venerdì 16 maggio 2025

Storie di tifo e di bomber

 di FRANCESCO TRONCARELLI

14 Novembre 1971, si gioca Lazio - Palermo e decidiamo di portare lo striscione dei Commandos Monteverde allo stadio. È il debutto del gruppo che ho fondato insieme a Gino e Luciano nel nostro quartiere in un momento difficile per la prima squadra della Capitale. 

La Lazio è in serie B e perciò vogliamo essere vicini ai ragazzi guidati dal nuovo allenatore Tommaso Maestrelli. Lo striscione è enorme e il più lungo di tutti coi suoi 22 metri, lo posizioniamo nella parte bassa della Curva. 

Attenzione, nella Cuva Sud, dove in quegli anni si riunivano i tifosi più caldi di entrambe le squadre cittadine per via della vicinanza al sottopassaggio da dove uscivano i giocatori per andare sul campo. La Sud insomma, e più precisamente il suo lato verso la Monte Mario, era quindi il posto ideale per far sentire il tifo e gli incoraggiamenti alla squadra. 

Luciano

La Curva di quegli anni era popolata da tifosi ruspanti che davano comunque tutto. Capello il playboy, primo a portare le ragazze allo stadio, il Sardo cugino del bandito Graziano Mesina, i fratelli Cavallo, chiamati così per il volto molto lungo, Olio, perchè aveva i capelli unti, Fascination, perché nonostante gli occhi strabici andava a Fontana di Trevi per rimorchiare le turiste e Luciano che cantava "Marina" in piedi sul Muretto dopo essersi scolato un fiasco di vino.

Un'umanità incredibile e affascinate per noi ragazzini che andavano allo stadio per portare una ventata di freschezza e organizzazione a quel tifo che viveva di tanta caciara e nessun coordinamento. Ma non era facile non tanto perché eravamo gli ultimi arrivati ma perchè c'era proprio una mentalità diversa nel modo di tifare. Molto casareccia.

Troja il primo in piedi, Ferrari il penultimo tra Reja e Landini

Nel Palermo il centravanti si chiamava Troja ed era il più temuto degli avversari, un attaccante di razza col vizio del gol. Quando i rosanero entrarono in campo per il riscaldamento, dalla Sud iniziarono a strillargli di tutto. Epiteti irripetibili che sfruttavano il doppio senso legato al cognome. Una vera ondata di fango composta da tutti i sinonimi che quel cognome evocava.

Troja che da quando era nato aveva subìto sfottò per motivi facilmente intuibili e che si diceva avesse cambiato la "i" in una "j" nel cognome per evitare l'accento che avrebbe ricondotto al mestiere più antico del mondo, si voltò verso la Sud e fece il segno 2 con le dita, come dire ve ne faccio due, alimentando così ulteriormente quel bullismo vocale nei suoi confronti e scatenando il putiferio. 

La sua partita però andò diversamente, "il Re di Palermo" come lo definiva la stampa siciliana, prese poche palle, marcato stretto come era da Facco in prima battuta e Wilson a seguire. Niente gol, in compenso a farne due fu Enzo Ferrari l'altro attaccante palermitano, un ala dal tiro potente passata alla storia del Calcio per aver segnato un gol alla Roma da 77 metri. 

Il gol segnato da Chinaglia

Per la Lazio segnarono Peppiniello Massa e Giorgio Chinaglia, il nostro idolo, che con quel gol fu come se avesse inaugurato lo striscione del CML destinato a fare la storia del tifo laziale. Finì cosi 2 a 2, un pareggio pirotecnico, tra parolacce, boati e gol di bomber di una volta, quelli detti "di sfondamento", tenaci, travolgenti e con la castagna nel piede.

Come Enzo Ferrari, razza Piave, il vendicatore di Tanino Troja, che dopo aver riportato il Palermo in serie A quell'anno a suon di reti e giocato in vari club iniziò un'onorata carriera da mister culminata nell'allenare l'Udinese di Zico. 

Ferrari ci ha lasciato alcuni gioni fa a 81 anni. Ora ritroverà lassù l'amico Troja per scontrarsi con Facco e Wilson nel paradiso dei calciatori. Ma non ci sarà nessuno che li insulterà, solo applausi per quei bomber di un calcio in bianco e nero a misura d'uomo e non di sponsor che faceva sognare a colori. Meglio tardi che mai.

1 commento:

  1. Grazie, Francesco, come sempre mi riporti indietro nel tempo, bei momenti della mia vita, un abbraccio

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