mercoledì 2 giugno 2021

40 anni senza Rino

 di FRANCESCO TRONCARELLI

I sogni muoiono all'alba, scriveva Montanelli e quelli di Rino Gaetano finirono troppo presto, all'alba del 2 giugno 1981 ponendo termine improvvisamente, alla vicenda umana e professionale di un grande artista.

Un personaggio nel vero senso della parola, un uomo intelligente, anticonformista, caustico e all'occorenza sferzante, fuori dagli schemi, lontano dai giri che contano e libero da condizionamenti politici e pseudo intellettuali.

Un cantautore in anticipo sui tempi, che era avanti, con brani che 40 anni dopo la sua scomparsa, sono ancora attuali, pezzi con testi mai banali ma venati di un'ironia sagace e tagliente.

Rino era un piccolo genio della comunicazione quando nessuno sapeva cosa fosse. Un artista che per la sua modernità e contemporaneità, ha lasciato davanti e non dietro di sè, una scia imponente. 

Ancora adesso le canzoni di Salvatore Antonio Gaetano (il suo vero nome con cui fu registrato all'angrafe di Crotone) risuonano nelle orecchie degli italiani, anche tra i più giovani che non lo hanno mai conosciuto in attività. 

Proprio durante i duri mesi del primo lockdown, diversi artisti italiani hanno fatto di "Ma il cielo è sempre più blu", un inno contro la pandemia e la paura. 

I versi delle sue canzoni e quella in particolare, hanno infatti il pregio di riempire gli animi di speranza e ottimismo, attraverso parole che a un primo ascolto sembrerebbero senza senso.

Il cielo è sempre più blu, il disco
Paradossalmente Rino, è stato un artista che ha riscontrato i maggiori consensi di critica e di pubblico, dopo, e non durante la vita, fatti salvi naturalmente i successi collezionati con alcuni dei suoi dischi più famosi.

Nelle sue canzoni raccontava l’Italia di ieri e di oggi, con uno sguardo sempre attento e commosso verso gli emarginati, gli ultimi, quelli che non riescono ad arrivare a fine mese.

Le difficoltà che incontrò all'inizio della carriera, sono tutte riconducibili alla sua personalità eccentrica e anticonformista e al modo in cui sapeva raccontare l'Italia. 

Il primo 45, 'I Love you Marianna' lo incise con lo pseudonimo salgariano di Kammamuri, mentre per il suo primo album "Ingresso libero", dovette attendere due anni, con esiti però più che modesti per le venite e disinteresse degli addetti.

Tutto cambiò nel 1975, proprio con "Ma il cielo è sempre più blu", e quello stile a filastrocca che lo rese popolare. Poi arrivò l' album, 'Mio fratello è figlio unico', grazie al quale, soprattutto sotto la spinta del pezzo 'Berta filava', cominciò a farsi conoscere ed apprezzare da chi era al dentro della musica. 

Alla sua discografia si aggiunsero 'Aida' e 'Nuntereggaepiù' il cui successo gli aprì le porte del festival di Sanremo dove nel 1978 cantò 'Gianna'. Con quel brano arrivò terzo nella classifica finale e fu scoperto da milioni di spettatori che rimasero folgorati da un'esibizione memorabile.

a Sanremo con Gianna
Alla ribalta dell'Ariston infatti si presentò impugnando un ukulele e con una tuba nera in testa (regalatagli da Renato Zero pochi giorni prima), un elegante frac attillato, papillon bianco, maglietta a righe bianche e rosse e scarpe da ginnastica.
 
Sul bavero del frac portava appuntata una colossale quantità di medagliette, che nel corso dell'esibizione consegnò in parte al direttore d'orchestra e in parte lanciò al pubblico.  
 
"Gianna", restò a lungo al primo posto della Hit parade facendolo diventare un personaggio e ancora oggi è uno dei titoli più amati del suo repertorio

Un repertorio che nel frattempo si era arricchito dell'album 'Resta vile maschio dove vai', realizzato insieme a Mogol e ricordato soprattutto per il brano 'Ahi Maria'. 
 
Quel disco segnò il passaggio dalla piccola casa discografica It, la stessa degli inizi di Venditti e De Gregori che aveva conosciuto al Folkstudio di Trastevere, al colosso RCA e l'inizio di una serie di tournée che lo resero popolarissimo. 
 
Nel 1980 partecipò come interprete al concept-album dei Perigeo nei brani ''Alice'', ''Al bar dello sport'' e ''Confusione gran confusione'' e sempre nell'inverno dello stesso anno uscì il suo sesto e ultimo disco ''E io ci sto''. 
 
Indimenticabile Rino
In un'intervista rilasciata nell'anno in cui morì, Gaetano spiegava che alla base della svolta musicale del suo ultimo album non c'era "nulla di pensato"

"E' un rifiuto che ho naturalmente. Il rifiuto per tutto ciò che si sta facendo nel campo della musica leggera. Adesso c'è un ritorno al cosiddetto disimpegno e io ho voluto tornare a parlare''. 

La morte lo colse alla guida della sua Volvo mentre stava tornando a casa sulla Nomentana, una scomparsa che incredibilmente aveva in un certo senso predetto nella canzone "La ballata di Renzo" scritta dieci anni prima, in cui si narra la storia di un ragazzo che muore in circostanze simili alle sue. 

Del suo rapporto d'amore-odio con vizi e virtù del Bel Paese, di cui è stato profetico analista con tono scanzonato, Gaetano aveva fatto la cifra stilistica. ''In fondo è bello però, è il mio Paese e io ci sto'', cantava nel 1980. 

In occasione dell'anniversario della sua scomparsa, una serie di iniziative sono state ideate per celebrare la sua arte. 

Sony Music lo ricorda con "Istantanee e tabù" un cofanetto realizzato in collaborazione con Anna ed Alessandro Gaetano, con le canzoni più rappresentative estratte dai sei album in studio pubblicati dall'artista, ma anche dal Q-Disc con Riccardo Cocciante e Perigeo.

Il francobollo
La collezione è impreziosita da materiale tratto da nastri emersi nel tempo, un vero "tesoro nascosto", l'inedito "Io con lei", oltre a demo mai pubblicati prima e versioni originali di sue canzoni (che qui differiscono per testo o arrangiamento).

Sono piccole istantanee, catturate come delle polaroid e immortalate nel tempo. Ancora, un'arena per 12mila posti intitolata a lui, sarà inaugurata all'interno del Parco delle Valli.

Un ex campo di patate a Conca d'oro arricchito di gelsomini, alloro, ginestra e lavanda è stato trasformato e rivitalizzato in suo onore. 

Dal canto suo Michelangelo Iossa ha scritto una approfondita e ricca biografia del cantautore con una prefazione di Sergio Cammariere.   

Bello poi l'omaggio delle Poste che hanno dedicato a Rino un francobollo (Tiziana Trinca la brava bozzettista che l'ha disegnato) per la serie 'le Eccellenze italiane dello spettacolo". Il suo volto, con l'iconico cilindro, è delimitato dal particolare di un disco in vinile.

Sono passati 40 anni da quel tragico incidente che fermò per sempre il suo cuore ma non la sua musica che continua ad emozionare, divertire e far riflettere.

Tante cose sono cambiate in questo lasso di tempo, ma il messaggio di Rino è sempre attuale e soprattutto appassionante e coinvolgente. E continuerà ancora ad esserlo.  Per sempre.


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