sabato 30 marzo 2024

Lazio, la Pasqua è biancoceleste. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 e mezzo a Somarusic - La Lazio ha voltato pagina nel miglior modo possibile. Ha battuto con merito la Juventus dando un segnale all'ambiente e soprattutto a se stessa. In pochi giorni la batteria Tudor è riuscita a dare la scossa a tutti e si è visto un altro calcio, più aggressivo, con ritmi diversi e senza la famigerata costruzione dal basso che tanti danni aveva procurato. Un furore agonistico che da tempo non si vedeva e che ha premiato in pieno recupero gli sforzi per portare a casa i tre punti. La Pasqua è così biancoceleste e speriamo sia veramente di resurrezione. Copertina d'obbligo al montenegrino, uno dei giocatori più criticati da sempre che come un'aquila vera è volato alto per una capocciata che entrerà nella storia. Dell'era Tudor.

7+ a Guedalina facce sognà - e lo ha fatto, riuscendo nell'impresa di far segnare l'Adamo del paradiso biancoceleste. Guendo è bello esse laziali, veramente!

7+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) -Un gigante, il valore aggiunto del reparto, il calciatore biancoceleste da cui tutti dovrebbero prendere esempio. Bravo.

6 e mezzo a che Dio ce la Mandas buona - Più gioca e più para. L'esatto contrario di Carrizzo, ricordate?

6+ a Lupo Alberto - È mancato il coniglio dal cilindro. Una magia che avrebbe risolto la pratica.

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio e invece il  bandolero stanco ha dato subito tutto. Ma non gli ha retto la pompa. Come dire è partito in quarta è finito in folle. 

6+ a Massimo Di Cataldi - Più incisivo, come dire dal compitino al tema d'italiano senza errori di grammatica. Altro che il ministro Valditara.

6+ a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - I magnifici due. Totò e Peppino, Boldi e De Sica, Ficarra e Picone. Daje.

6 a Lisasken dagli occhi blu - Tanto fumo e un bel po' di arrosto.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Ma c'è andato vicino. Alla prossima. E comunque c'era il rigore per il fallo su di lui.

6 a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria ha dato tutto nella prima mezz'ora poi e calato come Pier Luigi Diaco qualsiasi.

6 ad avviso di Kamada - È uscito dal letargo in cui si era rintanato, una confort zone che gli garantiva vitto e alloggio senza fare nulla. Adesso si deve guadagnare la pagnotta e per farlo deve tirare fuori gli attributi. Qualcosa si è visto, ma qui ci vuole uno strip tease.

6 - al Ciro d'Italia - Il nuovo modulo dovrebbe finalmente premiarlo. Sperem, cit. Nereo Rocco.

5+ a Castellano e Pipolo - Ha un grosso problema, segnare. In queste settimane dal cambio allenatore le ha provate di tutte per abituarsi, cominciando a segnare dal fornaio i soliti due etti di mortadella che mangia per proseguire a segnare la colazione al baretto sotto casa. Ma non è stato sufficiente. È sempre il solito disertore della Pampa che conosciamo, ma verrà il giorno che vedrà la porta senza binocolo con continuità e sarà festa grande. Pure per il fornaio. Sipario.



giovedì 21 marzo 2024

Addio Cocky Mazzetti

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Era un'altra Italia, che si tuffava negli anni Sessanta con tanta voglia di vivere e di lavorare per costruirsi un futuro migliore, con gli elettrodomestici presi a rate, le cambiali per la 600 della Fiat e la TV in bianco e nero che però faceva sognare a colori.

E ad allietare quella generazione che si affacciava al domani e che nella musica trovava il meritato relax e i brani con cui svagarsi, fra i tanti protagonisti affermati e nuove promesse, c'era anche lei, Cocky Mazzetti, voce squillante e tanta personalità, che dominava le classifiche con le sue canzoni.

"Pepito" il pezzo del boom che trascinava la gente in pista per ballare il cha cha cha, "Giovane giovane", terza classificata a Sanremo che spingeva i ragazzi a ballare il twist, "Senza catene" (Unchain Melody) e "Till" pe i lenti da mattonella fra innamorati.

Pezzi che andavano fortissimo e che rendevano la mora Elsa, questo il vero nome con cui era stata registrata all'anagrafe di Milano il 28 febbraio del 37 e che ci ha lasciato dopo una lunga malattia, uno dei beniamini del pubblico insieme ai vari Joe Sentieri, Tony Renis e Pino Donaggio.

La dichiarazione di Vianello sul retro del 45 giri

Alla sua lunga e fortunata carriera sono legati due aneddoti particolari. Il primo si riferisce alla canzone "La partita di pallone" che tutti conoscono come il primo successo in assoluto di Rita Pavone. In realtà il pezzo era stato scritto da Edoardo Vianello e il paroliere Carlo Alberto Rossi per lei, la Connie Francis italiana.

Solo che Vianello diede anche a Teddy Reno per la diciassettenne Rita vicitrice del festival degli Sconosciti di Ariccia, questo pezzo che arrangiato dal futuro premio Oscar Luis Bacalov e con un inciso del produttore Mario Cantini, divenne immediatamente un crak da un milione di copie.

Per scusarsi di questa gaffe/situazione incresciosa, l'autore dei Watussi rilasciò una dichiarazione in cui diceva che "la canzone era stata scritta esclusivamente per la signorina Cocky Mazzetti" che ovviamente i discografici della Primary misero sulla copertina del suo disco.

L'altro aneddoto si riferisce a "Giovane giovane", il pezzo scritto da Donaggio, che l'artista veneziano presentò al festival del 1963 insieme a lei. Per paura che l'emozione le facesse dimenticare il testo, Cocky scrisse sul palmo della mano le parole della canzone.

Marisa Sannia, Bobby Solo, Cocky e Anna Identici

L'espediente però si rilevò un fallimento poichè proprio a causa dell'emozione, il sudore cancellò quello che aveva scritto e lei fu costretta ad improvvisare inventando le parole del brano, ma arrivò terza comunque e poi prima a Hit parade.

Altri tempi, altra musica, altri artisti che per le nuove mode e i nuovi ritmi ebbero un appannamento nelle loro carriere, la Mazzetti fu una di loro che a un certo punto del suo cammino professionale ha dovuto ricominciare nelle tv private e commerciali, sino alla chiamata di Paolo Limiti.

Il grande conduttore ed autore televisivo infatti la inserì nel suo applaudito programma quotidiano sul finire degli anni Novanta "Ci vediamo in tv", nel cast degli artisti fissi, insieme a nomi come quello di Giovanna, Gilda Giuliani, Betty Curtis, Wilma De Angelis, Michele, Anna Identici.

A dare l'annucio sui social della sua scomparsa il compagno di una vita, il maestro Valentino Mancino, ma la notizia, come spesso avviene, non è stata rilanciata dai media che hanno la memoria corta in queste situazioni, ignorando il passato e i suoi protagonisti, su cui a suo tempo hanno costruito le proprie fortune. 

Resta la maliconia di un mondo che sta scomparendo e che aveva la gavetta nel suo DNA e la spensieratezza nel suo stile di vita. Addio Cocky resterai per sempre giovane giovane.

 

mercoledì 20 marzo 2024

Il primo giorno di primavera

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Oggi è il suo giorno e così il brano dei Dik Dik torna attuale. Una poesia metropolitana di Mogol e musicata da Lavezzi con i celebri assoli dell’organo Hammond. Uno dei 45 giri più venduti della stagione beat


È il primo giorno di primavera ed è il "suo" giorno. All'improvviso torna d'attualità come tutti gli anni quando inizia questa stagione (con l'equinozio, in cui la durata del giorno e della notte sono perfettamente uguali) e questa canzone viene tirata fuori dall'album dei ricordi e riappare in tutta la sua suadente armonia e intrigante musicalità.

Ogni anno è così, è inevitabile, dalla mattina alla sera le radio la ripropongono come allora, quando uscì sul mercato discografico e fece subito colpo, arrivando, 45 giri dopo 45 giri venduto, in testa alla Hit parade condotta dal grande Lelio Luttazzi.

"La canzone regina di questa settimana è "Il primo giorno di primavera" dei Dik Dik!", proprio come oggi, 20 marzo, data ufficiale e astronomicamente certa dell'inizio della stagione del risveglio della natura e quando tutti si ricordano di lei e la fanno tornare regina per un giorno.

Scritta da Mogol insieme a Cristiano Minellono nel '69 su musica dell'ex dei Camaleonti Mario Lavezzi che da quel momento diventerà uno degli autori più bravi e preparati del nostro pop ("E la luna busso" Loredana Bertè, "Vita" Lucio Dalla e Morandi, "Stella gemella" Eros Ramazzotti), era stata affidata inizialmente a Vanna Brosio, futura conduttrice televisiva dal sorriso elegante ma dalla debole personalità canora. Non a caso il pezzo passò inosservato.


Fu Mogol che già collaborava insieme a Battisti con Pietruccio, Lallo, Sergio, Mario e Pepe cioè i Dik Dik, a proporre il pezzo al gruppo. Proposta subito accolta, perché il complesso milanese era alla ricerca di un brano dall'impatto forte che potesse bissare il successo di "Senza luce", cover di "A whiter shade of pale" con il quale aveva battuto tutti i record di vendita.

E "Il primo giorno di primavera" così come l'aveva musicato Lavezzi, ricalcava proprio la struttura quasi sinfonica del capolavoro dei Procol Harum. Nacque così la versione dei Dik Dik che tutti conoscono, riarrangiata con quell'intro di organo Hammond molto bello e trascinante rimasto nella storia dei nostri 45 giri.

Ma anche con quel testo in cui si "sente" l'influenza della collaborazione di Mogol con Battisti di quegli anni (Mi ritorni in mente, 29 settembre). E' infatti una storia quotidiana, che racconta con un linguaggio nuovo ed efficace, senza mai cadere nella retorica o nella banalità, di un uomo abbandonato dalla sua donna che si perde in un paesaggio metropolitano fatto di autobus, traffico e gente anonima, mente la primavera, la stagione della rinascita, avanza dopo il buio dell'inverno.

E' una poesia dai contenuti legati alla quotidianità esaltata dalla musica, ed elevata a gioiellino dalle voci ben amalgamate fra loro specialmente negli incisi, dei mitici Dik Dik, band storica del beat italiano che ha regalato emozioni a una generazione ribelle e capellona.

E allora, riascoltiamola oggi che è il suo giorno, oggi che è il primo giorno di primavera, ne vale la pena.

sabato 16 marzo 2024

Lazio, tre punti e a capo. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Castellano e Pipolo - La Lazio del dopo Sarri e in attesa della batteria Tudor che dovrebbe dare la scossa, ha vinto allo Stirpe contro una delle squadre più deboli della serie A, una squadra il Frosinone, che si divide il record di gol subiti con la Salernitana, robetta quindi. Ma il bello o il brutto, è che ha fatto pure fatica per vincere. Il che la dice tutta sullo stato psicofisico di lor signori che indossano non certo dignitosamente la gloriosa maglia biancoceleste. Ma tant'è e nel momento storico attuale che vede tutti contro tutti è comunque una boccata di ossigeno. Speriamo di non dover ricorrere però alle bombole. Copertina al disertore della Pampa, uno dei peggiori di sempre, che con questa doppietta si candida a restare ancora con noi. E questo sarà un problema

7 a Guendalina facce sognà - Guendo è bello esse laziali, e con lui di più. L'unico da tenersi stretto per il futuro.

6+ a Benigno Zaccagnini - Un gol lo ha fatto fare a loro e uno lo ha fatto a loro. Bisogna fargli un corso accelerato di Subbuteo per capire chi sono i nostri e chi sono gli avversari. 

6+ a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne ovunque c'era da temere il peggio. E invece il bandolero stanco alla lunga si è immedesimato nel dramma esistenziale in cui si stava avvitando la squadra allo Stirpe ed ha reagito. Con qualche numero dei suoi. Ma quanta fatica. Sembrava un doppione di Casciari l'aiutante di Fiorello.Un personaggio inutie insomma.

6+ a Lupo Alberto - Un tempo dormiente un altro a testa alta col coniglio tirato fuori dal cilindro. Ma è comunque poca cosa, come Riccardo Rossi.

6 a Lisasken dagli occhi blu - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Tipo Clementino.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - Ha dato la sveglia. Come Gerry Scotti a Striscia la notizia.

5 e mezzo a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Ha ballato meglio di Lorerella Cuccarini, e come avversari non è che avesse tutti sti Ronaldo. Tuttalpiù Ronaldo all'Acquedotto, ampi saloni per banchetti nuziali e feste varie.

5+ a Lazzari alzati e cammina - C'era una volta Pupo Biondo che correva e crossava. Ora corre da solo senza una meta. Avete presente Calenda che non ne azzecca una?

5 ad avviso di Kamada - Come un programma di Gigi Marzullo. Inguardabile.

5 a che Dio ce la Mandas buona - Perché qui so' uccelli senza zucchero.

5 a Casale degli Ulivi Agriturismo - Bruciato come un pollo allo spiedo di Franz a piazza Dunant nell'azione del gol di Kedira. Ke dire, è fuori condizione. Come un Pierluigi Diaco qualsiasi.

5 a Massimo Di Cataldi - Ha fatica ha svolto il compitino. E questa è la novità. Contro un Frosinone che è messo male di suo, non è riuscito a primeggiare come avrebbe dovuto. Sic. Aveva ragione Ornella Vanoni, tristezza per favore vai via.

5- - al Ciro d'Italia - Ei fu. Alessandro Manzoni aveva previsto tutto. Duole dirlo ma è così. Spiaze.

4 a Patrizia Pellegrini - Se lo Scrivano fiorentino non lo faceva giocare il motivo si è capito. Mamma mia. 

4- a Somarusic - Il terzo mistero di Fatima. Nessuno sa perché giochi. Il guaio è che non lo sa neanche lui. Sipario.

NG Martufello  - Il mister è durato cinque giorni battendo alla grande il record di Rocco Siffredi. Con questo biglietto da visita troverà sicuramente una sistemazione. E comunque lascia come allenatore imbattutto, una colonna biancoceleste. Auguri. Anche se gli auguri dovremmo farceli a noi stessi.



mercoledì 13 marzo 2024

Neil Sedaka 85 anni in musica

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Non lo ha fermato neanche il Covid. Mentre tutto il mondo era rintanato in casa tra mille preoccupazioni e pensieri seguendo le disposizioni dei vari governi, lui ogni giorno (un record), immancabilmente, si collegava in diretta dalla sua pagina Facebook per un miniconcerto al pianoforte seguitissimo dai suoi fan.

Grandissimo Neil Sedaka, smoking impeccabile, gemelli ai polsi, papillon, ha tenuto ieri un recital ad Atlantic City ed oggi festeggerà in famiglia le sue 85 primavere. Poi da domani si ricomincia per l'ennesima tappa di un tour che non finisce mai, tanto è l'affetto del pubblico.

E non potrebbe essere diversamente, perchè il vecchio leone del pop americano non ha mai deluso chi lo segue da sempre con i suoi brani che hanno fatto da colonna sonora a generazioni di americani a partire dai favolosi anni 60, diventando nel tempo degli evergreen conosciuti in tutto il mondo.

in concerto ad Atlantic City

A cominciare da "Oh! Carol" (dedicata a Carol King) con i suoi 7 milioni di copie vendute, vero e proprio tormentone internazionale con cui il giovanissimo ragazzo di Brooklin esplose agli inizi della carriera, per proseguire con "The Diary", "Little Devil", "Happy Birthday Sweet Sixteen", "Calendar girl", "One Way Ticket".

Per non parlare di "Solitaire" (entrata nel repertorio di una trentina di popostar, da Elvis Presley a Petula Clark, da Shirley Bassey a Sheryl Crow), "Laughter In the Rain" per citarne solo alcuni dei 500 composti insieme al compagno di Liceo Howard Greenfield.

E soprattutto "Breaking up is hard to do", la sua signature song, il cavallo di battaglia con cui chiude i concerti, sia che si trovi alla prestigiosa Royal Albert Hall o davanti migliaia di persone ad Hyde Park, un brano speciale che ha ottenuto un record unico, ovvero quello di entrare nuovamente in classifica dopo essere stato al n.1 nel 62, una quindicina d'anni dopo la prima volta. Nella chart Usa non c'è più riusucito nessuno.

i grandi successi italiani
E ovviamente in questo successo internazionale, c'è stato il Sedaka italiano. Quello che tutti ascoltavano nei juke box o nelle feste in casa, che ha letteralmente spopolato, inanellando una serie di successi incredibili e addirittura tre Dischi d'oro (oltre un milione di copie ciascuno) nello stesso anno con brani come il frizzante "I tuoi capricci" e la romantica "La terza luna" scritte entrambe da Franco Migliacci e il futuro premio Oscar Luis Bacalov e "Adesso no" firmata da Gianni Meccia.
 
E ancora "Esagerata", (tornata recentemente alla ribalta per i jingle pubblicitari della aranciata San Pellegrino), "Un Giorno Inutile", "Tu Non lo Sai", "La notte è fatta per amare", tutti brani di grande successo che lo resero popolarissimo insieme ai vari Peppino di Capri, Celentano, Rita Pavone e Gianni Morandi nel Belpaese lanciato verso il boom economico e che cercava nella musica i suoi idoli per il tempo libero. Un beniamino del pubblico insomma, quando l'Italia andava a 45 giri.



Bambino prodigio con il piano, selezionato dal grande Arthur Rubinstein come miglior concertista di New York, autore per Connie Francis, Tom Jones e i Fifth Dimension, si trovò spiazzato come tanti altri artisti della sua generazione quando irruppero sulla scena i Beatles e dilagò nel mondo la cosidetta British Invasion. Fu Elton John, suo fan, che gli tese una mano chiamandolo in Inghilterra e scritturandolo per la sua etichetta. Una inaspettata e meritata ciambella lanciatagli da un grande della musica, per restare a galla.

E Neil non se la fece sfuggire. Azzeccò subito una manciata di dischi da vertice classifica e così riprese il largo. "Sedaka is back" titolarono i giornali specializzati e da allora non si è più fermato, macinando successi, ospitate negli show di tutte le tv e recital in mezzo mondo, dalle Filippine al Giappone, dall'Australia ad Israele.

Oggi l'ex sbarazzino Neil con quella voce così particolare che soprattutto da noi fece molto colpo, è un dinamico nonno felice con tre nipoti (due sono gemelle) avuti dai due figli e naturalmente un calendario gonfio di concerti in ogni dove, mentre a Broadway torna in cartellone un musical con le sue canzoni e la mitica BBC manda in onda uno speciale su di lui dal titolo emblematico e che la dice tutta: "The King of Son".

All'appello manca solo l'Italia, che lo aspetta dall'84 dopo l'ultima affollata esibizione alla "Bussola". Riusciranno i nostri dirigenti televisivi o i manager dello spettacolo a riportarlo qui da noi? Chissà chi lo sa avrebbe risposto il Febo Conti dei tempi d'oro, in attesa allora di una sorpresa ai Migliori anni, restano gli 85 anni da festeggiare tra un "capriccio" e "una notte fatta per amare". Auguri caro vecchio Neil!


martedì 12 marzo 2024

Addio Eric Carmen

 di FRANCESCO TRONCARELI

Ci sono brani che hanno segnato un'epoca, che tutti conoscono perchè nel tempo hanno mantenuto la freschezza del primo ascolto, melodie legate a voci inconfondibili con cui molti sono cresciuti e molti altri hanno apprezzato dopo.

"All by myself" di Eric Carmen è uno di questi, un pezzo meraviglioso per la sua sonorità accattivante e per le atmosfere crepuscolari che evoca che quando uscì nel 1975 fece il giro del mondo. Era il disco da mettere nelle feste in casa per ballare con la fidanzatina e per sognare.

Un brano molto bello che era stato rilanciato da artisti del calibro di Frank Sinatra e soprattutto da Celine Dion che nel 1996 lo riportò nelle classifiche di vendita di tutto il mondo.

Ora "All by mysel" torna drammaticamente d'attualità perchè il suo autore è scomparso ad appena 74 anni. Lo ha annunciato la moglie Amy sul sito ufficiale dell'artista e subito la notizia è stata rilanciata dalle agenzie e dai siti specializzati di tutto il mondo.

"È con enorme tristezza che condividiamo la straziante notizia della scomparsa di Eric Carmen. Il nostro dolce, amorevole e talentuoso Eric è morto nel sonno, durante il fine settimana. Gli ha dato una grande gioia sapere che, per decenni, la sua musica ha toccato così tante persone e sarà la sua eredità duratura. Vi preghiamo di rispettare la privacy della famiglia mentre piangiamo la nostra enorme perdita".

Carmen era nato nel 1949 a Cleveland nell'Ohio e aveva fondato i Raspberries all'inizio degli anni 70 insieme a Jim Bonfanti e Wally Bryson, ai quali si erano uniti Dave Smalley. Pubblicarono il loro album di debutto eponimo nel 1972, con brani che raggiunsero il successo nelle classifiche tra cui "Go all the way". 

Dopo quattro dischi insieme, la band si sciolse nel 1975 e Carmen iniziò la carriera da solista, ottenendo successo nel movimento emergente del soft rock, soprattutto con i primi due singoli "All By Myself," basato sul Concerto per pianoforte n. 2 di Sergei Rachmaninov, e "Never Gonna Fall in Love Again", basato su una parte della Sinfonia n. 2 dello stesso autore. 

Quei dischi con quella musica che ti avvolgeva erano una piacevole novità che si inseriva fra i ballabili da discoteca di Barry White e le ballad trascinanti di Rod Stewart e riuscivano a catalizzare l'interesse dei giovani verso una composizione più adulta e costuita.

Eric è stato anche autore di "Almost paradise" presente nella colonna sonora di "Footloose" ed ha avuto successo con il suo contributo alla colonna sonora di "Dirty Dancing" grazie a "Hungry eyes" che lo ha riportato in cima alle classifiche musicali nel 1987, raggiungendo il numero 4 sulla Billboard Hot 100. 

Popolare negli anni 70 e 80, continuava ad esibirsi in concerti e recital soprattutto negli Stati Uniti adesso che ci ha lasciati resterà per sempre la sua musica a renderlo immortale nel ricordo di chi lo ha apprezzato per capolavori del pop come "All by myself". 


 

lunedì 11 marzo 2024

Lazio buio totale. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 a Dio vede e Provedel - Vedere una partita della Lazio, di questa Lazio allenata da Sarri è uno strazio infinito. Una sofferenza, una punizione che il tifoso non merita. Perché il tifoso ci mette l'anima per sostenere questa squadra mentre questa squadra con l'anima sollecita commenti e improperi che il dialetto romanesco cesella brutalmente scomodando i defunti loro. L'Udinese aveva vinto tre partite sino ad oggi è in fondo alla classifica ma ha dettato legge. I nostri dopo un primo tempo con 9 tiri di cui nessuno nello specchio della porta si sono dovuti affidare al portiere che con tre interventi super ha prima salvato il risultato e poi contenuto il passivo e per cercare di pareggiare si è pure immolato, povero ingenuo, alla causa in cui nessuno crede più. Siamo al buio totale. E se pensiamo che con questa guida tecnica dovremo arrivare a giugno 2025 ci viene da piangere.

5 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Finalmente l'arciere ha scagliato la sua freccia. Ma è servito a niente.

5 e mezzo a Viale dei Romagnoli 13, Ostia e Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Hanno tamponato alla bell'e meglio ma sono stati risucchiati dalla frana del centrocampo. Perché la Lazio attuale è una coperta corta, o copri dietro o niente, perché davanti non copre nessuno.

5 a Lazzari alzati e cammina - E corri senza fermarti mai. Passa però dal fabbro che c'hai i piedi fucilati.

5 a Lisasken dagli occhi blu -L'Achille Lauro biancoceleste è entrato in corsa e qualcosa là davanti si è vista. Ma nell'approssimazione generale è stata comunque poca roba.

5 a Miei cari amici Vecino e lontani - l'immagine del Nunzio Filogamo 2.0 che si volta è dà le spalle al bianconero che tira e segna la dice tutta sul temperamento di questi "guerrieri"....

5--al Ciro d'Italia - È proprio Io Capitano perchè ha fatto la fine del film di Garrone, voleva vincere l'Oscar con tutti i gol che si è mangiato ha preso l'oscardabagno.

5-- a Lupo Alberto - È stata presentata una proposta di legge perché sia vietato al Mago di battere i corner. Si limiti a fare magie se ci riesce e non rompa les pelotas.

5-- a Massimo Di Cataldi - Neanche il solito compitino, niente di niente. Se continua così gli verrà revocata pure la licenza elementare. Sic.

4 e mezzo a Hysaj che i papaveri - Nè carne nè pesce. Nè.

4 ad avviso di Kamada - il sushi incommestibile, più rancico di una frittata di uova marce, inutile come un programma di Riccardo Rossi, consigliato ad un pubblico adulto.

4 a Castellano e Pipolo - Dal disertore della vanga Nina Muriqui al disertore della Pampa il passo non è breve ma fanno pena tutti e due. 

4- a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui, si ha subito il quadro della situazione, una natura morta. Senza stimoli, senza la voglia di giocare e guidare i compagni alla vittoria. Senza le palle per reagire eppure con la faccia tosta per bussare a quattrini. Bandolero stanco senza aver fatto una minchia è il testimonial dello sfacelo che è diventata questa squadra. Inguardabile e impresentabile. Sipario.



venerdì 8 marzo 2024

100% Walter Chiari

di FRANCESCO TRONCARELLI
 

Quello sguardo da simpatica canaglia che ti conquistava subito, quel sorriso a trentadue denti che illuminava il suo volto, quei monologhi che ti tenevano incollato davanti al televisore o sulla poltrona del teatro. Quel fascino di un ragazzo irrestistibile che non voleva crescere mai, da anticonformista e spirito libero quale era.

Walter Chiari, il solo nominarlo evoca momenti felici delle nostre vite, quando tutto sembrava più facile e il mondo era tutto da scopire, tra cambiali in scadenza, elettrodomestici presi a rate e Carosello che mandava i bambini a nanna senza tante storie. Era un Italia in bianco e nero ma si sognava a colori e Walter di quell'Italia che sognava era il protagonista incontrastato tra film, riviste e spettacoli televisivi memorabili.

Dopo un lungo ed ingiusto oblio, la Cultura italiana si ricorda di lui in occasione del Centenario della nascita. Lo riscopre come un talento unico e irripetibile, come un mattatore incontrastato delle scene, meglio tardi che mai si dirà, ma l'amarezza è tanta per come venne trattato dopo le tristi vicende giudiziarie di cui fu vittima.

Canzonissima
Era il migliore, ma venne messo da parte, ai margini della società e soprattutto dimenticato da quegli "amici" che tiravano le fila del mondo dello Spettacolo. E dovette a fatica ricominciare da capo, lui che era Walter Chiari mica uno qualunque.

Registrato all'anagrafe di Verona come Walter Michele Armando Annichiarico l'8 marzo 1924, pugliese di origini e milanese d'adozione, Chiari lasciò presto gli studi dividendosi tra mille lavori (magazziniere, elettrotecnico, impiegato di banca, cronista, caricaturista) e una promettente carriera sportiva di pugile.

Campione lombardo dei Pesi Piuma nel 1939, riprese gli studi e prese il diploma al liceo scientifico, ma fu costretto dalla guerra ad abbandonare l'università nel 1943. Proprio quel drammatico momento della storia italiana segnò i suoi anni successivi: si arruolò volontario insieme all'amico Ugo Tognazzi nella Repubblica Sociale finendo poi nel '45 in un campo di concentramento degli Alleati.

Ugo Tognazzi amico di una vita
Con il 1946 tornò un uomo libero e si affacciò nel teatro, facendosi immediatamente notare da una regina della rivista come Marisa Maresca, futura moglie del Conte Augusta, che lo volle nel cast di "Se ti bacia Lola". Si trasferì così a Roma imboccando definitivamente la carriera dell'attore comico di rivista. 

Grazie al talento naturale, ad un'affabulazione da grande improvvisatore e alle sue capacità istrioniche con cui teneva in pugno il pubblico,Walter si impose come una delle stelle del nostro spettacolo diventando anche un rubacuori da copertina con storie con femmes fatales come Ava Gardner (portata via a Frank Sinatra), Lucia Bosè, Mina, Elsa Martinelli, Gabriella di Savoia sino al matrimonio tempestoso con Alida Chelli.

Ha interpretato 112 film, anche se il cinema italiano non lo ha mai veramente adottato nonostante l'esordio già nel 1946 ("Vanità" di Giorgio Pastina), la chiamata di Luchino Visconti ("Bellissima", 1951), la consacrazione con Dino Tisi ("Il giovedi" 1963) e il successo personale con Blasetti ("Io, io, io e... gli altri", 1966). 

Walter e Ava Gardner
In teatro è stato mattatore della commedia musicale e della rivista (incredibili i suoi successi tra "Buonanotte Bettina", "Il gufo e la gattina", "Un mandarino per Teo" a cavallo tra gli anni '50 e '60), ma anche carismatico attore di prosa (bravissimo con Renato Rascel in "La strana coppia" nel 1966).

Deve il suo successo soprattutto alla tv di cui divenne protagonista fisso fin dal 1958 quando apparve insieme a Carlo Campanini con cui ripropose le macchiette dei fratelli De Rege ("Vieni avanti cretino...") e il suo cavallo di battaglia "Il Sarchiapone" che ogni volta interpretava con aggiunte, modifiche, invenzioni in un flusso continuo di improvvisazione. 

Da allora e per più di dieci anni, fu un geniale mattatore e sperimentatore tra "Studio Uno" con Antonello Falqui regista, "Canzonissima" con Mina e Paolo Panelli, fino a "Speciale per voi". Proprio in quello studio, nel 1970, fu raggiunto dalla polizia con l'accusa di detenzione e spaccio di droga, rimanendo poi in carcere per 98 giorni finché venne assolto dall'accusa di spaccio ed ebbe la condanna con la condizionale per uso di stupefacenti. 

sul set di Bellisima con Nannarella
Iniziò così il primo lungo periodo buio, dove per lui tutte le porte erano chiuse e il telefono non squillava più. Qualche ospitata nelle prime tv private, qualche serata nei locali notturni e nelle rotonde sul mare, molti servizi sui settimanali nazionalpopolari che suscitavano un enorme interesse fra i lettori ma non garantivano lavoro. 

Quando le cose sembrarono tornare a girare per il verso giusto, nel 1985, ancora una volta un pentito, lo stesso che accusava ingiustamente Enzo Tortora, lo rimandò davanti ai giudici accusandolo nuovamente di smerciare cocaina. Assolto già in istruttoria, Walter Chiari uscì comunque distrutto da quella vicenda e da allora cominciò un lento declino. 

Che non meritava, perchè lui era bravo nel suo mestiere, era uno che dava la carica e non si piangeva addosso, che si rimboccava le maniche e ripartiva anche contro vento, spericolato e libero come pochi altri. Generoso con tutti, comico per vocazione era passato dalle stelle alle stalle nel vero senso delle parole, ma andava avanti.

Vieni avanti cretino con Carlo Campanini

Irresistibile Walter, intramontabile Walter, sino all'ultimo, fiero ed orgoglioso di ruggire ancora ("Romance" di Massimo Mazzucco e "Finale di partita" di Samuel Beckett, due capolavori d'interpretazione) come un vecchio leone ferito ma non domo, nel momento in cui qualcuno si ricordava ancora di lui.

Sino all'epilogo della sua parabola umana, quando il 20 dicembre del 1991 calò per l'ultima volta il sipario in un "teatrino" di periferia privo del calore del suo amato pubblico. Lo ritrovarono su una poltrona senza vita nel residence milanese dove alloggiava con la televisione accesa come un pensionato qualsiasi. 

Nella tasca della giacca appesa al muro, un ritaglio di giornale con su scritto "è morto Ugo Tognazzi", lo conservava da un anno in ricordo dell'amico scomparso e forse come monito sulla caducità della vita. Chissà.

indimenticabile
Ora che avrebbe compiuto 100 anni il Bel paese lo riscopre e lo ricorda con affetto e nostalgia. Il figlio Simone ha scritto un bel libro che lo racconta senza filtri e con attenzione, la Rai si cosparge il capo di cenere per essere stata più matrigna che mamma nei suoi confronti e manda in onda su Rai Movie "Bellissima" su Rai Play una maratona dei suoi film e servizi vari nei suoi Tg.

Tutti ora dicono che era bravo, che era un fenomeno e che era nato per fare l'attore. Noi lo sosteniamo da sempre affermandolo convinti da sempre senza pentimenti e ipocrisia che invece appartengono ai più. E per questo il nostro omaggio è sicuramente sincero.

Auguri Walter!



 



 

martedì 5 marzo 2024

Lucio Battisti per sempre

 di FRANCESCO  TRONCARELLI

Probabilmente i suoi capelli sarebbero bianchi, sicuramente corti e con qualche ricciolo sulla fronte ma lo sguardo sarebbe sempre quello, malinconico e dolce con quei grandi occhi da curioso del mondo. 

Certo non avrebbe più al collo il foulard nè indosserebbe quei pantaloni a zampa d'elefante con cui era ritratto nelle foto dell'epoca, ma al di là di quei tratti estetici che lo contraddistinguevano, chissà come sarebbe veramente Lucio Battisti che oggi avrebbe compiuto 81 anni. 

Difficile dirlo, perchè avendoci lasciato troppo presto dopo essersi ritirato a vita privata, lontano dai riflettori e dai media invadenti, nessuno potrebbe immaginare come sarebbe potuto cambiare nel corso degli anni.

Ma la curosità sul come, viene subito azzerata dalla realtà del chi, di chi è stato e di cosa ha rappresentato per la nostra musica. Che è quello che conta in definitiva. E allora si deve dire senza ombra di smentita che Lucio Battisti è stato uno dei grandi protagonisti della scena artistica del nostro Novecento.

Per la nostra musica Battisti è stato quello che i Beatles sono stati nel mondo, un genio delle sette note e della perfezione maniacale nell'esecuzione che ha indicato la via del pop di qualità al Bel paese.

Uno degli album più venduti

Un artista dalla voce particolare, priva di vibrato e che nella sua asciuttezza poteva sembrare addirittura stonata, quando invece quel timbro era solamente suo, moderno, unico, a tratti straziante a tratti ammaliante.

Aveva cominciato giovanissimo a suonare la chitarra, regalo del padre Alfiero per l'agognato diploma ottenuto con difficoltà. A 19 anni era ad Ischia coi napoletani Mattatori, poi a Roma alla Cabala tra cha cha cha e standard americani coi Satiri del re dei night Enrico Pianori. 

Poi l’incontro determinante con Roby Matano e il trasferimento a Milano nel suo gruppo i Campioni che accompagnava Tony Dallara, che preannunciò la svolta della sua carriera.

Fu una discografica di origini francesi Christine Leroux, moglie del Mago Zurlì Cino Tortorella a scoprirlo e a portarlo alla Ricordi facendolo incontrare con Mogol. Nacque così un sodalizio che dal 1966 al 1980 regalerà a un pubblico trasversale, brani destinati a restare nella storia del pop.

Per un incredibile segno del destino, due dei più grandi musicisti del nostro 900 sono nati a distanza di un giorno nello stesso mese dello stesso anno, il 1943. Ieri Lucio Dalla, oggi 5 marzo Lucio Battisti. Anche il nome li accomuna in questo strano inseguirsi nel giro di ventiquattro ore.

la chitarra compagna della sua vita
Due personaggi così diversi fra loro, estroverso il primo, riservato l'altro, ma anche così simili per la comune scelta di affrontare un mestiere difficile come quello dell'artista con rigore e passione, tecnica e dedizione.

Carriere analoghe, fatte di tanta gavetta, di primi dischi lanciati sul mercato, di sodalizi fecondi con colleghi virtuosi, sino alla definitiva consacrazione come miti del pop ed autori di talento. 

L'incontro con Giulio Rapetti, alias Mogol, per Battisti è stato fondamentale, non solo perchè fu lui a spingerlo a diventare interprete di quello che scriveva per gli altri, ma perchè con il suo estro creativo ha dato un senso alle emozioni in musica composte dall'artista laziale.

E così nel raccontare il vissuto quotidiano, le delusioni, l’amore e la felicità, Mogol e Battisti sono stati insuperabili, complementari e indissolubili. 

Di suo Lucio ha aggiunto uno straordinario talento compositivo, melodie trascinanti e vivaci soluzioni ritmiche e, come dicevamo, quella voce particolare fatta di note incerte e gridate al limite fisico, l’ideale per dare verità a brani struggenti e indimenticabili. 

Battisti e Mogol nella celebre calvacata

Un elenco interminabile che inizia con “Per una lira”, e prosegue con "Un'avventura", “Io vivrò senza te”, "Non è Francesca”, “Acqua azzurra, acqua chiara”, “Dieci ragazze”, “Mi ritorni in mente”, “7 e 40”, “Fiori rosa fiori di pesco”, “Il tempo di morire”.

Ancora con “La canzone del sole”, “E penso a te”, "Innocenti evasioni”, “I giardini di marzo”, “Comunque bella”, Il mio canto libero”, "La luce dell’Est”, “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi”, "Il nostro caro Angelo”, “Anche per te”, “Ancora tu”, “Amarsi un po’”, “Una donna per amico”.

“Sì viaggiare”, “Con il nastro rosa”, “Una giornata uggiosa”, un repertorio immenso a cui si devono aggiungere le canzoni scritte per altri artisti, come ad esempio “Insieme” ed “Amor mio” per Mina, “Il paradiso” per Patty Pravo, "29 settembre" per l'Equipe 84, “Vendo casa” per i Dik Dik e "Mamma mia" per i Camaleonti e con la voce di Livio Macchia.

Tante gemme di un canzoniere indimenticabile e coinvolgente, canzoni senza tempo che hanno fatto parte della colonna sonora della nostra vita e continuano ad accompagnare i nostri sogni ad occhi aperti, a ciascuno la sua, ad ognuno il suo Lucio a cui è legato per una storia vissuta, un momento della propria esistenza, un avvenimento da ricordare.

Perchè ieri come oggi che avrebbe compiuto 81 anni con lui sono sempre "Emozioni".

lunedì 4 marzo 2024

4 marzo 1943, auguri Lucio

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Dice che era un bell'uomo e veniva, veniva dal mare, così inzia una delle canzoni più celebri e amate di Lucio Dalla, "4 marzo 1943”, intitolata col giorno della sua nascita e che oggi nella ricorrenza del suo compleanno, verrà trasmessa in tutte le Radio italiane.

Un modo significativo per rendere omaggio a questo grande cantautore che avrebbe compiuto 81 anni e per ricordare uno dei brani più significativi del nostro pop, presentato a Sanremo nel 1971.

Quando il Festival della canzone italiana era tutta un'altra cosa rispetto all'attuale, frequentato da artisti con l'A maiuscola e fior di autori e non da improbabili cantastorie e personaggi da cartoon.

"4 marzo 1943" è un brano rimasto impresso nella memoria collettiva di un Paese in cerca di emozioni e compagnia, e che nelle canzoni di Dalla mai banali e sempre puntuali, trovava risposte ai suoi sogni ai suoi dubbi e alle sue certezze.

E non sarebbe potuto essere altrimenti perché Lucio Dalla è stato uno dei grandi protagonisti della nostra musica, un artista nel vero senso della parola, un autore importante che con la sua produzione sempre qualitativamente alta, ha lasciato dei capolavori apprezzati da tutti.

le copertine di alcuni suoi dischi

Brani che sono diventati patrimonio comune non solo di chi lo ha seguito e amato da sempre, ma anche di chi ha voluto e vuole tuttora solamente rifugiarsi nell’ascolto di canzoni che oltre a testi che fanno riflettere offrono anche una musica che colpisce e suscita emozioni.

“Piazza grande”, “L’ultima luna”, “Cara”, “Nuvolari”, “Futura”, “Ma come fanno i marinai”, “Cosa sarà”, “L’anno che verrà”, "Come è profondo il mar",“Anna e Marco”, "Quale allegria", “Se io fossi un angelo”, "Tu non mi basti mai", "Balla balla ballerino" e “Caruso” (dopo “Volare” la canzone più conosciuta e diffusa nel mondo come certificano i bollettini della SIAE), per citare a braccio alcuni dei suoi pezzi più famosi

Il suo è un canzoniere di capolavori, alcuni famosissimi altri nascosti tra le pieghe di un repertorio straordinario che non finisce mai di stupire quando lo si ascolta che arriva sino al suggestivo “Le rondini” di cui esiste filmata con un telefonino, l’ultima esecuzione sul palco dell’auditorium di Montreux in cui Lucio con la sua  voce unica e inconfondibile gorgheggia: 

“Vorrei entrare dentro i fili di una radio, e volare sopra i tetti delle città, incontrare le espressioni dialettali, mescolarmi con l'odore del caffè, fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali, e con la polvere dei sogni volare e volare al fresco delle stelle, anche più in là…”.

Banana Republic con De Gregori

Ingegno multiforme attratto da interessi diversissimi, la passione per l'arte e per il cinema insieme al suo amico Mimmo Paladino, Lucio era una fucina di interessi e progetti. Metteva in piedi con "Banana Republic" e insieme a Francesco De Gregori, uno dei primi tour kolossal made in Italy negli stadi, si avvicinava ai suoi antichi amori operistici con "La Tosca", aiutava Gianni Morandi a rilanciare la sua carriera con lo storico tour "Dalla Morandi".

Era un personaggio capace di essere amico di senza tetto e grandi della terra, religiosissimo e al tempo stesso iconoclasta, un inventore di balle gigantesche e scherzi micidiali, capace di rimanere sempre un passo avanti rispetto ai meccanismi del successo e della fama. 

Jazzista, clarinettista, funambolo della voce, anticonformista, antidivo, autoironico, amante dello sport e della vita, Lucio Dalla ha lasciato un grande vuoto nel panorama culturale del Belpaese, sempre più incanalato verso talent e prodotti a largo consumo con l’aggravante dell’usa e getta. 

La domanda allora è inevitabile, cosa avrebbe scritto e cantato oggi uno come lui che conosceva gli uomini e le loro vicende tragicomiche, quale metafora avrebbe usato per raccontare un momento difficile come quello che stiamo attraversando con i venti di guerra che sconvolgono il mondo. 

Nessuno può dirlo, l’unica certezza che resta comunque a consolarci, è la sua poesia in musica sempre attuale e sempre emozionante. Come quando era con noi. Auguri Lucio!

 

venerdì 1 marzo 2024

Lazio 0 - Di Bello 1. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6+ a Miei cari amici Vecino e lontani - Non è bastato un gran primo tempo per dimostrare di essere ancora in corsa. Non è stato sufficiente se sul tuo cammino, trovi un arbitro inadeguato e con precedenti a nostro sfavore che non vede rigori e aspetta al varco i biancocelesti per punire la prima cavolata che compiono. Poi certo la Lazio ci ha messo del suo non concretizzando quando avrebbe potuto, ma finire in 8 è un triste record che la dice lunga. Salviamo nel naufragio-rissa il Nunzio Filogamo 2.0 che con quella ginocchiata poteva cambiare l'esito del match, ma coi se e coi ma la storia non si fa. E Di Bello lo sa.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere è tornato ma la freccia non ha scagliato. Fa rima ma non fa ridere.

6 a Lupo Alberto - È mancata la magia che avrebbe potuto risolvere la partita. Per esempio avrebbe potuto far spstire l'arbitro. Ma quello non lo leva da tormo nessuno perchè è protetto dalla casta.

6 a Dio vede e Provedel - C'è chi vuole accollare la sconfitta a lui. Dimenticando il paio di interventi decisivi effettuati prima. Cambiate canale meritate la De Filippi.

6 Guendalina facce sognà - Ha pagato con l'espulsione lo strapotere dell'arbitro. Uno che quando è giorno decide che buio fondo. Purtroppo per noi.

6- a Viale dei Romagnoli 13 Ostia e Gila il mondo gila (cit. Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Quando perdi undici partite qualche responsabilità ce l'hai là dietro. Poi può essere pure un caso ma qui i casi so amari. 

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico non c'era da aspettarsi nulla di buono. Come in occasione del loro gol. A Filippè e bussi pure a quattrini...

5 a Lisasken dagli occhi blu e Massimo Di Cataldi - in due non ne hanno fatto uno buono. Come Biggio e Casciari da Fiorello. Inutili.

5 al Ciro d'Italia - S'è magnato un gol come Pannella dopo i suoi storici digiuni. Immobile? No insaziabile, ha talmente tanta fame di gol che se li magna come fossero bignè.

5 a Castellano e Pipolo - Certo non ha la stoffa del bomber. Ma neanche quella del pugile. Prende schiaffi e cazzotti da tutti. E non gli danno neanche il rigore. Na tragedia peggio di un programma di Gigi Marzullo.

4 a Somarusic - Questo era da tempo che lo dovevano caccià via. Ma no l'arbitro. Noi! 

3 a Patrizia Pellegrini - Ha commesso una cappellata come la Ferragni co la finta beneficenza dei pandori. Solo che la bionda influenzer è cascata in piedi mentre il terzino è cascato sulla buccia di banana che lui stesso aveva mangiato. Il suo comportamento scellerato è stato letale per l'esito del match. Ha cambiato tutto e rotto l'equilibrio. E anche qualcos'altro. Sipario.

0 al 'signor' Di Bello - Per come ha diretto la gara non c'è niente...di bello. Anzi. La voglia di protagonismo ha prevalso come in un Di Maio qualsiasi, di cui peraltro è il sosia...sputato. L'augurio che finisca come l'ex cinquestelle. Nel dimenticatoio a ricordare come si vendono le bibite.