di FRANCESCO TRONCARELLI
I sogni muoiono all'alba, scriveva Montanelli e quelli di Rino Gaetano finirono troppo presto, all'alba del 2 giugno 1981 ponendo termine improvvisamente, alla vicenda umana e professionale di un grande artista.
Un personaggio nel vero senso della parola, un uomo intelligente, anticonformista, caustico e all'occorenza sferzante, fuori dagli schemi, lontano dai giri che contano e libero da condizionamenti politici e pseudo intellettuali.
Un cantautore in anticipo sui tempi, che era avanti, con brani che 40 anni dopo la sua scomparsa, sono ancora attuali, pezzi con testi mai banali ma venati di un'ironia sagace e tagliente.
Rino era un piccolo genio della comunicazione quando nessuno sapeva cosa fosse. Un artista che per la sua modernità e contemporaneità, ha lasciato davanti e non dietro di sè, una scia imponente.
Ancora adesso le canzoni di Salvatore Antonio Gaetano (il suo vero nome con cui fu registrato all'angrafe di Crotone) risuonano nelle orecchie degli italiani, anche tra i più giovani che non lo hanno mai conosciuto in attività.
Proprio durante i duri mesi del primo lockdown, diversi artisti italiani hanno fatto di "Ma il cielo è sempre più blu", un inno contro la pandemia e la paura.
I versi delle sue canzoni e quella in particolare, hanno infatti il pregio di riempire gli animi di speranza e ottimismo, attraverso parole che a un primo ascolto sembrerebbero senza senso.
Il cielo è sempre più blu, il disco |
Le difficoltà che incontrò all'inizio della carriera, sono tutte riconducibili alla sua personalità eccentrica e anticonformista e al modo in cui sapeva raccontare l'Italia.
Il primo 45, 'I Love you Marianna' lo incise con lo pseudonimo salgariano di Kammamuri, mentre per il suo primo album "Ingresso libero", dovette attendere due anni, con esiti però più che modesti per le venite e disinteresse degli addetti.
Tutto cambiò nel 1975, proprio con "Ma il cielo è sempre più blu", e quello stile a filastrocca che lo rese popolare. Poi arrivò l' album, 'Mio fratello è figlio unico', grazie al quale, soprattutto sotto la spinta del pezzo 'Berta filava', cominciò a farsi conoscere ed apprezzare da chi era al dentro della musica.
Alla sua discografia si aggiunsero 'Aida' e 'Nuntereggaepiù' il cui successo gli aprì le porte del festival di Sanremo dove nel 1978 cantò 'Gianna'. Con quel brano arrivò terzo nella classifica finale e fu scoperto da milioni di spettatori che rimasero folgorati da un'esibizione memorabile.
a Sanremo con Gianna |
Indimenticabile Rino |
La morte lo colse alla guida della sua Volvo mentre stava tornando a casa sulla Nomentana, una scomparsa che incredibilmente aveva in un certo senso predetto nella canzone "La ballata di Renzo" scritta dieci anni prima, in cui si narra la storia di un ragazzo che muore in circostanze simili alle sue.
Del suo rapporto d'amore-odio con vizi e virtù del Bel Paese, di cui è stato profetico analista con tono scanzonato, Gaetano aveva fatto la cifra stilistica. ''In fondo è bello però, è il mio Paese e io ci sto'', cantava nel 1980.
In occasione dell'anniversario della sua scomparsa, una serie di iniziative sono state ideate per celebrare la sua arte.
Sony Music lo ricorda con "Istantanee e tabù" un cofanetto realizzato in collaborazione con Anna ed Alessandro Gaetano, con le canzoni più rappresentative estratte dai sei album in studio pubblicati dall'artista, ma anche dal Q-Disc con Riccardo Cocciante e Perigeo.
Il francobollo |
Bello poi l'omaggio delle Poste che hanno dedicato a Rino un francobollo (Tiziana Trinca la brava bozzettista che l'ha disegnato) per la serie 'le Eccellenze italiane dello spettacolo". Il suo volto, con l'iconico cilindro, è delimitato dal particolare di un disco in vinile.
Sono passati 40 anni da quel tragico incidente che fermò per sempre il suo cuore ma non la sua musica che continua ad emozionare, divertire e far riflettere.
Tante cose sono cambiate in questo lasso di tempo, ma il messaggio di Rino è sempre attuale e soprattutto appassionante e coinvolgente. E continuerà ancora ad esserlo. Per sempre.
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