lunedì 28 marzo 2022

Phil Collins, l'ultimo concerto

 di FRANCESCO TRONCARELLI

«Ora dovrò trovarmi un lavoro vero». Phil Collins ha salutato così i fan, sabato sera alla 02 Arena di Londra, al termine del suo ultimo concerto in assoluto con i Genesis, dopo una lunga battaglia per la salute. 

Collins è affetto da una patologia ai nervi, una lesione spinale e non riesce più a suonare dopo gli interventi chirurgici alla schiena che ha subito.

Stanco, invecchiato di colpo, incurvato su stesso ha concluso la sua esperienza con la musica con una dignità sorprendente e senza pietismi, mostrandosi come è con tutta la sua fragilità e sofferenza.   

Era impegnato nel tour "The Last Domino?" che segna la reunion della band inglese (che include Phil, il tastierista Tony Banks e il chitarrista-bassista Mike Rutherford), dopo 14 anni, ma si era esibito sempre da seduto  non riuscendo ad usare il bastone per camminare ed era apparso molto provato.

Phil e compagni ai tempi d'oro

 "Non faccio niente. Non mi alleno a cantare a casa. Le prove sono la pratica. La mia salute cambia le cose, fare lo spettacolo seduto cambia le cose". 

Così aveva detto in un'intervista al Guardian in cui raccontava le sue frustrazioni e un sogno, esibirsi con il figlio Nicholas: "Mi piacerebbe suonare con lui sul palco, ma riesco a malapena a tenere una bacchetta in mano", aveva ammesso.

Collins ha iniziato la sua carriera, negli anni settanta, con i Genesis come batterista, diventando poi la voce del gruppo quando Peter Gabriel lasciò nel 1975. Un successo planetario che poi si è riversato anche sulla sua carriera di solista con hit di successo come "In the Air Tonight", "Against all odds" e "Easy Lover".

I guai fisici del cantante di "One more night" risalgono al 2009 con lo schiacciamento delle vertebre causato dalla posizione in cui suonava. I successivi interventi chirurgici non hanno migliorato il quadro ma anzi gli hanno causato lesioni ai nervi. A questo si aggiungono i problemi di diabete e una caduta in cui ha battuto la testa nel 2017.    

la stella sulla Walk of Fame

71 anni da poco compiuti, londinese, Phil Collins è considerato una leggenda della musica, da solista non solo si è creato una carriera da star, ma si è tolto anche lo sfizio di incidere uno dei "fill" di batteria più famosi della storia, quello di "In The Air Tonight", e ancora di suonare come batterista nei Brand X, band amatissima dai cultori della musica a cavallo tra il progressive e il jazz. 

In lui nel corso della carriera è prevalsa l'anima pop, ma l'artista ha dimostrato di saperlo fare alla grande, rivelando sorprendenti doti di implacabile hit maker. 

Ma anche nei suoi tour piu’ spettacolari dove era l'entertainer a prevalere sul musicista, è rimasto l'eccellente batterista di Nursery Crime, Foxtrot, Selling England By The Pound, The Lamb Lies Down on Broadway. 

Come solista ha venduto qualcosa come 150 milioni di copie nel mondo.Tra gli anni '80 e '90 ha veramente spopolato, basti citare la cover delle Supremes, "You Can't Hurry Love", poi "Against All Odds", tema del film "Due vite in gioco" con tanto di Grammy. 

Ancora il duetto con Philip Bailey, l'album "No Jacket Required" best seller con "Sussudio" e "One More Night", poi Live Aid, con la doppia apparizione a Londra e Philadelphia, "Another Day in Paradise". 

Phil Collins ha lasciato anche il segno come produttore e autore di successi tipo "You'll Be in My Heart", nella colonna sonora di "Tarzan" il cartoon Disney che gli ha fruttato un Oscar e un Golden Globe per la migliore canzone originale e, per non farsi mancare niente, pure la stella sulla Walk of Fame.

Ora l'ultimo atto, l'addio al palco, alla batteria, alle luci della ribalta. La solitudine di un numero uno che diventa uno come noi lasciando i suoi numeri nell'album dei ricordi. 

Una fine purtroppo ingloriosa che lo rende comune mortale senza quell'alone da star che si era conquistato. Un'uscita di scena che impone il rispetto, la solidarietà e l'affetto a chi comunque ha regalato emozioni e gioie sino all'ultimo spettacolo. Senza risparmiarsi. Grazie Phil... 

venerdì 25 marzo 2022

La star in copertina, Scilla Gabel

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Per un artista conosciuto in tutto il mondo, una "maggiorata" dello Spettacolo. Un'accoppiata incredibile ma azzeccata che vide il golden boy del pop americano Neil Sedaka con la sosia di Sophia Loren, la prorompente Scilla Gabel.

L'occasione che unì due nomi molto popolari negli Anni del boom, fu il lancio in Italia di un brano tra i più famosi del cantante americano, "Calendar girl", salito rapidamente ai primi posti delle classifiche di tutti paesi di lingua inglese come Canada, Australia, Nuova Zelanda e addirittura in Giappone. 

Un successo annunciato, perchè in quel periodo Neil insieme al suo fidato paroliere Howard Greenfield con cui aveva condiviso gli studi nel college dopo il Conservatorio di New York dove si era diplomato come eccellente pianista, collezionava una hit dopo l'altra.

Neil a Trinità dei Monti con i fan italiani

Dopo il boom internazionale con "Oh Carol" (dedicata alla fidanzatina Carol King) infatti, i successivi "Stupid Cupid" (ripresa da Peppino di Capri), "The Diary", "Little Devil" fecero letteralmente il giro del mondo.

Ed ora sbarcava in Italia con quel brano che cantava la "ragazza calendario" dedicato alle pin up più famose d'America, ovvero Betty Grable e Marylin Monroe che avevano posato per la gioia dei loro fan in due famosi calendari. 

Negli uffici della RCA italiana pensarono così di realizzare una copertina ad hoc, senza il faccione di Sedaka che solitamente imperversava nei suoi dischi, ma con una pin up nostrana che desse la spinta a quel pezzo frizzante e pieno di ritmo. 

La scelta cadde su Scilla Gabel, attrice conosciuta più per la sua bellezza aggressiva che per le qualità interpretative nonostante fosse diplomata all'Accademia d'arte drammatica ed approdata al cinema come sosia e controfigura della Sophia nazionale in due pellicole: Il ragazzo sul delfino di Jean Negulesco e Timbuctù di Henry Hathaway.

Dopo quelle apparizioni Scilla iniziò a interpretare decine e decine di film in costume e di genere, i vari peplum, polizieschi, thriller, spaghetti western, girando anche pellicole a fianco di Fred Buscaglione (Noi duri) e Totò (I due colonelli).

Una delle attrici più versatili di quel periodo insomma che riempiva con la sua fisicità lo schermo e compariva sulle copertine dei settimanali nazionalopolari che venivano venduti in centinaia di migliaia di copie.

Con la maturità la Gabel ottenne quegli attestati che la critica le aveva inizialmente negato, riconoscendo nelle sue interpretazioni teatrali e soprattutto televisive in sceneggiati come E le stelle stanno a guardare e Dov'è Anna? qualità artistiche notevoli da attrice vera. Scilla finalmente non era più un corpo da ammirare ma un'attrice.

Il 45 giri italiano con Scilla Gabel

Nel '60 però grazie alla sua immagine ben nota al pubblico, era il personaggio ideale per dare forma, corpo e volto a una "calendar girl" tricolore seppure solo per un vinile.

Eccola cosi con indosso un body ante litteram rosso fuoco e in posa plastica, una mano sulla nuca da diva e l'altra che sorregge un ombrello "appesantito" da bigliettoni da diecimila lire.

Con questa mise e in questo atteggiamento, l'attrice svolge perfettamente il suo ruolo da "Calendar girl" per il disco.

E come riconoscimento della sua prestazione, viene citato il suo nome che compare in basso sulla sinistra sotto la sua figura. 

Poi c'è il fimato della canzone che presenta alcune curiosità da sottolineare.

Neil e Leba Sedaka nel video

Il video ufficiale del brano è un filmato Scopitone (una sorta di juke bok che irradiava musica attraverso clip girate appositamente) ed è stato realizzato anni dopo il lancio del disco. 

Fra le quattro ragazze calendario, un po' conigliette di Playboy un po' ballerine dei varietà televisivi, che si vedono, c'è la moglie di Sedaka, Leba Strassberg.

E' la terza che compare nel video e rappresenta la strofa dedicata al mese di Marzo (March), poi nel secondo quadro è la prima col mese di Maggio (May) e infine di nuovo la terza col mese di Novembre (November). 

Da notare la somiglianza incredibile con Scilla Gabel la star in copertina del disco nella edizione italiana. Ma è solo un caso.

domenica 20 marzo 2022

Lazio assente ingiustificata. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

5+ a Maru (Sic) -La Lazio ha perso il derby perchè non l'ha giocato. E' rimasta a Formello. Non c'è stata partita, non c'è stata reazione, non c'è stato niente, nè dopo il primo fortunoso gol all'inizio, nè tanto meno dopo il raddoppio. Sotto di due reti dopo una ventina di minuti la squadra avrebbe dovuto tirare fuori l'orgoglio per tentare il recupero. Avrebbe. Un condizionale d'obbligo che nessuno ha rispettato o preso in considerazione e difatti è arrivato pure il terzo. E' vero che prendere un gol al primo assalto è traumatizzante, ma se hai gli attributi ti rimbocchi le maniche e inizi a pedalare. E qui sono rimasti tutti fermi. Ed è finita male. Non si è salvato nessuno e la copertina la diamo al meno peggio che qualcosa ma proprio qualcosa ha fatto vedere quando ancora c'era il tempo per provarci. Tutto il resto è il nulla.  

5 al Ciro d'Italia - Duole dirlo perchè è veramente il numero uno, ma sto giro è come scrisse Alessandro Manzoni: Ei fu, siccome Immobile. Ma non è dipeso da lui.

5 a Pedro Pedro Pedro Pe' - Da Santa Fè a Santa Calla è un attimo.  

5- al Sergente - Una bella gomitata al naso rimediata in area avversaria che lo ha steso (e condizionato per il prosieguo) e che ovviamente l'arbitro non ha rilevato e via, so' finiti i giochi.

5- a chi lo Leiva? - Noi. E' arrivato. Come un Gigi Marzullo qualsiasi.

5- - a chiedimi se sono Felipe - lascia perde nun è aria. E bussa pure a quatrini.  

5- - a Massimo di Cataldi e George Romero (La notte dei morti viventi) - In due non ne hannno fatto uno buono, come Ale e Franz. O anche Gigi e Ros. Fate voi, tanto è lo stesso.

4 e mezzo a Sylva Strakoshina - La richiesta della signora del terzo piano per il ripristino del Citofono sarà messa a votazione alla prossima assemblea condominiale. Si chiede di non mancare vista l'importanza della decisione, non si accettano deleghe.

4 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne, potevamo vince sta battaglia? Cartoline dall'Olimpico tra un happy hour e uno stuzzichino e l'omo campa. Male però. 

4 a Lupo Alberto - Ha fatto la fine di D'Alema, è sparito. Doveva tirare fuori il coniglio dal cilindro, ci si è infilato dentro con tutte le scarpe. Sim salabim e Silvan se la gode. 

4- ad Antonio Elia Acerbis - Non è questione dei fischi che riceve ma che ha fatto il suo tempo. Come Pippo Baudo. E' superato dagli eventi. Come Baudo appunto. Solo che il Pippone nazionale se ne sta quieto a casetta il Pippone laziale no.

3- - a Hysaj che i papaveri - Doveva essere l'asso nella manica dello Scrivano fiorentino, l'uomo in più dei suoi schemi e delle sue teorie. Se come no, l'esatto contrario, l'uomo in meno sempre, in qualsiasi partita sia stato presente e anche questa volta ha confermato tutta la sua nullità fatta calciatore. Questo manco a guardà le macchine fuori il Tibidabo lo vorrebero. Non solo brut de brut ma scars de scar che più scars nun se pò. Altro che bella ciao, ciaone e via. Sipario.

PS che cosa ha fatto lo Scrivano fiorentino in questa settimana che non c'erano impegni europei? Come ha preparato questa partita chiave? Come ha motivato i suoi ragazzi? Noi non troviamo le parole, rispondete voi...

venerdì 18 marzo 2022

La star in copertina, Califano

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Non solo la Carrà è finita sulla copertina di un disco quando non era ancora la diva che tutti conoscono. Anche Califano ha avuto un percorso analago. Era su un 45 giri pur non essendo ancora il Califfo applaudito da tutti, ma uno dei tanti che gravitava nell'ambiente dello spettacolo.

Insomma un nome che ai più diceva poco o niente. Destino comune ovviamente a tanti che poi sono diventati dei numeri uno ma che quando erano agli inizi erano degli illustri sconosciuti per il grande pubblico.

Il disco su cui "capitò" il grande cantautore era quello di un brano di Edoardo Vianello, il re delle estati di fuoco degli anni Sessanta che ha fatto ballare coi suoi pezzi irrestibili e pieni di ritmo ed allegria, il Bel paese in vacanza. 

S'intitola "Tremarella", inciso da Vianello nel 1964, dopo i successi de "I Watussi", "Abbbronzatissima", "Sul cucuzzolo" ed è stato composto dall'artista romano insieme al fido paroliere Carlo Rossi e col pianista Gabriele Licata. Come per i 45 giri precedenti (Twist, Hully Gully) lanciava un nuovo ballo, il surf.

E Califano che c'entra? La storia è presto detta. Vianello lo aveva conosciuto perchè era il fidanzato di Dominique Boschero, una delle attrici più famose e paparazzate di quel periodo nel cast di un film in uscita, nella cui colonna sonora era stata inserita la canzone.

Una pellicola di cassetta come se ne facevano tante in quegli anni, firmata da Castellano e Pipolo, dal titolo che era tutto un programma "I marziani hanno 12 mani" con i vari Paolo Panelli, Carlo Croccolo, Franco e Ciccio e le bellone Magali Noel, Valeria Fabrizi e appunto la Boschero.

L'attrice italo francese è stato il primo grande amore di Califano, lei popolarissima (un centinaio di film di cassetta in carriera) e più grande di lui, sconosciuto poeta gigolò alla ricerca di affermazione che interpretava fotoromanzi col nome d'arte di Andrea di Carlo. 

Qualcuno malignò che al di là della love story veramente intensa, Franco si servisse della sensuale attrice per farsi conoscere. Chissà. 

Fatto è che Vianello intuisce subito le qualità del suo nuovo amico, ne apprezza le capacità creative e lo stimola a scrivere testi per le canzoni, consiglio che Califano accetterà volentieri aprendo se stesso e il suo talento al mondo della musica. 

Dominique in copertina

Da questi presupposti (canzone inserita nel film, l'attrice presente nel film e Califano amico di Vianello e boyfriend dell'attrice) alla copertina, il passo è stato breve. Ecco così che Franco e la Bosquero vengono fotografati in posa da ballerini di surf, con le mani nel movimento del ballo come dice la canzone.

Anzi, più che Franco e la Bosquero, fu la Bosquero con Franco, perchè era lei il personaggio che tirava e attirava l'attenzione e non il contrario come ricordano le innumerevoli copertine dei settimanali dedicate a lei di quel periodo.

Tanto è vero che il suo nome compare sulla copertina (in basso fra la sua immagine e l'ombra riflessa sul muro alle spalle) del 45 giri, mentre non c'è ovviamente quello del Califfo.

la copertina del 45 giri della Tremarella

Il dado però era tratto, perchè il futuro Prevert di Trastevere di li a poco avrebbe iniziato a scrivere le sue poesie per le sette note e non più per puro piacere come faceva abitualmente tra un fotoromanzo come protagonista e una notte brava nei locali alla moda della Roma by night.

Vianello infatti per il disco successivo alla "Tremarella" che sarebbe risultato uno dei più gettonati nei juke box della penisola, scelse proprio un testo di Califano che segnerà il suo debutto come autore.

La canzone s'intitolava "Da molto lontano" era musicata dallo stesso Vianello con l'arrangiamento del grande Ennio Morricone e presentava appunto sull'etichetta del vinile il nome di Califano per la prima volta.

Califano-Vianello nei crediti, è il debutto come autore

Un brano d'atmosfera, un lento da "mattonella" come si diceva, l'esatto contrario dello scatenato surf lanciato con la "Tremarella" presentato dalla stampa specializzata così: "Esce un nuovo ballo? Vianello ci pensa un po' e poi ecco pronta la sua versione originale e spregiudicata".

Ancora: "Ricordate lo scorso anno? - chiedono ai lettori quelli del settimanale per giovani Ciao Amici - Scoppiò l'hully gully e lui scrisse i Watussi, quest'anno c'è il Surf ed ecco che il duttile Edoardo ti lancia la Tremarella. 

"Non è neccessario consultare un indovino per sapere se questo disco sarà un successo, sia che andiate al mare o ai monti, al tempo di surf si trema con Vianello".

E fu proprio così. Ecco come lo ballava Edoardo Vianello con l'attrice Halina Zaleska.

lunedì 14 marzo 2022

Lazio, nel nome del Capitano. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


8 e mezzo al Ciro d'Italia - La Lazio per onorare Pino Wilson aveva un solo risultato possibile, l'uno fisso, il modo migliore per ricordare il Capitano del primo scudetto era uno solo, vincere, ma quella volontà auspicata da tutti, squadra e tifosi, sembrava quasi impossibile perchè nonostante un possesso di palla ai massimi livelli, non si riusciva a trovare il pertugio fra quella selva di gambe e quel muro alzato dagli avversari. Ma era destino che non poteva fiire così, era destino che il Capitano di oggi dovesse onorare il Capitano di ieri. E Ciro puntuale come una cambiale all'incasso, ha timbrato il cartellino per la storia col sigillo numero 176 in carriera e 144 con l'Aquila sul petto. E la fascia rossa col numero 4 sul braccio. Un trionfo.

7+ a Lupo Alberto - Il Mago c'è. E' l'avviso ai naviganti del campionato che avevano qualche dubbio. Le sue giocate illuminano la notte dell'Olimpico alla faccia del caro bollette. 

7 al Sergente - A testa alta in mezzo al campo, spalllata di qua, spallata di là è stato uno spettacolo vederlo così pimpante. Come Fiorello. Tanto lavoro sporco e tanto lavoro di qualità. Come Fiore appunto, che alterna avanspettacolo a varietà.

6 e mezzo a chi lo Leiva più - E meno male che era arruginito. Fossero tutti come lui dormiremmo sonni tranquilli. Il vangelo di Lucas prevede bastonate e ripartenze senza risparmiarsi. E scusate se è poco. 

6 e mezzo a Patric del Grande Fratello - La sua prestazione è stata impeccabile. Tanto che verrà inserita nel prossimo numero della Settimana Enigmistica, ovviamente nella rubrica "Incredibile ma vero".

6+ a chiedimi se sono Felipe - Ha fatto il suo dovere, finalmente, senza pensare ai soldi. Daje!  

6+ ad Antonio Elia Acerbis - Ministro della difesa. Anche se molti vorrebero le sue dimissioni. Fregatane Ace e tira dritto.

6 a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui che je manca sempre un euro per fa na vacanza come se deve. E ancora una volta al bandolero stanco è macato il gol (occasionissima nel primo tempo) per il quale dovrebbe essere votato. Ma lui è fatto così, alla suite del resort preferisce il sacco a pelo. E se vede.

6 a Sylva Strakoshina - sulla fiducia, perché i lagunari sotto la sua porta non si sono visti mai. Come i ciclisti sulle ciclabili.

6- a Hysaj che i papaveri - Ma sto brut de brut ce serve o nun ce serve? Perchè se ce serve ce devono di a che cosa, se nun ce serve rimannamolo a casa e via. 

6- a Benigno Zaccagnini - Per penitenza durante la giornata di squalifica, dovrai ascoltare a palla e senza soluzione di continuità "Stasera mi butto" di Rocky Roberts. Così t'impari  a far il cascatore a buffo. Sipario.



venerdì 11 marzo 2022

La star in copertina, Raffaella Carrà

di FRANCESCO TRONCARELLI 
 
 
Lui era già conosciuto, lei non ancora. Ma avevano entrambi la voglia di arrivare. Lui aveva fatto Sanremo e cantava in tv, lei aveva studiato danza e iniziava a muoversi nel mondo dello Spettacolo.

Lui insomma era già Little Tony mentre lei non ancora la Carrà ma più semplicemente Raffaella Pelloni. Insieme per la copertina di un disco, ma non solo. 

Le immagini dei vinili di quando l'Italia andava a 45 giri, ogni tanto riservano sorprese. Ne abbiamo scoperte alcune e le proproniamo per far capire come a quei tempi, anche finire su una copertina di un disco, fosse importante per costruire una carriera o se già famosi, per aumentare la propria popolarità.

Il mercato del resto tirava che era una bellezza e il "minimo sindacale" di un 45 giri si aggirava sulle due/trecentomila copie con picchi che superavano il milione, un veicolo quindi importante per far circolare il proprio volto presso il pubblico.

il 45 giri de Il ragazzo col ciuffo

Cominciamo il nostro viaggio con il personaggio che più di tutti ha accompagnato con la sua immagine il successo di brani che fecero letteralmente il botto negli anni Sessanta, Raffaella Carrà.

La showgirl infatti, come rivelato con un nostro articolo, una chicca incredibile perchè non se ne era accorto nessuno in oltre 50 anni, era sulla copertina del più grande successo di sempre di Peppino, ovvero Saint Tropez Twist, oltre un milione e 200mila copie.

In quel periodo, si era nel 1962, Raffa però comparve anche su un altro disco, inciso da Little Tony, "Il ragazzo col ciuffo", brano da cui i media presero il titolo per identificare nel corso della sua carriera il cantante di Tivoli.

Ma mentre per il disco di Peppino di Capri la scelta della foto da mettere in copertina in cui la Carrà è ritratta con un ballerino da parte dei manger della Carish fu casuale, per quella del brano pubblicato dalla Durium fu ragionata.

l'esordiente Raffaella, ignorata nella locandina del film galeotto

Little Tony infatti aveva conosciuto la debuttante Raffaella, sul set di un musicarello di cui era protagonista insieme a Virna Lisi con Tognazzi, Vianello, Franco e Ciccio, "Cinque marines per cento ragazze", e se ne era invaghito. Un flirt lontano dai paparazzi e di cui si è saputo solo anni dopo.

Decise così di farle un regalo offrendele visibiltà col suo disco, un omaggio gradito da lei a cui la promozione della sua immagine faceva comunque comodo essendo agli inizi della carriera.

Fecero un servizio fotografico insieme in cui mimavano passi di twist e la foto più rappresentativa, quella esteticamente più frizzante e che sprizzava voglia di ballare e divertirsi, venne scelta per la copertina.

Un twist insieme sfruttato per anni
Lo stesso scatto, non scontornto però, ma nella reale rappresentazione (il salone di un albergo), venne poi utilizzato per la copertina di un EP (extended play, vinile che contiene più tracce rispetto alle due tradizionali del 45 giri) dell'anno successivo.

I quattro brani presenti erano "Se insieme a un altro ti vedrò", "Quello che mai più scorderai" contenuti sulla prima facciata e sul lato B "Il ragazzo col ciuffo" e "Lo sai tu?" già pubblicati con la prima foto nel 45 giri dell'anno precedente.

Ma non finisce qui, come avrebbe detto Corrado conduttore insieme alla Carrà di due storiche edizioni di Canzonissima. Da quel servizio fotografico fu recuperato un altro scatto addirittura due anni dopo.

Raffa e Tony versione giapponese

Nell'edizione diffusa in Giappone (un mercato molto interessato ai nostri artisti da sempre) di "Quando vedrai la mia ragazza", il brano che Little Tony presentò in coppia a Gene Pitney a Sanremo del 1964, fu utilizzata un'altra immagine di quel servizio per la copertina del 45 giri.

Una scelta dei discografici e non più un regalo-idea da parte del cantante alla ormai conosciuta attrice (e non ancora soubrette televisiva), peraltro senza che la stessa fosse citata e con la storia (breve, appena sei mesi), fra i due finita da un pezzo.

Ulteriore curiosità della curiosità discografica (la copertina giapponese), riguarda il brano sanremese. Gli autori sono Enrico Ciacci e tal Giangrano, pseudonimo dietro il quale si nascondeva Gino Paoli, che pur essendo amico di Tony, non voleva comparire per mantenere la sua immagine di cantautore impegnato.   

Riascoltiamo la canzone nell'eccezionale filmato d'epoca con il grandissimo e professionale Mike Bongiorno e l'indimenticabile Little Tony col suo celebre ciuffo a banana nel massimo dello splendore.

                                                                                                                          

                                                                                                       1 continua


sabato 5 marzo 2022

La Lazio sbanca Cagliari. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELI

8+ al Ciro d'Italia -  Una grande Lazio ha steso con merito i rossoblu di lacrima Mazzarri nello stadio di Cagliari. Un uno-due micidiale nel primo tempo e la terza mazzata definitiva nella ripresa hanno ucciso l'uomo Cragno. Una vittoria che porta la firma dei suoi tre uomini più talentuosi ma al tempo stesso anche del mister, quello Scrivano fiorentino che finalmente ha visto tradotti in schemi e azioni travolgenti i suoi insegnamenti. Copertina d'obbligo al bomber dei bomber biancocelesti alla partita nunero 200 con l'Aquila sul petto e che col gol realizzato ha raggiunto a 143 reti il mito Piola e si è portato per la sesta volta a 20 gol stagionali (numero che può essere solo che incrementato). Per Ciro parlano i numeri, da applausi, per la Mitica i risultati, da applausi anche loro. Avanti Lazio!

8 a Lupo Alberto - Era scritto che il Mago dovesse mettere il sigillo a questa partita. I gol mancati nei due ultimi match avevano stufato noi e soprattutto lui, che si è rimboccato le maniche e al momento giusto ha dato il via ad un'azione irresistibile che lo ha portato poi al piattone con cui ha trafitto il portoiere avversario. Grande, e non avevamo dubbi.

7 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza in Costa Smeralda, c'era da aspettarsi lo sbraco totale e invece il bandolero stanco con un guizzo d'orgoglio ha dimostrato che anche i vitelloni da spiaggia quando je gira te purgano. Obrigado Filippetto.

7 al Sergente - La duttilità tecnico tattica al servizio della squadra. Li ha messi tutti sull'attenti e ha suonato la carica. Promosso sul campo generale e Figliolo je spiccia casa.

7 a Sylva Strakoshina - Quello se magnava i fotografi questo para. E scusate se è poco.

7 a chiedimi se sono Felipe - È inutile chiedertelo perché stavolta te sei superato. Nel derby fra naturalizzati hai vinto tu, j hai messo la museruola a Joao Pedro ed è finita così. Manco un abbaio.

7 a Innamoradu - Nei secoli fedele. Come Amadeus con Sanremo.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis  - Bentornato. Ma nun ce rompe mo co le foto tue sui social. Abbiamo già dato.

6+ a chi lo Leiva - Sarà pure arrugginito, ma il mestiere lo conosce. Come quel volpone di Cristian De Sica che du risate le strappa sempre.

6+ a Pedro Pedro Pedro Pedro Pè  - Il meglio di Santa Fè e Trigoria non perdona. Basta il suo ingresso in campo pe fa stigne le chiappe agli avversari. E ho detto tutto.

6 a Benigno Zaccagnini - Un passo indietro rispetto al solito. Come Orietta Berti ai Soliti ignoti. Ha stufato.

5 a Somarusic - È partito in quarta è finito in folle. Come direbbe Sgarbi capra capra capra. Sipario.



martedì 1 marzo 2022

Dieci anni senza Lucio Dalla

di FRANCESCO TRONCARELLI


Dieci anni fa se ne andava Lucio Dalla. All’alba del primo marzo, il piccolo grande uomo della musica italiana, veniva stroncato da un infarto in una camera dell’albergo Ritz  a Montreux, la cittadina svizzera dove la sera prima si era esibito nella prima tappa del nuovo tour e pochi giorni prima del suo 69esimo compleanno, il quattro marzo (1943), data fondamentale per la memoria musicale del nostro Paese

Una morte avvenuta nella città che ospita uno dei festival jazz più importanti del mondo, quasi a voler chiudere idealmente e poeticamente il cerchio di una vita e di un’avventura artistica, iniziata col suo primo amore, il jazz. 

Una morte improvvisa che venne diffusa via twitter, prima dei lanci ufficiali delle agenzie, dai frati della basilica di San Francesco d’Assisi, amici da sempre del cantante bolognese, sconcertati da quella triste notizia, che diffusasi rapidamente, gettò nello sconforto la platea sterminata dei suoi fan.

E non sarebbe potuto essere altrimenti perché Lucio Dalla è stato uno dei grandi protagonisti della nostra musica, un artista nel vero senso della parola, un autore importante che con la sua produzione sempre qualitativamente alta, ha lasciato dei capolavori apprezzati da tutti.

Brani che sono diventati patrimonio comune non solo di chi lo ha seguito e amato da sempre, ma anche di chi ha voluto e vuole tuttora solamente rifugiarsi nell’ascolto di canzoni che oltre a testi che fanno riflettere offrono anche una musica che colpisce e suscita emozioni.

“Piazza grande”, “4/3/1943”, “L’ultima luna”, “Cara”, “Nuvolari”, “Futura”, “Ma come fanno i marinai”, “Cosa sarà”, “L’anno che verrà”, "Come è profondo il mar",“Anna e Marco”, "Quale allegria", “Se io fossi un angelo”, "Tu non mi basti mai", "Balla balla ballerino", “Caruso” (dopo “Volare” la canzone più conosciuta e diffusa nel mondo come certificano i bollettini della SIAE), per citare a braccio alcuni dei suoi pezzi più famosi

Il suo è un canzoniere di capolavori, alcuni famosissimi altri nascosti tra le pieghe di un repertorio straordinario che non finisce mai di stupire quando lo si ascolta che arriva sino al suggestivo “Le rondini” di cui esiste filmata con un telefonino, l’ultima  esecuzione sul palco dell’auditorium di Montreux quella sera di dieci anni fa, in cui Lucio con la sua  voce unica e inconfondibile gorgheggia: 

“Vorrei entrare dentro i fili di una radio, e volare sopra i tetti delle città, incontrare le espressioni dialettali, mescolarmi con l'odore del caffè, fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali, e con la polvere dei sogni volare e volare al fresco delle stelle, anche più in là…”.

Ingegno multiforme attratto da interessi diversissimi, la passione per l'arte e per il cinema insieme al suo amico Mimmo Paladino, Lucio giocava con la televisione, metteva in piedi, con "Banana Republic" e insieme a Francesco De Gregori, uno dei primi tour kolossal made in Italy negli stadi, si avvicinava ai suoi antichi amori operistici con "La Tosca", aiutava Gianni Morandi a rilanciare la sua carriera con lo storico tour "Dalla Morandi".

Era un personaggio capace di essere amico di senza tetto e grandi della terra, religiosissimo e iconoclasta, un inventore di balle gigantesche e scherzi micidiali, capace di rimanere sempre un passo avanti rispetto ai meccanismi del successo e della fama. 

Jazzista, clarinettista, funambolo della voce, anticonformista, antidivo, autoironico, amante dello sport e della vita, Lucio Dalla ha lasciato un grande vuoto nel panorama culturale del Belpaese, sempre più incanalato verso talent e prodotti a largo consumo con l’aggravante dell’usa e getta. 

La domanda allora è inevitabile, cosa avrebbe scritto e cantato oggi uno come lui, quale metafora avrebbe usato per raccontare un momento difficile come quello che stiamo attraversando con i venti di guerra che sconvolgono il mondo. 

Nessuno può dirlo, l’unica certezza che resta comunque a consolarci è la sua poesia in musica sempre attuale e sempre emozionante. Come quando era con noi.