Il pubblico però non l'ha dimenticata perchè la sua Marisa bella, ingenua e burina aveva bucato lo schermo e divertito tutti.

Ci aveva straziato e saziato di sorrisi senza risparmiarsi in quel film in tecnicolor che raccontava di un Italia provinciale e alla buona che mangiava pane e cicoria, si cercava col telefono a gettone e viveva di sogni con le cartoline tra Canzonissime e dischi per l'estate. 

Una Italia che non c'è più e se ne è andata via con lei. Ciao Pamela...  

 


sabato 5 dicembre 2020

Lazio, lo Spezia in due. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

 

9 al Sergente - Una Lazio cinica più che ha mai, ha battuto lo Spezia in due. Con i suoi due giocatori più in palla insomma. Tutto il resto è stato imbarazzante. I liguri infatti hanno giocato la partita, noi ci siamo limitati a vincerla, che certo non è poca cosa di questi tempi, ma la dice lunga sull'atteggiamento di una squadra che dovrebbe far faville e invece passeggia per il campo. Ma tant è, tre punti e via. Copertina d'obbligo al centrocampista serbo, assistman e al tempo stesso cecchino implacabile su calcio di punizione. La sua rete è stata una poesia celestiale che ha illuminato i cuori biancocelesti davanti il televisore e dato soprattutto un senso a un match alrimenti da dimenticare. 

8 e mezzo al Ciro d'Italia - Segna solo su rigore, sì come no. Con quel piattone di destro passato fra le gambe del portiere avversario, ha messo a tacere i criticoni da bar e gli haters da social. Sono 135 palloni che butta dentro con l'Aquila sul petto somari, zitti e a cuccia. 

6 e mezzo a Totò Riina - Sarà che c'ha il carsima (come tutti dicono senza sapere che vuol dire), sarà che c'ha na certae tutti lo rispettno, sarà che c'ha la panza in fuorigioco (omo de panza omo de sostanza), sarà quel che sarà come cantavano i Ricchi e Poveri in tempi non sospetti a Sanremo, fatto è che quando c'è lui si vince. Se poi si aggiunge il classico "è colpa de Strakosha" il cerchio si chiude. Come la porta.

6+ a Innamoradu - E' il più anziano del gruppo in biancoceleste. Di battaglie come queste ne ha giocate a iosa e questa volta c'ha messo pure lo zampino per vincerla. E' successo quando, ultimo difensore, in prossimità della linea di porta ha catturato la palla che stava per rotolare dentro e l'ha buttata fuori. Battiamo le mani ai veri salvatori della patria.

6 al Panter One - Senza infamia e senza lode. Nè più nè meno di un Riccardo Rossi qualsiasi.

6- a Ke Pro - Senza lode e senza infamia.  Nè più nè meno di Gigi Marzullo.

5 e mezzo a Lucas 2.0 (Ma Biglia che fine ha fatto?) - Con la scusa che non lo Leiva più nessuno ha tirato i remi in barca. La prossima li tiri in faccia agli attaccanti avversari almeno li ferma.

5 a chiedimi se sono Felipe - Praticanente un altro. Come Vincenzo Mollica senza occhiali che sembra la sora Lella.

5 a Somarusic - Il sonnamblo dal volto umano ha fatto la fine del sosia del Marchese del Grillo. Dopo un paio d'affondi e qualche recupero ha capito che non era lui ed è ripiombato in letargo.

5 a Lazzari alzati e cammina - Ha fatto la fine di Fiorello. E' sparito.

5- ad Antonio Elia Acerbis - Nzola gli ha fatto fare la figura del dilettante, se lo è girato e rigirato come un birillo in occasione del gol. Bastoni invece se l'è pappato in un sol boccone in occasione del palo che ha centrato. Insomma un disastro. Avete presente Loredana Bertè a The Voice Senior?  

5- a Lupo Alberto - Continua la performance alla bell'e meglio del suo omonimo al contrario Alberto Lupo. Grande attore che fu, cerca di darsi da fare, ma cammina in mezzo al campo invece di correre. L'età del resto c'è, l'oltretomba pure, mica può competere col Mago. Se ci fosse stato lui invece lo sai che musica...attenzione, dalla regia ci dicono che c'era proprio lui. Come non detto.  

5- -  a quando Escalante el sol - Speciale chi l'ha visto? mercoledì prossimo interamente dedicato al calciatore argentino. SeEguirà Porta  Porta col plastico della sua ultima apparizione. 

5- - a sostiene Pereira - Confermato a furor di popolo dopo Dortmund, ha dato il meglio di sè, ovvero nada de nada. Sarà infatti ingaggiato da Quentin Tarantino per un remake di uno dei più famosi film con Terence Hill, titolo ovviamente modificato per la bisogna: "Lo chiamavano Nullità". Ma il nostro eroe ha sette vite come i gatti e quando sembrava definitivamente cottto senza aver perso una goccia di sudore che è una, si è svegliato e si è lanciato in un affondo al 93° con rete fuori ormai dai giochi. Non a caso è stata giustamente annullata perchè era in anticipo sulla partita di martedì. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Sabato, 5 dicembre 2020

Lazio cinica e redditizia. Al “Manuzzi” di Cesena nell’anticipo della decima giornata i biancocelesti battono lo Spezia: Immobile e Milinkovic garantiscono di chiudere il primo tempo col doppio vantaggio, la rete di Nzola dimezza il passivo per i liguri, che però chiudono ugualmente sconfitti per 2-1. Simone Inzaghi oggi decide di dare ancora fiducia a Reina tra i pali; per Fares c’è la panca e stavolta è Pereira a  fare da spalla ad Immobile. Italiano invece deve fare a meno di molti giocatori; non ci sono Zoet, Dall’Orco, Galabinov, Mattiello ed Agoume; rientra il solo Bartolomei, ma il mister ligure gli preferisce Estevez. Ed inizia alla grande lo Spezia proprio con il palo di Estevez al 3’, ma nella circostanza è Reina a fare una prodezza, deviando quel tanto che basta per evitare la rete. I padroni di casa sono molto aggressivi, mettono in difficoltà la Lazio che soffre un po’ la pressione avversaria; inaspettatamente però al primo affondo i biancazzurri vanno in vantaggio. E’ tutto merito del solito Immobile, che in ripartenza si smarca benissimo fuori linea, alza la testa e davanti al portiere lo batte con un rasoterra che passa sotto alle sue gambe. La risposta bianconera è sui piedi prima di Gyasi, che al 19’ prova a chiudere sul primo palo ma fallisce il bersaglio di pochissimo e poi di Bastoni, che colpisce il secondo legno per lo Spezia. Al 33’ Terzi è graziato da Chiffi, che lo ammonisce dopo un fallo da ultimo uomo su Immobile lanciato a rete da Lazzari. Va a battere la punizione dal limite Milinkovic, che è infallibile col suo destro, piazzando il pallone dove  Provedel non può arrivare per il raddoppio laziale. La punizione di Ricci al 39’ è preda di Reina, poi Gyasi non riesce a deviare sotto porta al 43’ e il primo tempo termina con lo Spezia sotto di due gol. Nella ripresa esce Bastoni per Marchizza; lo Spezia perde velocità ma ha una buona opportunità al 50’, dopo un’azione confusa, col tiro dal fondo di  Farias, su cui Radu respinge sulla linea non senza qualche patema. Inzaghi pensa al Brugge e fa rifiatare Immobile e Luis Alberto; al loro posto Caicedo e Akpa Akpro al 59’. Al 64’ Nzola in contropiede dalla destra va a tu per tu con Acerbi, lo elude con una finta e fa partire un bel sinistro a girare che dimezza il passivo. Per la Lazio è un calo di concentrazione ingiustificabile, che rimette in gioco gli avversari e costringe i biancocelesti a giocare l’ultima mezz’ora di partita con affanno. Escono anche Leiva e Milinkovic e così si sconvolge completamente il centrocampo laziale con l’ingresso di Parolo ed Escalante. Nzola al 79’ non riesce ad addomesticare un pallone in area e si perde l’azione, la Lazio nel finale di partita si rintana troppo nella sua metà campo, all’86’ i nuovi entrati Agudelo e Deiola hanno due buone occasioni. Entrano Mastinu e Piccoli per Estevez e Nzola, nel finale Pereira sigla la terza rete in fuori gioco e con quest’ultimo sussulto si chiude la gara. Una partita giocata decisamente sotto tono dai biancazzurri, che riescono ugualmente a conquistare i tre punti ed ora raggiungono quota 17 in classifica. Per la Lazio serviva una risposta forte in campionato dopo la sconfitta interna con l’Udinese e la risposta è arrivata con una vittoria, sofferta ma raggiunta con una prestazione di grinta e di carattere. La differenza di categoria comunque si è fatta sentire: una Lazio che nel primo tempo sembrava quasi in balia degli avversari, fa sua la partita grazie a due prodezze dei suoi migliori giocatori. Gli uomini di Inzaghi hanno usato le loro armi migliori, ottimizzando al meglio le forze e soprattutto risparmiandole in vista dell’ultima partita di Champions, che martedì potrebbe garantire alla Lazio l’accesso agli ottavi.

 

 

  

SPEZIA  LAZIO  1-2     15’ Immobile  33’ Milinkovic 64’ Nzola

SPEZIA: Provedel, Ferrer, Terzi, Chabot, Bastoni (46’ Marchizza), Estevez (90’ Mastinu), Ricci, Maggiore (65’ Deiola), Gyasi, Nzola (90’ Piccoli), Farias (65’ Agudelo). All. Italiano

LAZIO: Reina, Felipe (88’ Hoedt), Acerbi, Radu, Lazzari, Leiva (74’ Escalante), Milinkovic (74’ Parolo), Luis Alberto (59’ Akpa Akpro), Marusic, Pereira, Immobile (59’ Caicedo). All Inzaghi 

Arbitro Chiffi