domenica 12 maggio 2024

La Lazio è sempre Meravigliosa. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

110 e lode alla banda Maestrelli - Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. 50 anni dopo sono in prima pagina su tutti i giornali e nel cuore della gente laziale. Il tributo a loro e ai figli di quelli che ci hanno lasciato che l'Olimpico gli ha tributato è stato emozionante e coinvolgente. Quella Lazio è entrata nella Storia ed è immortale. Grazie ragazzi del 74 a Voi onore eterno. 

8 a Patric del Grande Fratello - È un segno del destino che er Caciara dei bei tempi degli esordi, abbia segnato nel giorno del Cinquantennale dello Scudeto. Lui il più bistrattato che in questi anni ha fatto un percorso ottimo, trasformandosi da brutto anatroccolo a cigno reale. E con l'Aquila nel cuore. Battiamo le mani perchè quanno je ricapita.

7 e mezzo a che Dio ce la Mandas buona - Le uscite da kamikaze e le parate impossibili (35° su Caputo, 87° su Sphendi). Si conferma sempre di più la voce che lo vuole figlio più o meno legittimo di Rosario Di Vincenzo cui somiglia in modo impressionante anche fisicamente. Avanti Zarin junior!

7+ a Miei cari amici Vecino e lontani - E segna sempre lui si chiama Beppe Vecino... vabè Matias ma segna sempre aò se segna.

7 ad avviso di Kamada - Dal Sol levante al Sol crescente è un attimo. Il cinese che imitava il giapponese è solo un ricordo, questo è l'originale made in Japan e se vede. Tutta un'altra musica tra sushi e arigatò. Sayonara per tutti.

6+ a Guendalina facce sognà - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Pier Luigi Diaco.

6+ a Rovella per chi non si accontenta - Bravo, perchè non debba giocare dall'inizio prima i poi ce lo spiegheranno

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. È rimasto a guardare. Come Amadeus all'ultima puntata di Fiorello.

6 a Somarusic - Nè carne nè pesce. Nè. 

6- a Lazzari alzati e cammina - Arzate a cornuto arzate, cit. Mario Brega, Bianchi, rosso e Verdone

6- al Ciro d'Italia - Solo davanti alla porta è scivolato sempre. E senza buccia di banana. Un segnale preoccupante che fa riflettere. Capolinea? 

6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Ha ballato come non mai. Irriconoscibile. Come Mollica che senza occhiali sembra la Sora Lella.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti iTuristiper caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio. E lui non ha smentito i suoi detrattori presentandosi in bermuda col secchiello e la paletta. È già proiettato a Copocabana. Beato lui.

5 e mezzo a Castellano e Pipolo   Un colpo di tacco nel nulla cosmico di una prestazione indifendibile. Disertore della Pampa vero ha trovato l'America a Formello come Wanda Nara alla RAI.

5 e mezzo a Hysaj che i papaveri - Il quarto mistero di Fatima fattosi persona. Nessuno sa perché giochi a calcio, il problema è che non lo sa nemmeno lui. Sipario.




Lazio, scudetto del 74: ecco il video inedito

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Emozionarsi per un film, per una pellicola particolare, per un video che racconta una giornata speciale vissuta all'Olimpico da un popolo in festa per un sogno diventato realtà. Una chicca straordinaria che ti rimanda a un mondo che non c'è più ma che è stato bello vivere quando la Lazio era una grande famiglia ed era vissuto dalle famiglie intere.

Genitori, figli e nonni tutti insieme appassionatamente per tifare i colori biancocelesti e vederli vincere grazie alla banda Maestrelli. Tutto questo è in un filmino amatoriale girato il 12 maggio del 1974, una data storica per chi ha la Prima squadra della Capitale nel cuore, quella del giorno in cui il sodalizio che ha portato il calcio a Roma vinse il primo scudetto della sua storia.

E' un superotto a colori che racconta quel famoso Lazio-Foggia cogli occhi di una famiglia di laziali come tante, che quella domenica di maggio partecipò a un evento memorabile. Un evento che coinvolse 83mila e rotti presenti paganti, record ineguagliato nella storia delle partite giocate all'Olimpico da sempre.

Immagini riprese alla buona, con una di quelle cineprese che in quel periodo si usavano per le occasioni speciali (matrimoni, comunioni, vacanze, gite), ma proprio per questo sono immagini eccezionali, perchè sanno di amore, di passione, di tifo spontaneo e casareccio, di quando il calcio era a misura d'uomo e non di sponsor, quando si andava allo stadio con la giacca, il panino e il fiasco di vino. E con la bandiera.

Sette minuti di Lazio, sette minuti di brividi, sette minuti di emozioni, sette minuti di uno Scudetto che ancora oggi fa venire i lucciconi. Iniziano con la femminuccia di casa che guarda l'obiettivo poi c'è il fratello.

Ha la bandiera in mano, la sventola, e come lui tanti altri tifosi si avviano verso la giornata più bella della loro vita, tra palloncini colorati e bandiere al vento. Da quel momento è tutto un susseguirsi di emozioni e flash di una partita vista dalla Sud, dove negli anni 70 c'era il cuore del tifo biancoceleste.

Il gruppo è posizionato in basso, subito sopra il parterre, lato verso la tribuna Tevere. E subito arriva un momento bellissimo: Luciano, il capo tifoso storico che avevo immortolato nel mio film "Ultimo mambo all'Olimpico", sfila nei posti in piedi, il parterre, con uno starno vestito, una specie di saio da monaco a righe biancocelesti.

Una maschera incredibile come lui, che mentre cammina agita due bandiere, una per mano. Poi migliaia di bandiere al vento svegliano lo stadio, i tifosi sono già a mille, ecco papà Sabatello, capello lungo alla Pooh come andavano in quel periodo che agita un campanaccio, i figlioli contenti come la gente intorno a lui col cappello della Rosso Antico che veniva regalato quel giorno.

Entra Lenzini, il presidente, siamo al 2° minuto e una manciata di secondi del video, è l'apoteosi, lo stadio esplode, lui saluta soddisfatto il pubblico, felice di essere arrivato a questo match così importante che può regalare in anticipo di una giornata il Tricolore a Roma. Lo si vede vicinissimo il Sor Umberto.

E si capisce dall'entusiasmo generale, come fosse amato e perchè ancora oggi viene rimpianto da chi c'era allora. Poi è il momento delle squadre e le bandiere tornano ad impazzire al vento, ecco Felice Pulici che si avvia alla sua porta compiendo il solito rituale: un tocco con le mani all'incorocio sinistro, poi a quello destro.

Inizia la partita, foggiani e laziali "combattono",  le azioni si susseguono, ma sta per arrivare il momento clou. E' il minuto 3 del filmato, c'è il rigore. Chinaglia è pronto, lo si vede bene, inizia la rincorsa, parte la bomba, tutti schizzano in piedi, anche davanti la cinepresa, è letteralmente il caos.

L'Olimpico è tutta una bandiera, l'entusiasmo è a mille. E' fatta. E così al minuto 4° si vede l'invasione di campo. Uno, due, dieci, mille tifosi entrano sul prato dell'Olimpico, sugli spalti la ripesa coglie due fratelli, sono in estasi e frastornati, le guance rosse per l'eccitazione, uno beve direttamente dal fiasco di vino l'altro piange e si asciuga le lacrime, sul tabellone a caratteri cubitali compare la scritta LAZIO.

Mezzo stadio è entrato in campo ed è iniziata la folle, liberatoria corsa sulla pista che circonda il rettangolo di gioco, una marea di tifosi corre con le bandiere, giri su giri, un carosello impazzito di felicità che non si era mai visto nè si vedrà mai più.

Una mongolfiera si alza verso il cielo, tutti si abbracciano c'è chi piange per la gioia. Scene incredibili che ti scuotono, poesia pura, meglio di un film neorealista di Vittorio De Sica o di una pellicola visonaria di Fellini. E la felicità continuerà fuori l'Olimpico con una Fiat Giardinetta addobbata per la festa.

La festa per il sogno raggiunto, la festa di una famiglia laziale, come avrebbe potuto essere la nostra. Come l'hanno vissuta i nostri genitori, i nostri fratelli, noi. Grazie Lazio, grazie a chi c'era e soprattutto grazie alla famiglia Sabatello che ha effettuato con tanta passione le riprese amatoriali, grazie a questa famiglia che è la famiglia di tutti noi laziali.

 


sabato 4 maggio 2024

La Lazio è immobile. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a miei cari amici Vecino e lontani - Una Lazio sbadata e messa male in campo non riesce a vincere a Monza, nonostante fosse andata due volte in vantaggio. Troppe amnesie difensive, troppe assenze ingiustificate nei suoi uomini migliori, troppi cambi sbagliati, troppo di tutto in negativo per poter portare a casa i tre punti che servivano come il pane per poter sperare ancora in un posto al sole. Non si sono viste trame di gioco, nè ripartenze travolgenti, solo una difesa strenua ma alla lunga inutile. Una Lazio immobile insomma avvitata su se stessa. Copertina all'uruguagio che in ogni caso ha illuso un po' tutti e forse se stesso che ce la si potesse fare.

7 al Ciro d'Italia - Il Re è tornato, viva il Re. 201 gol con l'Aquila sul petto. E ci provi chi lo critica. Muti!

7 ad Avviso di Kamada - Da figlio sventurato del Sol Levante a samurai invincibile di Tokio e dintorni. Praticamente è un altro. Come Cecchi Gori che da quando se tinge i capelli biondo cenere sembra la controfigura della Sora Lella. 

6 e mezzo a che Dio ce la Mandas buona - Loro ci prendevano a pallonate e lui le prendeva. Sempre più in tiro sempre più figlio illegittimo di Rosario Di Vincenzo. Kamikaze come lui nelle uscite, sfrontato come lui nel profilo non a caso greco.

6 a Viale dei Romagnoli,13 Ostia - L'unico a reggere l'urto dei lombardi. Ma l'urto dei nervi della gente laziale a vedere l'assedio nell'area nostra chi lo reggeva?

6- a Patric del Grande Fratello - Il ritorno del Caciara. Qualche erroraccio, qualche recupero, qualche. 

6- a Guendalina facce sognà - Guendo non è in forma la squadra soffre. 

5 e mezzo a Lupo Alberto - Nessun coniglio dal cilindro solo tanti sbadigli da bipolare assoluto qual è. E Silvan tira il fiato.

5 e mezzo a Somarusic - Nè carne nè pesce. Avete presente Riccardo Rossi?

5 a Benigno Zaccagnini - Nervosetto anziché no, ha ricordato il miglior Morgan. Dall'oroscopo di Branco la luna consiglia: flebo di camomilla, e passa tutto.

5 a Casale degli Ulivi Agriturismo - Entra al posto di un ammonito e viene ammonito subito. Finirà nella Settimana Enigmistica nella rubrica Incredibile ma vero.

5 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne in tutti gli stadi d'Italia c'era da temere il peggio. E il bandolero stanco non ha deluso le aspettative giocando si fa per dire una delle sue partite più brutte di sempre. Una prestazione da dimenticare insomma come quella di Biggio ai David di Donatello. Una schifezza.

5 a Castellano e Pipolo e Massimo Di Cataldi- Della serie lui è peggio di me.

5- a Hysaj che I papaveri - Era il quarto mistero di Fatima quando allenava Sarri ora è il mistero della Madonnina di Civitavecchia, fa lacrimà i tifosi appena prende palla. Sipario.




martedì 30 aprile 2024

Addio Louiselle

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Era l'Italia del boom economico, con le macchine che si vendevano a rate, le vacanze per tutti e la voglia di sognare un domani migliore. I juke box suonavano le canzoni che avrebbero accompagnato l'estate e la televisione lanciava nuovi divi con i suoi programmi.

E in quella estate di fuoco del 1965 con i Beatles appena sbarcati nel Bel paese per la loro tourneè italiana, una canzone accompagnava le gite al mare o fuori porta tenendo allegra la gente.

"Andiamo a mietere il grano, il grano, il grano, raccoglieremo l'amore, l'amore, l'amore..."  cantavano tutti insieme col sorriso stampato sul volto e la spensieratezza dei giorni felici.

Un boom clamoroso che scosse gli amori garbati narrati da Orietta Berti con "Tu sei quello" e le note struggenti de "Il silenzio" di Nini Rosso, un vero tormentone che segnò una stagione dei cambiamenti in atto nel Costume.

A lanciare il brano arrangiato da Ennio Morricone al Disco dell'Estate l'esordiente Louiselle, artista dal fascino Mediterraneo e dagli occhi dolcissimi. registrata all'anagrafe di Vallelonga in provincia di Catanzaro nel 1946 come Maria Luisa Catricalà che ci ha lasciato ieri.

Aveva cominciato a esibirsi in vari locali col suo gruppo (I Gabbiani) finché nel 1963 approdata al Capriccio di Via Veneto, grazie ad Alberto Radius che suonava insieme a Bruno Martino e Fred Bongusto, iniziò a farsi notare.

Vestita di nero, capelli lunghi alla Francoise Hardy, cantava le canzoni francesi della Piaf e di Gilbert Becaud. Fu nel celebre night romano che, grazie a Roby Ferrante, che aveva scritto la canzone “Ogni volta” per Paul Anka e lavorava per la RCA, che fu scoperta da Carlo Rossi l'autore di tutti i successi di Edoardo Vianello e che poi divenne il marito.

Candidata in coppia con Dalida a Sanremo del 65 con "Ascoltami", mancò la partecipazione al festival per una polemica della RCA con l'organizzazione ma il brano presentato in TV andò ugualmente benissimo. 

Il preludio di lì a poco del successo di "Andiamo a mietere il grano" e di una carriera sfolgorante che la vide fra i principali protagonisti della nuova musica leggera.

Seguirono infatti le partecipazioni al Cantagiro, ancora al Disco per l'estate e alla Mostra internazionale di Venezia, con brani come "Il pontile", "La scogliera", "Cammelli e scorpioni", "Il cacciatore", "La recluta", "La vigna", tutti sul genere della ballata nazionalpopolare che l'aveva fatta amare dal pubblico.

La stella di Louiselle ha continuato a brillare per tutti gli anni Settanta, ma col passare del tempo e l'avvento dei cantautori, quel genere naif e folk che era stato all'origine del suo successo, passò di moda e pur continuando a fare tournè in Sud America e Canada, la sua presenza è stata relegata a trasmissioni come i Migliori anni o ai momenti amarcord del Maurizio Costanzo Show.

Nel 2003 la Rca ha voluto omaggiare i suoi 40 anni di carriera producendo un cd, I grandi successi, al quale è seguito, nel 2004, una riedizione remixata di "Andiamo a mietere il grano". Era tornata d'attualità poi per essere fra gli autori del brano "Anvedi come balla Nando" interpretato da Teo Mamuccari. 

Le ultime apparizioni nel salotto di Gianni Dei a Gold TV e in altri programmi come Millevoci e Ballare Viaggiando. Sempre gioviale ma completamente bionda aveva mantenuto quella voce calda e potente che l'aveva fatta conoscere al pubblico. 

Il suo rammarico era quello di essere rimasta prigioniera del suo primo grande successo, circostanza sicuramente vera, ma quell' "Andiamo a mietere il grano" resterà per sempre come ricordo della sua vitalità e di una stagione felice della vita degli italiani, quando era tutto più semplice e bastava una canzone per sognare. Addio Louiselle.  

sabato 27 aprile 2024

Lazio avanti così. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 a Benigno Zaccagnini - Un'altra vittoria per la Lazio firmata Tudor. Tre punti meritatissimi per volume di gioco prodotto e soprattutto per l'atteggiamento tecnico tattico mostrato dai biancocelesti, finalmente motivati, grintosi e tignosi. Copertina d'obbligo all'Arciere che rientrato dopo l'infortunio ha scagliato una delle sue frecce migliori. È un buon segnale, vuol dire che tutta la squadra, dal primo all'ultimo infortunato, dopo tante dormite, dà tutto per finire questo campionato in crescendo. Forza ragazzi fino alla fine.

7 e mezzo ad Avviso di Kamada - Ma è lui o non è lui, avrebbe detto vedendolo Ezio Greggio. Certo che è lui e non il cinese che lo copia che avevamo visto sino a qualche partita fa. Dribbling, progressioni, passaggi, tiri in porta. Praticamente un altro. Come Mollica che senza occhiali sembra la Sora Lella.

7+ a Lupo Alberto - E tra un'amnesia e un doppio passo da Mago bipolare qual è, il coniglio dal cilindro per la rete decisiva. E Silvan muto. 

7 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico ma che sono la bellezza di 145 partite consecutive che gioca dal 2021 (è record) c'era da aspettarsi qualcosa di buono. E il bandolero stanco ce l'ha messa tutta per ribadire il suo attaccamento alla maglia colpendo una traversa che grida ancora vendetta. Provaci ancora Filippetto devi chiudere in bellezza.

7 a Guendalina facce sognà - Guendo è bello esse laziali!

6+ a Patric del Grande Fratello - Battiamo le mani. 

6+ a Castellano e Pipolo - Rabone, tacchi, bombolotti e tric e trac. La rivincita del disertore della Pampa. Alè.

6+ a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Finalmente senza sbavature o errori imperdonabili. Come il Dottore ai Pacchi.

6 a Casale degli Ulivi Agriturismo - Già è tanto che non ha combinato casini come un Morgan qualsiasi.

6 a Somarusic - Senza infamia e senza lode. Praticamente senza. Ovvero senza di lui sarebbe stato lo stesso.

6- a Lisasken dagli occhi blu - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Massimo Giletti?

6- a che Dio ce la Mandas buona - Non c'è bisogno della prova del DNA per capire se il numero uno greco sia figlio di Rosario Di Vincenzo, portiere della Lazio targata Lorenzo di cui fisicamente e nel volto è la copia sputata. Quella uscita al 34° per farfalle che ha seminato il panico sugli spalti era tipica del buon Zarin dei tempi d'oro. Talis pater talis filius dicevano i latini e ci azzeccavano. Si dirà è un caso, sicuramente, ma la strizza è stata tanta come quando le frescacce le combinava il presunto genitore. Ma anche le parate salva risultato. Sipario.



venerdì 26 aprile 2024

Addio Margaret Lee

 di FRANCESCO TRONCARELLI


"Col chicco, col chicco d'uva passa, col chicco col chicco passerà"... quella canzoncina divenne un tormentone e tutti, grandi e piccini, la cantavano sorridendo pensando a lei e all sua erre moscia e a quella pronuncia all'inglese alla Don Lurio.

Bella, bellissima era Margaret Lee, era arrivata in Italia dall'Inghilterra in piena Dolce vita, accreditata come la sosia di Marylin Monroe ed era stata subito notata da produttori e registi.

Fu così che esplose come protagonista di tanti B movies di ogni genere, mitologici con i vari Maciste, Western spaghetti, alla 007, sexy alla buona e le classiche commedie con Franco e Ciccio ma anche pellicole importanti con la Wertmüller, Lizzani e Steno.

La grande popolarità la ebbe a fianco di Johnny Dorelli nel suo applaudito varietà che spopolava in tv, un programma di grande successo dove loro due facevano il verso a Diabolik, lui in calzamaglia come "il re del terrore" e lei intrigante Baby Eva, meglio di Eva Kant.

Poi ebbe una storia col biondo Kim Brown dei Renegades, il gruppo inglese che suonava con le divise indosso dell'esercito Nordista che andava per la maggiore con brani come Era settembre un anno fa e Lettere d'amore e che aveva cantato a Sanremo in coppia con l'Equipe 84.

Tante le copertine per lei, Vamp col cervello e dallo spirito anticonformista, sui settimanali nazionalpopolari, raccontata negli articoli come donna "libera che vive il suo tempo senza pregiudizi".

Nei Settanta la tv della domenica pomeriggio insieme a Raffaele Pisu che animava il pupazzo Provolino, mentre lei la rivale Flanella. Ancora cinema e ospitate in Tv sino al ritiro dalle scene e il ritorno in Gran Bretagna.

Se n'è andata in punta di piedi a 80 anni, dimenticata dai più e ancora affascinante nel suo fisico da pin up. È stata un'icona della femminilità e una protagonista dell'emancipazione femminile nell'immaginario collettivo. 

Un personaggio dei migliori anni animati da professionisti che recitavano in bianco e nero ma facevano sognare a colori, ciao Baby Eva sogno erotico di un'Italia con un solo canale televisivo...

venerdì 19 aprile 2024

Lazio, Genoa è per noi! Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - La Lazio vince anche a Genova. Una nota sicuramente positiva in un campionato modesto e scombussolato quale è stato sino ad ora ma questo non significa che i problemi da tempo esistenti siano risolti. Il cambio dell'allenatore insomma non ha prodotto un possesso palla utile rispetto a prima, per andare in rete, ma il solito tic e tac sterile che annoia e non quaglia. Ma si è vinto e questo è un bene per addolcire gli animi in subbuglio per il fuggi fuggi generale e così è opportuno evidenziare chi dà tutto sempre e da sempre come lo spagnolo. Un combattente vero da cui ripartire.

6 e mezzo a Lupo Alberto - È come quel personaggio di Riccardo Pazzaglia, "separato in casa", come dire ho chiesto il divorzio ma resto qui, e se mi gira bene, tiro fuori conigli dal cilindro. E così è stato. E Silvan muto. 

6+ ad avviso di Kamada - Dal Sol levante al solo cadente senza un minimo di personalità, da copia cinese di un prodotto giapponese qual è. E così nella sua mosceria alterna errori clamorosi da harakiri a guizzi da samurai stagionato. Arigatò a volontà e sushi per tutti. 

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne in tutti gli stadi d'Italia tanto di aver deciso di volersene tornare a casetta non c'era da aspettarsi più di tanto. Il primo tiro in porta lo ha fatto non a caso al 62°, bandolero stanco nel profondo e senza attenuanti generiche. Eppure sarà rimpianto per quella saudade che spesso e volentieri si trasforma in gioia ed estro come nell'azione del gol partita dai suoi piedi. Obrigado Filippetto.

6+ a Patric del Grande Fratello - Battiamo le mani.

6+ a che Dio ce la Mandas buona  - Quelle uscite fuori dell'area piccola alla Di Vincenzo di cui peraltro è la copia sputata, hanno fatto tremare tutti. Ma al momento opportuno ha risposto presente.

6+ a Pedro Pedro Pè, Massimo Di Cataldi e Rovella per chi non si accontenta - Sono risorti. Come Aldo, Giovanni e Giacomo. Daje.

6 a Viale dei Romagnoli 13 Ostia - Daje de tacco daje de punta co' lui non  passa manco la Sora Assunta.

6 a Somarusic - Non ha combinato casini. E questo va detto. Per il resto il solito tran tran. Avete presente Pierluigi Diaco?

5 a Casale degli Ulivi Agriturismo - È l'anello debole del reparto. Nè più nè meno di Pino Insegno.  

5 a Lazzari alzati e cammina e Hisay che i papaveri - Questo o quello per me pari son per dirla col Duca di Mantova nel Rigoletto di Verdi. Il cambio in corsa per infortunio di Pupo biondo non ha prodotto novità o cambiamenti. Nessuno dei due è mai decollato. Entrambi sono al capolinea.

4- a Castellano e Pipolo - Ha dimostrato finalmente di saper attaccare. Sì avete letto bene, attaccare. Ma attenzione no nel senso di calciatore, di attaccante, del mestiere per cui è profumatamente pagato, ma nel senso di attacchino, con la tuta, la scopa e il secchio con la colla. Come si è visto nel video ufficiale della società dove attacca su un muro un poster che annuncia la maglia dell'anniversario dello Scudetto del 74. Ecco quello fa per lui perchè a pallone fa ride, non ne azzecca una con tanto di cadute a terra al minimo stormir di fronda. Scene patetiche che fanno rimpiangere seghe acclarate come Nina Muriqui e Berardino Capocchiano. Poveri noi. Sipario.



lunedì 15 aprile 2024

Titanic, ecco il video dell'epoca

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Tutti conoscono la vicenda del Titanic resa famosa grazie all'omonimo film di James Cameron vincitore di 11 premi Oscar ed interpretato da Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.

Le immagini di quel transaltantico britannico ricostruito in studio durante il viaggio inaugurale e il drammatico naufragio, sono impresse nella memoria collettiva al pari della vicenda amorosa fra i due protagonisti della pellicola e alla struggente colonna sonora.

C'è però un filmato originale dell'epoca, girato nei giorni che precedettero il varo e poi la partenza, ovvero 10 aprile 1912, che mostra veramente questa famosa nave da crociera entrata suo malgrado nella storia. 

Un video davvero raro che "racconta" il Titanic prima dell'affondamento, quando tutto sembrava bello e da vivere con entusiasmo e per questo, oltre che per far riflettere, merita di essere conservato negli annali della storia. 

E' un documento eccezionale anche se le riprese non sono perfette e, ovviamente, in linea con quelle a cui siamo abituati oggi. I primi fotogrammi mostrano la maestosa imbarcazione che si prepara a lasciare l'Ormeggio 44 di Southampton nel Regno Unito, con destinazione New York.

C'è l'imbarco dei passeggeri, la folla festante sul molo, poi le passeggiate in coperta, i marinai sulla tolda, la navigazione in mare aperto.

Sono momenti reali di vera serenità che si susseguono uno dopo l'altro, quando nulla faceva presagire il dramma che si sarebbe consumato.

E c'è persino il capitano, il barbuto Edward John Smith al suo ultimo viaggio prima del pensionamento, che rimasto al suo posto come ogni Comandante che si rispetti quando iniziò la tragedia, perì poi nel naufragio.

E' una visione che ci proietta in un'atmosfera quasi irreale, rarefatta, dove il bianco e nero sembra preannunciare la tragedia di quello che sta per accadere. 

Una situazione incredibile nella sua semplicità, che racconta per davvero quello che accadeva sul Titanic. E' insomma un video che fa viaggiare l'immaginazione e regala emozioni.     

Ed è comunque un documento che resterà per sempre, al contrario del relitto affondato nell'Oceano che sta scomparendo e molto presto non esisterà più. Nè per il momento è visibile.

La escursione subacquea che per la "modica" cifra di 125 mila dollari a persona che dava la possibilità di un incontro ravvicinato col relitto, dopo la drammatica vicenda del sottomarino Titan imploso nel giugno scorso è stata sospesa.

venerdì 12 aprile 2024

Lazio, poker tra i fischi. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Pasquale Ametrano Anderson - Per vincere una partita la Lazio doveva giocare contro la Salernitana, l'ultima in classifica. Una vittoria peraltro che non è stata una passeggiata, non tanto per la contestazione e i fischi che hanno accompagnato i resuscitati biancocelesti, ma per le difficoltà oggettive che la squadra ha avuto nell'amministrare il gioco e, all'occorrenza difendersi, come il gol dei Campani ha dimostrato. Ma tant'è e la copertina incredibilmente va al bandolero stanco che con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così da portabandiera dei turisti per caso in vacanza perenne negli stadi di tutta Italia, ha segnato addirittura due gol per, come qualcuno sostiene, farsi benvolere dai nuovi padroni juventini. Staremo a vedere.

6 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - La rete che ha gonfiato, premia l'impegno che ha sempre profuso nello sfascio generale di questa stagione maledetta. Uno dei pochi a lottare a prescindere. 

6 e mezzo a Patric del Grande Fratello - Battiamo le mani.

6+ a Lupo Alberto - Qualche tocco, un assist, tutti i corner. Ma nessun coniglio dal cilindro. E Silvan ha tirato il fiato.

6+ ad avviso di Kamada - Brividi sugli spalti quando dopo una serpentina ha sciorinato un assist al bacio per Filippetto. Molti si sono presi a schiaffi per capire se dormivano ad occhi aperti o erano svegli. Una cosa incredibile tanto che il bandolero se l'è pissiata. La domanda sorge spontanea per dirla con il Lubrano dei tempi d'oro: è nata una stella? Madeche, è uscito dal letargo un sonnambulo con gli occhi a mandorla.

6+ a Lisasken dagli occhi blu - Classe seconda b il nostro amore è cominciato lì. Entrato e gol. Fosse sempre così sarebbe sempre Natale e invece siamo sempre in Quaresima.

6 a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come un Riccardo Rossi qualsiasi.

6- a Che Dio ce la Mandas buona - Ancora non si è capito se è bono o se è Carrizzo. Sicuro però che i colpi de testa nun li pija.

5 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - T'ho detto arzate a cornuto arzate, cit. Mario Brega. 

5 e mezzo a Casale degli Ulivi Agriturismo - Non ne azzecca più una. Avete presente Pierluigi Diaco? Del resto il numero che porta sulle spalle è una conferma del suo stato attuale: scassa...quindici.

5 a Somarusic - Come il programma di Pino Insegno. Inguardabile.

4 a Castellano e Pipolo - Non è riuscito neanche a buttarla dentro la porta de sti pellegrini. In compenso ha lisciato più volte la palla come neanche in terza categoria. Scene da Oggi le comiche, ma da ridere c'è ben poco. Per quello che si è visto ha fatto rimpiangere non solo Nina Muriqui che era na sega internazionale ma pure risalendo nel tempo il buon Berardino Capocchiano che era una pippa al sugo. Poveri noi ma che male abbiamo fatto per meritarci sto disertore della Pampa? La risposta è scritta nel vento e dice "La senti questa voce...." con annessi e connessi. Sipario.



sabato 6 aprile 2024

Lazio è Tudor da rifare. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 a Guendalina facce sognà - Dopo quattro derby vinti era nell'aria e soprattutto nella legge dei grandi numeri che sto giro potesse toccare a loro. E la statistica non si è smentita favorita peraltro da una squadra, la nostra, rattoppata per gli infortuni e che ancora non ha capito cosa vuole fare da grande. Intensità? Boh. Tiri in porta? Mah. Possesso palla? Sì ma inutile come con lo Scrivano fiorentino. È Tudor da rifare. Copertina nel nulla cosmico al francese, sanguigno e verace il giusto ma meno brillante del solito tecnicamente. Ma viva Dio. E forza Lazio nonostante tutto.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè - Almeno ha tirato in porta. Anche se ha giocato col freno a mano.

6 a Patric del Grande Fratello - Fossero tutti come lui sarebbe stata un'altra partita.

6 a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Tra i pochi a salvarsi. Come Amadeus coi Pacchi nel crollo degli ascolti della RAI.

6- a Che Dio ce la Mandas buona - Christhos si è fermato non solo ad Eboli (cit. Primo Levi), ma pure al derby.

5 e mezzo a Miei cari amici Vecino e lontani - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Massimo Giletti?

5 a Casale degli Ulivi Agriturismo - Meno danni del previsto. Ma ha comunque ballato che Cuccarini lèvate.

5 a Somarusic - Nè carne nè pesce. Nè.

5 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico pure quando si "gioca" fuori casa c'era da aspettarsi il peggio. E così è stato senza colpo ferire e tante dormite da bandolero stanco qual è. Ma potevamo vince la "guera"? 

5 ad avviso di Kamada - Dicono sia un figlio del Sol levante per quello che si è visto in campo è più che altro un figlio del Sol calante. Al sushi piatto nazionale preferisce il pesce lesso che rispecchia la sua personalità pari allo zero. Altro che i samurai qui siamo ai quaquaraquà. È la copia cinese di un giapponese. Na sòla insomma.

5 a Lisasken dagli occhi blu - Un paio di intuizioni ma non è mai riuscito a spiccare il volo. È rimasto a terra. Anzi, terra terra, da analfabeta del calcio.

5 a Lupo Alberto - Si è confermato il Mago: è sparito.

5- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - È stato uccellato da Mancini come un pivello eppure è na vita che gioca. Mah.

5- - al Ciro d'Italia - Ha avuto sui piedi la palla buona nei primi minuti per dare una svolta alla partita, ma l'ha sciupata malamente. Poi il nulla assoluto come Riccardo Rossi qualsiasi. È la fine di un'epoca.

5- - a Castellano e Pipolo - Ha fatto rimpiangere Nina Murici. Dal disertore della vanga al disertore della Pampa il passo non è breve ma le pippe al sugo so le stesse. Sipario.




mercoledì 3 aprile 2024

Vent'anni senza Gabriella Ferri

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Una voce che ti entrava dentro, che ti scuoteva, una voce struggente e ammaliante che raccontava meglio di ogni altra la vita, l’amore, le gioie e i dolori.

Gabriella Ferri era la voce di Roma e delle sue bellezze, la voce del popolo e di chi amava le atmosfere perdute di una città sparita ma viva nel ricordo di chi l’aveva vissuta e voleva ritrovarla grazie a lei. 

Un'artista a tutto tondo che regalava emozioni a non finire e che dalla canzone romana aveva spiccato il volo verso i classici della musica napoletana e internazionale riuscendo ugualmente a far vibrare cuori e scatenare emozioni.

Nata a Testaccio, figlia di un ambulante con la passione del ballo e il canto, Gabriella dopo i timidi inizi come indossatrice esplode letteralmente grazie all'esibizione nel programma di Mike Bongiorno "La fiera dei sogni" cantando insieme a Luisa De Santis il brano "La società dei magnaccioni".

Aveva ascoltato quel pezzo della tradizione popolare romana da un disco di Armandino Bosco suonato dalle bancarelle del mercato di Via Sannio e ne era rimasta affascinata. Lo incise con la sua amica, figlia del regista Giuseppe e fu subito boom.
 
Le due romanine funzionano, belle, brave e intonate e soprattutto con quella verve tipica de noantri che le contraddistingue. La Jolly che le ha sotto contratto le lancia come duo folk e le fa incidere canzoni toscane e siciliane come "Ciuri ciuri". Un successo.
 
Il duo però ha vita breve, a causa della timidezza di Luisa che non ama cantare in pubblico, Gabriella continua quindi da sola, incidendo anche un album nel 1966, nello stesso anno è in Canada per la tournée di uno spettacolo teatrale di musica popolare con la regia di Aldo Trionfo, assieme ad altri esponenti del folk italiano come Caterina Bueno, Otello Profazio e l'attore Lino Toffolo.

Dopo gli anni passati a Milano, Gabriella Ferri torna a Roma alla fine del 1966, e approda al Bagaglino di Roma, di cui diventa la cantante ufficiale. Qui conosce Piero Pintucci, che diventerà un suo collaboratore musicale abituale, e incide un 45 giri nel 1968 per la ARC, "È scesa ormai la sera".

Il lato B di questo singolo, "Ti regalo gli occhi miei", raggiunge i vertici delle classifiche in Sudamerica e la cantante lo incide in lingua spagnola con il titolo "Te regalo mis ojos", e ottiene altrettanti successi di vendite. La cantante intraprende così un tour nei paesi sudamericani con grande successo, per poi tornare a esibirsi al Bagaglino con Enrico Montesano.

In questo periodo conosce il giovane diplomatico Giancarlo Riccio, che sposa il 20 giugno del 1967. Si trasferisce a Kinshasa, capitale del Congo, dove lui è destinato a prestare servizio, ma soffre la forzata inattività e dopo neanche un anno convince il marito a chiedere il rientro anticipato a Roma. Il matrimonio non dura però a lungo e, dopo una serie di separazioni e riconciliazioni, termina definitivamente nel 1970.

Conosciuta come cantante folk, Gabriella non disdegna il beat, e si esibisce anche al Piper Club, dove conosce e stringe amicizia con Patty Pravo. Dopo aver firmato un nuovo contratto discografico con la RCA Italiana, partecipa nel 1969 al Festival di Sanremo, presentando in coppia con il grande Stevie Wonder "Se tu ragazzo mio", brano dalla sonorità beat e rhythm and blues, scritto insieme al padre Vittorio e a Pintucci. 
 
Per la testaccina Gabriella e soprattutto per il padre, Sanremo è la realizzazione di un sogno, è la consacrazione di una popolarità sempre più crescente e meritata. Il disco infatti sarà un successo e questo spinge la RCA a pubblicare alla fine del 1969 l'album Gabriella Ferri, in cui canzoni più moderne si affiancano a brani della tradizione come "Ciccio Formaggio".

Nel corso degli anni il suo fisico, da magro e sottile che era, si è andato via via irrobustendo e questo nuovo aspetto fa parlare di lei come di una "mamma Roma" che tiene testa (in TV in una trasmissione che è divenuta culto, più volte trasmessa) a Claudio Villa. Stornellando, i due si dicono le cose peggiori e Gabriella ne esce come l'erede di un genere romanesco che non è solo voce, ma anche aspetto.

È così che si appropria delle canzoni, vecchie o nuove, che le diano la possibilità di costruire dei veri e propri numeri, quasi delle "macchiette", nelle quali però non c'è imitazione dei vecchi artisti napoletani ma il filtro di una personalità esuberante e irrefrenabile.
 
Ecco così "Dove sta Zazà?", che nel dopoguerra era stata il simbolo dell'Italia dissolta, diventava nella sua interpretazione un brano intriso di perfidia e di amarezza.

Gli anni Settanta sono quelli della consacrazione e la vedono conduttrice televisiva ed intrattenitrice di talento con programmi entrati nella storia del costume come "Dove sta Zazà" (1973) - la struggente sigla di chiusura "Sempre", composta da Mario Castellacci e Franco Pisano, sarà un altro suo grande successo - e "Mazzabubù" (1975), entrambi diretti da Antonello Falqui e scritti da Pier Francesco Pingitore
 
Nel frattempo, nel 1972 a Caracas, durante una sua tournée in America Latina, conosce Seva Borzak, presidente della divisione sudamericana della RCA, che sposa nello stesso anno, e da cui avrà l’unico figlio, Seva junior.

Dopo l'esperienza televisiva di "Giochiamo al varieté" (1980), sempre di Falqui, e l'incisione di un disco con alcune canzoni scritte per lei da Paolo Conte (Gabriella, nel 1981, con la celebre "Vamp"), Gabriella Ferri si trasferisce per qualche tempo negli Stati Uniti d'America, lasciando televisione e cabaret per dedicarsi unicamente alla musica.

Rientrata in Italia, nel 1986 partecipa alla gara televisiva Premiatissima presentando nel corso delle serate sei canzoni, alcune tratte dal suo repertorio, altre preparate appositamente per la trasmissione: "Lacreme napulitane", "Luna rossa", "Malafemmena", "La pansé", "La sera dei miracoli" e "Vecchio frack" il classico di Domenico Modugno con il quale arriva in finale. Nel 1987 incide la sigla del varietà televisivo Biberon, in cui appare ancora accanto agli amici del Bagaglino.

Le sue due ultime uscite artistiche di rilievo avvengono nel 1996 al premio Tenco di Sanremo, dove si esibisce accompagnata dal chitarrista della Piccola Orchestra Avion Travel Fausto Mesolella, e nel luglio del 1997 con un concerto a Villa Celimontana a Roma (incluso nella manifestazione "Voglia matta anni '60") davanti a 7.000 spettatori (se ne aspettavano un migliaio).

Poi avviene il ritiro definitivo dalle scene, anche a causa di ricadute nella grave depressione che la tormenta a fasi alterne da anni. Sembra però ritrovare una nuova serenità quando nel 2002 riprende ad apparire in tv dapprima come ospite di Pino Strabioli nella rubrica "Cominciamo bene" prima, e poi nel varietà "Buona Domenica" di Maurizio Costanzo.

Muore improvvisamente in seguito alla caduta da una finestra della sua casa di Corchiano nel viterbese dove da tempo risiedeva il 3 aprile 2004, all'età di 61 anni. L'epitaffio sulla sua tomba al cimitero Verano, recita la poesia del marito Seva Borzak: «Di notte i tuoi occhi brillavano più forte della luce di giorno, il tuo amore riscaldava più del sole».

Il suo testamento spirituale è rintracciabile nella lunga raccolta di "Canti Di Versi" album prodotto artisticamente e arrangiato da Alberto Laurenti con il quale scrive anche gli ultimi inediti e dove, tra ritmi jazz, tanghi e flamenchi, con un incedere interpretativo e la sua inconfondibile voce che ricorda Amália Rodrigues ("Coimbra"), interpreta oltre le nuove canzoni come "Una donna sbagliata", anche brani di autori celebri come Luigi Tenco ("Lontano lontano"), Ennio Morricone ("Stornello dell'estate").
 
Venti anni fa Gabriella ci lasciava e la sua perdita è stata enorme. Perchè lei era unica e vera, sensibile e  ricca di talento, era l'Anna Magnani della canzone, si mascherava, si travestiva, si presentava in scena come un clown, mescolando gioia e tristezza e tutto quello che cantava, dagli stornelli alla canzone latinoamericana, si trsformava in un atto unico.

Gabriella Ferri è oggi una icona della cultura romana, non solo quella musicale. Dalla Casilina al Trullo la città è disseminata di suoi murales, immagini poetiche di una città che va avanti fra mille difficoltà e che le vuole bene. Sempre.

lunedì 1 aprile 2024

Giorgio Chinaglia per sempre

di FRANCESCO TRONCARELLI

  

12 anni anni fa se ne andava il calciatore più amato dal popolo biancoceleste. Coi suoi gol e la sua voglia di vincere ridestò nei tifosi l'orgoglio di essere laziali. Un mito assoluto

Quando arrivò la notizia a molti sembrò uno scherzo. Chinaglia? Possibile? L’invincibile guerriero? Era il primo aprile del resto e poteva starci un “pesce” anche se macabro, magari diffuso da qualche stupido buontempone appartenente ad altre sponde del tifo. Ma la notizia, drammatica ed incredibile, era purtroppo maledettamente vera.

Era il primo aprile del 2012, Giorgio Chinaglia se ne era andato all’improvviso, la morte era avvenuta a Naples, un piccolo centro a sud della Florida davanti al Golfo del Messico e nella Roma biancazzurra quel lancio d’agenzia subito diffusosi sui social era stato avvertito come un lutto familiare.

Una reazione emotiva ed affettiva naturale per il popolo biancoceleste, perche Giorgio era stato il calciatore più amato dai tifosi, quello che aveva restituito con i suoi gol e la sua voglia di vincere sempre, l’orgoglio di essere laziali, di essere i tifosi della prima squadra della Capitale, quella che aveva portato il calcio e il tifo a Roma.
 

Chinaglia tanto amato ma anche il più temuto dagli avversari perché il più forte di tutti, il più grande di tutti, il più laziale di tutti. Era quello infatti che segnava sempre, quello che spezzava le dita ai portieri con le sue bombe da fuori area, quello che trascinava i compagni alla vittoria, quello che li scuoteva quando le cose andavano male in campo.
 
Quello che “nun ce voleva sta” come si dice a Roma e perciò era sempre pronto a combattere col coltello fra i denti. Quello che portò per mano la squadra alla conquista del suo primo scudetto. Quello che per tutti era Giorgio Chinaglia, il grido di battaglia.

L’invincibile guerriero, Long John, Giorgione, l’idolo incontrastato di una piazza ribelle e anticonformista che grazie a lui aveva rialzato la testa dopo anni bui e di altalena con la serie B.

Quello che anche quando perdeva vinceva lo stesso e che quando vinceva stravinceva, sfidando la curva nemica correndo spavaldo sotto la stessa ed esultando all’impazzata come testimoniato dalla splendida foto di Marcello Geppetti che ha fatto il giro del mondo, scattata in un famoso derby vinto da lui e dalla Lazio.
 

Chinaglia era quello che al cinema agli sberleffi e alle offese dei tifosi avversari, replicava a suon di cazzotti. Quello che andava a dormire con gli scarpini ai piedi. Quello che non faceva finire gli allenamenti al campo di Tor di Quinto finchè la sua formazione non batteva la rivale. Quello che i rigori li doveva battere sempre e solo lui, come l’indimenticabile e storico penalty tirato il 12 maggio del 1974, che assegnò il tricolore alla banda Maestrelli.

Dodici anni fa Giorgio era tornato a casa molto presto, alle ventuno, dopo aver consumato da solo, una cena spartana al ristorante italiano degli amici di “Dolce & Salato”. Un risotto alla milanese con abbondante spolverata di parmigiano, un bicchiere di Chianti, niente più. Al rientro aveva trovato un messaggio del figlio Anthony, gli chiedeva di autografare  una foto dei tempi del Cosmos quando giocava insieme a Pelè, per un suo amico.

Giorgio diligentemente prese la foto e scrisse “a Thomas con simpatia”, poi salì in camera al piano superiore dell’abitazione, era molto stanco, da qualche giorno non si sentiva bene. Si buttò sul letto tutto vestito, chiuse gli occhi e si addormentò. Per sempre. 
 

Ponendo fine così, a sorpresa, a una vita esagerata ma ricca di emozioni incredibili rimaste indelebili nel cuore e nella mente di chi lo aveva seguito nelle sue galoppate sui campi di calcio del Bel paese pallonaro, raccontandone le gesta ai figli e tramandando così il ricordo “di padre in figlio” di quel mito, di quel simbolo indiscusso di Lazialità mai doma e vincente.
 
Giorgio Chinaglia per sempre. Il grido di battaglia ieri, oggi, domani. Un amore infinito che ha superato la generazione di riferimento. Long John e il suo popolo insomma, una lunga bella e tormentata storia d’amore che non ha subito crisi e tradimenti di sorta. Mai.
 
E non poteva essere diversamente, perché nessuno è stato come lui, nessuno ha fatto quello che ha fatto lui e soprattutto perché nessuno ha smesso di volergli bene nonostante vicissitudini incredibili e situazioni molto discutibili in cui quel calciatore dagli occhi da buono e la grinta da trascinatore si era trovato. Tutti hanno sempre amato Long John a prescindere. Perché lui era Chinaglia, Giorgio Chinaglia, il più grande di tutti.

sabato 30 marzo 2024

Lazio, la Pasqua è biancoceleste. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 e mezzo a Somarusic - La Lazio ha voltato pagina nel miglior modo possibile. Ha battuto con merito la Juventus dando un segnale all'ambiente e soprattutto a se stessa. In pochi giorni la batteria Tudor è riuscita a dare la scossa a tutti e si è visto un altro calcio, più aggressivo, con ritmi diversi e senza la famigerata costruzione dal basso che tanti danni aveva procurato. Un furore agonistico che da tempo non si vedeva e che ha premiato in pieno recupero gli sforzi per portare a casa i tre punti. La Pasqua è così biancoceleste e speriamo sia veramente di resurrezione. Copertina d'obbligo al montenegrino, uno dei giocatori più criticati da sempre che come un'aquila vera è volato alto per una capocciata che entrerà nella storia. Dell'era Tudor.

7+ a Guedalina facce sognà - e lo ha fatto, riuscendo nell'impresa di far segnare l'Adamo del paradiso biancoceleste. Guendo è bello esse laziali, veramente!

7+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) -Un gigante, il valore aggiunto del reparto, il calciatore biancoceleste da cui tutti dovrebbero prendere esempio. Bravo.

6 e mezzo a che Dio ce la Mandas buona - Più gioca e più para. L'esatto contrario di Carrizzo, ricordate?

6+ a Lupo Alberto - È mancato il coniglio dal cilindro. Una magia che avrebbe risolto la pratica.

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio e invece il  bandolero stanco ha dato subito tutto. Ma non gli ha retto la pompa. Come dire è partito in quarta è finito in folle. 

6+ a Massimo Di Cataldi - Più incisivo, come dire dal compitino al tema d'italiano senza errori di grammatica. Altro che il ministro Valditara.

6+ a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - I magnifici due. Totò e Peppino, Boldi e De Sica, Ficarra e Picone. Daje.

6 a Lisasken dagli occhi blu - Tanto fumo e un bel po' di arrosto.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Ma c'è andato vicino. Alla prossima. E comunque c'era il rigore per il fallo su di lui.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria ha dato tutto nella prima mezz'ora poi e calato come Pier Luigi Diaco qualsiasi.

6 ad avviso di Kamada - È uscito dal letargo in cui si era rintanato, una confort zone che gli garantiva vitto e alloggio senza fare nulla. Adesso si deve guadagnare la pagnotta e per farlo deve tirare fuori gli attributi. Qualcosa si è visto, ma qui ci vuole uno strip tease.

6 - al Ciro d'Italia - Il nuovo modulo dovrebbe finalmente premiarlo. Sperem, cit. Nereo Rocco.

5+ a Castellano e Pipolo - Ha un grosso problema, segnare. In queste settimane dal cambio allenatore le ha provate di tutte per abituarsi, cominciando a segnare dal fornaio i soliti due etti di mortadella che mangia per proseguire a segnare la colazione al baretto sotto casa. Ma non è stato sufficiente. È sempre il solito disertore della Pampa che conosciamo, ma verrà il giorno che vedrà la porta senza binocolo con continuità e sarà festa grande. Pure per il fornaio. Sipario.



giovedì 21 marzo 2024

Addio Cocky Mazzetti

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Era un'altra Italia, che si tuffava negli anni Sessanta con tanta voglia di vivere e di lavorare per costruirsi un futuro migliore, con gli elettrodomestici presi a rate, le cambiali per la 600 della Fiat e la TV in bianco e nero che però faceva sognare a colori.

E ad allietare quella generazione che si affacciava al domani e che nella musica trovava il meritato relax e i brani con cui svagarsi, fra i tanti protagonisti affermati e nuove promesse, c'era anche lei, Cocky Mazzetti, voce squillante e tanta personalità, che dominava le classifiche con le sue canzoni.

"Pepito" il pezzo del boom che trascinava la gente in pista per ballare il cha cha cha, "Giovane giovane", terza classificata a Sanremo che spingeva i ragazzi a ballare il twist, "Senza catene" (Unchain Melody) e "Till" pe i lenti da mattonella fra innamorati.

Pezzi che andavano fortissimo e che rendevano la mora Elsa, questo il vero nome con cui era stata registrata all'anagrafe di Milano il 28 febbraio del 37 e che ci ha lasciato dopo una lunga malattia, uno dei beniamini del pubblico insieme ai vari Joe Sentieri, Tony Renis e Pino Donaggio.

La dichiarazione di Vianello sul retro del 45 giri

Alla sua lunga e fortunata carriera sono legati due aneddoti particolari. Il primo si riferisce alla canzone "La partita di pallone" che tutti conoscono come il primo successo in assoluto di Rita Pavone. In realtà il pezzo era stato scritto da Edoardo Vianello e il paroliere Carlo Alberto Rossi per lei, la Connie Francis italiana.

Solo che Vianello diede anche a Teddy Reno per la diciassettenne Rita vicitrice del festival degli Sconosciti di Ariccia, questo pezzo che arrangiato dal futuro premio Oscar Luis Bacalov e con un inciso del produttore Mario Cantini, divenne immediatamente un crak da un milione di copie.

Per scusarsi di questa gaffe/situazione incresciosa, l'autore dei Watussi rilasciò una dichiarazione in cui diceva che "la canzone era stata scritta esclusivamente per la signorina Cocky Mazzetti" che ovviamente i discografici della Primary misero sulla copertina del suo disco.

L'altro aneddoto si riferisce a "Giovane giovane", il pezzo scritto da Donaggio, che l'artista veneziano presentò al festival del 1963 insieme a lei. Per paura che l'emozione le facesse dimenticare il testo, Cocky scrisse sul palmo della mano le parole della canzone.

Marisa Sannia, Bobby Solo, Cocky e Anna Identici

L'espediente però si rilevò un fallimento poichè proprio a causa dell'emozione, il sudore cancellò quello che aveva scritto e lei fu costretta ad improvvisare inventando le parole del brano, ma arrivò terza comunque e poi prima a Hit parade.

Altri tempi, altra musica, altri artisti che per le nuove mode e i nuovi ritmi ebbero un appannamento nelle loro carriere, la Mazzetti fu una di loro che a un certo punto del suo cammino professionale ha dovuto ricominciare nelle tv private e commerciali, sino alla chiamata di Paolo Limiti.

Il grande conduttore ed autore televisivo infatti la inserì nel suo applaudito programma quotidiano sul finire degli anni Novanta "Ci vediamo in tv", nel cast degli artisti fissi, insieme a nomi come quello di Giovanna, Gilda Giuliani, Betty Curtis, Wilma De Angelis, Michele, Anna Identici.

A dare l'annucio sui social della sua scomparsa il compagno di una vita, il maestro Valentino Mancino, ma la notizia, come spesso avviene, non è stata rilanciata dai media che hanno la memoria corta in queste situazioni, ignorando il passato e i suoi protagonisti, su cui a suo tempo hanno costruito le proprie fortune. 

Resta la maliconia di un mondo che sta scomparendo e che aveva la gavetta nel suo DNA e la spensieratezza nel suo stile di vita. Addio Cocky resterai per sempre giovane giovane.

 

mercoledì 20 marzo 2024

Il primo giorno di primavera

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Oggi è il suo giorno e così il brano dei Dik Dik torna attuale. Una poesia metropolitana di Mogol e musicata da Lavezzi con i celebri assoli dell’organo Hammond. Uno dei 45 giri più venduti della stagione beat


È il primo giorno di primavera ed è il "suo" giorno. All'improvviso torna d'attualità come tutti gli anni quando inizia questa stagione (con l'equinozio, in cui la durata del giorno e della notte sono perfettamente uguali) e questa canzone viene tirata fuori dall'album dei ricordi e riappare in tutta la sua suadente armonia e intrigante musicalità.

Ogni anno è così, è inevitabile, dalla mattina alla sera le radio la ripropongono come allora, quando uscì sul mercato discografico e fece subito colpo, arrivando, 45 giri dopo 45 giri venduto, in testa alla Hit parade condotta dal grande Lelio Luttazzi.

"La canzone regina di questa settimana è "Il primo giorno di primavera" dei Dik Dik!", proprio come oggi, 20 marzo, data ufficiale e astronomicamente certa dell'inizio della stagione del risveglio della natura e quando tutti si ricordano di lei e la fanno tornare regina per un giorno.

Scritta da Mogol insieme a Cristiano Minellono nel '69 su musica dell'ex dei Camaleonti Mario Lavezzi che da quel momento diventerà uno degli autori più bravi e preparati del nostro pop ("E la luna busso" Loredana Bertè, "Vita" Lucio Dalla e Morandi, "Stella gemella" Eros Ramazzotti), era stata affidata inizialmente a Vanna Brosio, futura conduttrice televisiva dal sorriso elegante ma dalla debole personalità canora. Non a caso il pezzo passò inosservato.


Fu Mogol che già collaborava insieme a Battisti con Pietruccio, Lallo, Sergio, Mario e Pepe cioè i Dik Dik, a proporre il pezzo al gruppo. Proposta subito accolta, perché il complesso milanese era alla ricerca di un brano dall'impatto forte che potesse bissare il successo di "Senza luce", cover di "A whiter shade of pale" con il quale aveva battuto tutti i record di vendita.

E "Il primo giorno di primavera" così come l'aveva musicato Lavezzi, ricalcava proprio la struttura quasi sinfonica del capolavoro dei Procol Harum. Nacque così la versione dei Dik Dik che tutti conoscono, riarrangiata con quell'intro di organo Hammond molto bello e trascinante rimasto nella storia dei nostri 45 giri.

Ma anche con quel testo in cui si "sente" l'influenza della collaborazione di Mogol con Battisti di quegli anni (Mi ritorni in mente, 29 settembre). E' infatti una storia quotidiana, che racconta con un linguaggio nuovo ed efficace, senza mai cadere nella retorica o nella banalità, di un uomo abbandonato dalla sua donna che si perde in un paesaggio metropolitano fatto di autobus, traffico e gente anonima, mente la primavera, la stagione della rinascita, avanza dopo il buio dell'inverno.

E' una poesia dai contenuti legati alla quotidianità esaltata dalla musica, ed elevata a gioiellino dalle voci ben amalgamate fra loro specialmente negli incisi, dei mitici Dik Dik, band storica del beat italiano che ha regalato emozioni a una generazione ribelle e capellona.

E allora, riascoltiamola oggi che è il suo giorno, oggi che è il primo giorno di primavera, ne vale la pena.

sabato 16 marzo 2024

Lazio, tre punti e a capo. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Castellano e Pipolo - La Lazio del dopo Sarri e in attesa della batteria Tudor che dovrebbe dare la scossa, ha vinto allo Stirpe contro una delle squadre più deboli della serie A, una squadra il Frosinone, che si divide il record di gol subiti con la Salernitana, robetta quindi. Ma il bello o il brutto, è che ha fatto pure fatica per vincere. Il che la dice tutta sullo stato psicofisico di lor signori che indossano non certo dignitosamente la gloriosa maglia biancoceleste. Ma tant'è e nel momento storico attuale che vede tutti contro tutti è comunque una boccata di ossigeno. Speriamo di non dover ricorrere però alle bombole. Copertina al disertore della Pampa, uno dei peggiori di sempre, che con questa doppietta si candida a restare ancora con noi. E questo sarà un problema

7 a Guendalina facce sognà - Guendo è bello esse laziali, e con lui di più. L'unico da tenersi stretto per il futuro.

6+ a Benigno Zaccagnini - Un gol lo ha fatto fare a loro e uno lo ha fatto a loro. Bisogna fargli un corso accelerato di Subbuteo per capire chi sono i nostri e chi sono gli avversari. 

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne ovunque c'era da temere il peggio. E invece il bandolero stanco alla lunga si è immedesimato nel dramma esistenziale in cui si stava avvitando la squadra allo Stirpe ed ha reagito. Con qualche numero dei suoi. Ma quanta fatica. Sembrava un doppione di Casciari l'aiutante di Fiorello.Un personaggio inutie insomma.

6+ a Lupo Alberto - Un tempo dormiente un altro a testa alta col coniglio tirato fuori dal cilindro. Ma è comunque poca cosa, come Riccardo Rossi.

6 a Lisasken dagli occhi blu - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Tipo Clementino.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - Ha dato la sveglia. Come Gerry Scotti a Striscia la notizia.

5 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Ha ballato meglio di Lorerella Cuccarini, e come avversari non è che avesse tutti sti Ronaldo. Tuttalpiù Ronaldo all'Acquedotto, ampi saloni per banchetti nuziali e feste varie.

5+ a Lazzari alzati e cammina - C'era una volta Pupo Biondo che correva e crossava. Ora corre da solo senza una meta. Avete presente Calenda che non ne azzecca una?

5 ad avviso di Kamada - Come un programma di Gigi Marzullo. Inguardabile.

5 a che Dio ce la Mandas buona - Perché qui so' uccelli senza zucchero.

5 a Casale degli Ulivi Agriturismo - Bruciato come un pollo allo spiedo di Franz a piazza Dunant nell'azione del gol di Kedira. Ke dire, è fuori condizione. Come un Pierluigi Diaco qualsiasi.

5 a Massimo Di Cataldi - Ha fatica ha svolto il compitino. E questa è la novità. Contro un Frosinone che è messo male di suo, non è riuscito a primeggiare come avrebbe dovuto. Sic. Aveva ragione Ornella Vanoni, tristezza per favore vai via.

5- - al Ciro d'Italia - Ei fu. Alessandro Manzoni aveva previsto tutto. Duole dirlo ma è così. Spiaze.

4 a Patrizia Pellegrini - Se lo Scrivano fiorentino non lo faceva giocare il motivo si è capito. Mamma mia. 

4- a Somarusic - Il terzo mistero di Fatima. Nessuno sa perché giochi. Il guaio è che non lo sa neanche lui. Sipario.

NG Martufello  - Il mister è durato cinque giorni battendo alla grande il record di Rocco Siffredi. Con questo biglietto da visita troverà sicuramente una sistemazione. E comunque lascia come allenatore imbattutto, una colonna biancoceleste. Auguri. Anche se gli auguri dovremmo farceli a noi stessi.



mercoledì 13 marzo 2024

Neil Sedaka 85 anni in musica

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Non lo ha fermato neanche il Covid. Mentre tutto il mondo era rintanato in casa tra mille preoccupazioni e pensieri seguendo le disposizioni dei vari governi, lui ogni giorno (un record), immancabilmente, si collegava in diretta dalla sua pagina Facebook per un miniconcerto al pianoforte seguitissimo dai suoi fan.

Grandissimo Neil Sedaka, smoking impeccabile, gemelli ai polsi, papillon, ha tenuto ieri un recital ad Atlantic City ed oggi festeggerà in famiglia le sue 85 primavere. Poi da domani si ricomincia per l'ennesima tappa di un tour che non finisce mai, tanto è l'affetto del pubblico.

E non potrebbe essere diversamente, perchè il vecchio leone del pop americano non ha mai deluso chi lo segue da sempre con i suoi brani che hanno fatto da colonna sonora a generazioni di americani a partire dai favolosi anni 60, diventando nel tempo degli evergreen conosciuti in tutto il mondo.

in concerto ad Atlantic City

A cominciare da "Oh! Carol" (dedicata a Carol King) con i suoi 7 milioni di copie vendute, vero e proprio tormentone internazionale con cui il giovanissimo ragazzo di Brooklin esplose agli inizi della carriera, per proseguire con "The Diary", "Little Devil", "Happy Birthday Sweet Sixteen", "Calendar girl", "One Way Ticket".

Per non parlare di "Solitaire" (entrata nel repertorio di una trentina di popostar, da Elvis Presley a Petula Clark, da Shirley Bassey a Sheryl Crow), "Laughter In the Rain" per citarne solo alcuni dei 500 composti insieme al compagno di Liceo Howard Greenfield.

E soprattutto "Breaking up is hard to do", la sua signature song, il cavallo di battaglia con cui chiude i concerti, sia che si trovi alla prestigiosa Royal Albert Hall o davanti migliaia di persone ad Hyde Park, un brano speciale che ha ottenuto un record unico, ovvero quello di entrare nuovamente in classifica dopo essere stato al n.1 nel 62, una quindicina d'anni dopo la prima volta. Nella chart Usa non c'è più riusucito nessuno.

i grandi successi italiani
E ovviamente in questo successo internazionale, c'è stato il Sedaka italiano. Quello che tutti ascoltavano nei juke box o nelle feste in casa, che ha letteralmente spopolato, inanellando una serie di successi incredibili e addirittura tre Dischi d'oro (oltre un milione di copie ciascuno) nello stesso anno con brani come il frizzante "I tuoi capricci" e la romantica "La terza luna" scritte entrambe da Franco Migliacci e il futuro premio Oscar Luis Bacalov e "Adesso no" firmata da Gianni Meccia.
 
E ancora "Esagerata", (tornata recentemente alla ribalta per i jingle pubblicitari della aranciata San Pellegrino), "Un Giorno Inutile", "Tu Non lo Sai", "La notte è fatta per amare", tutti brani di grande successo che lo resero popolarissimo insieme ai vari Peppino di Capri, Celentano, Rita Pavone e Gianni Morandi nel Belpaese lanciato verso il boom economico e che cercava nella musica i suoi idoli per il tempo libero. Un beniamino del pubblico insomma, quando l'Italia andava a 45 giri.



Bambino prodigio con il piano, selezionato dal grande Arthur Rubinstein come miglior concertista di New York, autore per Connie Francis, Tom Jones e i Fifth Dimension, si trovò spiazzato come tanti altri artisti della sua generazione quando irruppero sulla scena i Beatles e dilagò nel mondo la cosidetta British Invasion. Fu Elton John, suo fan, che gli tese una mano chiamandolo in Inghilterra e scritturandolo per la sua etichetta. Una inaspettata e meritata ciambella lanciatagli da un grande della musica, per restare a galla.

E Neil non se la fece sfuggire. Azzeccò subito una manciata di dischi da vertice classifica e così riprese il largo. "Sedaka is back" titolarono i giornali specializzati e da allora non si è più fermato, macinando successi, ospitate negli show di tutte le tv e recital in mezzo mondo, dalle Filippine al Giappone, dall'Australia ad Israele.

Oggi l'ex sbarazzino Neil con quella voce così particolare che soprattutto da noi fece molto colpo, è un dinamico nonno felice con tre nipoti (due sono gemelle) avuti dai due figli e naturalmente un calendario gonfio di concerti in ogni dove, mentre a Broadway torna in cartellone un musical con le sue canzoni e la mitica BBC manda in onda uno speciale su di lui dal titolo emblematico e che la dice tutta: "The King of Son".

All'appello manca solo l'Italia, che lo aspetta dall'84 dopo l'ultima affollata esibizione alla "Bussola". Riusciranno i nostri dirigenti televisivi o i manager dello spettacolo a riportarlo qui da noi? Chissà chi lo sa avrebbe risposto il Febo Conti dei tempi d'oro, in attesa allora di una sorpresa ai Migliori anni, restano gli 85 anni da festeggiare tra un "capriccio" e "una notte fatta per amare". Auguri caro vecchio Neil!


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